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Autore: jinajin    02/11/2010    1 recensioni
E se un giorno il rapporto tra Nami e Zoro si invertisse?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I - Una settimana infernale

 
Il primo ordine di Zoro fu l’annullamento del suo debito che aveva con Nami.
Lei stava per ribattere, ma lo sguardo serio di Robin le impedì di aprir bocca.
E così, i milioni di berry che Zoro doveva a lei, non le sarebbero mai tornati indietro. Così lei perse il motivo di ricatto verso Zoro. Tutta arrabbiata sbatté la porta della sala da pranzo. Il tonfo percosse tutta la Thousand Sunny. 
-Grazie Robin. Ma come mai hai scelto me?- chiese Zoro all’archeologa.
-Mi annoiavo. E così ho pensato che vedere Nami umiliata sotto di te sarebbe stato uno spettacolo da non perdersi, tutto qui- rispose Robin, tutta contenta.
Mai mettersi contro questa donna, è un diavolo,pensò Zoro, intimorito.
 
                                                                       *
 
Giacché a Zoro non sarebbe mai più capitata una situazione simile, dette ordini impossibili alla povera Nami. Voleva vendicarsi per tutto quello che lei gli aveva fatto passare per quel dannato debito, oramai inesistente. Per primo Nami dovette ripulire le sue spade, poi fare ordine nella collezione di sakè, e per più importante, fare il turno di guardia di notte al posto di Zoro.
-Mi tratta come uno schiavo, quel marimo- si disse Nami tra sé e sé, mentre girovagava per il ponte di notte, facendo appunto la guardia.
L’aveva fatta lavorare tutto il giorno, solo per farlo divertire. A quel pensiero, Nami s’infuriò. Avrebbe voluto strozzare quel buzzurro, ma doveva mantenere la parola data. Robin la teneva in pugno. Si sentiva una colossale idiota per essere caduta nella trappola della compagna. Era furba e si era approfittata di lei, grazie ad una scommessa. Quando si trattava di scommesse dove poteva ricavarne qualche berry, Nami ci si fiondava senza pensarci su. Ma grazie a quella mossa stupida, il debito di Zoro era stato annullato. Non poteva più ricattare lo spadaccino come le pareva. Le piaceva averlo sotto i suoi ordini. A fare le cose per lei.
Ora è quello stramaledetto imbecille che mi ha in pugno! E chissà cos’altro ha in mente di farmi fare domani, a quel pensiero la ragazza tremò.
La notte passava tranquilla, non le parve senso fare la guardia quando poteva benissimo starsene a letto per dormire. E poi si annoiava a morte. Notò che una leggera brezza scompigliava i rami senza frutto dei suoi mandarini. Salì sulle scale che portavano verso la poppa della Sunny e si mise ad ammirare i suoi bellissimi mandarini, che curava con tanto amore ogni giorno. Non era stagione per i mandarini così si spiegava la mancanza dei frutti. Anche se erano in mezzo all’oceano, le piante sapevano esattamente che stagione fosse.
L’alba arrivò raggiante, così la ragazza scese nella stiva per andarsene a dormire nel suo letto.
Ma qualche ora dopo, qualcuno bussò di troppo alla sua porta. Nami si alzò e aprì la porta, mezz’addormentata.
Eccolo lì il buzzurro, con il suo sorriso sghembo. Un ghigno che presagiva un’altra giornata infernale.
-Zoro, puoi almeno farmi riposare il giusto prima di torturarmi?- lo supplicò la rossa.
Lui non si fece ammaliare dal tono melenso della ragazza. Voleva vendicarsi a tutti i costi. La trascinò sopracoperta e le ordinò di pulire al posto suo. Lei, ancora in camicia da notte, gli lanciò il secchio con l’acqua sporca addosso. Zoro, in un lampo, affettò il secchio con una delle sue tre spade, ma il risultato fu che si bagnò comunque. Adirato, si mise a inseguire la ragazza per tutta la nave.
-Maledetta, come osi disubbidirmi!- gridò lui quando la acciuffò.
Lei, oramai senza fiato e con un sonno terribile si accasciò a terra, sulle ginocchia.
Prese fiato e poi gli rispose che era esausta.
-Colpa tua, se ti metti a correre così per tutta la nave!- la rimproverò lo spadaccino.
Nami si sentì ribollire. Lui le faceva fare la guardia di notte ed esigeva pure, quando lei era a pezzi. Letteralmente a pezzi. A quel punto Zoro notò che lei aveva ragione.
-Allora ti ordino di dormire per un po’!- disse lui, nel suo solito tono rude.
Nami si stupì. Quello era un ordine? Lasciò perdere il repentino cambio di Zoro e si fiondò in un letto qualsiasi.
 
