Bene,
un po’ in fretta e in furia riesco a finire questo capitolo.
Non
rivelo nulla per non rovinarvi la sorpresa, ma spero davvero che vi
piaccia!
Ammetto,
che è stato davvero difficile scriverlo e ancora non mi
convince al 100%, ma
aspetto di sentire le vostre opinioni, per cui non siate
timide e commentate
numerose *___*
Ringrazio
come sempre tutti voi che mi seguite:
siamo arrivati ad
oltre 200 recensioni
Vi
A D O RO!
Godetevi
il capitolo!
Un
bacione :3
Giulia.
~Un
Particolare In Più~
Capitolo XXXI
Piccolo errore di calcolo alla Guferia
Il
serpente si snodava fiero, avvolgendosi intorno ad un rovo di fitte
spine e
rose colorate di rugiada. Le spire violente non lo ferivano e la sua
serica
pelle d’argento brillava sotto il sole.
Ne
era incantata.
-…e
quindi, ha detto la professoressa Sprite che oggi primo e secondo anno
avranno
la lezione di erbologia in comune!-
Alexis
alzò lo sguardo dal braccialetto che si allacciava elegante
al suo polso e
fissò Diamond che, accanto a lei, stava scegliendo un
pasticcino dal vassoio.
-Tu
cosa ne pensi?-
Si
strinse nelle spalle, allungando una mano per prendere una fetta di
panettone
con canditi tutti i gusti + 1.
-Potrebbe
essere interessante. In fondo, fare lezione con gli studenti
più grandi è
divertente-
Blaise
Zabini le lanciò un’occhiata diffidente.
-Dovrei
interpretarlo come un complimento o come un’offesa?-
Alexis
ridacchiò, facendogli una linguaccia.
-Tu
che ne pensi, Draco?-
Draco
Malfoy, che fissava un pasticcino con aria assorta, si voltò
a guardare Diamond
e scrollò le spalle.
-Le
lezioni sono tutte una palla, ma almeno così avrò
qualcosa di interessante con
cui…distrarmi.-
Lanciò
un’occhiata densa ad Alexis, che arrossì appena.
-Scemo.-
Lo
rimproverò con un sorriso, dandogli un lieve colpetto su di
una spalla. La mano
di Draco corse a circondarle il polso, delicata, e la trattenne.
-Devi
smetterla di insultarmi, Black, o prima o poi deciderò di
vendicarmi e, allora,
Dio solo sa quello che potrei farti.-
Minacciò
con voce morbida, l’ombra di un sorriso
sull’espressione divertita.
Alexis
fece una smorfia contrariata, gonfiando poi le guance. Draco
portò la mano
libera a premerle, facendole corrucciare le labbra in
un’espressione
buffissima.
-E’
inutile che mi guardi così. Ricordati che tu sei mia e di te
ne faccio quel che
voglio.-
Dichiarò
con un sussurro, l’espressione serafica. Poi le
strappò un bacio a stampo.
Quando
fu libera dalla sua presa, Alexis incrociò le braccia al
petto e alzò il mento,
fiera.
-Non
ricordo di aver mai concordato con la seconda parte della tua
affermazione.-
Rispose,
e il ragazzo le lanciò un’occhiata indifferente,
come a sottolineare che, la
cosa, poco lo tangeva.
Qualcuno
si schiarì la voce, facendoli tornare alla confusione della
Sala Grande.
-Se
avete finito di fare i piccioncini…ci saremmo anche noi.-
Li
informò Blaise Zabini, non capacitandosi del fatto che
qualcuno non gli
prestasse attenzione. Diamond, accanto a lui, annuì
vivacemente. Era da sola,
perché la sera prima aveva litigato con Nott e lei
l’aveva messa un po’ sul
tragico, lamentandosi che il suo matrimonio – Alexis si
chiedeva quanto quella
ragazza fosse in grado di volare con la fantasia-
era rovinato e che non avrebbe mai più
trovato l’amore. Peccato che, quella mattina, avesse
già fatto gli occhi dolci
ad almeno due Corvonero e tre Serpeverde.
Quella
ragazza era davvero incorregibile, ma la Potter era convinta che, tempo
qualche
giorno, avrebbe perdonato Theo; o, almeno, lo sperava: lui sembrava
caduto in
una cupa depressione e, seduto accanto a Tiger e Goyle, fissava ora il
piatto
con sguardo assorto. Povero ragazzo, ad essersi intrecciato con una
tipa tutto
pepe come Diamond Anne Cherin. Era un po’ come innamorarsi di
Blaise Elìas
Zabini: uno struggersi di dolore eterno, dal momento che lui non poteva
amare
una sola ragazza, ma aveva il dovere di amarle tutte allo stesso modo.
Draco
Malfoy ignorò l’amico, rubando un piccolo cupcake
al cioccolato dal piatto di
Alexis.
-Ehi!-
Si
lamentò la ragazza, cercando di riappropiarsene, ma Draco fu
più veloce e se lo
mise in bocca.
-Così
impari a contraddirmi.-
L’avvertì,
ostentando un’occhiata orgogliosa.
Blaise
Zabini sospirò, decidendo di dedicarsi alle sue piccole fan,
che schiamazzarono
contente quando rivolse loro la parola. Diamond Cherin scosse il capo,
esasperata, e si andò a sedere vicino a Theodore Nott. Tempo qualche minuto e i due si
alzarono, lasciando la Sala Grande
mano nella mano. Alexis Potter immaginava
di sapere in che modo Diamond avesse dato a Nott la
possibilità di farsi
perdonare.
