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Autore: Giulia K Monroe    08/01/2011    19 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Ok.

Sono leggermente sbalordita.
No, ma che dico!
Sono esageratamente sbalordita!*___*

Cioè, 21 recensioni solo per lo scorso capitolo!
Sono ancora emozionata al pensiero: è il numero più alto di commenti che ho ricevuto per un solo capitolo!°___°
Davvero, grazie mille a tutti per l’affetto e l’entusiasmo con cui continuate a seguirmi!
Quando, due anni fa ormai, iniziai a scrivere il primo capitolo di questa storia, giuro che non mi sarei mai e poi mai immaginata di riuscire a ricevere addirittura 21 recensioni per un solo capitolo!
Né, di riuscire ad avere, in totale, a storia ancora da concludersi, ben 250 commenti!

Grazie, grazie, grazie!
Sono sempre un po’ in imbarazzo in questi casi, perché ho sempre l’impressione che un mio semplice GRAZIE non sia abbastanza per ripagarvi dell’affetto che mi trasmettete tramite i vostri commenti.
Sul serio, io vi adoro, dal primo all’ultimo!
Adoro chi commenta sempre e chi sporadicamente, i nuovi arrivati che riescono a leggersi 400 pagine di fan fiction in una sola botta –complimenti, davvero!-, chi mi aggiunge tra le sue autrici preferite, chi aggiunge questa storia a preferiti, ricordati e seguiti, e anche coloro che, in silenzio, continuano a leggere e ad apprezzare questa mia piccola storia!
Poi un grazie davvero speciale alle 21 persone che si sono prese un po’ del loro tempo per lasciarmi un commento allo scorso capitolo ( Books; gufetta_95; Lione94; Misery13; Zakurio; le_montagnine; Panta Rei; jececca; terryborry; harmon8y9; Enris; miyuko; BeggyStar; elita; edlla; Minnieinlove; brando; googletta; _bambolina_; pulcino; FrankyDamix )

G R A Z I E  davvero, infinitamente grazie!
Per ogni parola che mi avete lasciato, per avermi fatto capire di essere riuscita a scrivere il capitolo che volevo, per l’affetto delle vostre frasi e per il sostegno che mi regalate con ogni lettera pigiata sulle vostre tastiere per lasciarmi un commento!

 Ora, passiamo a questo nuovo capitolo: ammetto di essere un po’ preoccupata.
Il capitolo in sé mi piace, ho dovuto tagliarlo perché già così erano 19 pagine e aggiungere le ultime due parti che mi ero prefissata sarebbe stato allungarlo ancora di più e forse rischiava di diventare troppo pesante!
Il mio problema è che dopo un capitolo come ‘Our Solemn Hour’, ricco di emozioni e molto apprezzato da tutti voi, ho paura che questo qui non ne sia all’altezza, risultando un po’ deludente e non rispettando le vostre aspettative.
Beh, spero sinceramente che non sia così. Anche per questo capitolo, come per quello scorso e tutti gli altri prima, ci ho messo tutta me stessa, quindi spero vi piaccia *_*

E, ovviamente, sarebbe un sogno vedervi nuovamente tanto numerosi a commentare!

 
Mi scuso se questa presentazione è un po’ disconnessa con le parole, ma non mi sento troppo bene…
Quindi, dopo questa lunga prefazione, vi lascio a leggere il capitolo :3
Un bacione enorme<3

 

Giulia.

 

 
PS. Ho creato un profilo su facebook per questo account di EFP, dove poter interagire con chi mi segue e magari, di tanto in tanto, aggiungere qualche spoilerata sui nuovi capitoli di ‘Un Particolare In Più’. Se vi va di aggiungermi, ne sarei davvero onorata!
Questo è il link al profilo
à http://www.facebook.com/profile.php?id=100000118708744

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXIII
Schiava di Malfoy

 

 

 





Anche il campo di rose blu era completamente innevato e la cosa la sorprese.
Eppure, stranamente, non sentiva affatto freddo, nonostante fosse vestita solamente di una camicia da notte estiva, di bianca seta, piacevole contro la sue pelle.
Come era finita lì, sinceramente, non se lo ricordava affatto.
Non ricordava nulla, veramente. Come se fosse stata Obliviata più di una volta, ripetutamente. Una fitta alle tempie sembrava volerle confermare la cosa.
Alexis Potter si guardò intorno, smarrita: non aveva memoria di nulla, se non di quello splendido campo innevato, come se la sua vita l’avesse vissuta interamente lì.

Eppure, era felice.
Con un sorriso sulle belle labbra, si alzò in piedi, leggera come non si era mai sentita in tutta la sua vita. Volteggiò tra i fiocchi di neve, sollevando le braccia al cielo per raccoglierli nei palmi: erano soffici e delicati, ma assolutamente non freddi, come invece si sarebbe aspettata. La cosa la fece ridere divertita, come una bambina. Chiuse gli occhi e lasciò che la neve le accarezzasse il profilo delle guance.
Poi, l’odore della legna bruciata le solleticò il naso, costringendola a voltarsi appena.

Odore di casa.
Le aveva sempre ricordato Sirius: le sere passate davanti al caminetto a Grimmould Place, accanto a lui che le raccontava le avventure dei Malandrini, conservavano sempre un posto speciale nel suo cuore.
Un posto a cui nessuno avrebbe mai potuto avere accesso.
Aprì gli occhi e si trovò davanti ad una casetta di campagna. Era piccola e interamente in legno e dava l’idea di essere terribilmente accogliente. Dal piccolo comignolo fuoriusciva una lunga nuvola nera, che si perdeva nel cielo buio di quella notte priva di stelle.
Per un solo momento, ebbe quasi la certezza che aprendo la porta avrebbe trovato Sirius ad accoglierla: i capelli neri che scendevano in ciocche eleganti a coprire di sfuggita lo sguardo arrogante e le sopracciglia oblique.
Dimenticata la neve, si precipitò all’ingresso della casetta e sbirciò l’interno dalla piccola finestrella illuminata: all’interno c’era una donna intenta a cuocere qualcosa in un calderone. La osservò per qualche minuto, poi la donna alzò il viso e intercettò il suo sguardo. Le sorrise, come solo lei sapeva fare, e le fece un cenno con la mano, invitandola ad entrare. Senza farselo ripetere due volte, Alexis aprì la porta e si introdusse nella casa, dove un caldo accogliente l’avvolse piacevole.
La donna le si avvicinò: aveva una lunga massa di capelli boccolosi, di un rosso tanto intenso da far male e due occhi spaventosamente verdi e materni.
-Ben tornata, piccola Alexis.-
La salutò, porgendole una mano. Senza rispondere, la Potter si limitò a sorridere e le prese la mano, lasciandosi condurre al tavolo che occupava un lato della stanza. La bella dea, come l’aveva rinominata lei stessa tempo prima, le porse una scodella e la riempì con il contenuto del calderone.
-Ecco, mangia: devi essere affamata.-
Alexis sorrise ancora, quasi incapace di parlare. Si sedette composta e prese il cucchiaio che la donna le porgeva. Lo immerse nella ciotola, ma scattò immediatamente indietro, come scottata. Cacciò un urlo e balzò in piedi, rovesciando la sedia.

Era…sangue?
La donna le rivolse un’occhiata strana, corrugando le eleganti sopracciglia.
-Qualcosa non va, tesoro?-
Alexis si voltò a guardarla, gli occhi enormi sul visino pallido.
-È…È sangue quello!-
Urlò, con una punta d’isteria nella voce incrinata.
La dea piegò il viso su di un lato e si avvicinò alla ciotola, che prese tra le mani. Poi, inaspettatamente, scoppiò in una risata delicata che ebbe il potere di farla tranquillizzare immediatamente.
-Ma no, sciocchina! E’ solamente zuppa di pomodori.- la schernì, scuotendo il capo e porgendole di nuovo la scodella –Vedi?-
Alexis chinò lo sguardo sul liquido rossastro e ora, in effetti, aveva tutta l’impressione di essere un’ottima e calda zuppa di pomodori. Sbattè le palpebre più di una volta e poi si prese la fronte con una mano, accasciandosi sulla sedia che la dea aveva di nuovo tirato su.
-Perdonami, Lily…Devo essere proprio stanca.-
Si scusò, mordendosi appena il labbro inferiore. Si tastò delicata le tempie, come sorpresa di non trovarci qualcosa che invece avrebbe dovuto esserci. Un nuovo dolore alla base della cute la convinse a desistere dal ricordare.
La dea le sorrise e le si avvicinò, prendendole delicatamente i polsi.

