Categoria:
Crossover [Doctor
who – Supernatural]
Genere:
Sentimentale, Sovrannaturale
Personaggi:
Sally
Sparrow, Castiel
Rating:
Giallo
Cronologia:
post III stagione Doctor Who – Metà V stagione
Supernatural
Declaimer:
questa storia
è stata scritta senza scopo di lucro.
I
personaggi di castiel e sally Sparrow sono proprietà
rispettivamente
di Eric kripke (autore e ideatore di supernatural)e di Steven Moffat
(geniale
sceneggiatore
di molti episodi della serie passate Doctor Who e showrunner
dell'ultima stagione). Spero vivamente di non aver plagiato nessuno,
se l'ho fatto è stato in modo del tutto inconsapevole.
Segnalate e
provvederò a rimuovere la storia.
I
"Fare
un respiro nel 2007 e quello successivo nel 1920 è uno
strano modo
di cominciare una nuova vita.
Ma
una nuova vita è quello che ho sempre desiderato."
Con
il ricordo di queste parole nel cuore, Sally Sparrow depose il mazzo
di fiori ai piedi della lapide. Un anno e mezzo era passato dal
giorno in cui Sally aveva perso la sua amica Kathy.
La
ragazza andava spesso a visitarne la tomba, lì nel piccolo e
vecchio
cimitero al centro di Londra.
Quel
giorno, si era alla fine marzo, l'aria era fredda e il cielo grigrio.
Sally, stretta in una lunga giacca di jeans, con le mani affondate
nelle tasche, restò ad osservare in silenzio le parole
incise sulla
pietra. Accanto
a lei, Larry Nightingale, fratello di Kathy, con la sua zazzera di
capelli biondi, la barbetta incolta e la larga felpa grigia, faceva
altrettanto. Alle
spalle dei ragazzi, lontano come un dettaglio sfocato sullo sfondo di
un dipinto, un anonimo gruppetto di uomini e di donne abbigliati di
nero assistevano alla sepoltura di un qualche loro caro scomparso.
Sally
sorrise malinconica davanti alla lapide della sua amica.
Katherine
Costello Wainright
Amata moglie e madre
1902
– 1987
Le
parole incise sulla pietra mentivano, Sally e Larry lo sapevano bene.
Kathy
era morta nel 1987, già, ma non era affatto nata nel 1902.
Che
strana vita quella Katherine! Nata alla fine del ventesimo secolo, un
bel
giorno dell'anno 2007, nel tempo di un battito di ciglia,
era
stata spedita indietro di decenni, fino all'Inghilterra del 1920. E
in quell'epoca aveva vissuto appieno la sua vita. Si era sposata,
aveva avuto dei figli e dei nipoti; una piccola consolazione per chi,
come Larry e Sally, era rimasto nel 2007.
Il
giorno in cui Sally Sparrow si era separata da Kathy era stato anche
il giorno in cui aveva scoperto che il mondo è meno
ordinario di
quanto avvesse immaginato fino a quel momento.
Aveva
scoperto che gli esseri umani non sono i soli abitanti della Terra,
tantomeno i soli abitanti dell'intero universo.
Aveva
scoperto, infine, che esistono persone che vivono vite
straordinariamente fuori dal comune; esistenze piene di stranezze e
di pericoli, di misteri e di avventure.
E
non di rado, in cuor suo, Sally Sparrow sospirava con rammarico
davanti alla consapevolezza che la sua non era una di quelle
esistenze.
Il
massimo che la ragazza poteva fare era tornare con la memoria agli
eventi di più di un anno e mezzo prima, quando aveva
incontrato un
uomo chiamato il Dottore: uno di quegli incontri che non si
dimenticano. Mai. Il misterioso viaggiatore del tempo aveva
scombussolato da cima a fondo la vita di Sally, ma alla fine
– come
ogni cosa a questo mondo – anche quell'avventura era giunta
al suo
termine. L'ultima domanda aveva trovato la sua risposta, il Dottore
se ne era andato e tutto era tornato alla normalità.
Alla
rassicurante
normalità, diceva Larry soddisfatto.
Alla
noiosa normalità, pensava in gran segreto
Sally.
