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Autore: CowgirlSara    26/12/2003    4 recensioni
Un'amicizia che sembrava finita, una ferita che la fa ripartire, e un viaggio che la trasformerà in qualcos'altro. Seguito de "La finestra sul cortile".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero che anche il secondo capitolo sia di vostro gradimento, volevo solo dire che la canzone citata è “4th of July, Asbury Pa

Spero che anche il secondo capitolo sia di vostro gradimento, volevo solo dire che la canzone citata è “4th of July, Asbury Park (Sandy)” di Bruce Springsteen, che trovate anche nella recente raccolta “The Essential”; ovviamente la consiglio come colonna sonora della scena! ^___-

E la canzone la dedico alla Ruby, e lei sa perché.

 

Sara

 

2. Piccoli passi in un grande mondo

 

Era passata una settimana; quella sera, Orlando e Evie avevano cenato nell'appartamento di lui. Seduti al bancone della cucina, avevano mangiato lasagne e panna cotta ai frutti di bosco, bevendo prosecco.

Il ragazzo le doveva dire una cosa, ma non trovava l'occasione e sperava che il vino gli desse un po' di coraggio; per ora gli faceva solo girare un po' la testa.

Orlando si alzò lentamente, per poi avvicinarsi allo stereo; voleva un po' di musica, ma era indeciso, così si limitò a dare il play alla prima piastra. Appena la musica partì, Evie alzò su di lui uno sguardo stralunato.

"Ma cos'è questa roba?!" Sbottò poi; lui la guardò sorpreso.

"Beh... allora, se non ti va bene, metti qualcosa tu!" Rispose piccato, senza motivo, o meglio, lei aveva appena interrotto il flusso dei suoi pensieri.

"Certo!" Replicò Evie, alzandosi e raggiungendo lo stereo; poi si mise a spulciare tra la mostruosa collezione di cd.

Poco dopo sorrise soddisfatta, prendendo un disco e inserendolo nel lettore, poi gli diede il via; partì una musica rock lenta e ritmata.

"Questo che cos'è?" Le chiese Orlando; lei sgranò gli occhi.

"Ma come? Hai uno stereo spaziale, una collezione di cd da paura, e non riconosci Springsteen?!" Gli disse stupita; lui roteò gli occhi.

"I cd me li regalano, non li ascolto mai..." Ribatté imbarazzato.

"Peccato mortale!" Esclamò lei; Orlando, lentamente, cambiò espressione, sorridendole.

"Balliamo?" Le chiese; Evie spalancò gli occhi.

"Che?!"

"E' un lento, balliamo, dai." Insisté lui, porgendole la mano; un po' titubante la ragazza acconsentì, posando la propria mano sulla sua.

Orlando la strinse subito a se, prendendola per la vita. Oddio, non gli era mai stata così vicina! Un braccio del ragazzo le circondava la vita, mentre l'altro si allungava sulla schiena fin quasi alla base del collo. Lei gli passò le dita tra i capelli, socchiudendo gli occhi contro il suo collo perfetto; profumava delicatamente, di pulito.

"...the aurora is risin’ behind us..." Mormorava il Boss, e loro ballavano piano, in mezzo al salotto.

Doveva dirglielo. Il sospetto era che evitava il discorso perché sapeva sarebbe stato pesante per lui esserle lontano... Era così bello abbracciarla così, profumava di gelsomini...

"Love me tonight for I may never see you again..."

Quel verso della canzone fece fermare Orlando; quando smise all'improvviso di ballare, Evie alzò gli occhi sul suo viso. Sembrava titubante, come se dovesse dirle qualcosa.

"Che c'è?" Gli domandò preoccupata la ragazza.

"Lunedì parto per i Caraibi." Confessò lui, tenendo gli occhi bassi; Evie sospirò.

"Oggi è sabato..." Mormorò poi, rammaricata.

"Lo so." Ammise Orlando, tornando a guardarla. "Dovevo dirtelo prima..."

"Quanto starai via?" Chiese la ragazza, scostandogli i capelli da una tempia, con tenerezza.

"Se tutto va bene..." Pausa imbarazzata. "...tre mesi..."

"Tre mesi?!" Esclamò lei sorpresa.

"Vado per lavoro..." Affermò dispiaciuto lui, prendendole le mani. "Mi dispiace..."

"Ma no, perché? Figurati..." Replicò Evie, cercando di sembrare comprensiva, ma era rimasta male, molto male; ora che le cose sembravano mettersi bene, lui partiva per tre mesi, e li passava su un set ai Caraibi, con intorno qualche bellissima attrice molto disponibile...

"Rimani qui, stanotte." Le disse, guardandola negl'occhi, con espressione dolce e supplicante.

"Ah..." Riuscì soltanto a rispondere la ragazza, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.

Ecco la richiesta che milioni di ragazze avrebbero voluto sentirsi fare proprio da lui, proprio da quella voce, esattamente con quell'intonazione, che prometteva una notte di tenerezza e passione indimenticabile. Evie, invece, si scostò leggermente.

