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Autore: Love_in_London_night    03/11/2010    8 recensioni
Lei cercava la faccia che più la faceva sentire a casa, specialmente quel giorno.
Lui aveva scelto di ritrovare una faccia familiare in un modo alternativo.
Lei aveva scelto le caramelle perchè i pop corn facevano troppo rumore quando venivano masticati, disturbavano.
Lui, beh, aveva scelto i pop corn.
Una distanza colmata. Due chiacchere. Perchè in fondo, le stava simpatico, e le piaceva guardare i film in compagnia. Peccato per quei pop corn!
Ed era solo l'inizio...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci vediamo giù

NOTA: nel capitolo troverete delle frasi incomprensibili... questo perchè b sta per m, e d sta per n. Spero che una volta trovati gli ostacoli, e aver scoperto perchè sono lì, tutto vi sia più chiaro.


 



 

Capitolo 3
 

 Taking away your heart
 

Daphne era iperattiva. Ok, le capitava spesso. Ma oggi lo era più del solito.
Era martedì.
Aveva sentito Tom nei giorni precedenti, e le aveva fatto piacere. Troppo, per essere un ragazzo che aveva visto per una sola volta.
Ogni volta che aveva risposto ad una sua telefonata, si ritrovava ad avere le guance colorate, il cuore imbizzarrito e lo sguardo liquido e luminoso.
Non le capitava da…
No, non le era mai capitato.
Si sentiva felice come mai le era successo in vita sua. E la sua coinquilina aveva notato il cambiamento, ma non glielo fece notare. Tanto Daphne non le avrebbe detto nulla. La riteneva una cosa così importante, da dover essere tenuta nascosta.
Aveva paura che Tom potesse vedere Lilian, o qualche sua compagna di corso, ed innamorarsene. Non voleva correre questo rischio. Non era davvero pronta.
Era invece pronta a distruggere un meteorite, ad attraversare la Manica a nuoto, a guardarsi tutte le serie di Lost – che erano veramente troppo per lei – ma mai, avrebbe rinunciato a quella cena.
La stava aspettando come un bambino attende la notte di Natale, sapendo di trovare poi i regali sotto l’albero. Lei non sapeva cosa aspettarsi, ma sapeva che si sarebbe divertita, e lo avrebbe rivisto. Solo questo le bastava.
Ma era nervosa.
Tom non aveva ancora chiamato.
Erano ormai le sei, e Daphne stava piangendo silenziosamente seduta sul pavimento con le gambe incrociate e le spalle appoggiate al letto. Stava guardando la pioggia scorrere sui vetri della finestra di camera sua, e trovava quello spettacolo tristemente simile alle lacrime che rigavano le sue guance.
Tom, il bastardo spezzacuori, era nel letto. Moribondo.
Dopo l’incontro bagnato di cinque giorni prima – troppo impegnato ad approfittare della compagnia di Daphne prima, e dal suo pensiero poi – si era dimenticato di asciugarsi al suo ritorno da quel fortuito scontro. Pensava che l’ora di calore racimolata da Starbuks fosse servita per asciugarlo a dovere. Erroneamente, si era dimenticato che l’amore scalda, ma non ti protegge dall’influenza.
Nei giorni successivi aveva aiutato gli amici a montare le attrezzature per i vari concerti, e si era esposto alle intemperie di Londra ancora varie volte. E gli era stato fatale.
Era a letto con trentotto e mezzo di febbre, con conseguenti occhi lucidi. Il raffreddore, e il mal di gola. Sarebbe voluto andare alla cena, ma non ne aveva le forze.
Erano le sei, e si sentiva un morto con ancora qualche capacità motoria.
Si svegliò e chiamò Daphne. Aveva aspettato tanto perché sperava di migliorare all’ultimo minuto. Vane speranze.
- Pronto? – rispose con voce roca.
- Daphde, sei tu? – cercò di coprire la voce nasale, ma non ebbe successo.
- Certo! Ma Tom! Cos’hai? Sei sicuro di star bene? – ora era preoccupata. E a Tom non poteva non fare piacere.
- No. Sono balato. Ho la febbre, il raffreddore e la gola bi brucia – fece una pausa per respirare – Bi dispiace Daph, ho chiabato solo ora perché speravo di ripredderbi. La verità è che sto sebpre peggio – e tirò su col naso.
Daph. Era Daph. Le piaceva quel soprannome. Era intimo. Ed era solo di Tom.
Lei, di tutta risposta rise – Vuoi dire che non ti sei dimenticato? - e anche lei tirò su col naso, stava forse piangendo? – Pensavo ti fossi dimenticato…
- Certo che devo sebbrare davvero strodzo, se ti ho dato quest’ibpressiode… - era diventato serio.
- No! Davvero! È solo che… che… - non finì la frase.
- Che? – la esortò il ragazzo.
- Che pensavo non ti importasse nulla di me, ecco.
- E bi preddo l’idfluedza per uda ragazza che dod bi idteressa?! – rise, e tossì perché era rimasto senza fiato – Ti scoccia ribaddare?
Daphne rispose dopo un lungo silenzio – No, però tu fammi un favore, dammi il tuo indirizzo, così ti faccio mandare un brodo di pollo a domicilio che ti farà passare tutto, promesso!
Tom storse il naso, avrebbe voluto ordinare il cinese, ma le attenzioni di quella ragazza gli piacevano, e cedette. Le diede l’indirizzo – E di’ di suodare al cabpadello biadco, ok?
- Ok, va bene!
- Eh? – aveva le orecchie tappate dal raffreddore.
- Ciao Tom, ci sentiamo! – e l’ultima cosa che sentì, fu la sua risata.
Daphne aveva riacquistato il buonumore. Mai avrebbe rinunciato a quella cena, neanche a causa di un’influenza.
 