Era
davvero strano come in lei, con il passare dei mesi, si andava via
via affievolendo il ricordo della paura nei momenti in cui aveva
rischiato la vita, mentre quello dell'entusiasmo dell'avventura e del
mistero da risolvere restava sempre vivo nella mente e nello spirito
della ragazza. Probabilmente, l' enstusiasmo era più acuto
nel
ricordo di quanto non lo fosse mai stato nella realtà.
E
così, giorno dopo giorno, più la sua vita si
rivelava tranquilla e
più Sally desiderava semplicemente che qualcosa
accadesse.
In
fondo, a ben
pensarci, non avrebbe potuto essere diversamente.
Non
era forse proprio Sally Sparrow – una minuta ragazza inglese,
dal
viso piccolo e i tratti delicati, quasi da bambina, con i sottili
capelli colore miele e gli onesti occhi castani – non era
forse lei
quella che non si faceva problemi ad ignorare la scritta KEEP OUT per
scavalcare vecchi e cigolanti cancelli? Non era lei quella che non
aveva paura di intrufolarsi in piena notte in una spettrale casa
disabitata? Non era lei quella che forzava le assi di una porta
sbarrata pur di entrare nella suddetta casa?
E
tutto solo per poter scattare qualche foto alle cose vecchie.
Perché
a Sally le cose vecchie piacevano. La facevano sentire triste.
E
anche la tristezza, per le persone capaci di sentimenti profondi, ha
il suo fascino.
Non
c'era dunque da stupirsi se Sally Sparrow, poeticamente incantata dai
sentimenti, curiosa ma non ingenua, con un animo saldo ma
insofferente all'immobilità delle emozioni, non riuscisse ad
accontentarsi di una vita ordinaria.
Larry
sospirò tristemente e Sally distolse lo sguardo dalla lapide
della
tomba di Kathy.
«
Andiamo via? » sussurrò il ragazzo.
Sally
annuì col capo. Fece scivolare la mano destra fuori dalla
tasca e
strinse quella Larry.
La visita al cimitero era solo una breve tappa,
avevano intenzione di passare il pomeriggio fuori Londra, in
campagna.
Insieme
si avviarono verso l'uscita del cimitero. Passarono accanto al
funerale, vicini abbastanza da distiguere con chiarezza le parole
del revedendo.
« ...Micheal
Flidder era un uomo buono, un lavoratore istancabile, un marito
fedele... »
Sally
si fermò all'improvviso e costrinse Larry a fare altrettanto.
«
Cosa c'è? »
«
Micheal Fiddler... » ripeté la ragazza a bassa
voce, con un tono
vagamente sorpreso. «Questo è il funerale di
Micheal Fiddler... »
Larry
la guardò senza capire.
«
Lo conoscevi? »
«
No, ma hanno parlato della sua morte al telegionale, tre o quattro
giorni fa » disse Sally, spicciola, sempre parlando a bassa
voce.
Larry
sollevò le sopracciglia.
«
Hai buona memoria per i nomi tu, eh? »
«
Era un uomo d'affari piuttosto ricco, strano venga seppellito in un
cimitero così piccolo » osservò Sally.
«
Com'è morto? »
«
Suicidio » rispose la ragazza. « Almeno
così hanno detto al
telegiornale. Lo hanno ritrovato morto e... galleggiante... nel
Tamigi »
Larry
allargò le narici in una smorfia di disgusto.
***
In
capo a tre ore, Sally Sparrow e Larry Nightingale se ne stavano
sdraiti su un prato di campagna, seduti su di un telo arancione, mentre
sopra le loro teste, in cielo si andava pian piano annuvolando.
Erano a più di sessanta miglia fuori da Londra e la strada
trafficata più vicina non lo era abbastanza da rovinare la
quiete
del posto. Fin dove poteva arrivare l'occhio dei ragazzi si scorgeva
solo il verde dell'erba, attraversato da una stradina bianca e
interrotto dai toni più scuri del fronde degli alberi;
alcuni
crescevano isolati, altri a gruppetti. Volgendo lo sguardo a sud si
incontrava il pendio di una collinetta. E lassù, sulla cima,
riposavano malinconiche le rovine di una piccola chiesa in pietra
grigia. Anche da lontano, si riusciva a vedere bene la croce sulla
sommità
della severa facciata dell'edificio.
