A Luisa, perchè a volte la strada che siamo costretti a scegliere può nascondere la migliore delle sorprese.
A Miki, la mia gemella fucsia, perchè nonostante tutto riesce a esserci, per me, sempre.
Alle mie Slytherin Girls e non c'è bisogno che aggiunga altro.
<3
1 Settembre 1998.
Brusii
concitati stavano attraversando la Sala Grande da qualche minuto, per
la precisione da quando il Cappello Parlante aveva terminato il suo
lavoro, assegnando i nuovi studenti alle rispettive Case di
appartenenza. Come ogni anno aveva cantato la sua canzone, che in
quest'occasione esprimeva il desiderio di spronare gli studenti verso
la ripresa della normalità e verso la coesione tra gli
studenti.
Nulla di nuovo o di inaspettato, quindi.
Il
brusio che subito aveva iniziato a serpeggiare era determinato dal
fatto che la sedia dell'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure
fosse ancora inesorabilmente vuota, il che aveva determinato la
nascita di ipotesi e discussioni, specialmente tra gli studenti
più
grandi.
Nessuno,
in nessuna tavolata era riuscito a venire a capo della questione o
anche solo ad ipotizzare un nome plausibile o se non altro,
credibile. Quindi tutti continuavano a domandarsi chi potesse essere
il sostituto di Piton in questa nuova direzione che la scuola aveva
deciso di prendere, chi la McGranitt avesse scelto per occuparsi di
una delle materie più complesse, nonché per
insediarsi in uno dei
posti da insegnante più “tormentati”.
Hermione
sedeva accanto a Ron, mentre Ginny e Harry si erano accomodati di
fronte a loro.
- Chi potrebbe essere? Come mai non è arrivato subito? -
Aveva già iniziato a snocciolare mentalmente le varie possibilità, non trovandone tuttavia nemmeno una che la soddisfacesse in pieno. Tutti sembravano inadeguati o troppo occupati o, ehm, morti, per accettare quel posto.
- Non so proprio chi potremmo aspettarci sai? -
Ginny aveva risposto immediatamente, guardando Harry in cerca di qualche considerazione, di una sua opinione, ma il Ragazzo Sopravvissuto aveva scosso la testa in silenzio, alzando le spalle. Hermione si era appoggiata a Ron, che le aveva posato una mano sulla testa, in una carezza un po' rude, mentre con l'altra mano l'aveva avvicinata a sé prendendole il fianco e facendola scivolare sulla panca. Il brusio nella Sala si faceva di minuto in minuto più forte, a tratti anche fastidioso e man mano anche gli studenti più piccoli iniziavano a mostrare interesse e a prendere parte alla discussione. La voce di Minerva McGranitt aveva però prontamente interrotto questo crescendo di chiacchiere.
Nel mio ruolo di Preside di questa scuola, mi trovo a darvi il benvenuto ad Hogwarts, in un anno di rinnovamento. A quelli che hanno vissuto lo scorso anno qui con me, vorrei dire soltanto che per tutti è stato importante vivere quell'esperienza e credo che tutti noi abbiamo potuto imparare moltissimo da quello che è accaduto, ma ora abbiamo bisogno di tornare alla normalità.
Questo è quello che voglio per tutti gli studenti che sono arrivati qui oggi. Voglio che questa sia non soltanto la Hogwarts di sempre, voglio che sia la scuola che conoscete, ma in un certo senso nuova. Nuova nella consapevolezza che molte rivalità e molte incomprensioni dovranno essere messe da parte, che ognuno di voi è qui per imparare qualcosa e per diventare un mago migliore.
Il Cappello Parlante vi ha smistato nelle vostre Case, ma sappiate che prima di essere Grifondoro o Tassorosso, Corvonero o Serpeverde, voi siete dei ragazzi, dei giovani maghi e che siete tutti uguali ai miei occhi e che dovrete esserlo anche ai vostri. Non tollererò che vengano fatte differenze, che vengano messi in atto comportamenti derisori o che in qualunque modo si manchi di rispetto a chicchessia in nome del colore delle vostre cravatte, dello Stato di Sangue vostro o dei vostri genitori, né tantomeno per questioni accadute prima o durante la guerra. La Guerra è finita. Non voglio strascichi qui dentro, siete stati avvisati.
La Coppa delle Case e il Campionato di Quidditch si svolgeranno come di consueto; i Capiscuola e i Prefetti hanno già ricevuto le loro nomine, mentre per quanto riguarda le squadre di Quidditch ogni Casa riceverà comunicazione dal proprio insegnante riguardo il Capitano e le istruzioni per formare il resto della squadra.
Passiamo ora alle comunicazioni di servizio. La Professoressa Cooman è stata reintegrata all'insegnamento come unica insegnante di Divinazione; Fiorenzo il Centauro non sarà più vostro docente. Vi comunico inoltre che... -
Minerva McGranitt aveva fatto una pausa, si era girata verso la tavolata degli insegnanti, poi verso la porta, come a cercare con lo sguardo qualcuno, che evidentemente aveva trovato, perchè aveva immediatamente ripreso fiato e ricominciato a parlare.