Ridacchiando
divertita, Alexis allungò una mano e rubò un
biscotto alle mandorle dal piatto
di Draco.
Cielo
da neve.
-E’
mai possibile che non riusciate ad essere puntuali nemmeno una volta?-
La
voce alterata di Hermione Jane Granger si levò nel silenzio,
sovrastando
l’unico frullare d’ali di stormi di uccelli neri
che si libravano sopra le loro
teste. Camminava a passo spedito lungo il giardino, diretta alla serra
numero
tre per la lezione di erbologia. Lei e Ron ed Harry – che la
seguivano con
passo lento e assonnato -, erano terribilmente in ritardo, almeno
secondo lei.
Quella prima ora si prospettava già difficile di per
sé: una lezione
sperimentale da condividere non solo con Serpeverde, ma anche con i
primini
delle rispettive case! In quell’ultimo periodo, Hermione si
era spesso trovata
a pensare che i professori di Hogwarts ne sapevano una più
di Grindelwald in
persona: prima, Gilderoy Allock scatenava il panico nella sua prima
lezione,
lanciando contro gli studenti un gruppo cospicuo e dispettoso di
Folletti della
Cornovaglia; poi veniva organizzato il Club dei Duellanti, nel quale
aveva
rischiato di trovarsi senza numerose ciocche di capelli per colpa di
Millicent
Bulstrode, e ora quello! Era decisamente il momento che si dessero una
calmata,
o il suo stress, già a livelli abbastanza alti a causa dello
studio, l’avrebbe
davvero lasciata pelata.
-Eddai,
Hermione! E’ solo qualche minuto di ritardo!- si
lamentò Ron, trascinandosi
come uno zombie ambulante. – E poi, non solo ci hai fatto
saltare la colazione,
ma ora pretendi anche che ci mettiamo a correre di prima mattina?-
La
ragazza, senza fermarsi, si voltò a lanciargli
un’occhiataccia da sopra la
spalla destra.
-Non
sono io che vi ho fatto saltare la colazione, Ronald!-
precisò indignata –Se
solo voi imparaste a svegliarvi qualche minuto prima, tu avresti la tua
colazione nello stomaco e io sarei già seduta al banco,
pronta a seguire la
lezione!-
Ron
Weasley si voltò a guardare il suo migliore con aria
disperata e quello si
limitò a coprire un grosso sbadiglio con la mano.
-Da
quando è uscita dall’infermeria per
quell’incidente
con la Pozione Polisucco mi sembra più suscettibile del
solito, non trovi?-
Gli
bisbigliò all’orecchio e Harry si
limitò a stringersi nelle spalle non
trovando, nella confusione mentale del tentativo di risvegliarsi, un
qualcosa
di più intelligente da dire che non fosse un grugnito stanco.
Notte
da Grifoni, mattina…
Hermione
Jane Granger non era mai stata una ragazza rilassata, specialmente
quando si
trattava dell’ambito scolastico; molto spesso, sia Harry che
Ron, si erano
ritrovati a pensare che dovesse seriamente rivedere le sue
priorità: già al
primo anno, aveva dichiarato che essere esplusa da Hogwarts sarebbe
stato
peggio che morire. Ma, in quell’ultimo periodo, sembrava
più nervosa del
solito: si guardava sempre intorno con aria circospetta, occupava le
sue giornate
studiando come una matta, e saltava non appena qualcuno la sorprendeva
alle
spalle o le sfiorava un braccio per richiamarne l’attenzione.
Harry
Potter, lanciando un’occhiata assonnata all’amica,
si ritrovò a chiedersi se
tutta quella faccenda della Camera dei Segreti non la stesse facendo
diventare
paranoica: in fondo, come non mancavano mai di far notare quegli idioti
di
Malfoy e Zabini, lei era una nata-babbana e, come tutti loro, era in
pericolo.
Quel dannato Erede di Serpeverde stava seminando il panico nella
scuola: molti
studenti, in verità, apparivano agitati e cadevano
facilmente preda di qualche
crisi isterica, ma vedere Hermione Granger, la sua migliore amica,
stare in
quelle condizioni, lo faceva riflettere e star male allo stesso tempo.
In
molti avevano sospettato che l’Erede di Salazar fosse lui, il
Bambino
Sopravvissuto, ma Harry sapeva bene di c’entrarci ben poco
con quella storia:
sì, aveva scoperto di essere un rettilofono e il cappello
parlante avrebbe
voluto assegnarlo a Serpeverde, ma questo non provava nulla, giusto? E
poi, a
meno che non fosse diventato sonnambulo o psicopatico, non ricordava
affatto di
essersene andato in giro a pietrificare Mrs Purr e Colin Canon e a
scrivere
scritte sanguinolente sulle mura della scuola.
La
seconda candidata per il ruolo di Erede ufficiale era stata la piccola
Alexandra Black: figlia di una famiglia dal nome tanto nobile quanto
spaventoso, era arrivata solo quell’anno ad Hogwarts e faceva
proprio parte
della casata delle serpi. Eppure, chiunque la conoscesse appena un
po’, avrebbe
di certo capito che lei, così dolce e così
fragile, sarebbe stata incapace di
far del male persino ad un Bilywig che minacciasse di pungerla.
