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Autore: kannuki    22/11/2005    3 recensioni
Un pazzo che balbetta deliri, una fata che vive in un tulipano e una bambina punk che addestra tarantole chiuse in una scatola.
Un taxi verde che si muove per le città col suo Carico di Paradiso e l'Uomo dei Sogni che non è esattamente il principe azzurro. Una fotografa di cadaveri che ha perso se stessa e vaga nelle Nebbie dei Ricordi Smarriti. Un'Ombra che la segue e la studia, aspettando.
Strani personaggi che si intrecciano in un hard - boiled onirico e delirante, dove tutto non è mai come sembra, Realtà e Fantasia si mescolano in una caccia spietata che si spinge fino ai confini dell'autodistruzione. E se fosse tutto frutto di un'allucinazione?
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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'Hai mai provato ad arrenderti ad un giorno di pioggia?'

Mira lesse la frase più volte gettando uno sguardo alla pioggia che batteva sui vetri della camera da letto attrezzato a studio personale. Una cornice di legno lavorato con la foto di lei e Abe che si abbracciavano, un tulipano finto che spiccava da un microvasetto di ceramica bianca e azzurra, le casse del computer che mandavano una canzoncina adatta allo stato d'animo.
Tolse la foto dal vetro e la gettò in fondo ad un cassetto, sospirando più e più volte. Prese il suo specchietto da tavolo e si osservò attentamente, facendo una smorfia alle occhiaie e al pallore che le imbiancava la pelle

"Respira quell'attimo di tempo necessario a lanciarti nel vuoto. Il tempo di un giro di vite sul fulcro dell'anima e tutto sembrerà labile e decadente, come una vecchia poesia lasciata giacere su una panchina battuta dalle intemperie" sussurrò alzando un sopracciglio e seguendolo con il dito, fino alla fine dell'arco nero.
"Cazzate" mormorò a voce più alta.
Liquidò la faccenda con un'alzata di spalle e gettò lo specchio nel cassetto in tempo per sentire suonare discretamente alla porta. Chi diamine la disturbava mentre si compativa?! 
Mira sospirò esasperata, si alzò con lentezza infinita e passeggiò stanca fino alla porta che aprì senza domandare l'identità dell' ospite inatteso. 
Aprì la porta in tempo per vedere una pistola sollevarsi verso il proprio viso e l'occhio scuro della canna guardarla minaccioso.
Mira lo fissò per un breve secondo e poi spostò lo sguardo sul possessore dell'arma al viso indurito. I suoi occhi scuri correvano dalle labbra semirigide dallo spavento agli occhi sgranati e velati di paura. Oh merda! Merda merda! Pensò spingendole la pistola contro e facendole fare un passo indietro.

"No.." sussurrò la donna arretrando fino a trovarsi nel bel mezzo del corridoio "no... Lucas..."
"No un cazzo" sibilò con sguardo truce fissandola negli occhi azzurri che si erano già riempiti abbondantemente di lacrime.

Jack Tempesta la fissò valutando la distanza e l'inclinazione dell'angolo che avrebbe preso la pallottola una volta fuoruscita da lei.
Lucas la guardò e rivide gli occhi di sua madre.
Vide la donna che aveva stretto.
Vide la donna che lo aveva fatto...

Sono infinito, sono eterno, sono immortale ora: sono un minuscolo punto colorato nel tuo iride perfetto, in cui finalmente mi ritrovo, mi ricompongo e rinasco.
Attraverso esso mi rivedo, sdraiato sull’erba, mentre il fluire della coscienza rivifica un corpo che avevo ormai dimenticato.
 

La mano gli tremò giusto per un secondo.


No, non posso morire. Non ora. Non oggi. Non mai
.

E poi Jack Tempesta sparò.

***

Si dice che Tempesta arriva sempre con la pioggia. Si scherza col suo nome finchè non si è cadaveri da un momento all'altro.

Si dice che Tempesta non abbia mai amato nessuno.

Lucas camminò fino alla fine della strada, incurante della pioggia che lo sferzava, le mani abbandonate lungo i fianchi, l'indice destro che tormentava l'anello d'oro al pollice. 

NNon vivo di sogni, ma di concreta realtà ... di sensazioni tangibili
non voglio altro che "sentire"
annusare
assaporare
vedere
toccare
ascoltare
e la sento, è concreta
mi scoppia dentro, esplode, tracima
mi brucia nelle mani, negli occhi, nel naso, nelle orecchie, sulla lingua
non voglio essere sicuro, non voglio convincermi
non voglio credere, non voglio bisogni
ma voglio ferirmi
e mi sono ferito tante volte e ho tante cicatrici che mi danno ricordi
piacevoli e spiacevoli ... non ha importanza ... ci sono
e voglio continuare a ferirmi, a sanguinare sensazioni

Si fermò in mezzo alla via, la tempesta infuriava più forte di prima e lo costringeva a chiudere gli occhi. Cadde in ginocchio, un cedimento improvviso che non seppe spiegarsi.

Mi sono ferito tante volte e ho tante cicatrici che mi danno ricordi

Chinò la testa lasciando che la pioggia gocciolasse dai corti capelli sul viso scavato. Sentiva gli occhi stranamente caldi e gonfi... era una sensazione strana che non provava più da tanto tempo.

