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Autore: Giulia K Monroe    29/12/2010    23 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Bene, ecco finalmente il tanto atteso nuovo capitolo!
Lo so, mi sono fatta desiderare, ma spero che siate ancora tutte vive e che nessuna di voi abbia tentato suicidio a causa mia!
Anche perché sarebbe un peccato perdersi questo capitolo ù___ù
Per questa volta, rimando le chiacchiere a fine capitolo, perché ora è decisamente il caso che vi concentriate sulla storia!
Quindi:

BUONA LETTURA!

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXII
Our Solemn Hour

 

 

 

 

 

{ Santus Espiritus redeem us from our solemn hour
Santus Espiritus insanity is all around us
Santus Espiritus is this what we deserve?
Can we break free
From chains of neverending agony }

 

 

{ Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }

 

 

 

 

 

 

 

La testa le doleva in una maniera decisamente atroce.
Nel buio della sua confusione mentale, non ricordava nulla.
Era lì, di nuovo.
Il freddo.
Il vuoto.
Quel senso di sospensione e oppressione contemporanei che la facevano sentire morta e viva al tempo stesso.
L’irrealtà e la consapevolezza di trovarsi in un sogno.

Quel sogno.
E poi, la preoccupazione improvvisa che le riempiva il petto come un liquido caldo e maligno, che si inoltrava tra i suoi polmoni, impedendole quasi di respirare.
E, ancora, una fitta dolorosa all’altezza della nuca, in quella linea immaginaria di sutura del cranio.

Era come se qualcuno cercasse di aprirla in due per giocare un po’ con il suo cervello.
Ansiosa e in attesa, alla fine venne inghiottita dal vuoto e scomparve. 

Poi, si svegliò.

 

Alexis Potter strinse gli occhi, come disturbata da una luce troppo forte. Si girò su di un fianco e mugugnò qualcosa di poco chiaro. I capelli sciolti le finirono sul viso, fastidiosi, e alcune ciocche le si legarono attorno al collo sottile, dandole l’impressione di stare soffocando. Prese un respiro profondo, per immettere aria nei polmoni, come se avesse ancora la sensazione che fossero imbevuti di veleno. Si voltò di nuovo, gli occhi ancora serrati, e un dolore lancinante all’altezza delle tempie la bloccò. Mugugnò ancora.
-Dra…Draco…?-
Lo chiamò, improvvisamente ansiosa.

Si sentiva così sola.
Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, perché aveva paura di esserlo davvero.
 

Sola.

 

Poi, all’improvviso, delle dita fredde e delicate le sfiorarono una guancia, spostandole le ciocche sfuggenti dal viso.
-Sono qui.-
La sua voce era come una ventata di aria gelida che la investiva dopo quelle che le sembravano essere state ore chiusa nel caldo e nel dolore dell’Inferno. Esattamente come quelle carezze che le percorrevano tutta la linea del viso, tenere, fino a soffermarsi sul collo, indugiare un pochino, e poi tornare a ripetere l’intera operazione, con meticolosa attenzione a non lasciarsi sfuggire neanche un dettaglio.
Alexis sorrise appena e, piano, quasi timorosa, aprì gli occhi.
-Sei davvero qui…-
Sussurrò, come se, per qualche strano motivo che non ricordava, lui non dovesse affatto stare lì.
-Dove altro potrei essere?-
Si limitò a risponderle e lei, ancora, sorrise. Si voltò completamente, per poterlo guardare meglio.
Draco Malfoy era seduto sulla poltrona della sua camera, che di solito occupava l’angolo vicino alla porta del bagno, ma che ora era stata spostata accanto al letto. Lasciandole un’ultima carezza sul viso, aveva adesso poggiato i gomiti sulle cosce e la osservava semplicemente. I capelli biondi che, come sempre, sembravano catturare ogni piccolo riflesso di luce nella stanza, brillavano appena, come spruzzati da una cascata d’argento; gli occhi erano fissi sul viso di lei, con mal celata ostizionazione, e splendevano quasi di luce propria, con morbidi riflessi di specchi; le mani, intrecciate ora davanti alle labbra, erano tanto strette da far sbiancare le nocche già pallide e coprivano la bocca che, chissà per quale strana ragione, Alexis immaginava essere marcate da quella stessa linea che gli induriva anche le mascelle.
Guardandolo, Alexis Potter non potè impedirsi di pensare che Draco Malfoy non le era mai sembrato più bello di così.
Ma era una bellezza particolare, come quella di una statua di marmo di qualche antico Dio greco.

Una bellezza vuota e quasi…inquietante.
Il cuore cominciò a batterle nel petto, agitato.
Scosse la testa, come a cacciare ogni strano pensiero dalla sua mente, e un dolore acuto le si scaricò su entrambe le tempie. Stringendo appena gli occhi, si portò una mano alla fronte e, sfiorandola, scoprì che era stata fasciata.
-Ho…Ho un gran mal di testa. Che è successo?-
Domandò, cercando di fare dei respiri abbastanza profondi che le permettessero di controllare il dolore.
-Sei scivolata dalle scale e hai battuto la testa contro la balaustra.-
Si limitò a spiegare Draco, senza muoversi.

Solo la sua voce, che si era appena spenta nel silenzio, e il suo petto, che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro calmo, davano la sicurezza che lui fosse di carne e sangue e non di marmo.
Alexis spalancò gli occhi, preoccupata, e si tastò la nuca con le dita. Le mani di Draco corsero a fermare quelle di lei e le presero per i polsi con una stretta gentile, costringendole ad allontanarsi dalla ferita.
-Tranquilla, non è niente di grave.-
Ancora una volta, la sua voce risuonò vuota alle orecchie di lei, come un baratro profondo senza fine in cui temeva di precipitare molto presto.
Alexis gli scoccò un’occhiata di sottecchi, piegando il viso verso una spalla, ma non riuscì a catturare quello sguardo d’argento neanche per un istante.
-Menomale…Solo io posso essere tanto sbadata.-
Si sforzò di sorridere appena.
Draco non le rispose e nemmeno la guardò: adesso, i suoi occhi ciechi erano fissi sul riflesso dello specchio nell’armadio.

All’improvviso, fu come se uno strato di ghiaccio fosse sceso a congelare un muro, che si era costruito tutto intorno al corpo statuario di Lui.
Un muro invisibile e robusto, come quello che, tempo prima, l’aveva separata da Hogwarts, il posto che aveva sentito come sicuro.
Ora, di nuovo, qualcosa di impalpabile e resistente le dava l’impressione di essere allontanata da ciò che riteneva un luogo sicuro, in cui essere protetta da tutti i pericoli del mondo: Draco Malfoy.
E, ancora, il senso di oppressione e solitudine, minaccioso e freddo, esattamente come quel sogno maledetto.

Alexis si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con le mani, in un abbraccio solitario. Lentamente, senza smettere di osservare il viso del ragazzo, si tirò su a sedere, sperando che in una posizione diversa, il suo petto le sembrasse meno pesante e che riuscisse a respirare meglio e a calmarsi.
Come se si fosse riscosso da un pensiero troppo profondo anche solo per essere riafferrato con la punta delle dita, Draco si voltò ad osservarla, di scatto, facendola quasi sobbalzare. I loro occhi si studiarono per un solo istante, poi lui distolse lo sguardo e allungò le mani sulle spalle di lei.
-No, resta giù.-
Si limitò ad ordinare e la punta di evidente minaccia che sibilava nel suo tono tranquillo le fece aggrottare le sopracciglia. Senza dire altro, lui le premette le mani sulle spalle e la costrinse a sdraiarsi di nuovo. Alexis gli lanciò un’occhiata confusa e contrariata.

