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Autore: LoveChild    03/11/2010    10 recensioni
Mia personalissima visione di cosa accade all'inizio del secondo settimo anno di Pansy Parkinson. Qui troveranno risposta le due ricorrenti, almeno nel mio cervello, domande: perché non sta più con Draco? Che fine fa dopo Hogwarts?
Essendo una One Shot molto lunga sarà divisa in due capitoli.
Seconda classificata ai parziali del primo turno del contest 'Il Club dei Duellanti' indetto sul forum di EFP da Lilyblack, Fabi e Vogue.
Terza classificata al contest "Emozioni" indetto da nefene.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Sorpresa | Coppie: Draco/Pansy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Club dei Duellanti by Fabi, Lilyblack & Vogue' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono (esclusi gli eventuali OC, ovvio, e chi me li tocca lo mangio u.u), ma sono proprietà di Madam J.K. Rowling (beata lei...).



Questa fan fiction si è classificata seconda al primo turno del contest 'Il club dei Duellanti' indetto da Fabi, Lilyblack e Vogue. 
Questa fan fiction si è classificata terza al contest "Emozioni" indetto da Nefene. 
È una one shot ma per comodità sarà divisa in due capitoli alla fine dei quali posterò il giudizio delle giudicesse. 

Autore:
 LoveChild
Personaggi principali: Pansy Parkinson, Hermione Granger
Pairing: Draco/Pansy
Genere: malinconico, generale
Rating: verde
Avvertimenti: leggermente (secondo me xD) OOC, potrebbe essere What If ma non ne sono certa, One Shot 
Introduzione: Mia personalissima visione di cosa accade all'inizio del secondo settimo anno di Pansy Parkinson. Qui troveranno risposta le due ricorrenti, almeno nel mio cervello, domande: perché non sta più con Draco? Che fine fa dopo Hogwarts?
Note dell'autore: all'inizio mi piaceva. Avevo idee grandiose per lei e per la storia! Mi ero fatta davvero un viaggetto niente male... E poi? Poi pluf si è spappolata! ç_ç Giuro non ho idea di cosa sia successo ma è defunta durante il corso le manca la polvere di fata! T.T Ok sto impazzendo et divagando ma davvero vorrei scusarmi perché dovrete leggere questa strana cosa. Per non parlare del titolo! =.=





La libertà come atto d’amore

 

 


 
 
 
Siedo a gambe incrociate davanti alla tomba di Silente. È un posto così strano per una come me. Nessuno viene mai qui, non ne hanno bisogno, loro lo portano nel cuore. Ma io? Io, piccolo insetto, non ho diritto a questo sollievo. Il mio cuore sta appassendo. Io, sto appassendo, perché so, io so.
Sono cosciente di ciò che devo fare dall’inizio dell’anno scolastico, da quando ho rimesso piede in questa scuola; da quando ho rimesso piede nel posto dove io stessa ho firmato la mia condanna a morte…

 
Fu uno sforzo immane, per lei, alzarsi, più di quanto avesse immaginato. Alzò il braccio tremante e urlò con quanto fiato aveva in gola: «Ma è laggiù! Potter è laggiù!Qualcuno lo prenda!»
Prima il tavolo di Grifondoro, poi subito dopo quelli di Corvonero e Tassorosso si alzarono in piedi a fronteggiarla con le bacchette alzate e lo sguardo pieno di disgusto. Li guardava sconvolta: come potevano non capire?
«Grazie, signorina Parkinson» la voce della professoressa McGranitt la raggiunse come dal fondo di un lungo tunnel e la investì in pieno. «Uscirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto della tua Casa è pregato di seguirti».
No!Voleva urlarlo. Non capite!Non capivano davvero, non si trattava del sangue, quella volta, si trattava delle loro vite. Aveva visto gli occhi terrorizzati di Mandy Supper vagare per la sala e, per la prima volta, si era sentita in dovere di difendere qualcuno. Erano purosangue, certo, ma questo non significava che sarebbero stati risparmiati, non aveva dimenticato la Battaglia dell’anno precedente. Era solo un baratto, un baratto! La vita di Potter per quella di centinaia di studenti.Era forse poco? Ma non l’avevano ascoltata. Aveva aperto la fila portandosi via, per mano, la piccola Mandy. Aveva persino dimenticato di controllare dove fosse Draco.

