Anime & Manga > Eyeshield 21
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Autore: Heine     03/08/2010    2 recensioni
Una storia che parte dal passato semi-sconosciuto di Hiruma Yoichi, quarterback dei Deimon Devil Bats, con come protagonista un nuovo personaggio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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READY SSSET HUT 3

Aaaaawwww! Mi sto letteralmente sciogliendo sulla tastiera a causa delle vostre magnifiche e dettagliate recensioni! 
Vi ringrazio di cuore per aver messo questa ff tra le preferite! E ringrazio anche Vekra e Julia_Urahara per averla messa tra le seguite!
Sono anche felice che Chizuru piaccia. Hiruma è sempre difficilissimo da gestire, ogni capitolo sudo almeno tre camicie, ma credo, penso e spero di non essere andata OOC. Mi scuso per gli errori di battitura, ma per quanto rilegga ogni volta i capitoli me ne sfugge sempre qualcuno XD
Per quel che riguarda il rapporto Chizuru- Hiruma.... eeeh eheheh. Io non posso svelare niente XD
Se non aggiorno per un po', è perchè sono partita per le vacanze. Ma non preoccupatevi, appena al mio ritorno posterò il quarto capitolo (ovviamente se non riesco durante questa settimana). Grazie ancora per avermi seguita! ^w^


Mi svegliai a causa del rumore di una finestra che sbatteva. Sobbalzai dallo spavento, sentendo nel seguente istante un dolore atroce alla schiena: quel divano di pelle era davvero scomodo per dormirci. Mi passai una mano nei capelli e mi alzai, rischiando di slogarmi la mascella mentre sbadigliavo.
Andai dall’altra parte della stanza dove stava Yoichi per vedere se era sveglio, non avendo la più pallida idea di che ore fossero. Si era già alzato, e il rumore che avevo sentito prima era causato proprio da lui alle prese con la finestra della sua camera. Il computer era posato a terra, ancora acceso, il letto disfatto con le lenzuola ammucchiate tutte da una parte e il cuscino pigiato nell’angolo tra il letto e il muro. Lui era evidentemente di pessimo umore, i capelli spettinati e con un ciuffo ribelle che andava all’insù, una smorfia scocciata in volto e il tipico sguardo di chi ha appena aperto gli occhi.
- Buongiorno. – mugugnai io, passandomi le mani sul viso e sbadigliando una seconda volta. – Che ore sono?
Lui mi fissò, corrugando la fronte.
- Ah già che ci sei anche tu, adesso.-sbuffò, aprendo l’armadio e tirando fuori dei pantaloni, una giacca dello stesso colore di quella della mia divisa scolastica e una camicia bianca.
Gentile da parte sua, ricordarsi che c’ero anche io in casa.
- Preparati, andiamo agli allenamenti mattutini, il ciccione di merda sarà già lì dalle due di stanotte. –continuò, passandomi davanti e dirigendosi verso il bagno, con l’aria di chi picchierebbe a sangue chiunque.
- Mi preparo qualcosa da bere, tu che vuoi per colazione?- gli chiesi, cercando di essere gentile.
- Mhpf, c’è del caffè, fai quello, ma non metterci zucchero, running back di merda.
- Neanche a me piace il caffè con lo zucchero, stai tranquillo.- gli risposi, ma lui era già entrato in bagno.
Preparai il caffè per entrambi, tirando fuori da non so dove dei biscotti e qualcosa di vagamente digeribile.
Poi fissai per lungo tempo la mia divisa piegata e appoggiata sul divano, indecisa sul da farsi. Mi consolai pensando che se c’erano gli allenamenti mattutini, non avrei per forza dovuto immediatamente indossarla, e che avrei potuto farlo in un secondo tempo dopo gli allenamenti, cambiandomi nei bagni della scuola.
Intanto, Hiruma ci stava mettendo anche fin troppo. Bevvi il mio caffè, scaldai il suo una seconda volta e infine, stufa di aspettare, andai verso il bagno con la sua tazza in mano. La porta era aperta, e ci sbirciai dentro.
Come immaginavo, si stava sistemando i capelli, vestito di tutto punto con la divisa scolastica.
- Che c’è?
- E’ da tre ore che aspetto, ti ho portato il caffè. Se poi gentilmente mi lasci il posto …
Prese il caffè e lo bevve tutto d’un fiato, restituendomi poi la tazza e uscendo dal bagno.
- Mettici poco.
Mi cambiai in poco tempo, uscii dal bagno, ficcai la divisa in uno zaino e seguii Yoichi fuori di casa.
- Ti presenterò la squadra, vedi di farti rispettare.
- Non c’è problema, Yoichi. Mi faccio rispettare da te, figurati con un branco di marmocchi.
- Sei fortunata, se non ti conoscessi da quando eravamo marmocchi anche noi non penso che ti saresti guadagnata il mio rispetto, running back di merda.- sghignazzò lui.
- Se ti avessi mai incontrato più in là, sarei stata abbastanza furba da starti alla larga.
- Hai in mente qualcosa per Eyeshield?- mi domandò, ignorandomi.
- Ovvio che no.
- EH?!
- Yoichi, non sono un quarterback e non ho mai allenato nessuno. Come pensi che io possa avere già un piano di allenamenti?!
- E che cazzo ne so. Pensavo che ne avessi uno. -disse, facendo una smorfia.- Vedi di farti venire in mente qualcosa.
- Guarderò come corre, poi ci penserò.-replicai, sospirando.