Un flash, nella sua memoria, le fece dolere il petto.
Mani bianche che le sfioravano i polsi in una presa gentile, per toglierle le dita da quella ferita.

Sobbalzò, spalancando gli occhi, come se solo in quel momento si fosse resa conto di una cosa importantissima che però, appena incrociò lo sguardo di smeraldo, dolce e materno, della sua dea, dimenticò completamente, lasciandosela scivolare via come sabbia bianca tra le dita.
-C’è qualcosa che ti preoccupa, mia piccola Alexis?-
Le chiese ansiosa, prendendole il viso con una mano e costringendola ad alzare il mento, per poterla guardare.

Occhi d’argento davanti ai suoi, carichi di odio e frustrazione, che sostituirono quelli della dea che lei aveva rinominato Lily, come sua madre, per un solo istante e basta, prima di tornare ad essere il nulla vuoto nella sua memoria inesistente.
La guardò con occhi vacui e scosse appena il capo.
-No. Non me lo ricordo.-
Mormorò, corrugando le sopracciglia nello sforzo. La donna la strinse a sé, premendole il viso contro il petto, pericolosamente vicino al punto in cui la strana rosa rossa le penetrava la carne bianca e perfetta.
Sorrise e di un sorriso un po’ folle.
-Esatto.-
Le sibilò all’orecchio, prendendo a sfiorarle i capelli con gesti lenti e misurati.
Poi, all’improvviso, qualcuno bussò alla porta della piccola casetta.
La dea si voltò di scatto, dando le spalle ad Alexis che la sentì chiaramente…ringhiare?
Accadde tutto troppo velocemente perché lei ci capisse qualcosa. Il mondo prese a vorticarle intorno, la porta esplose e la dea scomparve.
La sua attenzione fu catturata da un dolore acuto al polso: era come se qualcuno di molto forte le stesse stritolando la pelle. Alzò il braccio e vide il braccialetto diventare sempre più piccolo, creando quasi un solco sul suo polso.

Il serpente si snodò dal rovo di spine e le sibilò contro, maligno, prima di emanare una luminescenza accecante ed esplodere in piccoli frammenti.
Poi, scomparve anche lei, nell’oblio della dimenticanza. 




 

Alexis Potter si rigirò nell’enorme letto, muovendo le mani alla disperata ricerca di libertà dal pesante groviglio di coperte che quasi la soffocavano. Mugugnò qualcosa di indefinito e scosse la testa più volte, prima di spalancare gli occhi, che brillarono di puro terrore. Si alzò a sedere di scatto, come fosse stata improvvisamente punta da un inferocito Ricciocorno Schiattoso. I capelli le si riversono sul viso, in ciocche scomposte e disordinate; aveva il fiato corto, come se si fosse appena svegliata da una lunga corsa.
Una corsa per scappare da quel sogno maledetto.
Socchiuse gli occhi e respirò lentamente, portandosi una mano al petto.
Inspirare.
Espirare.
Calmarsi.

Il mondo le vorticò leggermente intorno, come lamentela della testa ferita che protestava per quello scatto così brusco. Si prese tutto il tempo necessario per stabilizzarsi e si portò le mani, dalle dita gelide, ad accogliere le guance bollenti, trovando sollievo.
Deglutì e riaprì gli occhi, piano, solo quando fu sicura che le immagini non le traballasero più davanti. Si guardò intorno e il ricordo della sera precedente la colpì.

Come uno Schiantesimo in pieno petto.
Si liberò del groviglio di coperte che le stavano ancora soffocando le cosce e raccolse le gambe al petto, nascondendovici il viso sopra.
Che cosa aveva fatto?
Battè la fronte contro le ginocchia, ignorando il dolore alle tempie.
Stupida.
Stupida.
Stupida.

-Stupida!-
Esclamò infine, dando l’ennesima capocciata. Si mise poi le dita tra capelli e piegò la testa all’indietro, sbattendo appena contro il muro.

Ancora dolore.
Ignorarlo nuovamente.

Si rimise le mani sulle guance e si diede qualche colpetto, sperando in chissà quale grazia divina che, lo sapeva, non sarebbe mai arrivata.
Poi, all’improvviso, spalancò di nuovo gli occhi.

Draco!
Si voltò di scatto ad osservare l’altro lato dell’enorme letto in cui, la sera prima, si era addormentata piangendo.
Lo fissò per qualche istante, poi sospirò e allungò una mano.

Una fitta al cuore.
Le dita tremanti sfiorarono il cuscino e ricaddero miseramente nel vuoto. 

Lui non c’era.

Sospirò e socchiuse di nuovo gli occhi, stringendo le mani in due pugni che artigliarono il bordo del piumone, stropicciandolo appena.
Era arrabbiato.
Ragionevolmente ed esageratamente incazzato.
E ora, sapeva tutto.
La verità: un’arma a doppiotaglio, che poteva ferire la prigioniera e il carceriere in qualsiasi momento.
Bastava solo una mossa più azzardata per superare il confine.
Lei, sua schiava.
Dove li avrebbe portati quella storia?

Alexis riaprì gli occhi, sentendosi improvvisamente stanca e svuotata di tutte le forze, come un palloncino sgonfio, che non ha più la forza di librarsi nell’aria. Pigra, si alzò dal letto e si diresse in bagno, dove si tolse la benda ormai scomposta e si sciacquò il viso, prima di osservare il suo disastroso riflesso nello specchio: i capelli erano gonfi e privi di forma, gli occhi vuoti e scavati nel viso troppo pallido, le labbra gonfie della violenza subita. Un brivido le percorse la schiena, al ricordo della prepotenza con cui Draco l’aveva toccata.
Quasi violentata.
Le venne da piangere, di nuovo, ma si trattenne coraggiosamente e alzò il mento, lanciandosi un’occhiata fiera al di là dello specchio. Contro ogni logica razionale, le venne da sorridere: si ricordava Blaise Zabini, in quel momento, sempre pronto a lanciarsi affascinanti occhiate da ogni superficie riflettente del castello – che stesse impazzendo? Scosse la testa e frugò nei cassetti del mobiletto, alla ricerca di una spazzola: trovò solo un piccolo pettine e si accontentò, utilizzandolo come meglio poteva per sbrigliarsi i capelli che ora, leggermente elettrici, le si alzavano da una parte all’altra, indomabili.
Capelli di una Potter.
Si diede qualche pizzicotto sulle guance, per ridarsi colorito, e poi tornò in camera. Si guardò intorno, mettendo le mani sui fianchi, senza sapere che cosa fare. Guardò la porta, indecisa: andare a prendere una divisa pulita – cambiarsi la camicia strappata, magari – non sarebbe stata una cattiva idea.
Resta qui e non ti muovere. Non ti conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte le suppliche del mondo a fermarmi.”
Le parole di Draco le attraversarono la memoria e un brivido violento le scrollò le spalle.
Scosse la testa per l’ennesima volta, per cacciare la sensazione terribile che le opprimeva il petto ad ogni ricordo di quella dannata serata.

Draco dormiens numquam titillandus.

Recitava il motto di Hogwarts e forse era meglio dargli retta.

Non voleva di certo attirarsi ulteriormente le ire del drago.
Si guardò intorno, ancora, senza sapere cosa fare. Poi, il suo sguardo si concentrò sul letto disfatto.
“Da oggi sarai mia schiava”
Sbattè le palpebre, un po’ perplessa per il pensiero che le era baluginato in mente.
Una schiava.
Rimuginò, poi alzò lo sguardo al cielo e prese il piumone, gettandolo ai piedi del letto.
Una schiava era dedita alle faccende domestiche, no?
Stava sprimacciando un cuscino, quando la porta della camera si aprì, facendola sobbalzare appena. Si voltò di scatto per osservare Draco Malfoy entrare nella camera e richiudersi la porta alle spalle, come se lei neanche ci fosse.
Senza guardarla né rivolgerle un saluto, si levò il mantello e lo lanciò sopra la sedia; si allentò la cravatta e si sbottonò la camicia, frizionandosi i capelli con una mano, distrattamente.
Aveva il viso pallido e profonde occhiaie scure gli scavano appena gli occhi spenti.