- Dicevo appunto che, a partire da quest'anno, la vostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure sarà la Signora Andromeda Black. -
Si era nuovamente girata verso la porta, facendo cenno ad Andromeda di avvicinarsi e prendere posto. La donna era entrata lentamente e si era accomodata sull'unica sedia vuota rimasta all'estremità del lungo tavolo. La somiglianza con sua sorella Bellatrix era sempre e comunque impressionante. Indossava un abito blu, che risaltava in modo particolare la carnagione pallida e i capelli scuri raccolti sulla nuca in una treccia avvolta su sé stessa e fissata con un fermaglio dello stesso colore dell'abito. Il viso era bello, ma con una traccia di stanchezza nelle piccole rughe intorno agli occhi.
La professoressa si era andata a sedere a tavola ed immediatamente, come ogni anno, le pietanze erano comparse sulle tavolate e la maggior parte degli studenti si era avventata sui piatti.
Draco Malfoy era rimasto ammutolito, così come Harry, Hermione, Ron e Ginny, anche se i motivi non erano esattamente gli stessi. In ogni caso, su entrambe le tavolate, Grifondoro e Serpeverde, c'era almeno uno sparuto gruppo di persone che non aveva come primo pensiero quello di strafogarsi. Chiaramente, al tavolo di Grifondoro, nel gruppo non era compreso Ronald Weasley che non appena le cosce di pollo erano comparse nel piatto di portata, lui vi si era lanciato sopra, riempiendosi la bocca. Intorno a lui invece, il resto dei suoi amici era ancora scioccato dalla notizia di Andromeda come loro insegnante.
- Non ci ha detto niente! Perchè? -
Harry Potter aveva fatto questa domanda con voce stridula, quasi senza fiato, ancora incredulo all'idea di non essere stato messo a parte di una notizia così importante.
- Ma IO non sono uno studente qualunque. Io sono il padrino di suo nipote, io sono... dannazione, io sono io. Avrebbe dovuto dirmelo! -
- Harry non essere assurdo. Se non poteva dirlo a nessuno non poteva dirlo nemmeno a te. -
- Ma... - la replica di Harry iniziava ad essere più debole, avendo finito le argomentazioni anche solo vagamente sensate.
-Uhmpf. - questa era stato l'intervento di Ron, provvidenziale per la conversazione come al solito.
Hermione si era girata verso il suo fidanzato con un'espressione visibilmente scocciata, per poi rivolgere nuovamente l'attenzione verso il suo migliore amico, che sembrava aver perso completamente il senso delle cose.
Aveva espresso i tre concetti sollevando un dito per volta ed aveva concluso con un sorriso smagliante, guardando Harry dritto negli occhi; il Ragazzo Sopravvissuto non aveva saputo replicare ed aveva soltanto scosso la testa in risposta.
****
Nel
frattempo, al tavolo di Serpeverde, anche Draco aveva, almeno
temporaneamente, accantonato l'idea di mangiare, per crogiolarsi
nello stupore di trovarsi nientemeno che sua zia Andromeda come
insegnante. Non che fossero un'allegra famigliola che si manda
lettere e regali per Natale e compleanni e che si riunisce attorno a
chiassose tavolate; probabilmente aveva visto Andromeda si e no due
volte ed in tenerissima età, ma comunque si aspettava che in
un modo
o nell'altro questa cosa l'avrebbe saputa prima.
Guardava
la sorella di sua madre in fondo alla sala e continuava a stupirsi di
quanto la somiglianza con quella zia che invece aveva conosciuto fin
troppo bene fosse evidente, ma anche in qualche modo velata,
rendendo molto chiaro che si trattava di due persone diverse, ma che
avevano inequivocabilmente geni comuni. Forse la differenza
più
grande non era puramente estetica. Forse quella sensazione di
diversità tra le due era data dallo sguardo. Ecco, Andromeda
aveva
uno sguardo materno, dolce, come quello che aveva Narcissa quando
stava con lui, quando lo guardava prima che lui salisse sull'Hogwarts
Express.
- Ti sei incantato Malf? -
La voce e la pacca in mezzo alla schiena di Zabini l'avevano interrotto dalla sua disquisizione mentale sulle sorelle Black.
- No no, sono solo ancora piuttosto sorpreso dalla
nostra nuova insegnante. Tutto qui. -
- Ti fa un po' impressione avere zia Andromeda come docente? -
- Merlino Blaise, zia Andromeda fa così tanto... famiglia. Io quella donna la conosco appena. -
- E' comunque tua zia. -
- Certo, ma non credo di aver mai espresso nulla di più intelligente di un vagito in sua presenza. Definirla zia mi sembra quantomeno eccessivo. -
- Diamine Malf, è davvero identica a Bellatrix. -
Blaise aveva spostato lo sguardo su Andromeda e la scrutava con un sguardo stranito, come se stesse guardando un fantasma.
