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Autore: Milady 07    08/11/2010    5 recensioni
"Apro la finestra e mi sporgo un po' per vederlo meglio... Cavolo, diventa più figo ogni giorno che passa!Fisico slanciato e atletico, capelli corvini, viso d'angelo e quegli occhi, quello sguardo... mi ha letteralmente rubato l'anima! Come si fa a resistere ad uno così? Come si pùo' non essere follemente attratte e pazzamente innamorate del proprio vicino di casa?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei, a parte alcuni, ma del sig. Inoue (ringraziandolo SEMPRE di cuore di aver creato!).

                                                                                         

 

 
  “Vivo interamente della mia immaginazione,

                                                                                     dipendo dai capricci del mio pensiero, che

                                                                                    viene quando vuole, mentre cammino, mentre

                                                                                    sto seduta e queste cose si agitano nella mia

                                                                                    mente e fanno un teatrino continuo, che è la

                                                                                     felicità…     (Virginia Woolf) 

                                                                                     

 

 

CAPITOLO X°

SORPRESA!

 

 

Nessun rumore. C’è silenzio in tutta la casa.
Entro in cucina e accendo la luce. Niente tavola apparecchiata per la cena. Mia madre non è indaffarata tra i fornelli, intenta a preparare la cena per tutti quanti. La voce squillante che proviene di solito a quest’ora dal salotto e annuncia le principali notizie del Paese, tace. Papà non è sprofondato nella sua poltrona preferita a leggere il giornale e ad ascoltare il notiziario. Manca anche il cicaleccio di mia sorella che parlotta al telefono con una delle sue amiche. Silenzio. Non c’è nessuno. Per fortuna. Ieri sera mi sono fermata a dormire da Sanae e stamattina sono andata direttamente a scuola con lei. Mi ha prestato una delle sue divise, così non ho nemmeno dovuto passare da casa per cambiarmi e dover spiegare ai miei il perché mi ritrovo con i capelli così corti. Almeno ho una serata intera per trovare una spiegazione che regge abbastanza da convincerli.
Rileggo per la terza volta il sintetico biglietto che mia madre ha lasciato attaccato sulla porta del frigo con una calamita a forma di pomodoro rosso.
Ciao, tesoro, la tua cena è in frigo. La devi solo riscaldare. Non aspettarci alzata, sicuramente faremo tardi. Sakura si ferma a dormire dalla sua amica dopo il cinema. Baci, mamma. ( Mi raccomando, sistema la cucina dopo aver cenato!)
Apro il frigo, alla ricerca della famosa cena pronta. La luce della lampadina illumina l’interno di un frigorifero talmente ordinato che mi chiedo spesso se mia madre si rende conto di avere la sindrome da perfezionismo acuto, cronico e patologico. Ha messo in ordine di grandezza persino i pomodori. Sbuffo. Ah, eccolo lì il mio contenitore a chiusura ermetica! Ci ha appiccicato sopra un post-it giallo con scritto il mio nome, la temperatura da selezionare sul microonde e anche i minuti esatti perché il donburi sia caldo al punto giusto. 
Il mio volpino, accanto a me, guarda con i suoi dolci scuri occhioni il contenitore che tengo fra le mani, sperando in cuor suo di ricevere qualche leccornia diversa dalle sue insipide crocchette. Mi mugola il suo desiderio, scodinzolando. Lo guardo, sorridendo.
-Questo è meglio che lo mangi tu.- mormoro chinandomi a svuotare il donburi nella sua ciotola. -Stasera seguo la filosofia antidepressione di Sanae. Mi rimpinzo di schifezze!-