Tutto
era quieto e silenzioso, anche i due ragazzi.
Larry
si era appisolato. Russava piano, con le braccia incrociate dietro
alla testa e le caviglie accavallate. Dopo mangiato si appisolava
sempre, non c'era nulla da fare.
Sally
Sparrow, dopo aver messo via nel cesto quel che restava del pranzo a
base di tramezzini, armeggiava adesso con la sua fidata macchina
fotografica. Si era appena decisa a fare una passeggiata solitaria
fino alla chiesa. Sempre meglio che starsene lì ad ascoltare
i
grugniti di Larry, pensava tra sé e sé. Prima di
alzarsi da terra,
la ragazza gettò indietro la testa e guardò in
su, verso il cielo.
Aggrottò leggermente la fronte. L'aria si era fatta
più umida,
odorava di pioggia.
Risalire
il fianco della collina non fu affatto faticoso: c'era un sentiero che
si snodava dolcemente fino alla cima. Sally passeggiò con
calma. Si
attardò a immortalare l'impresa di una coccinella rossa che
s'
arrampicava su per un filo d'erba e, pochi metri più su,
scattò una
foto a un bianco e solitario fiorellino di prato. Sulla
sommità del
colle un vento leggero piegeva l'erba tenera e rigogliosa che
spuntava dal terreno umido. Le rovine della chiesa se ne stavano
lì,
immobili e orgogliose nella loro solitudine. Erano tutto ciò
che
restava di una costruzione vecchia di più di cinque secoli.
Il tetto
non c'era più, ma restavano in piedi la facciata a capanna,
le
pareti laterali e buona parte dell'abside. Sally camminò
sotto
l'arco a sesto acuto che si apriva sulla facciata – secoli
addietro, lì doveva esserci un portale di legno. Si
riuscivano
ancora a scorgere i segni dei cardini. Del pavimento interno invece
non c'era più traccia.
La
ragazza toccò la pietra delle pareti, fredda e ruvida.
Osservò
l'erba e le piante che vi crescevano, sopra e tra le fessure.
Riconobbe i cespugli di ortica e di melissa e si accovacciò
sulle
ginocchia per fotografare le gemme lucide che spuntavano tra le
foglie. Che splendido affresco di antico e di nuovo in quel luogo
isolato da tutto! La pietra immobile era il ricordo di un mondo
passato, la natura vibrante di colore era la promessa di vita futura.
Sally continuò a scattare foto, andando in cerca degli
scorci più
suggestivi e dei più pittoreschi contrasti di luce e di
ombra;
continuò fino a quando, con suo sommo dispiacere, il cupo
brontolio
di un tuono non l'avvertì che la pioggia era vicina.
Allora
Sally oltrepassò per l'ultima volta l'arco della facciata,
uscendo
dal perimetro delle rovine. Si fermò pochi passi
più in là e
guardo verso l'alto, verso la sagoma scura della croce, stagliata
contro il grigio plumbeo del cielo. Vista dal basso aveva un'aria
così solennemente minacciosa che Sally non poté
fare a meno di
voler scattare un'ultima foto.
Sollevò
le braccia, puntò l'obbiettivo della macchina fotografica
verso la croce, ma... fu allora che accade qualcosa di strano.
Prima
le sembrò di udire, tra i sibili del vento, un suono simile
a un
battito d'ali e subito dopo notò qualcosa con la coda
dell'occhio,
qualcosa che stava poco dietro di lei.
Sally
batté un paio di volte le palpebre, abbassò le
braccia e si voltò.
Il
sussulto di sopresa fu così brusco che per poco non le
sfuggì di
mano la macchina fotografica.
C'era
un uomo lì con lei, il che era strano.
E
non lo era tanto l'uomo in sé, quanto il fatto che sembrava
essere
comparso dal nulla.
Sally
era sicurissima di non aver sentito nessun rumore di passi. L'uomo
doveva essersi avvicinato molto, davvero molto, silenziosamente.
Sarà
un fantasma?