 
Non ho capito immediatamente a cosa avrebbe portato il mio gesto sconsiderato, ma con il tempo ho assorbito questa verità come un dogma:
Sarebbe potuto essere per sempre, invece,abbiamo raggiunto la fine. Non possiamo stare insieme, io e Draco, non più.
-Che bugiardo!- mormoro arrabbiata. Un sospiro affiora sulle mie labbra, ma è davvero colpa sua? Me lo chiedo seriamente mentre fisso la lapide bianca davanti a me. No, non è sua la colpa, non del tutto, almeno.
La neve comincia a cadere, sapevo che sarebbe successo. È per questo che sono venuta qui, in questo posto così vuoto, all’apparenza. Ci vengo spesso e ho capito di non essere sola, ci ho messo un po’, come sempre, ma ho capito anche questo. Non sono stupida, solo lenta, sono così lenta perché ogni volta che ho capito appieno qualcosa questo mi ha portato solo sofferenza.
Capiredi essermi mostrata una codarda indegna davanti a tutta la scuola mi ha reso chiaro di dover rinunciare a Draco. Cosa ho provato? Dolore? No, molto peggio, un vuoto siderale.
Capiredi non essere sola davanti a questa lapide mi ha mostrato quella magia di cui Albus Silente parlava sempre, l’amore. Un amore così grande provato per gli altri e dagli altri per lui che continua imperterrito ad agitarsi nello stesso luogo dopo anni, conservando l’essenza di una persona che dovrebbe essersi annullata con la morte. Silente è ancora ad Hogwarts come aveva predetto molti, molti anni fa: ‘Non me ne sarò mai veramente andato, fino a che in questa scuola qualcuno mi sarà fedele’. E pensare che avevo riso a quelle parole.
Una domanda mi assilla mentre la neve continua a cadere: cosa può fare un piccolo insetto disamorato e abbandonato come me?
Devo parlare con Draco, lo so. È la scelta giusta, ma io non ho mai fatto nulla di giusto. Non sarei dovuta andare via con Mandy, l’avrei dovuta accompagnare e poi sarei dovuta tornare. Non per Potter, non per Hogwarts, forse neppure per il mondo magico, ma per Draco e per me stessa, per potermi sentire una persona degna di questo nome; ma io non faccio scelte giuste. Io faccio scelte facili.
Devo liberare Draco, liberarlo da me, lo so, ma la neve che cade ha un suono così dolce e io voglio continuare ad ascoltarlo, e poi è così soffice, come un morbido letto di piume…
 
 

***

 
-Cosa è successo?- No, vi prego, fate silenzio…
-L’hanno trovata addormentata coperta da uno strato di neve- Daphne…
-Chi l’ha ritrovata?- Sempre domande, eh Millicent?
-Hermione Granger, l’ha portata di corsa in infermeria con il Levicorpus!- Granger, non potevi semplicemente lasciarmi lì? Ora ti devo anche la vita…
L’infermeria della scuola era avvolta nella semi oscurità, due persone parlavano, poco lontane dal letto in cui giaceva Pansy Parkinson, sussurrando per non svegliarla.
Silenzio, silenzio! Non sono in coma! Vi sento! Lasciatemi dormire ancora, non voglio sapere, né vedere, lasciatemi andare!
-Draco?- Zitta! Millicent, zitta!
-Christina è corsa a chiamarlo- Spinks, non avevi altro da fare?
La porta dell’infermeria si spalancò con violenza. Draco Malfoy si rivolse a Daphne Greengrass con aria preoccupata:-In poche parole, Daphne, cosa è successo?
-L’hanno trovata sotto la neve, davanti alla tomba di Silente. Si era addormentata ed è andata in ipotermia. E, per favore, Draco abbassa la voce sta riposando!
-Draco…- la voce di Pansy fece trasalire tutti i presenti.-Ti avvicineresti per favore?
Il tono di voce era tranquillo e piatto, come se nulla fosse successo, come se non si fosse fatta cullare dalla neve per riuscire a riposare per sempre.
Il ragazzo si avvicinò al letto e lei si alzò a sedere fissandolo negli occhi.
-Cosa ci facevi addormentata sotto la neve, Pansy?- ringhiò il giovane, stringendole forte la mano. Sorridendo amaramente si sottrasse alla sua stretta: -Noi non possiamo più stare insieme, Draco.
Daphne, Millicent e Christina restarono agghiacciate a guardarla, come se fosse pazza.
-Uscite!- sibilò Draco.
-No!- rispose Pansy, più duramente di quanto avesse voluto –Restate.
-Cosa ti prende Pansy? Sei forse impazzita?
-Vattene! Non c’è motivo perché tu resti ancora.
-Pansy chi pensi di essere per trattarmi così?- sputò arrabbiato Malfoy. La ragazza si sfilò l’anello di fidanzamento dal dito e glielo porse.
-Puoi tenertelo, non so più che farmene.
-Voglio una risposta!
-Malfoy cos’è che non ti è chiaro? Sparisci dalla mia vista!
-Non prima che tu mi abbia spiegato cosa ti prende!
-Semplice non ti voglio più. Non mi servi più.
Una mano candida colpì la guancia della ragazza, Malfoy le aveva dato uno schiaffo. Non le aveva mai dato uno schiaffo, non l’aveva mai trattata duramente. Per tutta risposta Pansy scoppiò in una fredda risata canzonatoria:-Queste reazioni isteriche lasciale alle bambine del primo anno, Malfoy, pensa a mantenere un contegno piuttosto!
-Te ne pentirai, Parkinson.- Già lo sto facendo, Draco, mi sto dannando, non vedi?
Il giovane se ne andò sbattendo la porta. Poco dopo Daphne lo seguì lanciando a Pansy uno sguardo che sapeva di scuse, mentre le altre ragazze restarono in infermeria.
Ti prego, Daphne, fai qualcosa per lui. Ancora non lo sa, ma lasciarlo farà la sua fortuna.
 