Doveva essere stato sveglio tutta la notte, chissà dove.
Alexis deglutì appena, mentre lui si toglieva le scarpe e le lanciava sotto la scrivania, dove presto le raggiunsero anche la cravatta e la camicia. La ragazza gli voltò le spalle, leggermente rossa in viso: anche se l’aveva quasi violentata, non poteva di certo impedirsi di pensare che, comunque, Draco Malfoy fosse dannatamente bello, con i muscoli dell’addome che tiravano in modo sublime la pelle bianca, dove i duri allenamenti di Quidditch, iniziati molto prima, a casa sua, lo avevano forgiato.
Scosse ancora la testa e si riconcentrò sul cuscino, che depositò sul letto, prima di coprirlo con il lenzuolo. Draco la oltrepassò e si infilò nel bagno, come se lei neanche ci fosse. Poi, tornò indietro e le lanciò uno sguardo perplesso dalla porta del bagno.
-Si puo’ sapere che diavolo stai facendo?-
Alexis sobbalzò spaventata perché non si era assolutamente aspettata di sentire la sua voce.

Quel tono freddo e ancora decisamente arrabbiato, velato appena da una confusione comprensibile.
Si tirò su, raddrizzando la schiena, e alzò il mento, fiera, senza voltarsi a guardarlo. Rimase a fissare il suo riflesso nello specchio, perché, in effetti, non aveva il coraggio di affrontarlo a viso aperto.
Mai lasciare al serpente la possibilità di incantarti con il suo sguardo serafico o potresti ritrovarti morsa e avvelenata prima che riesca a rendertene conto.
Si schiarì appena la voce, ostentando quel coraggio che, oramai, le apparteneva solo per facciata.
-Ti sto sistemando il letto.-
Si limitò a rispondere, secca.
Draco le fissò la schiena con insistenza, sollevando un sopracciglio.
-E perché?-
Questa volta fu il turno di Alexis di aggrottare la fronte; incrociò le braccia al petto, leggermente stizzita.
-Hai detto che dovevo essere tua schiava. Non è forse questo quello che fanno le schiave?-
Fredda e tagliente, la sua voce berciò nel silenzio con autentico orgoglio e gli occhi di Draco bruciarono sorpresi. Senza degnarlo di ulteriori attenzioni, Alexis si piegò di nuovo e continuò a sistemare il letto.
-Smettila.-
Il tono imperioso del ragazzo le fece salire un brivido lungo tutta la schiena e la gelò sul posto. Deglutì e strinse le mani in due pugni.
-Sei una stupida.- la rimproverò, atono, e lei si voltò, finalmente, a fronteggiarlo, con le sopracciglia corrugate nello sforzo inutile di comprenderlo –Ho detto che saresti stata mia schiava, non un elfo domestico.-
Le fece notare, poggiando la testa sullo stipite della porta e osservandola con un’occhiata infastidita. Alexis sbattè le palpebre ripetutamente e le sue guance assunsero una deliziosa tintarella.

No, non deliziosa.
Bugiarda.
Odiosa.
Maledetta.
Dannata… mente deliziosa.

Draco Malfoy strinse gli occhi pericolosamente a quel pensiero e un nervo teso affiorò sulla guancia bianca.
Infido angelo ammaliatore.
Lei deglutì e indietreggiò di un passo, spaventata dalla cattiveria improvvisa e gratuita di quello sguardo che, fino ad un giorno prima, l’aveva sempre guardata con protettiva gentilezza e fermo desiderio. Abbassò il viso e prese a contorcersi le mani, nervosa, mentre borbottava qualcosa di poco chiaro. Senza degnarla di ulteriori attenzioni, Draco si chiuse in bagno.
Alexis si prese la fronte tra le mani ed ebbe voglia di strapparsi tutti i capelli. Poi, pensò che sarebbe stato ancora più rilassante strappare quelli di Malfoy. Magari a morsi.
Si lasciò ricadere a peso morto sul letto e si massaggiò le tempie: era sinceramente preoccupata per quello che l’aspettava.

Un inferno, sicuro, dal momento che il suo carceriere era un demonio vestito da angelo.

Quando il Demonio uscì dal bagno, aveva un aspetto decisamente migliore: i capelli erano stati trattenuti dalla solita mano di gel e il viso pallido non recava alcuna traccia della nottata bianca che aveva affrontato. Alexis lo studiò di sottecchi, sollevandosi lentamente dal letto, e lui, senza degnarla di attenzioni, aprì l’anta dell’armadio, scansando i residui dello specchio con un gesto non curante del piede, coperto di nuovo dalle scarpe lucide. Scelse una camicia e se la infilò, con la pigra lentezza di chi non ha nulla da fare. Poi, si annodò la cravatta al collo e infilò il maglioncino grigio.
Quello stesso maglioncino che lei, ultimamente, adorava sfiorare con le dita, per sentirne la morbidezza incredibile e il calore che solo lui sapeva regalarle.
Strinse le mani in due pugni, a quel pensiero, che le faceva solo male.
Lanciandogli un’altra occhiata di sottecchi, le venne spontaneo domandarsi che cosa avesse intenzione di chiederle.
Che cosa ne sarebbe stato di loro.

A quale caro prezzo si protegge un segreto.
-Andiamo.-
Le ordinò all’improvviso e lei, di nuovo, sobbalzò sorpresa, come se non si aspettasse che lui le rivolgesse ancora la parola.
-Do…Dove?-
Domandò, incerta, scattando in piedi.
Draco Malfoy sorrise con fredda gentilezza.
-Ma a colazione, amore. Dove se no?-
La schernì e il tono mellifluo delle sue parole le scese sulla pelle come una ventata gelida e tagliente. Rabbrividì e abbassò lo sguardo, deglutendo appena.

Quella situazione non le piaceva. Non le piaceva per niente!
Poi, come ricordatasi di un elemento importante, alzò il viso di scatto e Draco si limitò ad osservarla impassibile.
-Ma non posso andarci così…Insomma, mi serve un’altra camicia.-
Mormorò, tirandosi giù il lembo del maglione con le mani, come per nascondere la pelle bianca della pancia che era inevitabilmente rimasta scoperta.
Draco sogghignò appena, tanto che, per un momento, lei temette davvero per il peggio.
Poi, si girò e, sbuffando, prese una sua camicia dall’armadio e gliela lanciò.
-Ecco. Vestiti e andiamo, ho fame.- 




 

Se era vero che ogni specchio rotto portava sette anni di guai, Malfoy ne aveva in abbondanza per tutta la vita.
Forse anche di più.
Era questo quello che pensava Blaise Zabini, mentre gli studiava la mano malamente fasciata.
Scosse il capo, leggermente esasperato, e alcune ciocche di capelli neri calarono a coprirgli lo sguardo.

Un coro di sospiri si levò alla sua destra.
Con un gesto elegante della mano abbronzata ricacciò le ciocche al lato del suo viso e poi si allungò a prendere uno dei suoi dolcetti viola, prima che Draco decidesse di ridurli tutti nuovamente in briciole.
Un altro coro di sospiri si sollevò alla sua sinistra.
Draco Malfoy lanciò un’occhiataccia al piccolo fan club personale di Blaise Zabini, mentre l’idolo in questione rivolgeva loro un sorriso seducente.
Inutile dire che, nuovamente, le piccole ochette schiamazzarono entusiaste.
-Dì loro di smetterla o sarò io a rivolgergli qualche parola.-
Crucio…o Avada Kedavra, magari.
Blaise si voltò a lanciargli un’occhiata offesa.
-Malfoy, se sei stressato, sei pregato di non sfogarti sulle mie gioie.-
Lo rimproverò e le piccole primine – ma anche qualcuna più grandicella, se vogliamo dirla tutta – fecero una linguaccia al biondino, tutte soddisfatte.
-Non mi sembra che io mi sfoghi su Alexandra, quando sono nervoso.-
Aggiunse, alzando il mento con aria indispettita e allungando una mano per capovolgere la tazzina che aveva di fronte; subito, una piccoletta dai capelli rossi gli versò del the e lui le regalò un sorriso distratto che la fece arrossire.
Draco gli lanciò un’altra occhiataccia, che però cadde nel vuoto, dato che Zabini, sotto richiesta, era tutto preoccupato ad insegnare alle sue fanciulle come bere del the in perfetto stile inglese. Lo mandò mentalmente al diavolo più di una volta, prima di pulirsi la mano dalle briciole dell’ultimo biscotto che aveva, involontariamente, stritolato.
Alexandra Bl…No, Alexis Potter, seduta accanto a lui, fissava il proprio piatto con innaturale interesse, spezzettando una briosche senza avere davvero l’aria di una che volesse mangiarla. Poco distante, Pansy Parkinson e la sua banda di ochette starnazzavano divertite ad una barzelletta di Goyle che, sicuramente, non avrebbe fatto ridere nessun altro che delle teste vuote come loro. Diamond Cherin aveva preso posto al tavolo dei Corvonero e parlava in modo concitato con Charlie Liplose, facendogli venire in mente che forse, la biondina, dopo aver provato gran parte della fauna maschile di Hogwarts, voleva passare anche all’altra sponda. Chissà cosa ne avrebbe pensato Nott che, quella mattina, a colazione, non c’era.

