Bene,
ecco finalmente il tanto atteso nuovo capitolo!
Lo
so, mi sono fatta desiderare, ma spero che siate ancora tutte vive e
che
nessuna di voi abbia tentato suicidio a causa mia!
Anche
perché sarebbe un peccato perdersi questo capitolo
ù___ù
Per
questa volta, rimando le chiacchiere a fine capitolo, perché
ora è decisamente
il caso che vi concentriate sulla storia!
Quindi:
BUONA
LETTURA!
~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XXXII
Our Solemn Hour
{ Santus
Espiritus redeem us from our solemn hour
Santus Espiritus insanity
is all around us
Santus Espiritus is this
what we deserve?
Can we break free
From chains of neverending
agony }
{
Spirito Santo redimici
dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }
La
testa le doleva in una maniera decisamente atroce.
Nel
buio della sua confusione mentale,
non ricordava nulla.
Era
lì, di nuovo.
Il
freddo.
Il
vuoto.
Quel
senso di sospensione e oppressione contemporanei che la facevano
sentire morta
e viva al tempo stesso.
L’irrealtà
e la consapevolezza di trovarsi in un sogno.
Quel
sogno.
E
poi, la preoccupazione improvvisa che le riempiva il petto come un
liquido
caldo e maligno, che si inoltrava tra i suoi polmoni, impedendole quasi
di
respirare.
E,
ancora, una fitta dolorosa all’altezza della nuca, in quella
linea immaginaria
di sutura del cranio.
Era
come se qualcuno cercasse di
aprirla in due per giocare un po’ con il suo cervello.
Ansiosa
e in attesa, alla fine venne inghiottita dal vuoto e scomparve.
Poi,
si svegliò.
Alexis
Potter strinse gli occhi, come disturbata da una luce troppo forte. Si
girò su
di un fianco e mugugnò qualcosa di poco chiaro. I capelli
sciolti le finirono
sul viso, fastidiosi, e alcune ciocche le si legarono attorno al collo
sottile,
dandole l’impressione di stare soffocando. Prese un respiro
profondo, per
immettere aria nei polmoni, come se avesse ancora la sensazione che
fossero
imbevuti di veleno. Si voltò di nuovo, gli occhi ancora
serrati, e un dolore
lancinante all’altezza delle tempie la bloccò.
Mugugnò ancora.
-Dra…Draco…?-
Lo
chiamò, improvvisamente ansiosa.
Si
sentiva così sola.
Non
ebbe il coraggio di aprire gli occhi, perché aveva paura di
esserlo davvero.
Sola.
Poi,
all’improvviso, delle dita fredde e delicate le sfiorarono
una guancia,
spostandole le ciocche sfuggenti dal viso.
-Sono
qui.-
La
sua voce era come una ventata di aria gelida che la investiva dopo
quelle che
le sembravano essere state ore chiusa nel caldo e nel dolore
dell’Inferno.
Esattamente come quelle carezze che le percorrevano tutta la linea del
viso,
tenere, fino a soffermarsi sul collo, indugiare un pochino, e poi
tornare a
ripetere l’intera operazione, con meticolosa attenzione a non
lasciarsi
sfuggire neanche un dettaglio.
Alexis
sorrise appena e, piano, quasi timorosa, aprì gli occhi.
-Sei
davvero qui…-
Sussurrò,
come se, per qualche strano motivo che non ricordava, lui non dovesse
affatto
stare lì.
-Dove
altro potrei essere?-
Si
limitò a risponderle e lei, ancora, sorrise. Si
voltò completamente, per
poterlo guardare meglio.
Draco
Malfoy era seduto sulla poltrona della sua camera, che di solito
occupava
l’angolo vicino alla porta del bagno, ma che ora era stata
spostata accanto al
letto. Lasciandole un’ultima carezza sul viso, aveva adesso
poggiato i gomiti
sulle cosce e la osservava semplicemente. I capelli biondi che, come
sempre,
sembravano catturare ogni piccolo riflesso di luce nella stanza,
brillavano
appena, come spruzzati da una cascata d’argento; gli occhi
erano fissi sul viso
di lei, con mal celata ostizionazione, e splendevano quasi di luce
propria, con
morbidi riflessi di specchi; le mani, intrecciate ora davanti alle
labbra,
erano tanto strette da far sbiancare le nocche già pallide e
coprivano la bocca
che, chissà per quale strana ragione, Alexis immaginava
essere marcate da quella
stessa linea che gli induriva anche le mascelle.
Guardandolo,
Alexis Potter non potè impedirsi di pensare che Draco Malfoy
non le era mai
sembrato più bello di così.
Ma
era una bellezza particolare, come quella di una statua di marmo di
qualche
antico Dio greco.
Una
bellezza vuota e quasi…inquietante.
Il
cuore cominciò a batterle nel petto, agitato.
Scosse
la testa, come a cacciare ogni strano pensiero dalla sua mente, e un
dolore
acuto le si scaricò su entrambe le tempie. Stringendo appena
gli occhi, si
portò una mano alla fronte e, sfiorandola, scoprì
che era stata fasciata.
-Ho…Ho
un gran mal di testa. Che è successo?-
Domandò,
cercando di fare dei respiri abbastanza profondi che le permettessero
di
controllare il dolore.
-Sei
scivolata dalle scale e hai battuto la testa contro la balaustra.-
Si
limitò a spiegare Draco, senza muoversi.
Solo
la sua voce, che si era appena
spenta nel silenzio, e il suo petto, che si alzava ed abbassava al
ritmo del
suo respiro calmo, davano la sicurezza che lui fosse di carne e sangue
e non di
marmo.
Alexis
spalancò gli occhi, preoccupata, e si tastò la
nuca con le dita. Le mani di
Draco corsero a fermare quelle di lei e le presero per i polsi con una
stretta
gentile, costringendole ad allontanarsi dalla ferita.
-Tranquilla,
non è niente di grave.-
Ancora
una volta, la sua voce risuonò vuota alle orecchie di lei,
come un baratro
profondo senza fine in cui temeva di precipitare molto presto.
Alexis
gli scoccò un’occhiata di sottecchi, piegando il
viso verso una spalla, ma non
riuscì a catturare quello sguardo d’argento
neanche per un istante.
-Menomale…Solo
io posso essere tanto sbadata.-
Si
sforzò di sorridere appena.
Draco
non le rispose e nemmeno la guardò: adesso, i suoi occhi
ciechi erano fissi sul
riflesso dello specchio nell’armadio.
All’improvviso,
fu come se uno strato
di ghiaccio fosse sceso a congelare un muro, che si era costruito tutto
intorno
al corpo statuario di Lui.
Un muro invisibile e robusto, come
quello che, tempo prima, l’aveva separata da Hogwarts, il
posto che aveva
sentito come sicuro.
Ora, di nuovo, qualcosa di impalpabile
e resistente le dava l’impressione di essere allontanata da
ciò che riteneva un
luogo sicuro, in cui essere protetta da tutti i pericoli del mondo:
Draco
Malfoy.
E, ancora, il senso di oppressione e
solitudine, minaccioso e freddo, esattamente come quel sogno maledetto.
Alexis
si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con le
mani, in un abbraccio
solitario. Lentamente, senza smettere di osservare il viso del ragazzo,
si tirò
su a sedere, sperando che in una posizione diversa, il suo petto le
sembrasse
meno pesante e che riuscisse a respirare meglio e a calmarsi.
