Capitolo
2
“Emily..”
“Emily?”
Non
ho voglia di rispondere.
“Emily!”
Il tono di Mello inizia a farsi
insistente, ma continuo a ignorarlo.
“Non
dirmi che sei rimasta a letto tutto
il giorno..” Esclama incredulo.
Invece
è proprio così. Non avevo alcun
interesse ad alzarmi e non l’ho fatto.
Mi
degno almeno di aprire gli occhi e
scopro con sincero sgomento che è già buio.
Improvvisamente
nella penombra mi ritrovo
il viso del ragazzino a una spanna dal mio.
Ha
uno sguardo che non promette niente di
buono.
Il
suo solito sguardo insomma.
“Hai
mangiato qualcosa almeno?”
Dal modo minaccioso in cui scandisce le
sillabe comprendo che non gradirà una risposta negativa.
Pazienza.
Scuoto
svogliatamente il capo in segno di
diniego e mi giro dall’altra parte, tirandomi le coperte fin
sopra la testa.
“Cristo
Emily…” Impreca tra i denti.
Per
qualche istante tace e intuisco che
sta tentando di mantenere la calma.
“Alzati.”
Mi intima dopo un attimo senza
troppe cerimonie.
E’
inutile, non ne ho proprio voglia.
“A-L-Z-A-T-I.”
Ripete perentorio.
Qualcosa
mi suggerisce che se non
eseguirò l’ordine passerà a metodi
più concreti.
Tuttavia
resto sdraiata sul mio
giaciglio. Ho paura
di scoprire di non
essere in grado di tirarmi in piedi anche se volessi.
La
patetica verità è questa.
Sento
Mello sibilare qualcosa,
presumibilmente una parolaccia.
Poi
la coperta che mi avvolge mi viene
strappata via brutalmente.
Rabbrividisco.
Indosso solo una vecchia
t-shirt larga e informe e nell’appartamentino che ho
affittato il clima non è
certo equatoriale.
“Ho
freddo.” Mormoro atona.
“Non
me ne frega un cazzo.” Replica secco
il mio interlocutore.
“Ora
muovi quel culo da lì e vai a farti una doccia. Poi usciamo
e ti porto a
mangiare.” Aggiunge con la finezza che lo contraddistingue.
Il
ragazzino sta iniziando a fare breccia
nel mio crogiolo di apatia. E’
davvero
fastidioso.
“Lasciami
in pace.” Bofonchio con scarsa
energia.
Per
tutta risposta mi afferra bruscamente
i polsi e mi trascina letteralmente giù dal letto. Mi
stupisco della facilità
con cui compie l’impresa. Meglio non interrogarsi su quanto
sia arrivata a
pesare.
“Doccia.”
Ribadisce sospingendomi verso
il bagno.
Lo
lascio fare. Tanto varrebbe cercare di
respingere un’eruzione vulcanica e io non ne ho proprio la
forza.
“Che
c’è? Vuoi controllare che la faccia
davvero?” Gli domando visto che ancora non accenna ad
allontanarsi dalla soglia
della stanza.
Sorprendentemente
trasale e mi volta
bruscamente le spalle.
“Certo
che no.” Obietta come se gli
avessi proposto di infilare la testa nella calce viva.
Mi
strappa involontariamente un
sogghigno. Non lo facevo così timido.
“Non
spiarmi dalla serratura.” Lo
ammonisco per fargli dispetto, chiudendo la porta dietro di me.
Alla
mia affermazione segue un’altra
manifestazione di turpiloquio che non riesco a intendere.
Mentre
l’acqua calda mi accarezza la
pelle mi rendo conto che Mello è riuscito nel suo intento.
Sono
sveglia.
*
Appena
metto il naso fuori dal bagno
vengo colpita da un fagotto di indumenti.
“Mettiteli.”
Mi apostrofa colui che me li
ha lanciati contro.
Faccio
per replicare ma la mia attenzione
viene attirata dal cumulo di abiti sparsi sul pavimento.
Per
l’esattezza il mio intero guardaroba.
“Ma
che diavolo hai combinato?” Protesto.
“Ci
ho messo un po’ a trovare qualcosa di
adatto.” Mi spiega con
un’alzata di
spalle, addentando un pezzo di cioccolata.