Camminammo fino alla Deimon senza più parlare. Il mio liceo era situato in una bella zona, circondato da un muro e con parecchie strutture sportive all’interno. Non feci in tempo a dare un’occhiata all’edificio , poiché Yoichi andava dritto filato verso la sede del club, masticando un chewing-gum e senza degnarmi minimamente di qualche vaga attenzione.
Costeggiammo il campo da football, ed immediatamente la mia adrenalina salì. Sorridevo da sola al pensiero di poter nuovamente allenarmi, correre, praticare football come ai vecchi tempi.
Raggiungemmo infine uno stabile che, più che una sede di un club, sembrava l’entrata ad un casinò di Las Vegas. Scritte con luci al neon sovrastavano l’entrata, incutendo un certo timore.
- Eccoci, running back di merda. Non fare una sola parola riguardo la mia vita con questi marmocchi, sanno di me quasi niente, quindi evita di farti sfuggire qualcosa di personale. - mi intimò con un ringhio.
Aprì la porta con un calcio, urlando “YA- HA!” e tirando fuori la mitragliatrice.
Lo fissai serrando le labbra in una smorfia di sufficienza, mettendomi a posto sulla spalla la borsa. Era davvero un fanatico delle entrate ad effetto, quell’individuo.
La sede del club era ampia e spaziosa, con un tavolo in mezzo, delle macchine da gioco che non c’entravano veramente niente con tutto il resto, una bacheca sul fondo, e degli sgabelli sparsi. Era piena di gente che io non avevo mai visto, rigorosamente in divisa scolastica, evidentemente terrorizzata da Hiruma.
Riconobbi in un angolo Ryokan, sorridente e pacioso come sempre. Alzai una mano e accennai un timido saluto, coperta per la maggior parte da Yoichi.
- Bene, gentaglia! Abbiamo un nuovo membro ! -esordì il biondo, prendendomi un braccio e tirandomi dentro a forza. Chiuse la porta dietro di me, e il silenzio calò di botto.
- Lei è la nuova allenatrice dei Devil Bats, precisamente la personal trainer di Eyeshield.
Tutti gli sguardi si posarono su di me, e una decina di occhi mi fissarono stupiti. Cercai di sorridere, con scarsi risultati.
- Chizuruuuuuuuu!- urlò Ryokan, abbracciandomi e spalmandomi contro la parete della stanza.
- Ryokan … sei … pesante … - tossii, scostandomi.
- Oh, scusa! Lei è Chizuru Fukuda, è stata con me, Hiruma e Musashi fin dalle medie!- disse tutto contento Kurita, presentandomi alla folla di sconosciuti.
Evvai. Metà delle cose che aveva mi aveva raccomandato Yoichi erano già andate a quel paese.
Mentre pensavo in che modo Hiruma potesse uccidere lentamente Ryokan, vidi una mano tendersi verso di me. Alzai lo sguardo e incontrai un bellissimo paio di occhi castano-dorati, un sorriso bianco e amichevole, e un viso bellissimo incorniciato da lisci capelli castani.
- Mamori Anezaki, manager, piacere- trillò con una voce intrisa di gentilezza, stringendomi la mano.
- Pia-piacere mio. –balbettai, abbagliata da tutta quella bellezza.
Era davvero carina: di belle forme, seno grosso, fianchi sinuosi, gambe da modella, polsi sottili, mani curate e chiare origini Occidentali. Era lei la manager? Diamine, non sapevo che a Yoichi piacessero quel tipo di ragazze.
- Spero che ti troverai bene qui con noi! - esclamò lei traboccando dolcezza da tutti i pori.
- Ovvio, Mamori nee-san!- gridò un ragazzo basso e con apparenti discendenze scimmiesche, schiaffandomi una mano enorme davanti al viso. - Io sono Mont… Hem Taro Raimon, ricevitore! Piacere di conoscerti!
Continuava a dare occhiate a Mamori, e aveva le guance leggermente arrossate. Tentai di sorridergli e mi presentai a mia volta.
Dopo di lui, conobbi in sequenza: Jumonji, Kuroki e Togano, i tre blocker dei Devil Bats, degli evidenti ex-teppisti temprati dalla vita di strada, Komusubi, un piccoletto tutto muscoli che si esprimeva a grugniti o con una sola parola, Taki, il tight-end, un emerito idiota con il manie di protagonismo, tuttavia un bel ragazzo, e sua sorella, la capo cheerleader, Suzuna, una ragazzina allegra ed entusiasta perennemente sui pattini, molto carina ma non all’altezza di Mamori.
Poi conobbi Ishimaru, il capo del club di atletica che si era offerto come membro volontario, Yukimitsu, un ragazzo stempiato con l’aria dello studioso icallito, e un ragazzino mingherlino, molto timido, chiamato Sena. Era imbarazzatissimo, e non mi guardava negli occhi mentre mi si presentava.