"Devo andare a lavorare..." Dichiarò incerta.

"Prendi un permesso..." Implorò Orlando, tenendole ancora le mani.

"Non posso, sono mancata la settimana scorsa, per via della mano..." Protestò debolmente la ragazza.

"Allora, torna dopo." La pregò lui, insistente; Evie diede l'impressione di pensarci per un momento.

"Va bene, torno a darti la buonanotte..." Mormorò infine, Orlando sorrise. "Adesso devo andare, sono già in ritardo..."

"Ci vediamo dopo." Le disse poi, mentre lei s'infilava velocemente il cappotto; il ragazzo, mentalmente, ringraziò la fortuna, d'ora in poi si sarebbe ricordato dei lenti di Springsteen...

 

Evie, ferma davanti alla porta, si rigirò per l'ennesima volta le chiavi tra le dita; le chiavi dell'appartamento di Orlando Bloom. Quando erano insieme andava tutto bene, era come se fosse un ragazzo qualsiasi, ma in occasioni simili, lei non si poteva evitare un certo tuffo al cuore; insomma, cavolo, lui era... era bellissimo, famoso, era il sogno di un'orda di ragazze, pronte alla guerra spietata. E lei, anonima ragazza di periferia, entrava in casa sua con le chiavi, col rischio di trovarlo, chessò, completamente nudo... L'idea le fece alzare le sopracciglia con aria furba, mica da buttare l'ipotesi... Dopo un sorrisetto malizioso, aprì.

L'appartamento era completamente al buio, silenzioso. La ragazza chiamò Orlando, ma non giunse risposta; posò le sue cose sul divano e si diresse in camera da letto.

Lui era lì, a letto. Un leggero fruscio veniva dalla tv accesa; la cassetta nel videoregistratore era finita, e ora sullo schermo c'erano solo righe e puntini. Evie la estrasse, spegnendo l'apparecchio, poi si avvicinò al letto.

"Orlando..." Mormorò dolcemente all'orecchio del ragazzo; lui si stiracchiò, stringendosi nelle spalle e aprì con lentezza gli occhi.

"Evie, dolcezza..." Le disse, con gli occhi ancora semichiusi, carezzandole la guancia. "Allora sei venuta..."

"Te lo avevo promesso, se non mi sbaglio..." Orlando sorrise compiaciuto.

"Dormi qui?" Le domandò distrattamente; dopo sbadigliò, passandosi le mani tra i capelli.

Evie si risollevò, osservandolo. Ma come diavolo faceva a essere così sexy anche facendo i gesti più banali del mondo? Quelle braccia che si alzavano in alto, quella maglietta che si sollevava appena sul suo addome scolpito... Non poteva rimanere, come avrebbe fatto a resistere? Ora la fissava, con il capo reclinato da un lato, con quei suoi occhi ammiccanti, teneri eppur maliziosi, in attesa di una risposta.

"Non... non ho portato nulla..." Balbettò la ragazza; lui fece un sorriso sbieco e sornione, con un'espressione che sembrava dire: 'per fare quello che devi, non ti serve nulla, baby'.

"Puoi mettere una delle mie magliette, ne ho un sacco." Le disse invece.

In quel momento preciso, mentre era mezzo steso sui cuscini, come un Apollo cui mancava solo la corona d'alloro, Evie sentì di odiarlo; odiava quei suoi occhi dolci, quel sorriso sicuro, quella sua spaventosa carica erotica; eppure, lo desiderava, troppo, troppo...

"Fa freddo..." La ragazza tentò un ultimo disperato tentativo per evitare di rimanere.

"Oh, dai!" Protestò Orlando, scuotendo la testa. "Ho qui una vera trapunta danese, che tiene un caldo pazzesco, e poi..." Eccolo, lo avrebbe detto, lo avrebbe detto... "Ti scalderò io..." Gli avrebbe tirato quel maledetto collo da statua greca, certo dopo averglielo a lungo e languidamente baciato.

"Non ho lo spazzolino da denti..." Com'è che si diceva? Arrampicarsi sugli specchi?

Il sorriso di Orlando fu retorico in modo mostruoso; le indicò una porta alla sua sinistra, alzando anche un ginocchio, cosa che lo fece somigliare all'Adamo della Cappella Sistina.

"Ne ho uno di scorta, nuovo nuovo, ancora incartato, nell'armadietto del bagno." Dio, ma aveva la soluzione a tutto, questo insopportabile, adorabile, essere diabolico?

Stavolta non sapeva davvero più che dire, in più era stanca morta, la ferita alla mano le pulsava un po', e quella battaglia di nervi con Orlando non era ideale; tanto più che lui era un campione delle battaglie di nervi.

"Va bene..." Si arrese Evie, chinando il capo; non vide il sorriso soddisfattissimo del ragazzo, ma se lo immaginò. "Dove sono le magliette?"