- Non è identica a lei... In qualche modo mi ricorda anche mia madre. Non so spiegarti perchè, ma è così. -
- Mamma Cissy? Forse qualcosa negli occhi, non saprei. A proposito, ma lei lo sa? -
- Non mi ha detto nulla, ma non credo lo sappia. Sono anni che non si sentono. Da quando... -
Draco aveva scosso la testa, ricordando sua madre sola, davanti alla tomba di Bella. Era davvero da tanto tempo che non si sentivano, che non erano nemmeno più parenti, ma forse ora...
- Già. -
Blaise aveva accompagnato quella sillaba con una scrollata di spalle e nel momento stesso in cui aveva spostato lo sguardo aveva trovato seduta stante una distrazione: la Greengrass stava mostrando a metà della tavolata Slytherin le sue grazie esibendosi in un insieme di contorsionismi mirati al recupero di una forchetta sotto il tavolo. Aveva dato di gomito a Draco immediatamente, ma la sua reazione non era stata affatto soddisfacente. L'amico gli aveva rivolto un sogghigno quasi amaro e si era alzato dal tavolo, allontanandosi da solo verso il portone.
- Dove stai andando? Non hai neanche mangiato! - aveva urlato alle sue spalle.
- Faccio una passeggiata, ho bisogno d'aria. Ci vediamo dopo in dormitorio. -
****
Subito
dopo la cena i Prefetti avevano chiamato a raccolta i loro compagni,
specialmente i piccoli del Primo anno, per poterli scortare alle Sale
Comuni, insegnando loro la strada e la parola d'ordine per l'accesso.
Ginny e Harry erano in coda al gruppo dei Grifondoro e
chiacchieravano di banalità, mentre Ron era giusto qualche
passo
avanti a loro, che guardava Hermione accompagnare due piccoli
particolarmente in difficoltà per mano.
Era
stata un'altra sorpresa, per loro due, trovarsi davanti Andromeda
Black nel suo abito blu e con il suo sorriso tranquillo.
Harry aveva distolto lo sguardo.
- Ci hai fatto una gran bella sorpresa eh? -
Il tono voleva essere scherzoso, all'origine, ma Harry stesso si era reso conto subito di quanto gli fosse uscito ben più sarcastico di quanto lo volesse.
- Scusami, non volevo fartene una colpa ma immaginerai... Ci sono rimasto di sasso. Ma come... -
Andromeda l'aveva interrotto.
- Ti stai chiedendo perchè io? Sono sola, ho soltanto il piccolo Teddy e la conoscenza delle Arti Oscure mi è stata insegnata fin da bambina, nella famiglia in cui sono stata cresciuta. Non dimenticare che sono una Black, nonostante abbia deciso di fare scelte diverse da quelle che ci si sarebbero aspettate da me. Mi piace l'idea di poter insegnare a qualcuno come difendersi e come combattere contro il Male, quando invece tutte quelle nozioni mi erano state impartite per offendere. -
- E' stata la Professoressa McGranitt a chiamare te? -
- Non saprei dirti esattamente come è successo. Un giorno Minerva era a casa mia e stavamo bevendo un the; mi ha detto che stava cercando un insegnante per Hogwarts, per sostituire Severus e... beh, è successo molto velocemente. - gli occhi di Andromeda brillavano mentre raccontava quell'episodio – ci siamo guardate e non è nemmeno stato necessario chiedere. Avevamo già capito che lei mi offriva il posto e che io l'avrei accettato.
- Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno, perchè voleva sistemare alcune questioni burocratiche e perchè a quanto pare gli studenti non possono conoscere i nomi dei nuovi insegnanti prima di arrivare a scuola e io ho acconsentito. -
Ginny
si era sporta e l'aveva abbracciata stretta, alzandosi sulle punte
dei piedi per arrivare a metterle le braccia sulle spalle.
- Siamo contenti che tu sia qui. - le aveva sussurrato, per poi girarsi verso Harry con uno sguardo che non ammetteva repliche. - VERO? -
- Certo che lo siamo. - si era affrettato a confermare il ragazzo.
Quella risposta affatto spontanea aveva strappato una morbida risata ad Andromeda, che gli aveva carezzato una guancia con affetto, sentendo sotto le dita un timido accenno di barba.
I due avevano risposto alla Professoressa in coro e si erano di nuovo incamminati verso i Dormitori, ora lontani dalla maggior parte della coda, che ormai doveva essere giunta a destinazione.
La rossa l'aveva guardato di sottecchi, mentre lo riprendeva e l'aveva visto accigliarsi un poco dietro gli occhiali.
- Non farmi la predica Gin, non volevo essere scostante, ma mi è venuto spontaneo. -
- Lei è stata molto gentile, non si meritava che tu ti arrabbiassi con lei. -
Lo
sguardo supplichevole che le aveva rivolto sarebbe risultato odioso
agli occhi di chiunque, ma davanti a quegli occhi verdi così
spalancati Ginevra Weasley perdeva tutta la sua decisione.
