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Autore: lightoftheday    18/12/2003    1 recensioni
Fan Fic su Orlando Bloom, ma non solo.
Capitolo uno.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

LEGGI LA NOTA: Questo capitolo è abbastanza forte in certi punti, non per semplice voglia di scandalizzare, ma perché è fondamentale per la trama della fic. Quindi per questo capitolo ho alzato anche il raiting, anche se immagino che siate tutte adulte e in grado di reggerlo tranquillamente. Comunque ho ritenuto meglio avvertirvi ^-^ 

 

*  Una visione sconvolgente

 

Era stato un risveglio assolutamente brusco. Di nuovo quella maledetta ombra. Emily la odiava.

Come faceva sempre si alzò e guardò l’orologio. Segnava le due e quattordici di notte. Lentamente mise i piedi fuori del letto e rimase un secondo seduta.

Mosse i primi passi al buio e piano aprì la porta che dava sul corridoio.

- Ci risiamo!- esclamò piano tra sé e sé. Se prima non lo sentiva spesso perché dormiva tranquilla adesso lo beccava ogni qual volta che succedeva. Un’altra ragazza.

Tra l’altro Orlando non aveva un minimo di ritegno: certo, era casa sua, era lei quella che doveva sparire, ma dato che si portava le amichette in casa avrebbe potuto almeno chiudere quella cavolo di porta.

Emily stette per qualche secondo nel dubbio se andare in cucina a bere o no, dalla stanza in fondo al corridoio sentiva chiaramente ogni risatina soffocata, ogni parola e ogni gemito. Rinunciò e tornò in camera sua, data la porta aperta loro avrebbero potuto sentire che qualcuno stava girando per casa.

Era già la terza questa settimana, ed era solo giovedì. Chissà se era la stessa.

Si faceva diverse domande su questo. Dormivano tutta la notte con lui o se ne andavano subito dopo? Che tipo di donne erano? Dove le conosceva? L’unica cosa di cui era certa, era che se pure fosse sempre la stessa non doveva essere la sua donna. Se no perché non l’aveva mai vista di giorno?

In ogni modo, non erano affari suoi.

Quella vita le piaceva, le piaceva come lei stessa stava cambiando e le piaceva quello che stava scrivendo in quel momento. Era qualcosa di fresco, di nuovo. A volte, tante erano le idee che le affollavano la mente in quel periodo che buttava solo giù dei soggetti, non aveva il tempo di approfondirli tutti, lo avrebbe fatto quando la sua immaginazione si sarebbe calmata. In più scrivere tutto con il suo pc era molto più comodo di carta e penna. Era stato un ottimo acquisto. Mentre sfiorava con le dita i tasti del suo computer immaginava l’impostazione delle scene, vedeva tutti i primi piani, si vedeva dietro la macchina da presa a spiegare come avrebbe voluto che le scene che immaginava si realizzassero…era una bellissima sensazione immaginarsi così. Lontana da imbarazzi e timidezze, sicura di se, una persona riuscita.

Una persona che non veniva assalita da ombre buie nella notte.

 

Orlando continuava a creare di proposito situazioni che gli permettessero di parlare un po’ con Emily. Lei era educata, gentile, servizievole come al solito, ma non ci cascava mai. Gli piaceva osservarla al lavoro. Si metteva sul divano a leggere il suo copione e poi per forza di cose distoglieva lo sguardo, cercando di non farsi beccare da lei. Quando stava tranquilla per conto suo, assorta in quello che aveva da fare, senza l’imbarazzo che comunque continuava a dimostrare sempre nei suoi confronti, era addirittura bella. Forse lei non si era mai accorta di esserlo. Ma lui si, se n’era accorto molto bene. Se l’avesse incontrata ad una festa o in un locale avrebbe subito cominciato a corteggiarla.

Si vedeva che era per parte messicana, aveva la pelle olivastra e i capelli scuri, per lo più li portava legati in una coda, erano leggermente mossi. Dove era in quel momento, di spalle a lui, mentre puliva le grandi vetrate del soggiorno, il sole ridisegnava il suo profilo, i suoi occhi grandi e scuri scintillavano colpiti dalla luce. Non era altissima e il suo corpo era morbido, le sue curve generose piuttosto piacevoli da guardare. Stava notando solo in quel momento che aveva un bellissimo seno. Scosse la testa e tornò alla sua lettura. Guardandola tanto, anche se era comunque un bella distrazione, certo non l’avrebbe aiutato a capirla di più.

