Introduzione: i vecchi amori, i primi amori, non muoiono mai. Ed è per questo che, dopo tanto tempo, ho ripreso in mano Harry Potter e ho deciso di dedicargli una nuova storia. Come al solito, quando si parla del suo universo (che vorrei tanto fosse anche il mio) , le parole mi escono di getto, così come la trama, i dialoghi, il dolore, la speranza. Questa è una sotria scritta in cinque giorni, passati interamente davanti al pc a scrivere e scrivere come non mi capitava da tanto tempo. E' stato così bello e liberatorio scrivere di Harry e di Draco e di Ron ed Hermione come facevo anni fa. Mi sono ricordata quanto sia bello ed importante il dono che mi è stato concesso: amo scrivere. A volte mi capita di dimenticare quanto sia speciale questa mia passione ma, per fortuna, c'è sempre qualcuno a ricordarmelo.
Questa storia è ambientata durante un ipotetico settimo anno (cosa? La Rowling ha già scritto un libro a riguardo? Io non ne so niente! Cosa? Fred muore? E anche Remus? No, non è possibile, ve lo siete immaginato. L'ultimo libro di Harry Potter è "Harry Potter e Il Principe Mezzosangue", sono sicura! Eh? Come? Harry sposa Ginny? Naaah, allora è sicuro! Non esiste!) e tiene fede a tutti gli avvenimenti narrati in Harry Potter fino a "Harry Potter e L'Ordine della Fenice".
Vi auguro una buona lettura.
Prologo - Oblivion
Hogwarts
Anche
le lezioni si erano fatte noiose e ripetitive ed i pochi studenti
tornati ad
Hogwarts quell’anno passavano le ore a pensare ad altro,
bisticciare, e nessuno
avevano ancora aperto un libro dall’inizio
dell’anno scolastico.
A
nessuno sembrava importare.
Era la
guerra, naturalmente. La guerra che incombeva su tutte le famiglie e su
tutta
l’Inghilterra e che, molto presto, avrebbe coinvolto il mondo
intero.
Velocemente,
dopo l’attacco dei mangiamorte al Ministero, la voce sul
ritorno di Voldemort
si era sparsa in tutto il Mondo Magico; molte delle famiglie avevano
ritirato i
figli dalla scuola e si erano rifugiate dove credevano che il Signore
Oscuro ed
i suoi leccapiedi non potessero raggiungerle.
Ovviamente
sbagliavano di grosso.
Perché
una volta conquistato il potere non ci sarebbe stato luogo al mondo che
Voldemort non avrebbe potuto raggiungere, uomo che non avrebbe potuto
uccidere
e famiglia che non avrebbe potuto sterminare.
Hermione
rabbrividì perché uno spifferò
penetrò nella sua divisa, nonostante la tenesse
ben stretta attorno a sé. A farle compagnia c’era
solo la statua di un
cavaliere dall’aspetto virile a dagli occhi audaci.
Tra le
mani teneva un foglio di pergamena, un messaggio che aveva ricevuto
quella
mattina a colazione via gufo e in cui le veniva chiesto di farsi
trovare nel
corridoio del settimo piano all’una del mattino.
Hermione
non era sorpresa dal contenuto del messaggio perché gli
incontri segreti erano
divenuti una sorta di routine da quando a scuola non erano rimasti che
pochi
studenti e molti figli di mangiamorte, ma era il suo mittente a
sconcertarla.
Inizialmente
aveva creduto che si trattasse di uno scherzo o di una trappola ma poi
si era
detta che mai Draco Malfoy gliene avrebbe tesa una proprio ad Hogwarts,
sotto
gli occhi di diversi membri dell’Ordine.
Così
aveva deciso di presentarsi all’appuntamento, nonostante
fosse terrorizzata; si
sapeva ormai da tempo che Malfoy era destinato a prendere il marchio
nero e che
non sarebbe passato molto tempo prima che questo accadesse. Si sapeva
anche,
seppur non ufficialmente, che Voldemort aveva stabilito il suo quartier
generale a Malfoy Manor, impenetrabile a causa delle decine di
incantesimi
piazzati a tutti gli ingressi e ai mangiamorte che la sorvegliavano
giorno e
notte.