La malinconia dei suoi pensieri che fuggiva come sabbia bianca tra le dita e la preoccupazione che risplendeva chiara come marmo alla luna.
-Draco…E’ tutto a posto?-
Gli domandò alla fine, voltandosi di nuovo su di un fianco per poterlo osservare meglio in viso.
Lento, come un serpente che studia la sua vittima, Draco Malfoy alzò il viso e, finalmente, i suoi occhi – gelide stalattiti di argento – le sfiorarono il viso, prima di tuffarsi in quello smeraldo cupo, ora un po’ preoccupato. Un sopracciglio biondo si levò verso l’alto.
-Sì, amore. Perché me lo chiedi?-
Il tono innocente con cui lo disse lasciava trapelare una convinzione piuttosto illusoria, che le fece battere il cuore nel petto.
Quella parola – quell’appellativo tanto dolce – le lambì l’udito con tenerezza e lei sentì le guance cominciare a scottare sotto la pressione dei suoi sentimenti.
Con una carezza gentile, Draco le sfiorò le gote rosse, dandole un fresco senso di sollievo; poi, percorse la linea sottile del collo e l’osso della spalla, causandole un lieve brivido; proseguì lungo tutto il braccio, in silenzio, lo sguardo fisso sulle sue dita pallide che, dopo aver lambito le vene azzurrine del polso e l’elegante serpente che attorno ad esso si allacciava maestoso, andavano a sfiorare il palmo di lei e poi, si chiudevano delicate, catturandole le dita. Rimase semplicemente così e lei lo fissò, con una strana agitazione nel petto: aveva il viso chinato e i capelli biondissimi, lasciati liberi dalla solita mano di gel, scendevano ad incorniciargli il viso affilato e coprivano quello sguardo che, nonostante tutto, brillava di una luce strana, mentre ombre minacciose sembravano volteggiare tra l’argento dell’iride e il nero opaco della pupilla appena dilatata.
All’improvviso, la presa attorno alla sua mano si fece più ferrea, fino a diventare una stretta violenta e dolorosa; ci mise un po’ a realizzare la cosa, ma quando l’informazione raggiunse il cervello, un gemito soffocato le lasciò le labbra, costringendola a chiudere gli occhi.

Le sembrava che avesse intenzione di frantumarle, improvvisamente, tutte le ossa della mano.
-Draco…Mi stai facendo male…-
Si lamentò, il tono di voce timido e basso, subito seguito da un altro gemito.
Di botto, come se si fosse risvegliato da un incubo, Draco alzò lo sguardo e, senza passare per il suo viso, i suoi occhi si puntarono su di un orizzonte lontano e immaginario, mentre, brusco, le lasciava andare la mano, che ora pulsava dolorante.

Il vuoto freddo che, però, avvertì sulla pelle appena arrossata, fu quasi più doloroso della stretta precedente.
Senza prestarle attenzione, Draco si portò, di nuovo, entrambe le mani incrociate davanti alla bocca, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non era mia intenzione.-
Si scusò semplicemente, senza tuttavia dare segno di esserne davvero dispiaciuto.
Il suo era un tono freddo e apatico, di quelli che si rivolgono solitamente agli sconosciuti dopo averli casualmente urtati per strada.
Respirando a fondo, Alexis si mise a sedere, poggiando la schiena sul muro alle sue spalle e, questa volta, Draco neanche la guardò per impedirle di alzarsi. Lei si portò la mano al petto e sentì il cuore battere velocemente, impaurito, mentre si massaggiava il palmo e le dita malamente torturate.

Che cosa gli era successo?
Perché si comportava in quel modo, ora?

Deglutendo, si sforzò di guardarlo di nuovo in viso e, preso coraggio, si schiarì appena la voce, forse per richiamare la sua attenzione o per darsi un po’ di contegno; inoltre, sentiva di avere la gola improvvisamente e dolorosamente arida.
-Draco, che cosa ti prende?-
Seria e preoccupata, la sua domanda venne lasciata ricadere in un vuoto carico di tensione, così forte che a lei sembrò di poter sollevare le dita e toccarla.

Anche se, l’unica cosa che avrebbe voluto sfiorare, in quel momento, sarebbero stati quei capelli che gli coprivano lo sguardo che lei avrebbe voluto rivelare con una carezza, che avrebbe mandato quei ciuffi fastidiosi dietro la sua fronte.
-Non c’è niente che vuoi dirmi?-
Le domandò invece, senza risponderle né voltarsi a guardarla, ma rimandendo immobile, come la statua di marmo che a lei dava l’impressione di essere.
Alexis corrugò la fronte e assottigliò lo sguardo, studiandolo.
-No, perché?-
Rispose sicura, ma lui non le lasciò il tempo di dire altro.
-Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le chiese ancora, senza guardarla.

I suoi occhi, fissi sulla parete vuota di fronte a sé, avevano la lucentezza inquietante di quei raggi di un sole invernale, che lento e insistente berciava tra le nuvole grigie e intorpidiva con la sua bianca luminescienza.
Ancora, Alexis lo fissò, sbattendo più volte gli occhi, ora improvisamente enormi di apprensione. Nel solo secondo in cui le palpebre le celarono la vista, un flash improvviso le apparve davanti agli occhi, come se nel buio denso della sua memoria un fulmine avesse illuminato una stanza che, prima di allora, avrebbe detto stoltamente vuota.
C’erano loro due, in quello stesso letto, stretti l’uno contro l’altro.
Lui le aveva cinto i fianchi con un braccio, trascinandola accanto a sé con fare protettivo e Lei gli aveva poggiato il viso sul petto caldo, accogliendo con un sorriso ogni sua piccola carezza.
E, allora, nel cuore della notte riempito da un silenzio dolce e piacevole, Lui le aveva fatto quella stessa domanda.
“Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?”
E Lei, senza scomporsi troppo, non aveva mai davvero risposto, ma Lui non aveva dato troppo peso alla cosa, per lo meno fino a quel momento.

Alexis scosse appena la testa.
-No…-
Rispose, incerta, assottigliando lo sguardo.

