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Autore: Love_in_London_night    23/11/2010    8 recensioni
Lei cercava la faccia che più la faceva sentire a casa, specialmente quel giorno.
Lui aveva scelto di ritrovare una faccia familiare in un modo alternativo.
Lei aveva scelto le caramelle perchè i pop corn facevano troppo rumore quando venivano masticati, disturbavano.
Lui, beh, aveva scelto i pop corn.
Una distanza colmata. Due chiacchere. Perchè in fondo, le stava simpatico, e le piaceva guardare i film in compagnia. Peccato per quei pop corn!
Ed era solo l'inizio...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

Sweet surreneder

Stava camminando per la strada, senza una meta precisa. Da quando era partito non faceva altro nel tempo libero.
Passava il tempo da solo, ripassando mentalmente il discorso che avrebbe dovuto farle al suo ritorno. Sperando vivamente che lei gli permettesse di aprir bocca, che gli desse almeno quell’opportunità. L’importante era non incepparsi, nemmeno una volta.
Alzò lo sguardo, distratto, e la vide: una massa di capelli lunghi, color pel di carota, sparire tra la folla. Poco davanti a lui.
La sua attenzione si ridestò, i muscoli meno, e ci misero interminabili secondi per rispondere all’impulso del cervello di muoversi per seguirla.
Scartò un po’ di gente, affollata sul marciapiede. Era la vigilia, e tutti si rifugiavano nei negozi alla ricerca dei regali dell’ultimo minuto. Quelli inaspettati, capitati tra capo e collo. In realtà, mai voluti.
La perse, ma non si arrese. Il cuore batteva forte, e il viso bruciava accaldato contro il freddo dell’inverno.
Scrutava ancora la folla, imperterrito. E la vide più avanti.
Corse, scontrandosi contro sconosciuti che lo guardavano male. Cercava di scusarsi, ma non poteva perdere tempo. Era lì, vicino a lui, non poteva perdere quell’occasione.
Finalmente la raggiunse, e le mise una mano sulla spalla, mentre respirava a fatica.
- Daph! – ansimò senza fiato.
La ragazza si girò, e il cuore di Tom si arrese, sconfitto.
Era rossa, gli occhi erano chiari e la pelle pallida, era vero, ma non era Daphne.
Lei lo guardò smarrita – Scusa?
- Oh. Ti ho scambiato per un’altra. Mi dispiace – disse lui, diventando ancora più rosso.
La sconosciuta sorrise comprensiva – Credimi, dispiace a me non essere la ragazza che stai cercando. Buon natale! – e continuò la sua camminata.
- Anche a te! – rispose. Era stata gentile. Non voleva farle credere di essere un pazzo.
Si guardò intorno spaesato, e si rese conto che il destino si stava facendo beffe di lui.
Non voleva fargli dimenticare Daphne, come se Tom avesse potuto correre questo rischio.
Guardava quel luogo, quasi felice. Se la ragazza che gli aveva rapito il cuore l’avesse visto, sarebbe impazzita di gioia. Era davvero il suo posto ideale.
Colorato, accogliente, leggermente caotico ma dolce. Proprio come lei.
Entrò nel negozio, voleva comprarle qualcosa che sicuramente avrebbe gradito.
No, non voleva comprare il suo perdono, voleva solo dimostrarle quanto di lei avesse capito, perché glii importava molto di Daphne, era la cosa più importante per lui. E doveva solo dimostrarglielo.
 
Daphne era pronta, almeno fisicamente.
Mentalmente no.
Il cuore le batteva troppo forte, la testa le girava e l’aria non arrivava nel giusto modo ai polmoni. Era agitata, ma doveva provarci.
Rilesse mille volte i numeri scritti sul foglietto ripiegato, e quando si convinse, si armò con la sua faccia migliore.
Si vestì in modo carino, ma non appariscente, si mise la borsa a tracolla ed uscì, pronta per quel lunghissimo viaggio in metro, sperando che almeno quella volta niente potesse andare storto.
 
