Briciole
A Emme, perché di sì.
Avevi tredici anni.
Ne dimostravi a malapena dieci.
Era come se il tuo rimanere piccola fosse l’immagine visibile della tua paura di aprirsi al mondo. Avevi tredici anni e il tuo corpo non mostrava le forme acerbe dell’adolescenza, ma le linee morbide e un po’ sfilacciate di un’infanzia recisa a metà.
E il suo avvicinarsi a te era l’approccio delicato e un po’ sciocco che hanno gli adulti con i bambini: ti porgeva uno dei biscotti che ti piacevano tanto, seminando briciole ovunque, e sorrideva.
Non mi convinceva quel sorriso. Ma ogni giorno riuscivo a convincermi che era sincero.
Mi sbagliavo.
Avevi tredici anni e non ne avresti avuti di più.
Angolino autrice.
Mi è appena arrivata la comunicazione dell'inserimento della mia fic tra le storie scelte *_*
Grazie mille all'amministrazione e ovviamente grazie alla fox che l'ha segnalata :D
Questo è il giudizio del contest.
Che posso dire, oltre che osannare le due giudiciE (nenefe e Arcadia) per l'ottimo giudizio (e l'ottima classifica!)? Nulla, ecco, per cui taccio e vi presento i risultati.
SESTA CLASSIFICATA (a parimerito)
aGNeSNaPe, “Briciole”
GRAMMATICA E CORRETTEZZA FORMALE: 8,95
PARTICOLARITA' STILISTICA E RICCHEZZA LESSICALE: 8
CREDIBILITA' E CARATTERIZZAZIONE: 8,5
ORIGINALITA' E PERSONALIZZAZIONE: 7
GRADIMENTO PERSONALE: 8,25
TOTALE: 40,7
Il punto forte di questa storia di sole 107 parole è l'incisività: con poche pennellate riesce a rappresentare un'immagine efficate e comunque completa, a evocare sensazioni, timori, e a far sì che il lettore intraveda e riconosca i personaggi.
Il problema delle drabble è ben noto: il fatto che siano poche righe può lasciare una sensazione di incompiutezza troppo forte nel lettore – quasi fosse un ghirigoro disegnato su un post-it casualmente. Questa fanfiction, invece, è un esempio di come la drabble possa essere una vera e propria istantanea, che coglie i personaggi in una posa, ma lascia all'occhio dello spettatore abbastanza elementi per intuire il resto, il contorno – in questo caso di eventi e sentimenti.
C'è una scelta che ha reso la storia particolare, nonostante la scena descritta non sia di grande originalità (fa parte di un filone di storie sulla figura di Albus, Gellert e Ariana piuttosto cospicuo e in alcuni casi uguale a se stesso e un po' ripetitivo), ed è la scelta del punto di vista: veramente apprezzata questo Albus-narratore, che parla in seconda persona riferendosi ad Ariana, ma descrivendo le azioni di Gellert.
È stata una scelta davvero apprezzabile, perché ribadisce da un punto di vista strutturale questo intrecciarsi di relazioni intuibile nella narrazione della drabble. Permette inoltre di caratterizzare in modo indiretto tutti e tre i personaggi: sono solo scorci, tratti accennati, poco più di uno schizzo a matita, eppure riconoscibili e concreti, credibili.
Altro buon elemento di riuscita della drabble, è uno stile ben condotto e scorrevole, dal lessico sufficientemente curato, che crea immagini semplici ma incisive. Solo in alcuni punti si allenta un poco la qualità delle espressioni utilizzate, e purtroppo su così poche parole si avverte in maniera piuttosto rilevante.
Ti segnaliamo i punti che non ci hanno convinte appieno, che hanno fatto traballare l'equilibrio della rappresentazione e la qualità stilistica:
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“l'immagine visibile”, in cui l'attribuzione della visibilità è ridondante e ripetitiva. Non si comprende se sia una scelta voluta o meno, ma anche rileggendo varie volte l'intera frase (“Era come se il tuo rimanere piccola fosse l’immagine visibile della tua paura di aprirsi al mondo.”) non si trovano elementi di validità nell'espressione.
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La sostantivazione dell'infinito “Il suo rimanere piccola” è sgradevole alla lettura, spezza la scorrevolezza della drabble – tanto più che si ritrova un successivo infinito sostantivato a pochissima distanza (“il suo avvicinarsi”), creando un fraseggio quasi ricalcato.
È evidente che si tratta di nei, ma proprio per la tipologia di storia presentata la cura in ogni minimo dettaglio è fondamentale. Tanto più che da un punto di vista di correttezza grammatica, la drabble è sicuramente molto valida: gli errori sono pochi, per quanto rilevanti. Ciò che più salta all'occhio è il passaggio di persona:
“Era come se il tuo rimanere piccola fosse l’immagine visibile della tua paura di aprirsi al mondo.” Ci ritroviamo sempre nel periodo delle cadute stilistiche, che è evidentemente la frase che fa da “gamba traballante” del tuo ben intagliato tavolo. La seconda persona qui “scivola”: sarebbe dovuto essere “aprirti”, non “aprirsi”.
In aggiunta a questo errore, c'è una frase che sarebbe stata preferibile col congiuntivo: “Ma ogni giorno riuscivo a convincermi che era sincero” (“fosse sincero”), e un periodo che inizia con una “e” di coordinazione senza giustificazione: è slegata, il passaggio è troppo netto.
L'uso di qualche virgola in più (a sostituire qualche segno di punteggiatura pesante), inoltre, sarebbe stato in alcuni punti preferibile – ad esempio prima del “ma” - perché se da un lato l'uso di periodi brevi, quasi secchi, è una scelta, dall'altro una eccessiva frammentazione può andare a discapito della scorrevolezza e della correttezza formale del testo.
Concludendo, infine, la drabble ci è sicuramente piaciuta e ci ha positivamente colpite per la sua quieta e delicata particolarità. Questa Ariana adolescente eppure bimba, destinata a non crescere più, questo Gellert bendisposto eppure in parte ambiguo, e questo Abus che osserva, eppure non riesce a giudicare con vera lucidità, sono personaggi reali e credibili.
Una scena semplice, e forse proprio per questo così immediata, col suo aspetto quasi tenero e il retrogusto amaro.
Il nostro giudizio è, fermo restando le incertezze su alcune espressioni, sicuramente positivo!