Alla
fine, secondo Harry Potter e i suoi due migliori amici, il colpevole di
tutto
ciò non poteva che essere una maledetta serpe che tanto
odiava i Mezzosangue:
Draco Malfoy. Discendente delle due famiglie più potenti e
antiche del Mondo
Magico, era figlio di Lucius Malfoy che, secondo i tre, aveva aperto la
Camera
dei Segreti cinquant’anni prima e poi aveva detto a Draco
come farlo. Così,
grazie alla Pozione Polisucco creata dalle abili mani di Hermione
Granger, lo
avevano interrogato, ma non avevano cavato un’acromantula dal
buco. Nonostante
lo odiasse con tutte le sue forze, Harry Potter doveva ammettere che
Malfoy gli
era sembrato sincero quando, pur insultando lui e tutti i suoi amici,
aveva
detto di non sapere nulla di quella faccenda; in fondo, conoscendolo,
non si
sarebbe di certo risparmiato di vantarsi davanti a quei tonti dei suoi
migliori
amici.
Quindi,
ora, erano punto e a capo. Nessuna informazione sull’Erede di
Serpeverde e la
tensione che tanto irrigidiva l’amica raggiungeva, come un
involucro di rami e
spine, anche lui.
Hermione
affrettò il passo e Ron imprecò sottovoce.
-Insomma
Hermione, potresti andare più piano? Mi fanno male le gambe!-
Si
lamentò Ron e la ragazza si voltò a considerarlo
con un’occhiata fulminante.
-Sai
Ron, un detto babbano recita: ‘Chi
è
causa del suo mal, pianga se stesso!’- disse, senza fermarsi
né rallentare l’andatura
– Per cui, meno lamentele e accelera il passo!-
Ronald
Weasley fissò la schiena della ragazza con
un’occhiata confusa, poi si voltò a
guardare Harry, per trovare un po’ di amichevole conforto; ma
quello si era
fermato qualche metro dietro di lui e, ora, osservava due ragazze che,
poco
distanti da loro, correvano verso la serra numero tre.
-Accidentaccio
a te, Diamond! Non potevi fare pace con Nott questo pomeriggio?-
Imprecò
Alexandra Black, stringendosi nella sciarpa verde-argento per cercare
riparo
dal vento gelido che le sferzava il viso mentre correva accanto
all’amica.
-Oh,
non ti lamentare, Alexandra! L’amore non può
aspettare e tu dovresti saperlo
bene!-
La
rimbeccò, con una recitazione melodrammatica degna di lei,
lanciandole un
sorriso malizioso, mentre si risistemava il nodo della cravatta. Alexis
arrossì
appena sulle guance e non solo per il freddo.
-Questo
non c’entra nulla…-
Borbottò
e Diamond Cherin scoppiò in una risata divertita.
-Chi
arriva per ultima alla serra è perdente come una Grifondoro!-
La
sfidò la bionda, accelerando il passo. Alexis storse il
naso, ma fece per
raggiungere l’amica, quando i suoi occhi incontrarono quelli
caldi di Harry
Potter, che la stava fissando a pochi metri. Non riuscì ad
impedirsi di
sorridere e rallentò, alzando una mano in segno di saluto.
-Per
questa volta te la lascio vincere, Cherin!-
Urlò
dietro alla ragazza, prima di fermarsi del tutto.
In
fondo, Lei era una
Grifondoro.
Diamond
si voltò a considerarla con un’occhiata di
superiorità e quando scorse il vero
motivo per cui l’amica si era fermata, si limitò a
brontolare qualcosa di poco
chiaro e, roteando gli occhi, superò Ron Weasley ed Hermione
Granger che,
ancora discutendo sui proverbi babbani, si apprestavano ad entrare
nella serra.
Alexis
Potter corse invece incontro al fratello che l’accolse con un
sorriso gentile.
-Ciao
Harry!-
Esclamò,
trafelata dalla corsa.
-Ciao
Alex, tutto bene?-
La
ragazza annuì.
-Sì,
tutto apposto! Tu, invece? Il braccio è guarito?-
Si
informò, allungando una mano per posargliela
sull’avambraccio.
Un
calore dolcissimo proveniente da
quelle dita delicate gli percorse il braccio e lo scaldò,
nonostante il freddo
duro dell’inverno penetrasse nella carne e gli gelasse la
pelle sotto i
vestiti.
Harry
sorrise e i suoi occhi, dietro le lenti rotonde, si illuminarono
appena.
Distese il braccio e strinse la mano.
-Come
nuovo!- dichiarò, alzandolo verso il cielo –Madama
Chips sarà anche petulante,
ma sa fare bene il suo lavoro.-
Alexis
annuì e si incamminò verso la serra con Harry che
gli passeggiava accanto.
Alzando il viso verso il cielo, non potè fare a meno di
notare quanto quella
volta tersa e grigia promettesse un candido manto bianco.
-Nevicherà.-
Sospirò,
intrecciando le mani dietro la schiena. Harry si voltò a
guardarla e rimase in
silenzio, semplicemente a fissare il profilo delicato che lei gli
offriva e che
quell’accecante cielo le illuminava di sprazzi argentati.
Irresistibile
sensazione di allungare
una mano e sfiorarle il naso con gentilezza.
Proibito desiderio peccaminoso che era
stato convinto di aver arginato già al suo primo rifiuto.
La carne debole.
Chiuse
le mani in due pugni tanto violenti che solo sentire le unghie
perforargli i
palmi riuscì a distoglierlo da quei pensieri e quando lei si
voltò a guardarlo,
con lo scintillio interrogativo negli occhi di smeraldo, lui si
limitò a
sorriderle con la fredda gentilezza che si riserva ad uno sconosciuto.