Risalgo in camera mia, con Kojiro che mi trotterella accanto scodinzolando tutto felice per lo spuntino fuori programma, e dieci minuti dopo, infilati pigiama, vestaglia da nonnina in pensione di due taglie più grande e babbucce a forma di gatto con tanto di orecchie pelose, mi accoccolo sul divano del salotto davanti alla tv, avvolta nel plaid e abbracciata ad un bel barattolo da mezzo chilo di gelato alla menta e cioccolato, a sussultare ad ogni scena di suspance del thriller che stanno trasmettendo su un canale satellitare. E’ in inglese, non capisco proprio tutto quello che dicono, ma almeno mettere in moto il cervello per cercare di capirne la trama evita di farmi pensare ad altro.
Sono alla scena più importante di tutto il film, e a metà del barattolo di gelato, quando sento uno strano rumore provenire da qualche punto della casa. Sembrava un fruscio o qualcosa del genere.
Guardo Kojiro. Sta beatamente dormendo sul divano, accanto ai miei piedi. Lui è un cane, con i sensi più sviluppati dei miei, e se ci fosse qualcuno in casa, se ne accorgerebbe, no? Mi rimetto a guardare lo schermo, un tantino a disagio. Lo psicopatico di turno tenta di farsi scudo con il corpo della malcapitata vittima, mentre i cecchini sul palazzo di fronte attendono concentrati che sia dato loro l’ok per fare fuoco. E nello stesso momento in cui l’eroe della situazione spara il proiettile che metterà fine alla vita del serial killer, un altro colpo arriva direttamente dalla cucina, facendomi saltare il cuore fino in gola.
Guardo speranzosa l’essere che dovrebbe difendermi a costo della sua vita.  Non fa nemmeno una piega. Continua beatamente a vagare nel suo mondo di sogni canini. Cane da divano, altro che cane da guardia!
Un altro rumore.
Magari è Sakura che ha cambiato idea ed è tornata a casa. Però avrebbe acceso le luci. Oh, cavolo! E se fosse un ladro? Che faccio? Come una scema ho lasciato il cordless sul mobile accanto alla porta. Non posso chiamare nessuno.
Rumore di passi. Sempre più vicini.
Giro lentamente il capo verso la porta che dà sul corridoio. Le uniche armi che ho a disposizione, sono un cucchiaio e mezzo barattolo di gelato quasi liquefatto. Se lo piglio in faccia, forse riesco a coglierlo di sorpresa e recuperare il telefono. Mi giro di nuovo verso la tv, con il cuore che pompa dalla paura come un matto. I titoli di coda del film scorrono lenti sullo schermo e la colonna sonora lugubre è adatta al momento. Rabbrividisco. Se prima avevo solo paura, adesso me la sto facendo letteralmente sotto! Mi giro di nuovo. Una sagoma scura si è fermata sulla porta. Senza pensarci due volte, gli lancio contro prima il cucchiaio e poi il barattolo, e, fortuna mia, riesco a beccarlo da qualche parte. Mi precipito come una scheggia ad afferrare il telefono e ad accendere l’interruttore della luce, per vedere in faccia il fantomatico ladro.
-Porcamenta!-
Kiko.
Fissa prima me, spiazzato, e poi si guarda la maglia impiastricciata di gelato.
-Ma sei impazzita?!-
-Ma sei scemo?- ribatto io, incavolata -Ti sembra il modo di entrare? Mi hai fatto prendere un mezzo infarto, razza di idiota! Pensavo di avere i ladri per casa.-
-E li mandavi via a cucchiaiate e  gelato?- esclama lui, cercando di ripulirsi la maglia con le mani.
Kojiro si desta dal suo pisolino, disturbato dal trambusto, si precipita scodinzolando verso Kiko e si mette a leccare tutto contento il gelato sparso sul pavimento.
-Ringrazia il cielo che ho lasciato la mazza da baseball in camera!- ribatto secca, dirigendomi in cucina a recuperare un paio di stracci per ripulire il disastro. -Guarda che macello!- esclamo osservando gli schizzi di gelato che sono arrivati fino a metà corridoio -Se mia madre ritorna e vede tutto questo casino, mi ammazza!- mi inginocchio a terra sbuffando e lentamente mi metto a pulire i residui di gelato che la lingua vorace e veloce di Kojiro non è ancora riuscita a recuperare.
-Che ci facevi al buio?! Non riuscivo neanche a trovare l’interruttore, in cucina.-
-Mi guardavo un film in santa pace. E piantala, tu!!- brontolo, mentre cerco di allontanare Kojiro. Non ne vuole sapere di staccare il muso dal barattolo di gelato che sta ancora per terra. -La tua mamma non ti ha insegnato a bussare?-
-E’ mezz’ora che busso. Sei diventata sorda?-
-Zitto e aiutami!- esclamo tirandogli addosso uno straccio.
-Ti sei tagliata i capelli…- mormora, sorpreso.