I suoi dubbi su ciò che la turbava si sciolsero non molto più tardi e in modo tutt’altro che indolore.

 

Una sera Emily era rimasta sveglia fino a tardi per finire un compito scritto che avrebbe dovuto consegnare quel lunedì. Era venerdì sera, ma non aveva voglia di uscire, era molto concentrata su quel lavoro e non voleva perdersi in altro, in un momento di ispirazione. Si era addormentata mentre rileggeva la prima copia cartacea che aveva stampato. Fu svegliata dal rumore di cocci sul pavimento. Non era passato molto da quando si era assopita, guardò l’orologio e vide che era passata solo mezz’ora dall’ultima volta che aveva guardato l’ora, probabilmente aveva dormito pochissimo.

Rimase in ascolto, non voleva uscire prima di aver capito precisamente la situazione, e per quel che sentì dopo pochi istanti decise di aver fatto bene. Una voce di donna.

- Scusami Orlando…- lui rispose:- Non fa niente, l’ho trovato quando mi hanno arredato casa, nemmeno mi piaceva.-

Emily dedusse che doveva essere quel brutto vaso che era sul passamano delle scale che portavano dal soggiorno al corridoio. Rimase un po’ all’ascolto, sentì i passi davanti alla sua porta e i soliti mugolii provenire dalla stanza, quell’accidenti di porta. Una di queste sere sarebbe andata a chiudergliela lei stessa, anche a costo del suo lavoro. Che cafone.

Quando fu sicura che fossero entrati in camera aprì un pezzetto la sua porta e guardò fuori per controllare che non ci fosse nessuno, ne era sicura anzi, ma non si sa mai. Vide una cosa che non si sarebbe mai aspettata.

Aveva spento la luce nella sua stanza, in modo che non filtrasse assolutamente niente fuori, ma la finestra della camera di Orlando era sempre aperta e il corridoio era illuminato benissimo a causa delle luci esterne che lui, nella foga di infilarsi nel letto con quella non aveva spento.

Con il solito sottofondo si affacciò e li vide, a nemmeno tre metri da lei. Nel suo completo ignorare certi meccanismi umani non avrebbe mai pensato che a volte l’urgenza di un atto potesse a portare a determinati atteggiamenti. Lei stava con le spalle contro il muro ed entrambe le gambe attorno alla vita di lui che le teneva le mani sui glutei di lei spingendola verso di se e dando cadenza regolare ai loro movimenti. Emily vide quell’immagine per non più di pochi secondi, invece di chiudere la porta piano come l’aveva aperta, nella fretta di sottrarsi a quel tremendo spettacolo la chiuse di scatto, facendo rumore.

Cominciò a tremare sempre più violentemente. Scivolò con la schiena contro la porta, il suo respiro comincio a farsi pesante, come quello di qualcuno colto da un attacco d’asma. La colsero delle reazioni fisiche violentissime, si precipitò in bagno a vomitare, in un momento era fradicia di sudore. Quando finì non riusciva a stare in piedi, dovette correre verso il suo letto e sdraiarsi. Ci volle molto tempo prima che si calmasse e si addormentasse di un sonno leggerissimo e tormentato.

 

Sebbene fosse completamente concentrato in quello che stava facendo Orlando, sentì comunque il chiudersi violento della porta e non se ne preoccupò affatto. Solo un po’ dopo di aver finito, prima di addormentarsi ricollegò il rumore che aveva sentito alla porta di Emily. Non avrebbe mai immaginato cosa era seguito dentro la stanza di lei a quello, del resto come avrebbe potuto?

Era passata più di un’ora, la ragazza che era con lui si era appena addormentata dopo avergli veramente rotto le palle per una buona mezz’ora tempestandolo di domande cretine.

Sentì uno strano urlo provenire dalla stanza di Emily, si spaventò e balzo a sedere sul letto. Cercò a tentoni i suoi vestiti, forse si era sentita male o era successo qualcos’altro. La ragazza si svegliò, e chiese:- Ma c’è un’altra donna in questa casa?- quasi arrabbiata, come se avesse avuto qualcosa di cui essere gelosa. Orlando si girò di scatto e la guardò come si guarda qualcuno fuori di testa.