Gli
aveva dato un bacio leggero sulle labbra e si era allontanata da lui
in fretta, per prenderlo per mano e ricominciare subito a camminare.
Ma non avevano fatto in tempo a fare più di cinque passi che
dei
rumori ovattati avevano interrotto immediatamente i loro propositi.
- Cosa diavolo... -
Harry Potter si era subito messo davanti a Ginny, spingendola con un braccio dietro la sua schiena e mettendo mano alla bacchetta. Ginevra si era divincolata immediatamente, sfuggendo a quel gesto incomprensibile ai suoi occhi.
- Harry ma che ti prende? -
- Shhhh. Ginny non hai sentito? -
Il
Ragazzo Sopravvissuto aveva iniziato a camminare lentamente, quatto
quatto, rasente al muro, tenendo Ginny per mano e cercando di indurla
a fare la stessa cosa.
- Ma sentito cosa Harry? Maledizione, sembri un pazzo. -
La rossa aveva lasciato la sua mano di scatto, insofferente e ora lo fissava fiammeggiante.
- I rumori, non hai sentito? … Ecco! Ascolta! -
Ginny aveva teso l'orecchio nel silenzio, decisamente scettica, ma suo malgrado aveva dovuto ammettere che qualche rumorino, nel silenzio dei corridoi, iniziava a sentirlo anche lei. Erano come dei mormorii soffocati, quasi sembravano risatine.
Un momento.
Ginevra
si era immediatamente raddrizzata e si era diretta spedita verso la
nicchia che conteneva un'armatura, inseguita da un Harry che
continuava ad esortarla a fare piano e a stare attenta; dietro il
lucido metallo, nascosti nell'ombra aveva trovato i responsabili
dell'agitazione del suo fidanzato. Neville Paciock era appoggiato al
muro di sasso, completamente coperto dalla piccola figura di una
biondina arrampicata su di lui. Inutile aggiungere che le mani del
ragazzo non erano esattamente visibili.
Ginny
si era ritratta ridacchiando, scontrandosi mentre indietreggiava con
il torace di Harry, che si stava invece sporgendo nella nicchia per
vedere a sua volta.
- Ma quello è... -
- Si Harry, quello è Neville. Con Quinn Davies, di Corvonero. -
- Ma... -
- Si Harry. Stanno facendo esattamente quello che pensi. Adesso andiamo via, prima che ci vedano e che li disturbiamo senza motivo. -
- Roger Davies gli taglierà le mani. -
- Il fratello di Quinn non lo deve sapere per forza, sai Harry? -
Il tono di Ginny sembrava non ammettere alcuna replica, quindi Harry si era deciso a seguirla verso la torre in silenzio, sperando magari di trovarsi entro qualche minuto nella medesima situazione di Neville.
****
Malfoy
camminava nel buio del parco di Hogwarts con una meta ben precisa.
Aveva detto a Blaise che sarebbe andato a fare una passeggiata ma
non era esattamente la verità. Stava passando accanto al
campo di
Quidditch e si chiedeva se anche questa volta sarebbe riuscito ad
essere Capitano della squadra. Forse quest'anno non l'avrebbero
scelto, in fondo era già stato nominato Caposcuola
nonostante la
situazione in cui si trovava, forse chiedere di essere anche Capitano
era pretendere troppo. Ma era lui il più bravo in quella
squadra,
non c'era assolutamente nessun altro che poteva meritarsi quella
nomina. Aveva talento da vendere e il posto come Cercatore era
già
automaticamente suo. Stava ancora pensando alle varie persone che
avrebbe potuto mettere in squadra e ai provini da organizzare quando
aveva alzato lo sguardo sulla struttura imponente che vedeva subito
dietro, in lontananza. Il Memoriale.
Era
lì che stava andando, perchè in quella prima
serata a Hogwarts
c'era qualcosa che non andava, c'era qualcuno a
mancare dalla
loro tavola. E Draco aveva bisogno di salutarlo, questo qualcuno.
Perchè dopo sette anni in cui ogni sera di inizio anno
l'avevano
passata insieme, fin dallo Smistamento, quella mancanza non poteva
far altro che farsi sentire.
Vincent
non era mai stato l'amico che era Blaise, questo non poteva di certo
negarlo, non avevano mai parlato a lungo o non si erano confidati.
Non aveva frequentato Malfoy Manor fin da piccolo, diventando
praticamente un fratello anche agli occhi di Narcissa, come aveva
fatto Zabini, ma gli era sempre stato accanto, dai primi scherzi
innocenti a Potter fino alla fine, fino a quella notte. Non aveva mai
chiesto molto né era stato troppo invadente; lui e Goyle
erano i
suoi gregari, i suoi compari e non l'avevano mai lasciato.
Draco
aveva finalmente raggiunto il Memoriale, nel punto in cui il nome e
la foto di Vincent Tiger si stagliavano sul granito nero.