Come
se si fosse riscosso da un pensiero troppo profondo anche solo per
essere
riafferrato con la punta delle dita, Draco si voltò ad
osservarla, di scatto,
facendola quasi sobbalzare. I loro occhi si studiarono per un solo
istante, poi
lui distolse lo sguardo e allungò le mani sulle spalle di
lei.
-No,
resta giù.-
Si
limitò ad ordinare e la punta di evidente minaccia che
sibilava nel suo tono
tranquillo le fece aggrottare le sopracciglia. Senza dire altro, lui le
premette le mani sulle spalle e la costrinse a sdraiarsi di nuovo.
Alexis gli
lanciò un’occhiata confusa e contrariata.
La
malinconia dei suoi pensieri che
fuggiva come sabbia bianca tra le dita e la preoccupazione che
risplendeva
chiara come marmo alla luna.
-Draco…E’
tutto a posto?-
Gli
domandò alla fine, voltandosi di nuovo su di un fianco per
poterlo osservare
meglio in viso.
Lento,
come un serpente che studia la sua vittima, Draco Malfoy
alzò il viso e,
finalmente, i suoi occhi – gelide stalattiti di argento
– le sfiorarono il
viso, prima di tuffarsi in quello smeraldo cupo, ora un po’
preoccupato. Un
sopracciglio biondo si levò verso l’alto.
-Sì,
amore. Perché me lo
chiedi?-
Il
tono innocente con cui lo disse lasciava trapelare una convinzione
piuttosto
illusoria, che le fece battere il cuore nel petto.
Quella
parola – quell’appellativo tanto dolce –
le lambì l’udito con tenerezza e lei
sentì le guance cominciare a scottare sotto la pressione dei
suoi sentimenti.
Con
una carezza gentile, Draco le sfiorò le gote rosse, dandole
un fresco senso di
sollievo; poi, percorse la linea sottile del collo e l’osso
della spalla,
causandole un lieve brivido; proseguì lungo tutto il
braccio, in silenzio, lo
sguardo fisso sulle sue dita pallide che, dopo aver lambito le vene
azzurrine
del polso e l’elegante serpente che attorno ad esso si
allacciava maestoso,
andavano a sfiorare il palmo di lei e poi, si chiudevano delicate,
catturandole
le dita. Rimase semplicemente così e lei lo
fissò, con una strana agitazione
nel petto: aveva il viso chinato e i capelli biondissimi, lasciati
liberi dalla
solita mano di gel, scendevano ad incorniciargli il viso affilato e
coprivano
quello sguardo che, nonostante tutto, brillava di una luce strana,
mentre ombre
minacciose sembravano volteggiare tra l’argento
dell’iride e il nero opaco
della pupilla appena dilatata.
All’improvviso,
la presa attorno alla sua mano si fece più ferrea, fino a
diventare una stretta
violenta e dolorosa; ci mise un po’ a realizzare la cosa, ma
quando
l’informazione raggiunse il cervello, un gemito soffocato le
lasciò le labbra,
costringendola a chiudere gli occhi.
Le
sembrava che avesse intenzione di
frantumarle, improvvisamente, tutte le ossa della mano.
-Draco…Mi
stai facendo male…-
Si
lamentò, il tono di voce timido e basso, subito seguito da
un altro gemito.
Di
botto, come se si fosse risvegliato da un incubo, Draco alzò
lo sguardo e,
senza passare per il suo viso, i suoi occhi si puntarono su di un
orizzonte
lontano e immaginario, mentre, brusco, le lasciava andare la mano, che
ora
pulsava dolorante.
Il
vuoto freddo che, però, avvertì
sulla pelle appena arrossata, fu quasi più doloroso della
stretta precedente.
Senza
prestarle attenzione, Draco si portò, di nuovo, entrambe le
mani incrociate
davanti alla bocca, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non
era mia intenzione.-
Si
scusò semplicemente, senza tuttavia dare segno di esserne
davvero dispiaciuto.
Il
suo era un tono freddo e apatico, di quelli che si rivolgono
solitamente agli
sconosciuti dopo averli casualmente urtati per strada.
Respirando
a fondo, Alexis si mise a sedere, poggiando la schiena sul muro alle
sue spalle
e, questa volta, Draco neanche la guardò per impedirle di
alzarsi. Lei si portò
la mano al petto e sentì il cuore battere velocemente,
impaurito, mentre si
massaggiava il palmo e le dita malamente torturate.
Che
cosa gli era successo?
Perché si comportava in quel modo, ora?
Deglutendo,
si sforzò di guardarlo di nuovo in viso e, preso coraggio,
si schiarì appena la
voce, forse per richiamare la sua attenzione o per darsi un
po’ di contegno;
inoltre, sentiva di avere la gola improvvisamente e dolorosamente arida.
-Draco,
che cosa ti prende?-
Seria
e preoccupata, la sua domanda venne lasciata ricadere in un vuoto
carico di
tensione, così forte che a lei sembrò di poter
sollevare le dita e toccarla.
Anche
se, l’unica cosa che avrebbe
voluto sfiorare, in quel momento, sarebbero stati quei capelli che gli
coprivano lo sguardo che lei avrebbe voluto rivelare con una carezza,
che
avrebbe mandato quei ciuffi fastidiosi dietro la sua fronte.
-Non
c’è niente che vuoi dirmi?-
Le
domandò invece, senza risponderle né voltarsi a
guardarla, ma rimandendo
immobile, come la statua di marmo che a lei dava
l’impressione di essere.
Alexis
corrugò la fronte e assottigliò lo sguardo,
studiandolo.
-No,
perché?-
Rispose
sicura, ma lui non le lasciò il tempo di dire altro.
-Tu
non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le
chiese ancora, senza guardarla.
I
suoi occhi, fissi sulla parete vuota
di fronte a sé, avevano la lucentezza inquietante di quei
raggi di un sole
invernale, che lento e insistente berciava tra le nuvole grigie e
intorpidiva
con la sua bianca luminescienza.
Ancora,
Alexis lo fissò, sbattendo più volte gli occhi,
ora improvisamente enormi di
apprensione. Nel solo secondo in cui le palpebre le celarono la vista,
un flash
improvviso le apparve davanti agli occhi, come se nel buio denso della
sua
memoria un fulmine avesse illuminato una stanza che, prima di allora,
avrebbe
detto stoltamente vuota.
C’erano
loro due, in quello stesso
letto, stretti l’uno contro l’altro.
Lui le aveva cinto i fianchi con un
braccio, trascinandola accanto a sé con fare protettivo e
Lei gli aveva
poggiato il viso sul petto caldo, accogliendo con un sorriso ogni sua
piccola
carezza.
E, allora, nel cuore della notte
riempito da un silenzio dolce e piacevole, Lui le aveva fatto quella
stessa
domanda.
“Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?”
E Lei, senza scomporsi troppo, non
aveva mai davvero risposto, ma Lui non aveva dato troppo peso alla
cosa, per lo
meno fino a quel momento.
Alexis
scosse appena la testa.
-No…-
Rispose,
incerta, assottigliando lo sguardo.
Le
sembrava che qualcosa di infinitesimalmente
importante stesse sfuggendo alla sua vista, come se ce
l’avesse davanti al naso
ma non riuscisse a vederla.
-Nei
sei convinta?-
Ripetè
Draco, con la pazienza di un genitore che cerca di convincere il figlio
ad
ammettere le sue colpe.
Alexis
piegò il viso su di un lato, improvvisamente stanca e un
tantino spazientita.
