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Autore: Herit    23/12/2010    1 recensioni
In una Midgar troppo sporca e macchiata dalla piaga della droga vive Cloud. Poliziotto che non fa altro che sopravvivere senza combattere o affrontare quelli che sono i fantasmi del suo passato. Nella stessa Midgar c'è una ragazza, Tifa, che l'aspetta paziente da troppo, troppo tempo, ma che non ha il coraggio di lasciarlo andare. Due persone tanto vicine da risultare tremendamente distante. E quando Tifa viene rapita, lui è costretto a fare i conti con il passato, con il presente, ed anche con il suo futuro.
Dal racconto:Vive da solo. Un fantasma di se stesso e di quello che era stato. La vita frantumata a soli ventitré anni. O per lo meno così si sente. Preda di sensi di colpa non suoi. Per cose che lui non ha fatto. Ed è forse per questo che si ritiene ancora più responsabile. [...] Con il braccio che non sorregge Denzel va ad avvolgere il collo del biondino, costringendolo a posare il capo chino sulla sua spalla. Lo stesso capo contro il quale lei appoggia il proprio. -Profumi di gigli. Sei stato alla chiesa.- Non è una domanda, quella della ragazza, ma una semplice constatazione. Lui la lascia fare. Gli piace quel contatto.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Denzel, Marlene Wallace, Sephiroth, Tifa Lockheart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora.... qualche piccolo commentino mi sembra giusto farlo. Questa fic è nata per partecipare all'"Only Chance contest" indetto sul forum di EFP da Valy-chan. Non sono riuscita però a darle vita nei tempi stabiliti e quindi, beh... eccomi qui a pubblicarla con la speranza che a voi possa piacere. Per il Contest ci erano state assegnate tre canzoni, assieme ad un link da cui prendere la citazioni e delle immagini. Essendo problematico (per me xD) riportare tutto, vi lascio qui il link al concorso: Only Chance Contest
E' il mio primo tentativo di storia di questo genere. Solitamente mi do a cosa più leggerine, infatti sono in fase di rivisitazione di alcune parti che mi lasciano perplessa. Vorrei risistemarle, prima di combinare obrobriosi obrobri =P Sono 15 capitoli complessivi, tutti piuttosto brevi in realtà, quindi spero porterete pazienza e ovviamente che... recensirete X3

Hope you enjoy it! *_* 
Buona lettura!

Lemon Crush

Prologo: The City Of Angels...
Of Fallen Angels


    -E anche questo è morto.- Midgar, una delle città con il più alto tasso di criminalità sulla faccia della terra. Un grigiore plumbeo ad avvolgere tutto e a caratterizzarla. E' incredibile come anche la gente si abitui e si assuefi a tale condizione, tanto da vestirsi lei stessa completamente di grigio e nero. Anche nei modi delle persone si trovava la medesima tonalità. Una tristezza abbacinante che investe come una pallottola chiunque vi arrivi senza essere preparato ad affrontare un tale spettacolo. Una città che dopo aver visto lo splendore delle centrali di produzione del combustibile Mako che portavano ricchezza a chi ci viveva e lavorava ed al commercio, l'aveva vista declinare poco a poco, fino a quando il crimine era divenuto l'unico modo per sopravviverci.

    Non c'erano piante, in quel luogo. Tutte tagliate. Sradicate. Distrutte al fine di lasciar spazio agli enormi edifici che producevano la Mako. Come se quel segno di vitalità da parte del pianeta fosse qualcosa di inutile ai fini della vita della razza che lì dominava: quella umana. Aliena in un mondo che ormai ci conviveva, come un cane convive con le pulci. Sembrava quasi che fosse lo stesso a mettere gli uomini gli uni contro gli altri al fine di portarli allo sterminio. All'auto distruzione.

    Si trovavano in una laterale. Una stradina poco trafficata nei sobborghi della città.

    Due uomini vestiti di nero, tutto fuorché beccamorti, piegati sulla carcassa abbandonata di un terzo. Il corpo, mezzo mangiato da chissà quale animale che sicuramente aveva trovato la morte qualche metro più in là, in una casa abbandonata o in un vicolo ancor più malfamato di quello, era quello di un ragazzo. Probabilmente non raggiungeva nemmeno i vent'anni. Steso prono e con i vestiti logori e tarmati. Nessun documento per identificarlo. Nulla che lo distaccasse dall'essere un semplice esemplare di uomo maschio, morto per un'overdose di chissà quale micidiale cocktail di droghe ed alcol, a giudicare da come puzzava.

    -Il solito drogato.- Una pura e semplice constatazione. Omicidi. Stupri. Spaccio. La solita routine. Un giorno come un altro in quel luogo. La città del peccato e delle trasgressioni. Così la definivano i non addetti ai lavori. Chi ci passava solo perché doveva arrivare più a nord e lì si fermava solo negli hotel al centro della Città. Oppure chi ci si fermava per qualche tempo solo per sperimentare qualcosa di nuovo e poi se ne andava soddisfatto per raccontare agli amici -ai parenti no, perché quello che si faceva a Midgar, era bene non lo sapessero- o a qualche ragazza per fare lo splendido, di quali esperienze al limite avesse vissuto.