Che fosse rimasto traumatizzato dalla notizia che forse la sua ragazza volesse diventare lesbica?
In effetti, tempo addietro aveva avuto il mezzo sospetto che la Cherin fosse attratta dalla piccola Alexandra Black ma, fortunatamente per lui, Alexandra…no, Alexis Potter, era convintamente etero.
Strinse la mano in un pugno, al ricordo di quel nome che forse era solo un nome; o forse, segnava qualcosa di più profondo al quale, sinceramente, non aveva neanche voglia di pensare.
Certo, se la Cherin si fosse davvero rivelata lesbica, sarebbe stato un colpo di scena: aveva dovuto farsi gran parte della popolazione maschile di Hogwarts per capirlo?
Beh, anche Blaise tendeva a farsi tutta la fauna femminile della scuola, solitamente, e non era minimamente intenzionato ad avere una relazione fissa, ma questo non significava affatto che lui fosse gay. No…?
Spalancando appena gli occhi, Draco si voltò verso Blaise che continuava a tenere la tazzina da the a mezz’aria, il mignolo rigorosamente alzato come una regina. Lo fissò e deglutì.
-Ehm…Blaise?-
Il ragazzo si voltò a guardarlo con un’occhiata di sufficienza, infastidito dall’essere stato interrotto proprio nella parte migliore della sua spiegazione.
-Sì, Malfoy?-
Draco lo osservò per qualche istante e Zabini restituì l’occhiata con un sopracciglio alzato.
-Tu non sei gay, vero?-
C’era quasi una nota di sottile panico nella voce di Draco, a quel pensiero: per Salazar, lo aveva visto più volte nudo Blaise che Alexis! – e nessuno pensi male.
Il moro lo fissò impassibile, come se quella domanda non fosse neanche degna di una risposta.
-Draco, gioia dei miei occhi.- cominciò, posando la tazzina con innaturale calma e girandosi di nuovo verso di lui per mettergli una mano sulla spalla. Malfoy deglutì ancora, seguendo le dita dell’amico con lo sguardo. –Per quanto tu possa essere incredibilmente affascinante, mi dispiace deluderti: non sei il mio tipo.-
Draco allargò gli occhi, preoccupato. Blaise gli sorrise in modo seducente, alzando una mano a sfiorargli una guancia, sotto lo sguardo preoccupato del piccolo fan club: insomma, Blaise Zabini, il loro idolo, non poteva essere gay!
-Certo, se tu fossi un pochino più in carne, con due gambe chilometriche, una lunga massa di capelli biondi e un florido paio di tette, allora forse potrei cambiare idea.-
Lo schernì, dandogli un pizzicotto sulla guancia. Draco fece una smorfia e gli schiaffeggiò la mano.
-Ah ah, divertente Blaise, davvero.-
Il moro si strinse nelle spalle.
-A domande stupide, risposte stupide. Dì, ti sei fatto una dose di Artigli di Drago stamattina? Perché se è così e non mi hai invitato, potrei seriamente offendermi.-
Draco storse le labbra in un’altra smorfia e Zabini gli diede una pacca confortevole su di una spalla.
-Mi dispiace, mon ami, ma sono etero ed intendo restarci. Non potrei fare un torto così grande al genere femminile, non ti pare? So che anche tu sei rimasto affascinato dalla mia bellezza smodata, ma dovrai cercare altrove.- lo schernì, scuotendo i capelli con fare vanitoso – Prova a chiedere ad Ernie Macmillan, gira voce che lui apprezzi molto…-
Ma non concluse la frase, perché Draco gli mollò un ceffone sulla nuca, come chiara risposta che a lui, degli altri maschi, non interessava proprio una zucca secca.
Blaise si strinse nelle spalle e tornò ad occuparsi delle sue ‘gioie’, che sospirarono sollevate alla notizia che il ragazzo che amavano e veneravano era convintamente etero.
Alexis Potter, che aveva sorriso di quella scena di tenera quotidianità, come se tutto quello che fosse successo la sera prima fosse, momentaneamente, solo un ricordo lontano, che poteva venir tranquillamente archiviato, non aveva comunque detto una parola. Ora, tra l’altro, la sua attenzione era stata catturata dall’entrata in Sala Grande del “Trio Miracoli”: Hermione Granger, come sempre in prima fila, con un grosso tomo tra le braccia, Ron Weasley, che si trascinava dietro di lei coprendo un grosso sbadiglio e, infine, Harry Potter, il cui sguardo, come attratto da una forza incontrastabile, era andato immediatamente a cercare quello della Black, che aveva sorriso appena, come semplice saluto.
-Versami del latte.-
La voce di Draco, al suo fianco, la fece trasalire. Si voltò verso di lui e gli lanciò un’occhiata confusa.
-Come, scusa?-
-Versami del latte.-
Ripetè lui, impassibile, mostrandole la tazza vuota. Alexis lo fissò stranita e poi il suo sguardo scivolò sulla caraffa del latte, che si trovava decisamente a pochi centimetri dalle mani di Draco. Non potè impedirsi di sollevare un sopracciglio.
-Non avevi detto che non mi volevi come tuo elfo domestico?-
Si informò accigliata.
Draco sorrise, sollevando appena un angolo delle belle labbra. Alzò una mano, con un gesto lento e calibrato, e le accarezzò il viso solo con la punta delle dita, facendola rabbrividire.
-Amore, amore, amore…Quante cose che devi imparare, ancora.-
Mormorò con sguardo assorto. La sue dita si mossero lente lungo tutto il profilo del collo e poi si intrecciarono ad una ciocca dei capelli corvini. Gli bastò tirare appena, perché lei fosse costretta a farsi più vicina.
-Non lamentarti.- le soffiò nell’orecchio, ammonendola per il fatto di aver appena emesso un gemito di dolore e protesta; poi le lanciò un’occhiata di sbieco. –Prova a disobbedirmi ancora una volta e sarà l’ultima cosa che farai sotto il nome dei Black, sono stato chiaro?-
Aggiunse sibillino e lei spalancò appena gli occhi, guardandolo di sottecchi, poi annuì appena. Draco le si avvicinò ancora e le regalò un bacio delicato sulla guancia.
-E ora sorridi, amore, non vorrai che gli altri si insospettiscano, vero?-
Alexis scosse lentamente il capo e si voltò a guardarlo, le labbra tirate in un sorrisino spento. Draco mise il broncio.
-Puoi fare di meglio.-
Le suggerì e lei non riuscì a trattenersi dallo sbuffare, meritandosi un’occhiataccia e un’altra tirata di capelli. Alexis chiuse gli occhi e quando li riaprì mostrò al ragazzo un sorriso luminoso.

Il cuore mancò un battito.
Quel sorriso, così bello e così sincero come tanti altri che gli aveva rivolto e del quale si era innamorato.
In realtà falso, bugiardo, maledetto, come tanti altri…?

Draco ghignò appena e si avvicinò a rubarle un rumoroso bacio a fior di labbra.
-Brava…-
Le mormorò sulla bocca, prima di lasciarla andare bruscamente. Si voltò e si versò il latte.
-Alla tua, amore.-

 

 

 

Alexis e Draco si erano separati all’ingresso della Sala Grande, diretti ognuno ad una diversa classe a seconda dell’orario di lezioni. La Potter era ora in compagnia di Diamond, che continuava a parlare di qualcosa che, sinceramente, non aveva la minima intenzione di stare a sentire. Così, con aria assorta in pensieri tutt’altro che rassicuranti, si limitava ad annuire o a negare, di tanto in tanto, a seconda delle occhiate che l’amica le rivolgeva durante il suo discorso, fatto con un’enfasi tale da costringerla ad agitare le mani per aria.
Magari li avesse avuti lei i suoi frivoli problemi.
Nonostante non stesse ascoltando una sola parola, non le era poi così difficile immaginare di cosa Diamond stesse parlando: ragazzi o trucchi; o alla possibilità di esplorare nuovi orizzonti sessuali, avrebbe pensato Malfoy.
Alexis sospirò e scosse lievemente il capo, ritrovandosi a pensare che non aveva assolutamente la minima voglia di seguire una lezione, in quel momento; se poi ci aggiungeva che si trattava di due ore di Pozioni, il desiderio diminuiva notevolmente.
Con l’umore che si ritrovava e tutti i pensieri che aveva in testa, avrebbe sicuramente fatto un’altra pessima figura con il professor Piton, che le avrebbe assegnato chissà quale altra punizione o avrebbe tolto altri punti a Serpeverde, facendole meritare mille occhiatacce dai suoi compagni di casa.