Le sembrava che qualcosa di infinitesimalmente importante stesse sfuggendo alla sua vista, come se ce l’avesse davanti al naso ma non riuscisse a vederla.
-Nei sei convinta?-
Ripetè Draco, con la pazienza di un genitore che cerca di convincere il figlio ad ammettere le sue colpe.
Alexis piegò il viso su di un lato, improvvisamente stanca e un tantino spazientita.
-Ma certo!- sbottò, allargando le braccia spazientita –Che ti prende, così all’improvviso?-
Draco, di nuovo, si voltò a guardarla, ma con una lentezza esasperante, e i suoi occhi distanti sembrarono non vederla davvero, come se fossero improvvisamente diventati ciechi. La fissò senza guardarla e alzò una mano per sfiorarle il viso con una carezza distratta. Poi, le premette, delicato, le dita su quella guancia bollente che a lui piaceva tanto e, senza chiudere gli occhi, si alzò dalla poltrona e si piegò per poterla baciare, lambendole appena le labbra.
-Dovresti dirmelo tu…-
Le soffiò sulla bocca umida, facendola rabbrividire; poi scivolò via da lei, lasciandola sola sul letto, con sguardo smarrito. Lo osservò darle la schiena e piegò il viso su di un lato con aria interrogativa; lo vide avvicinarsi alla scrivania, pigro come un gatto, e allungare una mano per prendere una semplice pergamena.
Draco fissò la lettera per qualche secondo.
-…Alexis.-

 

 
{ In my darkest hours
I could not foresee
That the tide could turn so fast to this degree
Can't believe my eyes
How can you be so blind?
Is the heart of stone, no empathy inside?}

 
{ Nelle mie ore più buie
Non potevo prevedere
Che la marea avrebbe potuto trasformarsi così velocemente
Non posso credere ai miei occhi
Come puoi essere così cieco?
E’ il cuore di pietra, senza alcuna empatia?}

 

 

 

Una tempesta di neve gelida infuriava fuori da Hogwarts, picchiettando sulle numerose finestre dell’imponente castello e ricoprendo di un soffice manto bianco ogni centimetro di quel piccolo – ma neanche tanto – angolo di mondo.
Una tempesta diversa, ma ugualmente forte e devastante, si agitava nello stesso momento nel cuore di Alexis Lily Potter.
Seduta su di un letto baldacchino troppo grande, avvolta appena dalle spesse coperte di un morbido verde scuro, fissava il suo carceriere come un’impotente babbano di fronte a Lord Voldemort in persona.
Adesso era lei a sembrare un’antica statua di marmo, ma poco aveva dell’eterea bellezza di una dea greca.
Il viso era diventato improvvisamente bianco, ma non era il bianco candido della neve appena scesa sul giardino di Hogwarts; era un bianco sporco, come quello della neve consumata e calpestata da scarpe e carrozze sulla via che collegava il castello al vicino villaggio di Hogsmeade.
Gli occhi erano enormi sul viso piccolo e il loro verde, tinto da chiare striature sorprese e angosciate, spiccava in modo spaventoso sulla pelle ora terrea delle guance.
Le labbra, improvvisamente sottili e aride, tremavano appena, alla ricerca di aria o di parole che il cervello non sembrava volerle affatto fornire.
-Co…Cosa?-
Riuscì a mormorare dopo un po’.
La sua voce era fioca e appena udibile, tanto che si chiese se fosse riuscito a sentirla.
Draco Malfoy, dopo interminabili minuti, si voltò lentamente a guardarla di sbieco, gli occhi scuri e spenti.
Alexis trasalì quasi per quella sola occhiata e si inumidì le labbra, prima di deglutire e raccogliere gli ultimi barlumi di coraggio Grifondoro che le erano rimasti in corpo.
-Co…Come mi hai chiamata?-
La voce roca e incerta  si disperdeva nel silenzio quasi irreale che si era creato tra di loro.
Inaspettatamente, Draco sorrise.

Ma era un sorriso strano che, mai, sarebbe arrivato ad illuminargli lo sguardo cupo.

-Alexis.-
Rispose semplicemente, con una dolcezza del tutto fuori luogo e che, decisamente, non gli apparteneva.
Un altro brivido le percorse l’intera colonna vertebrale, come se la mano inesorabilmente fredda del destino la stesse sfiorando appena, maligna.
Lo sguardo di Draco la puntò per un solo istante, prima di scendere lento sulla lettera che stringeva tra le mani e osservarla con innaturale calma e interesse.
-Non è forse questo il tuo vero nome?-
Rialzò gli occhi dalla pergamena e, ancora, inchiodò la ragazza con un’occhiata densa e penetrante che però non le arrivò dal momento che era impegnata ad osservare la lettera che lui teneva dispiegata davanti a sé.

Quella lettera.
Forte e violenta, come una Maledizione Cruciatus sparata da pochi centimetri di distanza, sentì il cuore e le interiora cominciare a contorcersi in una lotta disperata senza fine, che le fece mancare il fiato.
E la consapevolezza la investì in pieno petto.
-Tu sai.-
Semplice e concisa, quell’affermazione si prese tutto il tempo che le serviva per depositarsi nel silenzio solido che avvolgeva l’atmosfera e, soprattutto, per prenetrare in Lei con la durezza di uno schiaffo in pieno viso, rendendola, solo dopo la sua pronuncia, davvero cosciente della verità.
Draco la fissò e, ancora, le sue labbra si piegarono in quel sorriso malsano. Incrociò le braccia al petto e si posò con i reni al bordo della scrivania.
-Eh già, cara piccola Potter.-
Sputò le ultime parole quasi con riluttanza, prima di stringersi nelle spalle, con aria falsamente colpevole.
-Io so.- schioccò le labbra appena, con indifferenza, e levò entrambe le sopracciglia verso l’alto. –E grazie a questa.-
E sventolò appena la pergamena, poi se la fermò davanti al viso, leggendola ancora.
Alexis strinse entrambe le mani a pugno e quella che il ragazzo aveva prima quasi stritolato le mandò una scossa di dolore, costringendola a gemere appena. Draco non si voltò neanche a guardarla.
-Le tue parole per quel cane di mio cugino mi hanno quasi commosso.-
Commentò invece, con cattiveria, e l’ombra di quel sorriso anomalo gli distorse ancora le labbra in una smorfia tutt’altro che divertita.
Alexis spalancò gli occhi e pensare e parlare fu un tutt’uno, come se dal cervello alla bocca non ci fosse più il passaggio alla ragione.
-Non ti permettere!-
Sibilò con rancore e gli occhi di smeraldo scintillarono di quella coraggiosa minaccia che venne inevitabilmente lasciata ricadere nel vuoto. Draco alzò lo sguardo dalla pergamena e le rivolse un’occhiataccia carica di odio, che la bloccò nella posizione appena sbilanciata in avanti che aveva assunto senza rendersene conto, per contrastarlo. Alexis deglutì e respirò lentamente, prima di rimettersi a sedere, inginocchiata, e abbassare lo sguardo sulle proprie mani strette in grembo.
Ancora, il silenzio li avvolse, sdruggente e ignobile.
-Non ne avevi il diritto.-
Quella semplice frase non fu più di un semplice mormorio risentito, che echeggiò stanco tra di loro. Draco, ancora, la osservò scettico: sedeva sul letto, con le mani tanto strette da far sbiancare le nocche, i capelli neri disordinatamente riversi sulle spalle e sul viso che teneva ora chinato a celare gli occhi; tremava impercettibilmente.

Stretta al cuore.
Ignorarla fu più facile, questa volta, grazie alla rabbia che andava a coprire ogni altra cosa.

La sua risata cristallina e inaspettata la fece trasalire, costringendola a rialzare lo sguardo di scatto e a puntarlo sul viso irridente e rabbioso di Draco Malfoy.
-Di fare cosa, di grazia?-
Si informò, con voce gentile e distaccata.
Alexis strinse le mani in modo talmente violento che sentì persino i tendini del polso venir tirati sotto la pelle sottile. Affilò lo sguardo, stizzita, e arricciò le labbra.
-Di leggere quella lettera.-
Sentenziò dura, lanciandogli un’altra occhiataccia.
Draco si fece serio all’improvviso, costringendola a trattenersi dal sobbalzare.
Non aveva idea di come fosse stato possibile, ma un secondo prima, sul suo viso, c’era un’espressione di schernito giubilio, e il secondo dopo, l’impassibilità tediosa della austerità gli aveva indurito ogni lineamento e i suoi occhi d’argento erano diventati scuri e minacciosi.
-Non ne avevo…-
Draco lasciò ricadere le mani sui fianchi e strinse, violento, le dita attorno alla lettera, che venne malamente stroppicciata da quel pugno rabbioso.
L’occhiata che le rivolse era tanto dura che lei temette che sarebbe esploso da un momento all’altro, scaraventandole quel pugno dritto dritto in viso.