- Si. E con ciò? E’ una ragazza che mi tiene la casa. Ti crea qualche problema? -

- No.- Rispose lei, poi aggiunse:- E ti stai precipitando da lei? Insomma, non credevo che fossi così affezionato alla tua cameriera.-

Lui nemmeno tentò di spiegarle che non era la sua cameriera, tanto quella era proprio scema.

Non bussò nemmeno ed entrò.

- Emily, stai bene?- la luce filtrava dal corridoio, Orlando vide Emily spaventatissima mentre si stringeva le ginocchia al petto schiacciata in un angolo. Lei alzò lo sguardo, visibilmente spaventata e gli parlò gridando. – Vattene via! Smettila di tormentarmi! Via!- dopo incominciò a piangere violentemente, i singhiozzi la scuotevano.

Ma quella non era la sua voce, non l’aveva mai sentita parlare così, né avere così paura di lui.

L’altra, sentendo le urla era uscita dalla stanza con addosso il lenzuolo del letto che stava trascinando per terra per più della metà.

Orlando era sulla porta della stanza, lei gli si fece incontro e gli disse – Ma insomma si può sapere che succede?- Lui scocciato le disse di andare in camera sua e di rivestirsi, che se ne doveva andare via immediatamente. Furente lei fece come lui le aveva detto. Orlando rimase fermo sulla porta di Emily, lei continuò con quella strana voce ad intimargli che doveva lasciarla in pace, lui allora disse di si, che non le avrebbe fatto niente e richiuse la porta. Doveva fare qualcosa, ma cosa?

Intanto quella aveva finito di rivestirsi e mentre usciva gli disse:- Sei proprio uno di quegli stronzi, a te il successo ti ha dato un po’ troppo alla testa! Sei veramente un bastardo!-

Orlando fece appello a tutto il suo autocontrollo, le disse più gentilmente possibile che doveva andare via e le diede dei soldi per il taxi. Quando fu uscita da casa sua fu più libero di pensare. Bussò alla stanza di Emily dopo aver fatto passare qualche minuto, la sentiva ancora piangere, ma non ricevette alcuna risposta.

Ma che le stava succedendo? Quegli incubi, quella sua inquietudine sempre presente. Si sentiva profondamente addolorato per lei. Senza rendersene conto piano piano Emily aveva preso posto nella sua vita, proprio per via della sua stranezza, per quella fragilità che dimostrava, era una sicurezza sapere di trovarla sempre a casa sua, sempre gentile, disponibile. Certo, era il suo lavoro, pensava, ma non credeva che lo facesse solo per quello. Forse anche lei si era affezionata un po’ a lui.

Dopo un po’ non riuscì più ad aspettare, doveva necessariamente intervenire. Entrò piano nella sua stanza al buio. Stava ancora piangendo, meno violentemente di prima.

- Emily posso entrare adesso? Per piacere…- era già entrato in effetti, la vedeva pochissimo nel buio, ma potè vedere che annuiva. – Accendo la luce, altrimenti non vedo niente, va bene?- Lei annuì di nuovo. Si mise seduto per terra vicino a lei, cercava di parlarle più piano possibile.

- Hai fatto un brutto sogno? – Emily annuì.

- Ti va di raccontarmelo? – Emily stavolta scosse il capo.

- Mi hai fatto spaventare.- aspettò una risposta, un commento qualsiasi, ma lei rimase in silenzio.

- Perché non mi parli? Dai Emily, dimmi qualcosa, per favore…qualcosa che mi faccia capire che stai bene…come stai Emily?-

- Non lo so.- rispose lei con un filo di voce.

Orlando fece per asciugarle una lacrima, accostò una mano al viso de lei e la sua reazione fu di allontanarsi di scatto dalla sua mano. Sarebbe stata la prima volta che la toccava, dopo la stretta di mano del primo giorno. Ritirò la mano e le chiese scusa. Non tentò più di parlarle, ma rimase seduto con lei per un bel pezzo.

Si stava gradualmente calmando, il respiro si era fatto di nuovo regolare.

Quanto avrebbe voluto abbracciarla.

   
 
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