In certe situazioni, neanche il cognome Black poteva salvarla.
Erano appena scese dalla scalinata principale e si stavano dirigendo verso i sotterranei, quando una mano gelida le afferrò il polso con decisione, costringendola a fermarsi.
Alexis si voltò, a metà tra l’infastidito e il curioso.

Davanti a lei c’era, ovviamente, Draco Malfoy – chi altri, se no?
Corrugò le sopracciglia in una muta domanda, perplessa.
-Ciao, Draco!-
Lo salutò Diamond, con un’allegria che, per i due, era decisamente fuori luoghi. Il ragazzo si limitò a considerarla con un breve cenno del capo, prima di tornare a concentrare tutta la sua attenzione sulla Potter, che ancora lo osservava con la fronte aggrottata. La guardò per un lungo istante, senza dire nulla.

Solo Alexis si accorse che, in fondo a quell’occhiata impassibile, bruciava una luce strana, spaventosa, folle.
Ne ebbe paura.

Deglutì e la presa attorno al suo braccio si fece appena più insistente, a prova del fatto che Draco aveva letto la sua paura e le stesse silenziosamente comunicando che la sua reazione non era accettabile. Si costrinse allora a sorridere appena e chinò il capo verso una spalla.
-Tutto bene, Draco? Ti serve qualcosa…?-
Si era sforzata di mantenere il tono più normale che avesse, ma non era riuscita ad impedire alla sua voce di tremare appena sulle ultime parole, cosa che le fece meritare un’ulteriore stretta al polso. Non osò emettere neanche un sospiro e il sorriso le si congelò semplicemente sul viso.
Senza risponderle, Draco socchiuse gli occhi e quando sollevò il viso si concentrò su Diamond.
-Scusami Cherin, potresti lasciarci…?-
La domanda era solo una forma di gentilezza, perché era chiaro l’ordine sottointeso. Lentamente, Alexis si voltò ad osservare l’amica e in quel momento desiderò con tutta se stessa che Diamond la conoscesse così bene da cogliere il suo sguardo allarmato e capire che c’era qualcosa che non andava.

Purtroppo, Diamond Anne Cherin non era propriamente la migliore amica modello.
Tendeva sempre di più a preoccuparsi di se stessa che non degli altri e raramente faceva caso a tutto ciò che la circondava.
Era egocentrica ed egoista, a volte.
E forse, semplicemente troppo Serpeverde.

In ogni caso, non notò l’occhiata di sottile supplica che la mora le aveva lanciato e si limitò a sorridere, un po’ maliziosa.
-Ma certo, Malfoy.-
Ammiccò, come se avesse capito tutto di quella situazione, e diede una leggera gomitata al fianco di Alexis, mostrandole poi il pollice all’insù, prima di sgattaiolare via, verso i sotterranei, ridacchiando come una scema.

Per un momento, Alexis Potter desiderò non aver mai scelto Serpeverde come sua casa di appartenenza; sarebbe benissimo potuta andare a Grifondoro, proprio come Sirius. Era sicura che Hermione Granger o Ginny Weasley avrebbe colto al volo la sua occhiata.
Quel pensiero improvviso le fece male.
Era come desiderare di voler cancellare ciò che era successo in quei mesi, come se tutte le scelte fatte fossero state sbagliate; come se anche il suo rapporto con Draco, fosse stato solo un errore, al quale, tornando indietro nel tempo, avrebbe voluto riparare.
Se si fosse presentata ad Hogwarts con il suo vero nome…Se avesse scelto Grifondoro…Se avesse stretto amicizia con Hermione Granger…Se si fosse lasciata stringere da suo fratello, invece che da Draco Malfoy…

Un’altra fitta di dolore, ancora più forte, e questa volta non solo al petto, ma anche al polso che Malfoy aveva stretto duramente per costringerla a farsi appena più vicina al suo viso.
Tornare alla realtà fu disorientante e trovarsi il soggetto dei suoi pensieri tormentati ad un centimetro dal viso non fu di certo di grande aiuto.
-Dove credevi di andare?-
Il soffiò di quelle parole le sfiorò, malavolo, le labbra.
Alexis scosse appena il capo, costringendosi a cancellare ogni strana congettura dalla mente, e corrugò ancora le sopracciglia, muovendo freneticamente lo sguardo per non lasciarsi catturare da quell’argento vivo.
-A lezione…?-
Rispose titubante e Draco sorrise appena, chinandosi per trovarsi esattamente a qualche millimetro dal viso della ragazza; le posò la mano libera sotto il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi.
-Sbagliato.- mormorò, socchiudendo appena le palpebre e inspirando profondamente, come se stesse annusando un profumo inebriante –Non ti avevo forse detto che ti volevo sempre accanto a me?-
Aggiunse e il tono della sua voce era chiaramente velato da una sottile minaccia.
-Sì, ma…-
Prima che potesse concludere la frase le dita di Draco le si premettero sulle labbra, costringendola a tacere. Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, con ancora gli occhi socchiusi. Lei si limitò a guardarlo, preoccupata. Poi, lentamente, lui allontanò il viso e le lanciò un’occhiata strana – forse, di dolce minaccia -, intimandole di non contraddirlo ancora. Le lasciò andare le labbra e le accarezzò una guancia, deponendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Niente lezioni per te oggi, amore. Vieni con me.-
Sorrise di quel sorriso strano, che a lei faceva davvero paura, e le lasciò andare il polso per intrecciare le dita a quelle della ragazza, con una presa gentile ma salda, come tacito monito a non provare a sfuggirgli – come se le fosse anche solo possibile pensare di farlo.
Alexis si lasciò condurre, guardandolo con un’occhiata a metà tra il nervoso e il dispiaciuto.

Odiava il modo in cui lui la chiamava: amore, quando quel sentimento, ora come ora, sembrava non avere quasi più senso tra di loro. 



 

 

L’aveva lasciata andare solo quando erano usciti in giardino, dopo aver fatto una veloce visita ai dormitori, dove Draco l’aveva costretta ad indossare un suo maglione pesante – che ora arrivava a coprirle appena sopra le ginocchia, vista la differenza di statura – e una morbidissima sciarpa grigia, che profumava dolorosamente di lui.
Ora, camminavano in silenzio nella neve, affondando lievemente in quella coltre bianca e gelida. Draco le era davanti e sembrava quasi passeggiare da solo, non prestando alcuna attenzione a lei, che quasi faticava a stare dietro al suo passo lungo. Dovette raggiungerlo con una corsetta, per non allontanarsi troppo.
-Do…Dove stiamo andando?-
Gli domandò trafelata, mettendoglisi di fianco e alzando il viso per poterlo guardare. Il profilo che Draco le offriva era serio e altezzoso e non cambiò minimamente alle parole della ragazza. Neanche le rispose, limitandosi a rimanere con lo sguardo fisso davanti a sé, ad osservare quella che doveva essere la sua meta.
Alexis sospirò e abbassò lo sguardo: tutto avrebbe accettato, in quel momento, ma la sua indifferenza era decisamente la cosa peggiore.

C’era un peso sul suo cuore che l’avrebbe schiacciato molto presto.
Draco la condusse fino al campo di Quidditch e la lasciò al centro di esso, come quella ormai lontana mattinata, dopo l’uscita del loro articolo su Vanity Witch.
Non c’era bisogno di vederlo tornare dagli spogliatoi con la scopa da corsa in spalla, per capire che aveva intenzione di volare…con lei.
Alexis deglutì e, istintivamente, mosse un passo indietro.
No.
Non di nuovo.
Perché di tante cose aveva scelto proprio quella?

Sapeva che odiava volare e sapeva che soffriva spaventosamente di vertigini.
Appunto, si ritrovò a pensare poi, dandosi mentalmente della sciocca.
Draco sapeva benissimo quali erano le sue paure e, adesso, scoperta la verità, non sembrava volersi fare alcuno scrupolo per utilizzarle a suo vantaggio.