Alzai lo sguardo per incontrare finalmente il viso di Eyeshield 21, ma nessuno si fece avanti. Perplessa, chiesi ad Hiruma il perché.
- Marmocchio di merda – disse lui chinandosi verso Sena- perché non vai a chiamare quel deficiente di Eyeshield, eh?
Il ragazzo, terrorizzato, schizzò fuori dalla sede del club.
Calò nuovamente il silenzio. Mi fissavano tutti incuriositi e vagamente straniti. Non ci feci caso e posai la mia borsa in un angolo, sedendomi poi su uno di quegli sgabelli che erano intorno al tavolo centrale, sorseggiando il tè che mi aveva offerto Kurita. Yoichi era in un angolo della stanza, intento a pulire la canna di una delle sue pistole e a osservare tutti i presenti.
- Hiruma, ma un allenatrice donna? Che ce ne facciamo noi di un’allenatrice quando abbiamo già Doburoku? E poi è una donna. - commentò sprezzante Kuroki, spezzando il silenzio.
Mi voltai a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
- Ho le palle anche se sono una donna, blocker, - sibilai –e  anche una certa esperienza, non giudicarmi prima di avermi vista all’opera, novellino.
Kuroki sgranò gli occhi e indietreggiò, borbottando tra sé. Yoichi tentava di trattenere le risate con scarso successo, nascondendosi dietro alla schermata del proprio computer.
- Su, Kuroki, non essere sgarbato con Chizu-chan!- esclamò Suzuna dandogli una pacca sulla nuca.
Che cosa? Chizu-chan? EH?
Sentii i brividi percorrermi tutta la schiena, la mascella irrigidirsi e le narici dilatarsi dal fastidio provocato da quel nomignolo per le amichette. Hiruma sghignazzava come un ossesso, e nessuno capiva il perché. Feci per voltarmi con la schiena inarcata verso la cara signorina che si permetteva tante confidenze, ma fui interrotta dall’improvviso arrivo di Eyeshield.
- Hem, piacere di conoscerti, nuova allenatrice! Sena mi ha detto del tuo arrivo, ed è andato a comprare del nuovo materiale per il club! AHAH, che gentile quel ragazzo!- disse Sena - sì, perché era semplicemente palese che Eyeshield fosse lui- con una voce più bassa, simulando una risata mal riuscita.
Lo fissai con praticamente il mento a terra. Perché fingeva di non essere Sena? Perché diavolo… ?
Guardai gli altri, ma evitavano tutti il mio sguardo esterrefatto.
- Su, gente, fuori! AD ALLENARSI, SQUADRA DI MERDA!- urlò Yoichi alzando e dando una buona scarica di mitra per sottolineare il concetto.
Uscirono tutti correndo e imprecando contro di lui, per poi disperdersi in lontananza per il campo.
Perplessa e per niente impaurita dai modi del demone biondo – ci ero troppo abituata – mi avvicinai a lui.
- Yoichi ma è evidente che Eyeshield sia Sena, perché nessuno fa presente che… ?
- Per lei. –rispose semplicemente lui, indicando col mento Mamori.
La ragazza era occupata a distribuire bibite energetiche a tutti, e, tendendo un po’ l’orecchio, la sentii dire ad Eyeshield:
- … E’ così strano che Sena si assenti sempre così di frequente, quel ragazzo si da tanto da fare per la squadra… spero che Hiruma non lo faccia lavorare troppo, o dovrà vedersela con me! Diglielo da parte mia quando lo incontri, per favore.
Mi stavano cadendo le braccia. No. Yoichi aveva detto che era ingenua ma non riuscivo a credere che lo fosse così tanto.
- Anezaki e il moccioso sono amici d’infanzia, come io e te. Kobayakawa ha passato la sua esistenza ad essere usato dai bulli, - mi stava spiegando Yoichi mentre trafficava con l’attrezzatura - e Anezaki a difenderlo. Quindi la manager di merda non riesce a credere che il moccioso possa essere Eyeshield, lo vede come il marmocchio che proteggeva, debole e incapace di fare il primo passo. Perciò li tratta come due persone distinte. Se lo scoprisse, farebbe solo casini con me, come aveva fatto all’inizio.- si voltò a guardarmi – E’ entrata in squadra come manager solo per proteggere moccioso da me, e io ne ho ricavato della forza lavoro in più, kekeke.
Sospirando, alzai gli occhi al cielo. Sempre lo stesso, non si smentiva davvero mai.
- E gli altri stanno al gioco?
- Ovvio, altrimenti sarebbero già stati impallinati.
- Che casino. Fin quando hai intenzione di continuare questa farsa?
- Finchè il marmocchio di merda non si decide a fare l’uomo. Sarà lui a dirlo a Mamori. –ghignò lui.
- C’è qualcosa che non mi quadra in tutto questo, ma forse è meglio se non faccio troppe domande.
- Kekeke. Concordo. Eyeshield lo alleni un’ora al giorno, il resto degli allenamenti li passerà con la squadra. - mi disse, alzandosi.
- Farò anche io gli allenamenti con voi, Yoichi.
- Perché mai?
- Potrei essere un valido sostituto in caso di infortunio, idiota. E poi Sena potrebbe rendersi conto durante una partita simulata quali sono i suoi limiti contro una che corre alla sua stessa velocità. – dichiarai sorridendo malignamente io, allacciandomi le scarpe da terreno artificiale.- Bene, iniziamo? Ho le gambe che fremono dalla voglia di correre.
- Fatti valere, Chizu-chan. – mi canzonò allegro lui, imitando Suzuna.
- Vaffanculo, Yoichi. –ruggii io a bassa voce, tentando di dargli uno schiaffo sul collo che lui evitò spostandosi di lato.
Sorrise diabolicamente, poi si piantò a gambe larghe ai bordi del campo, il fucile stretto in mano. Tuonò alla squadra di portare le loro onorevoli chiappe davanti a lui; nel giro di tre secondi erano tutti in fila, pronti ad eseguire gli ordini.
Ci fissavano un po’ confusi, probabilmente non erano abituati a vedere Hiruma in confidenza con una ragazza. Suzuna in particolare ci guardava con un sorrisetto malizioso tremendamente odioso.
- Eyeshield, tu stai con Chizuru. E… che cazzo avete da guardarmi così, fratelli Eh-eh?
Jumonji, Kuroki e Togano lo guardavano come se fosse stato un alieno.
- La… la chiama per nome - sentii Togano bisbigliare all’orecchio di Jumonji.
- Yo-nii, ma l’attrezzatura per le cheerleader è…- intervenne Suzuna, che si era temporaneamente assentata per andare negli spogliatoi.
Oh mio Dio! Si stava riferendo a Yoichi chiamandolo Yo-nii!
Rischiai seriamente di scoppiare a ridere, ma mantenni un certo autocontrollo. La situazione stava davvero degenerando. Troppo impegnata a cercare di non rotolarmi per terra ridendo, non sentii né il resto della frase della ragazza, né la risposta di Yo-nii.
- … E il gruppo dei blocker col ciccione di merda. - sentii dire da Yoichi appena mi fui ripresa.- I ricevitori con me. Proveremo gli schemi.
- E io? Cioè, cosa dovrei fare di pre…preciso? – domandò timido Sena rivolgendosi a me.
Sorridendo, mi misi le mani sui fianchi.
- Inseguirmi, marmocchio.
Non aspettai una sua risposta. Mi voltai, e, ridendo, iniziai a correre, aumentando ogni tre yard la mia velocità. Mi sentivo in paradiso, completamente nel mio ambiente. Sentii qualche urlo dal punto in cui ero partita, ma non ci feci molto caso. Mettevo una gamba davanti all’altra in modo istintivo, sentendo il vento fresco tra i capelli. Era così dannatamente semplice correre in campo. Il terreno era privo di pietre, buchi e collinette come lo era in campagna, e mi sembrava di pattinare, più che correre. Mi voltai ancora ridendo, guardando dov’era Sena.
Mi tallonava, era a circa tre metri di distanza da me. Probabilmente era rimasto un po’ scioccato dalla partenza improvvisa, e il suo scatto iniziale ne aveva risentito. Era veramente veloce. Ma, come diceva Hiruma, mancava di resistenza.
Mi concentrai sui muscoli delle mie gambe, e aumentai la velocità fino a raggiungere i 4.2 secondi e a mantenerli stabili. Volevo provare a vedere fino a quando sarebbe resistito Sena.
Per quando la Death March l’avesse temprato, non era ancora ad un livello eccellente. Mi fermai a centro campo, ritornando a respirare normalmente.
Sena non resistette a stare in piedi, e cadde a terra, quasi privo di forze. Mi accovacciai vicino a lui, sorridendogli.
- Non male marmocchio, non male davvero. Adesso so cosa dobbiamo fare.
Mi sorrise debolmente, distrutto.
- Ti porto qualcosa da bere.
Trotterellai fino alla panchina e presi una delle bibite energetiche che aveva posato lì in una scatola Mamori, la quale mi fissava impressionata.
- Sei davvero veloce! Il tuo stile di corsa assomiglia moltissimo a quello di Panther!
- Piuttosto che una pantera, io direi un ghepardo. – ridacchiò qualcuno alle mie spalle. Mi girai e incontrai lo sguardo di Yoichi.
- Sarebbe interessante vedere uno scontro tra te e quello spilungone. –continuò- Te lo concedo, sei migliorata parecchio, running back di merda.
- Oooh, arrossisco, Yo- nii. –sbuffai io imbarazzata, prendendolo in giro. I complimenti mi mettevano a disagio, soprattutto da parte di Yoichi, che ne faceva uno ogni vent’anni se eri fortunato. - Vado a portare questa a Eyeshield, è abbastanza provato.
Lasciai Hiruma e Mamori da soli, tornando da Sena.
- Grazie, Fukuda. – mi disse Sena, prendendo la bottiglia e bevendo dalla cannuccia.
- Ehi, usa il mio nome. Non mi piace essere chiamata per cognome.
- Ma lo si usa solo in confidenza e io ti ho appena conosciuta, oltretutto sei un mio senpai…
- Non fare storie, io sono Chizuru e basta. –gli sorrisi io, sedendomi al suo fianco.
- Hiruma che cosa ha intenzione di farmi fare?- mi chiese, timoroso.
- Ahah, non aver paura di Yoichi. Quella che ti seguirà sarò io, e quel bastardo non ci potrà mettere il becco. Sono venuta fin qui solo per questo. - gli risposi, ridacchiando fra me e me.
- Se posso permettermi… da dove vieni?
- Dall’Hokkaido, piena campagna. Non sono un esempio di eleganza un po’ per quello.
- Fin da là solo per me?- esclamò strabiliato lui.
- Mh, no, non solo per te. Mi mancava un po’ la mia vecchia vita. – ammisi io, sorridendo a Kurita in lontananza.
- Cioè tu prima vivevi qui…?
- Hei, basta con le domande. Hai ancora un quarto d’ora di allenamento, vai dagli altri a combinare qualcosa.
- Va… va bene, Fukud… cioè, Chizuru. – mi sorrise, alzandosi. – Grazie per la bibita.