    Chi ci viveva aveva una visione ben diversa di quella città. Le porte chiuse a doppia mandata e le finestre sprangate. E se non era così, bisognava solo pregare di risvegliarsi il giorno dopo con le mutande ancora addosso e non con qualche morto in casa perché il marito o la moglie di turno aveva fatto fuori il primo psicolabile che gli era entrato in casa per far incetta di beni. Furto. C'erano ladruncoli davvero bravi, in quella città. Topi di appartamento che davano decisamente un bel da fare alla polizia locale.

    -Nah... si direbbe l'abbiano pure picchiato. Guarda che strani segni. Sembrano ematomi.- Capelli rossi e disordinati, pettinati come chi svuota con un colpo solo un'intera scatola di gel solo per tenerli scompigliati come un riccio che se la sta facendo sotto per la paura ed un codino più lungo che gli si raccoglieva ordinato e morbido sulla schiena. Un viso da ragazzino, ancora, con incastonati due occhi di un azzurro chiaro e piacevole che osservavano quel povero corpo come osserverebbero una rana sul tavolo di un laboratorio durante l'ora di biologia, pronta e psicologicamente preparata per essere vivisezionata. Stava punzecchiando il cadavere con un'asta di ferro non troppo lunga così da indicare i suddetti segni al collega che, come un silenzioso uccello rapace, osservava dall'alto la sua preda., scrutandola da dietro i suoi fidati occhiali da sole.

    -Mh. Non è il primo. In questi giorni ne ho visti altri presentare quei lividi.- Il tono assorto mentre fa mente comune. Un uomo alto e dalla pelle mulatta. Calvo. O “rasato per comodità”, come preferiva definirsi lui. Vestito di tutto punto, a differenza dell'altro con la camicia fuori dai pantaloni e la giacca lasciata aperta. Il gessato ben chiuso, in ordine, con la cravatta che presenta un nodo fatto ad arte. Non una piega. Non una cosa fuori posto. Tesi ed antitesi della perfezione. -Ho già pensato a chiamare la scientifica, mentre tu ti trastullavi con il morto. Pedofilo.- Piatta la voce dell'uomo mentre sposta il proprio sguardo dal compagno all'ingresso della strada. Verso dove di lì a poco tempo sarebbero dovute comparire le volanti della polizia. Avverte subito il peso del collega su di sé, posato sulla sua spalla destra con il braccio sinistro. Il capo posato su questo a solleticare un poco il suo collo con i capelli.

    -Oh, come siamo previdenti, Rude.- Lo canzona aprendo un sorrisino sornione sul viso, il rosso. L'osserva dal basso con espressione sorniona ed un sorrisetto sghembo che sa di beffa. Nel mentre si tamburella quella specie di manganello contro la spalla libera in un gesto abituale. Vezzoso, quasi. E seguita ad osservare il cadavere come se fosse qualcosa di particolarmente interessante, mentre ad una persona qualunque si sarebbe già chiuso lo stomaco per il ribrezzo. Rude non sembra prendere botta delle parole dell'altro. Semplicemente torna a fissarlo da sotto gli occhiali, continuando a mostrarsi altero in quel tenere il capo alto, limitandosi ad abbassare lo sguardo, così da sopperire alla loro differenza di altezza.

    -Tu quella cosa la lavi, prima di entrare in casa mia, Reno. Potrebbe essere infetta.- Estemporaneo ai discorsi affrontati fino a quel momento, se ne esce così, andando ad indicare con un cenno del mento la spranga di ferro in miniatura che il collega continua a sbatacchiarsi sulla spalla. Un grugnito contrariato è la risposta che gli fornisce il collega. Ripetuto. Più accentuato, quando il mulatto gli sfugge da sotto il braccio, facendogli perdere l'equilibrio, dirigendosi verso l'imboccatura della laterale. Non par farci caso, Rude, agli scimmiottamenti che Reno va a fargli alle spalle. Né tanto meno par interessarsi di quello sberleffo che subito li segue. Ben uso a quello e ad altro, da parte del compagno.






Ecco a voi il prologo :3
Ogni capitolo avrà il titolo di una canzone così come potete notare di questo :P
Questo perché io sinceramente adoro la musica e quindi ciò mi influenza non poco xD Non di meno, mi erano state date (come detto al principio) tre canzoni tra cui scegliere da utilizzare all'interno della Fiction. Una di queste appunto "Lemon Crush" di Prince che da titolo all'intero racconto v.v.

Ora passiamo ai Disclaimer:
Final Fantasy VII ed i suoi personaggi non mi appartengono (per vostra fortuna xD), così come le canzoni e le citazioni inserite all'interno della fic che sono di propietà dei rispettivi autori. Sto scrivendo questo racconto non a scopo di lucro, ma per puro divertimento.


Grazie in anticipo a chi leggerà ed a chi recensirà ^^
Herì
   
 
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