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Autore: Ariadne_Bigsby    05/09/2010    2 recensioni
I Beatles sono appena stati scritturati da un Richard Lester ansioso di triplicare il suo successo e quello dei quattro, per recitare nel loro terzo film. L'unico problema è che la sceneggiatura non è stata scritta e che toccherà proprio ai 4 scriverne una. Mentre John, George e Ringo accolgono con entusiasmo l'idea, Paul protesta e, dopo aver litigato con gli altri se ne va a casa. Colto dalla stanchezza, sognerà un'avventura emozionante, nella quale i Beatles non sono altro che degli scapestrati pirati. Che sia l'idea giusta per la sceneggiatura?
Genere: Azione, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Paul si svegliò con un devastante senso di nausea e con la testa che gli girava come una trottola. Per un attimo pensò ch forse la nausea era dovuta a tutto il vino che si era scolato la sera prima.

 

“Ehi, un momento!” si corresse quasi subito “ma io ieri non ho mica bevuto!” La testa gli doleva terribilmente, come quando smaltiva i postumi della sbornia. “Però non ho bevuto..”pensò Paul stropicciandosi gli occhi “non ho neanche mangiato e sto morendo di fame!” aprì gli occhi e constatò che era veramente buio quel salotto ridicolmente piccolo che a Jane piaceva tanto.

 

“Eppure le avevo detto che era una casa buia. Ma lei ovviamente non mi sta neanche ad ascoltare..” considerò Paul, mentre nella mente gli si formava l’immagine di lui con un catalogo in mano e mentre diceva “Beige, le pareti le farei beige. Si, si le voglio proprio beige, così con un colore chiaro la stanza non sembra piccola come lo è in realtà!” e Jane che chiudeva gli occhi, si portava le mani alle orecchie e cantilenava “La la la la la, tanto non ti sentoo!”

 

Ah, Jane…” sospirò Paul mentre allungava la mano alla cieca per accendere la lampada del comodino, accanto al divano “…e alla fine le pareti le ha volute tingere di verde scuro. Tanto, la stanza è grande, il verde scuro non dà assolutamente l’idea di stare in un cubicolo da claustrofobia!

 

Agitò la mano, sempre alla ricerca della lampada, ma non riuscì a trovarla. Paul si innervosì e si mise a sedere. Accadde tutto molto in fretta: il divano parve assottigliarsi e poi si ribaltò, facendo stramazzare Paul al suolo.

 

“Ma che caz…” disse lui prima di interrompersi e mettersi a tastare il pavimento.

 

Era…legno? Paul aggrottò la fronte, sempre immerso nel buio totale. Dove diamine era finita quella moquette da 10 sterline al centimetro?

 

Ancora intontito dal tonfo, Paul si ritrovò a pensare di nuovo a Jane, sempre con le mani sulle orecchie che diceva “Mettiamoci un bel parquet! Avevi detto moquette Paul? La la la la, tanto non ti sento!”

 

Paul rimase per qualche secondo su quel pavimento duro, non rivestito dalla moquette che lui aveva scelto personalmente.

 

“Jane!” urlò Paul, dimenticandosi per un attimo che la sua fidanzata al momento si trovava in Galles. O era  in Irlanda?

 

“Jane, che scherzo è questo?” sbraitò McCartney mettendosi a sedere. Poi gli balenò un’idea in testa, accantonò il pensiero di Jane e rifletté:

 

“Ma certo! Quei tre beoti mi hanno giocato un tiro dei loro! Avranno trovato il modo di entrare i n casa, mi hanno tirato una botta in testa (così si spiega l’emicrania) e mi avranno portato in qualche loro posticino segreto tanto per farsi due risate…” ripercorse con la mente i volti dei suoi tre amici “ si, mi sembra proprio un’idea in puro stile Lennon. E quei due gli sono andati dietro senz’altro..”

 

“John!” urlò Paul rivolto a qualche punto nel buio “John tanto lo so che è colpa tua!” Avrebbe potuto parlare con il comodino, per la risposta che ricevette. Ovvero nessuna. In quella si accorse che c’era qualcosa di sbagliato in tutta quella situazione: si sentiva dondolare. Si, stava proprio dondolando! “Ma in che razza di posto mi hanno ficcato quei 3”

 

Solo in quel momento notò che c’era una piccola luce che filtrava da un buco. Aveva la forma di una…serratura? Il dondolio non accennava a diminuire e Paul ne aveva ufficialmente abbastanza. “Deficienti, fatemi uscire!” urlò Paul al buco della serratura, immaginando che la porta fosse naturalmente sprangata.