La vendetta del serpente, dolorosa e lenta come il suo veleno nel sangue.
Il ragazzo la raggiunse e le scoccò un’occhiata molto spasmodica quando la vide indietreggiare ancora, con gli occhi spalancati. La squadrò da capo a piedi, con un’impassibilità terrificante; poi, le diede le spalle e prese la scopa, sulla quale si mise cavalcioni, dando una leggera spinta con i piedi per cominciare a fluttuare.
-Sali.-
Ordinò brusco, senza voltarsi a guardarla nuovamente.
Alexis rimase immobile ad osservargli la schiena tesa e le spalle larghe, senza avere davvero intensione di seguire quelle parole. Indietreggiò di un altro passo, scuotendo lievemente la testa, e il fruscio dell’erba del campo calpestata si propagò nel silenzio, facendogli intuire i suoi movimenti, nonostante non potesse vederla.
-Sali, ho detto.-
Ripetè, con una nota dura nel tono di voce, basso e gutturale, come un ringhio rabbioso. Lei sobbalzò appena e strinse gli occhi, prima di avvicinarsi lentamente alla scopa. Allungò le dita per sfiorare il manico di legno e abituarsi all’idea di quello che stava per fare.

Per Salazar…
Mentre si metteva cavalcioni della scopa, si ritrovò a pensare che avrebbe voluto avere la forza e il coraggio di ribellarsi, in quel momento.
Perché continuare ad assecondarlo, in fondo?
Bastava andare da Harry e raccontare tutta la verità e quella tortura sarebbe finita.
Draco non avrebbe più avuto niente per tenerla legata a sé e lei avrebbe potuto finalmente allontanarsi da lui.

Ma che cosa stava dicendo?
Ancora, una fitta all’altezza del ventre.
Lei non voleva assolutamente allontanarsi da Draco. Non dopo tutto quello che avevano passato insieme. Non dopo che, finalmente, si erano resi conto dei loro sentimenti – dopo tre sofferti mesi di agonie e dispiaceri.
E se si fosse ribellata alle sue imposizioni, rendendosi libera dalla sua momentanea schiavitù, non aveva effettivamente idea di quello che sarebbe successo a loro.
Forse, si sarebbero allontanati per sempre, irrimediabilmente.
E lei, non voleva.

Si strinse alla schiena di Draco, correndo a circondargli la vita con le braccia in una presa ferrea e lui, fortunatamente, non protestò. Premette la guancia contro di lui e chiuse forte gli occhi.
Poi, Draco partì a tutta velocità, senza darle nemmeno il tempo di essersi davvero abituata all’idea del volo. Presero quota in pochi secondi, con il vento che li feriva tagliente e fischiava nelle loro orecchie. Alexis si strinse di più contro di lui, perché stavano continuando a salire pericolosamente e lei si sentiva tirata giù dalla forza di gravità e temeva sinceramente di scivolare dal manico e precipitare verso la morte sicura.
Continuavano a salire e a salire, fino a che, con una manovra brusca, che le fece contorcere le budella nello stomaco, Draco cambiò rotta. Deglutì, stringendo gli occhi al tal punto da farsi male. Ora le sembrava di procedere in picchiata verso il basso e il vento quasi le si congelava sul viso, facendola tremare per il freddo e per la paura.
-Dra…Draco, ti prego…-
Mormorò spaventata, ma non era sicura che lui l’avesse sentita o, se l’aveva fatto, era certa che l’avrebbe ignorata.

Perché avrebbe dovuto preoccuparsi di lei, piccola bugiarda?
Draco continuò nella sua folle corsa, con le braccia di lei che si stringevano convulsive attorno alla sua vita e il piccolo corpo ancorato alla sua schiena che tremava con forza. Il suo sguardo d’argento bruciò di indecisione, rabbia e frustrazione, mentre compiva un’altra manovra pericolosa e la sentiva sussultare dietro di sé. Sbuffò, scocciato, e lasciò il manico con una mano, facendo compiere alla scopa un piccolo sobbalzo, senza però accennare a rallentare.
Alexis mugolò spaventata e quasi non si rese conto della mano di Draco che, per un secondo soltanto, si era sollevata a sfiorare il dorso della sua, stretta sul ventre del ragazzo, prima di tornare a sorreggere il manico e spronare la scopa al massimo della velocità, con rabbia, verso la sua meta.
Quando cominciarono a rallentare, le sembrò di avere un leggero capogiro e si strinse ancora più forte contro la schiena di Draco, senza tuttavia accennare a riaprire gli occhi. Alla fine, dopo quello che le era sembrato il viaggio più lungo di tutta la sua vita, la scopa planò dolcemente fino a fermarsi, annunciandole che erano di nuovo sulla terra ferma. Troppo scossa, non riuscì a muoversi e se ne rimase semplicemente lì, ancorata a quel corpo che, nonostante tutto, riusciva a darle sicurezza.
-Guarda che puoi lasciarmi, ora. Siamo arrivati.-
Le comunicò ma lei scosse la testa contro la sua schiena, stringendosi ancora di più.
-Potter, lasciami.-
Le intimò severo, facendola sobbalzare. Riluttante, sciolse la presa delle sue braccia, sentendole improvvisamente indolenzite. Si allontanò lentamente, contenta, per lo meno, di sentire il terreno sotto i propri piedi.

Beh, non proprio il terreno.
Aprì gli occhi che era ancora seduta sulla scopa e ciò che vide le fece sbalzare il cuore in gola e spalancare gli occhi, che brillarono di puro orrore.
C’era una distesa immensa, davanti ai suoi occhi, completamente imbiancata dalla neve che aveva infuriato su Hogwarts per tutta la notte. Il giardino si estendeva a perdita d’occhio e il Lago Nero scintillava appena sotto i raggi soffusi di quel sole che, faticosamente, si faceva largo tra le nuvole grigie del cielo. Da lì, poteva vedere tutto: le numerose serre dove si tenevano le lezioni di Erbologia; le fronde degli alberi scuri della Foresta Proibita, che si muovevano minacciose e frusciavano sinistre, nascondendo, forse, cose decisamente peggiori; la casetta di Hagrid, dal comignolo della quale usciva una densa nube di fumo nero, segno che il caminetto era stato acceso per riscaldare l’ambiente.
Con il cuore in gola e gli occhi ancora spalancati, Alexis si portò una mano al petto, inorridita.

Draco Malfoy l’aveva portata sul tetto più alto di Hogwarts.



 

 

Senza che fosse ancora riuscita a fermare la corsa folle che il suo cuore aveva intrapreso ormai da un po’, scese dalla scopa, con una lentezza quasi esasperante, cosa che spinse il giovane Malfoy a sbuffare infastidito. Non le aveva neanche porto una mano, per aiutarla a scendere, e la cosa stava rendendo tutto molto più faticoso.
In fondo, non se lo meritava il suo aiuto.
Una volta che fu sicura che i suoi piedi non scivolassero sulle tegole ripide del tetto, Alexis lasciò andare il manico di scopa e Draco lo ritrasse bruscamente, poggiandolo poi in terra. Senza muoversi di un solo millimetro, la ragazza si voltò ad osservarlo mentre, con una tranquillità decisamente spaventosa, si metteva a sedere accanto alla sua Nimbus 2001 ed estraeva una sigaretta dal portasigarette in argento che aveva preso dalla sua tasca. Un colpo di bacchetta e l’odore dolciastro di cocco e cannella bruciate si mischiò al profumo freddo dell’inverno e della neve. Senza dire una parola, Alexis si abbassò lentamente e si rannicchiò su se stessa, portando le gambe al petto e stringendole con le braccia.
Bastava non guardare giù.
Bastava non guardare giù e tutto sarebbe andato per il meglio.
Bastava non…