Mi accarezzo la nuca quasi nuda con una mano. -Già.- mugugno senza riuscire ad alzare lo sguardo dal pavimento.
Li ho tagliati per ricordarmi che non posso stare con te.
Di nuovo gli occhi iniziano a pizzicarmi e le lacrime minacciano di farsi rivedere. Non voglio farmi vedere piangere da lui. Sbuffo, cercando di ricacciare indietro tutto, ma il cuore  batte con un ritmo così accelerato da farmi quasi venire la nausea. Inspiro profondamente. Non serve a nulla, non vuol saperne di calmarsi. Continua a risuonare prepotente in petto, rimbombandomi in testa con un tamtam incessante.  
Mi siedo per terra, incrociando le gambe. Lo guardo. Sta cercando di ripulirsi la maglia con lo straccio. Mi ha spezzato il cuore in mille pezzetti. Eppure non riesco ad odiarlo.
-Non puoi venire qua così…- mormoro, stringendo nervosamente il canovaccio fra le mani
-Scusa, non volevo spaventarti.-
-Non è per quello.- la mia voce si fa più debole, quasi non riesco a sentirmi io.
-Hn?-
-Tu e io… Non è come prima, Kiko.-
Il campanello alla porta d’ingresso si mette a suonare. Non ho per niente voglia di andare ad aprire. Non ora. Se ne andranno prima o poi.
Continua a scampanellare, insistente.  Sbuffo seccata, mentre mi avvio alla porta. Chiunque sia, ha incollato il dito al campanello e non ne vuole sapere di smettere.
Appena apro, Sanae mi si avventa addosso abbracciandomi di slancio ed esclamando un “Sorpresa!” a pieni polmoni. Dietro di lei, Youhei che guarda divertito la scenetta.
-Carino il pigiama. Non dirmi che stavi già dormendo.- mi dice lei, incredula.
-No, stavo guardando la tv e… che ci fate qui?-
-Dato che stasera sei sola soletta, i tuoi migliori amici hanno pensato di portarti qualcosa per tirarti su di morale. Gelato menta e cioccolato, il tuo preferito, panna montata, guarnizione al cioccolato extra fondente, una maxi busta di patatine al formaggio e un bel film comico.- mi fa mostrandomi soddisfatta il sacchetto che tiene in mano. -Oltre alla loro fantastica compagnia, ovviamente!-
-Grazie ragazzi, però io…-
-Non ho finito.- mi interrompe, sorridendo eccitata -Ma, mentre venivamo qua, abbiamo incontrato qualcuno che, guarda un po’, stava venendo proprio da te.-
-E sarebbe…?- le chiedo incuriosita, cercando di guardarle oltre le spalle.
-Lui.-
La mia amica tira per la manica della camicia la persona che era rimasta nascosta fino a quel momento alla mia visuale. E mi chiedo se qualcuno lassù si sta facendo due grasse risate alle mie spalle. Deve essere divertente da morire vedermi incasinata.
-A... Akira.-
Mi sorride. -Ciao, Anna.-
-E dato che io e Youhei siamo di troppo, ci leviamo dalle scatole!- mi sussurra lei, maliziosa, mettendomi fra le mani il sacchetto, ammiccando.
-No, aspettate…- cerco di dirle, ma l’espressione stupita che leggo improvvisamente sul loro viso, mi frena.
Stanno guardando a occhi sgranati qualcosa dietro di me. Mi volto anch’io, non riuscendo a capire il perché del loro stupore, e mi prende l’ennesimo mezzo infarto della serata.
Kiko è alle mie spalle, a petto nudo, con la maglia sporca di gelato appoggiata ad una spalla. Si ficca le mani in tasca e li osserva, scocciato.
-Oh! Cavolo…- borbottano all’unisono i miei due amici.
Li guardo spaesata, in totale imbarazzo. Se gli racconto la storia del ladro e del barattolo di gelato, penseranno che sto raccontando una balla grossa come una mongolfiera. Gli elementi per pensarlo, ci sono tutti. Stasera ho casa libera, il ragazzo che mi fa andare fuori di testa ci si aggira mezzo nudo... Conclusione, sono arrivati  nel momento sbagliato e  hanno interrotto una  “particolare” serata  a due.
-No! No, no, no. Lo so che sembra, ma non stavamo…- arrossendo e gesticolando come un’ossessa, cerco di accampare una spiegazione -Davvero, io e lui non stavamo… -
La voce calma e pacata di Akira, interrompe il mio farfugliare inconcludente. L’unico a cui non sembra importare poi molto della presenza di Kiko a casa mia, per di più in quello stato, è lui. Non pare per nulla sorpreso di vederlo qui. Forse se lo aspettava.
-Ehi! Ciao, Rukawa.- dice sorridendo -Come va?-