-Ma
certo!- sbottò, allargando le braccia spazientita
–Che ti prende, così
all’improvviso?-
Draco,
di nuovo, si voltò a guardarla, ma con una lentezza
esasperante, e i suoi occhi
distanti sembrarono non vederla davvero, come se fossero
improvvisamente
diventati ciechi. La fissò senza guardarla e alzò
una mano per sfiorarle il
viso con una carezza distratta. Poi, le premette, delicato, le dita su
quella
guancia bollente che a lui piaceva tanto e, senza chiudere gli occhi,
si alzò
dalla poltrona e si piegò per poterla baciare, lambendole
appena le labbra.
-Dovresti
dirmelo tu…-
Le
soffiò sulla bocca umida, facendola rabbrividire; poi
scivolò via da lei,
lasciandola sola sul letto, con sguardo smarrito. Lo osservò
darle la schiena e
piegò il viso su di un lato con aria interrogativa; lo vide
avvicinarsi alla
scrivania, pigro come un gatto, e allungare una mano per prendere una
semplice
pergamena.
Draco
fissò la lettera per qualche secondo.
-…Alexis.-
{
In my darkest hours
I could not foresee
That the tide could turn so
fast to this degree
Can't believe my eyes
How can you be so blind?
Is the heart of stone, no
empathy inside?}
Non potevo prevedere
Che la marea avrebbe potuto trasformarsi
così velocemente
Non posso credere ai miei occhi
Come puoi essere così cieco?
E’ il cuore di pietra, senza alcuna
empatia?}
Una tempesta di
neve gelida infuriava
fuori da Hogwarts, picchiettando sulle numerose finestre
dell’imponente
castello e ricoprendo di un soffice manto bianco ogni centimetro di
quel
piccolo – ma neanche tanto – angolo di mondo.
Una tempesta diversa, ma ugualmente forte
e devastante, si agitava nello stesso momento nel cuore di Alexis Lily
Potter.
Seduta su di un letto baldacchino troppo
grande, avvolta appena dalle spesse coperte di un morbido verde scuro,
fissava
il suo carceriere come un’impotente babbano di fronte a Lord
Voldemort in
persona.
Adesso era lei a sembrare un’antica
statua di marmo, ma poco aveva dell’eterea bellezza di una
dea greca.
Il viso era diventato improvvisamente
bianco, ma non era il bianco candido della neve appena scesa sul
giardino di
Hogwarts; era un bianco sporco, come quello della neve consumata e
calpestata
da scarpe e carrozze sulla via che collegava il castello al vicino
villaggio di
Hogsmeade.
Gli occhi erano enormi sul viso piccolo e
il loro verde, tinto da chiare striature sorprese e angosciate,
spiccava in
modo spaventoso sulla pelle ora terrea delle guance.
Le labbra, improvvisamente sottili e
aride, tremavano appena, alla ricerca di aria o di parole che il
cervello non
sembrava volerle affatto fornire.
-Co…Cosa?-
Riuscì a mormorare dopo un po’.
La sua voce era fioca e appena udibile,
tanto che si chiese se fosse riuscito a sentirla.
Draco Malfoy, dopo interminabili minuti,
si voltò lentamente a guardarla di sbieco, gli occhi scuri e
spenti.
Alexis trasalì quasi per quella sola
occhiata e si inumidì le labbra, prima di deglutire e
raccogliere gli ultimi
barlumi di coraggio Grifondoro che le erano rimasti in corpo.
-Co…Come mi hai chiamata?-
La voce roca e incerta si
disperdeva nel silenzio quasi irreale che
si era creato tra di loro.
Inaspettatamente, Draco sorrise.
Ma
era un sorriso strano che, mai, sarebbe arrivato ad illuminargli lo
sguardo
cupo.
-Alexis.-
Rispose
semplicemente, con una dolcezza del tutto fuori luogo e che,
decisamente, non
gli apparteneva.
Un
altro brivido le percorse l’intera colonna vertebrale, come
se la mano inesorabilmente
fredda del destino la stesse sfiorando appena, maligna.
Lo
sguardo di Draco la puntò per un solo istante, prima di
scendere lento sulla
lettera che stringeva tra le mani e osservarla con innaturale calma e
interesse.
-Non
è forse questo il tuo vero nome?-
Rialzò
gli occhi dalla pergamena e, ancora, inchiodò la ragazza con
un’occhiata densa
e penetrante che però non le arrivò dal momento
che era impegnata ad osservare
la lettera che lui teneva dispiegata davanti a sé.
Quella
lettera.
Forte
e violenta, come una Maledizione Cruciatus sparata da pochi centimetri
di
distanza, sentì il cuore e le interiora cominciare a
contorcersi in una lotta
disperata senza fine, che le fece mancare il fiato.
E
la consapevolezza la investì in pieno
petto.
-Tu
sai.-
Semplice
e concisa, quell’affermazione si prese tutto il tempo che le
serviva per
depositarsi nel silenzio solido che avvolgeva l’atmosfera e,
soprattutto, per
prenetrare in Lei con la durezza di uno schiaffo in pieno viso,
rendendola,
solo dopo la sua pronuncia, davvero cosciente della verità.
Draco
la fissò e, ancora, le sue labbra si piegarono in quel
sorriso malsano.
Incrociò le braccia al petto e si posò con i reni
al bordo della scrivania.
-Eh
già, cara piccola Potter.-
Sputò
le ultime parole quasi con riluttanza, prima di stringersi nelle
spalle, con
aria falsamente colpevole.
-Io
so.- schioccò le labbra appena, con indifferenza, e
levò entrambe le
sopracciglia verso l’alto. –E grazie a questa.-
E
sventolò appena la pergamena, poi se la fermò
davanti al viso, leggendola
ancora.
Alexis
strinse entrambe le mani a pugno e quella che il ragazzo aveva prima
quasi
stritolato le mandò una scossa di dolore, costringendola a
gemere appena. Draco
non si voltò neanche a guardarla.
-Le
tue parole per quel cane di mio
cugino mi hanno quasi commosso.-
Commentò
invece, con cattiveria, e l’ombra di quel sorriso anomalo gli
distorse ancora
le labbra in una smorfia tutt’altro che divertita.
Alexis
spalancò gli occhi e pensare e parlare fu un
tutt’uno, come se dal cervello
alla bocca non ci fosse più il passaggio alla ragione.
-Non
ti permettere!-
Sibilò
con rancore e gli occhi di smeraldo scintillarono di quella coraggiosa
minaccia
che venne inevitabilmente lasciata ricadere nel vuoto.
Ancora,
il silenzio li avvolse, sdruggente e ignobile.
-Non
ne avevi il diritto.-
Quella
semplice frase non fu più di un semplice mormorio risentito,
che echeggiò
stanco tra di loro. Draco, ancora, la osservò scettico:
sedeva sul letto, con
le mani tanto strette da far sbiancare le nocche, i capelli neri
disordinatamente riversi sulle spalle e sul viso che teneva ora chinato
a
celare gli occhi; tremava impercettibilmente.
Stretta
al cuore.
Ignorarla fu più facile, questa volta,
grazie alla rabbia che andava a coprire ogni altra cosa.
La
sua risata cristallina e inaspettata la fece trasalire, costringendola
a
rialzare lo sguardo di scatto e a puntarlo sul viso irridente e
rabbioso di
Draco Malfoy.
-Di
fare cosa, di grazia?-
Si
informò, con voce gentile e distaccata.
