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Autore: arwen_eli    28/12/2010    10 recensioni
La vita nel Mondo Magico inizia a risvegliarsi dopo la vittoria contro Voldemort. Hogwarts rinasce e con lei ogni suo studente, dopo il trauma della morte, riscoprirà ogni sfumatura della Vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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18 Agosto 1998.


Mancavano pochi giorni al ritorno ad Hogwarts per tutti gli studenti; il primo settembre, come ogni anno, la Scuola di Magia e Stregoneria avrebbe riaperto i battenti. Lo aveva comunicato in maniera ufficiale, sebbene ufficiosamente fosse già serpeggiata ben più di un'ipotesi a riguardo, la Preside Mc Granitt con una lettera intorno alla metà di luglio.
In questa lettera veniva appunto comunicata la consueta data di inizio delle lezioni e venivano avvisate le famiglie che l'intero anno scolastico trascorso durante la guerra sarebbe stato considerato nullo a causa della scarsità di insegnamenti realmente utili e di lezioni costruttive durante quel periodo. Ogni studente sarebbe quindi stato assegnato allo stesso anno di quello precedente e gli studenti del Primo Anno avrebbero condiviso le loro lezioni con quelli che, in teoria, sarebbero dovuti essere al Secondo.
Successivamente era arrivata anche la consueta lettera contenente le istruzioni sul materiale e sui libri da acquistare, nonché le nomine dei Prefetti e dei Capiscuola.

Come tutti si erano aspettati, insieme alla lettera di Hermione era arrivato anche il suo distintivo di Caposcuola, suscitando tumulto e festeggiamenti in tutta la Tana.

Molly l'aveva abbracciata e le aveva detto quanto fosse orgogliosa di lei per questo traguardo tutto meritato, Arthur le aveva fatto un grandissimo sorriso e si era complimentato stringendole entrambe le mani tra le sue, Harry le era corso incontro e l'aveva sollevata da terra, stringendola forte e blaterando in modo poco connesso quanto fosse felice che tutto stesse tornando al suo posto e che lei avesse quello che le spettava. Ginny aveva saltellato intorno al tavolo strillando il suo nome e dicendo che ora, con la sua migliore amica Caposcuola, avrebbe potuto fare tutto quello che voleva scampando alle conseguenze; come immaginabile Hermione le aveva risposto raddrizzando le spalle, assumendo un'aria austera e autoritaria:

- Ginevra sai perfettamente che non sarai privilegiata. -

Ginny aveva riso di gusto, mentre si sedeva sul divano accanto a suo fratello Percy.

George l'aveva guardata attraverso il tavolo, indicando il suo distintivo e scuotendo la testa con un'espressione corrucciata sul viso.

- Hermione cara, anche tu. In fondo posso dire che me l'aspettavo, ma ti assicuro tutta la mia disapprovazione. Diventerai come il caro vecchio Perce.-


Da qualche settimana George aveva iniziato a riacquistare il suo senso dell'umorismo e la voglia di ridere. Sembrava quasi che tornare alle battute e agli scherzi lo aiutasse a sentire Fred più vicino, come se ancora li facessero insieme. Percy si era alzato dal divano e si era avvicinato ad Hermione.

- Davvero complimenti Hermione, è un ottimo risultato il tuo. Sii fiera di questo ruolo, so bene che lo prenderai con la giusta dose di responsabilità e serietà. -

- Merlino Perce, sembri la McGranitt! - si era intromesso George mentre gli assestava una spinta sulla spalla. - sciogliti un po', diamine.

Inaspettatamente Percy si era scansato da suo fratello e aveva iniziato a ridere con lui. Aveva circondato con un braccio le spalle di Hermione e le aveva dato un bacio sulla guancia, mormorandole ancora i suoi complimenti.
La sola persona che non aveva manifestato grande entusiasmo era Ron; non che non si fosse complimentato, che non l'avesse abbracciata o che non si fosse mostrato felice per lei. L'aveva fatto eccome, ma con il trasporto che avrebbe avuto per la nomina a Caposcuola di un Tassorosso qualunque. Da tutta l'estate Ron sembrava avere reazioni tiepide per qualunque cosa. Niente lo smuoveva particolarmente, non c'era nulla che riusciva a farlo ridere di gusto o anche semplicemente divertirlo. La sola cosa che riusciva a dargli una scintilla negli occhi era la rabbia.
Ron era sempre stato piuttosto suscettibile, per dirla con un pallido eufemismo, ma dal loro ritorno da Hogwarts, dopo la battaglia, era peggiorato considerevolmente. Sembrava che ogni piccola cosa fosse messa lì apposta per farlo scoppiare, che ogni movimento dell'Universo fosse rivolto contro di lui in una continua mancanza di rispetto. Ron era diventato l'ombra di se stesso, acuendo il peggiore dei suoi difetti e trasformandolo nel tratto saliente del suo carattere.
Hermione riusciva a leggere nei suoi occhi il fastidio e il disappunto che le risate e il buonumore della tavolata gli stavano suscitando. Non riusciva a capirlo, sinceramente, non aveva idea del perchè lui fosse così ostile alla vita che tornava a scorrere, perchè non riuscisse a capire quanto ogni risata fosse preziosa. Ma sapeva di essere l'unica, in quel momento così delicato, a sapere come trattare con lui.
L'aveva preso per mano e gli aveva chiesto di accompagnarla a fare una passeggiata in giardino; lui l'aveva seguita immediatamente, senza domandare nulla, sotto gli occhi di tutta la famiglia che li guardava un po' perplessa. Non appena arrivati fuori, nel buio di una serata limpidissima, Ron si era affiancato alla fidanzata, stringendole forte la mano e iniziando a guidare la camminata.

- Grazie Mione. -

- Di cosa Ronald? - rispose lei, cercando di fare l'evasiva per smorzare un po' la tensione che sentiva tra le dita del ragazzo. - avevo voglia di passeggiare e ti ho chiesto di accompagnarmi. -


Ron l'aveva guardata sospettoso, rallentando leggermente il passo e quando aveva visto Hermione girarsi con un sorriso e ammiccare nella sua direzione aveva capito che aveva ragione. La ragazza aveva deciso di portarlo a fare un giro per evitare un'ennesima uscita teatrale. Una parte di lui era davvero grata a Hermione per averlo tolto da quella situazione che lo infastidiva ma d'altro canto era infastidito proprio da queste stesse attenzioni che lei gli riservava, come se fosse un mentecatto da assecondare nelle sue intemperanze.
Non riusciva proprio a comprendere come potessero avere voglia di ridere, come potessero permettersi di giocare quando in fin dei conti in quella stanza si potevano ancora sentire il vuoto, il silenzio e la mancanza.
Dove avevano lasciato il rispetto per Fred, per Malocchio, per Remus e per tutte le persone che non potevano gioire per quel momento?
Tutto il cordoglio e tutte le lacrime versate si esaurivano in risate, scherzi e vite perfettamente normali? Era tutto lì il dolore che provavano?
Ron pensava che non fosse giusto vivere con leggerezza dopo quello che avevano passato, che non fosse nel loro diritto né nel suo il divertirsi e il prendersi gioco della vita e della morte.