Al risveglio, si ritrovò nella camera di Zoro. Neanche si era accorta di essere finita lì. Si sentiva fresca e riposata. Decise di approfittarsi dell’assenza dello spadaccino per farsi una doccia. Una doccia rilassante e ricaricante allo stesso tempo, molto meglio di un caffè. Uscì dal bagno, avvolta in uno asciugamano striminzito e si diresse verso la sua stanza. Ma davanti alla sua stanza la attendeva un’amara sorpresa. Zoro era lì per esigere altri ordini. Stava per ordinarle qualcosa, ma appena la vide si zittì. E si rivolse al muro, per evitare di guardarla. Era letteralmente imbarazzato e non volle farlo vedere alla navigatrice.
Ma non ha neanche un briciolo di pudore ‘sta qua, pensò lui.
Lei non si sentiva per niente in imbarazzo. Infatti, spesso andava al giro in abitini succinti e bikini da far paura. Ma Zoro non l’aveva mai guardata in modo lascivo. Era l’unico che non la vedeva come una donna, in tutta la ciurma. A parte i bambini come Rufy e Chopper. Si sentiva un poco offesa.
Visto il silenzio di Zoro, lei lo ignorò e andò in camera sua per vestirsi. Si mise una delle sue solite canotte e una mini a pieghe. E le sue infradito preferite.
E poi arrivò il solito bussare brusco di Zoro. Lei gli disse di entrare. Zoro aprì la porta e fu pervaso dal profumo di mandarino. Era il profumo preferito della ragazza.
-Accidenti, come te anche la tua stanza puzza di mandarino!- le disse lui.
-Ma quale puzza! Tu non ne sai proprio niente di cose simili, già te che puzzi sempre di sudore e rum!- ribatté lei, stizzita.
La ragazza l’aveva offeso, ma lui rimase indifferente. Cosa c’era di male nell’odorare di uomo? Non la capiva proprio.
-Visto che spruzzi di energia, puoi anche andare a pulire la coperta. Il secchio che m’hai tirato è stato aggiustato da Franky. Vai e divertiti a pulire, donnaccia!- disse lui, indicandole le scale che si vedevano dal corridoio.
Lei sbuffò e s’incamminò per la coperta. Zoro stava per seguirla, quando qualcosa in particolare catturò la sua attenzione. Sulla scrivania c’era qualcosa che scintillava abbastanza, nonostante la poca luce presente nella camera. Zoro si avvicinò e raccolse l’oggetto scintillante. Non aveva mai visto una cosa del genere.
Era a forma di clessidra e fatta di cristallo, di colore azzurrino che risplendeva. E al suo interno c’erano vari oggettini come perle, zaffiri, diamanti e rubini. Lo girò e vide che sotto quel mucchio di preziosi si nascondeva una pietra dal colore vagamente familiare. Una pietra a forma di arancio, anzi mandarino, che brillava di una luce arancione particolarmente forte. Mentre osservava meravigliato l’oggetto, fu chiamato da Rufy che lo voleva in coperta. Spaventato all’udire il suo nome, senza pensare mise l’oggetto nella tasca. Come fosse stato scoperto con le mani nel vassoio di marmellata. Raggiunse il ponte. Rufy gli chiese di partecipare all’ennesimo turno di giochi. Essendo il capitano, Zoro non poteva rifiutarsi e partecipò a malavoglia. Mentre giocava ad acchiapparello, notò che nonostante tutto, Nami si stava impegnando. Era una ragazza che manteneva la parola data, dopotutto.
Più tardi, il cuoco chiamò tutti per il pranzo. Nami, rasserenata all’idea di riposarsi e mangiare, andò in camera per cambiarsi. Mentre si cambiava notò che qualcosa mancava. Il solito scintillio del suo oggetto preferito non c’era. Allarmata guardò sopra la sua scrivania e non trovò la clessidra. Come una forsennata si mise a cercarla nella sua camera. Non c’era traccia della clessidra. Piena di sconforto e rabbia dette un calcio violento alla sua sedia, che andò a scaraventarsi sulla porta, rompendosi in vari pezzi.
-Puoi dire addio alla tua sedia, Nami. Franky si è stancato di aggiustare le cose che rompi!- disse qualcuno che stava all’entrata della camera.
Nami alzò lo sguardo e vide Zoro.
-Che è successo?-.
Lei gli disse che non riusciva a trovare una cosa. D’instinto Zoro mise una mano nella sua tasca e tastò l’oggetto di prima. Stava per ridarglielo, ma arrivò Robin per chiamarli per mangiare.
Glielo darò più tardi, pensò lui.
 
Il pranzo terminò con i soliti commenti positivi della ciurma. Sanji era un cuoco dalle abilità incredibili. E anche se a malincuore, anche Zoro si complimentò con lui.
-Ragazzi, anche marimo m’ha fatto i complimenti!-  disse Sanji pieno di sé.
Al sentirsi chiamare marimo, lo spadaccino afferrò un coltello e sfidò Sanji.
-Stai in guardia, sopracciglio ridicolo!- gli gridò lui.
Gli altri, ormai abituati ai litigi dei due, li guardarono divertiti mentre si sfidavano a suon di coltelli. Zoro non trovò più divertente la situazione, quando il cuoco gli aveva dato un calcio in pieno stomaco, facendolo inciampare. E con la caduta si sentì un fragore di vetri rotti. La clessidra di Nami si era rotta.
Uh-oh,pensò lo spadaccino quando vide Nami che constatò che era la sua clessidra a rompersi. Lui si aspettò la solita sfuriata, ma stavolta sul volto della ragazza apparve un’espressione davvero triste. La vide raccogliere i frammenti, uno alla volta, finché non si tagliò. Stava per avvolgerle il dito tagliato con una tovaglietta, quando lei lo spinse via. Era fuori di sé. S’aspettò il solito pugno della ragazza, ma invece vide che delle lacrime le stavano rigando il viso. Non l’aveva più vista piangere in tal modo dalla sconfitta della ciurma di Arlong.
-Zoro, ma guarda che hai combinato!- disse Robin, mentre indicò a Chopper la ferita di Nami.
La piccola renna tirò fuori il suo armamentario medico e si occupò del taglio.
Zoro rimase a terra, allibito. Aveva ferito sia i sentimenti di Nami sia il suo dito.
Capì dallo sguardo pieno di odio che la ragazza gli stava rivolgendo, che non l’avrebbe mai perdonato.  E anche scusarsi sarebbe stato inutile, perciò si confinò nella sua camera. Non voleva incappare nell’ira della ragazza e del resto della ciurma. Far piangere Nami non era perdonabile. 
   
 
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