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Autore: adamantina    22/11/2010    4 recensioni
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan sono diversi.
Non si considerano speciali; i loro "doni" non sono per loro altro che una maledizione che impedisce loro di avere una vita normale come un qualsiasi altro teenager.
Vanessa, Blake, Damien, Lily, Charlotte e Jonathan vivono al Queen Victoria's College, scopo del quale è addestrarli al controllo dei propri superpoteri -perchè è di questo che si tratta, nonostante il termine non risulti loro gradito-, a come sfruttarli, a come nasconderli.
Ma una serie di particolari eventi e un nuovo, strano preside li porteranno a chiedersi se il Queen Victoria's non sia, più che una scuola, una sorta di prigione...
E se lo fosse, sarebbe forse peggiore del mondo esterno, con i suoi schemi, le sue regole e i suoi ottusi pregiudizi?
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Queen Victoria's College'
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~the lab~

 

[Damien]

 

Siamo tutti seduti nella mensa, nonostante siano le nove di mattina e abbiamo già finito di mangiare colazione.

Tutti i nostri insegnanti sono al loro tavolo, cosa che non accade praticamente mai, il che mi fa supporre che stia per succedere qualcosa.

Un volto. Occhi di ghiaccio, capelli radi, lineamenti duri.

Un flash inutile, come al solito. Questo potrebbe tranquillamente significare che incontrerò quest’uomo oggi, domani o tra vent’anni. Se significasse qualcosa per me forse avrei qualche altro indizio, ma non l’ho mai visto prima.

Queste visioni sono come un incessante mormorio all’interno della mia testa, e io devo essere sempre concentrato per non vedere. Se mi distraggo, anche per un solo secondo, o se la visione è particolarmente forte, i miei pensieri vengono schiacciati e queste immagini ne prendono il posto.

Lo odio.

Sospiro e Vanessa mi lancia un’occhiata indagatrice.

Le faccio un cenno con la testa e lei si volta.

Un uomo basso, paffuto, che si inginocchia per terra in un ristorante di lusso. “Mi vuoi sposare?”, chiede adorante ad una donna magra e stupita. “Sì.” Un bacio.

Stupide, fastidiose, inutili visioni di gente sconosciuta.

Tento di concentrarmi sul signor Smith, che si alza in piedi.

-Ragazzi-, dice, -Stamattina è arrivato a scuola il nostro nuovo preside.-

Ecco, perché non prevedo mai cose utili come questa?

Sono passate tre settimane dalla morte del preside Hermann, avrei dovuto immaginarlo.

-Vorrei che deste un cordiale benvenuto al professor Ivan Vahel.-

La porta della mensa si apre ed entra l’uomo che ho visto un minuto fa. Non quello della proposta di matrimonio, ma quello con gli inquietanti occhi chiarissimi.

È alto, possente, sulla cinquantina, e ci fissa tutti, uno ad uno.

-Buongiorno-, dice, e la sua voce è decisa, potente, una voce di quelle a cui non puoi dire di no … se ci tieni alla tua vita. Un leggero accento, forse russo, si distingue se vi si presta attenzione.

Mormoriamo un saluto sconclusionato.

-Non credo di aver sentito.-

-Buongiorno, signore-, ripetiamo tutti insieme, e sono certo che abbiamo tutti la medesima espressione irritata.

Un bambino perso in un enorme supermercato. Disperato. Dov’è la mamma?

Scaccio la visione dalla mia mente.

-Sono Ivan Vahel, vostro nuovo preside. Sono stato nominato dal presidente degli Stati Uniti in persona.- Una pausa perché l’informazione ci strappi un “oh” di sorpresa … che non arriva mai. –Confido che la nostra collaborazione sia proficua. Ho letto molti fascicoli sul metodo di insegnamento qui e vi anticipo che apporterò molte modifiche. Tenendo conto delle vostre abilità, abbiamo bisogno di una linea più rigida e severa.-

Ma certo.

Trattengo uno sbuffo, a differenza di Blake, che non riesce a controllarsi.

-Ha qualcosa da obiettare?-, gli chiede Vahel.

-No, signore-, replica Blake con innocenza.

-Molto bene. Voglio vedervi tra un’ora al campo di addestramento. Sappiate che non sopporto i ritardatari.-

Guardo Vanessa con un mezzo sogghigno. Non gli andrà a genio, molto probabilmente.

Vahel esce e noi andiamo nei dormitori per prepararci.

-Cosa te ne pare?-, chiede Blake.

-Si smonterà presto, spero-, dico.

-Nn ss css drrt-, bofonchia Jonathan. Si sta lavando i denti.