-Mi
piace la neve.-
Si
limitò a risponderle, mentre riprendevano di nuovo a
camminare e lui, con
sguardo assorto, fissava l’entrata della serra ormai vicina.
-Anche
a me.-
Concordò
Alexis. Poi si voltò e, improvvisamente, lo prese per mano,
facendolo
sobbalzare appena per la sorpresa.
Dita
piccole e fragili che si
intrecciarono ad una mano grande e calda, appena indurita dagli
allenamenti di
Quidditch, così diversa da quella elegante e affusolata che
aveva la
caratteristica di essere sempre e comunque gelida.
Harry
la fissò con un cipiglio confuso e lei si limitò
a sorridere tanto ampiamente
che gli occhi, ridotti a due fessure, brillarono divertiti.
-Ci
conviene sbrigarci se non vogliamo che la professoressa Sprite ci levi
qualche
punto! E’ molto indulgente, ma non così tanto.-
Disse
e, sempre tenendolo per mano, lo trascinò
all’interno della serra con una
piccola corsetta.
Quando
i due fratelli entrarono nella stanza di vetro, un silenzio sorpreso li
accolse. La professoressa Sprite, che era già entrata in
classe, li osservò con
un sorriso rabbonito, che comunicò loro che non avrebbero
fatto perdere punti
alle loro case.
-Signorina
Black, signor Potter: siete un po’ in ritardo, ma ancora in
tempo per ascoltare
la lezione! Se volete prendere posto a quel banco lì- li
accolse, indicando un
banco vuoto in prima fila –Sarete la prima coppia di questa
classe
sperimentale!-
Annunciò.
Un
bicchiere di vetro andò in frantumi
e l’acqua si sparse sulla scrivania di Draco Malfoy, insieme
al sangue che
usciva ora dalla sua mano destra.
Alexis
sobbalzò appena, spaventata, e il suo sguardo corse a
cercare quello di Draco
che, ora, era rigidamente fisso sulla propria mano ferita, che
sanguinava
appena.
-Signor
Malfoy, stia attento, per Amor di Merlino!-
Lo
riprese la professoressa, lanciandogli un’occhiata
preoccupata.
Malfoy
non si voltò neanche a guardarla e si limitò a
scrollare le spalle e la mano.
Alexis
lo osservò ansiosa, mentre Harry la guidava al loro banco,
posto alla sinistra
di quello del Serpeverde. Dietro di loro, Pansy Parkinson fece
comparire una
benda e, richiamando l’attenzione di Draco con un debole
tocco sulla spalla,
gli sorrise timida e lo aiutò a fasciarsi la ferita.
Un
dolore caldo e pungente le si
allargò sul petto e il cuore venne colto da una fitta secca.
Gelosia: il tuo
nome è Amore.
Alexis
voltò le spalle ai due ed estrasse il blocco degli appunti e
la piuma dalla
cartella, riponendoli sul banco.
-Allora,
ragazzi, in questa lezione sperimentale di erbologia impareremo ad
addestrare
piccoli bonsai di Platano Picchiatore.-
Esordì
la professoressa Sprite, indicando gli alberelli legati nei vasi posti
su ogni
banco.
-Qualcuno
sa dirmi quali sono le proprietà di questo particolare
albero?-
Hermione
Granger e la sua immancabile manina scattorono verso l’alto.
-Sì,
signorina Granger?-
-Il Platano
Picchiatore è
un albero magico capace di
muoversi se viene toccato. La sua furia, che aggredisce
chiunque gli si
avvicini, muovendo i grossi rami bitorzoluti nell’aria, viene
placata solo
premendo una sorta di bottone posto nelle radici. Ogni Platano ha un
suo
piccolo nodo particolare…-
Alexis, osservando la miniatura
dell’albero davanti
ai suoi occhi, si ritrovò inevitabilmente a ricordare quella
sera lontana in
cui Draco l’aveva condotta davanti al maestoso Platano del
giardino di
Hogwarts. Rimembrava perfettamente come i suoi rami si agitassero
nell’aria e,
specialmente, la ferita che avevano saputo infliggere al braccio del
ragazzo
quando l’aveva salvata.
Inevitabilmente, il suo sguardo scivolò sulla figura
del biondino, che ancora fissava la propria mano fasciata, come volesse
incenerirla.
Blaise Zabini, seduto accanto a lui, si chinò
lievemente verso il compagno.
-Cerca di controllarti, Draco.-
Gli sussurrò all’orecchio, evidentemente riferito
alla sua precedente reazione. Draco, senza nemmeno voltarsi,
scrollò
velocemente le spalle e i suoi occhi si puntarono sulla Black, che ora,
dritta
e orgogliosa, gli rivolgeva le spalle.
-Molto bene, signorina Granger: dieci punti al
Grifondoro.-
Hermione sorrise soddisfatta e Diamond Cherin,
all’ultimo banco della fila di destra, la
scimmiottò, facendo ridacchiare le
compagne di Serpeverde.
-D’accordo, ragazzi: ora formerò le coppie e poi
cominceremo a lavorare…-
Alla fine, a Draco Malfoy venne affidata una primina
di Grifondoro, piccola e biondina, che gli rivolse
un’occhiata da cerbiatto
ammaliato; fu costretta immediatamente a borbottare contrariata quando
lui la
incenerì con lo sguardo. Erano seduti esattamente dietro
Potter e la Black.
Blaise Zabini venne accoppiato con Demelza Robins,
Grifondoro, e Diamond Cherin finì al banco proprio con
Hermione Granger.