Le mani in tasca, raggiunsi la panchina e mi sedetti, guardando gli altri allenarsi. Sentii qualcuno sedersi accanto a me, e mi voltai.
Oh no, ti prego, Suzuna no.
- Ciao Chizuru! Io sono Suzuna, ti ricordi di me, no? Sono la sorella di quell’idiota. – indicò Taki.
- Ah. Hem, piacere, Suzuna.
- Tu e Hiruma state insieme?- trillò lei sorridendomi a trentadue denti.
Mi voltai lentamente verso di lei, guardandola come se fosse stata una pazza appena evasa dal manicomio. Che diavolo insinuava? E poi ci conoscevamo da due secondi neanche, che diamine le passava per la testa di fare domande del genere?
- Io e Hiruma siamo amici di vecchia data, vorrei che il concetto fosse capito e non più ripetuto. –sibilai, irritata.
- Ah, okay!- rise lei.- Tu sai andare sui pattini?
Ma che diavolo…? Passava da un argomento all’altro con una semplicità spaventosa!
- Mai provato.
- Madamoiselle, la prego di scusare la mia invadente sorellina. – disse una voce melodiosa alle mie spalle. Era Taki, il quale aveva appena finito di allenarsi e si passava un asciugamano sul collo per detergersi il sudore.
- Idiota di un fratello! Stavo solo cercando di socializzare un po’ con lei, no?
- E volevi non presentarmi? Oh mon dieu.
- Se non fossi mio fratello, io…
Dato che aleggiava un’aria ben poco amorevole tra i due, mi alzai e corsi da Yoichi, il quale stava per entrare negli spogliatoi.
- Che c’è, running back di merda?
- Sono sopravvissuta ai fratelli Taki e ti ringrazio per avermi umilmente concesso di abitare a casa tua, ma ho una domanda da farti: dove devo andare adesso per sostenere gli esami?
- Quali esami? Tu li hai già fatti. –ghignò lui estraendo un foglio dalla sua borsa.
Che cosa?
Gli strappai il foglio di mano e lo guardai. Era un test a risposta multipla, ma era evidente che la calligrafia secca e dura con cui era stato scritto il mio nome, in alto a destra, non era sicuramente la mia.
- E l’hai anche passato a pieni voti! Brava, Fukuda!- si complimentò lui prendendomi in giro.
- Brutto stronzo, questa non è il mio esame di ammissione!- ruggii restituendogli in malo modo il test.
- Ma davvero? A me sembra che lì sopra ci sia il tuo nome. – sghignazzò lui con il solito sorriso beffardo stampato in volto – Ci vediamo in classe, è la seconda porta a sinistra al secondo piano.
E mi lasciò lì, furente dalla rabbia, entrando negli spogliatoi mentre puntava la canna del fucile nella schiena di Raimon.