Nell'immagine Tiger stringeva la sua Nimbus 2001, in piedi davanti
allo stadio di Quidditch, nella sua divisa di Slytherin. Se lo
ricordava, Draco, il pomeriggio in cui il padre di Tiger aveva
scattato quella foto. Avevano vinto una partita contro Grifondoro e
guarda caso quel giorno qualche genitore era venuto ad assistere.
Tiger aveva rischiato di accoppare Potter con un paio di bolidi e suo
padre l'aveva atteso fuori dallo stadio armato di macchina
fotografica. Era orgogliosissimo della loro vittoria e del modo in
cui Vincent aveva giocato. Si ricordava anche la pacca sulla spalla
che lui stesso gli aveva dato poco prima di quello scatto, per poi
defilarsi negli spogliatoi.
Sembrava
davvero strano, irreale, pensare che non sarebbe più
tornato. Erano
passati tre mesi dalla morte di Vincent e ancora Draco non riusciva
ad essere del tutto cosciente del fatto che la sua morte significava
non rivederlo mai più. Razionalmente se ne rendeva conto
benissimo,
non era di certo un ragazzino che non capiva, ma essere lì a
vedere
Tiger in quella foto e pensare che sarebbe stato l'unico modo in cui
avrebbe potuto vederlo di nuovo, gli sembrava assurdo.
Malfoy
si era seduto sul pavimento freddo, avvolto nel suo mantello ed era
rimasto qualche momento lì, a guardare il suo amico.
Aveva lasciato vagare lo sguardo sulle altre immagini, intorno a quella di Tiger, sugli altri nomi.
Erano tanti, dannazione, troppi.
Era
passato davanti a fotografie di ragazzi che aveva visto passeggiare
nei corridoi qualche volta, immagini di ragazzi conosciuti, ma anche
nomi di persone che non aveva mai sentito. Gli sembrava strano, ora,
non conoscere il nome di persone che avevano vissuto con lui nella
stessa scuola, ma ripensando agli ultimi due anni si era detto che
probabilmente era stato troppo concentrato in altre questioni,
come ad esempio tenersi stretta la pelle, per fare caso ai nuovi
arrivati. La mano si era automaticamente portata a sfiorare
l'avambraccio sinistro da sopra la camicia della divisa. L'immagine
del marchio si era fatta strada nella sua mente, riempiendolo di
rabbia. Sarebbe sempre stato lì, a ricordargli ogni momento,
ogni
sbaglio, ogni tentennamento. A ricordargli la bacchetta che si
abbassava davanti al viso del vecchio stregone e la bacchetta di
Piton accanto ai suoi occhi.
Per quanto ancora avrebbe dovuto fare i conti con tutto questo?
E
ancora non era successo nulla, non aveva affrontato i suoi compagni
del settimo anno, le giornate di lezione, la quotidianità in
cui
sicuramente gli altri avrebbero avuto occasione di ricordargli quanto
lui fosse diverso da loro. Quanto, al contrario del
Trio dei
Miracoli, lui fosse diverso per demerito e non per gloria.
Aveva
cercato di scacciare quei pensieri scuotendo la testa, fissandosi
sull'immagine del suo amico e aveva trovato il modo di distrarsi
parlandogli, come se fosse ancora con lui.
Draco
si era intrattenuto ancora qualche minuto, raccontando alla foto di
Vincent della giornata e delle sensazioni di quel viaggio, di
quell'arrivo in una Hogwarts sempre uguale, ma così diversa,
in cui
si respirava un'aria che non somigliava affatto a quella che avevano
respirato quando Silente era Preside.
Dopo
quella “chiacchierata” particolare si era sentito
un poco più
leggero ed aveva deciso di tornare nei Dormitori, dove sicuramente
Blaise lo stava aspettando con qualcosa da mangiare, preoccupato come
se fosse sua madre perchè aveva saltato la cena.
****
Hermione
aveva aperto gli occhi di scatto, osservando la lama di luce che
penetrava dalla uno spiraglio della tenda e che si dirigeva dritta
dritta sul suo occhio destro. Aveva dormito davvero male quella
notte, continuando a girarsi e rigirarsi, scoprirsi e coprirsi per
ore. Ora però quel raggio di sole indicava che era mattina e
che
quindi si poteva alzare senza destare preoccupazione in nessuno.
Si
era alzata lentamente, cercando di fare meno rumore possibile per non
svegliare le sue compagne che dormivano ancora beatamente nei loro
letti e si era infilata una felpa per scendere in Sala Comune a
leggere qualcosa mentre aspettava l'ora di colazione. Aveva
agguantato dalla scrivania il suo libro di Aritmanzia e si era
fiondata a passi veloci giù dalle scale.
Giunta
a destinazione aveva trovato Ron seduto su una poltrona, addormentato
con la testa all'indietro poggiata contro un cuscino e con in una
mano la sua Tornado e nell'altra un barattolo di lucido. Lo aveva
raggiunto subito e si era sporta oltre lo schienale per posargli un
bacio sulla fronte, tenendogli il viso tra le mani.