Alexis
strinse le mani in modo talmente violento che sentì persino
i tendini del polso
venir tirati sotto la pelle sottile. Affilò lo sguardo,
stizzita, e arricciò le
labbra.
-Di
leggere quella lettera.-
Sentenziò
dura, lanciandogli un’altra occhiataccia.
Draco
si fece serio all’improvviso, costringendola a trattenersi
dal sobbalzare.
Non
aveva idea di come fosse stato possibile, ma un secondo prima, sul suo
viso,
c’era un’espressione di schernito giubilio, e il
secondo dopo, l’impassibilità
tediosa della austerità gli aveva indurito ogni lineamento e
i suoi occhi
d’argento erano diventati scuri e minacciosi.
-Non
ne avevo…-
Draco
lasciò ricadere le mani sui fianchi e strinse, violento, le
dita attorno alla
lettera, che venne malamente stroppicciata da quel pugno rabbioso.
L’occhiata
che le rivolse era tanto dura che lei temette che sarebbe esploso da un
momento
all’altro, scaraventandole quel pugno dritto dritto in viso.
E
non avrebbe potuto biasimarlo, per
quello.
In
effetti, il desiderio c’era davvero e lo avrebbe anche fatto,
se la persona che
si trovava ora davanti non fosse stata quella di cui era maledettamente
innamorato.
La
fissò con odio e contrasse i muscoli della mascella per
trattenersi dal fare
qualcosa di decisamente pericoloso. Inaspettatamente,
scoppiò di nuovo a ridere
e Alexis sobbalzò spaventata: Draco stava cambiando
espressioni e atteggiamenti
così repentinamente che a lei sembrò fosse
impazzito sul serio e lo sguardo un
po’ folle che le rivolse sembrava volerglielo confermare.
Istintivamente,
spostò la schiena all’indietro, intimorita.
Draco
avanzò di un passo, ma si fermò subito dopo e si
limitò a fissarla ancora.
-Ma
certo. In fondo, quali diritti posso mai avere su di una persona che
non è
quella che credevo fosse?-
Sibilò
con studiata cattiveria.
Un
pugno violento in pieno stomaco le
avrebbe decisamente fatto meno male.
Sbattè
gli occhi più di una volta, per costringersi a ricacciare
indietro le lacrime,
e boccheggiò come un pesce fuor d’acqua.
Lui
la osservò senza scomporsi minimamente.
-Questo…Questo
non c’entra nulla.-
Borbottò,
spostando lo sguardo sulla propria spalla, ferita.
Draco
sbuffò appena e avanzò di un altro passo.
-Ah
no?- la schernì, corrugando la fronte in uno sforzo che
sembrava troppo grande
–Per quanto tempo avresti continuato a mentirmi?-
Si
informò con tono disinteressato, come se la risposta non lo
tangesse
minimamente.
Alexis
fu costretta a rialzare lo sguardo sul viso di Draco, ma quello, ora,
non la
guardava più. Gli occhi, scuriti da ombre minacciose, erano
di nuovo fissi su
di un punto indefinito alla sua destra. Sospirò e si morse
le labbra, tanto
forte, che sentì il sangue entrarle in bocca con il suo
sapore ferroso. Tremò
impercettibilmente.
-Fino
a quando non sarei stata certa che Sirius fosse stato al sicuro.-
Rispose,
tutto d’un fiato, come se avesse paura di perdersi qualche
brandello tra un
respiro e l’altro.
Draco,
ancora una volta, si voltò di scatto e le lanciò
un’occhiataccia cattiva e
carica di risentimento. Per un momento, lei ebbe come la sensazione che
le
avrebbe urlato contro le peggiori bestemmie che avrebbero costretto
persino
Salazar Serpeverde e Grindelwald a redimersi dai loro peccati.
Invece,
si limitò a respirare piano e a chiudere gli occhi.
-Bene.-
Sputò
brusco, prima di lanciare la lettera a terra e prendere la bacchetta
che aveva
poggiato accanto a quella di Alexis sulla scrivania.
Per
un secondo soltando, ebbe paura che gliela avrebbe puntata contro e
l’avrebbe
schiantata o le avrebbe fatto qualcosa di molto peggio. Invece, la
rivolse
contro la pergamena.
-Incendio!-
Pronunciò
con un ringhio basso, di gola, e un potente fascio rosso
fuoriuscì dalla sua
bacchetta, andando a colpire la piccola lettera, che si
consumò tra le fiamme.
L’Inferno.
{
Time keeps on slipping away and we
haven't learned
So in the end now what have
we gained?}
Così, alla fine, che cosa abbiamo
guadagnato?}
Il fuoco che ardeva sul pavimento della
camera di Malfoy, però, non serviva nemmeno minimamente a
scaldare il ghiaccio
che si era quasi solidificato tra di loro. E non era di certo
alimentato da
robusti ciocchi di legno, ma da un sottile strato di pergamena e da una
rabbia
incommensurabilmente pericolosa.
Le minacciosa lingue di fuoco si
agitavano nell’aria densa e gli illuminavano il viso pallido,
gettandogli
lunghe ombre sotto gli occhi e sinistre sfumature scure su tutto il
profilo
affilato.
Draco Malfoy fissava le fiamme assorto,
come se stesse contemplando una stupenda opera d’arte. Poi,
senza spostare lo
sguardo, parlò di nuovo.
-Tutto mi sarei aspettato da te, tranne
che fossi una bugiarda.-
Mormorò con voce strana, forse più
rivolto a se stesso che non a lei, che si limitò a fissarlo,
senza avere il
coraggio neanche di respirare ulteriormente.
-Eppure, pensavo davvero di conoscerti.-
Sbuffò e un sorrisino, questa volta
malinconico, gli incurvò le labbra. Lo sguardo
d’argento brillò alla luce delle
fiamme che, lentamente, si stavano spegnendo sotto i loro occhi.
-Chissà su quante altre cose hai
mentito.-
Rimuginò ancora e, questa volta, il tono
della sua voce si era fatto duro, esattamente come il nervo teso che
gli aveva
deturpato la guancia bianca, facendo muovere le ombre in modo ancora
più
spaventoso.
-La mia identità è l’unica cosa su cui
non ho detto la verità.-
Trovando il coraggio in chissà quale
remota parte di sé, Alexis lo fissò con
un’ostentata sicurezza che, ovviamente,
non le apparteneva neanche un po’.
Voltandosi a guardarla, Draco Malfoy la
trovò irrimediabilmente troppo simile ad Harry Potter: con
gli occhi verdi
accesi d’orgoglio e fermezza e i lineamenti del viso induriti
dalla serietà
delle sue convinzioni.
E
irrimediabilmente troppo diversa dalla ragazza che aveva imparato ad
amare.
Digrignò
i denti e strinse la mano con
così tanta forza che, se anche avesse avuto una sfera di
duro metallo tra le
dita, l’avrebbe ridotta in semplice polvere.
-E dovrei fidarmi delle tue parole, ora?-
Disse con disprezzo, sputando ogni parola
come fosse veleno ardente nella sua bocca.
Quella
bocca che, pochi giorni prima, in quello stesso letto, lei aveva
definito
essere il veleno più dolce di sempre.
Ma
che, adesso, le sembrava semplice veleno corrosivo e violento.
Chiuse gli
occhi, per assorbire il dolore
che quelle parole le avevano causato, e respirò lentamente.
Le palpebre strette
tremarono appena, poi, trovando ancora dell’altro coraggio
– la sua parte
Grifondoro non era mai scomparsa – balzò in piedi
di scatto.