-Eh?-

-Non so cosa dirti.-

-Non durerà a lungo.-

-Linea dura-, sbuffa Blake. –Voglio proprio vederlo.-

Usciamo dai dormitori, ci riuniamo alle ragazze e usciamo dalla scuola.

Comincia a fare freddo, e immergo le mani nelle tasche.

Una lastra di ghiaccio, dei pattinatori in una cittadina indaffarata. Una caduta, tante ragazze che ridono e si prendono in giro a vicenda.

Inutile, di nuovo.

Dobbiamo allungare la strada, perché da due settimane ci sono dei lavori in corso a scuola. Stanno costruendo qualcosa nei sotterranei.

Un laboratorio scientifico. Vetro, metallo, provette e strani marchingegni.

Bah. Questo potrebbe essere ciò che stanno costruendo, ma non ci giurerei. Un po’ troppo moderno per la mia scuola.

Raggiungiamo l’arena, circondata da spalti, dove siamo soliti eseguire gli allenamenti pratici.

Vahel è in centro che aspetta. Ci mettiamo in riga di fronte a lui.

-Voglio sapere i vostri nomi e il vostro potere-, dice immediatamente.

-Lily Bennett, controllo i quattro elementi.-

-Charlotte Miller, sono un genio.-

-Damien Knight, chiaroveggente-, dico brevemente, senza guardare Vahel negli occhi gelidi.

-Jonathan Bailey, metamorfosi animale.-

-Blake Gray, lancio scariche energetiche.-

-Vanessa Evans, invisibilità.-

Ivan Vahel tace per qualche secondo, riflettendo, quindi annuisce tra sé.

-Un’ampia gamma di poteri-, dice. –Molto bene. Voglio una dimostrazione pratica.-

Facile a dirsi, per gli altri. Lancio un’occhiata a Charlotte. Questo è sempre stato il problema che abbiamo in comune.

Comincia Lily, facendo scaturire dal palmo della mano destra una fiamma, e dalla sinistra una piccola cascata d’acqua.

-Gli altri due elementi-, esige Vahel.

Lei crea un lieve vortice d’aria e una spaccatura nel terreno.

-Fuoco, acqua, aria, terra-, enumera il preside, soddisfatto. –Bene.-

Tocca a Charlotte. La vedo esitare.

-Cosa vuole che le dica?-, domanda.

-La tavola periodica degli elementi-, decide il preside dopo un momento di riflessione.

E Charlotte, senza esitare, comincia a citare nomi, numeri e simboli a memoria, snocciolandoli senza problemi, come se li stesse leggendo.

-Ok-, la interrompe Vahel.

È il mio turno.

-Preveda qualcosa che mi riguarda-, mi ordina.

Facile a dirsi.

-Non è così semplice-, sbuffo. –Non … riesco a controllarlo molto bene.-

-Sei qui per impararlo, giusto?-, taglia corto Vahel. –Avanti.-

Un fremito di irritazione mi attraversa, ma cerco di calmarmi e concentrarmi su di lui. Chiudo gli occhi e visualizzo il suo volto severo.

Un laboratorio, lo stesso di prima. Al suo interno, Vahel, intento a segnare dei dati su una tabella. Un grido che rompe il silenzio. Vahel sembra non sentirlo, o lo ignora completamente.

-L’ho vista in un laboratorio-, gli riferisco. –Stava prendendo degli appunti, e poi qualcuno ha gridato, ma lei non l’ha sentito.-

O non l’ha voluto sentire, mi dico, ma lo tengo per me.

-Sì, capisco.- Vahel sembra soddisfatto.

Jonathan, di fianco a me, si trasforma prima in un gatto, poi in un’aquila e infine in uno scorpione.

Per il preside è sufficiente.

Blake prende la mira e fa saltare in aria un sasso.

-Posso farlo con le persone-, dice.

Infine Vanessa scompare, e Vahel sorride.

-Come ha precocemente scoperto il signor Knight, sto facendo costruire un laboratorio scientifico. La mia intenzione, dato che nessuno dei vostri insegnanti ci ha mai pensato prima, è scoprire le cause del vostro potere e trovare un modo per aiutarvi a potenziarlo o a plasmarlo secondo i vostri desideri. In questi giorni vi convocherò tutti, uno alla volta, e tornerete settimanalmente. Il primo sarà proprio lei, signor Knight. Alle due di pomeriggio si faccia trovare nei sotterranei.-

-Sì, signore-, dico automaticamente.

Io detesto i laboratori. Mi ricordano gli studi di psicologi dove i miei mi mandavano fin da piccolo, quando dicevo di “sentire le voci”. Solo quando ho compiuto quattordici anni ho avuto il buonsenso di smettere di parlarne.