E non avrebbe potuto biasimarlo, per quello.
In effetti, il desiderio c’era davvero e lo avrebbe anche fatto, se la persona che si trovava ora davanti non fosse stata quella di cui era maledettamente innamorato.
La fissò con odio e contrasse i muscoli della mascella per trattenersi dal fare qualcosa di decisamente pericoloso. Inaspettatamente, scoppiò di nuovo a ridere e Alexis sobbalzò spaventata: Draco stava cambiando espressioni e atteggiamenti così repentinamente che a lei sembrò fosse impazzito sul serio e lo sguardo un po’ folle che le rivolse sembrava volerglielo confermare. Istintivamente, spostò la schiena all’indietro, intimorita.
Draco avanzò di un passo, ma si fermò subito dopo e si limitò a fissarla ancora.
-Ma certo. In fondo, quali diritti posso mai avere su di una persona che non è quella che credevo fosse?-
Sibilò con studiata cattiveria.

Un pugno violento in pieno stomaco le avrebbe decisamente fatto meno male.
Sbattè gli occhi più di una volta, per costringersi a ricacciare indietro le lacrime, e boccheggiò come un pesce fuor d’acqua.
Lui la osservò senza scomporsi minimamente.
-Questo…Questo non c’entra nulla.-
Borbottò, spostando lo sguardo sulla propria spalla, ferita.
Draco sbuffò appena e avanzò di un altro passo.
-Ah no?- la schernì, corrugando la fronte in uno sforzo che sembrava troppo grande –Per quanto tempo avresti continuato a mentirmi?-
Si informò con tono disinteressato, come se la risposta non lo tangesse minimamente.
Alexis fu costretta a rialzare lo sguardo sul viso di Draco, ma quello, ora, non la guardava più. Gli occhi, scuriti da ombre minacciose, erano di nuovo fissi su di un punto indefinito alla sua destra. Sospirò e si morse le labbra, tanto forte, che sentì il sangue entrarle in bocca con il suo sapore ferroso. Tremò impercettibilmente.
-Fino a quando non sarei stata certa che Sirius fosse stato al sicuro.-
Rispose, tutto d’un fiato, come se avesse paura di perdersi qualche brandello tra un respiro e l’altro.
Draco, ancora una volta, si voltò di scatto e le lanciò un’occhiataccia cattiva e carica di risentimento. Per un momento, lei ebbe come la sensazione che le avrebbe urlato contro le peggiori bestemmie che avrebbero costretto persino Salazar Serpeverde e Grindelwald a redimersi dai loro peccati.
Invece, si limitò a respirare piano e a chiudere gli occhi.
-Bene.-
Sputò brusco, prima di lanciare la lettera a terra e prendere la bacchetta che aveva poggiato accanto a quella di Alexis sulla scrivania.
Per un secondo soltando, ebbe paura che gliela avrebbe puntata contro e l’avrebbe schiantata o le avrebbe fatto qualcosa di molto peggio. Invece, la rivolse contro la pergamena.
-Incendio!-
Pronunciò con un ringhio basso, di gola, e un potente fascio rosso fuoriuscì dalla sua bacchetta, andando a colpire la piccola lettera, che si consumò tra le fiamme.

L’Inferno.
 

 

{ Time keeps on slipping away and we haven't learned
So in the end now what have we gained?}

 { Il tempo continua a scivolare via e noi non abbiamo ancora imparato
Così, alla fine, che cosa abbiamo guadagnato?}

 

 

Nei molteplici caminetti di Hogwarts, pigre fiamme consumavano enormi ciocchi di legno che Rubeus Hagrid, guardiacaccia del castello, si era premunito di far ricevere agli elfi domestici, che li avevano poi ordinatamente impilati accanto ai camini delle Sale Comuni delle quattro casate. Con il gelo che imperversava fuori dalle mura, in quella serata fredda e consumata dal vento, erano molti gli studenti che si riunivano davanti alle fiamme, alla ricerca di calore e conforto accompagnato da allegre chiacchiere e bevute malandrine e clandestine.
Il fuoco che ardeva sul pavimento della camera di Malfoy, però, non serviva nemmeno minimamente a scaldare il ghiaccio che si era quasi solidificato tra di loro. E non era di certo alimentato da robusti ciocchi di legno, ma da un sottile strato di pergamena e da una rabbia incommensurabilmente pericolosa.
Le minacciosa lingue di fuoco si agitavano nell’aria densa e gli illuminavano il viso pallido, gettandogli lunghe ombre sotto gli occhi e sinistre sfumature scure su tutto il profilo affilato.
Draco Malfoy fissava le fiamme assorto, come se stesse contemplando una stupenda opera d’arte. Poi, senza spostare lo sguardo, parlò di nuovo.
-Tutto mi sarei aspettato da te, tranne che fossi una bugiarda.-
Mormorò con voce strana, forse più rivolto a se stesso che non a lei, che si limitò a fissarlo, senza avere il coraggio neanche di respirare ulteriormente.
-Eppure, pensavo davvero di conoscerti.-
Sbuffò e un sorrisino, questa volta malinconico, gli incurvò le labbra. Lo sguardo d’argento brillò alla luce delle fiamme che, lentamente, si stavano spegnendo sotto i loro occhi.
-Chissà su quante altre cose hai mentito.-
Rimuginò ancora e, questa volta, il tono della sua voce si era fatto duro, esattamente come il nervo teso che gli aveva deturpato la guancia bianca, facendo muovere le ombre in modo ancora più spaventoso.
-La mia identità è l’unica cosa su cui non ho detto la verità.-
Trovando il coraggio in chissà quale remota parte di sé, Alexis lo fissò con un’ostentata sicurezza che, ovviamente, non le apparteneva neanche un po’.
Voltandosi a guardarla, Draco Malfoy la trovò irrimediabilmente troppo simile ad Harry Potter: con gli occhi verdi accesi d’orgoglio e fermezza e i lineamenti del viso induriti dalla serietà delle sue convinzioni.

E irrimediabilmente troppo diversa dalla ragazza che aveva imparato ad amare.
Digrignò i denti e strinse la mano con così tanta forza che, se anche avesse avuto una sfera di duro metallo tra le dita, l’avrebbe ridotta in semplice polvere.
-E dovrei fidarmi delle tue parole, ora?-
Disse con disprezzo, sputando ogni parola come fosse veleno ardente nella sua bocca.

Quella bocca che, pochi giorni prima, in quello stesso letto, lei aveva definito essere il veleno più dolce di sempre.
Ma che, adesso, le sembrava semplice veleno corrosivo e violento.