Kiko esce sulla porta, scansandomi, e gli si para davanti. -Benone.- mugugna, fissandolo torvo.
Akira continua a sorridergli, tranquillo. -Lo Shohoku è pronto per il campionato? Ormai alla prima partita manca poco…-
Kiko oltrepassa i miei amici e, avviandosi verso il cancello che divide il mio giardino dal suo, gli risponde con un secco -Certo!-.
-In bocca al lupo, allora!- gli fa Akira, alzando la voce.
Kiko alza la mano, accennando non si sa bene se un grazie oppure un saluto e, con gli occhi di tutti puntati addosso, sparisce dietro al cancello di legno scuro.
-Certo che è strambo. -borbotta Sanae, facendomi distogliere lo sguardo dal punto in cui è sparito.
Youhei si schiarisce la voce con un colpetto di tosse, cercando di attirare la mia attenzione. -Io e Sanae intanto mettiamo su il film, ok?- mi dice, cercando di spingere dentro casa la nostra amica.
-Spiegazioni a dopo, Annina!- mi intima lei sussurrando, mentre mi passa accanto.
-Entra!- esclama Youhei, accostando l’uscio dietro di lei.
-Aspetta! Fammi ascoltare un secondo che cosa si dicono…-
Il borbottio di Sanae passa attraverso lo spiraglio della porta socchiusa.
-Sanae, vieni via da lì!-
-Ahia!! Mollami il braccio, Youhei!-
-Piantala di fare la comare curiosa! Vieni via da quella porta!-
-Non si sente un cavolo… Che combinano secondo te?-
-Porcamenta…- mormoro nascondendomi il viso fra le mani, imbarazzata per tutto quello che sta succedendo in questa caspita di serata. 
-Sono simpatici i tuoi amici.-
-In questo momento vorrei accoppare almeno uno dei due.- borbotto tra le mani, sospirando.
-Anna, senti…-
Alzo lo sguardo verso di lui, e lo osservo tra le dita aperte. Sorride. Ed è quel sorriso dolce che ho immaginato tante volte dopo aver letto la lettera. -Cosa?- chiedo, con un filo di voce, togliendomi le mani dal viso.
-Se tu e Rukawa state insieme…- fa una pausa. Chiude gli occhi e tira un profondo sospiro -Anna, non sono il tipo che tenta di fregare le ragazze agli altri, perciò se voi due…-
- Non… stiamo insieme.- mormoro.
Akira mi prende una mano e la stringe nella sua, sorridendo. -Quindi, se ti chiedessi di uscire con me…-
-Cioè? Un appuntamento?-
-Direi di sì.-
-Ma che cavolo aspetta a dirgli di sì?!-
Il mormorio distinto di Sanae da dietro la porta, mi fa capire che Youhei, disperato, ha mollato la spugna e l’ha lasciata lì ad origliare.
-Ci vuoi uscire tu, Sanae?- le chiedo ironica ad alta voce.
-Grazie, ma non è proprio il mio tipo. - ribatte lei con lo stesso tono mio. -Senza offesa,  Sendoh.-
-Figurati.- le risponde lui, divertito.
-Puoi smetterla di origliare per cinque minuti, per piacere?-
-Ok.-
-Che ne dici se passo a prenderti sabato sera?  Un cinema, quattro chiacchiere e ti riporto a casa.- mi dice lui, continuando a tenermi stretta la mano.
Chino il capo, e fisso per un istante quell’innocuo gesto.  E’ la prima volta che  mi capita di piacere così tanto ad un ragazzo da spingerlo ad attraversare mezza città solo per vedermi. E chiedermi di uscire.
-Mi sembra un’ottima idea!- interviene nuovamente la mia amica.
-Sanae!-
-Che c’è?- ribatte lei.
-La pianti?-
-Non fare tante storie. Digli di sì!-
Guardo Akira, con un mezzo sorriso. -Ok, ci vediamo sabato.-
-Alla buon ora…- borbotta Sanae -Ci voleva così tanto?-
-Grazie, Sanae.- le dice lui, ad alta voce.
-Prego, figurati.-
Alzo gli occhi al cielo, sospirando. -Adesso che hai fatto la tua buona azione quotidiana, puoi cortesemente levarti da lì?-
-Uffa! E va bene, mi tolgo dalle scatole. Contenta?-
Aspetto di sentire ancora la voce della mia amica. Tutto tace, si sente solo in sottofondo la tv accesa. Finalmente pare si sia decisa a staccarsi dalla porta.
Akira mi lascia la mano. -Ci vediamo sabato, Anna.-
-O…ok.-
Sta per andare via, ma ritorna sui suoi passi. Si avvicina e si china verso di me. Arrossisco, pensando che voglia baciarmi. 
-Sei ancora più carina con i capelli corti, lo sai?- mi sussurra invece ad un orecchio, con un accenno di sensualità nella voce che mi sento venir meno le ginocchia. -Buonanotte, Anna.-
-‘notte….-