Torniamo verso la scuola e ci sorbiamo tutte le altre lezioni. Non abbiamo molto da dire riguardo a Vahel, per ora: non ha fatto nulla di particolare, se non a parole.

Dopo pranzo mi dirigo verso i sotterranei. Lo ammetto, sono un po’ nervoso.

La luna brilla nel cielo e una donna la guarda malinconica dal davanzale della finestra.

Non adesso, penso, strofinandomi la testa con una mano per spegnere le voci –invano.

Scendo le scale e mi trovo davanti una porta di metallo blindata. Decisamente fuori posto in questo college vecchio stile, tutto in legno e colori pastello.

Per entrare c’è bisogno di un codice numerico.

-Bene, andiamo, signor Knight-, dice Vahel, arrivandomi alle spalle e facendomi sussultare.

Avrei dovuto prevederlo, maledizione!

Digita un codice, troppo rapido perché io possa distinguere i numeri, e la porta si apre senza un cigolio.

Il laboratorio è esattamente quello che ho visto nella mia visione. Ci sono strani strumenti che forse solo Charlotte potrebbe identificare, e superfici di metallo, divisori di vetro, calcolatrici …

-Si sieda.-

Mi indica un’inquietante, alta sedia di metallo che ricorda quelle che utilizzano per eseguire le condanne a morte. Mi siedo con cautela, teso.

-Le presento il signor Collins, tecnico di questo laboratorio.-

Un uomo sbuca fuori da dietro una parete e mi fa un cenno prima di sparire di nuovo.

-Adesso vorrei solo che lei lasciasse fluire le visioni nella sua mente-, dice il preside.

Oh, no. Questo no.

-Io le attaccherò degli elettrodi alla testa e registrerò le sue attività cerebrali.-

Esito, quindi annuisco. Guardo con ansia il signor Collins riemergere dal retro con un tubetto di gel che spalma su quelle che sembrano tre piccole ventose attaccate a lunghi fili. Me ne appoggia una sulla fronte e due sulle tempie.

Accende lo schermo di un computer.

-Possiamo cominciare-, dice.

Cerco di rilassarmi e chiudo gli occhi.

Lentamente, elimino le barriere mentali che mi permettono di estraniarmi dalle visioni e lascio che queste fluiscano liberamente nel mio cervello. Ho paura.

Una spiaggia deserta, due giovani innamorati che guardano il tramonto tenendosi per mano.

Una città affollata, qualcuno di fretta, tremendamente in ritardo, che rischia il posto di lavoro, e-

Tre bambini, corrono –

Giornata di neve –

Voci –

Un grido di esultanza-

Un pomeriggio di studio-

Una macchina, e un’altra che le viene addosso, sempre più veloce. L’impatto, dolore violento, fuoco …

-No!-, grido, e torno alla realtà, scacciando dalla mente quelle immagini cruente e dolorose.

Mi accorgo di star tremando, e devo stringere i pugni con violenza per smettere.

Apro gli occhi, e vedo Vahel di fronte a me.

-Tutto bene?-, mi chiede sbrigativo.

-Sì-, mento.

-Cos’ha visto?-

-Un incidente.-

-Studierò i risultati-, dice Vahel. –Nel frattempo, vorrei che provasse a prendere queste pastiglie.-

Mi porge una confezione di carta bianca, senza nome.

-La aiuteranno a scacciare le visioni indesiderate, soprattutto nel sonno.-

Non ci credo. Sarebbe troppo bello per essere vero. Non credo di aver mai dormito per una notte intera senza svegliarmi a causa di una visione tremenda.

-Ne prenda due al giorno, alle otto del mattino e di sera. La prossima settimana mi dirà cosa ha notato.-

-D’accordo.-

Mi allontano, poco fiducioso, ma, alle otto, prendo effettivamente una pastiglia.

Sto mangiando cena, e per poco non mi strozzo con il cibo.

-Dam? Cosa succede?-, mi chiede Vanessa, in ansia.

-Niente.-

-Va tutto bene?-

-Benissimo-, replico.

Le voci sono svanite.

Sento che ci sono ancora, da qualche parte, e che, se volessi, potrei richiamarle.

Ma adesso, per la prima volta nella mia vita, c’è effettivamente silenzio nella mia mente.

Non mi sono mai sentito meglio.

 

 

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto il mio prologo, e in particolare Kuri che l’ha commentato. Mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione e spero che continuerai a seguirmi!

 

Ho aggiornato presto perché so che probabilmente mi sarà difficile farlo da metà settimana in poi, quindi mi porto avanti con il lavoro ;)

A presto,

 

Adamantina

   
 
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