Come la lingua che continua a tormentare un dente dolorante, così lo sguardo di smeraldo scese a controllare la vista ai suoi piedi: erano terribilmente in alto; se fosse caduta da lassù, neanche il medimago più bravo del San Mungo avrebbe potuto salvarle la vita.
Un brivido le scosse violento le spalle.
Mugugnò disperata e affondò il viso sulle ginocchia, stringendo forte gli occhi.
Mai far arrabbiare un Malfoy.
Ignorandola, Draco continuò a fumare e il suo sguardo grigio, così simile al cielo plumbeo di quella giornata, si perse all’orizzonte, senza concentrarsi su alcun dettaglio particolare.
Gli aveva mentito.
La sua piccola Alexandra Black…No, la sua piccola Alexis Potter, gli aveva mentito e ancora non riusciva a capacitarsi della cosa.
E ogni volta che si ritrovava a pensarci, un moto di rabbia tanto forte lo coglieva quasi di sorpresa, togliendogli ogni barlume di lucidità.
Si era sentito annientato, quando aveva letto quel nome.
Lei, la ragazza che lo aveva catturato con il suo sorriso e la sua timidezza.
Lei, la ragazza che lo aveva fatto disperare in quei mesi, perché diversa da tutte le altre.
Lei, che aveva dovuto conquistare tra mille difficoltà.
Lei, così pura ed innocente che accanto a lui desiderava solo un abbraccio.
Lei, che pur cedendo al suo fascino aveva combattuto fino allo stremo, prima di cedere a quel corteggiamente spietato e possessivo.
Lei, che aveva imparato ad amarlo esattamente come lui aveva, senza alcuna remore, imparato ad amare lei.
Lei, che non si era fidata di lui abbastanza da raccontargli la verità.
Lei, che aveva dato così poco valore a quello che lui provava nei suoi confronti.
Lei, che come una perfetta Potter, era solo una piccola Mezzosangue bugiarda.
Lo aveva preso in giro.
Lo aveva incastrato.
Lei, rosa di tutti i peccati più innocenti, lo aveva accarezzato con i suoi petali setosi e poi, a tradimento, lo aveva stretto tra le sue spine velenose.
Gliel’avrebbe pagata.
Nessuno si prendeva gioco di un Malfoy e la passa liscia.
Nessuno.
Neppure lei.

Draco Malfoy strinse la mano in un pugno tanto forte che la sigaretta si spezzò irrimediabilmente in due parti inutilizzabili. Lo sguardo d’argento scese ad osservare il danno fatto, con indifferenza, mentre riapriva le dita indolenzite – doveva averle strette tanto violentemente da un po’ ormai, senza rendersene conto – e lasciava scivolare via i residui della sigaretta.
Alexis si era ora voltata a guardarlo, perché concentrarsi su di lui l’avrebbe di certo aiutata a non pensare all’altezza. Aveva disteso una gamba e portato l’altra al petto, sul ginocchio della quale aveva posato il gomito. Teneva l’altra la mano vicina al fianco, le dita aperte a sorreggere il peso di quel corpo che sembrava esile solo all’apparenza, ma che possedeva muscoli tesi e rigidi fasci di nervi che lo rendevano decisamente forte – e lei aveva potuto sperimentarlo la sera prima, quando era riuscito a bloccarla senza alcuno sforzo. Il viso era apparentemente tranquillo, ma al suo sguardo attento non sfuggiva la linea dura delle sue mascelle, accentuata dal nervo gonfio sulla guancia bianca; gli occhi bruciavano di qualche pensiero rabbioso e non le fu difficile immaginare a chi fosse rivolto. I capelli biondi, ormai liberi dalla mano di gel, dopo il bel volo, si agitavano inquieti nel vento invernale, danzandogli intorno al viso con un’eleganza quasi impossibile.
Ogni volta che lo guardava, Alexis Potter non poteva non pensare a quanto quel ragazzo fosse bello.

Così  d o l o r o s a m e n t e  bello.
Ebbe l’impulso di allungare una mano e intrecciarla a quella che lui teneva distesa sulle tegole. Le sarebbe piaciuto poter saggiare la pelle vellutata del dorso e sentire le dita gelide e affusolate tra le sue.
Ma, fortunatamente, la distanza le impediva di raggiungerlo, cosa che le diede la forza di rimanere ferma, al suo posto. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, poi si voltò di nuovo a guardarlo.
-Malfoy?-
Non sapeva perché era di nuovo passata al cognome, ora, ma sentiva quasi che era giusto così perché, improvvisamente, il ragazzo che aveva davanti le sembrava solo uno sconosciuto.
Draco non si voltò a guardarla, ma lei riuscì a notare lo stesso il lampo ferito che aveva attraversato i suoi occhi per un istante solamente. No, forse se lo era solo immaginato, perché ora il suo sguardo era completamente svuotato di ogni emozione.
-Che cosa vuoi?-
Brusca, la sua voce tagliò l’aria con gelida cattiveria, regalandole l’ennesimo schiaffo morale della giornata. Strinse di più le braccia attorno alle gambe, come se le volesse inglobare nel petto e sparire per sempre.

In un luogo dove non avrebbe più dovuto soffrire ancora.
Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, sforzandosi di non guardare il panorama sotto di sé che, in un luogo più sicuro del tetto della scuola, avrebbe forse trovato affascinante.
-Per quello che vale…mi dispiace.-
Mormorò e sentì gli occhi velarlesi appena di lacrime che, miracolosamente, riuscì a ricacciare indietro.

O forse era stato solo il vento a congelargliele prima che scivolassero sulle guance arrossate.
Attese in silenzio una risposta che, forse, sapeva non sarebbe mai arrivata.
-Amore, guardami.-
Inaspettata, la voce di Draco aleggiò nell’aria con una dolcezza sorprendente, che la convinse a rialzare lo sguardo immediatamente. Il ragazzo la stava ora guardando e sulle sue labbra figurava un sorrisino appena.
Lento e pigro come un felino, Draco gattonò vicino a lei e le si mise di fronte, con le ginocchia poggiate sulle tegole ma le coscie distese, in modo da torreggiare su di lei.
Continuava a sorridergli con gentilezza, mentre avvicinava una mano al suo viso e le sfiorava una guancia, arrossata dal freddo. Si avvicinò tanto che i loro nasi si sfiorarono delicatamente.

Il cuore di Alexis si gonfiò appena di gioia…
-Non penserai che delle semplici scuse possano basta, vero?-
…e poi si ridusse alla dolorosa dimensione di una nocciolina.
La ragazza lo guardò atterrita, spalancando gli occhioni verdi sul viso improvvisamente pallido. Draco le sorrise ancora e i suoi occhi bruciarono di soddisfazione.
-L’ho sempre pensato che fossi una piccola sciocca, amore.-
Un altro schiaffo morale diretto al suo cuore, mentre quelle dita gelide, da elegante pianista, le accarezzavano la guancia con tenerezza, dove lei sentiva invece il dolore graffiante di un colpo ben assestato.

Sì, era questo che voleva vedere nei suoi occhi.
Tristezza.
Delusione.
Umiliazione.
Le stesse cose che aveva provato lui di fronte a quella verità rivelata da una lettera traditrice.

Alexis non disse una parola, forse perché era troppo scioccata anche solo per pensare di aprire bocca e parlare.
Draco continuava a sorridere in quel modo arrogante e a sfiorarla con carezze che promettevano solo un dolore acuto e fastidioso. Poi, le sue dita fredde scesero a lambirle il collo e le presero la sciarpa che portava al collo, snodandola con lentezza. Lei si limitò a guardarlo, senza capire cosa avesse intenzione di fare.
Quando le sfilò la sciarpa, lei sentì il freddo pungente dell’inverno attaccarle la pelle sensibile del collo e, istintivamente, si strinse nel colletto del maglione che, come la sciarpa, profumava maledettamente di lui.
Draco la osservò con un sorrisino strano, prima di allontanarsi lentamente e sollevare la mano. Le dita attorno alla sciarpa si allentarono e il pregiato pezzo di cashmere finamente lavorato si librò nell’aria, con la delicatezza di una farfalla. Alexis la seguì con lo sguardo, fino a che essa non si impigliò in un pinnacolo del tetto e cominciò a volteggiare come una bandiera.
Draco, che si era rimesso seduto accanto alla scopa, si voltò a lanciarle un’occhiata tutt’altro che rassicurante.
-Valla a riprendere.-
Le ordinò cattivo, mentre le labbra si aprivano in un ghigno malevolo.
Alexis abbassò il viso di scatto, incrociando lo sguardo argenteo e determinato che il ragazzo le stava rivolgendo.
-Che cosa?!-
Urlò quasi, solo che, per la mancanza di fiato, la voce le uscì tremula e stridula come il suono di una corda di violino suonata da un drago.
Draco non si scompose minimamente.
-Valla a riprendere.- ripetè deciso, reclinando appena la testa. –E’ un ordine.- aggiunse infine, sottolineando la cosa per marcare tutti i sotto sensi che essa conteneva.
Alexis sgranò gli occhi e il suo visino si fece ancora più pallido.
-Ma l’hai fatta volare via apposta!-
Protestò, mentre metteva giù le gambe e artigliava i lembi del maglioncino con le dita. Draco le rivolse un’occhiata arrogante.
-E allora?-
-E allora te la vai a riprendere da solo!-
Sbottò al limite della sopportazione, gli occhi che scintillavano e le guance improvvisamente rosse per lo sdegno.