- Hai voglia di parlare con me Ron? - gli aveva chiesto timidamente la ragazza.

- Di cosa vuoi parlare? - il tono che gli era uscito era decisamente più scorbutico di quanto avesse desiderato.

- Di quello che ti fa stare sempre così. Del motivo per cui non sorridi più. -

- Secondo te c'è bisogno di chiederlo? - 

- Ronald... -


Hermione si era fermata in mezzo al prato e lo guardava dal basso in alto, con le mani lungo i fianchi, una delle quali stringeva febbrilmente l'orlo dell'abito azzurrino che indossava. Ron aveva già visto quello sguardo; l'aveva visto tante volte quell'estate, ogni volta che lui si arrabbiava con qualcuno o che perdeva le staffe per una banalità, ma ricordava di averlo visto per la prima volta al quarto anno, quando Ron aveva litigato con Harry per la sua nomina inaspettata a campione. Più di tutte però ricordava quello stesso sguardo quando era scappato dalla loro tenda l'inverno passato, insultando Harry e ricordandogli quanto fosse fortunato ad essere orfano, perchè così in quella guerra non avrebbe avuto nessuno da perdere. Si era vergognato per quella tirata, in seguito, quando si era reso conto che con quell'uscita da primadonna aveva rischiato di perdere Hermione, ma come si suol dire, “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, quindi Ronald non aveva ancora imparato che il modo migliore per esprimere i suoi disagi era ben diverso dai suoi scoppi d'ira.
La mano di Hermione si era appoggiata dolcemente alla sua guancia e un sorriso triste aveva fatto capolino sul suo viso.

- Perchè la prendi così Ron? -


Il ragazzo si era scostato bruscamente dalla sua carezza, allontanandole la mano con un gesto sgarbato.

- La prendi così? Hermione mio fratello è morto e lì dentro non si fa altro che fare festa e ghignare in ogni momento! Persino George si mette a fare lo spiritoso! -


Ron aveva iniziato a gesticolare in modo convulso, camminando avanti e indietro in un quadrato di prato minuscolo davanti agli occhi esterrefatti di Hermione che lo osservava incredula.
La ragazza cercava di avvicinarglisi, aprendo la bocca e tentando di parlare a più riprese, mentre lui continuava imperterrito nell'esternazione dei suoi irruenti pensieri.

- Mio fratello non c'è più e qui tutti stanno a pensare al tuo distintivo da Caposcuola, alla scuola che ricomincia, le divise, i libri e tutte queste idiozie che di certo non riporteranno indietro i morti. -

- Nemmeno le tue crisi di nervi riporteranno indietro Fred! - aveva infine urlato Hermione, esasperata da mesi di silenzi e di pazienza.


Si era immobilizzato, fissandola con rabbia. Stringeva i pugni lungo i fianchi, con le mani che tremavano e si poteva vedere chiaramente che aveva serrato la mascella, digrignando i denti.

- Almeno io ho rispetto per lui. - aveva infine bisbigliato infine, caustico.

A questo punto Hermione aveva sentito il sangue andarle al cervello, tutto l'autocontrollo che si era proposta di mantenere andare a fare compagnia alla pazienza persa pochi minuti prima e si era ritrovata sotto il mento di Ron, con lo sguardo verso l'alto ed un dito puntato contro il suo petto.

- Credi per caso che il fatto che sia diventata Caposcuola sia una mancanza di rispetto per il lutto della tua famiglia? Credi davvero che Fred avrebbe voluto che suo fratello diventasse uno scorbutico arrogante che crede che il dolore sia sua personale prerogativa? -
- Io non credo che il dolore sia una mia prerogativa, credo solo che se siete così ansiosi di fare baldoria probabilmente non state soffrendo così tanto. -
- Sei un bambino Ron. Soffrire non significa fare scenate e struggersi pubblicamente per dimostrare al mondo quanto stiamo male. La sofferenza è diversa per ognuno di noi. Il rispetto per le persone che non ci sono più io voglio dimostrarlo vivendo nella maniera più piena e più felice possibile la mia vita, la vita che ho ancora anche grazie a loro e non ritengo giusto sprecarla in piagnistei o vittimismi. -

Ronald era rimasto con la bocca aperta, con un'altra frase probabilmente di intelligenza paragonabile alle precedenti, bloccata sul nascere dalla veemenza con cui Hermione l'aveva fermato e messo al suo posto. A quel punto aveva soltanto abbassato la testa, appoggiando il suo mento sul capo di Hermione e le aveva preso i fianchi con le mani, stringendola a sé.

- Mione mi dispiace. -

- Ronald sarebbe il caso che tu pensassi prima di parlare. Così faresti a meno di scusarti ogni volta che apri la bocca. -

- Non volevo litigare con te. -

Sembrava un bambino. Prima faceva i danni e poi metteva su gli occhioni dolci e l'aria afflitta per farsi perdonare ogni cosa. E puntualmente era quello che accadeva.

- Va bene Ron. Non fa niente. -


Hermione aveva ceduto ancora a quell'istinto di protezione e all'affetto profondo che la legava al suo ragazzo; era indisciplinato, testardo e immaturo. Ma l'amava, a modo suo e lei amava lui.
Si era alzata sulle punte dei piedi per poggiare le labbra sulle sue e aveva sentito le sue mani stringere sui fianchi e attirarla di più verso di sé.

- Mione... - aveva sussurrato sulle sue labbra, stringendole la vita e sollevandola da terra.
- Ron. Non è il caso... Stasera la Tana è piena di gente, non basteranno un paio di incantesimi. -
- Mione solo... -

Mentre parlava o meglio, implorava, le stava lentamente insinuando la mano sotto l'orlo dell'abito azzurro, ma Hermione non era ragazza da farsi irretire da simili giochetti. Gli aveva delicatamente preso la mano, smettendo di baciarlo.

- Torniamo in casa Ron, si staranno chiedendo dove siamo finiti. -

- Mione... -

- Ronald. La Tana è più affollata di Madama McClan in tempo di saldi. Abbi pazienza, il tempo non ci manca. -

Se l'era trascinato dietro, con la coda tra le gambe e una faccia appesa per riportarlo dalla sua famiglia. Rimostranze o no, Hermione Granger non si sarebbe fatta convincere.