Marciai fino alla sede del club, presi la mia borsa e, imprecando, entrai nell’edificio, cercando i bagni femminili. Li trovai e mi chiusi dentro ad uno di essi, estraendo la divisa scolastica dall’involucro di plastica.
Dovevo indossare una gonna.
Inspirai, espirai lentamente e mi spogliai delle cose che avevo addosso. Poi mi infilai a fatica i collant, mandando a quel paese almeno una trentina di volte la maledetta regola giapponese delle divise scolastiche, la camicia bianca, la gonna e infine la giacca color verde acqua scuro che mi faceva veramente venire il voltastomaco.
Guardandomi allo specchio, scoprii che non stavo male con la gonna. Sottolineava le mie gambe magre, ma continuavo ad odiarla comunque. C’era troppa aria, mi dava fastidio camminare con indosso qualcosa che con appena una folata di vento si poteva alzare. Per non parlare dei collant, la cui stoffa mi prudeva sulle cosce in una maniera incredibile.
- Prima Chizu-chan, poi le domande inquisitorie di Suzuna, poi il test, ed infine la divisa. Che cavolo avrò fatto di male nella mia vita?- borbottai tra me e me, passandomi una mano tra i capelli corti e uscendo dai bagni.
Seguii le indicazioni del mio amichevole compare, ed entrai timidamente nella mia futura classe. Non era ancora presente il professore, e non tutti gli allievi erano ancora arrivati. Ryokan e Mamori erano riuniti intorno al banco di Yoichi –stravaccato sulla propria sedia- e discutevano di qualcosa relativo a quella mattina. Mi diressi verso di loro sotto lo sguardo incuriosito del resto della classe.
- Chizuru, stai bene con la divisa della Deimon!- commentò Kurita sorridendomi cordiale.
- Io la odio, Ryokan.- brontolai a bassa voce.
- Hai delle belle gambe, Fukuda-san!- trillò Mamori tutta felice. -Siediti pure davanti ad Hiruma, quel banco è sempre vuoto.
- Chissà come mai. - sospirai io, guardando con sufficienza Yoichi- Metti ancora le puntine sulle sedie al liceo?
- Kekeke, ho passato quel periodo. Ooh, ma cooome ti dona questa gonna, Chizu-chan. - ghignò, squadrandomi.
- Che simpatico, Yoichi, davvero. Come un frontale con un tir. –gli sorrisi io, sedendomi pesantemente sulla sedia.
- Dai, ragazzi, smettetela, su… - sussurrò Kurita imbarazzato, sedendosi a sua volta.

