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Autore: kannuki    16/11/2005    3 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Certe volte le donne hanno bisogno di una spalla su cui appoggiarsi, senza piangere. Semplicemente un caldo contatto umano che le rassicuri su cosa stanno facendo, sulla direzione che sta prendendo la loro vita.
Certe notti hanno bisogno di dormire e certe altre di fare l'amore per sentirsi vive.
Certe notti Mira si sente sola e ha solo voglia di alzare il bavero della giacca e uscire fuori, affrontare la notte con tutte le sue paure, ticchettando un morbido tango di irrequietezza sul cemento della propria città.
Certe volte Mira si sente di nuovo bambina e osserva le cose che la circondano con l'occhio ingenuo e veritiero che hanno solo i piccoli.

When you try your best but you don't succeed, when you get what you want but not what you need, when you feel so tired but you can't sleep...

Adesso vorrebbe solo volare via, perchè è già sprofondata.
Troppo in basso per cadere ancora.

E' appena arrivata nella sua città, e per la prima volta le è parso di respirare di nuovo. Ha trattenuto il fiato per tutti quei giorni, si è immersa in oceani che non le appartenevano e ne è uscita fuori boccheggiante, pesta e indolenzita.
Si guarda attorno disorientata, cercando cambiamenti che non ci sono stati, se non dentro di lei. 
Guarda quella coppia come si stringe, non sono carini?
Guarda quella tipa, sta male, ha bevuto troppo.

 
Mira osserva perchè il suo lavoro.

'Sei una guardona' 

E tu sei uno stronzo! Alza la testa verso il cielo, sta cadendo una pioggerellina sottile che le inumidisce appena il viso. Le lacrime le scaldano gli occhi, annegandoli in una pozza celeste.
Guida piano fino alla stazione di polizia. Deve farsi vedere. Devono sapere che è ancora viva.

When the tears come streaming down your face, when you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste, could it be worse?

Attraversa la stazione e nessuno la ferma, nessuno la guarda. E' come se fosse invisibile. Arriva davanti all'ufficio di Bronx e sta per bussare quando se lo ritrova di fronte in procinto di uscire per tornare a casa. 
Mira lo osserva aspettando di nuovo quel colpo allo stomaco che le veniva ogni volta che lo incontrava... ma non sente nulla.
E' anestetizzata.
"Ciao ispettore" mormora mentre lui alza la testa e le spara in faccia due occhi penetranti e sorpresi.
L'impatto visivo la fa vacillare: si, c'è qualcosa... un lieve dolore allo stomaco che le fa salire le lacrime sempre di più fino ad annacquare la figura imponente di fronte a lei.
"Mira! Ma quando sei arrivata?!" sbotta studiandola da capo a piedi "perchè nessuno mi ha avvisato?! "urla nel corridoio facendo affacciare parecchi poliziotti. Mira fissa l'ufficio aperto davanti a se e lo trova esattamente come l'ha lasciato.
"Andava meglio così, vero?" sussurra indicando la stanza senza alzare gli occhi su di lui.
"Si, molto meglio. Ma gli occhiali li porto ancora" mormora facendola accomodare dentro e chiudendo la porta.
"La lasceresti aperta?"
Il tono era affrettato, Bronx la guarda senza capire ma l'accontenta. Mira si muove a disagio: un altro posto che non le appartiene."Beh... sono viva. Sto bene" sussurra torcendosi le mani "vado a casa, adesso" 

Si muove barcollando verso l'uscita quando la voce calma di Harvey la blocca "posso accompagnarti? Fa finta che sia la tua scorta personale"  
Mira annuisce accennando un sorriso e un attimo dopo sente la mano sfiorata.
"Mi fa piacere che tu stia bene. Ero molto preoccupato per te" borbotta abbassando la voce per non farsi sentire dagli agenti che transitano casualmente.
Mira lo guarda con l'occhio pesto: è sempre più difficile tenere a bada le lacrime mentre le accarezza la mano e la stringe nella sua, con quell'espressione impenetrabile che va ammorbidendosi, quando la vede 'gocciolare' all'improvviso.
 