“Ma
adatto a cosa?” Chiedo sbalordita
osservando i jeans logori, la t-shirt nera a maniche lunghe e la giacca
di
pelle che ha scelto per me.
“
Vedrai.” Ribatte laconico.
Così
laconico che mi ricorda
terribilmente…Lui..
Mello
si accorge del mio improvviso
smarrimento e sbraita, riportandomi
alla
realtà:” Ti vuoi spicciare? Ho fame!”
Solo
in quel momento faccio caso al suo
abbigliamento.
“Ma
come ti sei vestito? Sembri una
drag-queen..” Osservo scrutando dubbiosa il suo corredo
interamente in pelle
nera.
“
Non criticherei gli altri con addosso
quella maglietta che sembra scappata da un bidone dei
rifiuti.” Mi fa notare
sottolineando che ancora non mi sono vestita.
“Touchè.”
Sospiro facendo dietrofront per
cambiarmi.
*
Fa
un effetto bizzarro sentire l’aria
pungente della sera sul viso e il rumore del traffico per strada quando
non si
esce da diverso tempo. Ci si sente smarriti e bisogna riabituarsi. Non
è
semplice. Il mondo esterno sembra così invasivo con tutte le
sue luci, i suoi
suoni e suoi odori, che provo l’impulso di girare sui tacchi
e tornarmene nella
mia tana.
Fortuna
che Mello è una continua fonte di
sorprese.
“Da
quando hai una moto?” Mi informo
vedendolo inaspettatamente salirne su una di grossa cilindrata.
“Da
adesso.” Mi
sorride strafottente.
“Cosa?”
Balbetto presa alla sprovvista.
“La
sto rubando.” Annuncia
con il sorriso che si allarga
ulteriormente.
“Hai
quindici anni, non puoi guidare
quella roba!” Esclamo come se fosse quella la questione di
maggior rilievo.
“Non
ancora compiuti veramente.” Mi
corregge, divertito dal mio sbigottimento.
“Scendi
subito di lì!” Lo esorto con voce
stridula.
“Non
credo. Sta arrivando il proprietario
e penso mi chiederebbe spiegazioni che non ho voglia di
dargli.” Controbatte
placidamente sbirciando un punto oltre le mie spalle.
“Mello…”
“Emily…”
Mi rifà il verso.
“HEY
VOI DUE!!!” Sento gridare una voce
maschile.
In
un attimo balzo sulla sella della moto
dietro a Mello e faccio appena in tempo a reggermi a lui che partiamo a
gran
velocità con un boato assordante.
*
La
scarica di adrenalina mi fa percepire
ogni cosa amplificata. Il sibilo del vento nelle orecchie, le luci
tremule dei
lampioni che si fondono con l’asfalto su cui scorrono rapide
le ruote… Provo
una sensazione che è mi è familiare e aliena al
contempo. E mi rendo conto con
stupore di sentirmi incredibilmente libera, incredibilmente viva.
Mi
stringo contro la schiena di Mello nel
vano tentativo di ripararmi dal freddo.
“Hai
paura?” Mi urla lui cercando di
sovrastare il rombo del motore.
“No,
ho solo freddo.” Gli grido di
rimando.
Mi
accorgo che sta rallentando per
accostare e non voglio. Voglio saziarmi di quelle emozioni a costo di
congelare. Voglio continuare quella corsa per sempre.
“Non
fermarti!” Mi ritrovo a pregarlo con
urgenza.
Senza
un replica riacquistiamo velocità.
Non
so quanto tempo trascorra, ma quando
ci fermiamo in piena periferia sto battendo i denti.
“Direi
che può bastare.” Sentenzia il mio
compagno appoggiando la sua mano stranamente calda sulla mia gelida.
Scendiamo
dalla moto e ci troviamo
all’ingresso di un pub con una squallida insegna luminosa.
“Non
puoi entrare, non hai ventun anni.”
Gli ricordo. Per quanto sia stupido sindacare sulla sua età
dopo che mi sono
appena resa sua complice in un furto.
“Invece
sì.” Ribatte sventolandomi sotto
il naso un documento che attesta la sua maggiore età in Gran
Bretagna.