******

25 Agosto 1998

Ginny ed Hermione erano sedute ad un tavolino della gelateria di Florian Fortebraccio, con una coppa di gelato formato gigante davanti ad ognuna, alcuni sacchetti pieni di acquisti poggiati in terra e un'espressione estatica sul volto. La gelateria aveva riaperto da poco meno di un mese, dopo il ritrovamento del proprietario nella cantina di una villa di proprietà di alcuni Mangiamorte nelle campagne fuori Londra. Non era ancora ben chiara la motivazione per cui il povero Florian fosse stato rapito, ma si mormorava che fosse in qualche modo a conoscenza di alcune informazioni riguardo a membri dell'Ordine in incognito e che quindi i Mangiamorte l'avessero sequestrato e mantenuto in vita per torturarlo a più riprese tentando di estorcergliele. All'inizio di Agosto il negozio aveva ripreso l'attività e sembrava che gli affari andassero a gonfie vele, specialmente negli ultimi giorni, in cui Diagon Alley veniva presa d'assalto dalle famiglie dei giovani maghi pronti per tornare a scuola.
Le ragazze erano andate a Diagon Alley per gli ultimi acquisti prima della partenza, dicendo ad Harry e Ron che si sarebbero occupate loro della maggior parte delle spese e di raggiungerle solo nel tardo pomeriggio, con tutta calma. Apparentemente, l'avevano fatto per essere gentili e risparmiare ai due maschietti l'onere dello shopping, in realtà si erano offerte di svolgere tutte queste commissioni semplicemente per passare un tranquillo pomeriggio da sole, lontane dalla Tana, dai ragazzi e dal chiasso della famiglia Weasley che, per quanto fosse adorabile, ogni tanto era capace di portare all'esasperazione.
Ed era proprio questo il caso, specialmente per Ginny; dalla guerra in poi Molly e Arthur erano diventati se possibile ancora più uniti ed ancorati alla famiglia di quanto già non fossero. Restavano insieme in ogni momento libero e la Tana era diventata ancora più un nido, ancora più un rifugio, rispetto a quanto già non lo fosse prima. Questo aveva portato con sé delle inevitabili conseguenze: tutti i Weasley, anche quelli che ormai vivevano fuori casa da tempo, avevano ricominciato a frequentarla sempre con maggiore assiduità, senza contare la presenza pressochè costante di Harry ed Hermione.
Molly ed Arthur avevano investito qualche denaro per riammodernare la casa e per creare un po' più di spazio per ospitare tutti quanti, come Bill e Fleur oppure Andromeda e il piccolo Teddy. Non che Ginny non fosse felice di avere i suoi fratelli, o Harry, o Hermione a casa sua, ma avrebbe desiderato un po' di pace ogni tanto, un po' di silenzio, di tranquillità. Qualche momento per leggere oppure, che so, per una passeggiata da sola nel giardino dietro la casa o qualche minuto con sua madre. Ma tutto questo era solo una specie di utopia e Ginny si aggirava per la Tana come un'anima in pena alla ricerca disperata di un angolo silenzioso.
Non era di certo diventata come Ron, sicuramente non desiderava il silenzio per crogiolarsi nella tristezza o nel rammarico; Ginny voleva il silenzio semplicemente perchè le piaceva e perchè era qualcosa di molto diverso da quello in cui aveva sempre vissuto. Sentiva il bisogno di divertirsi, di stare con le persone che amava e di vivere la sua vita in ogni sfumatura ma questa ossessione dei suoi genitori nel trasformare la Tana in una specie di albergo in cui tutti potevano andare e venire in ogni momento, proprio non riusciva a comprenderla.
L'unica persona che condivideva un po' questo suo pensiero e a cui l'aveva confessato senza timori era suo fratello George che aveva deciso di trasferirsi, anche se non in pianta stabile nel vero senso della parola, nel piccolo appartamento che c'era sopra i Tiri Vispi Weasley. Pranzava comunque alla Tana almeno tre o quattro volte a settimana e spesso si fermava lì per la notte, più che altro per fare contenta Molly, ma amava molto quell'angolino tutto suo e non intendeva rinunciarci. Per lo stesso motivo era capitato spesso che Ginny avesse chiesto, ed ottenuto, da sua madre il permesso di rimanere con lui in quella casa. Durante quell'estate per parecchi giorni Ginny aveva aiutato suo fratello nella gestione del negozio, condividendo con lui momenti scherzosi e silenzi pieni di significato. Qualche volta anche Hermione era rimasta con loro per dare una mano; le piaceva rimanere in cassa, fare i conti ed impilare gli acquisti degli avventori, mentre i due Weasley saltavano da un cliente all'altro proponendo giochi e facendo battute ad ognuno di loro.
Quando era lì dietro a guardarli Hermione si rendeva conto di quanto l'eredità di Fred si fosse tramandata nella sola femmina della famiglia. Si muoveva in quel negozio come se fosse nel suo elemento, supportando George in ogni bravata e proponendone di sue quando la situazione sembrava andare un po' sottotono. Ron aveva tanto sperato di poter essere lui il fratello che sarebbe andato ad aiutare George nel negozio, tutta la sua voglia di somigliare almeno un po' ai gemelli gliel'aveva sempre fatto sognare ma, specialmente alla luce del netto peggioramento del suo carattere, questa cosa sembrava davvero poco realizzabile. Ginny invece sembrava nata per quello, come George, come lo era Fred.

- Questo gelato è un paradiso dei sensi. - aveva detto ad un certo punto Ginny all'amica.

- Hai proprio ragione, sono felice che questo posto abbia riaperto. -

- Dovremmo venirci più spesso, almeno finchè c'è la bella stagione e poi quando siamo da George ad aiutare è una pausa perfetta! -

- Verissimo. A proposito, credi che abbia bisogno di una mano oggi? Con tutti i ragazzini dei primi anni che verranno a Diagon Alley per i libri sicuramente ci sarà un bel putiferio. -

- Potremmo passare un salto da lui tra un pochino, per vedere se gli serve qualcosa, anche se sa che siamo qui per un pomeriggio di “libera uscita” quindi credo che ci caccerà fuori non appena pronunciate le parole “Ti serve qualcosa?” -

- Su questo potrei scommetterci. Anche se dai, Ginny, non ti sembra un po' esagerato e maligno definire questo pomeriggio femminile una “libera uscita”? Sembra quasi che ti consideri in prigione. -

- Beh, Herm, in prigione forse no, ma non mi dire che alla Tana si stia proprio come in vacanza alle Bahamas perchè altrimenti potrei pensare che stai diventando pazza come mio fratello Ron. -

- Non dico che la situazione sia delle più semplici, ma è la tua famiglia... Dovresti avere un po' di pazienza. -