Quasi tutti insoddisfatti di quelle coppie insensati,
la lezione cominciò tra lo scontento generale e le lamentele
borbottate.
La
professoressa Sprite spiegò loro quello che dovevano fare e
tutti cominciarono
a slegare i piccoli Platani, che cominciarono a muoversi agitati.
-Ehi!
Questo Palatano mi ha appena frustato!-
Si
lamentò Ron, sventolando la mano verso l’alto. La
professoressa si limitò a
considerarlo con un’occhiata quasi disperata, poi si rivolse
alla classe.
-Bene,
ragazzi: il vostro compito di oggi è collaborare con il
compagno che vi è stato
affidato e trovare il nodo segreto della vostra pianta. Mi raccomando,
fate
attenzione, perché i Platani possono essere parecchio
cattivi.- e lanciò uno
sguardo verso Ronald Weasley, che arrossì in zona orecchie.
Sorridendo,
Harry Potter si voltò verso la Black.
-Io
provo a tenerlo fermo, tu cerca il nodo.-
Propose
e Alexis annuì. Il ragazzo prese la bacchetta e la
puntò contro il piccolo
Platano.
-Immobilus.-
Mormorò,
cercando di imitare l’incantesimo che aveva eseguito Hermione
nella prima
lezione di Difesa contro le Arti Oscure per fermare gli impazziti
Folletti
della Cornovaglia.
I
rami del piccolo Platano sembrarono fermarsi, ma continuarono a tremare
violentemente, come nello sforzo di liberarsi di quella magia.
Alexis
tese le mani e sbirciò le piccole radici che affondavano nel
terreno umido,
alla ricerca del nodo che l’avrebbe fermato.
All’improvviso,
qualcosa le colpì la schiena più volte,
distraendola.
Voltandosi,
notò che sul pavimento c’erano dei pezzetti di
rami di Platano.
Lasciò
scorrere lo sguardo sulla pianta di Draco Malfoy che, ora, senza quasi
più rami
fruscianti, se ne stava immobile, torturata e poi bloccata.
Alexis
Potter, che si era riunita a Diamond, stava facendo lo stesso percorso,
qualche
metro più dietro, quando qualcuno
l’afferrò per un polso, costringendola a
fermarsi.
Voltandosi,
si trovò davanti la figura slanciata e rigida di Draco
Malfoy, al quale lanciò
un’occhiata confusa, corrugando entrambe le sopracciglia.
-Dobbiamo
parlare.-
Si
limitò a dire e, alle orecchie di lei, risuonò
quasi come un ordine. Chinò la
testa su di un lato.
-Ehr..D’accordo.-
Asserì
confusa, scuotendo appena il capo. Si girò a considerare
Diamond che,
sorridendo, scrollò le spalle e corse da Pansy Parkinson, il
cui sguardo, se
avesse potuto, li avrebbe uccisi entrambi seduta stante.
Senza
aggiungere altro, Draco Malfoy la trascinò con
sé, brusco.
Le
dita pallide che le si stringevano sul polso sembravano una manetta di
ferro
troppo stretta.
-Draco…Mi
stai facendo male….-
Si
lamentò lei dopo un po’, cercando di stare dietro
al suo passo lungo e
affrettato.
Senza
nemmeno voltarsi a considerarla, il ragazzo continuò a
trascinarla.
Ma
la stretta della sua mano divenne
appena meno pressante, trasformandosi in una presa gentilmente violenta.
Si
fermò solo quando raggiunsero il limitare della Foresta
Proibita.
Alexis
osservò la sua schiena, preoccupata.
Era
rigida e tesa e rigonfi fasci di nervi gli tiravano appena la camicia
immacolata.
Non
si stupiva di certo che le sue mani fossero sempre così
fredde: le era sempre
sembrato che Draco vestisse in modo un po’ troppo leggero.
-Draco?
Che succede?-
Chiese,
quasi intimidita da quel silenzio che era calato tra di loro,
opprimente come
una notte scura senza luce.
La
stretta attorno al suo polso si fece nuovamente più dura,
mentre si voltava di
scatto e la trascinava contro il tronco di un albero, sul quale le fece
poggiare la schiena, violento, ma senza farle davvero male.
Alexis
trattenne il respiro, quasi spaventata.
-Draco,
ma che ti prende…?-
Mormorò,
cercando quello sguardo argenteo che sfuggiva come un vento implacabile.
Tempesta
agitata di mari impetuosi che
lasciano scaricare fulmini rabbiosi nelle sue onde furiose.
Draco
Malfoy chinò il viso e, senza incrociare mai lo sguardo di
lei, la baciò.
Un
baciò rude e violento, che le lasciò sfuggire un
gemito di protesta costretto a
morire tra il loro duro modellarsi di labbra. Le morse il labbro
inferiore per
costringerla ad aprire la bocca e lasciar scivolare dentro la lingua,
senza
alcuna gentilezza. Non la lasciò respirare neanche un
attimo, intrecciandosi a
lei come un serpente dolcissimo e velenoso. Le leccò il
palato, esplorò la
lingua, le morse le labbra con violenza e attirò la lingua
di lei nella sua
bocca, succhiandola con una dolcezza rabbiosa.
Si
allontanò da lei, brusco, solo quando la sentì
sussultare appena sotto le sue
dita. Solo allora, si concesse di guardarla finalmente in viso:
respirava a
tratti, aveva le guance accesse, le labbra gonfie e livide e gli occhi sfavillanti di
eccitazione e paura.