Draco si limitò a lanciarle un’occhiata
inquisitoria, alzandosi a sua volta dopo aver spento gli ultimi barlumi
di
quelle fiamme ormai ridotte a semplice cenere.
Si fronteggiarono e si studiarono come
due creature pronte a scagliarsi l’una contro
l’altra.
La
leonessa che si muove cauta a difendere ciò che le
è più caro davanti al
serpente che striscia elegante, pronto a morderla con una
semplicità
disarmante. Il veleno che sarebbe entrato in circolo senza avere
più
assolutamente nulla di dolce e che l’avrebbe portata alla
morte.
L’ultima
volta che un Potter ha sfidato un Malfoy i due si sono giurati odio
eterno.
Voleva
davvero che tutto finisse così,
semplicemente?
Il cuore diede una violenta scarica nel
petto, annunciandole che no, non voleva.
The misery, the pain?
Didn't we let go?
Allowed it,let it grow
If we can't restrain
The beast which dwells
inside
It will find it`s way
somehow, somewhere in time }
{Sono
essi stessi la colpa
La miseria, il dolore?
Non dobbiamo andare?
Accettato, lascia che cresca
Se non riusciamo a trattenerla
La bestia che dimora all’interno
Troverà la sua strada in qualche modo, da
qualche parte nel tempo}
-Dio, Draco! E’ solo uno stupido nome!
D’accordo, sono Alexis Potter, sorella minore scomparsa di
Harry Potter, e
allora?-
Scoppiò con rabbia, girandosi di nuovo a
fronteggiarlo.
Draco la fissò impassibile, come se
neanche la vedesse.
Iridi
d’argento della consistenza più dura e veritiera
degli specchi bugiardi.
Alexis
riportò le braccia lungo i fianchi
e strinse di nuovo le mani. Poi, con piccoli passi carichi di
frustazione, si
avvicinò al ragazzo e alzò il viso per guardarlo
dal basso della sua statura.
Gli prese una mano gelida tra le sue e lui la lasciò fare,
senza opporre alcuna
resistenza. Se la portò al petto, appena sopra il seno
sinistro, e la strinse
piano.
-Questo non cambia ciò che sono, né tanto
meno quello che provo per te!-
L’affermazione, iniziata con ardore, si
era affievolita sulle ultime parole e le dita fragili si erano strette
appena
di più attorno a quelle gelide del ragazzo.
La
determinazione nello sguardo di smeraldo lo fece trasalire appena.
Potter.
-Quello
che provi per me…-
Il mormorio di Draco era assorto e
debole, lontano come se lui si fosse trovato a distanza di anni luce da
lei,
direttamente su di un altro pianeta…o in un altro mondo.
All’improvviso, lo sguardo opaco – grigio
metallo sporco – si accese spaventosamente; luminoso e carico
di rabbioso odio,
si riversò su quello della ragazza, che trasalì
spaventata. Fece per
indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano
da sotto
le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da
farla
gemere per il dolore; ignorando la cosa, l’aveva poi
trascinata contro l’armadio
e l’aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole
mancare il respiro.
-Se era solo uno stupido nome, perché non
me lo hai detto?!?-
Ringhiò, a metà tra il frustrato e il
furioso, inchiodandola con un’occhiata che, forse, avrebbe
convinto persino
Lord Voldemort a non compiere un solo movimento incauto.
Alexis lo fissò, spaventata, e trattenne
il fiato, come se avesse paura che anche il minimo accennare di un
movimento lo
avrebbe indotto ad esplodere definitivamente.
-Perché non ti sei fidata di me?!-
Aggiunse, rabbioso, e alzò il braccio con
una mossa così violenta che lei, per un attimo, ebbe
l’impressione che stesse
per colpirla; lui, invece, scaraventò un pugno al di sopra
della sua spalla e
il suo viso venne sfiorato solo dall’aria smossa; le nocche
pallide avevano
cozzato con lo specchio alle sue spalle, incrinandolo. Alexis
spalancò gli
occhi, sobbalzando, ora decisamente intimorita, e solo allora si
permise di
respirare, perché il petto le bruciava dolorosamente.
Senza muoversi di un solo millimetro,
Draco abbassò solo il capo e i capelli biondi scesero a
velargli lo sguardo,
che ora brillava furioso e incontrollabile.
-Perché…?-
Mormorò ancora, scuotendo il capo, come
per cacciare qualche fastidioso pensiero che gli era balenato in mente.
Alexis
lo osservò in silenzio, deglutendo a vuoto, dato che aveva
la gola
completamente arida.
-Non potevo farlo.-
Rispose debolmente e fece per alzare le
braccia e posargliele sul petto, con la voglia irresistibile di sentire
la
stoffa liscia della camicia sotto le sue dita; ma non lo fece e le
riportò ai
suoi fianchi.
Lento, Draco rialzò lo sguardo per
fissare i suoi occhi, nuovamente ciechi, in quelli di lei. La
studiò per
qualche breve istante, pensoso, senza ancora accennare a muoversi da
quella
posizione: una mano ancora le artigliava la spalla e l’altra
se ne stava chiusa
a pugno contro lo specchio incrinato, il sangue che già
colava d qualche taglio
sulla pelle perfetta.
-Non potevi farlo o non volevi farlo,
Alexis Potter?-
Sussurrò con tono controllato, sfidandola
a mentirgli con la sola potenza dello sguardo.
Ogni volta che pronunciava il suo nome,
in un misto di amarezza e disprezzo, le sembrava di ricevere uno
schiaffo in
viso, doloroso e bruciante come cinque dita di Troll stampate sulla
guancia.
Alexis si morse il labbro inferiore e lo
osservò indecisa, prima in un occhio e poi
nell’altro; infine, abbassò lo
sguardo, colpevole.
In
fondo, niente le aveva davvero impedito di rivelare la
verità, tranne la sua
stessa volontà.
Ed
ora, era pronta a pagarne le conseguenze.
-Come
immaginavo.-
Ancora una volta, il sussurro sprezzante
di Draco le sfiorò il viso, ma le sembrava solo
un’eco distante. Deglutì, senza
alzare lo sguardo, e rimase semplicemente immobile, senza sapere cosa
aggiungere. Respirò lentamente e chiuse gli occhi, mentre un
dolore sordo le si
allargava come una macchia sul petto nell’esatto istante in
cui lui le lasciava
andare la spalla, che le doleva ora in modo insopportabilmente sottile.
Lento,
Draco scivolò via da lei, come un serpente che ritrae le sue
spire.
Solo
momentaneamente.
La mano,
ancora chiusa a pugno, le sfiorò
delicata il viso e lei, voltandosi a guardarla, notò che
molteplici rivoli di
sangue percorrevano le dita ancora serrate e il dorso teso sul quale
spiccavano
in modo quasi esagerato le sottili vene.
Ebbe la voglia irrefrenabile di allungare
una mano e medicargli quell’ennesima ferita, ma, ancora,
rimase semplicemente
ferma ad osservarlo mentre le rivolgeva le spalle, senza degnarla
più di
ulteriori attenzioni. Le gambe le tremavano violentemente, ma
nonostante tutto,
riuscì a non crollare al suolo, stanca.
Draco fece qualche passo verso la
scrivania, fissandosi la mano con aria assorta, come se stesse
rimuginando su
qualcosa di decisamente importante.
-Ma almeno ora è tutto più chiaro.-
Sentenziò, dopo quella che doveva essere
stata una lunga riflessione complicata.