Poteva avere l’ebola. Poteva avere il tifo, la lebbra o la tisi. Non importava.
Qualcuno suonò, e dopo poco Tom parlò dal citofono – Si?
- Ho l’ordinazione – disse semplicemente.
- Pribo piado – rispose lui con poca convinzione. Era messo male. Già non sentiva bene, ma ora in ogni voce di ragazza, sentiva lei. Appena la ragazza delle consegne gli avesse dato la cena, avrebbe preso una dose doppia di medicinali, giusto per non avere le allucinazioni.
Aprì la porta, e rimase pietrificato: allora le orecchie non gli giocavano brutti scherzi, era proprio Daphne.
Si sfegò gli occhi, e poi si tamponò il naso rosso – Ciao!
- Lo so, ti ho mentito. Ma mi è dispiaciuto sentirti con quella voce, e mi è dispiaciuto ancora di più pensar male di te. Così ho pensato di portarti il brodo di pollo, ma anche la pizza – e sollevò il cartone in segno di pace.
La visione di Tom in quello stato, le riempì il cuore di tenerezza. Le ricordava un cucciolo bisognoso di cure ed affetto. E certo lei non era lì per negarglieli.
- Potresti abbalarti. Lo sai questo, vero?e si soffiò di nuovo il naso, imbarazzato ma felice. Lei era lì per lui. Non aveva rinunciato alla loro serata. Voleva pur dir qualcosa, no?
Daphne entrò e diede un’occhiata a quell’appartamento piccolo ma carino. Era caotico ma vissuto, le piaceva.
Tom invece, era in preda ad una crisi di panico. Gli occhi erano gonfi e lucidi, il naso rosso, indossava la tuta che usava a stare in casa e i capelli non avevano una forma e non erano pulitissimi. E quando si soffiava il naso, si ricordava un elefante mentre barriva.
Si sentiva una ragazza: perché doveva preoccuparsi di queste cose? Perché non poteva aspettarla davanti ad un ristorantino etnico con i jeans che lo fasciavano meglio, la felpa migliore, il capello spettinato apposta per l’occasione, ed un sorriso malizioso? Perché?
Non voleva essere un catorcio, non in quel momento. Stupida influenza!
Ma Daphne non aveva notato nulla di tutto questo. Stava guardando un ragazzo che in tuta le evocava pensieri poco puri, e non avrebbe dovuto, dato che era malato. I capelli arruffati lo rendevano quasi tenebroso, e lei non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
- Vivi da solo?
- Do. Questa casa è ud porto di bare. Ci vivodo adche i biei abici, quaddo sodo id città. Sai, udo è attore, e gli altri sodo cadtadti, sebpre id giro per il boddo – e sistemò alla bell’e meglio il salotto.
- E tu?
- Io? – sorrise – Io lavoro pridcipalbedte id patria, ba ho fatto qualcosa all’estero. Aspetto il bio bobedto – disse nella speranza che quel momento arrivasse presto, lo attendeva da troppo tempo – E tu? Cosa pedsi di fare da gradde?
- Bella domanda! Sto studiando beni culturali. Vorrei fare le restauratrice – e seguì Tom in cucina. Lui prendeva da bere, e lei gli preparava qualcosa per far abbassare la febbre.
Si guardarono e si sorrisero, in perfetta sincronia.
Si sistemarono sul divano, e Daphne costrinse Tom a stare sotto le coperte.
- Ba ho caldo! – si lamentò lui.
- Meglio, è l’effetto delle medicine.
Non ne era sicuro, ma lei poteva pure dirgli che avevano tre nasi, quattro occhi e una coda che le avrebbe creduto.
Era felice che lei fosse lì, non poteva chiedere di meglio. O forse si. Ma sarebbe venuto anche quel tempo, o così sperava.