Iniziate le lezioni, il professore mi presentò alla classe. Nell’intervallo qualcuno tentò di socializzare, con scarsi successi: io, Mamori e Ryokan stavamo sempre con Hiruma, anche all’ora di pranzo, e la sua presenza bastava a tenere la gente a distanza di sicurezza.
Sena e gli altri erano del primo anno, e non ci fecero visita nelle pause.
Durante le lezioni, Yoichi mi passò qualche bigliettino per chiedermi che cosa ne pensavo di Eyeshield – ovviamente scritto con la sua penosa calligrafia dai tratti duri- e che cosa avevo intenzione di fare con lui.
Gli risposi che ne avremmo parlato agli allenamenti o a casa, e che non avevo intenzione di farmi beccare il primo giorno di scuola a passare bigliettini con un teppista come lui. Lui sghignazzò per conto suo, e mi ripassò un altro bigliettino, scritto su un pezzo di appunti di chimica.
Hai delle così belle gambe, Chizu-chan!”
A questa diabetica frase, erano abbinati dei cuori e dei fiorellini disegnati orrendamente, al solo scopo di prendermi per i fondelli e farmi irritare.

“ E il caro Yo-nii”- scrissi io con rabbia- “farebbe meglio a tenere chiusa quella sorta di fogna che si ritrova al posto della bocca, non è vero, Yo-nii?”
Kekeke, eddai, non essere permalosa, Chizu-chan.”
“ E tu rendimi la giornata almeno un minimo piacevole, Yo-nii.”
“ Probabilmente Suzuna ti chiederà di andare a fare shopping con lei, dopo gli allenamenti!”
“ Sei solo un povero idiota, Yoichi. Smettila di prendermi in giro.”
“ Se mi dici così, mi viene solo voglia di continuare, kekeke.”

Decisi che non gli avrei più risposto. Stavo seduta sulla mia sedia con la mascella contratta e le ginocchia serrate l’una contro l’altra, imprecando mentalmente contro i fastidiosissimi collant.

Alla lezione di economia domestica, rimasi in gruppo con Mamori. Era di una gentilezza quasi inverosimile, tanto quanto era inconcepibile la sua ingenuità. Mi trattava con dolcezza, ridendo con delicatezza quando facevo qualche errore; le sue risate erano un tintinnio di campanelli, delicate come i petali di un ciliegio. La fissavo ammirata. Al suo confronto, io ero solo una camionista. E poi era di una bellezza impareggiabile: le sue mani erano lisce, morbide, e si muoveva con una grazia innata. Per non parlare dei fianchi sinuosi e del seno, che la parte maschile della classe fissava con insistenza.