Aveva appena toccato il suolo britannico e già l’ansia cresceva, ma prima doveva fare mille cose, purtroppo.
La più impellente in quel momento, era ritirare il proprio bagaglio.
Nick se l’era svignata subito, il suo bagaglio a mano era stato imbarcato insieme a loro sull’aereo, quello di Tom aveva superato il peso consentito ed era finito insieme a tutti gli altri.
Si trovava davanti al nastro trasportatore fermo, perché ancora dovevano caricare tutte le valigie.
Aveva gli auricolari, che diffondevano la musica ad un volume basso, che gli consentiva di sentire anche i rumori dell’aeroporto, nel caso avessero fatto qualche annuncio.
Indossava una cuffia, per non essere riconosciuto.
Era stanco e svogliato, la sua mente era da tutt’altra parte.
Aveva la bocca affondata nella sciarpa e le mani in tasca. Era infreddolito. Colpa della stanchezza a causa del jet lag.
Il nastro prese a girare lentamente davanti a lui, che era fermo sulla curva, ipnotizzato da quel movimento. Si sentiva un completo imbecille, ma per fortuna non molta gente affollava l’aeroporto a quell’ora. Strano, erano le sei di sera.
In lontananza vide la sua sacca, e la attese passivo. Non aveva intenzione di fare un passo.
La vedeva avvicinarsi, quando due mani la afferrarono. Gli ci volle un attimo per risvegliarsi dal suo torpore e capire cosa stava succedendo.
- Ehi! Ma che diav.. – le parole gli morirono in gola.
- Insomma! È così che si ringrazia? Ti sto dando una mano! – rispose ridacchiando. Non rideva della situazione, ma della sua faccia sbigottita.
Si stava già allontanando con il suo bagaglio.
Alzò solo un angolo della bocca.
Impossibile.
Ora soffriva anche di allucinazioni.
Si tolse gli auricolari e li mise in tasca. Fece per prendere le maniglie del borsone, e in quel momento sentì le sue mani sotto le proprie.
Scattò dritto, con gli occhi fuori dalle orbite.
- Come fai ad essere qui? I controlli? E come fai a saperlo? Io non capisco…
Daphne gli sorrise divertita e comprensiva.
Ora che era lì, il coraggio era sparito.
Nel suo piano perfetto doveva saltargli in braccio e baciarlo, ma applicare la fantasia alla realtà era veramente una cosa difficile. La presenza di Tom la scioccava così tanto che i suoi gesti a stento venivano eseguiti dal corpo.
- Vuoi davvero saperlo?
Lui annuì.
- Ho usato gente che aveva delle conoscenze per farmi passare. Hanno dovuto rompere un po’… ma alla fine ce l’hanno fatta…
Si fece più timida, ma a Tom parve di vedere il suo volto scurirsi.
- Tom, io… - ma non finì la frase, non sapeva come fare.
- Aspetta, non dire nulla! – e prese a cercare qualcosa nella tasca del giubbino. Doveva cercare di convincerla, prima che gli desse il benservito.
Daphne lo guardava curiosa.
La gente ormai si era allontanata dai nastri per riversarsi all’uscita, e loro erano rimasti quasi soli.
Alla fine ne estrasse una cosa piccola. Era una specie di sacchettino.
- Questo è un regalo per te – le disse aprendolo – Sai, ho scoperto che era il negozio che vendeva le migliori in città. Dovrebbe piacerti.
E sulla sua stessa mano aperta fece cadere una fragola. Era una caramella.
No, era la caramella. Quella preferita da Daphne.
- Sai, ti stavo cercando, e mi sono imbattuto in questa caramelleria… - tentò di giustificarsi, ma non serviva più.
Daphne aveva gli occhi lucidi ed un sorriso splendente.
Quel gesto per lei era stata la più bella di tutte le dichiarazioni del mondo. La più esaustiva sicuramente.
Gli saltò al collo non appena sentì quelle parole.
Lo abbracciò, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
Tom la strinse per non cadere, e per sentirla vicino a sé. La stanchezza sembrava improvvisamente passata.
In un attimo, fece quello che avrebbe sempre voluto fare, e la baciò.
Le sue labbra trovarono quelle di lei, morbide e calde che lo aspettavano.
Piano le schiusero, assaporando l’uno il sapore dell’altra.
Daphne si sporse sulle punte per avvicinarsi ancora di più.
Aveva il cuore in gola.
Il momento che tanto aveva atteso era finalmente arrivato, ed era meglio delle sue fantasticherie.
La lingua di Tom si inoltrò piano nella bocca di lei, per scoprirne con gusto ogni dettaglio. Quando quella di Daphne si unì alla sua, una scossa percorse la schiena di entrambi.
Lo prese per il colletto del giubbotto, perché aveva paura che potesse allontanarsi da lei, ma era una paura infondata. Perché mai Tom avrebbe fatto una stupidaggine simile, non ora che aveva trovato la sua ragione di vita.