Tears streaming down your face when you lose something you cannot replace

Harvey la stringe delicatamente ma quando Mira gli affonda fra le braccia, disperata. L'avvolge in un abbraccio protettivo che la consola solo in parte. 
Chiude la porta e li isola dal mondo esterno, continuando ad abbracciarla. Non sa confortare la gente, lui. Ma va bene lo stesso se non parla, vero?
"Mira... ti porto a casa io. Va bene?"
Sente la sua testa muoversi e non ha capito se un assenso o sta solo utilizzandolo per asciugarsi le lacrime.
E' disturbata da qualcosa che non riesce a capire, ma in quel momento non si pone domande. Si lascia trascinare fuori restandogli aggrappata e abbassando la testa per non farsi vedere in quelle condizioni. Sente il suo cuore che batte violento sotto l'orecchio e lo stringe con forza, staccandosi solo quando arrivano al parcheggio.
Si guarda attorno mordendosi le labbra e stringendo le braccia attorno al corpo. Ha un freddo tremendo. "Harvey, vado da sola, non disturbarti" sussurra bloccandolo. La guarda incredulo mentre la donna alza una mano e lo saluta correndo via, verso la macchina parcheggiata poco distante.

***

Una donna che ha subito un grosso shock non ha molta voglia di parlare e di socializzare. Non ha voglia di dare spiegazioni e non ha voglia di sentirsi chiedere continuamente 'come stai'.

Per la prima volta in vita sua, ringraziò per essere sola al mondo. Si rintanò nel piccolo appartamento che non le era mai parso più confortevole e pianse così tanto da arrossarsi gli occhi e irritarsi le guance. Fece una doccia, infilò il pigiama più stupido e adolescenziale che aveva e si raggomitolò sotto le coperte, tirandole fin sulla testa.
E pensò a Lucas.
Fu svegliata da un trillare insistente, allungò la mano verso il telefono e maledì la persona dall'altra parte del microfono.
Bronx restò muto per qualche istante e poi si qualificò, facendole aprire gli occhi del tutto. "Ti ho svegliata?"
Mira guardò la parete sulla quale spiccava un quadro marino e non rispose.
"Stai ...bene?"
"Certo" mentì meccanicamente. "Stavo dormendo"
Harvey guardò la pendola nel salotto con aria incupita. Erano le undici di giovedì sera. "Hai mangiato?"
"No" biascicò tirandosi a sedere.
Quelle risposte telegrafiche lo misero in allarme "ti va..."
"No" sbottò in fretta "non penso uscirò di qui per la prossima settimana"
Harvey storse la bocca a quel tono fiacco e depresso "volevo dire... ti va di mangiare qualcosa con me? Sono un bravo cuoco"
"No, grazie."
Restò a guardare la cornetta che mandava il segnale di libero e con molta cautela l'appoggiò sulla forcella. Non è molto incoraggiante....