Chiuse gli occhi, per assorbire il dolore che quelle parole le avevano causato, e respirò lentamente. Le palpebre strette tremarono appena, poi, trovando ancora dell’altro coraggio – la sua parte Grifondoro non era mai scomparsa – balzò in piedi di scatto.
Draco si limitò a lanciarle un’occhiata inquisitoria, alzandosi a sua volta dopo aver spento gli ultimi barlumi di quelle fiamme ormai ridotte a semplice cenere.
Si fronteggiarono e si studiarono come due creature pronte a scagliarsi l’una contro l’altra.

La leonessa che si muove cauta a difendere ciò che le è più caro davanti al serpente che striscia elegante, pronto a morderla con una semplicità disarmante. Il veleno che sarebbe entrato in circolo senza avere più assolutamente nulla di dolce e che l’avrebbe portata alla morte.

 
L’ultima volta che un Potter ha sfidato un Malfoy i due si sono giurati odio eterno.

 
Voleva davvero che tutto finisse così, semplicemente?
Il cuore diede una violenta scarica nel petto, annunciandole che no, non voleva.

 

{ Are they themselves to blame
The misery, the pain?
Didn't we let go?
Allowed it,let it grow
If we can't restrain
The beast which dwells inside
It will find it`s way somehow, somewhere in time }

 

{Sono essi stessi la colpa
La miseria, il dolore?
Non dobbiamo andare?
Accettato, lascia che cresca
Se non riusciamo a trattenerla
La bestia che dimora all’interno
Troverà la sua strada in qualche modo, da qualche parte nel tempo}

 

 

Alexis strinse le mani in due pugni e prese l’ennesimo profondo respiro della serata. Poi, lo lasciò andare con uno sbuffo violento e si voltò di scatto, allargando le mani in un gesto spazientito.
-Dio, Draco! E’ solo uno stupido nome! D’accordo, sono Alexis Potter, sorella minore scomparsa di Harry Potter, e allora?-
Scoppiò con rabbia, girandosi di nuovo a fronteggiarlo.
Draco la fissò impassibile, come se neanche la vedesse.

Iridi d’argento della consistenza più dura e veritiera degli specchi bugiardi.
Alexis riportò le braccia lungo i fianchi e strinse di nuovo le mani. Poi, con piccoli passi carichi di frustazione, si avvicinò al ragazzo e alzò il viso per guardarlo dal basso della sua statura. Gli prese una mano gelida tra le sue e lui la lasciò fare, senza opporre alcuna resistenza. Se la portò al petto, appena sopra il seno sinistro, e la strinse piano.
-Questo non cambia ciò che sono, né tanto meno quello che provo per te!-
L’affermazione, iniziata con ardore, si era affievolita sulle ultime parole e le dita fragili si erano strette appena di più attorno a quelle gelide del ragazzo.

La determinazione nello sguardo di smeraldo lo fece trasalire appena.
Potter.

-Quello che provi per me…-
Il mormorio di Draco era assorto e debole, lontano come se lui si fosse trovato a distanza di anni luce da lei, direttamente su di un altro pianeta…o in un altro mondo.
All’improvviso, lo sguardo opaco – grigio metallo sporco – si accese spaventosamente; luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata. Fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; ignorando la cosa, l’aveva poi trascinata contro l’armadio e l’aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
-Se era solo uno stupido nome, perché non me lo hai detto?!?-
Ringhiò, a metà tra il frustrato e il furioso, inchiodandola con un’occhiata che, forse, avrebbe convinto persino Lord Voldemort a non compiere un solo movimento incauto.
Alexis lo fissò, spaventata, e trattenne il fiato, come se avesse paura che anche il minimo accennare di un movimento lo avrebbe indotto ad esplodere definitivamente.
-Perché non ti sei fidata di me?!-
Aggiunse, rabbioso, e alzò il braccio con una mossa così violenta che lei, per un attimo, ebbe l’impressione che stesse per colpirla; lui, invece, scaraventò un pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall’aria smossa; le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio alle sue spalle, incrinandolo. Alexis spalancò gli occhi, sobbalzando, ora decisamente intimorita, e solo allora si permise di respirare, perché il petto le bruciava dolorosamente.
Senza muoversi di un solo millimetro, Draco abbassò solo il capo e i capelli biondi scesero a velargli lo sguardo, che ora brillava furioso e incontrollabile.
-Perché…?-
Mormorò ancora, scuotendo il capo, come per cacciare qualche fastidioso pensiero che gli era balenato in mente. Alexis lo osservò in silenzio, deglutendo a vuoto, dato che aveva la gola completamente arida.
-Non potevo farlo.-
Rispose debolmente e fece per alzare le braccia e posargliele sul petto, con la voglia irresistibile di sentire la stoffa liscia della camicia sotto le sue dita; ma non lo fece e le riportò ai suoi fianchi.
Lento, Draco rialzò lo sguardo per fissare i suoi occhi, nuovamente ciechi, in quelli di lei. La studiò per qualche breve istante, pensoso, senza ancora accennare a muoversi da quella posizione: una mano ancora le artigliava la spalla e l’altra se ne stava chiusa a pugno contro lo specchio incrinato, il sangue che già colava d qualche taglio sulla pelle perfetta.
-Non potevi farlo o non volevi farlo, Alexis Potter?-
Sussurrò con tono controllato, sfidandola a mentirgli con la sola potenza dello sguardo.
Ogni volta che pronunciava il suo nome, in un misto di amarezza e disprezzo, le sembrava di ricevere uno schiaffo in viso, doloroso e bruciante come cinque dita di Troll stampate sulla guancia.
Alexis si morse il labbro inferiore e lo osservò indecisa, prima in un occhio e poi nell’altro; infine, abbassò lo sguardo, colpevole.

In fondo, niente le aveva davvero impedito di rivelare la verità, tranne la sua stessa volontà.
Ed ora, era pronta a pagarne le conseguenze.

-Come immaginavo.-
Ancora una volta, il sussurro sprezzante di Draco le sfiorò il viso, ma le sembrava solo un’eco distante. Deglutì, senza alzare lo sguardo, e rimase semplicemente immobile, senza sapere cosa aggiungere. Respirò lentamente e chiuse gli occhi, mentre un dolore sordo le si allargava come una macchia sul petto nell’esatto istante in cui lui le lasciava andare la spalla, che le doleva ora in modo insopportabilmente sottile. Lento, Draco scivolò via da lei, come un serpente che ritrae le sue spire.

Solo momentaneamente.
La mano, ancora chiusa a pugno, le sfiorò delicata il viso e lei, voltandosi a guardarla, notò che molteplici rivoli di sangue percorrevano le dita ancora serrate e il dorso teso sul quale spiccavano in modo quasi esagerato le sottili vene.
Ebbe la voglia irrefrenabile di allungare una mano e medicargli quell’ennesima ferita, ma, ancora, rimase semplicemente ferma ad osservarlo mentre le rivolgeva le spalle, senza degnarla più di ulteriori attenzioni. Le gambe le tremavano violentemente, ma nonostante tutto, riuscì a non crollare al suolo, stanca.
Draco fece qualche passo verso la scrivania, fissandosi la mano con aria assorta, come se stesse rimuginando su qualcosa di decisamente importante.
-Ma almeno ora è tutto più chiaro.-
Sentenziò, dopo quella che doveva essere stata una lunga riflessione complicata.
-Molte cose tornano al loro posto.-
-Di che stai parlando?-
Alexis aggrottò le sopracciglia e si staccò dallo specchio, facendo un piccolo passettino in avanti, ma rimanendo comunque a debita distanza. Non voleva di certo che il pugno che aveva frammentato lo specchio, frammettasse anche le sue ossa.
Sapeva, in una parte consistente di sé, che Draco non le avrebbe mai fatto del male; ma, non sapeva come avrebbe potuto reagire se avesse dato libero sfogo alla sua rabbia.