Mi siedo sul primo scalino dell’entrata, sorridendo fra me e me come una scema, mentre lui imbocca il cancello che dà sulla strada, per poi scomparire alla mia vista. E’ strana la sensazione che si prova quando ti rendi conto di piacere veramente a qualcuno. Ti senti soddisfatta di te stessa. Ti rendi conto di non essere poi così pessima come credi di essere. E per me, sapere di piacere ad uno come lui, che sicuramente avrà un codazzo di ragazze più carine e attraenti della sottoscritta, è una sensazione ancora più incredibile. Però…
-Anna, muoviti. Youhei si sta facendo fuori un chilo di gelato da solo!-
La voce di Sanae mi coglie di sorpresa, interrompendo tutto un concatenarsi di pensieri. Quasi sussulto.
-Ci mettete una vita lì fuori! Si stava squagliando.- ribatte lui, a bocca piena, dal salotto.
-Sei una fogna peggio di Takamiya, Youhei!!-
-Senti chi parla… Ti sei fatta fuori mezzo pacco di patatine in cinque secondi netti, Sanae!-
-Avevo un calo di zuccheri, io.- ribatte lei, offesa -Perché te ne stai impalata lì?- mi domanda poi incuriosita, sedendosi accanto a me. Capisce subito a che cosa sta pensando. A chi sto pensando. -E dai, Annina, non puoi continuare a star male per quello là.- brontola sbuffando. -E’un idiota. Punto. Fine della storia.-
-Però stasera… è venuto qui e non so il motivo.
-A proposito… perché girava mezzo nudo?-
Prima che si mette a navigare di fantasia, le racconto del ladro, del gelato, e del loro arrivo che mi ha impedito di chiedergli il perché era lì. Ma solo dopo la sesta volta che le ho ripetuto la stessa, identica e medesima storia, si è  finalmente convinta che non le stavo raccontando una balla.
-Ha dei pettorali fantastici, però. Da vero atleta…- commenta maliziosa. -Uhhh! Adesso credo di capire meglio tutte quelle scalmanate che gli muoiono dietro!-
-Grazie tante, Sanae…-borbotto fra i denti  -Grazie, davvero. Sei mia amica o che?!-
-E va bé, non è mica colpa mia! Gli occhi mi sono caduti lì.- mi fa ridendo -Tra un po’ mi saprai dire come sono quelli di Akira, ok? E voglio anche sapere se quel bel sedere che gli si vede con i jeans, è davvero sodo come sembra.- aggiunge, dandomi una gomitata.
Arrossisco. -Ti prego, piantala!-
-Con quei capelli assurdi non è il massimo, però per il resto non sembra malaccio.-
-Sanae…-
-Hanamichi. Lui sì che ha un gran bel sedere! E poi tutti quei muscoli… Tutto nel punto giusto!- sospira estasiata - Mi piacerebbe sapere se anche “là” è in forma come il resto.-
-Chiedi ai tuoi ormoni di darsi una calmata, per piacere?! Mi stanno mettendo in imbarazzo!-
-Scusa, ma non ci posso fare niente. Se penso a lui,  mi  viene in mente una cosa soltanto...-
-Che è un bravo cestista?- domando retorica.
-Sesso!- bisbiglia lei, maliziosa, ad occhi chiusi -Tanto, tanto sesso!!-
-Il gelato è ufficialmente finito!- esclama Youhei ad alta voce -Se stanotte mi ricoverano per indigestione, mi avrete sulla coscienza!-
-Hai uno sturalavandini?- mi domanda la mia amica ironica, mentre rientra in casa.
-Sotto il lavello della cucina, credo. -rispondo sorridendo. -Ci deve essere il disgorgante.-
-Ma che schifo… Ti stai mangiando anche le patatine?!- gli strilla Sanae -Molla l’osso, disgraziato! Quelle sono mie!!-
Mi alzo anch’io. Infilo qualche passo sull’erba curata del giardino. Sollevo lo sguardo verso la casa accanto. La luce della sua camera è accesa. Vedo distintamente la sua ombra muoversi dietro le tende semichiuse della finestra. Kiko…
Vorrei ritornare indietro e ricordare l’attimo esatto in cui ho cominciato a provare per lui qualcosa di diverso, e cancellarlo. Avrei ancora il mio migliore amico, adesso...

 

 










Eccomi di nuovo qui.
Non mi piace moltissimo questo capitolo, ma dopo averlo rivisto e rivisitato almeno cento volte (se non di più!) ho deciso di spostarlo così. Spero piaccia almeno a voi…
Grazie infinite a La_Lei e Carota  per le recensioni del cap. precedente!! Per me è sempre un piacere ed un onore sapere che qualcuno si azzarda ancora a leggere le cavolate che scrivo… Grazie mille!!

Kiss Kiss Milady07

 

  
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