I personaggi non sono miei, a parte alcuni, ma del sig. Inoue (ringraziandolo SEMPRE di cuore di aver creato!).
“Vivo interamente
della mia immaginazione,
dipendo
dai capricci del
mio pensiero, che
viene
quando vuole, mentre
cammino, mentre
sto
seduta e queste cose si
agitano nella mia
mente
e fanno un teatrino
continuo, che è la
felicità…” (Virginia Woolf)
CAPITOLO
X°
SORPRESA!
Nessun
rumore. C’è silenzio in
tutta la casa.
Entro in cucina e accendo la luce.
Niente tavola apparecchiata per la cena. Mia madre non è
indaffarata tra i
fornelli, intenta a preparare la cena per tutti quanti. La voce
squillante che
proviene di solito a quest’ora dal salotto e annuncia le
principali notizie del
Paese, tace. Papà non è sprofondato nella sua
poltrona preferita a leggere il
giornale e ad ascoltare il notiziario. Manca anche il cicaleccio di mia
sorella
che parlotta al telefono con una delle sue amiche. Silenzio. Non
c’è nessuno. Per
fortuna. Ieri sera mi sono fermata a dormire da Sanae e stamattina sono
andata
direttamente a scuola con lei. Mi ha prestato una delle sue divise,
così non ho
nemmeno dovuto passare da casa per cambiarmi e dover spiegare ai miei
il perché
mi ritrovo con i capelli così corti. Almeno ho una serata
intera per trovare
una spiegazione che regge abbastanza da convincerli.
Rileggo per la terza volta il sintetico
biglietto che mia madre ha lasciato attaccato sulla porta del frigo con
una calamita
a forma di pomodoro rosso.
“Ciao,
tesoro, la tua cena è in frigo. La devi solo riscaldare. Non
aspettarci alzata,
sicuramente faremo tardi. Sakura si ferma a dormire dalla sua amica
dopo il
cinema. Baci, mamma. ( Mi raccomando, sistema la cucina dopo aver
cenato!)”
Apro il frigo, alla ricerca della
famosa cena pronta. La luce della lampadina illumina
l’interno di un
frigorifero talmente ordinato che mi chiedo spesso se mia madre si
rende conto
di avere la sindrome da perfezionismo acuto, cronico e patologico. Ha
messo in
ordine di grandezza persino i pomodori. Sbuffo. Ah, eccolo
lì il mio
contenitore a chiusura ermetica! Ci ha appiccicato sopra un post-it
giallo con scritto
il mio nome, la temperatura da selezionare sul microonde e anche i
minuti
esatti perché il donburi sia caldo al punto giusto.
Il mio volpino, accanto a me,
guarda con i suoi dolci scuri occhioni il contenitore che tengo fra le
mani,
sperando in cuor suo di ricevere qualche leccornia diversa dalle sue
insipide
crocchette. Mi mugola il suo desiderio, scodinzolando. Lo guardo,
sorridendo.
-Questo è meglio che lo mangi
tu.- mormoro chinandomi a svuotare il donburi nella sua ciotola.
-Stasera seguo
la filosofia antidepressione di Sanae. Mi rimpinzo di schifezze!-
Risalgo in camera mia, con Kojiro
che mi trotterella accanto scodinzolando tutto felice per lo spuntino
fuori
programma, e dieci minuti dopo, infilati pigiama, vestaglia da nonnina
in
pensione di due taglie più grande e babbucce a forma di
gatto con tanto di
orecchie pelose, mi accoccolo sul divano del salotto davanti alla tv,
avvolta
nel plaid e abbracciata ad un bel barattolo da mezzo chilo di gelato
alla menta
e cioccolato, a sussultare ad ogni scena di suspance del thriller che
stanno
trasmettendo su un canale satellitare. E’ in inglese, non
capisco proprio tutto
quello che dicono, ma almeno mettere in moto il cervello per cercare di
capirne
la trama evita di farmi pensare ad altro.
