“Mi
lasciò schiacciare l'interruttore sonoro e sopra di noi si udì un fischio
forte,malinconico,come se il treno si lamentasse della bugia introdotta in lui.
A quel punto mi rattristai per una cosa completamente diversa. Pensai:in classe nessuno crederà mai che ho azionato il fischio di un treno in corsa. Sapevo di non avere alternative,per rendermi credibile avrei dovuto rinunciare a questo particolare della storia.”
da Ci sono bambini a Zig Zag.
Il Bambino che raccontava Storie
“James adesso basta.”
“Ma mamma è la verità!”
Il piccolo Albus corse a
rifugiarsi sotto al tavolo con aria spaventata, mentre James si sgolava
concitato.
“C’è un dissennatore nel
capanno di Nonno Arthur. L’abbiamo visto Fred ed io l’altro giorno. Era tutto
viscido, aveva gli occhi fuori dalle orbite e faceva “UUUUUUUU” con aria
minacciosa…”
“Mamma!” Albus piagnucolò
aggrappandosi alle gambe della donna che lo prese in braccio, accarezzandogli
con tenerezza la ribelle zazzera corvina.
“Tuo fratello sta
scherzando Albus.” Ginevra Weasley
scoccò un’occhiata di ammonimento al suo primogenito.
“Vero Jamie?” aggiunse
inarcando pericolosamente un sopracciglio.
Il bambino assunse un’aria
scontrosa e si arrampicò sulla sedia per erigersi in tutta la sua minuscola
statura di fronte alla madre.
“NO!” esclamò con aria da
monello portandosi le manine sui fianchi: la posizione ed i lineamenti aguzzi
da folletto lo facevano somigliare ad un piccolo Peter Pan.
“Il dissennatore c’era
davvero. C’era davvero, mamma!”
Ginny aveva ormai perso la
pazienza.
“Perfetto.” Annunciò
prendendo in braccio Albus e alzandosi in piedi, per far scendere il
primogenito dalla sedia.
“Credo che tu ti sia
appena guadagnato una bella punizione signor Pinocchio.”
“Io non sono il signor
Pinocchio, sono James. James, il bambino che ha visto un dissennatore nel
capanno. Lo vedi che sei tu a dire le bugie, mamma?”
Un minuscolo sorriso si
arrischiò a fare capolino sulle labbra della giovane donna ma Ginevra lo
ricacciò indietro con eccezionale abilità.
“Va in camera tua
James. E rifletti a proposito di tutte
le bugie che stai ingiustamente propinando a tuo fratello.”
“Che significa poprinand…”
“Va e basta.” In tono di
voce atono, Ginny indicò a James le scale che portavano al primo piano.
“Uf-ffa!” sillabò il
bambino concedendo alla mamma un’occhiata offesa e dirigendosi imbronciato
verso la cameretta, strascicando con forza i piedi.
“Tuo padre verrà a
recuperarti fra un minuto.”
James si arrampicò
sbuffando per le scale e una volta raggiunta la cameretta, si tirò dietro la
porta con forza, lasciandola sbattere.
“James Sirius!” Il piccolo
ignorò l’urlo di ammonimento della madre e si accoccolò sul tappeto lasciando
scorrere annoiato le mani fra i suoi modellini di giocatori di Quidditch.
“Che noia!” esordì dopo
appena una decina di minuti lanciando un pupazzetto dall’altro lato della
camera: il gufo di famiglia appollaiato sul suo letto, trasalì.
“è permesso?” la voce del
padre raggiunse il bimbo alle spalle, mentre l’uomo faceva ingresso nella cameretta:
James lo ignorò con aria imbronciata.
“Uhm… Sembrerebbe che
Smith abbia perso la testa...” commentò Harry raccogliendo il pupazzo che il
bimbo aveva scagliato con violenza contro il muro.
“Sarà stato un bolide? Uhm
no, troppo probabile. Un drago? Alquanto
scontato. Ma forse…”
L’ex- bambino
sopravvissuto si avvicinò di soppiatto al figlioletto sorridendo con aria
divertita.
“Forse è stato un
dissennatore?” gli soffiò in un orecchio sogghignando alla vista del faccino
d’un tratto rosso del bimbo.
“Smettila di prendermi in
giro!” protestò James offeso incrociando le minuscole braccia sul petto.
“Io l’ho visto davvero il
dissennatore: l’ho visto davvero!”
“Nel capanno degli
attrezzi di nonno Arthur. Mel’ha già raccontato la mamma.”
James fece per ribattere,
quando una leggera ombra di sospetto fece capolino sul suo viso estinguendo il
reclamo del bambino.
“Non sono un bugiardo.”
Mormorò scontrosamente scrutando il volto del padre con aria di sfida.
L’uomo sorrise, sfiorando
con tenerezza le ciocche corvine che incorniciavano il bel volto offeso del suo
figlio maggiore.
“No che non lo sei. Sei solo un bambino straordinariamente
fantasioso.”
All’avvertire queste
parole il bambino si tranquillizzò, pur non abbandonando l’aria imbronciata. In
silenzio, si accoccolò al padre che circondò le minuscole spalle del piccolo monello
con un braccio e lo strinse a sé: un sorriso intriso di divertimento a illuminare
i lineamenti maturi.
“Com’era fatto, questo
dissennatore?” domandò a quel punto accarezzando la testolina di James che
prese fiato per prepararsi a una minuziosissima descrizione.