- Ok, ora ti sembrerò pazza. Ma ti va se mi fermo un po’? Potremmo vedere un film! – e arrossì violentemente.
Tom avrebbe voluto buttare il lettore DVD dalla finestra seduta stante, e saltarle addosso. Ma pensò che non fosse la risposta che lei sperava, e probabilmente sarebbe scappata a gambe levate.
- Si, bi farebbe piacere! – disse entusiasta.
Daphne scelse il primo episodio della saga di Star Wars solo perché almeno avrebbe potuto proporgli di vedere gli altri insieme. Ed erano cinque. Si, si sarebbe assicurata altri cinque appuntamenti. Tom accettò per lo stesso identico motivo.
Il film iniziò e trascorse calmo.
Si lanciavano sguardi nel buio, si erano avvicinati nervosi. Si sorridevano e si sfioravano per caso, ma erano troppo agitati per fare quello che volevano davvero.
Daphne era puntellata sul suo braccio sinistro, ed era rigida quanto un tronco d’albero, Tom era in una posizione simile, non più rilassato di lei di certo.
No, così non poteva andare.
Erano entrambi stufi, ma non sapevano come ovviare a quella situazione.
Daphne stava fissando il profilo di Tom, illuminato dal televisore. Le piacevano i suoi lineamenti e il suo sguardo attento e sicuro. Gli occhi erano chiari, ma non freddi. Non con lei.
Si era persa sulle linee di quel viso angelico e adulto – una perdizione per qualsiasi ragazza – e lui se ne era accorto. Tom la guardò in risposta, sapendo che il bagliore dello schermo avrebbe rischiarato il viso della ragazza. Le accentuava le lentiggini sul naso. E le stava studiando una ad una. Voleva ricordare ogni cosa, ogni particolare.
Senza preavviso lei si allungò verso di lui, e le loro labbra entrarono in contatto.
Rimasero così per molto tempo, senza aggiungere niente a quel bacio. Era per incontrarsi, per assaporarsi. Per sentire se la stretta allo stomaco era reale o meno. Ed era vera, verissima.
La mano si spostò ad accarezzare la mascella di Tom, mentre quella di lui si posò sul collo. Non osavano fare altro, per non interrompere o compromettere il momento.
Solo due labbra a contatto. Niente denti, niente lingua. Lei aveva paura di un rifiuto, e Tom non voleva attaccarle l’influenza. E, soprattutto, aveva paura di non fermarsi più.
Due labbra a contatto, ma in gioco c’era molto di più.
Non era un vero bacio, quanto più un modo per entrare in contatto. Per esserlo davvero.
L’unione finì, e si guardarono felici e sorpresi. Sorrisero entrambi.
Per ora, bastava quello.
Il ghiaccio era rotto, e si sentivano decisamente più liberi.
Daphne si sistemò meglio sul divano, e tirò Tom a sé. Lo fece appoggiare tra il seno e il collo, e lo accarezzò continuamente. Tom si lasciò cullare dolcemente, troppo ebbro da quei gesti così affettuosi. Coprì entrambi con la coperta e si concentrarono sul film.
Piano si stesero sul divano, senza dire mai una parola, e sistemarono un cuscino sotto le loro teste. I loro corpi vicini, la mano di Tom che giocava con quella di Daphne.
I titoli di coda scorrevano sullo schermo, quando Tom si addormentò profondamente. Daphne si girò, appoggiando così il viso nell’incavo del collo del ragazzo, mezza addormentata. Sapeva di doversi alzare e tornare a casa. Ma non voleva. Non aveva il coraggio di alzarsi da quel posto caldo e sicuro.
Ascoltò il battito del cuore di Tom, trovando risposte a domande che ancora non si era posta, e si addormentò tra le sue braccia.