Sono alla scena più importante di
tutto il film, e a metà del barattolo di gelato, quando
sento uno strano rumore
provenire da qualche punto della casa. Sembrava un fruscio o qualcosa
del
genere.
Guardo Kojiro. Sta beatamente
dormendo sul divano, accanto ai miei piedi. Lui è un cane,
con i sensi più
sviluppati dei miei, e se ci fosse qualcuno in casa, se ne
accorgerebbe, no? Mi
rimetto a guardare lo schermo, un tantino a disagio. Lo psicopatico di
turno
tenta di farsi scudo con il corpo della malcapitata vittima, mentre i
cecchini
sul palazzo di fronte attendono concentrati che sia dato loro
l’ok per fare
fuoco. E nello stesso momento in cui l’eroe della situazione
spara il
proiettile che metterà fine alla vita del serial killer, un
altro colpo arriva
direttamente dalla cucina, facendomi saltare il cuore fino in gola.
Guardo speranzosa l’essere che
dovrebbe difendermi a costo della sua vita.
Non fa nemmeno una piega. Continua beatamente a vagare nel
suo mondo di
sogni canini. Cane da divano, altro che cane da guardia!
Un altro rumore.
Magari è Sakura che ha cambiato
idea ed è tornata a casa. Però avrebbe acceso le
luci. Oh, cavolo! E se fosse un
ladro? Che faccio? Come una scema ho lasciato il cordless sul mobile
accanto
alla porta. Non posso chiamare nessuno.
Rumore di passi. Sempre più
vicini.
Giro lentamente il capo verso la
porta che dà sul corridoio. Le uniche armi che ho a
disposizione, sono un
cucchiaio e mezzo barattolo di gelato quasi liquefatto. Se lo piglio in
faccia,
forse riesco a coglierlo di sorpresa e recuperare il telefono. Mi giro
di nuovo
verso la tv, con il cuore che pompa dalla paura come un matto. I titoli
di coda
del film scorrono lenti sullo schermo e la colonna sonora lugubre
è adatta al
momento. Rabbrividisco. Se prima avevo solo paura, adesso me la sto
facendo
letteralmente sotto! Mi giro di nuovo. Una sagoma scura si è
fermata sulla
porta. Senza pensarci due volte, gli lancio contro prima il cucchiaio e
poi il
barattolo, e, fortuna mia, riesco a beccarlo da qualche parte. Mi
precipito
come una scheggia ad afferrare il telefono e ad accendere
l’interruttore della
luce, per vedere in faccia il fantomatico ladro.
-Porcamenta!-
Kiko.
Fissa prima me, spiazzato, e poi si
guarda la maglia impiastricciata di gelato.
-Ma sei impazzita?!-
-Ma sei scemo?- ribatto io,
incavolata -Ti sembra il modo di entrare? Mi hai fatto prendere un
mezzo
infarto, razza di idiota! Pensavo di avere i ladri per casa.-
-E li mandavi via a cucchiaiate e
gelato?- esclama
lui, cercando di
ripulirsi la maglia con le mani.
Kojiro si desta dal suo pisolino,
disturbato dal trambusto, si precipita scodinzolando verso Kiko e si
mette a
leccare tutto contento il gelato sparso sul pavimento.
-Ringrazia il cielo che ho
lasciato la mazza da baseball in camera!- ribatto secca, dirigendomi in
cucina
a recuperare un paio di stracci per ripulire il disastro. -Guarda che
macello!-
esclamo osservando gli schizzi di gelato che sono arrivati fino a
metà
corridoio -Se mia madre ritorna e vede tutto questo casino, mi
ammazza!- mi
inginocchio a terra sbuffando e lentamente mi metto a pulire i residui
di
gelato che la lingua vorace e veloce di Kojiro non è ancora
riuscita a
recuperare.