- Io ne ho molta di pazienza. Questo è il motivo per cui non ho ancora lanciato fatture Orcovolanti a Ron o non ho catapultato fuori dalla finestra la maggior parte degli abiti di Fleur, che stanziano nell'armadio più grande di casa da una settimana. -


Suo malgrado Hermione aveva dovuto tacere e, pur non facendolo apertamente, per non montare ancora di più l'insofferenza dell'amica, dare ragione a Ginny. Si era solo lasciata andare ad un sommesso ridacchiare. Già, perchè il desiderio di affatturare il suo fidanzato l'aveva sfiorata più volte negli ultimi tempi ed anche Fleur, per quanto fosse diventata meno fastidiosa rispetto all'inizio, manteneva sempre un qualcosa di irritante, nel suo essere sempre impeccabile. Poi Hermione doveva riconoscerle che, in effetti, lei non aveva passato tutta l'estate alla Tana, circondata da tutta la combriccola, ma era andata in Australia a recuperare i suoi genitori, aveva restituito loro la memoria ed era rimasta a casa per un po', per godersi la sua famiglia ritrovata e per recuperare dimestichezza con il mondo babbano.
La ragazza aveva spostato lo sguardo dall'amica, per curiosare un po' lungo la strada ed osservare il viavai di maghi lungo la via. Era davvero bello rivedere Diagon Alley nel pieno fermento, con le vetrine illuminate e curate, i negozi aperti e tante persone che si affollavano per fare spese.
Si era soffermata a guardare ogni negozio visibile dalla sua posizione per imprimersi quell'immagine nei ricordi, per poterla raccontare tra qualche anno come il primo vero momento in cui aveva ricominciato a vedere il mondo magico rinascere per andare avanti.

- Prima che mi addormenti a questo tavolino per un eccesso di gelato alziamoci Herm, ti prego. -

- D'accordo, dove vorresti andare? - le aveva risposto trattenendo una risata, ma tenendosi una mano sulla pancia, condividendo in pieno il senso di peso che l'amica lamentava.

- Io volevo prendere un abitino nuovo e una divisa da Madama McClan... Harry insiste per farmi un regalo e ho deciso di accontentarlo. - 


- Ti seguo. - aveva replicato Hermione.

Era decisamente preoccupata da quanto questa scampagnata nel negozio di abbigliamento sarebbe potuta durare, ma soprattutto quanto avrebbe potuto mettere alla prova la sua pazienza.
Si erano alzate dal tavolino raccogliendo i sacchetti che contenevano la maggior parte degli acquisti che avevano programmato di fare in quella giornata e che erano stati sbrigati non appena erano arrivate a Londra, in vista poi di permettersi quel piccolo momento di relax, e si erano allontanate seguendo la strada che conduceva al negozio.
Mentre camminavano Ginny ciarlava guardando le vetrine o commentando il gusto estetico o l'abbigliamento del tale mago o della tal strega che avevano la disgraziata idea di passare lungo il suo cammino, mentre Hermione annuiva assente, pensando continuamente a quanto avrebbe desiderato potersi rinchiudere dentro il Ghirigoro per tutto il tempo che Ginny avrebbe passato da Madama McClan. Era perfettamente consapevole di esserci stata quella stessa mattina, ma purtroppo non aveva potuto godere della visita a causa della presenza inquietante di una signorina dalla chioma rosso fuoco che le alitava sul collo ogni volta che si soffermava ad osservare per più di qualche secondo un libro non contenuto nella lunga lista dei testi scolastici.
Secondo Ginny la sua amica avrebbe dovuto spostare almeno parte della sua attenzione dai libri per dedicarla a passatempi più frivoli, ma certamente non meno divertenti. Non avrebbe di certo desiderato trasformarla in una di quelle ragazze che indossavano divise striminzite e che passavano le loro giornate esercitandosi nell'arte del battito sensuale delle ciglia o della danza provocante, ma avrebbe sperato che forse con il fidanzamento con Ron, Hermione sarebbe riuscita, come dire, a sciogliersi un po'. Il fatto che suo fratello si fosse improvvisamente trasformato nella versione irritata di un ippogrifo fuori controllo aveva reso però vana ogni sua speranza in quell'unione. E aveva quindi pensato che toccasse in qualche modo a lei l'onere di guidare Hermione per le vie della frivolezza e della femminilità, pur sapendo che difficilmente avrebbe avuto successo.
Arrivate davanti al negozio Ginevra si era lanciata all'interno senza nemmeno guardare al di là dell'ingresso vetrato, mentre Hermione si era attardata qualche minuto davanti alla vetrina, per osservare i modelli sui manichini.
Stava pensando che la sua amica si sbagliava a ritenerla così poco femminile; Hermione amava gli abiti ben fatti, le acconciature, un filo di trucco e adorava sentirsi bella come ogni ragazza normale. Semplicemente dava una maggiore priorità ad altri aspetti della sua vita, nella maggior parte dei casi. La dimostrazione di quanto sapesse essere femmina l'aveva data a tutti al Ballo del Ceppo e non riteneva di essere obbligata a darne altre. Forse ora con la pace e con la vicinanza di Ron avrebbe avuto più tempo, anche se ne dubitava, per dedicarsi alla cura di sé, ma non lo riteneva comunque un motivo di grandi crucci.
D'altro canto non si poteva proprio dire che Hermione fosse sciatta, bruttina o trasandata; era solo una ragazza semplice. Non amava truccarsi troppo e non poneva una maniacale attenzione al proprio abbigliamento ma era sempre in ordine e sapeva scegliere abiti che le donassero. La sola cosa che non era mai riuscita a tenere a posto erano i capelli, ma quella era sicuramente una causa persa. Poteva raccoglierli o renderli in qualche modo tollerabili, ma da questo ai boccoli perfetti di Romilda Vane ce n'era di strada.
Mentre osservava un abito lilla nell'angolo della vetrina Hermione aveva notato una persona riflessa sul vetro. Al di là della strada stava in piedi un ragazzo biondo che indossava un paio di jeans sportivi ed una camicia azzurrina; aveva tutta l'aria di stare aspettando qualcuno ed era di spalle, rispetto alla visuale di Hermione. Il primo pensiero della ragazza era stato strano, perchè aveva la sensazione di conoscere quelle spalle, quella figura, ma non riusciva ad attribuirla a qualcuno. Si era quindi riscossa ed era entrata per raggiungere Ginny.
L'aveva trovata in piedi sul piedistallo che veniva usato per prendere le misure per gli abiti, con addosso quella che sembrava una divisa di Hogwarts ma che sembrava in qualche modo essere stata stretta ed accorciata di qualche taglia.

- Ginny cara, quella gonna non ti sembra un tantino corta? - si era affrettata a dire Hermione alla vista di quello scempio.

- Herm, sembri mia madre. - aveva replicato la rossa con uno sbuffo. 