L’una
era passata ormai da una decina di minuti quando Hermione
sentì dei passi in
fondo al corridoio; presa da un panico improvviso si nascose dietro la
statua
del cavaliere e vi rimase finché non vide apparire, dalla
penombra, una figura
incappucciata che si guardò intorno, circospetta, una, due e
tre volte, prima
di calarsi il cappuccio e rivelare i capelli biondi del principe di
serpeverde.
Hermione
uscì dal suo nascondiglio, nonostante fosse ancora titubante
ed incerta e
terrorizzata all’idea che, da un momento all’altro,
dal buio potessero apparire
anche i compagni di scorribande di Malfoy.
Invece
non apparve nessun altro.
-Granger-
la salutò; stranamente, dalla sua faccia, era sparito
quell’odioso ghigno che
l’aveva caratterizzato per tutti quegli anni, anche se la sua
espressione di superiorità
non l’aveva abbandonato
-Che
vuoi Malfoy?-.
Ancor
prima di vederlo, Hermione aveva deciso che sarebbe stata sbrigativa,
chiara e
concisa e ci teneva a continuare con quei buoni propositi
-Subito
al sodo, Granger?- si avvicinò di un passo e lei,
inconsciamente, arretrò.
Nella luce che proveniva dalla finestra il volto di Malfoy sembrava
ancora più
pallido del solito e le ombre accentuavano la magrezza naturale, ma ora
forse
scheletrica, del suo viso –Obliviami-.
-Che
cosa?- Hermione si stupì nell’udire la propria
voce uscire come un gridolino
strozzato –Non posso fare
una cosa
del genere! Che cos’è, uno scherzo?-.
-No-
Malfoy si era avvicinato ancora e le aveva afferrato un braccio, in
modo da non
lasciarle via di scampo –Non è una trappola.
Chiedimi quello che vuoi,
procurati anche del veritaserum ma,
Granger, giuro che è la verità quando ti dico che
non lo faccio per il mio bene
ma per il vostro. Puoi interrogarmi, chiedermi se lo faccio
perché è stato il
Signore Oscuro ad ordinarmelo e scoprirai che non è
così-.
Hermione,
allora, constatò che Malfoy era disperato. Disperato al
punto da chiedere a lei di
aiutarlo. E sentì il bisogno, quasi
il dovere, di credergli. Sapeva che non stava mentendo.
-Perché
vuoi che lo faccia?- domandò e, ancora una volta, la sua
voce tremò così come
le sue gambe
-Non posso
dirtelo- Malfoy le rivolse uno sguardo implorante e, per Merlino, da
quando
Malfoy implorava, seppur solo con lo sguardo?
Nonostante
lui le facesse una paura tremenda, Hermione sapeva che non stava
mentendo ed il
suo intuito non si era mai sbagliato.
-Che
cosa vuoi dimenticare?-.
Malfoy
parve illuminarsi di una felicità tetra e di sollievo. La
lasciò andare.
-Tutto
quanto su quest’ultimo anno. Voglio ricordare solo le lezioni
e tutto ciò che
riguarda Zabini. Pensi di poterlo fare, Granger? Ho sentito dire che
sei la
migliore con questi incantesimi-
-Posso
provarci-.
Hermione
sfoderò la bacchetta e sentì un brivido correrle
lungo l’avambraccio ma non
sapeva dire se fosse a causa del freddo o della paura. Allungo la
bacchetta e
la poggiò sulla tempia di Malfoy.
-Grazie,
Granger-
-Oblivio- e mentre pronunciava l’incantesimo Hermione sentì che qualcosa le scivolava in tasca.
eHm...
Spero davvero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Un commento è la moneta più preziosa con cui un lettore possa ripagare un'autrice come me, e la cosa più bella è che a voi non costa niente, se non due minuti del vostro tempo.
Nischino