-Molte cose tornano al loro posto.-
-Di che stai parlando?-
Alexis aggrottò le sopracciglia e si
staccò dallo specchio, facendo un piccolo passettino in
avanti, ma rimanendo
comunque a debita distanza. Non voleva di certo che il pugno che aveva
frammentato lo specchio, frammettasse anche le sue ossa.
Sapeva, in una parte consistente di sé,
che Draco non le avrebbe mai fatto del male; ma, non sapeva come
avrebbe potuto
reagire se avesse dato libero sfogo alla sua rabbia.
C’era
una linea sottile tra l’amore che provava per lei e la rabbia
che lo consumava
di continuo, quando era geloso, quando le cose non andavano secondo i
suoi
piani, quando lei lo sorprendeva…e Alexis si
augurò di non sorpassarla mai o
non sapeva quello che Draco avrebbe effettivamente potuto farle.
Malfoy
rimase in silenzio, poi, dopo
quelli che sembrarono infiniti e dolorosi attimi, si voltò
nuovamente a
fronteggiarla e, di nuovo, quel sorriso malsano gli aveva piegato le
belle
labbra. Lo sguardo d’argento era più tagliente di
una lama appena affilata.
-Della tua ossessione per Potter, tanto
per cominciare.-
Decretò, con uno strano tono di tetro
divertimento. Lei sbarrò appena gli occhi e lui non le diede
il tempo di avere
nessun’altra reazione. Veloce, le fu subito davanti, tanto
che Alexis quasi non
si accorse del movimento che aveva compiuto nell’avvicinarsi.
Alzò nuovamente
una mano e, ancora, ebbe paura che stesse per schiaffeggiarla, ma lui
si limitò
a prenderle il mento tra le dita, con forza, costringendola ad alzare
il viso
per guardarla bene negli occhi. Un po’ di sangue le
sporcò una guancia e la
stretta dolorosa la fece gemere appena.
Era
così diversa da quella con la quale le aveva preso il viso
quella stessa
mattina, a colazione, prima di rubarle un bacio dispettoso.
Lo
osservò in soggezione in quegli occhi
carichi di rabbia e di un’ilarità un po’
folle, che la preoccupava seriamente.
-Gli prenderà un infarto quando scoprirà
di essersi infatuato della sua sorellina!-
Ghignò deliziato e le iridi si accessero
di un luminoso sollazzo. Poi scoppiò in una risata
sferzante, mentre lei lo
fissava, ora, decisamente terrorizzata.
-Non glielo dirai…-
La sua non era una vera e propria
affermazione, somigliava più ad una domanda mal celata da
una speranza
decisamente fioca.
Come
il respiro che lasciò le sue labbra socchiuse.
Draco
alzò un sopracciglio e la fissò
dall’alto con ancora quel ghigno inqueitante e
ammiccò appena.
-Potresti essere davvero una Black, sai?-
Disse, invece di risponderle. Le lasciò
andare il mento e sollevò le dita per accarezzarle,
lentamente, tutto il
profilo della guancia. Lei rabbrividì.
-Bella e perfida come una rosa nera
cosparsa di spine.- mormorò, sfiorandola di nuovo, con
delicatezza –Bisogna
stare attenti a come maneggiarti, altrimenti si rischia di restare
feriti.-
Sottile
doppiosenso in quella frase piena di alterigia che le fece mancare un
colpo
secco al cuore.
Draco la
osservò, lasciando un’ultima
scia umida di sangue sulla sua guancia, poi si ritrasse di colpo, come
scottato.
Peccato
che anche lui, Draco Malfoy, non avesse fatto attenzione e si fosse
lasciato
pungere.
Pensieroso,
portò l’indice alle labbra e
lo succhiò appena, come se avesse davvero ricevuto una
piccola puntura sul
polpastrello. Poi, lo abbassò per posarlo sulle labbra di
lei e premere su
quello inferiore con forza, costringendola ad aprirle. Le
accarezzò la piccola
ferita che lei si era procurata poco prima e il sapore aspro del sangue
di lui
le entrò nella bocca.
-Deliziosa.-
Commentò, dilatando appena gli occhi.
Alexis lo osservò dal basso, senza
muoversi.
Non
oltreppassare quella linea.
Draco le
lasciò andare le labbra e le sue
dita le sfiorarono la mandibola e poi il collo; percorsero la spalla e
si fermarono
sull’avambraccio, che strinsero con rabbia, facendola gemere
di nuovo. Senza
curarsene, la costrinse ad alzare il braccio, in modo che fosse vicino
al
proprio viso.
-Ecco perché ti serviva questo.-
Sentenziò.
Alexis spostò appena lo sguardo per osservare
l’elegante braccialetto che si allacciava al suo polso esile:
il serpente
sembrava ora contorcersi tra le spire violente delle rose che lo
circondavano,
come se stesse soffrendo a causa delle sue spine. Era come se,
all’improvviso,
non riuscisse più a snodarsi fiero nel rovo e avesse deciso
di morderlo e
stracciarlo con violenza.
Una
fitta al cuore e subito dopo alla bocca dello stomaco.
Alexis
strinse gli occhi, quando la presa
di Draco si fece ancora più violenta.
-Piccola sudicia Mezzosangue.-
Mormorò e, brusco, la lasciò andare,
quasi schifato.
L’ennesimo
colpo al cuore.
Si prese
l’avambraccio con l’altra mano e
lo massaggio, lenta, indietreggiando di un passo per allontanarsi da
lui.
Piccola
sudicia Mezzosangue, l’aveva chiamata.
Deglutì
e dovette fare davvero un’enorme
sforzo per combattere contro le lacrime che spingevano, con urgenza,
per
scivolarle lungo le guance.
Draco le diede le spalle e si poggiò con
entrambe le mani alla scrivania, artigliandone il bordo.
Inarcò la schiena
all’indietro e si prese il tempo necessario per riordinare le
idee.
-Lo voglio sapere.-
Esordì poi, con voce stanca. Lentamente,
Alexis alzò il viso per guardare la schiena rigida del
ragazzo e aggrottò le
sopracciglia.
-Che cosa?-
Mormorò incerta.
-Perché non me lo hai detto?-
Di nuovo, una nota rabbiosa si era
insinuata nella sua voce liquida e pastosa al tempo stesso,
scivolandole
addosso come un monito taciturno.
Deglutì e si portò le braccia al petto,
stringendosi i gomiti con forza.
-Io…avevo paura.-
Ammise, poi sospirò e si voltò a sua
volta, puntando il suo sguardo sul riflesso frammentario dello specchio
rotto
nell’armadio.
-Paura?-
Fece eco lui, con tono distratto e solo
in fondo sopreso.
-Di questo.-
Draco si voltò per lanciarle un’occhiata,
ma ad accoglierlo trovò solo la sua schiena rigida e quelle
piccole spalle che,
ora, tremavano appena.
Alexis chiuse gli occhi e una lacrima le
scivolò sul viso, ma la spazzò via decisa, con un
gesto repentino della mano.
Accolse il silenzio di Draco come un invito a continuare.
-Del fatto che, se te lo avessi detto, le
cose tra noi sarebbero cambiate.- sospirò e
riuscì a sento a trattenersi dal
far scivolare un’altra lacrima. – Che, una volta
scoperta la verità, tu avresti
deciso di allontanarti da me…-
-E dunque, avresti continuato a mentirmi
in eterno?-
La interruppe lui, con inaspettata
delicatezza. Alexis avrebbe voluto rispondegli che sì,
avrebbe continuato a
mentirgli in eterno, se questo le avesse assicurato che lui le sarebbe
rimasto
accanto per sempre. Ma non fece in tempo a formulare quel pensiero.