Sally
dentro di sè sorrise per aver formulato, anche se solo per
un
attimo, quel ridicolo quesito.
Ovvio
che l'uomo non era un fantasma. Era lì, a meno di un metro
da lei,
in piedi, reale, vivo e per nulla trasparente.
Era
abbastanza alto, e robusto anche. Aveva indosso un lungo trench
chiaro e a Sally non sfuggì la poca cura con la quale
indossava la
cravatta: il nodo attorno al colletto della camicia era troppo largo. A
giudicare dai tratti maturi del viso, lo sconosciuto doveva avere
almeno dieci anni più di Sally. Non era propriamente bello,
ma aveva
gli zigomi alti, le labbra piene, il naso diritto e nel complesso
c'era qualcosa di piacevole nel suo aspetto. I capelli erano corti e
scuri, gli occhi di un blu elettrico. Ma quale espressione si leggeva
in
quegli occhi! Erano
occhi gentili eppure severi, allo stesso tempo calmi e frementi di
vita. Fu per quello che lesse negli occhi dello sconosciuto che Sally
non pensò, neppure per istante, che fosse lì per
farle del male.
Strana,
strana sensazione. Sally stessa se ne stupì nel provarla.
Confusa,
ma per nulla spaventata, la ragazza abbozzò un sorriso e il
sorriso
le disegnò un accenno di fossette ai lati della bocca.
«
Salve » se ne uscì con semplicità
« Non l'ho sentita arrivare. Mi
ha quasi spaventata. Fa... una passeggiata anche lei?»
Invece
di rispondere, lo sconosciuto guardò la parte superiore
della
facciata della chiesa, alle spalle di Sally.
Lei
lo fissò, sorpresa di non ricevere alcuna risposta.
«
Beh, io mi chiamo Sally... se la cosa le interessa »
Non
sorrideva più e nella voce c'era qualcosa del tono piccato
di chi si
sente ingiustamente ignorata.
L'uomo
abbassò lo sguardo su di lei.
«
Castiel » disse, senza nessuna particolare intonazione.
Sally
lo guardò senza capire.
«
Chiedo scusa? »
Allora
lo sconosciuto parlò di nuovo; aveva una voce molto profonda.
«
Il mio nome è Castiel » ripeté con
calma.
Sally
tornò a sorridere.
«
Molto piacere... »
Nel
pronunciare la breve frase, tese una mano verso Castiel facendo un
passo in avanti.
Un
istante dopo aver fatto quel passo – quel solo, unico,
singolo
passo - Sally udì un sibilo alle proprie spalle, seguito
subito dopo
da un tonfo.
La
ragazza si voltò di scatto. Vide la croce della chiesa a
terra, uno
dei due bracci si era spezzato nella caduta.
Sally
fissò la croce sgrandando gli occhi.
«
Miseriaccia! » esclamò in un sussurro. «
Questa si che si chiama
fortuna! »
Volse
lo sguardo verso Castiel, ma quando lo fece, si ritrovò a
parlare da
sola.
Una
voce femminile dal tono aspro mise fine al riposo di Larry.
«
Sveglia, bello addormentato! »
Larry
aprì gli occhi con un espressione inebetita. In quel momento
un
ennesimo tuono echeggiò per tutta la spianata.
«
Che ore sono? » domandò il ragazzo mettendosi a
sedere.
«
Quasi le cinque » rispose Sally, occupata a infilare la
macchina
fotografica dentro la custodia. «E sta per piovere»
Quella
rivelazione fu ben lontana dal mettere fretta a Larry, che si
tirò
in piedi con calma. Alzò le braccia sopra la testa per
stiracchiarsi. Poi sbadigliò, due volte, e senza
preoccuparsi di
nascondere la bocca dietro una mano. « Cosa hai fatto mentre
dormivo? » chiese tra uno sbadiglio e l'altro.
«
Sono andata a scattare qualche foto alla chiesa »
Larry
si voltò distrattamente a guardare i ruderi dell'edificio.
«
Trovato qualcosa di interessante? »
Sally,
che stava ora ripiegando il telo, esitò per un breve istante
sulla
risposta da dare.
«
No » disse infine con noncuranza. « Niente di
interessante »
CONTINUA.