***

 
Nessuno doveva sapere. Alle domande delle altre aveva dato solo risposte vaghe, ma c’era qualcuno con cui doveva parlare. Qualcuno che doveva aiutarla.
Guardò esitante il ritratto che le si parava davanti, mai avrebbe pensato di giungere fin lassù, fra i coraggiosi Grifoni. Non aveva mai pensato di dover strisciare fino alla culla dei puri di cuore.
-Vorrei parlare con Hermione Granger, per favore.- mormorò alla signora vestita di rosa che alloggiava nella ricca cornice.
-Chi sei, ragazza?- chiese curioso il quadro squadrandola da capo a piedi, non vedeva un Serpeverde dai tempi di Severus Piton e Lily Evans.
-Pansy, sono Pansy Parkinson.
-Ah!- la donna alzò un sopracciglio e la guardò severamente –Sei quella che voleva vendere Potter al Lord Oscuro! Perché mai dovrei chiamare la Caposcuola Granger? Chi mi dice che non vuoi affatturarla?
Discutere con un quadro non era quello che le premeva in quel momento, così decise di andarsene, avrebbe trovato un altro modo per parlare con la Granger in privato.
Erano passati quattro giorni da quando era uscita dall’infermeria e una settimana da che si era addormentata sotto la neve e non era successo ancora nulla. Era solo questione di tempo, lo sapeva, prima che la furia di Draco Malfoy si abbattesse su di lei come un’onda. Questo, però, non la preoccupava, sapere di essere ancora il centro dei suoi pensieri la faceva sentire, a suo modo, al sicuro…
Camminava lentamente per i corridoi vuoti, attaccata al muro, con la testa bassa e i libri stretti al petto. Non era più Pansy Parkinson, non era più l’altezzosa ragazza che aveva frequentato la scuola negli anni precedenti, colei che si era fatta odiare e temere: Pansy Parkinson era morta, morta con la consapevolezza di aver perso Draco Lucius Malfoy per sempre.
Si infilò silenziosamente in biblioteca e si sedette ad uno dei lunghi tavoli. Nessuno si sedeva mai accanto a lei, nessuno tranne Daphne, Millicent e Christina, e Draco, fino a pochi giorni prima. Non era più il centro dell’universo serpeverde, non era più nulla.
Non voleva studiare, voleva soltanto stare in un luogo dove fosse impedito parlare ad alta voce, dove per tutti tacere fosse un imperativo categorico. Lasciò i libri sul tavolo e si avviò pigramente verso la sezione di zoologia. Aveva appena scelto un libro sugli unicorni quando un urlo si alzò dalla sezione dove si trovavano i tavoli. Pansy corse verso il suo e si fermò di botto quando vide cosa aveva provocato il trambusto: c’era un topo morto e sanguinolento spiaccicato su i suoi libri. Esalò un sospiro di rassegnazione e mentre tutti la osservavano mormorò: -Mus evanesca.
In quello stesso momento le si avvicinò madama Prince che le chiese spiegazioni. Pansy le fornì un veloce resoconto di quello che era accaduto, ovviamente non sperava che qualcuno dicesse chi era stato e, ovviamente, lei sapeva benissimo chi era l’artefice della cosa. Conosceva talmente bene i metodi di Draco che non ci aveva messo molto a capire che quello che aveva trovato sui libri altro non era che il biglietto da visita per quella che sarebbe stata un’interessantissima festa, la sua festa. Firmò il registro della biblioteca per poter prendere in prestito il libro sugli unicorni, raccattò i suoi libri e sperò ardentemente di incontrare Hermione Granger al più presto.
 