Draco sorrise amaro e scosse il capo e
lei riuscì a vederlo dal riflesso dello specchio.
-Dai davvero così poco valore a quello
che provavo per te?-
Aveva parlato al passato.
Un
altro, violento, colpo al cuore.
Alexis
deglutì e repirò piano, chiudendo
forte gli occhi e abbassando il capo, senza avere il coraggio di
parlare ancora
o sarebbere, irrimediabilmente, scoppiata in lacrime.
La mano di Draco si strinse in un pugno
violento.
Altro
sangue sul pavimento.
Lo
scintillio rabbioso nel suo sguardo d’argento.
L’inferno
e la tempesta di ghiaccio, insieme.
Veloce, si
avvicinò a lei e la prese per
le spalle, costringendola a voltarsi di scatto. Lei lo
guardò allarmata in
quegli occhi ora completamente ciechi, mentre la prendeva brusco per i
polsi e
la trascinava sopra il letto, dove la scaraventò con poca
gentilezza. Senza
darle il tempo neanche di reagire, le fu sopra in un attimo. Le
allacciò i
polsi sopra la testa, con una stretta tutt’altro che
delicata, e le prese il
mento con l’altra mano, prima di chinarsi a rapirle le labbra
con quel bacio
rabbioso e carico d’odio. Senza alcuna premura, la costrinse
ad aprirle le
labbra, con un morso che la fece gemere, e di certo non per il piacere.
La sua
lingua andò ad esplorare, prepotente, tutta la bocca di lei,
per poi
strofinarsi furiosa contro l’altra. La mano scese a sfiorarle
il collo e poi si
infilò sotto il maglione della divisa, strattonando i
bottoni della camicetta
con rabbia e strappandoli dalle proprie asole. Introdusse la mano
dentro e il
contatto delle sue dita gelide con la pelle calda del seno tondo lo
fecero
fremere, mentre scendeva a morderle appena il collo.
Il
serpente che, se non riesce a snodarsi fiero tra il rovo di rose e
spine, le
straccia con violenza, ferendosi a sua volta.
Un singhiozzo
ruppe il silenzio e
qualcosa nel petto di lui si dilaniò, mentre le alzava
brusco il maglione,
tenendola ferma grazie alle gambe che aveva intorno alle sue coscie.
Finì di
strappargli la camicetta e le sollevò il reggiseno, andando
a sfiorare, anche
con le labbra, i piccoli seni lattei.
Un altro singhiozzo, questa volta più
forte.
Il corpo di lei che tremava sotto il suo
tocco, violentemente.
Poi, il suo sospiro.
-Smettila...Draco, ti prego.-
La
supplica di un angelo al demonio che lo sta deturpando con rabbia.
Qualcosa
che si lacerava nel petto di Lui.
{
Will we remember all of the suffering
`Cause if we fail it will
be in vain}
Perché se falliremo, sarà stato tutto
inutile}
Alexis lo guardava, tremante sotto di
lui.
I capelli neri si riversavano, caotici,
sul piumone scomposto, e le bende intorno alla testa le davano
un’aria malata.
Le guance accesse brillavano di quelle
gocce di rugiada che le rigavano copiose e spaventate.
La bocca, livida e gonfia, tremava
appena, spaventata.
Il maglione arrotolato fin sul petto, la
camicetta malamente strappata e il corpicino scosso, come una bambina
ignara
che veniva presa da un maniaco e violentata.
Un
mostro, come lui.
Ecco
in cosa era in grado di trasformarlo, lei.
L’Angelo
puro che sottometteva il Demone peccaminoso, che arrivava a tutto pur
di
renderla Sporca come Lui.
Lui,
che se voleva qualcosa, la otteneva sempre, in un modo o
nell’altro, anche con
la violenza.
Alexis singhiozzò ancora e lui la guardò
in viso, un dolore sordo che gli esplodeva nel petto.
Gli
occhi di smeraldo sembravano un mare in tempesta, furioso e umiliato.
Come
si era sentito Lui.
Le si
avvicinò e lei, istintivamente,
chiuse gli occhi, scossa. Lui si limitò a sistemarle
nuovamente il reggiseno e
a tirarle giù il maglione. Poi scese dal letto, lasciandole
il tempo di
riprendersi e prendendosi lui stesso del tempo per calmarsi e per
ragionare. Le
diede le spalle e si poggiò con la fronte contro lo
specchio, chiudendo gli
occhi e insipirando profondamente.
Lo
aveva sempre detto: lo avrebbe fatto impazzire e ci era quasi riuscita.
Alexis
deglutì e si mise a sedere, stanca
e ancora, decisamente, scossa.
Draco
Malfoy, il ragazzo che amava e che avrebbe, incondizionatamente,
continuato ad
amare, l’aveva appena quasi violentata.
Ancora
tremando, si passò una mano tra i
capelli, forse non ancora del tutto cosciente di ciò che
era, veramente, appena
successo. Aveva solo un pensiero in mente e solo la forza per portarlo
a
termine. Con sguardo spento e vuoto, come se non si rendesse davvero
conto
delle proprie azioni, si alzò dal letto e
barcollò leggermente; poi, si
avvicinò alla scrivania e sfiorò la sua
bacchetta, che impugnò. La osservò per
qualche silenzioso secondo, poi si voltò verso Draco e
gliela puntò contro.
-Perdonami, amore…-
Mormorò e la agitò lentamente.
-Obli…-
-Expelliarmus!-
La voce di Draco era stata come un’eco
lontana e distruttiva. Quando si rese conto che l’aveva
osservata muoversi dal
riflesso dello specchio, la bacchetta le era già saltata via
di mano, finendo
tra le dita di Malfoy, che si era girato a fronteggiarla. Lo sguardo
che le
rivolse era tanto violento da distorcergli ogni lineamento nel viso in
una
smorfia di rabbia. Solo per un secondo, l’argento vivo si
spense in
un’espressione malinconica e ferita, mentre scendeva ad
osservare la bacchetta
di Alexis, che stringeva ora tra le dita.
-Non riesci a fidarti di me fino a questo
punto.-
Mormorò e la sua non era una domanda, ma
una vera e propria constatazione.
Alexis deglutì e indietreggiò di un
passo. Poi, senza pensare alle conseguenze, si gettò contro
la porta, pronta a
scappare. Fu allora che, di nuovo, Draco alzò il viso di
scatto e le lanciò
un’occhiata carica di autentico odio.
-Non così in fretta, amore.-
Le puntò la bacchetta contro, agitandola
con violenza.
-Incarceramus!-
Il grido esplose prima che lei potesse
raggiungere la maniglia della porta. Una serie di corde spesse le si
legarono
attorno alle gambe, facendola cadere rovinosamente in terra, e altre le
si
strinsero sui polsi, impedendole ogni movimento. Il tempo di un secondo
e Draco
le fu addosso.
-Volevi andare da qualche parte, amore?-
La schernì e lei lo guardò a metà tra
lo
spaventato e l’impavido.
La
giusta e degna sorella di San Potter.
Draco se
la caricò in spalla e la mise
sul letto, prima di rimettercisi di nuovo sopra, la bacchetta ancora
spianata a
tenere sotto tiro quel viso impertinente. Si chinò appena e
il suo naso sfiorò
quello di lei, solo che, questa volta, non c’era nulla di
romantico in quel
gesto.