Ovviamente
falso.
“Come
te lo sei procurato?” Voglio sapere
per niente soddisfatta dei circoli di persone con cui sicuramente
è dovuto
entrare in contatto per ottenerlo.
“
In queste tre settimane ho lavorato per
noi. D’ora in avanti viaggiare sarà molto
più semplice.” Dichiara evasivo.
“Avresti
dovuto chiedermelo!” Prorompo
indignata.
Immediatamente
il ragazzo si infervora.
“Non
devo chiederti proprio un bel
niente! Non sei mia madre e non prendo ordini da nessuno. Hai
capito?”
“Modera
i toni moccioso. Mi preoccupavo
per te, non mi piace che bazzichi da solo in ambienti
malavitosi.” Replico
piatta.
“E
con chi dovrei andarci? Con te? La
mummia di Tutankamohon mi sarebbe davvero di grande aiuto in effetti in
caso di
pericolo!” Mi ringhia con gli occhi ridotti a fessure.
“Ammetto
di non essere stata una grande
compagnia in questi ultimi…”
“Due
mesi?” Mi interrompe rabbioso.
Sono
già passati due mesi dal nostro
incontro a Winchester. Non
mi sembra
vero.
“Va
bene, hai ragione. Entriamo adesso?”
Propongo per mettere fine alla discussione con
quell’adolescente irascibile e
petulante.
Non
mi risponde e stacca un morso dalla
sua barretta con la stessa ferocia di una belva che divora la sua
preda. Poi si
addentra nel locale.
*
L’interno
è se possibile ancora più
malmesso dell’esterno. Poco male, i posti da reietti mi
mettono a mio agio.
Prendiamo
posto ad un tavolino
sgangherato.
Mello
mi tiene ancora il broncio.
“Mello?”
Lo chiamo.
Lui
fissa ostinatamente il pavimento.
“Rispondimi
per favore.” Insisto.
“Perché
dovrei? Tu non lo fai quando non
ti va!” Sbotta stizzito.
Non
ha tutti i torti.
“Cosa
vuoi mangiare?” Tento di cambiare
argomento.
“Niente.
Ho già mangiato prima. Se
aspettassi te sarei già morto di fame.” Ci tiene a
rimarcare.
“Quindi
siamo qui solo per me.” Mi
sorprendo.
“Senti.
Niente di personale. Non
l’ho fatto perché ci tengo a te o
minchiate simili. Ti conosco a malapena e mi sei poco più
che indifferente. Ma
in primo luogo non
ho nessunissima
voglia di disfarmi del tuo cadavere se dovessi crepare di inedia. In
secondo,
se continui con queste stronzate di non mangiare e non alzarti nemmeno
dal
letto diventi un impiccio. Non posso gestire delle indagini e fare il
modo che
non tiri le bacchette allo stesso tempo. Quindi fai il minimo per
renderti
utile al nostro scopo per piacere.” Mi illustra il punto
della situazione con
disinvoltura.
E’
un discorso sensato il suo. Crudele ma
sensato.
Lo
fisso un po’ inebetita. Mi riesce
difficile credere che abbia davvero solo quindici anni.
“Che
hai? Ti sei offesa?” Mi domanda
speranzoso.
Faccio
spallucce.
“No.
Niente affatto.” Replico. E non sto
mentendo.
Lui
sbuffa, chiaramente deluso.
In
quel momento una cameriera troppo
truccata sbatte con malagrazia la mia ordinazione sul tavolo.
Hot-dog
e birra media.
Inizio
a sbocconcellare il mio panino di
malavoglia, sotto lo sguardo vigile di Mello.
“Lo
mangerò tutto, piantala di tenermi
gli occhi addosso.” Borbotto infastidita.
Lui
non distoglie lo sguardo, felice di
aver trovato un sistema per darmi sui nervi.
Per
distrarmi tracanno una generosa
sorsata di birra.
“Vacci
piano con quella roba. Ci manca
solo più che ti ubriachi!”
Si oppone
allarmato.
“Io
non sarò tua madre ma tu senza dubbio
non sei la mia. Quindi non rompere.” Metto in chiaro.
Per
un po’ nessuno dei due parla mentre
io consumo il mio pessimo pasto.