“Era altissimo e
bruttissimo. Con gli occhi infuocati e le mani putrefatte: brrr che orrore!Mi
voleva mangiare, sai papà?. E voleva mangiare anche Errol ,ma Fred è riuscito a
farlo fuggire nel bosco con la bacchetta dello zio George.”
L’uomo annuì lentamente
fingendosi colpito.
“Occhi di fuoco hai
detto?”
James arrossì lievemente.
“Forse non erano proprio
di fuoco… Ma erano grandi E rossi.”
Il bambino tornò a
imbronciarsi, mentre il padre se lo portava sulle ginocchia ridacchiando
divertito.
“Io l’ho visto veramente un dissennatore nel
capanno…”
“Oh, di questo ne sono
sicuro. Sei riuscito a vederlo… Con la forza dell’immaginazione. Ho ragione?”
James gli piazzò le manine
sulle guancie e lo osservò con aria furba.
“Forse, però questo non
vuole dire che non l’ho visto.”
Harry sorrise, immergendo
lo sguardo in quel visetto vispo impregnato di monelleria che tanto adorava.
“Ma lo sai che sei un gran
furbacchione?” domandò retoricamente premendo propria la fronte contro quella
di James.
Il bambino annuì con aria
di chi la sa lunga.
“Sì che lo so. Sono furbo,
così non mi frega mai nessuno!” dichiarò esibendosi nel più malandrino dei
sorrisi mettendo in evidenza un dentino mancante.
Harry scoppiò a ridere di
gusto.
“Pensi di poter fregare
anche il tuo papà, Jamie?”domandò cogliendolo di sorpresa, incominciando a
solleticargli la pancia.
“Smettila, smettila!” il
bambino prese a dimenarsi e a ridere, tentando di sfuggire alla presa
dell’uomo.
“Mi arrendo, papà, mi
arrendo!” dichiarò infine sollevando le manine in cenno di resa.
“Solo tu mi puoi fregare.”
Dichiarò concedendo all’uomo il più adorabile dei sorrisi.
“Ruffiano…” commentò il
padre arruffandogli i capelli con aria sconsolata.
Poi però lo strinse a sé,
avvertendo un tiepido tepore insinuarsi docile dentro di lui.
“Ti voglio bene
mascalzone.” Sussurrò con tenerezza sfiorando la testolina del bimbo con un
bacio.
Il piccolo si strinse ad
Harry.
“Anche se faccio
arrabbiare sempre tutti?” domandò eseguendo una smorfia buffa in direzione del
padre. L’uomo gli depositò un secondo bacio sul naso, intenerito.
“Soprattutto perché fai
arrabbiare tutti.” Scherzò ammirando con serenità il bel sorriso vispo che fece
capolino sul visetto del bimbo.
“Ma non dirlo a mamma, mi
raccomando.”
James rise arrampicandosi
sulle ginocchia del padre e agganciando le minuscole braccia al collo dell’uomo.
“Vuoi dire che posso
continuare a raccontare le mie storie ad Al?” domandò mentre un sorriso malandrino
faceva capolino sul visetto da monello di James.
Il padre scosse il capo
con aria stanca. Poi però sorrise.
“Io ho un’idea migliore…”
annunciò sprimacciando il cuscino del figlioletto e sistemandosi comodamente
sul lettino: la piccola peste tranquillamente adagiata sul suo petto.
“Perché non le racconti a
me?”
Il nocciola ambrato
rinchiuso negli occhi del bambinetto assunse un particolare brillio
luminescente.
“Posso papà?” domandò con
vocina supplichevole adagiando il capo sul petto dell’uomo.
“Posso raccontartene anche
due?”
Harry sorrise dolcemente; si
sistemò il guanciale sotto il capo, ammirando i boccini d’oro che tappezzavano
la federa color notte.
“Tutte quelle che vuoi, Jamie.”
Chiuse gli occhi: la
vocina di James si intrufolò allegra e vivace dentro la sua testa, facendola
risuonare di parole concitate a proposito di draghi e piccoli auror che
portavano il nome di “James”.
“Harry, la cena si
raffredda!”
Era stanco: l’attendeva un
intera nottata al Ministero e il suo stomaco reclamava sonoramente una
sostanziosa porzione di cibo.
Eppure, Harry Potter
rimase immobile. Il sorriso tratteggiato sul volto e i piedini del suo
primogenito che saltellavano con foga sul materasso, rischiando di colpirlo in
pieno petto.
“…Poi è arrivato un
vampiro!Uno di quelli veri che succhiano il sangue. Ha tentato di rapire Lily! Oh,
avessi visto che faccia, papà…”
La cena avrebbe aspettato,
si disse l’ex-bambino sopravvissuto: in quel momento, la risata del bambino-Pinocchio
era l’unica di cui sentiva di avere bisogno.
Proprio così: Harry amava il suo piccolo narratore di storie.
Note dell'autrice.
Ecco una nuova one-shot, questa volta interamente dedicata al mio nuovo pallino: il piccolo James Sirius.Che ci posso fare, lo adoro! La prossima, molto probabilmente sarà tutta per Hugo ad ogni modo. O Louis... O Lily. Insomma,si vedrà.
Spero che questo piccolo racconto vi sia piaciuto.
Un bacio
Laura