 

La luce filtrava dal buchetto e gettava una raggio di luce sul pavimento. Erano delle assi di legno corrose dal tempo e dall’usura, con vistosi buchi.C’era anche uno strano odore nell’aria: odore di luogo chiuso e di..paglia. Paul scosse la testa e si appoggiò alla porta, pensando al da farsi. Sorprendentemente, la porta cedette, sotto la pressione della mano di Paul che, meravigliato era corso fuori a testa bassa, cercando qualcuno contro cui avventarsi.

 

La luce investì i suoi occhi troppo abituati all’oscurità e lo costrinse a serrarli, mentre cercavano di abituarsi a quella luce e improvvisa ed intensa e a quell’insolito calore. Prima che Paul potesse riaprirli, immaginando già le facce di quei 3 imbecilli che gli ridevano dietro, sentì un urlo perforante.

 

“Ah! Il vile marrano!”

 

Tonf! Qualcosa di pesante atterrò su Paul, facendolo ruzzolare a terra. Ormai non aveva neanche più il coraggio di aprire gli occhi, faceva troppo male.

 

“Ah!” proseguì la voce, che parlava con un accento strano e rude “ ti ho scovato, razza di lestofante! Uomini, prendetelo e fategli fare un giro di chiglia e dopo lo butteremo ai pesci! E dopo ancora issate le vele e barra a dritta..e poi…”

 

“John, ma non ti sembra di aver già detto abbastanza cretinate per oggi?” intervenne una voce ben nota. George!

 

“Scusate ma…non ho resistito alla tentazione!” rise  la stessa voce che aveva urlato contro Paul, mentre si allontanava da lui,

 

Ah, John..doveva aspettarselo!

 

Paul riuscì finalmente ad aprire gli occhi “Siete degli idioti! Ma che vi è saltato in…” stava per dire Paul, che si stava riprendendo dallo shock, ma quello che vide lo lasciò a bocca aperta.

 

La prima cosa che notò fu il cielo: non si era mai accorto che potesse essere così…immenso! Poi si accorse che il cielo, effettivamente, non era così grande, ma gli era solo sembrato,perché sotto di esso c’era una distesa d’acqua e quella si che era immensa!        Paul si guardò attorno, sempre più sconvolto e confuso: erano su una nave! E non una di quelle splendide navi da crociera piene di  tutti i comfort..Era una nave di legno, con un albero maestro chilometrico, sopra il quale sventolava una bandiera, dove Paul potè distinguere un fondale nero e qualcosa di bianco stampato sopra. Trattenne il fiato: aveva tutta l’aria di essere una…

 

“Nave pirata!” lo anticipò la voce squillante di John “che te ne pare Paulie?”

 

Solo in quel momento Paul si accorse che anche i suoi amici avevano qualcosa di strano: Ringo e George erano appoggiati ad una balaustra finemente intagliata, con le sembianze di un polipo dall’aria minacciosa, con mille tentacoli che si diramavano verso un corrimano che, a detta di Paul, doveva condurre ad un piano superiore con il timone.

 

Il batterista ed il chitarrista portavano dei vestiti oltremodo bizzarri: George in testa portava una bandana di un verde brillante, una giacca dello stesso colore e, sotto la giacca, uno di quei camicioni di colore bianco-giallastro dalla foggia 700’esca. Portava pantaloni neri, lunghi fino alla caviglia e calzava scarpe nere con la fibbia dorata. A tracolla portava una cinghia di cuoio, nel fodero aveva una spada.

 

Ringo, dal canto suo, non portava bandane ed i suoi capelli erano scompigliati da un leggero venticello. Portava solo una giacca marrone chiaro ed era a petto nudo, Aveva anche lui dei pantaloni simili a quelli di George, però di colore marrone scuro. Ai piedi le stesse scarpe con la fibbia e a tracolla la cinghia di pelle, dall’aspetto resistente.

 

Aveva una carabina fra le mani, di quelle che si vedono nei film sui pirati e la stava osservando con sguardo perplesso. Sulle sue dita non c’erano anelli, ma piccole fasciature

 

“Che te ne pare Paul?” Non è una figata?” disse John sbucando alle spalle dell’amico. Paul si liberò dalla stretta di John e si mise ad osservarlo: il suo amico aveva l’aria di uno che ha appena vinto alla lotteria ed il suo abbigliamento era altrettanto strambo, ma in qualche modo diverso da quello di George e Ringo.