- Dai Gin, non mi sembra proprio il caso di arrivare a scuola in quelle condizioni, abbi pietà del povero Harry, se non ne hai per la decenza. -

L'ultima frase l'aveva pronunciata ai piedi dello sgabello, mentre già stava dando indicazioni alla sarta, che annuiva colma di approvazione, per allungare l'orlo della gonna di almeno una decina di centimetri. Nel frattempo Ginevra continuava a sbuffare come una locomotiva, bofonchiando, tra uno sbuffo e l'altro mugugni simili a “Se portavo la mamma avrebbe fatto meno storie!”. *
Alla fine di questa diatriba la divisa della giovane Weasley era praticamente ritornata al suo iniziale stato, se non per una ritoccatina alla larghezza della camicia e del maglioncino, che non risultavano comunque troppo aderenti.
A questo punto era cominciata la trafila per la scelta dell'abito che Harry avrebbe regalato a Ginny e che ovviamente lei aveva deciso di scegliere da sé. Hermione si era quindi sistemata bella comoda su un divanetto, in attesa che il defilè di modelli e stoffe si concludesse, in modo da poter guardare verso Ginny ogni volta che lei richiedeva la sua opinione ma anche da poter guardare fuori in tutti gli altri momenti, in modo da svagarsi almeno con il viavai della strada.

Quello che si era ritrovata davanti in uno di quegli attimi di distrazione però l'aveva non poco sorpresa. Il ragazzo che sembrava conoscere poco prima, davanti alla vetrina del negozio, si era girato verso di lei, smettendo di darle le spalle e permettendole di vederlo in volto. Era Malfoy.
Ora che lo vedeva in viso si chiedeva come avesse potuto non accorgersi che era lui. Il portamento altero, l'espressione strafottente, quello sguardo gelido erano assolutamente inconfondibili, ma Hermione era stata tratta in inganno dai suoi abiti. Non aveva mai visto Malfoy indossare qualcosa di diverso dalla divisa o dai completi eleganti e impeccabili così simili a quelli indossati da Lucius. Nemmeno quando erano stati prigionieri a Villa Malfoy, nemmeno durante la battaglia. Erano abiti che a un occhio disattento sarebbero anche potuti sembrare, anche se ad Hermione sembrava impossibile solo pensarlo, abiti babbani.
Malfoy sembrava essere lì ad attendere qualcuno dal modo un cui continuava a scrutare la via da entrambi i lati e non si era accorto minimamente di essere osservato. La ragazza si era chiesta cosa avesse portato il loro eterno antagonista a Diagon Alley proprio quel pomeriggio, per di più abbigliato in quel modo così insolito. Proprio in quel momento l'attenzione di Hermione era stata sviata dalle sue supposizioni su Malfoy e sul suo abbigliamento da un richiamo di Ginny, che pareva aver trovato l'abitino dei suoi desideri. La ragazza l'aveva liquidata con un rapido cenno d'assenso, accompagnato da un “Ti dona molto Ginny.” per poi tornare immediatamente con gli occhi fuori dalla vetrata. Ma non aveva più trovato l'oggetto delle sue domande e questo che le aveva lasciato dentro un tremendo disappunto. Hermione non amava affatto non capire le cose.

Mentre uscivano dal negozio portando con sé i due sacchetti aggiuntivi Hermione aveva iniziato a raccontare a Ginny l'accaduto.
- Sai chi ho visto mentre provavi tutti quegli abiti abbarbicata sullo sgabello? Malfoy. -

Aveva pronunciato il suo nome abbassando il tono di voce, quasi a bisbigliare.

- Lo dici come se ci fosse qualcosa di strano nel fatto che Malfoy sia a Diagon Alley a una settimana dall'inizio delle lezioni... - le aveva risposto Ginny alzando un sopracciglio.

- In effetti c'era qualcosa di strano Ginny, non capisci. Era vestito in modo strano e sembrava aspettare qualcuno e... Non lo so... Quasi non lo riconoscevo. -

- Herm sii ragionevole. E' qui per comprare l'occorrente per tornare ad Hogwarts e probabilmente stava aspettando sua madre o qualche suo amico davanti a Madama McClan.

- Merlino, non cercare di vedere cospirazioni ovunque. So anch'io che la guerra è appena finita e che le vecchie abitudini sono dure a morire ma in questo momento sembri tanto Harry con la sua mania di accusare Piton. Non dico che Malfoy sia la persona più cristallina del mondo, ma la sua presenza a Diagon Alley è decisamente quanto di più distante da qualcosa di sospetto. - 


- Probabilmente hai ragione Gin. Sono diventata una paranoica. -

L'amica le aveva dato una gomitata in un fianco, ridendo con lei di questa ammissione e si erano avviate verso il Paiolo Magico dove, vista l'ora che si era fatta, probabilmente avrebbero già trovato Harry e Ron ad attenderle.

*****

Draco Malfoy aveva deciso di andare a Diagon Alley quel pomeriggio perchè sapeva che sua madre avrebbe avuto piuttosto da fare e che quindi gli avrebbe fatto compagnia soltanto per i primi acquisti, dopo i quali si sarebbe incontrato con Blaise per una Burrobirra al Paiolo Magico e un giro ad Accessori di prima qualità per il Quidditch.
L'amico aveva lasciato il Manor da poco più di due settimane per passare qualche giorno con sua madre prima del ritorno a scuola e Draco aveva passato quei giorni da solo volando sopra casa ed allenandosi per rientrare in piena forma nella squadra di Quidditch. Quando non stava volando si rintanava in biblioteca o nel laboratorio nel sotterraneo della villa, armeggiando per preparare pozioni.
In quel momento Draco stava camminando verso il Ghirigoro con Narcissa al suo fianco, entrambi in silenzio, entrambi a testa alta. Non era e non sarebbe stato semplice ancora per parecchio tempo passeggiare per le strade del mondo magico per tutti quelli che avevano avuto i loro precedenti, ma non era da loro darlo a vedere. Ogni sguardo sospettoso, ogni gomitata, ogni sussurro venivano visti ed ignorati, anche se non erano affatto piacevoli. Per questo motivo, da qualche tempo, Draco e sua madre avevano preso la strana abitudine, per dei Malfoy, di andare a passeggiare nella Londra babbana, una volta a settimana, ma anche di più se ne avevano voglia; era un luogo particolare, poco avvezzo al loro stile e alle loro abitudini, ma lì nessuno faceva caso a loro, se non qualche uomo per manifestare apprezzamento per sua madre o qualche giovane ragazza per girarsi a rimirare il suo “bel faccino” come lo aveva definito Madama McClan qualche anno prima. Era bello camminare e basta, ma per questa nuova consuetudine avevano dovuto adattare il loro abbigliamento, per non essere troppo, come dire, identificabili tra gli abitanti di quel mondo e mandare a monte quello che era l'unico motivo per cui lo facevano: non essere notati e additati da nessuno. Non si erano certo convertiti all'abbigliamento tipico dei babbani, così trasandato e poco elegante, ma Draco aveva aggiunto al suo guardaroba qualche paio di jeans e qualche camicia da portare senza cravatta. Sua madre restava comunque su degli abiti molto eleganti, anche se decisamente meno d'effetto rispetto al solito.
Draco aveva guardato Narcissa accanto a sé ed aveva pensato che era bella, in effetti. Lo era davvero, nel suo trench nero con la cintura annodata stretta in vita, le scarpe con il tacco e i capelli raccolti in un chignon morbido alla base della nuca. Era l'eleganza personificata, che lo accompagnava per quelle vie con la disinvoltura di una padrona di casa tra amici, anche se si trovava in mezzo a persone che non facevano altro che guardare lei, ma soprattutto lui con diffidenza.
Avevano fatto i loro acquisti con precisione e rapidità, senza tanto girovagare per il negozio e senza indecisioni; doveva essere preparato per la scuola, sarebbe stato il solito studente impeccabile e non avrebbe dato alcun motivo a nessuno per dubitare delle sue intenzioni.