Quel bacio che stava confermando tutte le sue supposizioni: quella era la donna della sua vita, e mai, per nessuna ragione al mondo, se la sarebbe fatto scappare.
Ci sarebbero state incomprensioni, ci sarebbero stati litigi. Ma ci sarebbero state riappacificazioni e ci sarebbe stato amore. Soprattutto amore.
Perché i giorni neri si potevano superare solo insieme, e questo l’avevano capito proprio stando divisi.
La lingua di Daphne accarezzava quella di Tom in modo dolce e suadente. Aveva trovato il bacio che cercava da una vita.
Aveva trovato la persona che aspettava da una vita.
Avrebbe voluto Tom al suo fianco per sempre. Lo voleva nella sua vita.
Voleva dividere il suo percorso con lui. Niente gliel’avrebbe impedito.
Era emozionata, perché aveva trovato in quella bocca tutte le sensazioni che piano erano diventate Tom stesso – tabacco, pioggia, inverno e calore – ma anche emozione, amore e devozione.
Era il loro modo di firmare la resa di uno all’altra.
Una resa dolce, una vera resa. Stipulata senz’armi, ma solo con due cuori.
Si separarono a fatica.
Avevano aspettato tanto, troppo, per quel gesto. Ma erano soddisfatti, perché sapevano di aver trasmesso tutto il loro sentimento ed avevano colto quello dell’altro.
Non c’era davvero fretta, ora. Ce ne sarebbero stati altri.
Tanti, tantissimi altri.
Ne erano sicuri. Perché anche se era stato solo un bacio, questo, aveva spiegato loro tutto.
I loro silenzi, i loro gesti, i loro sospiri. Le cose non dette.
Tutto era rinchiuso in quel gesto.
Anche il fatto che Tom si curasse di cosa poteva piacere a Daphne – come le caramelle – e di come Daphne sapesse cosa piaceva a Tom.
Scese dalle punte, quasi esausta, e prima che potesse far qualcosa lui le depositò un altro bacio a fior di labbra.
Prese la sacca con un braccio, e con l’altro cinse un fianco di Daphne, che lo lasciò fare, felice.
Lei assaggiò la caramella. Non voleva togliere il sapore di Tom dalla sua bocca, ma voleva fargli anche capire quanto gli fosse grata per quel gesto.
E così avrebbe avuto una scusa in più per baciarlo.
- Spiegami una cosa… - disse lui, come ridestato da un sogno – Come hai fatto a sapere che ero qui?
Alzò gli occhi al cielo, divertita – Grazie a Google e ad una serata di Sam. Mi sono presentata al suo concerto in un pub la sera del 23, e gli ho spiegato la situazione. Lui ha detto che aveva sentito parlare di me, e mi ha spiegato cosa ti era successo. Sai, il volo, e la storia del cellulare… così gli ho chiesto quando tornavi e l’ora di arrivo del tuo volo. Appena li ha saputi, direttamente da te, me li ha comunicati. E così… eccomi qua.
E si aprì in quel delizioso sorriso che riusciva a rivolgere solo a lui.
Era ammirato. Lei aveva fatto tutto questo per lui.
E lui le aveva portato solo una caramella.
- E, tanto per la cronaca, sono stati proprio Sam e Bobby a farmi passare fino al ritiro bagagli. Ho dovuto fare un sacco di controlli e hanno dovuto rompere un po’… ma come vedi, sono qui.
- Sei veramente micidiale! – e rise.
Ci pensò su, e una volta all’aria pungente di una sera di dicembre, le rivolse la domanda che più lo spaventava – Ma non sei arrabbiata con me? Pensavo non volessi più vedermi – aggiunse sincero.
- Spiegamene il senso… - rispose soppesando bene le parole – Ho già passato cinque giorni lontano da te. Perché ora che sei qui, e so la verità, dovrei sprecarne altri? – le sembrava così ovvia come cosa.
Le prese il viso tra le mani, e la baciò di nuovo.
Daphne era la migliore ragazza del mondo. Ed era la sua ragazza.
Forse non le era ancora chiaro il concetto, ma gliel’avrebbe spiegato presto, molto presto.
Sapeva che non sarebbe stato così facile ogni giorno convincerla, ma ogni giorno ci avrebbe provato in tutti i modi, perché non desiderava altro.
- Vieni con me, vero? – domandò Tom indicando l’auto nera.
- Certo, però la meta la decido io – rispose quasi enigmatica mentre entrava nell’abitacolo.
- E dove andiamo? – chiese lui con innata curiosità.
Rise – A comprarti un nuovo cellulare.

_________________________
ok, lo ammetto: volevo postare domani, ma siccome ho mille impegni, ho anticipato a stasera.
spero che vi possa piacere!
domani incrociate le dita per me: ho un colloquio di lavoro (alla decathlon, dove giusto un anno fa avevo lavorato).
per le recensioni, fatemi sapere se le risposte a quelle precedenti vi sono arrivate, non vorrei mai mancare di rispondervi! ^___^  un bacio

   
 
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