 

I lunghi capelli di John erano stipati sotto una bandana rosso fuoco e sulla sua fronte faceva capolino qualche ciuffo della sua frangia. Non aveva giacche, ma un gilet di pelle nera, lungo fino ai fianchi e, sotto di esso il solito camicione con le maniche gonfie come un dirigibile.Alla vita portava una fascia rossa come la sua bandana, calzava pantaloni dello stesso colore del gilet e stivali grigio scuro lunghi fino al ginocchio. A differenza degli altri, John era disarmato.

 

“John, che razza di scherzo è questo?” gli chiese Paul squadrando con aria sempre più incredula quei 3 pazzi che aveva per amici.

 

“Lo chiedi a lui?” intervenne Ringo fissando Paul con aria disperata “guarda che noi siamo qui per colpa tua, Paul!”

 

“M-mia?” balbettò Paul “Ma che ho fatto?” Che diavolo stavano blaterando?

 

“Tu ieri sera te ne sei andato e ci hai mollato nello studio.” Gli spiegò George, come al solito calmo e razionale “non siamo riusciti a venire a capo di nulla..anche se ad un certo punto pensavamo di esserci quasi, con John che parlava di un’avventura sott’acqua…”

 

“In un sottomarino, George!” lo corresse John

 

“Si, quel ch è. Insomma, ad un certo punto ci siamo addormentati di botto, presi da una stanchezza inspiegabile..e ci siamo svegliati qui!”

 

“E io che c’entro?” ripeté Paul.

 

“Questo è il tuo sogno, Paul! Tu te ne sei andato a casa, ti sei messo a dormire e hai cominciato a sognare questa roba…Lo hai sempre detto tu, no? Noi siamo telepatici. E grazie alla tua stramaledetta telepatia ci hai trascinato qui, in mezzo al nulla, vestiti come dei pagliacci e senza la possibilità di uscirne!” urlò Ringo, che pareva sul’orlo della disperazione.

 

“Io li trovo belli invece!” intervenne John, lisciandosi il gilet sul petto.

 

In quel momento, sia Paul che Ringo provarono l’irrefrenabile impulso di strozzare John, con quel sorrisino beato stampato in volto, ma la voce di George li distolse dai loro propositi.

 

“”Io direi di rilassarci…” disse “ entriamo dentro e parliamone con calma. Se restiamo qui fuori al caldo non riusciremo mai a spiegarci!”

 

Paul alzò le spalle e guardò John: “Visto che a te piace tanto qui, fai strada, Capitan Demenza.” Sibilò Paul a John.

 

Lui allargò il suo sorriso, indicò le gambe di Paul e disse “Prima le signore. Belle calze bianche Mr McCartney”.

 

“Si va?” li incitò Ringo.I 4 cominciarono a muoversi verso la stanza dalla quale era uscito Paul.


“Troviamo qualcosa per accendere la luce!” propose George. Si interruppe un attimo e poi disse “e cerchiamo la cambusa. Non si ragiona mai bene a stomaco vuoto!”

 

Penny Lane:

Aggiornamento lampo della storia. Ora rimarrò per un po’ senza aggiornarla, perché mi sto accordando con un’amica per farla diventare una storia a 4 mani….la mia amica ora è in Corsica e, quando tornerà, ne discuteremo! Passiamo alle recensioni! J

Whydoesitalwaysrainonme: (ammazza che nome chilometrico!) sono contenta che la storia ti piaccia e spero che ti possano piacere anche i prossimi capitoli! Grazie per la recensione.

Marty Youchy: Ahhh i Beatles versione scimmiesca! *ha una visione dei Beatles che volano tra gli alberi con le liane e fanno a gara a chi arriva primo* Il film/sogno non sarà come il MMT…oddio, sarà una storia sconclusionata come quella…ma con un po’ più di logica (si spera…) Grazie per la recensione!!

Zaz: Ihih George ormai era tutto flippato con l’India, non potevo non fare un riferimento! Credo che utilizzerò abbastanza il tema dell’India in questa storia…cos Georgino è contento! Paul deve sempre fare la primadonna…ma gli si ritorce sempre tutto contro! Xdd Grazie per la recensione!

Thief; Ihih anche secondo me Paul soffre di “ allucinazioni audio da vocina della coscienza nella testa” (che nome lungo) qualla vocina che è ancora più puntigliosa del Paul McCartey che conosciamo. Georgino è tutto partito per l’india…e per il suo adorato tè, e mi sono divertita a descriverlo tutto intento..John è il solito genio incompreso, si! Grazie per la recensione!

 

GRAZIE ANCHE A CHI HA SOLO LETTO..ALLA PROSSIMA!

 

   
 
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