"In quei cassetti là." Le indicò il mobile.

La ragazza prese la prima maglietta che trovò nel primo cassetto, poi entrò in bagno, chiudendosi sgarbatamente la porta alle spalle; Orlando ridacchiò piano.

Evie rientrò in camera pochi minuti dopo; si era sciolta i capelli, lavata i denti, disinfettata il taglio, e aveva fatto la pipì. Ora la battaglia poteva ricominciare.

"Dove l'hai trovata, questa maglietta?" Domandò al ragazzo; lui si voltò e rimase pietrificato.

Evie indossava una t-shirt viola scuro, con le maniche più chiare e una grossa T rossa sul petto, sulla sinistra. E basta. Le belle gambe erano nude, e si stringevano timidamente una con l'altra, mentre la luce proveniente dal bagno ne disegnava il morbido profilo. Orlando deglutì; sarebbe stata una lunga, lunga notte...

"Mi... mi pare di... averla comprata in Giappone..." Le rispose balbettando. "Durante la promozione de La Compagnia dell'Anello..."

Soddisfatta di essere riuscita a metterlo in crisi, anche solo per un istante, Evie si avvicinò al letto, sedendosi poi sul bordo, dalla parte opposta rispetto a Orlando.

"Beh?" Le fece lui, vedendo che non accennava a sdraiarsi.

"Devo togliermelo..." Disse la ragazza, come parlando a se stessa.

"Cosa?!" Chiese preoccupato Orlando; senza rispondergli, Evie allungò le mani dietro la propria schiena e poi, senza sollevare la maglietta, si sfilò il reggiseno dalle maniche.

Il ragazzo prese un lungo respiro, come se dovesse immergersi; era il gesto più innocente del mondo, continuava a ripetersi. La familiare sensazione al basso ventre gli ricordò che, ad ogni modo, bastava. Ora l'aveva accanto, con addosso solo una maglietta e un paio di mutandine... Oh mio Dio, oh mio Dio...

Evie si voltò verso di lui, che era rimasto imbambolato e stringeva convulsamente il bordo della trapunta; riconobbe l'eccitazione nei suoi occhi, ma fece finta di nulla, sorridendo compiaciuta.

"Beh? Allora, dormiamo?" Gli chiese poi, con l'espressione più innocente possibile, stendendosi sotto le coperte; Orlando era rimasto sollevato, come se stesse pensando a qualcosa. "Ah, marinaio..." Aggiunse poi, spostando un malizioso sguardo su quel che si vedeva dei suoi boxer bianchi. "...non mollare le zavorre..." Lui, che nel frattempo si era riscosso, rise sommessamente.

"Ho paura di averlo già fatto..." Ammise poi, passandosi una mano sulla nuca.

"Mi spiace, ma io sono qui solo per dormire..." Replicò lei, dandogli le spalle. "...le aspettative del tuo amichetto saranno lettera morta per stanotte." Aggiunse, con ironia.

Orlando, deluso, ma divertitamene rassegnato, si stese a sua volta, osservando la spalla sottile di Evie, i suoi bei capelli lunghi sparsi sul cuscino, e immaginò il suo profumo nelle narici; represse un nuovo stimolo, deglutendo.

"Posso abbracciarti?" Le domandò infine; in fondo che poteva succedere, se si addormentava era fatta.

"Sì." Rispose inaspettatamente lei. "Ma non puoi toccarmi."

"E come faccio ad abbracciarti, senza toccarti?!" Esclamò stupito il ragazzo.

"Dicevo che puoi abbracciarmi, ma questo non implica far scorrere le tue mani sul mio corpo, o scendere oltre la vita, capito?" Specificò Evie, alzando l'indice.

"Capito." Annuì Orlando, con un mezzo sorriso.

Si avvicinò piano al corpo della ragazza, scostando i suoi capelli dal cuscino, poi si adagiò contro di lei col busto e le gambe; Evie si mosse un po'.

"Hei!" Gli disse, facendo per scostarsi e sollevando un po' il capo dal cuscino, ma lui la prese per la vita e stringendola a se.

"Hai detto cosa potevo non potevo fare con le mani, non con il resto del corpo..." Replicò Orlando, con una nota furba nella voce; la ragazza sospirò.

"E va bene... mi sono inguaiata da sola..." Ammise poi, reclinando la testa di nuovo sul cuscino. "Sei troppo sottile, per me, latin lover." Aggiunse ironica.

Orlando rise sommessamente, compiaciuto, mentre passava il braccio libero sotto il collo di Evie, e alzava le ginocchia, portando con se quelle della ragazza; la avvolse con il braccio, intrappolandola in una posizione quasi fetale. Evie intrecciò le dita con le sue, coprendo il braccio con il proprio, solo per, si disse, evitare che lui la toccasse... Sì, come no... Entrambi si addormentarono con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

 

CONTINUA...

   
 
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