Un
ottimo incentivo per fare la spesa
domani.
Terminata
la cena, sbircio il mio bizzarro
compagno di sottecchi. E’ intento a rosicchiare il suo
amatissimo cioccolato
assorto nei suoi pensieri.
“Toglimi
una curiosità, come ti sei
procurato quel documento falso?” Gli chiedo a bruciapelo.
“
In cambio di favori.” Controbatte con
noncuranza.
Strabuzzo
le palpebre, allibita e
incapace di spiccicare una sola parola.
Lui
se ne accorge e esclama tra il
furibondo e il costernato:” Ma cosa ti dice il cervello?
Parlavo di furti e
altri lavoretti del genere.”
“E
questo dovrebbe farmi sentire meglio?”
E’ il mio turno di inalberarmi. Anche se in realtà
sono sollevata.
“
Quei documenti servono a entrambi. E ci
servono anche soldi.” Mi fa presente pratico.
“Come
ti ho già detto, da parte ne ho.”
Gli rammento.
“Non
basteranno per l’indagine che devo
svolgere. E non
è solo una questione
economica. Si tratta di contatti.” Afferma deciso.
“Come
può tornare utile invischiarti
nella criminalità organizzata?” Domando scettica.
“I
mezzi tradizionali mi sono preclusi da
quando ho lasciato la Wammy’s House. E’ Near che ne
ha la totale esclusiva
adesso. Quindi
bisogna trovare una via
alternativa. Kira uccide i criminali no? Di conseguenza
loro devono aver raccolto un sacco di
informazioni sul suo conto per cercare di tutelarsi.”
E’
perfettamente coerente. Ma
inaccettabile.
“Non
ci sto. Non posso tollerare che un
ragazzo della tua età metta a repentaglio la sua vita per un
mio…” Farfuglio
combattuta tra il desiderio che raggiunga l’obbiettivo e gli
scrupoli morali
per il modo in cui intende perseguirlo.
“Ma
non capisci? Lo farei comunque!”
Taglia corto lui già di nuovo prossimo a dare in
escandescenze.
“Allora
perché diavolo mi sei rimasto
appresso tutto questo tempo?” La domanda sorge spontanea.
Lui
abbassa gli occhi, perdendo
istantaneamente il suo agguerrimento.
“Perché
è un po’ come avere vicino una
parte di lui.” Confessa a voce talmente bassa da essere
appena udibile.
Lo
capisco. Dio se lo capisco.
“Per
me è lo stesso.” Gli vado in
soccorso.
“Davvero?”
Improvvisamente sembra quel che
dovrebbe essere. Solo un ragazzino.
Annuisco.
“A
volte me lo ricordi un po’.” Mi
sorprendo ad aggiungere pur accorgendomi di essermi addentrata in un
territorio
pericoloso. Parlare di Lui è rischioso per me.
Mello
però sorride. Sorride davvero. Sembra
totalmente un’altra persona privo della sua abituale
espressione irrequieta.
“Tornando
a noi ti ripeto che non mi
piace affatto che tu ti vada a impegolare con dei
malviventi.” Torno alla
carica un po’ perché la faccenda mi preme davvero
e un po’ perché non sono in
grado di sostenere ancora a lungo quel sorriso aperto e cristallino.
Preferisco
il solito grugno.
“Il
fine giustifica i mezzi.” Obietta lui
continuando, mio malgrado, a sorridere.
Mi
arrendo e smetto di guardarlo perché
in quel momento, mi ricorda Lui in maniera insopportabile.
*
Una
volta a casa la prima cosa che faccio
è alzare il riscaldamento al massimo.
Effettuata
quell’operazione, mi
rendo conto di non avere idea di cosa fare.
E’
la prima sera dopo
settimane che non sono rintanata in
camera inconsapevole del susseguirsi delle ore.
Di
conseguenza mi trovo spiazzata.
Mello
non mi rivolge la parola perché l’ho
costretto ad abbandonare la moto rubata e tornare indietro in tram.
Per
tutto il viaggio non ha fatto che
ripetermi che odiava quel mezzo, me e le mie pretese del cazzo.
Insieme
agli autobus, alle metropolitane
e alle automobili. Praticamente tutti i veicoli con un tetto.