- Qualcosa ti preoccupa Draco? - aveva chiesto Narcissa a suo figlio, vedendolo accigliato.

- Niente di importante mamma. -

- Passerà, vedrai. -

- Non mi interessano le loro opinioni. Voglio solo avere la possibilità di vivere tranquillo, non la loro benedizione. -

- L'avrai questa possibilità, a costo di strapparla con le unghie e con i denti. Ma non credo sarà necessario, in fondo le premesse non ci sono così ostili. Credo vogliano soltanto che dimostri di essere... cambiato? - l'ultima parola di Narcissa era stata pronunciata con evidente tono perplesso. 


- Cambiato? Si aspettano per caso che io diventi un Tassorosso per poter vivere la mia vita in pace? -

Narcissa aveva riso dell'irritazione di suo figlio ed aveva lasciato cadere la conversazione, ben sapendo che Draco aveva capito benissimo a che cosa si riferisse ed essendo consapevole che calcare troppo la mano su questo punto non avrebbe avuto altro effetto che indispettire suo figlio e farlo diventare petulante, la qual cosa era ben poco conveniente, specie nell'attuale situazione.

- Sai che ora devo andare al Ministero per sbrigare alcuni affari vero? -


La voce di Narcissa tradiva solo un pizzico di preoccupazione all'idea di trattare con il Ministero per l'ennesima volta e sapendo anche che non sarebbe di certo stata l'ultima. I processi per quelli che chiamavano “Crimini di Guerra” erano ancora lontani, ma da qualche settimana aveva iniziato a ricevere delle lettere che richiedevano documenti che attestassero le proprietà della famiglia o che testimoniassero sui loro spostamenti in questa o l'altra occasione. Si rendeva perfettamente conto che non sarebbe finito tutto qui e che, anzi, probabilmente queste richieste erano soltanto l'inizio di un vero e proprio intervento di controllo, perquisizione e accusa che sarebbe durato per tutto il tempo che loro avrebbero ritenuto necessario. Ma non era così maldisposta nel sottoporvisi se questo poteva significare che Draco sarebbe stato scagionato e comunque condannato a lievi pene.

- Mi ricordo mamma. Io resto ancora un po', mi vedo con Blaise per un giro a vedere scope e boccini.- 


- Non tardare troppo e non ti cacciare nei guai. Ci vediamo stasera al Manor. -

Aveva congedato suo figlio con un bacio in punta di dita e ravviandogli un ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sulla fronte. Da quando aveva smesso di impomatarli all'indietro, al terzo anno, aveva sempre quella ciocca che gli cadeva davanti agli occhi.
Draco si era ritratto da quel gesto affettuoso, troppo esplicito per il luogo in cui si trovavano, ma le aveva risposto con un mezzo sorriso.

- Farò il bravo, promesso. A stasera. -


Narcissa si era allora smaterializzata lasciando Draco solo davanti alla gelateria di Florian Fortebraccio. Il ragazzo si era diretto verso il negozio di Madama McClan di fronte al quale aveva appuntamento con Blaise per quindici minuti dopo.
Pensava a sua madre al Ministero, all'umiliazione che doveva subire nel dover rendere conto di ogni spostamento, di ogni loro questione privata, di tutti i beni della famiglia per avere solo una speranza di essere giudicati, se non giustamente, almeno in modo relativamente clemente.
Era arrivato al luogo dell'appuntamento in pochi minuti e si era messo pazientemente ad attendere Blaise a mani in tasca, canticchiando tra sé una canzoncina che aveva sentito uscire dalla porta di un negozio babbano quella mattina, mentre passeggiavano e guardando la vetrina del negozietto che si trovava proprio di fronte a Madama McClan.
Dopo aver scrutato con attenzione tutto il contenuto della vetrina, un antiquario forse, si era appoggiato al muro con la schiena ed in pochi minuti si era trovato davanti Blaise, appena materializzato.

- Sei in ritardo. -

- Che accoglienza, Malf. - aveva risposto Blaise, assestandogli una pacca sulla spalla. - e comunque non sono in ritardo, sono meravigliosamente puntuale. - nel dirlo aveva picchiettato con un dito sul quadrante dell'orologio.

- Ti ho dovuto aspettare, quindi sei in ritardo. -

- L'idea che fossi tu in anticipo non è neanche da valutare immagino. - 


- Vedo che ci siamo intesi. Andiamo a dare un'occhiata alle scope? -

Si erano immediatamente allontanati insieme verso Accessori di prima qualità per il Quidditch, discorrendo su quanto Blaise apprezzasse il cambiamento di look di Draco e su quanto invece il primo ne fosse ancora oggettivamente perplesso e indossasse quegli abiti solo nei giorni in cui decideva di fare le sue scampagnate tra i babbani.
Una volta entrati avevano perso ogni stimolo a chiacchierare, lasciandosi prendere dall'osservazione di ogni manico di scopa e di ogni accessorio che potesse in qualche modo renderlo più leggero, manovrabile o veloce. Draco stava valutando se comprarsi un manico di scopa nuovo per quell'anno, mentre Blaise curiosava qui e là pensando che forse avrebbe potuto tentare almeno i provini per entrare in squadra.

- Se stai ancora pensando di poter giocare anche quest'anno sarà meglio che ti dissuada subito amico mio. -

- Perchè devi distruggere i miei sogni di gloria, Malf? -

- Perchè anche quest'estate ti ho visto volare. Sembri Paciock con le convulsioni. -

- Sei davvero senza cuore. -

- Dimmi qualcosa che non so. -

- Sei un idiota. - 


- Questa è una menzogna, non qualcosa che ignoro. Comunque smettila di accarezzare quella Firebolt, non sapresti nemmeno salirci. -

Blaise l'aveva guardato in cagnesco, strappandogli di mano il boccino che stava tenendo tra le dita.