-Che ci facevi al buio?! Non
riuscivo neanche a trovare l’interruttore, in cucina.-
-Mi guardavo un film in santa pace.
E piantala, tu!!- brontolo, mentre cerco di allontanare Kojiro. Non ne
vuole
sapere di staccare il muso dal barattolo di gelato che sta ancora per
terra.
-La tua mamma non ti ha insegnato a bussare?-
-E’ mezz’ora che busso. Sei
diventata sorda?-
-Zitto e aiutami!- esclamo
tirandogli addosso uno straccio.
-Ti sei tagliata i capelli…-
mormora, sorpreso.
Mi accarezzo la nuca quasi nuda
con una mano. -Già.- mugugno senza riuscire ad alzare lo
sguardo dal pavimento.
Li ho tagliati per ricordarmi che
non posso stare con te.
Di nuovo gli occhi iniziano a
pizzicarmi e le lacrime minacciano di farsi rivedere. Non voglio farmi
vedere
piangere da lui. Sbuffo, cercando di ricacciare indietro tutto, ma il
cuore batte con un
ritmo così accelerato da farmi quasi
venire la nausea. Inspiro profondamente. Non serve a nulla, non vuol
saperne di
calmarsi. Continua a risuonare prepotente in petto, rimbombandomi in
testa con
un tamtam incessante.
Mi siedo per terra, incrociando
le gambe. Lo guardo. Sta cercando di ripulirsi la maglia con lo
straccio. Mi ha
spezzato il cuore in mille pezzetti. Eppure non riesco ad odiarlo.
-Non puoi venire qua così…-
mormoro, stringendo nervosamente il canovaccio fra le mani
-Scusa, non volevo spaventarti.-
-Non è per quello.- la mia voce
si fa più debole, quasi non riesco a sentirmi io.
-Hn?-
-Tu e io… Non è come prima, Kiko.-
Il campanello alla porta
d’ingresso si mette a suonare. Non ho per niente voglia di
andare ad aprire.
Non ora. Se ne andranno prima o poi.
Continua a scampanellare,
insistente. Sbuffo
seccata, mentre mi
avvio alla porta. Chiunque sia, ha incollato il dito al campanello e
non ne
vuole sapere di smettere.
Appena apro, Sanae mi si avventa
addosso abbracciandomi di slancio ed esclamando un
“Sorpresa!” a pieni polmoni.
Dietro di lei, Youhei che guarda divertito la scenetta.
-Carino il pigiama. Non dirmi che
stavi già dormendo.- mi dice lei, incredula.
-No, stavo guardando la tv e… che
ci fate qui?-
-Dato che stasera sei sola
soletta, i tuoi migliori amici hanno pensato di portarti qualcosa per
tirarti
su di morale. Gelato menta e cioccolato, il tuo preferito, panna
montata,
guarnizione al cioccolato extra fondente, una maxi busta di patatine al
formaggio e un bel film comico.- mi fa mostrandomi soddisfatta il
sacchetto che
tiene in mano. -Oltre alla loro fantastica compagnia, ovviamente!-
-Grazie ragazzi, però io…-
-Non ho finito.- mi interrompe,
sorridendo eccitata -Ma, mentre venivamo qua, abbiamo incontrato
qualcuno che,
guarda un po’, stava venendo proprio da te.-
-E sarebbe…?- le chiedo
incuriosita, cercando di guardarle oltre le spalle.
-Lui.-
La mia amica tira per la manica
della camicia la persona che era rimasta nascosta fino a quel momento
alla mia
visuale. E mi chiedo se qualcuno lassù si sta facendo due
grasse risate alle
mie spalle. Deve essere divertente da morire vedermi incasinata.
-A... Akira.-
Mi sorride. -Ciao, Anna.-
-E dato che io e Youhei siamo di
troppo, ci leviamo dalle scatole!- mi sussurra lei, maliziosa,
mettendomi fra
le mani il sacchetto, ammiccando.