Lui aveva aperto gli occhi stancamente e per un momento l'aveva guardata quasi confuso, ma non appena aveva messo a fuoco, sia mentalmente che visivamente, la sua presenza, le aveva afferrato una mano e le aveva fatto aggirare la poltrona, per portarla a sedersi sulle sue ginocchia, non senza qualche strattone.
- Buongiorno a te. -
Le
aveva risposto con un sorriso, mentre la ragazza si accoccolava su di
lui, raccogliendo le gambe sulle sue e poggiandogli la testa sulla
spalla. Ron si era mosso ancora qualche momento, per sistemarsi sulla
poltrona e liberare la visuale dai ricci indomabili di Hermione, poi
le aveva passato le braccia intorno alla vita e, ormai sveglio, aveva
ricominciato a lucidare il manico della scopa.
Quel
piccolo idillio di coppia non era però durato più
di qualche
minuto, perchè era stato interrotto da una specie di tornado
rosso,
rispondente al nome di Ginny Weasley che, individuata la sua amica,
l'aveva puntata e raggiunta come un cane da caccia con una volpe.
- Herm, tesoro tu non hai idea di cosa ho visto ieri sera. -
Questa frase era stata pronunciata mentre trascinava per un braccio l'amica via dalla poltrona, ignorandone completamente le timide proteste e portandola con sé su per le scale, diretta verso il dormitorio femminile.
- Vieni con me che te lo racconto mentre ci vestiamo per andare a colazione. -
- Il fatto che io fossi tranquillamente seduta con Ron non è rilevante vero? -
- Ovviamente non lo è, altrimenti non ti avrei portata con me. E quando ti avrò detto cosa ho visto sono sicura che sarà irrilevante anche per te. -
L'aveva seguita con poca convinzione su per le scale e si erano vestite insieme, ma Ginny non aveva accennato ad iniziare a parlare di questa notizia così importante. Al che, una volta tornate di sotto, dove avevano trovato Ron vestito e Harry ciondolante per la Sala comune, Hermione aveva assaltato a sua volta l'amica, che stava tentando con nonchalance di salutare il suo ragazzo e l'aveva trascinata fuori dal buco del ritratto a sua volta.
- Allora questa notiziona? -
- Ieri sera io e Harry stavamo tornando ai Dormitori e mentre camminavamo per i corridoi abbiamo sentito un rumore strano. Allora Harry ha iniziato a dare in escandescenza, trascinandomi in posizioni protette e sguainando la bacchetta. In realtà, guardando dietro un'armatura, dentro una nicchia abbiamo visto che erano delle persone, a fare quei rumorini. -
Ginny aveva fatto una pausa ad effetto, guardando Hermione e aspettandosi di essere incalzata.
- Allora Ginny, avanti dimmi chi hai visto! -
- Neville! Era Neville che si era infrattato dietro l'armatura con la Davies! -
Hermione aveva sgranato i suoi occhi marroni e si era bloccata in mezzo al corridoio.
- NEVILLE? Intendi Neville Paciock? -
- Si Herm, proprio lui! E dovevi anche vedere come gli stava abbarbicata addosso quella Quinn! -
- La ragazza del quinto anno di Corvonero? La sorellina di Roger? -
- Sorellina mica tanto Hermione, te l'ho detto, avresti dovuto vederla. -
- E così il nostro Neville è diventato un seduttore? -
In quel momento Hermione aveva sentito dietro di sé un mugugno, una specie di lamento e si era girata indietro, per vedere Ron assumere la solita espressione che aveva iniziato a fare ogni volta che qualcosa lo contrariava, cosa che nell'ultimo periodo accadeva spesso.
- Qualcosa non va Ron? -
- No, Mione, certamente no. Ma continua pure ad ignorarmi, non vorrei disturbare il divertimento tuo e di mia sorella. -
Hermione era rimasta allibita e si era fermata davanti a lui con la bocca aperta, senza riuscire a dire una parola per almeno qualche secondo. Non appena era riuscita a riscuotersi, però, aveva guardato il ragazzo negli occhi e aveva scosso la testa delusa, per poi rivolgersi a Ginny e a Harry.
- Io faccio un giro in giardino, prima di colazione. Ci vediamo a lezione. -
****
Durante
la sua passeggiata Hermione aveva raggiunto il Memoriale quasi in
automatico, senza pensare assolutamente a dove stesse andando, troppo
presa dal trattenere le lacrime per decidere coscientemente di
dirigersi da qualche parte.
Si
era così trovata davanti al monumento nero, con gli occhi
gonfi dal
pianto trattenuto e le mani strette a pugno, quando aveva visto la
foto di Fred, in cima alla fila di immagini e nomi e aveva capito che
forse qualcuno che l'avrebbe ascoltata senza implicazioni, l'aveva
trovato.
Si
era seduta per terra, sul maglioncino che si era tolta ed aveva
disteso a quello scopo ed aveva iniziato a parlare.
