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Autore: Leonhard    16/11/2010    1 recensioni
Alessa Gillespie. La strega. Considerata la figlia del demonio da tutti...da tutti? Un episodio segreto della triste infanzia della bambina sta per sorgere...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alessa Gillespie, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.

 

Difficilmente Leon si era reso conto che, se fosse veramente diventato suo amico, sarebbe stato trattato come lei. Oppure lo avrebbero compatito, dicendo che la strega lo aveva soggiogato ed era sotto il suo comando. A nulla sarebbero servite le proteste e le spiegazioni: non erano mai servite. Tornando da scuola, ripensò allo scambio di bigliettini con il nuovo compagno; prese il suo album e disegnò un paesaggio assolato, con il cielo azzurro e l'erba verde. Disegnò sé stessa e si fermò: il disegno era finito, ma sentiva che su quel foglio mancava qualcosa. Chiuse l'album e cercò di capire cosa avesse dimenticato di disegnare.

 

“Mamma, oggi in classe è arrivato un nuovo bambino” disse, sedendosi a tavola a mangiare. Dahlia Gillespie sorrise. Quel sorriso stanco, forzato.

“Davvero?” rispose. Fece per chiederle che tipo fosse, ma tacque: non importava che tipo di persona fosse il nuovo compagno della figlia. Tempo un paio di giorni e l'avrebbe trattata come tutti gli altri suoi compagni.

“Siamo diventati amici”. Questa frase lasciò la donna spiazzata. Com'era possibile? Ovviamente, la notizia la riempì di felicità, tanto che preferì non pensare nemmeno che era un'amicizia destinata a morire in capo a pochi giorni. Eppure, Alessa era così felice: si lanciò in un racconto della sua giornata, così nuova ed inattesa. Era evidente che anche la piccola trovasse anomalo il fatto di avere un amico.

Anzi, probabilmente anche lei sapeva che l'indomani l'avrebbe guardata con occhi ripugnati e l'avrebbe chiamata strega mentre le lanciava addosso un quaderno o un cancellino, oppure mentre gli strappava le pagine del quaderno degli appunti. Però preferiva non pensare al giorno dopo, come aveva sempre fatto: era per questa sua capacità che riusciva a passare un pomeriggio sereno dopo aver passato metà mattinata d'inferno e la seconda metà a piangere. Non di rado era successo.

Ma Dahlia potè tranquillamente giurare di non aver mai visto la figlia così felice di essere andata a scuola. Finito il pranzo, la donna si mise a lavare i piatti. Quel bambino, Leon, si sarebbe comportato come tutti gli altri bambini. Anche rendendosi conto che era sbagliato fare di tutte le erbe un fascio, era sempre successo questo: perchè con lui sarebbe dovuto andare diversamente?

 

Anche Alessa lo pensava. Anzi, l'aveva già pensato: dietro la gioia di aver trovato un nuovo amico aveva nascosto la paura del comportamento che Leon avrebbe adottato il giorno dopo. Figurarsi se i suoi compagni non lo avevano avvertito che si era seduto accanto ad una strega. Si chiuse il camera sua, si sedette sul suo tavolo e fece i compiti. Dopodichè riprese il suo album; rimase immobile, guardando il disegno che aveva fatto sul pullman e continuando a chiedersi cosa mancasse in quel paesaggio. Dopo qualche minuto, si sorprese a guardare fuori dalla finestra. Il giorno prima aveva piovuto e si stava alzando la nebbia.

Le piaceva la nebbia: lo faceva sentire sicura, protetta. Esattamente come voleva vivere. Nascosta nella nebbia e benedetta dalla neve. Ecco, così voleva vivere. Aveva provato una volta a disegnare un paesaggio simile: le era piaciuto come disegno, ma aveva riconosciuto che, senza il sole, sarebbe vissuta in un mondo un po' spettrale. Ma probabilmente perchè sarebbe vissuta da sola, senza un amico.

 

Il giorno dopo si presentò come un giorno qualunque: lei seduta in fondo al pullman, sola, circondate dai sussurri di scherno e disprezzo di tutti i suoi compagni. Ogni tanto arrivò qualche pallina di carta, ma lei non se ne curò. Continuò a ripetersi che quel giorno sarebbe stato uguale a tutti gli altri, che il giorno prima non contava nulla: Leon non poteva sapere che lei era una strega che non aspettava altro che qualcuno che le dimostrasse un po' di simpatia per mangiargli il cuore, fargli un incantesimo o cose così. Eppure non poteva non sentire una sorda tristezza; maledisse il giorno prima.

(Che senso ha avere un boccone di Paradiso se sai di essere condannata all'Inferno?) pensò. Tanto valeva che Leon, il giorno prima, si fosse seduto lontano da lei.

Chissà: forse così si sarebbe salvato...

Il bus si fermò davanti all'ospedale Alchemilla; Alessa aggrottò le sopracciglia: strano, non aveva mai fatto una fermata all'ospedale. Quando vide una folta chioma color cenere non seppe se nascondersi per evitare prese in giro stranamente più dolorose o salutarlo con un timido cenno della mano. Preferì non fare nulla e rivolgere la sua attenzione fuori dal finestrino. Fece in tempo a notare che stava ricominciando a piovere, prima che il suo compagno occupasse il posto solitamente vuoto accanto a lei. Il pullman si zittì e, per la prima volta, Alessa sentì il rumore del motore: era cupo, rombante. Decise che era un rumore che la distendeva e si concentrò su di esso.

Una mano le coprì gli occhi. Alessa si stupì non tanto per il gesto, quanto per il fatto che il tocco sul suo viso era delicato, morbido, con tutte le intenzioni tranne quella di ferirla. Solo sua madre aveva un tocco così.

“Indovina chi è?” disse la voce del ragazzino. Lei si scrollò di dosso le sue mani e lo guardò con occhi incuriositi. Leon rideva. “È uno scherzo, dai. Te la sei presa?”.

“No...” rispose lei, arrossendo. Era evidente che non aveva ancora parlato con nessuno. Ed ecco un altro boccone di Paradiso che avrebbe reso il ritorno all'Inferno più doloroso che mai.

 

 

BEH, ANCHE SE IN RITARDO (MOTIVO TESINA) IL RACCONTO PROCEDE. DAL PROSSIMO AGGIORNAMENTO COMINCEREMO IL VERO RACCONTO. MI RACCOMANDO, CONTINUATE A SEGUIRE.

DITEMI SE STO FACENDO UN BUON LAVORO.

A PRESTO! 

   
 
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