Era così bella quando si arrabbiava.
-Bene.-
Si limitò a rispondere Draco, apatico.

Come bene? Era stato così semplice?
Alexis aggrottò le sopracciglia, mentre una brutta sensazione si faceva largo dentro di lei, allargandolesi nel petto come una macchia di sangue.
Senza rivolgerle più lo sguardo, Draco si alzò lentamente, alzando le braccia verso l’alto per stiracchiarsi pigro. Si mise alla sinistra della sua scopa.
-Su!-
Ordinò e la Nimbus2001 saltò nella sua mano che, pronta la accolse. Poi, con eleganza, si mise cavalcioni di essa.
-Che cosa stai facendo?-
Si informò Alexis preoccupata, guardandolo dal basso. Draco si voltò a considerla con un’occhiata di sufficienza.
-O mi riprendi la sciarpa o io ti lascio qui.-
Dichiarò e sorrise soddisfatto quando la vide sbiancare di nuovo.

Sofferenza e paura.
-Non oseresti davvero!-
Replicò decisa, ma la nota in fondo al suo sguardo era tinta di una chiara insicurezza.

Lui era un Malfoy.
E quando voleva qualcosa lo otteneva, sempre, in un modo o nell’altro.

-Non sfidarmi.-
La avvertì, improvvisamente serio. Si voltò in avanti e si diede una spinta con i piedi, cominciando a salire verso il cielo. Alexis sbarrò gli occhi, terrorizzata, e scattò in piedi.
-Va bene! Va bene!-
Urlò e Draco si voltò a guardarla, fluttuando ad un metro d’altezza.
Aveva di nuovo le guance rosse e gli occhi scintillavano di puro terrore.

Deliziosa.
-Vai.-
Le ordinò duro, scoccandole un’occhiataccia. Lei lo guardò dal basso, ma compreso che non avrebbe ricevuto nessuna grazia divina – non dal Principe delle Serpi, per lo meno- deglutì e sospirò. Si riabbassò lentamente e si mise gattoni, cominciando ad avanzare verso il pinnacolo che, a lei, sembrava decisamente troppo lontano.
Draco la seguì con lo sguardo, attento: la vide avanzare lentamente lungo le tegole e fermarsi di tanto in tanto, mentre una folata di vento più decisa le faceva volare i capelli davanti al viso; si accucciava su se stessa e se li ritirava indietro, prima di tornare a gattonare indecisa. Alla fine, riuscì a raggiungere il pinnacolo.
Alexis alzò lo sguardo e allungò una mano per prendere la sciarpa, inutilmente: il pinnacolo era abbastanza alto e lei avrebbe dovuto almeno mettersi in piedi per riuscire a raggiungerlo. Si voltò a lanciare uno sguardo di supplica a Malfoy ma quello, impassibile, si limitò ad osservare le sue mosse. Chiuse allora gli occhi e si ancorò al pinnacolo, sollevandosi lentamente. Una volta che fu sicura di essere stabile, allungò di nuovo il braccio, ma alla fine dovette sollevarsi in punta di piedi per aggrapparsi alla sciarpa e tirarla giù. Quando la ebbe finalmente tra le mani, sospirò di sollievo. La strinse tra le dita con rabbia e, quasi dimentica dell’altezza, si voltò a fronteggiare Draco, che la osservava soddisfatto.
-Contento?-
Gli urlò contro, arrabbiata, e lui ghignò prepotente, alzando un sopracciglio.
-Sì, molto.-
Rispose divertito; ma non era propriamente per la sciarpa, quanto per il fatto che, mentre si arrampicava, una folata di vento più forte le aveva sollevato la gonna, mostrandogli le mutandine di pizzo nero che indossava.
-Bella biancheria, amore. Stasera vorrei avere il piacere di esaminarla più da vicino.-
La schernì e lei arrossì di vergogna, alzando un pugno verso l’alto con fare minaccioso.
-Porco!-
Gridò indignata e fece per raggiungerlo.

Magari poteva attuare quel piano di strappargli i capelli con i denti.
Infuriata e con lo sguardo concentrato sul viso del giovane, non si rese conto che il suo piede si incastrava in una tegola mancante. Si fermò quando non riuscì più a muoversi e si voltò a guardare la sua scarpa incastrata tra due tegole. Tirò appena, ma non riuscì a disincastrarsi. Draco la guardò e un’ombra preoccupata gli attraversò lo sguardo.
-Che succede?-
-Mi…Mi sono incastrata. Aiuto!-
Mormorò lei, nello sforzo di tirare via il piede da quella trappola. Draco sbuffò e alzò gli occhi al cielo: ma se la poteva scegliere una ragazza più imbranata?

Uno strano calore gli pervase il petto, doloroso, ma lo ignorò prontamente.
-Aspetta, arrivo.-
Biascicò con tono infastidito, volandole pigramente accanto.
Ma prima che riuscisse a raggiungerla, Alexis aveva tirato più forte ed era riuscita a disincastrare il piede. Il problema era che, con lo sforzo compiuto, era stata sbalzata indietro e ora, sotto gli occhi spalancati di Draco Malfoy, era scivolata all’indietro e stava rotolando lungo tutte le tegole…fino al bordo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
L’urlo terrorizzato di Alexis riecheggiò nel silenzio e uno stormo di uccelli neri si levò dalla Foresta Proibita, scomparendo immediatamente dietro le nuvole plumbee. Draco osservò la scena quasi al rallentatore, il grido che lo trapassava come una pugnalata dritta allo stomaco.
Senza sapere come o perché, il suo corpo reagì, piegandosi in avanti e facendo scattare la scopa. Quando si rese conto, con orrore, che non l’avrebbe raggiunta in tempo, si lanciò dalla scopa, picchiando forte con la spalla sulle tegole e prese a scivolare a sua volta. Allungò le mani per prenderla, ma le sfuggì più volte, mentre si avvicinava sempre di più al bordo del tetto.

Quando la vide scivolare oltre di esso, si sentì morire.
Con uno sforzo immenso, la raggiunse appena in tempo e, allungato il braccio, riuscì a prenderla per un polso prima che cadesse inevitabilmente verso il vuoto.
Rimasero fermi per un solo istante, ad assorbire la gravità della situazione: Draco era piegato oltre il bordo del tetto, con una mano che lo artigliava, il busto che sporgeva quasi completamente e un braccio disteso a tenere il polso di Alexis che, inerme e spaventata, penzolava.
Compiendo uno sforzo enorme – che gli costò un dolore acuto di tutti i muscoli della spalla – Draco riuscì a tirarsi su insieme alla ragazza che, per contraccolpo, gli cadde addosso.
Rimasero entrambi fermi, distesi sulle tegole innevate del castello, con il fiato corto e i corpi tremanti. Senza neanche rendersene conto, Draco la strinse forte a sé, mentre un senso di gelo gli circondava il cuore. Alexis strinse forte gli occhi e le lacrime cominciarono a rigarle il viso, mentre, tutta tremante, stringeva le dita sul morbido maglione del ragazzo. Passarono qualche minuto buono a rendersi conto che erano ancora vivi per puro miracolo. Lui deglutì e le sfiorò i capelli, delicato, non capacitandosi del fatto che l’aveva quasi persa.

E questa volta per davvero.
Alexis tirò su con il naso e, lentamente, alzò lo sguardo per osservare Draco.
-Mi…Mi hai appena salvato la vita.-
Mormorò incredula e lui abbassò lo sguardo per incrociare quello smeraldo liquido e spaventato che gli diede uno scossone forte al cuore.
-Già…Hai un altro debito nei miei confronti, ora.-
Nonostante le parole gelide, Alexis sentì chiaramente la sua voce tremare provata. Non disse nulla e lui, senza alcuna cattiveria, le sfiorò il viso con una carezza, raccogliendole le lacrime tra le dita. Poi, le lambì la fronte con un bacio delicato mentre, con gesti lenti e misurati, si alzava in piedi e la prendeva per le mani per aiutarla a fare lo stesso. Richiamò la scopa e, questa volta, la aiutò a salire, mettendosela davanti.
-Andiamo.-
Disse semplicemente e, mentre lei si aggrappava forte al suo collo, nascondendo il viso nella sua spalla, lui si sollevò in volo e la ragazza potè chiaramente sentire il suo cuore battere agitato nel petto.
-Draco…per favore.-
Mormorò, ma lui non la lasciò finire e la strinse di più a sé con un braccio.
-Andrò piano, non preoccuparti.-

Il volo del ritorno fu molto più tranquillo.

   
 
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