E' il mio primo tentativo di storia di questo genere. Solitamente mi do a cosa più leggerine, infatti sono in fase di rivisitazione di alcune parti che mi lasciano perplessa. Vorrei risistemarle, prima di combinare obrobriosi obrobri =P Sono 15 capitoli complessivi, tutti piuttosto brevi in realtà, quindi spero porterete pazienza e ovviamente che... recensirete X3
Hope you enjoy it! *_*
Buona lettura!
Lemon
Crush
Prologo:
The City Of Angels...
Of
Fallen Angels
-E
anche questo è morto.- Midgar, una delle città
con il più alto
tasso di criminalità sulla faccia della terra. Un grigiore
plumbeo
ad avvolgere tutto e a caratterizzarla. E' incredibile come anche la
gente si abitui e si assuefi a tale condizione, tanto da vestirsi lei
stessa completamente di grigio e nero. Anche nei modi delle persone
si trovava la medesima tonalità. Una tristezza abbacinante
che
investe come una pallottola chiunque vi arrivi senza essere preparato
ad affrontare un tale spettacolo. Una città che dopo aver
visto lo
splendore delle centrali di produzione del combustibile Mako che
portavano ricchezza a chi ci viveva e lavorava ed al commercio,
l'aveva vista declinare poco a poco, fino a quando il crimine era
divenuto l'unico modo per sopravviverci.
Non c'erano piante,
in quel luogo. Tutte tagliate. Sradicate. Distrutte al fine di
lasciar spazio agli enormi edifici che producevano la Mako. Come se
quel segno di vitalità da parte del pianeta fosse qualcosa
di
inutile ai fini della vita della razza che lì dominava:
quella
umana. Aliena in un mondo che ormai ci conviveva, come un cane
convive con le pulci. Sembrava quasi che fosse lo stesso a mettere
gli uomini gli uni contro gli altri al fine di portarli allo
sterminio. All'auto distruzione.
Si trovavano in una
laterale. Una stradina poco trafficata nei sobborghi della
città.
Due uomini vestiti
di nero, tutto fuorché beccamorti, piegati sulla carcassa
abbandonata di un terzo. Il corpo, mezzo mangiato da chissà
quale
animale che sicuramente aveva trovato la morte qualche metro
più in
là, in una casa abbandonata o in un vicolo ancor
più malfamato di
quello, era quello di un ragazzo. Probabilmente non raggiungeva
nemmeno i vent'anni. Steso prono e con i vestiti logori e tarmati.
Nessun documento per identificarlo. Nulla che lo distaccasse
dall'essere un semplice esemplare di uomo maschio, morto per
un'overdose di chissà quale micidiale cocktail di droghe ed
alcol, a
giudicare da come puzzava.
-Il solito
drogato.- Una pura e semplice constatazione. Omicidi. Stupri.
Spaccio. La solita routine. Un giorno come un altro in quel luogo. La
città del peccato e delle trasgressioni. Così la
definivano i non
addetti ai lavori. Chi ci passava solo perché doveva
arrivare più a
nord e lì si fermava solo negli hotel al centro della
Città. Oppure
chi ci si fermava per qualche tempo solo per sperimentare qualcosa di
nuovo e poi se ne andava soddisfatto per raccontare agli amici -ai
parenti no, perché quello che si faceva a Midgar, era bene
non lo
sapessero- o a qualche ragazza per fare lo splendido, di quali
esperienze al limite avesse vissuto.
Chi ci viveva aveva
una visione ben diversa di quella città. Le porte chiuse a
doppia mandata e
le finestre sprangate. E se non era così, bisognava solo
pregare di
risvegliarsi il giorno dopo con le mutande ancora addosso e non con
qualche morto in casa perché il marito o la moglie di turno
aveva
fatto fuori il primo psicolabile che gli era entrato in casa per far
incetta di beni. Furto. C'erano ladruncoli davvero bravi, in quella
città. Topi di appartamento che davano decisamente un bel da
fare
alla polizia locale.