***

 
Uno, due, tre. Davanti al grande specchio nel dormitorio femminile di Serpeverde Pansy contava i lividi sulla sua pelle. Persone che casualmente la urtavano, casualmente la sbattevano contro il muro. Lividi che magicamente macchiavano la sua pelle. La ragazza sospirò e cominciò a chiudere i bottoni della camicia della divisa: non si rifiuta un Malfoy, mai. Si stava allontanando, stava diventando un fantasma, neanche le sue amiche riuscivano più a comunicare con lei. Stava volando via, solo il suo corpo rimaneva dolorosamente ancorato a quella scuola che le suscitava ricordi dolorosi, mai i suoi occhi, la sua mente, erano volati già lontano. Pansy era già morta, era volata via tra gli angeli, era ormai fra gli
angeli luminosi e dannati, consumata dall’amore. Mentre si annodava la cravatta verde argento si chiese perché, se l’amore era la più grande magia, quello sconfinato che sentiva per Draco l’avesse definitivamente condannata ad una vita di dolore, condannata a consumarsi come una candela che brucia. Bugiarda. La voce della mente si ribellò. È tua la colpa, tua e delle tue azioni sconsiderate.  
Si stava dirigendo verso l’aula di trasfigurazione quando, alla fine del corridoio, vide Hermione Granger chinata a raccogliere alcuni fogli che si erano sparsi a terra. È la tua occasione, Pansy.
Quando fu vicina ad Hermione si chinò e l’aiutò a raccogliere i fogli rimasti.
-Granger- parlò a voce bassa ma chiara e limpida –volevo ringraziarti per quello che hai fatto.
Hermione alzò di scatto la testa e rispose con un cenno della testa alla Serpeverde, le sue iridi castane perforavano Pansy tentando di analizzarla.
-Avrei bisogno di parlare con te, in privato.
La Grifondoro la osservò curiosa. Stette qualche minuto in silenzio e Pansy immaginò quanto fossero difficili le equazioni interiori che si stavano compiendo nella mente della ragazza per deciderle se concederle quella gentilezza.
-Va bene.- si risolse alla fine Hermione –Oggi, a ora di pranzo?
-Sì. Davanti alla tomba di Silente?
Hermione esitò, poi annuì lentamente.
-Buona giornata, Granger.
Senza darle il tempo rispondere Pansy scomparve dietro l’angolo del corridoio.
 