Allentò
la presa attorno al suo polso e, improvvisamente gentile, le
accarezzò
l’interno, dove le vene azzurrine correvano sulla pelle
diafana, pulsando
agitate.
Alexis
alzò lo sguardo, per trovare finalmente quello torbido e
offuscato di Draco,
che la osservava rabbioso, la piega dura della mascella che faceva
guizzare un
nervo sulla guancia bianca. Lo sentì sospirare e il suo
fiato di pioggia le
accarezzò le guance, caldo e delicato. Sembrò
riprendere il controllo delle sue
emozioni e si chinò di nuovo, per poggiare la fronte su
quella della ragazza,
gli occhi chiusi.
-Odio
il modo in cui ti guarda.-
Sibilò,
con cattiveria, e la presa intorno al polso si fece di nuovo ferrea.
Alexis
osservò i lineamenti del suo viso vicino, contratti.
Alzò la mano libera e
gliela posò sul petto, leggera.
Senza
aprire gli occhi, Draco sollevò la mano e la
poggiò su quella della ragazza,
stringendola lievemente.
-Draco,
guardami.-
Mormorò,
riacquistando fiato e sicurezza. Senza darle retta, lui le prese
entrambi i
polsi e glieli portò sopra la testa, bloccandola.
Alexis
rimase impassibile, a fissarlo.
-Tu sei mia, Black. E Potter non deve osare
sfiorarti neanche con lo sguardo.-
Mormorò
rabbioso, con tono cavernoso.
Una
fitta di dolore che partiva dalla
bocca dello stomaco e si riversava sul cuore, facendogli perdere un
colpo prezioso.
Un sospiro di albicocca che sfiorava
deliziose labbra umide di baci.
Alexis
cercò di divincolarsi da quella presa, ma Draco non glielo
permise, tenendola
bloccata.
-Draco,
guardami.-
Ordinò
ancora e lui, lentamente, quasi riluttante, riaprì gli occhi
per fissarli in
quelli della Black.
Pozze
d’argento fuso di odio profondo.
Scintillante specchio rabbioso. Cieca torbidità di tempesta
implacabile.
Alexis
lo osservò determinata, gli occhi di smeraldo seri, le
guance ancora arrossate.
-Ora,
lasciami andare.-
Lui
le lanciò un’occhiataccia carica di risentimento.
Piccole
tracce di indecisione nelle
striature argentate di quel liquido torbido.
-No.-
-Ma
mi stai facendo male.-
-Non
mi interessa.-
Alexis
sbuffò e scosse la testa. Poi, inaspettatamente, sorrise
appena.
-Perché
devi essere così geloso?-
Lo
schernì e gli occhi di Draco si aprirono appena.
Grigio
scuro e denso, quasi offuscato.
Le
sue labbra si distesero appena in un ghigno sfrontato e lui chiuse di
nuovo gli
occhi. Lentamente, le lasciò andare i polsi e lei fu libera
di abbassare le
braccia. Senza lasciarle il tempo di fare altro, le circondò
la vita con
impeto, stringedola con forza e strappandole un altro gemito sorpreso.
La
costrinse a finirgli addosso e le premette la testa contro la spalla,
senza
tuttavia farle alcun male.
Lui
non gliene avrebbe fatto, mai.
-Non
solo geloso, solo estremamente possessivo per le cose che mi
appartengono.-
Chiarì
serio e lei alzò gli occhi al cielo. Posandogli entrambe le
mani sul petto
caldo, forzò appena contro la sua presa per distanziarsi in
quell’abbraccio e
guardarlo in viso.
-Mi
stai implicitamente dando della cosa, Malfoy?-
Gli
fece notare, alzando un sopracciglio, con aria offesa. Draco si
chinò a
guardarla senza divertimento negli occhi, il guizzo di un nervo
infastidito che
ancora gli induriva la mascella.
-Hai
capito perfettamente quello che volevo dire, Black.-
La
riprese e lei scosse la testa, lasciandosi di nuovo stringere al petto.
-Sei
uno sciocco.-
Lo
rimproverò, circondandogli la vita con le braccia a sua
volta e poggiandogli
una guancia contro il petto. Draco chinò il viso per
sfiorarle una tempia con
le labbra.
-Qui,
l’unica sciocca, sei tu. Ti diverte così tanto
vedermi arrabbiato?-
Si
informò con voce rauca, che vibrò nel suo petto,
e lei non riuscì a trattenere
il brivido che le corse lungo tutta la colonna vertebrale. Draco la
strinse di
più a sé e si stupì di quanto potesse
sentirla rilassarsi sotto le sue dita.
-No,
ma diventa sempre più difficile non farti arrabbiare.-
Osservò
e lo sentì lasciare andare uno sbuffo, a metà tra
lo spazientito e il
divertito.
Draco
sorrise appena, socchiudendo gli occhi e poggiando il mento sulla testa
della
ragazza.
-E
non ti sei mai chiesta perché?-
Mormorò.
Una
frase semplice e carica di
complicati significati nascosti che neanche lui aveva scoperto davvero.
Una dichiarazione strana e forte, come
la fitta dolorosa che le squarciò il petto.
Alexis
deglutì e si distanziò da lui, che la
osservò dall’alto, lo sguardo
improvvisamente cieco e lontano. Gli posò entrambe le mani
sulle spalle, con un
tocco delicato, e lui la lasciò andare, sciogliendo
l’abbraccio. Le sue braccia
inermi si posarono lungo i propri fianchi.