-No, aspettate…- cerco di dirle,
ma l’espressione stupita che leggo improvvisamente sul loro
viso, mi frena.
Stanno guardando a occhi sgranati
qualcosa dietro di me. Mi volto anch’io, non riuscendo a
capire il perché del
loro stupore, e mi prende l’ennesimo mezzo infarto della
serata.
Kiko è alle mie spalle, a petto
nudo, con la maglia sporca di gelato appoggiata ad una spalla. Si ficca
le mani
in tasca e li osserva, scocciato.
-Oh! Cavolo…- borbottano
all’unisono i miei due amici.
Li guardo spaesata, in totale
imbarazzo. Se gli racconto la storia del ladro e del barattolo di
gelato,
penseranno che sto raccontando una balla grossa come una mongolfiera.
Gli
elementi per pensarlo, ci sono tutti. Stasera ho casa libera, il
ragazzo che mi
fa andare fuori di testa ci si aggira mezzo nudo... Conclusione, sono
arrivati nel
momento sbagliato e hanno
interrotto una “particolare”
serata a due.
-No! No, no, no. Lo so che sembra,
ma non stavamo…- arrossendo e gesticolando come
un’ossessa, cerco di accampare
una spiegazione -Davvero, io e lui non stavamo… -
La voce calma e pacata di Akira,
interrompe il mio farfugliare inconcludente. L’unico a cui
non sembra importare
poi molto della presenza di Kiko a casa mia, per di più in
quello stato, è lui.
Non pare per nulla sorpreso di vederlo qui. Forse se lo aspettava.
-Ehi! Ciao, Rukawa.- dice
sorridendo -Come va?-
Kiko esce sulla porta,
scansandomi, e gli si para davanti. -Benone.- mugugna, fissandolo torvo.
Akira continua a sorridergli,
tranquillo. -Lo Shohoku è pronto per il campionato? Ormai
alla prima partita
manca poco…-
Kiko oltrepassa i miei amici e,
avviandosi verso il cancello che divide il mio giardino dal suo, gli
risponde
con un secco -Certo!-.
-In bocca al lupo, allora!- gli
fa Akira, alzando la voce.
Kiko alza la mano, accennando non
si sa bene se un grazie oppure un saluto e, con gli occhi di tutti
puntati
addosso, sparisce dietro al cancello di legno scuro.
-Certo che è strambo. -borbotta
Sanae, facendomi distogliere lo sguardo dal punto in cui è
sparito.
Youhei si schiarisce la voce con
un colpetto di tosse, cercando di attirare la mia attenzione. -Io e
Sanae
intanto mettiamo su il film, ok?- mi dice, cercando di spingere dentro
casa la
nostra amica.
-Spiegazioni a dopo, Annina!- mi
intima lei sussurrando, mentre mi passa accanto.
-Entra!- esclama Youhei,
accostando l’uscio dietro di lei.
-Aspetta! Fammi ascoltare un
secondo che cosa si dicono…-
Il borbottio di Sanae passa
attraverso lo spiraglio della porta socchiusa.
-Sanae, vieni via da lì!-
-Ahia!! Mollami il braccio,
Youhei!-
-Piantala di fare la comare
curiosa! Vieni via da quella porta!-
-Non si sente un cavolo… Che
combinano secondo te?-
-Porcamenta…- mormoro
nascondendomi il viso fra le mani, imbarazzata per tutto quello che sta
succedendo in questa caspita di serata.
-Sono simpatici i tuoi amici.-
-In questo momento vorrei
accoppare almeno uno dei due.- borbotto tra le mani, sospirando.
-Anna, senti…-
Alzo lo sguardo verso di lui, e
lo osservo tra le dita aperte. Sorride. Ed è quel sorriso
dolce che ho
immaginato tante volte dopo aver letto la lettera. -Cosa?- chiedo, con
un filo
di voce, togliendomi le mani dal viso.