Sostiene
che lo facciano sentire
inscatolato.
Una
persona con delle reazioni normali
probabilmente l’avrebbe già massacrato di botte.
Per
fortuna di entrambi non è il mio caso.
Visto
che la televisione non mi attira e
non ho libri da leggere, decido di estrarre dal fondo di una delle mie
valige
il mio blocco da disegno, inutilizzato da mesi.
Prima
di cominciare tempero
meticolosamente la matita.
Non
penso a nulla mentre i primi tratti
affiorano sulla superficie del foglio.
Lascio
vagare la mano e la mente,
entrambe libere.
Poi
riconosco il viso che sto abbozzando
senza nemmeno rendermene conto e sussulto.
Emetto
un verso strozzato ritrovandomi a
contemplare i Suoi occhi e quella massa di arruffati capelli neri che
non si
curava mai di tenere sotto controllo.
Immediatamente
accartoccio il foglio e lo
butto per terra.
Mello,
che ha assistito alla scena senza
che me ne accorgessi, lo raccoglie e senza degnarlo di
un’occhiata lo getta
nell’immondizia.
Gliene
sono grata.
“Puoi
fare un ritratto a me. A patto di
distruggerlo non appena è finito.” Butta
lì.
Io
mi limito ad annuire.
Poi
mi concentro sul suo volto per
riportarlo sulla carta il più fedelmente possibile.
*
“Sei
brava.” Mi dice mentre si contempla
raffigurato sul foglio. Poi lo straccia. Ha un’espressione
curiosa tuttavia nel
compiere quel gesto. Quasi di rimpianto.
“
Grazie.” Replico io semplicemente.
Sono
esausta, ma è una stanchezza sana rispetto
al consueto.
“Così
è questo che fai.” Osserva ancora
lui scartando una nuova tavoletta di cioccolata.
Io
gli scocco un’occhiata interrogativa.
“Per
vivere intendo.” Aggiunge
staccandone un morso sostanzioso.
“Che
facevo.” Rettifico io.
“Come
conti di fare adesso?” Mi chiede
evidentemente in vena di inquisizioni, masticando rumorosamente.
“
Mio nonno mi ha lasciato dei soldi.
Finché durano penso niente. Poi si
vedrà.”
Caspico
da me che come piano non è
incoraggiante.
“E
i tuoi genitori?” Vuole ancora sapere.
“Non
ci parliamo.” Lo rendo partecipe.
“Ah.”
“E’
una storia banalissima in realtà. Ho abbandonato
giurisprudenza per dedicarmi al disegno e a loro non è
andata giù.” Spiego
tranquillamente.
“Avresti
fatto bene ad accettare l’eredità.”
Dichiara Mello senza
preamboli.
“Perché
tu l’hai fatto?” Obietto io.
“No.”
Ribatte.
Ci
guardiamo negli occhi una frazione di
secondo.
Poi,
senza una ragione precisa, scoppiamo
a ridere come dei pazzi.
Note
dell’autrice:
MyRose:
Come
sempre
non ho parole per esprimere come il tuo apprezzamento per il mio modo
di
scrivere mi renda felice e orgogliosa! Grazie davvero mia cara!
Augurandomi che
questo capitolo non ti deluda, ti abbraccio forte! (Non ti aspettavi
che sarei
stata così celere dopo mesi di attesa vero? XD Bacissimi
Nuit:
Ciao!
Mi fa molto ma molto piacere che la storia ti piaccia e ancora di
più che i
personaggi risultino convincenti! Emily probabilmente
attraverserà delle fasi
in cui sarà in preda a una profonda depressione viste le
circostanze, ma
cercherò sempre di non rendere la lettura troppo gravosa e
di sdrammatizzare
con momenti più leggeri! Quanto a Light non devi
preoccuparti..Anche se sono di
una fazione opposta (XD) la sua figura in questa fan fiction
sarà solo
marginale per cui ti anticipo già che non corre rischio di
essere ucciso da
Emily che poverina è proprio un po’ malmessa per
riuscire nell’impresa..Ma ora
basta spoiler che sennò ti passa la voglia di
leggere…Alla prossima cara ^_^