C’era una linea sottile tra l’amore che provava per lei e la rabbia che lo consumava di continuo, quando era geloso, quando le cose non andavano secondo i suoi piani, quando lei lo sorprendeva…e Alexis si augurò di non sorpassarla mai o non sapeva quello che Draco avrebbe effettivamente potuto farle.
Malfoy rimase in silenzio, poi, dopo quelli che sembrarono infiniti e dolorosi attimi, si voltò nuovamente a fronteggiarla e, di nuovo, quel sorriso malsano gli aveva piegato le belle labbra. Lo sguardo d’argento era più tagliente di una lama appena affilata.
-Della tua ossessione per Potter, tanto per cominciare.-
Decretò, con uno strano tono di tetro divertimento. Lei sbarrò appena gli occhi e lui non le diede il tempo di avere nessun’altra reazione. Veloce, le fu subito davanti, tanto che Alexis quasi non si accorse del movimento che aveva compiuto nell’avvicinarsi. Alzò nuovamente una mano e, ancora, ebbe paura che stesse per schiaffeggiarla, ma lui si limitò a prenderle il mento tra le dita, con forza, costringendola ad alzare il viso per guardarla bene negli occhi. Un po’ di sangue le sporcò una guancia e la stretta dolorosa la fece gemere appena.

Era così diversa da quella con la quale le aveva preso il viso quella stessa mattina, a colazione, prima di rubarle un bacio dispettoso.
Lo osservò in soggezione in quegli occhi carichi di rabbia e di un’ilarità un po’ folle, che la preoccupava seriamente.
-Gli prenderà un infarto quando scoprirà di essersi infatuato della sua sorellina!-
Ghignò deliziato e le iridi si accessero di un luminoso sollazzo. Poi scoppiò in una risata sferzante, mentre lei lo fissava, ora, decisamente terrorizzata.
-Non glielo dirai…-
La sua non era una vera e propria affermazione, somigliava più ad una domanda mal celata da una speranza decisamente fioca.

Come il respiro che lasciò le sue labbra socchiuse.
Draco alzò un sopracciglio e la fissò dall’alto con ancora quel ghigno inqueitante e ammiccò appena.
-Potresti essere davvero una Black, sai?-
Disse, invece di risponderle. Le lasciò andare il mento e sollevò le dita per accarezzarle, lentamente, tutto il profilo della guancia. Lei rabbrividì.
-Bella e perfida come una rosa nera cosparsa di spine.- mormorò, sfiorandola di nuovo, con delicatezza –Bisogna stare attenti a come maneggiarti, altrimenti si rischia di restare feriti.-

Sottile doppiosenso in quella frase piena di alterigia che le fece mancare un colpo secco al cuore.
Draco la osservò, lasciando un’ultima scia umida di sangue sulla sua guancia, poi si ritrasse di colpo, come scottato.
Peccato che anche lui, Draco Malfoy, non avesse fatto attenzione e si fosse lasciato pungere.
Pensieroso, portò l’indice alle labbra e lo succhiò appena, come se avesse davvero ricevuto una piccola puntura sul polpastrello. Poi, lo abbassò per posarlo sulle labbra di lei e premere su quello inferiore con forza, costringendola ad aprirle. Le accarezzò la piccola ferita che lei si era procurata poco prima e il sapore aspro del sangue di lui le entrò nella bocca.
-Deliziosa.-
Commentò, dilatando appena gli occhi.
Alexis lo osservò dal basso, senza muoversi.

Non oltreppassare quella linea.
Draco le lasciò andare le labbra e le sue dita le sfiorarono la mandibola e poi il collo; percorsero la spalla e si fermarono sull’avambraccio, che strinsero con rabbia, facendola gemere di nuovo. Senza curarsene, la costrinse ad alzare il braccio, in modo che fosse vicino al proprio viso.
-Ecco perché ti serviva questo.-
Sentenziò.
Alexis spostò appena lo sguardo per osservare l’elegante braccialetto che si allacciava al suo polso esile: il serpente sembrava ora contorcersi tra le spire violente delle rose che lo circondavano, come se stesse soffrendo a causa delle sue spine. Era come se, all’improvviso, non riuscisse più a snodarsi fiero nel rovo e avesse deciso di morderlo e stracciarlo con violenza.

Una fitta al cuore e subito dopo alla bocca dello stomaco.
Alexis strinse gli occhi, quando la presa di Draco si fece ancora più violenta.
-Piccola sudicia Mezzosangue.-
Mormorò e, brusco, la lasciò andare, quasi schifato.

L’ennesimo colpo al cuore.
Si prese l’avambraccio con l’altra mano e lo massaggio, lenta, indietreggiando di un passo per allontanarsi da lui.
Piccola sudicia Mezzosangue, l’aveva chiamata.
Deglutì e dovette fare davvero un’enorme sforzo per combattere contro le lacrime che spingevano, con urgenza, per scivolarle lungo le guance.
Draco le diede le spalle e si poggiò con entrambe le mani alla scrivania, artigliandone il bordo. Inarcò la schiena all’indietro e si prese il tempo necessario per riordinare le idee.
-Lo voglio sapere.-
Esordì poi, con voce stanca. Lentamente, Alexis alzò il viso per guardare la schiena rigida del ragazzo e aggrottò le sopracciglia.
-Che cosa?-
Mormorò incerta.
-Perché non me lo hai detto?-
Di nuovo, una nota rabbiosa si era insinuata nella sua voce liquida e pastosa al tempo stesso, scivolandole addosso come un monito taciturno.
Deglutì e si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con forza.
-Io…avevo paura.-
Ammise, poi sospirò e si voltò a sua volta, puntando il suo sguardo sul riflesso frammentario dello specchio rotto nell’armadio.
-Paura?-
Fece eco lui, con tono distratto e solo in fondo sopreso.
-Di questo.-
Draco si voltò per lanciarle un’occhiata, ma ad accoglierlo trovò solo la sua schiena rigida e quelle piccole spalle che, ora, tremavano appena.
Alexis chiuse gli occhi e una lacrima le scivolò sul viso, ma la spazzò via decisa, con un gesto repentino della mano. Accolse il silenzio di Draco come un invito a continuare.
-Del fatto che, se te lo avessi detto, le cose tra noi sarebbero cambiate.- sospirò e riuscì a sento a trattenersi dal far scivolare un’altra lacrima. – Che, una volta scoperta la verità, tu avresti deciso di allontanarti da me…-
-E dunque, avresti continuato a mentirmi in eterno?-
La interruppe lui, con inaspettata delicatezza. Alexis avrebbe voluto rispondegli che sì, avrebbe continuato a mentirgli in eterno, se questo le avesse assicurato che lui le sarebbe rimasto accanto per sempre. Ma non fece in tempo a formulare quel pensiero.
Draco sorrise amaro e scosse il capo e lei riuscì a vederlo dal riflesso dello specchio.
-Dai davvero così poco valore a quello che provavo per te?-
Aveva parlato al passato.