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vale, sono contentissima di saperlo!
solo pian piano ho capito che la storia di Daphne e Tom andava approfondita... solo dopo si è formata, ma sono felice che sia successo!
*____* sublime? SUBLIME? ecco, io ora mi commuovo!
e sarò feliccissimissima di farmi placcare da te!
ovunque vuoi, quando vuoi!
simo, eh, magari ci facesse conoscere il vero Tom... diciamo che vi sto facendo conoscere un'idea che ho di lui!
si, diciamo che ho lasciato perdere i lati per cui è più famoso, ma mi sono concentrata più sulla persona.
spero che anche questo capitolo possa piacerti!
cin, come va il tuo diabete? XD
sono troppo contenta che sti due tonti ti piacciano... perchè anche io mi ci sono affezionata!
e sono ancora più contenta che il racconto in terza persona ti piaccia... perchè ero proprio titubante a riguardo.
siiiiii, anche a me piace una rossa... così, per cambiare un po'!
davvero pensi che Daphne abbia qualcosa di misterioso? a me sembra che sia normale, a parte qualche fissa che la fa diventare veramente strana.
quindi ne sono felicissima!
sabry, ed io sono felice che ti stia continuando a piacere... perchè scrivere di loro due mi piace, anche se è strano.
no, sono decisamente molto sdolcinati, ma meno banali... non potrebbero andare avanti come due comuni mortali, se no che gusto ci sarebbe?
spero che continui a farti sognare!
aryanne, appena trovo un tom vero, vedo cosa posso fare! dici che le poste lo spediscono?! mi informo!
beh, cacchiarola, passare da adone ad umano è un gran passo (indietro forse XD), però sono soddisfatta che esca questo suo lato normale, perchè è proprio come me lo immagino.
aspetto un tuo parere su questo, un bacio
romy, ah, notting hill non l'ho mai visto (non sai le litigate con mia mamma, AMA hugh grant), e sliding doors l'ho visto tantissimo tempo fa... so solo che i tuoi paragoni mi lusingano non poco!
aaaahhh, noooo!
ho fatto entrare un'altra nel giro di tomStu!
ok, mi prendo tutta la responsabilità... mandami il conto delle cure! ahahahaha

   
 
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