-La mia pazienza ha un limite, Potter, e
con tutte le stronzate che hai fatto oggi, l’hai decisamente
esaurita.-
Sentenziò e le sue parole le tagliarono
le labbra come piccoli stiletti di cristallo.
-Visto che non fidi di me, faremo a modo
mio: da oggi sarai mia schiava.-
Decretò serio, prendendole il mento con
la mano e stringendo appena.
Alexis spalancò gli occhi, sconcertata,
ma lui non le diede il tempo di replicare.
-Qualsiasi cosa io ti chieda di fare,
dovrai eseguirla. Se trasgredisci alle mie regole o il tuo servizio non
mi
soddisfa, dirò a tutti la verità sul tuo conto,
sono stato chiaro?-
La minacciò e la presa attorno al suo
mento si spostò sul suo collo sottile, stringolo appena.
Alexis annuì appena.
Quante
stronzate che si possono fare quando si è guidati dalla
rabbia. O dalla paura.
E loro due lo sapevano benissimo.
-Bene. Non
ti dovrai mai allontanare da
me e, soprattutto, non dovrai più rivolgere la parola a
quell’idiota di Potter.
Anzi, a tuo fratello…-
Ordinò, lanciandole un’occhiata severa,
mentre un ghigno che rasentava il sadico gli si allargava sulle labbra
perfette.
-Ma questo è ingiusto!-
Sbottò lei, senza riuscire a trattenersi
e meritandosi, per questo, un’occhiataccia piuttosto
eloquente.
-Non mi sembri nella posizione adatta per
parlare di giustizia, né nelle condizioni di replicare ai
miei comandi.-
La schernì, alzando un sopracciglio e
prendendole di nuovo il mento tra le dita, con forza.
-A meno che tu non decida di dire tutta
la verità…- osservò pensoso, ma poi
sghignazzò senza allegria –Ma non credo
affatto lo farai…-
Le lanciò un’occhiata dolce e melliflua,
sfiorandole una guancia con le dita.
-Da oggi dormirai qui: ti voglio sempre
accanto, così potrò chiederti ciò che
voglio, in qualsiasi momento.-
Ordinò ancora e lei aggrottò le sopracciglia.
Senza curarsene, lui si piegò in avanti e le
strappò un bacio, facendo
schioccare rumorosamente le loro labbra.
Poi le sorrise, perverso, e si alzò dal
letto. Le puntò la bacchetta contro e lei chiuse gli occhi,
temendo che le
avrebbe fatto del male. Lui si limitò a liberarla dalle
catene.
-Hai paura di me ora, piccola?-
La schernì divertito, prima di prendere
il mantello della divisa e gettarselo alle spalle. Poi si
avviò verso la porta
e, prima di aprirla, le gettò un’occhiata da sopra
la spalla, del tutto
indifferente.
-Resta qui e non ti muovere. Non ti
conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte
le
suppliche del mondo a fermarmi.-
La minacciò con dolcezza, rivolgendole un
sorriso affabile. Poi si voltò e aprì la porta.
-E’ un piacere fare affari con te, amore.-
Concluse, chiudendosi la porta alle
spalle e lasciandola lì.
Sola.
Spaventata.
Arrabbiata.
Alexis
osservò la porta, mentre la
disperazione e la consapevolezza di tutto ciò che era appena
successo la
colpivano in pieno, con la forza distruttiva di un uragano.
Si accoccolò su di un fianco e si mise le
nocche tra i denti, stringendole forte per non urlare
d’isteria.
E
solo allora, si concesse di sfogarsi in un pianto silenzioso e doloroso.
Chi
è causa del suo mal, pianga se stesso, avrebbe detto
Hermione Granger,
attingendo ad uno dei tanti proverbi babbani.
Sanctus Espiritus, insanity
is all around us
Sanctus Espiritus, is this
what we deserve?
Can we break free
From
chains of never-ending agony?}
{
Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }
*
Ebbene
sì, eccoci
qui.
Finalmente posso
dare libero sfogo a ciò che ho da dire!
Innanzittutto,
credo sia stato uno dei capitoli più impegnativi che abbia
mai scritto, tanto è
vero che ho avuto un blocco incredibile di due settimane, fino a ieri,
che mi sono
messa al computer e non ho staccato il sederino dalla sedia fino a che
non ho
inserito l’ultima parola. E, stranamente, devo dire che sono
parecchio
soddisfatta del risultato ottenuto. Direi che, per me, è
decisamente
annoverabile tra i capitoli migliori che io abbia mai scritto.
E’ stato
difficile idearlo e scriverlo, perché raccontava uno dei
pochi episodi che sono
sempre esistiti della fan fiction, da quando ho deciso di scrivere
questa
storia. Sapevo che il primo a scoprire della vera identità
di Alexis sarebbe
stato Draco; sapevo che lo avrebbe scoperto tramite una lettera e che
la
lettera l’avrebbe presa dopo che lei sarebbe scivolata dalle
scale della
Guferia; sapevo che Draco l’avrebbe ricattata e
l’avrebbe resa sua schiava. Dunque,
l’idea c’era tutta, ora bisognava solo metterla per
iscritto, stando attenta a
non esagerare troppo le cose né a mettere qualche dialogo o
reazione sbagliata
al momento sbagliato, perché trovo che, arrivati a questo
punto della storia,
dato il rapporto che è cresciuto tra Alexis e Draco, questo
è un momento
davvero delicato. Quindi, ce l’ho messa davvero tutta per
renderlo quanto più
reale possibile e spero di esserci riuscita. Come spero di avervi
trasmesso
quelle stesse emozioni che io, quasi tremando, provavo mentre mettevo
per
iscritto tutte le frasi di questo capitolo.
Spero quindi che
vi sia piaciuto e di non aver deluso nessuna aspettativa: in fondo,
quando si
lascia una conclusione come quella del capitolo scorso,
c’è sempre l’attesa e
la paura di non riuscire a raggiungere le aspettative di tutti. Ma la
storia
deve andare così, io voglio che vada così, quindi
spero sinceramente di non
aver deluso nessuno!
Passando ad
alcune note del capitolo – sì, sarà una
cosa lunga oggi, ma credo di
meritarmelo il mio spazio dato il capitolo lassù
ù___ù:
1.La canzone che
da il titolo al capitolo e della quale ho preso le parole, è
Our Solemn Hour
dei Within Temptation. Se la volete ascoltare, la trovate qui à http://www.youtube.com/watch?v=p4h1wciz45o
3.
Draco chiama
Alexis Piccola sudicia Mezzosangue
perché,
effettivamente, lei lo è, esattamente
come Harry. Infatti, nella traduzione italiana è stato
sbagliato il termine, perché
Hermione non è un Half-Blood, ma una Mud-Blood, ovvero una
Sanguesporco, perché
ha entrambi i genitori babbani. Harry – e quindi anche
Alexis- sono nati da un
Purosangue e una Sanguesporco, quindi ne consegue che loro sono
Mezzosangue.
Dunque, con
questo credo sia tutto, gente!
Passo ai
ringraziamenti finali, perché credo sia d’obbligo!
Grazie mille alle
13
fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo scorso :3
221 recensioni
89 preferiti
14 ricordati
75 seguiti
Ci
sentiamo prossimamente!
Buon 2011 a tutti, se non ci
sentiamo prima :3