Voglio continuare a ferirmi, a sanguinare sensazioni.

Lucas Martène aveva smesso di piangere all'età di nove anni.

Jack Tempesta... il killer migliore di tutti non aveva sbagliato neppure questa volta.
Aveva ucciso sua madre.
Di nuovo.
Aveva ucciso....


***

"Ha fatto la sua telefonata?"
"Ha fatto quel che doveva?"
"Sì. Posso dedicarmi completamente a lei"
"Ci sarà un incontro, dopodomani sera. Le darò tutte le coordinate." Scosse la testa ridacchiando "il giorno in cui Domino Kent scomparirà dalla faccia della terra, io sarò l'uomo più felice del mondo."
"A cosa le serve..." Jack Tempesta calcò bene le parole prima di parlare "a cosa le serve liberarsi di quell'omuncolo insignificante?"
"Ha mai sentito parlare di Marlene Vallone?"
"No."
"Quella donna detiene una grossa fetta di mercato azionario. Il resto della torta è tutta di Domino" spiegò giocherellando con la penna su un grafico a torta fatto a mano. "Potere, ragazzo mio. Potere! Scagliarli l'uno contro l'altro, scatenare la guerra e approfittarne quando le parti saranno entrambe indebolite" ridacchiò con gusto. "Ho fatto credere a Vallone che è stato un tirapiedi di Domino a combinarle lo scherzetto. I suoi uomini stanno venendo a New Orleans. Si scanneranno fra loro e noi ne trarremo profitti." Concluse con un ampio sorriso. "La sua parte è semplice: deve assicurarsi che quell'omuncolo insignificante muoia una volta per tutte!" ribattè duro con voce astiosa.
Jack Tempesta si appoggiò al vetro della sua stanza storcendo la bocca alla pioggia che non accennava a smettere. "Farò del mio meglio" mormorò con sguardo vacuo "e la prossima volta..."
"Si?"
"Mi dia del lei"

***

La fotografa è arrivata?"
Harvey sibilò la domanda con aria incupita e depressa: se non la incontrava a lavoro era praticamente impossibile trovarla!
"No, ispettore, l'abbiamo chiamata ma non si è fatta sentire"
Annuì una sola svolta all'agente di servizio e tornò a fissare il marciapiede seguendo le scolature di sangue annacquate con gli occhi.
Bene. Era ora di andarla a prendere a casa, decise girando sui tacchi e sorpassando la striscia gialla che attirava i curiosi.

Quando giunse all'appartamento sostò sul pianerottolo inquieto. C'era qualcosa... una pennellata sbagliata in quel quadretto campestre che non gli piaceva per niente. Sollevò il naso e annusò più volte l'aria. Cordite!
Il pugno di Bronx si abbatté più volte sulla porta finchè non decise di ricorrere a vecchi metodi: cercare di sfondarla con una serie di spallate che gli indebolirono il lato sinistro del corpo e non ottennero nessun effetto.
"Ma di che cazzo è fatta?" sibilò sotto voce posando la mano sul pomello che cedette docile e lo catapultò nella stanza.

L'ombrello gli scivolò di mano quando vide il corpo di Mira steso a terra e il sangue che le macchiava il maglioncino. Atterrito e sconvolto non si mosse per un bel pezzo finchè le gambe non gli cedettero in prossimità della donna che toccò con mano tremante.
Le tastò il collo cercando tracce di un eventuale battito. Era calda, l'odore di cordite era penetrante: era appena successo.

Sotto i polpastrelli la vena pulsava debolmente: quella scoperta gli strappò un gemito. Frugò nella tasca freneticamente, alla ricerca del cellulare che cadde più volte e lo costrinse ad arrampicarsi fino al telefono fisso. Se l'avessero visto in quel momento, così poco padrone di se, forse la sua reputazione sarebbe migliorata un pò.

***

"Come sta?"
"Si è stabilizzata, ci vorrà un pò di tempo prima che si riprenda"
Bronx fissò il medico con sguardo inquisitore. "Come ha fatto a non morire? Le ha sparato a bruciapelo al cuore!"
L'uomo gli fece cenno di seguirlo. S'immersero in una sala dalle luce bassi e tirò fuori una bustina di plastica sigillata "una 22 a carica ridotta. Se fosse stata piena, a quest'ora sarebbe morta. Non volevano ucciderla davvero. Forse intimidirla."
"Chi cazzo farebbe una cosa del genere?!"
Bronx afferrò il bossolo guardandolo con odio "quello psicopatico.." sibilò fra i denti restituendola al medico che lo guardò interrogativo. Uscì dalla sala a passo di carica, lanciando un'altra volta un'occhiata alla fotografa in sala di rianimazione.
Quel pazzo l'avrebbe ammazzata senza troppe storie. Chi era stato a fare una cosa del genere? Un ladruncolo? Non poteva essere, non mancava niente! Chi poteva essere stato? Si chiese per l'ennesima volta maledicendo la pioggia che non accennava a smettere.
 




 


  


 


 

  
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