-Nah... si direbbe
l'abbiano pure picchiato. Guarda che strani segni. Sembrano ematomi.-
Capelli rossi e disordinati, pettinati come chi svuota con un colpo
solo un'intera scatola di gel solo per tenerli scompigliati come un
riccio che se la sta facendo sotto per la paura ed un codino
più
lungo che gli si raccoglieva ordinato e morbido sulla schiena. Un
viso da ragazzino, ancora, con incastonati due occhi di un azzurro
chiaro e piacevole che osservavano quel povero corpo come
osserverebbero una rana sul tavolo di un laboratorio durante l'ora di
biologia, pronta e psicologicamente preparata per essere
vivisezionata. Stava punzecchiando il cadavere con un'asta di ferro
non troppo lunga così da indicare i suddetti segni al
collega che,
come un silenzioso uccello rapace, osservava dall'alto la sua preda.,
scrutandola da dietro i suoi fidati occhiali da sole.
-Mh. Non
è il
primo. In questi giorni ne ho visti altri presentare quei lividi.- Il
tono assorto mentre fa mente comune. Un uomo alto e dalla pelle
mulatta. Calvo. O “rasato per comodità”,
come preferiva
definirsi lui. Vestito di tutto punto, a differenza dell'altro con la
camicia fuori dai pantaloni e la giacca lasciata aperta. Il gessato
ben chiuso, in ordine, con la cravatta che presenta un nodo fatto ad
arte. Non una piega. Non una cosa fuori posto. Tesi ed antitesi della
perfezione. -Ho già pensato a chiamare la scientifica,
mentre tu ti
trastullavi con il morto. Pedofilo.- Piatta la voce dell'uomo mentre
sposta il proprio sguardo dal compagno all'ingresso della strada.
Verso dove di lì a poco tempo sarebbero dovute comparire le
volanti
della polizia. Avverte subito il peso del collega su di sé,
posato
sulla sua spalla destra con il braccio sinistro. Il capo posato su
questo a solleticare un poco il suo collo con i capelli.
-Oh, come siamo
previdenti, Rude.- Lo canzona aprendo un sorrisino sornione sul viso,
il rosso. L'osserva dal basso con espressione sorniona ed un
sorrisetto sghembo che sa di beffa. Nel mentre si tamburella quella
specie di manganello contro la spalla libera in un gesto abituale.
Vezzoso, quasi. E seguita ad osservare il cadavere come se fosse
qualcosa di particolarmente interessante, mentre ad una persona
qualunque si sarebbe già chiuso lo stomaco per il ribrezzo.
Rude non
sembra prendere botta delle parole dell'altro. Semplicemente torna a
fissarlo da sotto gli occhiali, continuando a mostrarsi altero in
quel tenere il capo alto, limitandosi ad abbassare lo sguardo,
così
da sopperire alla loro differenza di altezza.
-Tu quella cosa la lavi, prima di entrare in casa mia, Reno. Potrebbe essere infetta.- Estemporaneo ai discorsi affrontati fino a quel momento, se ne esce così, andando ad indicare con un cenno del mento la spranga di ferro in miniatura che il collega continua a sbatacchiarsi sulla spalla. Un grugnito contrariato è la risposta che gli fornisce il collega. Ripetuto. Più accentuato, quando il mulatto gli sfugge da sotto il braccio, facendogli perdere l'equilibrio, dirigendosi verso l'imboccatura della laterale. Non par farci caso, Rude, agli scimmiottamenti che Reno va a fargli alle spalle. Né tanto meno par interessarsi di quello sberleffo che subito li segue. Ben uso a quello e ad altro, da parte del compagno.
Ecco a voi il prologo :3
Ogni capitolo avrà il titolo di una canzone così come potete notare di questo :P
Questo perché io sinceramente adoro la musica e quindi ciò mi influenza non poco xD Non di meno, mi erano state date (come detto al principio) tre canzoni tra cui scegliere da utilizzare all'interno della Fiction. Una di queste appunto "Lemon Crush" di Prince che da titolo all'intero racconto v.v.
Ora passiamo ai Disclaimer:
Final Fantasy VII ed i suoi personaggi non mi appartengono (per vostra fortuna xD), così come le canzoni e le citazioni inserite all'interno della fic che sono di propietà dei rispettivi autori. Sto scrivendo questo racconto non a scopo di lucro, ma per puro divertimento.
Grazie in anticipo a chi leggerà ed a chi recensirà ^^
Herì