-Se tu e Rukawa state insieme…-
fa una pausa. Chiude gli occhi e tira un profondo sospiro -Anna, non
sono il
tipo che tenta di fregare le ragazze agli altri, perciò se
voi due…-
- Non… stiamo insieme.- mormoro.
Akira mi prende una mano e la
stringe nella sua, sorridendo. -Quindi, se ti chiedessi di uscire con
me…-
-Cioè? Un appuntamento?-
-Direi di sì.-
-Ma che cavolo aspetta a dirgli
di sì?!-
Il mormorio distinto di Sanae da
dietro la porta, mi fa capire che Youhei, disperato, ha mollato la
spugna e
l’ha lasciata lì ad origliare.
-Ci vuoi uscire tu, Sanae?- le
chiedo ironica ad alta voce.
-Grazie, ma non è proprio il mio
tipo. - ribatte lei con lo stesso tono mio. -Senza offesa, Sendoh.-
-Figurati.- le risponde lui,
divertito.
-Puoi smetterla di origliare per
cinque minuti, per piacere?-
-Ok.-
-Che ne dici se passo a prenderti
sabato sera? Un
cinema, quattro
chiacchiere e ti riporto a casa.- mi dice lui, continuando a tenermi
stretta la
mano.
Chino il capo, e fisso per un
istante quell’innocuo gesto. E’
la prima
volta che mi capita
di piacere così
tanto ad un ragazzo da spingerlo ad attraversare mezza città
solo per vedermi.
E chiedermi di uscire.
-Mi sembra un’ottima idea!-
interviene nuovamente la mia amica.
-Sanae!-
-Che c’è?- ribatte lei.
-La pianti?-
-Non fare tante storie. Digli di
sì!-
Guardo Akira, con un mezzo
sorriso. -Ok, ci vediamo sabato.-
-Alla buon ora…- borbotta Sanae
-Ci voleva così tanto?-
-Grazie, Sanae.- le dice lui, ad
alta voce.
-Prego, figurati.-
Alzo gli occhi al cielo,
sospirando. -Adesso che hai fatto la tua buona azione quotidiana, puoi
cortesemente levarti da lì?-
-Uffa! E va bene, mi tolgo dalle
scatole. Contenta?-
Aspetto di sentire ancora la voce
della mia amica. Tutto tace, si sente solo in sottofondo la tv accesa.
Finalmente pare si sia decisa a staccarsi dalla porta.
Akira mi lascia la mano. -Ci
vediamo sabato, Anna.-
-O…ok.-
Sta per andare via, ma ritorna
sui suoi passi. Si avvicina e si china verso di me. Arrossisco,
pensando che
voglia baciarmi.
-Sei ancora più carina con i
capelli corti, lo sai?- mi sussurra invece ad un orecchio, con un
accenno di
sensualità nella voce che mi sento venir meno le ginocchia.
-Buonanotte, Anna.-
-‘notte….-
Mi siedo sul primo scalino
dell’entrata, sorridendo fra me e me come una scema, mentre
lui imbocca il
cancello che dà sulla strada, per poi scomparire alla mia
vista. E’ strana la
sensazione che si prova quando ti rendi conto di piacere veramente a
qualcuno.
Ti senti soddisfatta di te stessa. Ti rendi conto di non essere poi
così
pessima come credi di essere. E per me, sapere di piacere ad uno come
lui, che
sicuramente avrà un codazzo di ragazze più carine
e attraenti della
sottoscritta, è una sensazione ancora più
incredibile. Però…
-Anna, muoviti. Youhei si sta
facendo fuori un chilo di gelato da solo!-
La voce di Sanae mi coglie di
sorpresa, interrompendo tutto un concatenarsi di pensieri. Quasi
sussulto.
-Ci mettete una vita lì fuori! Si
stava squagliando.- ribatte lui, a bocca piena, dal salotto.