Io ero magra, smunta, pallida come un morto, con i capelli corti e spettinati, le mani –unico mio vanto- da pianista, quasi priva di curve, con una vita sottile che nascondevo sotto enormi maglie e felpe. Mamori continuava a dirmi che avevo delle belle gambe, lunghe e magre, ma io guardavo lei e, pur apprezzando segretamente il suo complimento, non riuscivo ad auto convincermi della cosa.
Dopo quell’ora, l’orario normale scolastico era finito, e iniziavano le attività dei club.
Mi diressi sorridendo a trentadue denti verso i bagni femminili per cambiarmi, ma Mamori mi fece presente che al club Hiruma aveva fatto costruire anche degli spogliatori femminili per le cheerleader.
La seguii, individuando in lontananza Jumonji e gli altri due compari avviarsi a loro volta verso il club.
Gli spogliatoi femminili erano sicuramente meno spaziosi di quelli maschili, ma dato che eravamo solo io e Suzuna a doverci cambiare, era comodo. La ragazza era già pronta con indosso i pattini, e saltò in braccio a Mamori urlando contenta. Io evitai il più possibile qualsivoglia contatto con lei, e mi spogliai in tutta fretta, indossando gli abiti comodi della mattina e sospirando di piacere nel sentire con sollievo che non avevo più indosso i collant.
Uscimmo e raggiungemmo il resto della squadra, già pronta e in fase di riscaldamento.
Una figura molto nota dirigeva gli esercizi.
- SENSEI DOBUROKU! –gridai io, sorridendo e correndogli incontro.
Lui si voltò e mi sorrise a sua volta da sotto i baffi, ridendo di gusto con le mani sui fianchi. Gli strinsi forte la mano, felice di poterlo rivedere.
- Sei cresciuta parecchio, Chizuru! – ridacchiò lui.
- Oh, sensei, quanto tempo! Come sta?
- Bene, finchè le scorte di sake non si esauriranno. Siamo stati io e quel bastardo di Hiruma a chiederti di venire qui a seguire Eyeshield, spero non sia stata troppo una sfacchinata.
- No, davvero, sensei. Alloggio a casa di quel… -tossii- insomma, no, non va male, e ho già testato le abilità di Eyeshield stamattina.
- Ti unisci a noi per gli allenamenti?
- Mi farebbe davvero piacere, sensei Doburoku. – ammisi.
- Alcolizzato di merda, Chizuru non è come quelle aitanti fanciulle delle spiagge texane, smettila di fare la mano morta. – sghignazzò Yoichi, il fucile appoggiato su una spalla. Doburoku si voltò e cercò di rifilargli un pugno diretto al naso, ma il biondo lo schivò facilmente.
- Capisci sempre male, brutto bastardo. – sibilò rosso in volto il sensei. –Comunque, Chizuru, certo che puoi partecipare agli allenamenti.
Mi voltai verso Yoichi e lo fissai con il sopracciglio inarcato, sbuffando con aria di vittoria. Lui ringhiò a bassa voce e mi diede le spalle, dirigendosi verso Mamori.
Gli allenamenti procedettero bene, non indossai la divisa perché non ne avevano, ma aiutai Eyeshield e la squadra a rendersi conto che cosa significava avere a che fare con un running back avversario con la stessa velocità del loro asso. Avevano già sperimentato con Panther, ma avere una che correva come lui a disposizione per tutti i loro allenamenti era estremamente più vantaggioso.