Un altro, violento, colpo al cuore.
Alexis deglutì e repirò piano, chiudendo forte gli occhi e abbassando il capo, senza avere il coraggio di parlare ancora o sarebbere, irrimediabilmente, scoppiata in lacrime.
La mano di Draco si strinse in un pugno violento.

Altro sangue sul pavimento.
Lo scintillio rabbioso nel suo sguardo d’argento.
L’inferno e la tempesta di ghiaccio, insieme.

Veloce, si avvicinò a lei e la prese per le spalle, costringendola a voltarsi di scatto. Lei lo guardò allarmata in quegli occhi ora completamente ciechi, mentre la prendeva brusco per i polsi e la trascinava sopra il letto, dove la scaraventò con poca gentilezza. Senza darle il tempo neanche di reagire, le fu sopra in un attimo. Le allacciò i polsi sopra la testa, con una stretta tutt’altro che delicata, e le prese il mento con l’altra mano, prima di chinarsi a rapirle le labbra con quel bacio rabbioso e carico d’odio. Senza alcuna premura, la costrinse ad aprirle le labbra, con un morso che la fece gemere, e di certo non per il piacere. La sua lingua andò ad esplorare, prepotente, tutta la bocca di lei, per poi strofinarsi furiosa contro l’altra. La mano scese a sfiorarle il collo e poi si infilò sotto il maglione della divisa, strattonando i bottoni della camicetta con rabbia e strappandoli dalle proprie asole. Introdusse la mano dentro e il contatto delle sue dita gelide con la pelle calda del seno tondo lo fecero fremere, mentre scendeva a morderle appena il collo.

Il serpente che, se non riesce a snodarsi fiero tra il rovo di rose e spine, le straccia con violenza, ferendosi a sua volta.

Un singhiozzo ruppe il silenzio e qualcosa nel petto di lui si dilaniò, mentre le alzava brusco il maglione, tenendola ferma grazie alle gambe che aveva intorno alle sue coscie. Finì di strappargli la camicetta e le sollevò il reggiseno, andando a sfiorare, anche con le labbra, i piccoli seni lattei.
Un altro singhiozzo, questa volta più forte.
Il corpo di lei che tremava sotto il suo tocco, violentemente.
Poi, il suo sospiro.
-Smettila...Draco, ti prego.-

La supplica di un angelo al demonio che lo sta deturpando con rabbia.
Qualcosa che si lacerava nel petto di Lui.
 

 

{ Will we remember all of the suffering
`Cause if we fail it will be in vain}

 {Ci ricorderemo tutte le sofferenze
Perché se falliremo, sarà stato tutto inutile}

 

 

 Draco Malfoy si alzò di scatto e si sollevò appena per poterla osservare, gli occhi dilaniati dallo stupore.
Alexis lo guardava, tremante sotto di lui.
I capelli neri si riversavano, caotici, sul piumone scomposto, e le bende intorno alla testa le davano un’aria malata.
Le guance accesse brillavano di quelle gocce di rugiada che le rigavano copiose e spaventate.
La bocca, livida e gonfia, tremava appena, spaventata.
Il maglione arrotolato fin sul petto, la camicetta malamente strappata e il corpicino scosso, come una bambina ignara che veniva presa da un maniaco e violentata.

Un mostro, come lui.
Ecco in cosa era in grado di trasformarlo, lei.
L’Angelo puro che sottometteva il Demone peccaminoso, che arrivava a tutto pur di renderla Sporca come Lui.
Lui, che se voleva qualcosa, la otteneva sempre, in un modo o nell’altro, anche con la violenza.

Alexis singhiozzò ancora e lui la guardò in viso, un dolore sordo che gli esplodeva nel petto.

Gli occhi di smeraldo sembravano un mare in tempesta, furioso e umiliato.
Come si era sentito Lui.

Le si avvicinò e lei, istintivamente, chiuse gli occhi, scossa. Lui si limitò a sistemarle nuovamente il reggiseno e a tirarle giù il maglione. Poi scese dal letto, lasciandole il tempo di riprendersi e prendendosi lui stesso del tempo per calmarsi e per ragionare. Le diede le spalle e si poggiò con la fronte contro lo specchio, chiudendo gli occhi e insipirando profondamente.
Lo aveva sempre detto: lo avrebbe fatto impazzire e ci era quasi riuscita.
Alexis deglutì e si mise a sedere, stanca e ancora, decisamente, scossa.
Draco Malfoy, il ragazzo che amava e che avrebbe, incondizionatamente, continuato ad amare, l’aveva appena quasi violentata.
Ancora tremando, si passò una mano tra i capelli, forse non ancora del tutto cosciente di ciò che era, veramente, appena successo. Aveva solo un pensiero in mente e solo la forza per portarlo a termine. Con sguardo spento e vuoto, come se non si rendesse davvero conto delle proprie azioni, si alzò dal letto e barcollò leggermente; poi, si avvicinò alla scrivania e sfiorò la sua bacchetta, che impugnò. La osservò per qualche silenzioso secondo, poi si voltò verso Draco e gliela puntò contro.
-Perdonami, amore…-
Mormorò e la agitò lentamente.
-Obli…-
-Expelliarmus!-
La voce di Draco era stata come un’eco lontana e distruttiva. Quando si rese conto che l’aveva osservata muoversi dal riflesso dello specchio, la bacchetta le era già saltata via di mano, finendo tra le dita di Malfoy, che si era girato a fronteggiarla. Lo sguardo che le rivolse era tanto violento da distorcergli ogni lineamento nel viso in una smorfia di rabbia. Solo per un secondo, l’argento vivo si spense in un’espressione malinconica e ferita, mentre scendeva ad osservare la bacchetta di Alexis, che stringeva ora tra le dita.
-Non riesci a fidarti di me fino a questo punto.-
Mormorò e la sua non era una domanda, ma una vera e propria constatazione.
Alexis deglutì e indietreggiò di un passo. Poi, senza pensare alle conseguenze, si gettò contro la porta, pronta a scappare. Fu allora che, di nuovo, Draco alzò il viso di scatto e le lanciò un’occhiata carica di autentico odio.
-Non così in fretta, amore.-
Le puntò la bacchetta contro, agitandola con violenza.
-Incarceramus!-
Il grido esplose prima che lei potesse raggiungere la maniglia della porta. Una serie di corde spesse le si legarono attorno alle gambe, facendola cadere rovinosamente in terra, e altre le si strinsero sui polsi, impedendole ogni movimento. Il tempo di un secondo e Draco le fu addosso.
-Volevi andare da qualche parte, amore?-
La schernì e lei lo guardò a metà tra lo spaventato e l’impavido.

La giusta e degna sorella di San Potter.
Draco se la caricò in spalla e la mise sul letto, prima di rimettercisi di nuovo sopra, la bacchetta ancora spianata a tenere sotto tiro quel viso impertinente. Si chinò appena e il suo naso sfiorò quello di lei, solo che, questa volta, non c’era nulla di romantico in quel gesto.
-La mia pazienza ha un limite, Potter, e con tutte le stronzate che hai fatto oggi, l’hai decisamente esaurita.-
Sentenziò e le sue parole le tagliarono le labbra come piccoli stiletti di cristallo.
-Visto che non fidi di me, faremo a modo mio: da oggi sarai mia schiava.-
Decretò serio, prendendole il mento con la mano e stringendo appena.
Alexis spalancò gli occhi, sconcertata, ma lui non le diede il tempo di replicare.
-Qualsiasi cosa io ti chieda di fare, dovrai eseguirla. Se trasgredisci alle mie regole o il tuo servizio non mi soddisfa, dirò a tutti la verità sul tuo conto, sono stato chiaro?-
La minacciò e la presa attorno al suo mento si spostò sul suo collo sottile, stringolo appena. Alexis annuì appena.