- Ora anche io ho preso un Boccino. -

- Non fare il Potter della situazione Blaise, quello sarà il solo Boccino che prenderai in vita tua. In primo luogo perchè il Cercatore sono IO. In secondo luogo perchè ancora devi imparare a stare in equilibrio su una scopa e noi non ci permettiamo di certo un secondo Weasel in squadra. -

- Questi sono colpi bassi però. Prima mi paragoni allo Sfregiato e poi alla Donnola. Al prossimo giro come la mettiamo, mi darai della SangueSporco? -

- Questo mai, amico. -

- Sarà meglio per te che tu non metta in dubbio il mio Stato di Sangue. In fin dei conti sei tu quello che passeggia tra i babbani. -

- Mi stai sfottendo? - 


- Solo quanto ti meriti. -

La frase era stata accompagnata da un ghigno da parte del moro e da un pugno sulla spalla dell'amico da parte di Malfoy, che subito dopo si era messo a ridere, annuendo suo malgrado a queste parole. Alla fine erano usciti entrambi senza acquisti per andare al Paiolo Magico a concludere il pomeriggio per poi salutarsi e rivedersi al Binario 9 e ¾ da lì a pochi giorni.

*****

Erano entrati nel locale quasi senza guardare chi ci fosse all'interno e si erano seduti immediatamente in un tavolino all'angolo, ordinando subito le loro consumazioni. Non appena si erano ritrovati davanti i due boccali Malfoy aveva lanciato la bomba.

- Mi hanno eletto Caposcuola. -


Blaise si era strozzato con il primo sorso di Burrobirra, rischiando di sputarlo completamente in faccia all'amico che gli sedeva di fronte.

- Non è necessario che tu cerchi di toglierti la vita per soffocamento Blaise. -

- Beh Malf, capirai che è quantomeno una notizia inaspettata. -

- Inaspettata per certi versi, ma per altri... Chi ti aspettavi che mettessero a Caposcuola? Pansy? -

- Beh, insomma, non sarà proprio la candidata migliore di Serpeverde ma un Caposcuola con il Marchio Nero è, come dire, inconsueto. -

- Ho ricevuto la lettera della vegliarda qualche giorno fa. Sostiene che conferire a me la carica può essere un ottimo segno di apertura verso il futuro, nonché una grossa possibilità per me di dimostrare la mia volontà cambiare. -

- Volontà che tu sembri non avere, amico. -

- Dipende sempre da che cosa significa cambiare Blaise. -

- Diventare uno studente modello, un Cercatore infallibile e combattere sempre dalla parte del bene? - 


- Devo trasformarmi in Pottyno? -

Lo sguardo allucinato di Draco, accompagnato dall'espressione di puro disgusto che era scaturita sul viso di Blaise aveva immediatamente sdrammatizzato il tono della conversazione. Mentre ancora i due ancora ridacchiavano della battuta avevano sentito la porta della locanda aprirsi.

Hermione e Ginny avevano trovato Harry e Ron subito all'esterno del Paiolo Magico ad aspettarle, dato che le avevano viste in lontananza. Harry si era subito avvicinato a loro e dopo aver baciato Ginny le aveva preso i sacchetti dalle mani per aiutarla. Ron aveva atteso Hermione davanti alla porta e le aveva dato un bacio sulla fronte, per poi aprire la porta della locanda ed entrare per primo, facendole strada subito dopo.
Neville Paciock era seduto al tavolo con due ragazze del quinto anno, i cui nomi erano sconosciuti a tutti i presenti, ma appena li aveva visti le aveva salutate cordialmente e si era precipitato per accogliere i suoi amici con un abbraccio. Si erano appena accomodati tutti ad un tavolo, discorrendo di quanto fosse successo durante l'estate che Ron si era immediatamente rabbuiato.
Continuava a fissare insistentemente un punto in fondo alla sala, borbottando parole incomprensibili e scuotendo la testa con indignazione. Hermione si era avvicinata al suo ragazzo per cercare di capire che cosa lo stesse così contrariando e seguendo la direzione del suo sguardo aveva posato gli occhi sull'oggetto delle sue curiosità di poche ore prima. Malfoy e Zabini sedevano ad un tavolino con due Burrobirre davanti e sembravano intenti in una discussione piuttosto seria ed animata.

- Cosa non va Ronald? -

- Assassino. Mangiamorte. -

- Ce l'hai con Malfoy? -

- E con chi se no? - aveva alzato la voce nel pronunciare l'ultima frase – Trovo intollerabile che certa gente possa ancora andarsene in giro impunita dopo tutto quello che è successo. Gli assassini dovrebbero stare ad Azkaban. -


Hermione aveva tirato una sonora gomitata nelle coste del ragazzo, che si era piegato da un lato mentre parlava, ma comunque non aveva accennato a smettere di sputare il suo veleno.
Malfoy si era girato immediatamente, aveva socchiuso gli occhi e squadrato Ron come se fosse l'ultimo degli scarafaggi sul pianeta che aveva malauguratamente deciso di camminare sull'immacolato pavimento della sua villa. Hermione aveva pensato che probabilmente, se non si fossero trovati in un luogo pubblico, il ragazzo avrebbe estratto la bacchetta e cruciato Ron all'istante.
Ma niente di tutto questo era accaduto. Malfoy aveva semplicemente guardato verso il loro tavolo, espresso i suoi pensieri con uno sguardo di sdegno e riportato la sua attenzione verso l'amico, che nel frattempo lo teneva d'occhio come se fosse stato una bomba pronta a scoppiare. Ron, al contrario, sembrava non avere la minima intenzione a lasciar perdere, dato che si era alzato dal tavolo e si era avvicinato a larghi passi a quello di Malfoy, sotto gli occhi attoniti di Harry e Ginny.