***

 
La neve non cadeva quel pomeriggio, ma tutto era ugualmente coperto di bianco.
Pansy era mollemente seduta sulla neve e osservava intensamente la lapide del suo ex preside. Chissà com’è trovarsi sei piedi sotto terra…
Dei passi alle sue spalle la fecero voltare, Hermione la salutò con un cenno del capo e si sedette accanto a lei.
-Ti ho chiesto di parlare in privato perché ho un favore da chiederti.- disse senza giri di parole Pansy, il silenzio di Hermione fu considerato un invito sufficiente a continuare. –Io devo andare via e per sempre. Via da questa scuola e via dalla Gran Bretagna.
-Parkinson…
-Dico sul serio.- disse guardando per la prima volta Hermione negli occhi –Io voglio e devo andare via di qui.
-Non è tanto difficile,- rispose Hermione con noncuranza –sei maggiorenne puoi lasciare la scuola quando vuoi.
-No- disse Pansy laconica –non devo semplicemente andare via, io devo sparire.
-Cosa?- la voce di Hermione era incredula, non poteva credere che la ragazza parlasse sul serio.
-Io- la serpeverde fece un respiro profondo, le costava confessarsi con Hermione e questo la grifondoro lo capì subito –mi sono lasciata con Draco, perché so bene che dopo ciò che è successo il due maggio scorso stare con me gli nuocerebbe soltanto.- Hermione aggrottò la fronte, il discorso di Pansy era ben poco chiaro ai suoi occhi –Granger…
-Hermione!- disse scorbuticamente la grifondoro, odiava essere chiamata per cognome.
Pansy la osservò perplessa, poi, dopo quello che sembrò uno sforzo non indifferente, riprese il discorso:-Hermione, la guerra è finita, ma credi davvero che le cose siano cambiate? Credi davvero che soltanto perché Potter ha sconfitto Voldemort tutti i pregiudizi siano caduti? La verità è che ci vorrà molto tempo e molta fatica perché le persone cambino idea e non mi riferisco solo a noi purosangue. Lo sto sperimentando sulla mia pelle: i pregiudizi fanno più male dei cruciatus. E come molti di noi non si sono convinti della parità fra purosangue e mezzosangue, le persone che come me si sono compromesse in qualche modo durante la guerra non saranno mai perdonate.- Hermione stava per rispondere ma Pansy continuò –I genitori di Draco hanno compiuto un atto molto coraggioso, o molto furbo a seconda dei punti di vista, ma questo ha permesso loro di non cadere totalmente in disgrazia agli occhi del Mondo Magico, se Draco restasse il mio fidanzato questo sforzo sarebbe totalmente vanificato. Non credere che sia un atto coraggioso il mio, anzi è l’esempio più lampante della mia viltà: avrei potuto lasciare Draco spiegandogli chiaramente i miei motivi, ma lui non l’avrebbe mai accettato perché un gentiluomo non ritira mai la parola data e io avrei finito per cedere, egoisticamente, perché lo amo. L’ho lasciato facendo subdolamente leva sul suo orgoglio e così sono certa di aver estinto ogni traccia di affetto in lui, ma ora devo sparire altrimenti mi schiaccerà.
Hermione stette in silenzio, soppesando attentamente le parole di Pansy, possibile che nessuno di loro si fosse reso conto che in realtà la guerra era appena cominciata?
Fece un respiro profondo e si rivolse alla ragazza:-Volevi consegnare Harry a Voldemort, -astio mal celato nella sua voce –mi hai tormentata per anni e sei sempre stata altezzosa, egoista e cattiva con chiunque ti circondava. Perché dovrei aiutarti?
-Perché te lo sto chiedendo per favore, perché l’unica altra soluzione che avevo mi hai impedito di attuarla.
-Volevi suicidarti?- chiese con voce strozzata.
-Non intenzionalmente.- rispose pacata Pansy –Certo, ripensandoci, avrei risolto tutto, ma, semplicemente, la neve cadeva così dolcemente che non ho potuto fare a meno di abbandonarmi al suo suono.
-La neve non fa rumore.- mormorò Hermione.
-Ti sbagli.- una smorfia attraversò il viso della serpeverde –Tu non senti il suono della neve che cade perché sei felice, ma chi prova dolore si lascia cullare, come ho fatto io, nella speranza di un sonno senza sogni.
-Com’è morire?- chiese bruscamente la Grifondoro.
-Tu dovresti saperlo, sei stata pietrificata dal Basilisco.
-No, quello è diverso,- rispose Hermione sovrappensiero –non ti accorgi di nulla. Non senti nulla.
-Anche addormentarsi nella neve è così, è meraviglioso: tutto scompare e tu stessa diventi nulla.  
Rimasero in silenzio a fissare la lapide di Albus Silente.
-Ti aiuterò.- disse Hermione in un sussurro.
-Grazie.
-Cosa hai in mente?
-Fingerò la mia morte.- disse risoluta Pansy –Principalmente, però, ho bisogno che tu mi aiuti a trovare un altro posto dove andare. Lontano dalla Gran Bretagna.
-Non pensi a tutto il dolore che arrecherai a quelli che ti vogliono bene?- chiese Hermione irritata e stupita da tanto egoismo.
-Se ne faranno una ragione. È più facile superare una morte che accettare un cambiamento, di qualsiasi genere esso sia.
-Quando vuoi partire?
-Vorrei che fosse prima di Natale.- mormorò Pansy chiudendo gli occhi stancamente –Vorrei andare via quando tutto è ancora coperto di neve.



Fine Parte Prima

   
 
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