-Sei una fogna peggio di Takamiya,
Youhei!!-
-Senti chi parla… Ti sei fatta
fuori mezzo pacco di patatine in cinque secondi netti, Sanae!-
-Avevo un calo di zuccheri, io.-
ribatte lei, offesa -Perché te ne stai impalata
lì?- mi domanda poi incuriosita,
sedendosi accanto a me. Capisce subito a che cosa sta pensando. A chi
sto
pensando. -E dai, Annina, non puoi continuare a star male per quello
là.- brontola
sbuffando. -E’un idiota. Punto. Fine della storia.-
-Però stasera… è venuto qui e non
so il motivo.
-A proposito… perché girava mezzo
nudo?-
Prima che si mette a navigare di
fantasia, le racconto del ladro, del gelato, e del loro arrivo che mi
ha
impedito di chiedergli il perché era lì. Ma solo
dopo la sesta volta che le ho
ripetuto la stessa, identica e medesima storia, si è finalmente convinta che
non le stavo
raccontando una balla.
-Ha dei pettorali fantastici,
però. Da vero atleta…- commenta maliziosa. -Uhhh!
Adesso credo di capire meglio
tutte quelle scalmanate che gli muoiono dietro!-
-Grazie tante, Sanae…-borbotto
fra i denti -Grazie,
davvero. Sei mia
amica o che?!-
-E va bé, non è mica colpa mia! Gli
occhi mi sono caduti lì.- mi fa ridendo -Tra un
po’ mi saprai dire come sono
quelli di Akira, ok? E voglio anche sapere se quel bel sedere che gli
si vede
con i jeans, è davvero sodo come sembra.- aggiunge, dandomi
una gomitata.
Arrossisco. -Ti prego, piantala!-
-Con quei capelli assurdi non è
il massimo, però per il resto non sembra malaccio.-
-Sanae…-
-Hanamichi. Lui sì che ha un gran
bel sedere! E poi tutti quei muscoli… Tutto nel punto
giusto!- sospira
estasiata - Mi piacerebbe sapere se anche
“là” è in forma come il
resto.-
-Chiedi ai tuoi ormoni di darsi
una calmata, per piacere?! Mi stanno mettendo in imbarazzo!-
-Scusa, ma non ci posso fare
niente. Se penso a lui, mi viene in mente una cosa
soltanto...-
-Che è un bravo cestista?-
domando retorica.
-Sesso!- bisbiglia lei, maliziosa,
ad occhi chiusi -Tanto, tanto sesso!!-
-Il gelato è ufficialmente
finito!- esclama Youhei ad alta voce -Se stanotte mi ricoverano per
indigestione, mi avrete sulla coscienza!-
-Hai uno sturalavandini?- mi
domanda la mia amica ironica, mentre rientra in casa.
-Sotto il lavello della cucina,
credo. -rispondo sorridendo. -Ci deve essere il disgorgante.-
-Ma che schifo… Ti stai mangiando
anche le patatine?!- gli strilla Sanae -Molla l’osso,
disgraziato! Quelle sono
mie!!-
Mi alzo anch’io. Infilo qualche
passo sull’erba curata del giardino. Sollevo lo sguardo verso
la casa accanto.
La luce della sua camera è accesa. Vedo distintamente la sua
ombra muoversi
dietro le tende semichiuse della finestra. Kiko…
Vorrei ritornare indietro e
ricordare l’attimo esatto in cui ho cominciato a provare per
lui qualcosa di
diverso, e cancellarlo. Avrei ancora il mio migliore amico, adesso...
Non mi piace moltissimo questo
capitolo, ma dopo averlo rivisto e rivisitato almeno cento volte (se
non di
più!) ho deciso di spostarlo così. Spero piaccia
almeno a voi…
Grazie infinite a La_Lei e
Carota per le
recensioni del cap.
precedente!! Per me è sempre un piacere ed un onore sapere
che qualcuno si
azzarda ancora a leggere le cavolate che scrivo… Grazie
mille!!
Kiss Kiss Milady07