***

"Kenny, accidenti a te! Tira giù quei piedi dal divano!!"
"Che palle!"
"Guarda che ti ho sentito!"
"E lo ripeto anche: che palle!"
Un violento ceffone arrivò sulla testa dell' uomo facendolo imprecare "la finisci, strega? E 'casa mia e metto i piedi dove mi pare"
"Non quando ci sono io, moccioso"
Kenneth scrutò la figuretta snella e magra di fronte a se e le fece un gestaccio col medio teso "ma non poteva capitarmi una sorellina ammodo come tutti gli altri?"
La ragazza sorrise malignamente e gli diede un altro scappellotto, stavolta leggero. "Non poteva capitarmi un fratello con qualche bell'amico da presentarmi? Ti rendi conto che in 25 anni di vita, non mi hai mai presentato un bel ragazzo? Ma dove li scegli gli amici, dal settore maschi usati e atrocemente fallati?"
Victoria gli tirò scherzosamente la guancia, dimentica dell'atroce mal di denti che lo affliggeva da giorni "oddio, scusa!" sghignazzò ridendo fra i denti quando lo sentì grugnire e lo vide portarsi una mano alla bocca "vuoi uccidermi? Dillo se vuoi la mia morte!" urlò muovendo troppo a mascella e acuendo il dolore.
"Ma è cariato! Devi andare dal dentista a fartelo togliere" strillò nelle orecchie del ragazzo che fece un balzo dalla poltrona sulla quale era comodamente stravaccato con il portatile sulle ginocchia.
"Non ci penso proprio! Non mi faccio strappare via i denti! Oddio... non farmi parlare, oddio quando fa male.." piagnucolò con aria comica.
"Piuttosto, hai trovato un lavoro come si deve?"
Kenneth strinse gli occhi per un momento e abbozzò un sorrisetto isterico "sto cercando.."
La ragazza sbattè le mani sui fianchi e poi le sollevò la cielo "quella povera donna di nostra madre starà rivoltandosi nella tomba! Ma non potevi drogarti come tutti?"
"Costa! E noi non abbiamo un soldo da parte."
Victoria lo fulminò con lo sguardo mentre scavalcava il bracciolo e gli toglieva il portatile dalle gambe prima di travolgerlo con la sua furia "Hai 29 anni, hai gettato la laurea nel cesso e non hai uno straccio di lavoro! Io ho 25 anni e mando avanti la baracca anche per te! Il minimo che potresti fare è fare la spesa di tanto in tanto e presentarmi un amico carino."
Domino sogghignò con dolore "sei troppo cessa per piacere ai miei amici"
La ragazza sospirò forte e ringhiò fra i denti, rimediandosi uno sguardo d'intesa. "Se non alzi quelle chiappe secche e non esci a cercarti un lavoro, ti tolgo le chiavi di casa e ti mando a dormire alla stazione" ruggì facendolo balzare in piedi in fretta, inciampare sul cavo dell'alimentazione del computer e franare rovinosamente a terra.
"E stai attento che non hai più l'età per certe cose!" Lo rimproverò con il naso per aria e le labbra strette 'a culo di gallina' come affermava il fratello.
Domino mugugnò fra i denti e restò seduto in terra a guardare lo schermo del pc che recava il suo suo ultimo record. Uscì dal gioco, dopo averlo preventivamente salvato, e facendosi strada fra la marea di icone che ne affollavano il desktop, aprì una cartella gialla.
Dopodomani ci sarebbe stata un grossa grossa partita giù nei bassifondi. Poteva farci un salto, imbrogliare un pò e portarsi a casa qualche sostanziosa vincita.
A Blackjack non lo batteva nessuno.

***

Chissà perchè quella volta che era tornato a casa, i cani erano scappati. Molto probabilmente era stato il padre a sbarazzarsi di loro. Lucas ci rimuginava ancora su mentre preparava le sue maschere migliori.
L'annuncio era scomparso dal giornale, segno che la 'sgomberi specializzati' era al lavoro e momentaneamente non riceveva altri incarichi.
Si muoveva con destrezza e rapidità, soppesando le armi e le pallottole con le mani, valutando il peso e l'ingombro che potevano dare sotto il giubbotto pesante. Adorava l'inverno solo per quello.
Il segnalatore non pulsava più, ma lui conosceva a memoria la via di Mira. Era un bel quartiere, tranquillo e senza troppe pretese.
Sarebbe stato tranquillo ancora per poco.
Lucas caricò l'ultima arma e la ficcò dietro la cintura dei pantaloni, coprendolo con il giubbotto.

Jack Tempesta uscì dall'appartamento con passo veloce e allo stesso tempo nervoso. C'era sempre quella strana frenesia che lo coglieva ogni volta che si accingeva a compiere un lavoro.
Un certo formicolio nelle gambe e nelle mani che stringevano e rilasciavano il volante dell'auto mentre guidava nervosamente per le viette e s'inoltrava in vialoni larghi e trafficati.

Era la serata giusta per uccidere.
Prima si liberava di lei e prima sarebbe riuscito a sbarazzarsi di quella fastidiosa irrequietezza che aggravava la sua insonnia.
Mi dispiace, occhioni blu, la salute prima di tutto!

 

  
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