Aiutai Kurita a mettere a posto le attrezzature, poi salutai tutti e mi diressi verso il minimarket vicino alla scuola, lasciando Yoichi a discutere con Doburoku un paio di cose.
Era un posto piccolo e accogliente, nella zona commerciale del quartiere. Presi del pesce, scorte di riso, mi ricordai che il mio coinquilino aveva finito gli snack alle alghe e gliele presi, e qualche altro piatto già cotto da far passare in microonde. Mi avviai a casa piena di borse, un sorriso soddisfatto dipinto in volto. Finalmente quella sera avremmo mangiato decentemente.
Entrai in casa, ma le luci erano ancora tutte spente; Yoichi non era ancora rientrato. Per prima cosa, mi feci una doccia calda e rilassante, poi misi a posto le cose che avevo comprato, e iniziai a cucinare. Non ero un vero e proprio genio in cucina, ma ero abituata a preparare i pasti a mio padre da quando era morta mia madre, e me la cavavo abbastanza.
Mentre tagliavo il pesce, le maniche rimboccate fino alle spalle, sentii la chiave girare nella toppa e Hiruma entrare. Posò la sua borsa sul divano e mi guardò vagamente perplesso.
- Hei, biondo. Sto preparando la cena. – esordii io, sciacquandomi le mani dai rimasugli di salmone.
- Tu che … cucini?
- Esatto. Dubiti delle mie capacità culinarie?- gli chiesi, tirando fuori i piatti e sgombrando il tavolo.
Lui alzò le spalle e si stravaccò sul divano, togliendosi la giacca della divisa e slacciandosi il colletto della camicia. Accese la TV e riprese, come la sera precedente, a guardare un’intervista ad un atleta di football americano.
- Se vuoi farti una doccia il bagno è libero, io l’ho fatta prima. - gli dissi, apparecchiando la tavola.
- Mmmh. - mugugnò lui, per niente interessato.
Mio Dio, sembravamo una coppia di sposi prossimi al divorzio. Adesso dovevo solo trillare come una deficiente “A tavola, la cena è pronta, chiama i bambini!” e potevo anche morire lì.
- Yoichi, - ruggii, con il tono di voce appartenente ad un minatore tedesco – la cena è pronta.
- Mi fa piacere saperlo. – disse lui con voce atona, cambiando canale.
- YOICHI, quella fottutissima cena è pronta. – ruggii nuovamente io. 
- Ooookaaaay. - sbuffò lui, saltando lo schienale del divano e sedendosi pesantemente sulla sedia arancione sgombrata dalle riviste.
Misi in tavola le cose che avevo preparato, e mi servii. Lui roteò tra le dita le bacchette, sorrise diabolicamente e si servì a sua volta, iniziando a mangiare.
- Dimmi qualcosa sulla squadra. – bofonchiò tra un boccone e l’altro.
Rimasi un attimo a fissarlo, poi incominciai ad esprimergli le mie opinioni.
- Dunque, partendo da Eyeshield, direi che è davvero un fenomeno del football in fatto di velocità, ma che manca di resistenza. In questo caso, programmerei di fargli fare qualche corsa lungo dei tratti sterrati o almeno non in piano. Sarebbe perfetto una sorta di ritiro su qualche montagna, Yoichi.
Lui ingoiò un boccone e mi guardò, alzando un sopracciglio.
- Ci avevo già pensato. L’hanno fatto anche quelli dell’Ojo mentre noi eravamo a Las Vegas. Continua.
- Jumonji, Kuroki e Togano sono degli ex teppisti con del fegato, e hanno il giusto incentivo per continuare. Secondo me, possono tranquillamente continuare a migliorare. Da quanto ho capito, Jumonji è il capo dei tre, e sembra anche quello più maturo e posato. Mi incuriosisce solo la cicatrice a forma di X sulla guancia, ma questa è una mia curiosità personale.
Vedendo che non mi rispondeva, continuai a parlare.
- Yukimitsu è … il classico studioso incallito che ha passato i suoi anni attaccato alla scrivania. Ma è molto determinato, e scommetto che è uno dei tuoi assi nella manica. – ghignai.
Lui sghignazzò, versandosi da bere. Era un sì.
- Raimon è un ricevitore eccezionale, hai fatto un buon acquisto. E’ totalmente perso per Mamori, oltretutto. Comunque con lui non ci dovrebbero essere problemi, a meno che non incontri un ricevitore molto più alto di lui e con la sua stessa preparazione.
- Concordo. Continua.
- Kurita manca solo di velocità, per il resto resta sempre il migliore.
- Kekeke, sul ciccione di merda non c’è molto da dire.
- Taki è un idiota con manie di protagonismo, ma a parer mio poteva avere una carriera nel campo circense come contorsionista. Hai fatto bene a prenderlo come tight-end.
- E’ stata fortuna, più che altro. Lui e Suzuna ce li siamo beccati tra i piedi in America.
- Komusubi è un altro asso nella manica. – continuai io- piccolo, forzutissimo, con una grande determinazione e una venerazione senza pari per Ryokan. Il problema è quando parla, perché lo capisce solo Kurita.
Yoichi rise.
- Poi c’è Mamori, che è … una modella. Diamine Yoichi, hai occhio per le belle ragazze.
- FUCK. Che cazzo insinui?
Sorrisi, maliziosa.
- Dicevo, è davvero bellissima e la invidio parecchio, ma ha anche dei lati positivi pratici: sa organizzarsi, è abbastanza sveglia anche se ingenua. Non è il tipo che mi va davvero a genio, ma la ammiro.
- Mh, e Suzuna?
- Vorrei saltarle al collo, molto sinceramente. Perché cavolo me lo chiedi, Yo-nii, hai passato tutta la giornata a prendermi allegramente per il culo. – dissi in modo sprezzante.
- Kekeke, Chizu-chan.
- Mi spieghi perché diavolo ti fai chiamare Fratello Elfo e non la mitragli?
- Perché tanto non servirebbe a niente. – sospirò lui, mettendo da parte il piatto vuoto.
- Detta da te questa frase suona davvero strana.
- Ho di meglio da fare che non preoccuparmi di un nomignolo, running back di merda.
- Allora posso chiamarti Yo-nii? – cinguettai io sparecchiando con finte movenze femminili - che non mi si addicevano per niente.
- Io e te condividiamo lo stesso alloggio, non vorrei rovinare la mia libreria con degli accidentali buchi provocati da qualche proiettile vagante. – ringhiò sommessamente lui, alzandosi.
Sospirai.
- Sono davvero convinta che il tuo unico futuro oltre a quello di quarterback potrebbe essere soltanto come caporale o generale nell’esercito. O come terrorista.
- Apprezzo i complimenti, kekeke.
Si avviò, le mani in tasca, verso il divano, ma lo fermai ruggendo.
- I piatti non si lavano da soli, Yoichi. Almeno aiutami, dato che ti ho preparato cena e non mi hai neanche detto che cosa ne pensavi.
Si voltò ruotando su se stesso di scatto e rivolgendomi un ampio e disgustosamente finto sorriso cordiale.
- Deliziosa cenetta, Chizu-chan. – mi rispose in falsetto, scivolando verso il divano con due lunghe falcate a ritroso.
Lo mandai a quel paese e presi a lavare i piatti con rabbia, borbottando che sei mesi con lui erano paragonabili a sei mesi con Suzuna, e che si salvava solo perché non era invadente e irritabile come lei.

 

 

 

 

  
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