- Assassino e codardo, ma d'altronde non ci si poteva aspettare altro da un Mangiamorte come te. -


Draco si era alzato dalla sedia, mettendo mano alla bacchetta, senza comunque proferire una parola, mentre Ron aveva già estratto la sua e la puntava con la mano tremante verso Malfoy.
Neville era scattato in piedi ed aveva scavalcato il tavolo per portarsi immediatamente davanti a Ron e cercare di spingerlo via, con scarsi successi, vista la mole del più giovane Weasley. A quel punto aveva quindi estratto la bacchetta con un movimento rapidissimo e aveva mormorato un Petrificus Totalus provvidenziale.
Si era poi girato verso Malfoy e mentre trasportava via Ron, aiutato da Hermione gli aveva semplicemente detto:

- Non ti ho difeso. Credo solo che tu meriti un processo solo, quello che ti faranno al Ministero, quindi questa cosa che stava facendo Ron non era giusta per te, ma era anche molto imbarazzante per lui, anche se non lo capisce. Quindi, se te lo stavi chiedendo, la risposta è no. Non lo stavo facendo per te, ma per salvare la faccia del mio amico. -


Con questo si era allontanato, trascinandosi dietro il corpo di Ronald.
Hermione aveva lanciato un ultimo sguardo a Malfoy, mentre trasportava il suo fidanzato all'esterno per rianimarlo. E si era stupita di aver visto un'espressione divertita sul suo volto nel guardarlo portare il boccale di Burrobirra alle labbra.





Innanzitutto eccoci qua. Il capitolo è arrivato un po' in ritardo rispetto a quello che mi ero prefissata e che avrei voluto. Me ne dispiaccio molto ma le feste di Natale e vari altre questioni mi hanno impedito fisicamente di scrivere. Colgo l'occasione per dirvi ciò che non vi avevo già accennato perchè finora ero riuscita a rispettare i tempi: ci sono ottime probabilità che io non riesca ad essere regolare con gli aggiornamenti, specialmente nei prossimi mesi, vista una sessione di esami incombente e una tesi che richiederà attenzione, prima o poi.

Vi ringrazio tutti per ogni parola e per ogni lettura, come sempre; sapervi interessati e appassionati a quello che scrivo mi trasforma in una specie di Gryffindor colmo d'amore.

Veniamo alle note vere e proprie:

  • Hogwarts riapre annullando un anno scolastico; mi è sembrata una delle scelte più sensate e onestamente probabili per la McGrannitt. L'anno trascorso con i Carrow e l'allegra combriccola di Mangiamorte poteva sicuramente essere stato educativo da un certo punto di vista, ma didatticamente non credo fosse il meglio che potesse capitare.
    Inoltre se non avessi trovato questa soluzione non avrei potuto scrivere la storia, quindi vi tocca farvela andare bene. XD

  • Abbiamo a che fare con un Ronald cambiato, ma neanche poi così tanto. L'ho sempre ritenuto una persona instabile in questo senso e mi è venuto facilissimo, quasi automatico, destabilizzarlo fino ad esasperare un tratto caratteriale che ha comunque sempre dimostrato.

  • Florian Fortebraccio era stato dichiarato disperso da Radio Potter durante il viaggio alla ricerca degli Horcrux del Trio. A quello che mi risulta non si sono più avute altre notizie dopo la guerra, quindi ho scelto di testa mia. Ho voluto salvarlo perchè penso che Diagon Alley avrebbe subito una perdita eccessiva, con l'assenza della sola gelateria mai nominata nel mondo magico. E perchè sono golosa e non potrei mai assassinare di mia volontà un gelataio, se non per rubargli i prodotti del suo lavoro. :)

  • Ginny come “erede” di Fred ai Tiri Vispi ma non solo è una decisione che ho preso per sollevare il povero George dalla costante presenza di Ron. Nella maggior parte delle fict che ho letto è sempre Ron, alla fine, a dare una mano al gemello rimasto, ma data la mia evidentissima simpatia per Lenticchia, ho desiderato sollevare George da questa disgrazia.

  • Il desiderio di Ginny di spingere un po' Hermione a curarsi di più, ma senza trasformarla in una ragazza dalla divisa striminzita che si esercita nel battito delle ciglia è una piccola battuta per prendere in giro e per protestare contro le fyccyne in cui Hermione si trasforma in una spogliarellista lap-dancer alla mercè del piacere di Malfoy.

    In questo ho voluto unirmi alla “crociata” di battute già messa in atto da Rea, Val e Jup.

  • Se portavo la mamma avrebbe fatto meno storie!” questo pensiero di Ginny è stato scritto volutamente senza congiuntivo; ho avuto l'impellente desiderio di sgrammaticare Ginevra e l'ho seguito perchè volevo che in qualche modo risultasse frivola e poco attenta a certe “particolari irrilevanti”.

  • Potrà sembrare strano che Hermione non riconosca Malfoy dopo 7 anni di scuola insieme e tutti gli avvenimenti dei libri, ma ho pensato che i mesi trascorsi, l'abbigliamento di Draco e l'effetto sorpresa potessero in qualche modo metterla in difficoltà.

  • Bel faccino” riferito a Draco, detto da Madama McClan è una piccola citazione/omaggio alla storia “What's in a name” di Valaus. Mi sembrava che ci stesse davvero a pennello in questo momento.

  • Il diminutivo Malf è stato usato da Poison Spring in uno degli ultimi capitoli de “La Bellezza del Demonio” e nasce da uno dei deliri notturni di Rea e Val. Entrambe mi hanno dato la loro benedizione per utilizzarlo, quindi lo faccio con grande orgoglio e piacere.

  • Le prese per i fondelli di Potter e Weasel nelle conversazioni Malfoy/Blaise sono mio puro diletto, anche se credo che loro approverebbero. :)

  • L'incapacità di Blaise sulla scopa è una mia scelta arbitraria. Nei libri non si fa menzione del suo rapporto con il Quidditch mentre nei film pare che giochi come Cacciatore. Io ho creduto molto più adeguato per il personaggio che sto immaginando un amore per lo sport che però non era supportato dal talento. Non possono nemmeno essere tutti perfetti, insomma.

  • Malfoy Caposcuola. Ho pensato lungamente e consultato persone fidate per decidere per il sì o per il no. Ognuno ha espresso la sua opinione ma alla fine mi sono trovata a decidere per il sì. La McGranitt aveva già dato segno di apertura con la lettera a Narcissa e aveva già espresso la sua volontà di non discriminare nessuno, quindi la nomina a Caposcuola poteva essere un segno per gli altri e uno sprone per Draco. So che è una scelta discutibile, ma qualunque cosa avessi fatto non ne sarei stata completamente soddisfatta, in questo senso. Questa è stata la scelta che mi ha convinta di più.

  • Neville con le ragazze e che seda la rissa è la mia dichiarazione d'amore per lui e vi assicuro che non sarà l'ultima. Amo Neville visceralmente quindi credo di dovergli rendere giustizia. ^^


Dopo la nota più lunga della storia vi lascio all'attesa del Capodanno e filo a chiudere la mia valigia, visto che tra due ore il mio treno per Parigi se ne va e io sono ancora in pigiama a pubblicare questa storia. E poi ditemi che non vi adoro. XD


Per chi desideri una visita guidata nella mia demenza, con acclusi deliri, lamentele e sbavi di ogni genere...si, anche spoiler, mi trovate su Facebook: QUI. 

   
 
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