Quante stronzate che si possono fare quando si è guidati dalla rabbia. O dalla paura. E loro due lo sapevano benissimo.
-Bene. Non ti dovrai mai allontanare da me e, soprattutto, non dovrai più rivolgere la parola a quell’idiota di Potter. Anzi, a tuo fratello…-
Ordinò, lanciandole un’occhiata severa, mentre un ghigno che rasentava il sadico gli si allargava sulle labbra perfette.
-Ma questo è ingiusto!-
Sbottò lei, senza riuscire a trattenersi e meritandosi, per questo, un’occhiataccia piuttosto eloquente.
-Non mi sembri nella posizione adatta per parlare di giustizia, né nelle condizioni di replicare ai miei comandi.-
La schernì, alzando un sopracciglio e prendendole di nuovo il mento tra le dita, con forza.
-A meno che tu non decida di dire tutta la verità…- osservò pensoso, ma poi sghignazzò senza allegria –Ma non credo affatto lo farai…-
Le lanciò un’occhiata dolce e melliflua, sfiorandole una guancia con le dita.
-Da oggi dormirai qui: ti voglio sempre accanto, così potrò chiederti ciò che voglio, in qualsiasi momento.-
Ordinò ancora e lei aggrottò le sopracciglia. Senza curarsene, lui si piegò in avanti e le strappò un bacio, facendo schioccare rumorosamente le loro labbra.
Poi le sorrise, perverso, e si alzò dal letto. Le puntò la bacchetta contro e lei chiuse gli occhi, temendo che le avrebbe fatto del male. Lui si limitò a liberarla dalle catene.
-Hai paura di me ora, piccola?-
La schernì divertito, prima di prendere il mantello della divisa e gettarselo alle spalle. Poi si avviò verso la porta e, prima di aprirla, le gettò un’occhiata da sopra la spalla, del tutto indifferente.
-Resta qui e non ti muovere. Non ti conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte le suppliche del mondo a fermarmi.-
La minacciò con dolcezza, rivolgendole un sorriso affabile. Poi si voltò e aprì la porta.
-E’ un piacere fare affari con te, amore.-
Concluse, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandola lì.

Sola.
Spaventata.
Arrabbiata.

Alexis osservò la porta, mentre la disperazione e la consapevolezza di tutto ciò che era appena successo la colpivano in pieno, con la forza distruttiva di un uragano.
Si accoccolò su di un fianco e si mise le nocche tra i denti, stringendole forte per non urlare d’isteria.

E solo allora, si concesse di sfogarsi in un pianto silenzioso e doloroso. 

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso, avrebbe detto Hermione Granger, attingendo ad uno dei tanti proverbi babbani.

 

 

{Sanctus Espiritus, redeem us from our solemn hour
Sanctus Espiritus, insanity is all around us
Sanctus Espiritus, is this what we deserve?
Can we break free

From chains of never-ending agony?}

 

{ Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Ebbene sì, eccoci qui.
Finalmente posso dare libero sfogo a ciò che ho da dire!
Innanzittutto, credo sia stato uno dei capitoli più impegnativi che abbia mai scritto, tanto è vero che ho avuto un blocco incredibile di due settimane, fino a ieri, che mi sono messa al computer e non ho staccato il sederino dalla sedia fino a che non ho inserito l’ultima parola. E, stranamente, devo dire che sono parecchio soddisfatta del risultato ottenuto. Direi che, per me, è decisamente annoverabile tra i capitoli migliori che io abbia mai scritto.
E’ stato difficile idearlo e scriverlo, perché raccontava uno dei pochi episodi che sono sempre esistiti della fan fiction, da quando ho deciso di scrivere questa storia. Sapevo che il primo a scoprire della vera identità di Alexis sarebbe stato Draco; sapevo che lo avrebbe scoperto tramite una lettera e che la lettera l’avrebbe presa dopo che lei sarebbe scivolata dalle scale della Guferia; sapevo che Draco l’avrebbe ricattata e l’avrebbe resa sua schiava. Dunque, l’idea c’era tutta, ora bisognava solo metterla per iscritto, stando attenta a non esagerare troppo le cose né a mettere qualche dialogo o reazione sbagliata al momento sbagliato, perché trovo che, arrivati a questo punto della storia, dato il rapporto che è cresciuto tra Alexis e Draco, questo è un momento davvero delicato. Quindi, ce l’ho messa davvero tutta per renderlo quanto più reale possibile e spero di esserci riuscita. Come spero di avervi trasmesso quelle stesse emozioni che io, quasi tremando, provavo mentre mettevo per iscritto tutte le frasi di questo capitolo.
Spero quindi che vi sia piaciuto e di non aver deluso nessuna aspettativa: in fondo, quando si lascia una conclusione come quella del capitolo scorso, c’è sempre l’attesa e la paura di non riuscire a raggiungere le aspettative di tutti. Ma la storia deve andare così, io voglio che vada così, quindi spero sinceramente di non aver deluso nessuno!

 
Passando ad alcune note del capitolo – sì, sarà una cosa lunga oggi, ma credo di meritarmelo il mio spazio dato il capitolo lassù ù___ù:

 
1.La canzone che da il titolo al capitolo e della quale ho preso le parole, è Our Solemn Hour dei Within Temptation. Se la volete ascoltare, la trovate qui
à http://www.youtube.com/watch?v=p4h1wciz45o

2. Quando Draco di riferisce a Sirius chiamandolo cane non è assolutamente perché  lui sa che è un animagus, ma è semplicemente un insulto.

3. Draco chiama Alexis Piccola sudicia Mezzosangue perché, effettivamente, lei lo è,    esattamente come Harry. Infatti, nella traduzione italiana è stato sbagliato il termine, perché Hermione non è un Half-Blood, ma una Mud-Blood, ovvero una Sanguesporco, perché ha entrambi i genitori babbani. Harry – e quindi anche Alexis- sono nati da un Purosangue e una Sanguesporco, quindi ne consegue che loro sono Mezzosangue.

4. Quando Alexis guarda il braccialetto, non è che esso sia veramente cambiato, è solo che a lei, in quel momento, non sembra più un elegante serpente che si snoda tra il rovo di rose, ma le sembra che esso stia combattendo con esse.

 

 

Dunque, con questo credo sia tutto, gente!
Passo ai ringraziamenti finali, perché credo sia d’obbligo!

 

Grazie mille alle 13 fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo scorso :3

 E in particolare a DreamWanderer, che mi ha scritto un commento che mi ha lasciata, letteralmente senza fiato! Grazie tesoro <3

 E grazie a tutti gli altri, perché è solo grazie a voi che questa storia è arrivata ad avere:

 

Oltre 26.000 letture
221 recensioni
89 preferiti
14 ricordati
75 seguiti

 

 Grazie mille a tutti, davvero <3

 

Ci sentiamo prossimamente!
Buon 2011 a tutti, se non ci sentiamo prima :3

   
 
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