La ragazza si torturava le dita, tenendo le mani incrociate in grembo e continuava a parlare all'immagine del gemello, che sorrideva allegro nel giorno del matrimonio di Bill e Fleur.
Che devo fare Fred? Come faccio a fargli capire? -
Aveva
parlato a se stessa più che a Fred ed Hermione lo sapeva
bene, ma
aveva davvero bisogno di trovare un modo di risolvere quella
situazione. Sentiva di essere legata a Ron da un sentimento profondo
ma non riusciva ad inquadrare la situazione in modo razionale.
Detestava
non riuscire a venire a capo di qualcosa, anche quando questo
qualcosa era evidentemente un sentimento tanto complicato da mettere
in difficoltà chiunque. Hermione sentiva di non aver mai
provato per
nessuno quello che provava per Ron, ma quando stava con Harry e Ginny
sentiva nell'aria intorno a loro un'aura di complicità, di
comprensione che non riusciva a trovare con il suo ragazzo. Non
stavano sempre attaccati, anzi, ma ogni volta che si sfioravano le
sembrava quasi di sentire lei stessa l'elettricità che
scaturiva dal
loro contatto. Con Ron non era così. Quando stavano vicini,
quando
si sfioravano era bello, piacevole, ma Ginny le aveva parlato di
passione, le aveva parlato di fuoco nelle vene. Lei il fuoco nelle
vene non l'aveva mai sentito, nemmeno la prima volta che...
Che fosse lei il problema? Che fosse diversa da Ginny così tanto anche in questo?
La
mente di Hermione brulicava di domande senza risposta, mentre
sfiorava con le dita la cornice della foto di Fred e correva poi nel
primo pezzetto di prato al limitare del monumento, per recuperare un
piccolo fiore giallo, che aveva lasciato nel vasetto accanto al suo
nome.
Probabilmente
era tutta una fantasia, probabilmente i suoi litigi con Ron le
facevano sembrare tutto più difficile e più
grande di quanto in
realtà fosse. Si sarebbe risolta ogni cosa. Lo sentiva.
Mentre
passava davanti agli altri nomi, diretta in Sala Grande per
recuperare almeno un toast prima di fiondarsi a lezione con tutti i
suoi libri, Hermione aveva però notato un particolare.
C'era
un nome, in basso, in un angolo del monumento, accanto al quale
nessuno aveva lasciato nulla. Spiccava stranamente tra tutti gli
altri, dove ogni amico passato aveva deciso di lasciare un fiore, una
sciarpa, un biglietto. Si era avvicinata per vedere chi fosse e una
volta letto quel nome aveva sentito il dispiacere stringerle il
petto. Vincent Tiger non aveva nessuno che pensava a lui, nessuno che
si fosse premurato di lasciare qualcosa.
Lo farò io. Se in questi giorni continuerò a trovare quel nome solo, senza nulla, porterò io qualcosa per lui.
****
Draco
si stava trascinando stancamente verso la serra numero quattro
insieme a Blaise, per la prima lezione di quell'anno scolastico che,
per cominciare con il botto, la Preside aveva stabilito fosse
condivisa con almeno una delle altre Case.
Quella
prima lezione sarebbe stata condivisa con Ravenclaw e già
vedeva in
lontananza quella svampita di Luna Lovegood precederli verso le serre
con un paio delle sue compagne.
Perlomeno non sono i Grifoni.
Quello
era stato il solo pensiero che l'aveva confortato quella mattina,
quando aveva controllato l'orario, pensando a quanto sarebbe stato
lieto di condividere la sua prima lezione con il Salvatore del Mondo
e la sua allegra combriccola. Sapeva che avrebbe dovuto sopportare la
loro irritante presenza durante le ore di Pozioni, come al solito, ma
si aspettava che dopo il discorso della McGranitt probabilmente
questo sarebbe accaduto molto più spesso di quanto
desiderasse.
Erano
arrivati praticamente davanti alla porta della serra quando Draco si
era accorto del capannello di persone raccolte intorno a Padma Patil
che teneva in mano un foglio di pergamena e continuava a fissarlo.
- Cosa sta succedendo qui? -
Si era rivolto al gruppetto bruscamente, cercando di avvicinarsi a Padma per vedere cosa ci fosse scritto. La ragazza aveva sollevato la testa rivelandogli uno sguardo decisamente preoccupato e gli aveva porto la pergamena.
- L'ho trovata appesa alla porta con un pugnale, sono arrivata un attimo prima degli altri, perchè volevo prendere il posto più avanti, per seguire meglio e l'ho trovata qui. -
Draco aveva srotolato nuovamente la pergamena e vi aveva trovato, marcato in una grafia elegantemente curata, un messaggio, seguito da una freccia stilizzata, il tutto con scritto con un inchiostro verde scuro.
“Potete aver chiuso con il passato, ma il passato non chiude con voi.
Tutte le ore feriscono, ma l'ultima uccide.”