Una
traccia d’odio che gli colorava lo
sguardo duro.
Alexis
fece un passo all’indietro, come per allontarsi, e Draco non
fece nulla per
impedirglielo, limitandosi a fissarla impassibile.
Lei
lasciò scivolare le mani dal suo petto, che ora vibrava
lievemente sotto il suo
tocco gentile. Poi, lentamente, percorse tutta la linea tesa dei
muscoli delle
braccia, fino a sfiorare l’interno del polso, esattamente
come aveva fatto lui
poco prima, e soffermarsi sulla mano destra, accuratamente fasciata.
Lampo
d’odio anche nella tempesta
marittima di quel verde quasi innaturale.
Sospirò.
-Anche
io odio il modo in cui ti
guarda.-
Affermò
poi e, inaspettatamente, alzò il viso di scatto e, con la
determinazione nello
sguardo, gli lasciò andare il polso per lanciargli le
braccia al collo, di
slancio, e cercare le sue labbra, che baciò con la stessa
foga che aveva
utilizzato lui poco prima.
Sorpreso,
Draco fu costretto a circondarle la vita con le braccia e a sollevarla
appena,
per non far cadere entrambi. E si lasciò baciare, docilmente
soddisfatto,
mentre rispondeva alla durezza di quelle labbra sdruggevoli, mordendole
di
nuovo la bocca e lasciando scivolare la lingua all’interno,
in movimenti veloci
ed espliciti, intrecciandola a quella di lei e attirandola nella
propria.
La
posò di nuovo contro il tronco dell’albero e
interruppe il bacio con un gesto
secco; questa volta anche lui aveva il fiato corto. Le prese il mento
tra le
dita, con una forza gentile, e la costrinse a voltare il viso su di un
lato.
-Devi
smetterla. Devi smetterla di giocare in questo modo con me, Black.-
La
avvertì con voce roca e lei rabbrividì di nuovo.
Le posò le labbra su di una
guancia e cominciò a lasciarle una lenta scia di baci
sensuali, fino ad
arrivare all’incavo del collo, che prese a succhiare con
rabbia delicata. Poi,
quando fu soddisfatto, le girò nuovamente il viso e le
rapì le labbra in un
nuovo bacio aggressivo.
-Te
l’ho detto…- Sussurrò, quando si
allontanò dalla sua bocca, rimanendo comunque
a pochi centimetri dal suo viso arrossato e, di nuovo, intimidito da
tanta
violenza. Draco sorrise lievemente, in quello che sembrava un ghignetto
divertito -…prima o poi deciderò di giocare
anch’io sul serio e finirai per
farti davvero male.-
La
dolcezza di quelle parole era paragonabile solo al modo tenero in cui
ora la
stava osservando, mentre le tracciava il profilo di una guancia con le
nocche.
-Sei
uno sciocco, Draco Malfoy-
Si
limitò a rispondere lei e lui scoppiò
inaspettatamente a ridere, circondandole
di nuovo la vita con le braccia e stringendola ancora a sé.
-E’
per questo che mi sono innamorato di te.-
Affermò
con un’altra risata e Alexis gli diede un colpettino sul
petto, prima di
lasciarsi andare anche lei e allacciargli le braccia intorno alla vita.
Era
così bello, stare con lui.
Rabbia. Dolcezza. Odio. Delicatezza.
Gelosia. Amore.
Tanti sentimenti contrastanti in quella
miscela agrodolce che tanto la faceva sentire desiderata.
La semplicità di ogni gesto, dettato
dall’istinto e guidato dal cuore.
Socchiuse
gli occhi e respirò il suo profumo inconfondibile che, ogni
notte, la cullava
nei ricordi e la guidava in quei sogni che, ormai, erano tutti per lui.
E
rimasero così, semplicemente.
Nessuna
parola, più di quelle effuse manifestazioni, avrebbe
più potuto dargli salde
certezze.
E,
all’improvviso, un fiocco di neve le
sfiorò il viso.
Dolce,
come il sorriso che lui le rivolse, quando sollevò lo
sguardo meravigliato.
E
un altro fiocco cadde dal cielo, impigliandosi tra i capelli biondi,
subito
seguito da un altro e un altro ancora, che divennero presto una
moltitudine
infinita.
L’aveva
detto che era tempo di neve.
Si
allontanò da Draco e lui la lasciò semplicemente
andare, perché sapeva che non
sarebbe fuggita via questa volta. Alzò le braccia verso il
cielo e accolse
quelle piccole gocce ghiacciate con una risata divertita, mentre
cominciava a
volteggiare nel manto di neve che, veloce, stava già
invadendo il parco di
Hogwarts.
Draco
si limitò ad osservarla, ritrovandosi a pensare che
Alexandra Black riusciva a
tramettergli un calore inspiegabile anche con tutto quel freddo.
Poi,
improvvisamente, una palla di neve lo colpì in piena
schiena, costringendolo a
voltarsi.
Tornare
alla realtà dopo quegli attimi, fu quasi disorientante, ma
la seconda palla che
gli arrivò in pieno viso lo costrinse a risvegliarsi
completamente.
-Blaise.-
Avvertì,
mentre il moro, che li aveva ormai raggiunti – anche da un
po’ di tempo,
sicuramente – insieme a Diamond, Tiger, Goyle e Nott, gli
tirava ancora della
neve.
-Sei
morto!-
E
la battaglia ebbe inizio.