Note:
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Andromeda Black come insegnnate di Difesa. Ho valutato varie possibilità, mentre pensavo a chi affidare quel posto, ma mi sono resa conto proprio pensando a questo fatto, di quanto siano rimaste in vita ben poche persone che avrei potuto scegliere a cui affidare l'insegnamento di questa materia.
Una buona parte dell'Ordine è finita al Creatore durante la Battaglia o ben prima e non volevo che fosse un personaggio sconosciuto a ricoprire un ruolo così importante per gli studenti. Come in parte ho già spiegato attraverso le parole di Andromeda, la scelta è infine ricaduta su di lei perchè è rimasta sola, perchè mi piaceva l'idea che il piccolo Teddy potesse respirare un'atmosfera felice e giovane come quella di Hogwarts e perchè innegabilmente, in primis essendo una Black e poi perchè comunque era un membro dell'Ordine, possiede le conoscenze adatte ad affrontare un compito come questo.
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L'egocentrismo di Harry e la sua ossessione per il pericolo sono piuttosto evidenti in questo capitolo, ma non credo onestamente di essere andata OOC, in quanto ho semplicemente messo più in luce alcuni aspetti di lui che sono già più che evidenti nei libri della Row. E che, per inciso, stimolano la mia antipatia per lui in modo spiccato, ma questa è un'altra storia.
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Neville, Neville, Neville, il mio fighissimo sciupafemmine Neville. Ne vedrete delle belle con lui, vi assicuro che non è finita. Qui l'OOC è un filino più evidente, lo devo ammettere, ma non posso farne a meno. Per me Nev è l'eroe mancato, il ragazzo che non ha avuto gloria perchè tutti erano troppo occupati a inneggiare e sostenere Potty. Deve avere ciò che gli spetta e nel modo più divertente possibile... ;)
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La ragazza che si struscia sul mio caro Neville è un personaggio partorito dalla mia fantasia. Il nome è quello di uno dei personaggi di Glee (che si fa mettere incinta dal bellissimo e fantastico Puck ma mente per buona parte della prima serie dicendo che il bambino è di Finn), mia droga da ormai qualche tempo (grazie a Val, il mio tesoro, per Glee e per il suggerimento sul nome), mentre il cognome è quello di Roger Davies, di cui ho pensato potesse essere la sorella minore.
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Spero tanto di non aver dato a Draco una caratterizzazione troppo OOC. Lui è la mia croce (e la mia delizia, ovviamente) e ho sempre paura di cascare male.
Penso che la situazione in cui si trova e che gli avvenimenti che ha vissuto possano averlo in messo in difficoltà, inducendolo a riflettere su alcune questioni. Ma non voglio cambiarlo troppo, visto che lo adoro già così com'è e non voglio assolutamente che si trasformi in una specie di lacrimoso adolescente problematico. Spero davvero di riuscire a fare bene con lui.
Vedo il suo rapporto con Tiger come qualcosa di più profondo di come l'ha presentato la Rowling, per prima cosa perchè non credo che sia giusto che le amicizie sincere siano un'esclusiva Gryffindor e poi perchè comunque hanno passato sette anni sempre insieme, condividendo molto, anche più di quanto volessero e dubito che tutto ciò potesse accadere senza che ci fosse un affetto di fondo. Si certo Tiger non era proprio una cima, ma non per questo non si meritava un amico e non soltanto un capo. -
Il discorso di Hermione con Fred è il primo passo che la nostra amatissima protagonista fa per allontanarsi da Lenticchia. Inizia a percepire che qualcosa non va ma non riesce a dare un nome ai suoi sentimenti. Pazientiamo, il momento che tanto attendiamo (io stessa lo attendo con ansia) giungerà.
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Il biglietto sulla porta della serra è una citazione rielaborata da Il Mercante di Venezia, di William Shakespeare, seguito da una citazione anonima. Ho cercato di risalire a un autore ma la mia ricerca non è andata a buon fine. Inutile dirvi che amo quest'autore con tutta me stessa e poi, come mi ha detto Val, il Bardo ha sempre una risposta per tutto. *___*
La prima parte di questo capitolo è stata una specie di parto. L'ho iniziato qualcosa come 35 volte per poi lasciarlo perdere altrettante, probabilmente anche la mia idea di voler scrivere con la febbre altra non era così brillante, lo devo ammettere.
Sono riuscita a pubblicarlo entro un tempo “ragionevole” rispetto a quello che mi aspettavo quindi sono abbastanza soddisfatta di me per questo, ma non posso proprio dire che mi piace. Ci sono parecchie parti che non mi convincono ma l'ho riletto mille volte e non riesco proprio a tirare fuori di meglio.
Ringrazio, come ogni volta tutti voi che siete arrivati a seguirmi fino qui, chi legge e basta, chi recensisce, chi preferisce, segue o ricorda. Mi onorate tantissimo con le vostre parole e con quei numerini che salgono. GRAZIE.
Per chi desideri una visita guidata nella mia demenza, con acclusi deliri, lamentele e sbavi di ogni genere...si, anche spoiler xD, mi trovate su Facebook: QUI.