-Diamond,
vado a spedire una lettera, ci vediamo dopo, d’accordo?-
Dopo
aver ricevuto un urlo d’assenso in risposta, uscì
dalla camera e si diresse
alla Guferia.
Gli
altri Serpeverde si incontrarono in Sala Comune poco dopo e quando
Draco Malfoy
chiese alla Cherin dove fosse Alexandra, decise di seguirla,
perché voleva
farle una proposta.
Natale
in casa Malfoy.
La
raggiunse e la trovò che stava ancora salendo gli ultimi
gradini che portavano
alla Gueferia. Aveva lo sguardo assorto e non si era evidentemente
accorta
della sua presenza. Teneva una lettera tra le mani e la stava leggendo.
Così,
quando Draco le si avvicinò, silenzioso come un gatto, lei
continuò ad ignorare
la sua presenza. E quando il ragazzo allungò una mano per
rubarle la lettera,
sobbalzò spaventata e cacciò un urlo
terrorizzato, voltandosi di scatto, con
gli occhi spalancati colmi d’orrore.
Draco
sghignazzò divertito: le piaceva sempre metterla in
difficoltà.
-Certe
volte sei così buffa, amore.
Sembra
che tu abbia appena visto Tu-Sai-Chi in persona.-
Peggio.
Si
ritrovò a pensare Alexis, mentre si sforzava di sorridere
appena e rilassare lo
sguardo.
Non
aveva neanche notato il modo in cui
l’aveva chiamata.
-Ero…Ero
sovrappensiero e mi hai spaventata.-
Si
giustificò, deglutendo.
Lo
smeraldo sincero dei suoi occhi, quasi
completamente inglobato dalle pupille enormi, tremava
impercettibilmente, come
la mano che gli porse.
-Ora,
saresti così gentile da ridarmi la lettera?-
Cercava
di apparire serena, senza troppi risultati
Lo
sguardo grigio di stralci di nuvole
nere cariche di pioggia, scese a studiarla, improvvisamente dimentico
di ogni
ilarità.
-Tu
stai tremando…-
Osservò
stranito e lei si limitò a stringersi nelle spalle.
-Ho
semplicemente freddo.- si giustificò, porgendogli di nuovo
la mano,
insistentemente – Se mi ridai la lettera, vado a consegnarla
e torniamo giù, al
caldo, d’accordo?-
Piegò
il viso su di un lato, sorridendo ancora.
Una
folata di vento gelido le spazzò la
frangetta all’indietro, scoprendo completamente lo sguardo
inquieto che
brillava di autentico terrore.
Draco
corrugò entrambe le sopracciglia.
-Che
cos’è che ti preoccupa tanto, Alexandra Black?-
Domandò
con un’occhiata assorta, mentre prendeva la lettera e se la
dispiegava davanti
al viso, per leggerla e cercare di capire quale fosse la fonte della
sua
improvvisa paura.
Che
qualcuno la minacciasse?
-NO!-
Urlò
Alexis, lanciandosi in avanti per riprendere la lettera.
Ma,
disgraziatamente, il piede le scivolò sul gradino ghiacciato
dalla neve e si
sbilanciò in avanti. Draco alzò il viso dalla
lettera, di scatto, e vide la
scena quasi al rallentatore. Allungò una mano per
afferrarla, ma riuscì a
prendere solo la stoffa della sua sciarpa, che le scivolò
tra le dita.
E
poi, Alexis cadde giù dalle scale.
Rotolò
fino al pianerottolo inferiore, sul quale sbattè
violentemente la testa.
E
poi, inerme, si afflosciò al suolo.
Draco
Malfoy strinse la lettera in una mano e corse giù dalle
scale, rischiando di
inciampare a sua volta.
-Alexandra!-
Esclamò
preoccupato, prendendola tra le braccia e controllando i danni.
Una
volta appurato che era solo svenuta, la prese in braccio di slancio,
stringendola a sè con fare protettivo.
Le sfiorò il viso con le labbra, chiudendo gli occhi e
respirandone il profumo, ansioso.
Poi,
incuriosito, mentre si avviava verso l'infermeria, riprese la lettera.
Che
diavolo conteneva quella lettera da
spaventarla tanto?
La
lesse e, fermandosi di botto con un colpo secco al cuore, non si rese
subito conto che,
quell’esclamazione preoccupata che aveva sospirato poco
prima, sarebbe stata l’ultima che avrebbe pronunciato
con quel nome.
Sono davvero
contenta che tu stia finalmente bene.
In questi
mesi ho davvero temuto di non vederti mai più.
Immagino che
non passeremo il Natale insieme, vero?
Riesco a
capirlo, ma mi auguro che, almeno, tu possa passarlo in
tranquillità.
Harry è
esattamente come lo immaginavi.
Somiglia molto
a papà, almeno da come me lo hai sempre descritto.
Non potrei
desiderare un fratello migliore.
Mi sta
sempre accanto, nonostante ancora non sappia la verità su di
me.
Non vedo
l’ora di informarlo, ma lo farò solo quando tu mi
assicurerai di essere davvero
al sicuro.
Aspetto
presto tue notizie, allora.
Mi manchi
anche tu.
Alexis.”
Un moto
d’odio nello sguardo d’argento.
La stretta intorno all’esile corpo che
si faceva tanto forte da rischiare davvero di spezzarla in due.
Il volto che si chinava verso il viso
disteso della Black.
No, di Alexis Lily Potter.
Le labbra che, furiose, lasciavano un
bacio su quelle semi aperte di lei.
-Potter. Sei una schifosa bugiarda.-