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Autore: Nischino    25/01/2011    8 recensioni
-Subito al sodo, Granger?- si avvicinò di un passo e lei, inconsciamente, arretrò. Nella luce che proveniva dalla finestra il volto di Malfoy sembrava ancora più pallido del solito e le ombre accentuavano la magrezza naturale, ma ora forse scheletrica, del suo viso –Obliviami-.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Introduzione: i vecchi amori, i primi amori, non muoiono mai. Ed è per questo che, dopo tanto tempo, ho ripreso in mano Harry Potter e ho deciso di dedicargli una nuova storia. Come al solito, quando si parla del suo universo (che vorrei tanto fosse anche il mio) , le parole mi escono di getto, così come la trama, i dialoghi, il dolore, la speranza. Questa è una sotria scritta in cinque giorni, passati interamente davanti al pc a scrivere e scrivere come non mi capitava da tanto tempo. E' stato così bello e liberatorio scrivere di Harry e di Draco e di Ron ed Hermione come facevo anni fa. Mi sono ricordata quanto sia bello ed importante il dono che mi è stato concesso: amo scrivere. A volte mi capita di dimenticare quanto sia speciale questa mia passione ma, per fortuna, c'è sempre qualcuno a ricordarmelo.

Questa storia è ambientata durante un ipotetico settimo anno (cosa? La Rowling ha già scritto un libro a riguardo? Io non ne so niente! Cosa? Fred muore? E anche Remus? No, non è possibile, ve lo siete immaginato. L'ultimo libro di Harry Potter è "Harry Potter e Il Principe Mezzosangue", sono sicura! Eh? Come? Harry sposa Ginny? Naaah, allora è sicuro! Non esiste!) e tiene fede a tutti gli avvenimenti narrati in Harry Potter fino a "Harry Potter e L'Ordine della Fenice". 

Vi auguro una buona lettura.

Prologo - Oblivion

Hogwarts

I corridoi di Hogwarts erano bui e deserti a quell’ora della notte e, soprattutto, erano freddi. Il gelo invernale trapassava le pareti di pietra perché nessuno si era curato di fare qualche incantesimo antigelo al settimo piano. In realtà, quell’anno, la maggior parte degli incantesimi che solitamente rendevano la scuola accogliente non erano stati fatti, come se l’intero corpo insegnanti fosse sprofondato in una sorta di torpore, come se ci fosse stato qualcos’altro a cui pensare, qualcosa di più importante.

Anche le lezioni si erano fatte noiose e ripetitive ed i pochi studenti tornati ad Hogwarts quell’anno passavano le ore a pensare ad altro, bisticciare, e nessuno avevano ancora aperto un libro dall’inizio dell’anno scolastico.

A nessuno sembrava importare.

Era la guerra, naturalmente. La guerra che incombeva su tutte le famiglie e su tutta l’Inghilterra e che, molto presto, avrebbe coinvolto il mondo intero.

Velocemente, dopo l’attacco dei mangiamorte al Ministero, la voce sul ritorno di Voldemort si era sparsa in tutto il Mondo Magico; molte delle famiglie avevano ritirato i figli dalla scuola e si erano rifugiate dove credevano che il Signore Oscuro ed i suoi leccapiedi non potessero raggiungerle.

Ovviamente sbagliavano di grosso.

Perché una volta conquistato il potere non ci sarebbe stato luogo al mondo che Voldemort non avrebbe potuto raggiungere, uomo che non avrebbe potuto uccidere e famiglia che non avrebbe potuto sterminare.

Hermione rabbrividì perché uno spifferò penetrò nella sua divisa, nonostante la tenesse ben stretta attorno a sé. A farle compagnia c’era solo la statua di un cavaliere dall’aspetto virile a dagli occhi audaci.

Tra le mani teneva un foglio di pergamena, un messaggio che aveva ricevuto quella mattina a colazione via gufo e in cui le veniva chiesto di farsi trovare nel corridoio del settimo piano all’una del mattino.

Hermione non era sorpresa dal contenuto del messaggio perché gli incontri segreti erano divenuti una sorta di routine da quando a scuola non erano rimasti che pochi studenti e molti figli di mangiamorte, ma era il suo mittente a sconcertarla.

Inizialmente aveva creduto che si trattasse di uno scherzo o di una trappola ma poi si era detta che mai Draco Malfoy gliene avrebbe tesa una proprio ad Hogwarts, sotto gli occhi di diversi membri dell’Ordine.

Così aveva deciso di presentarsi all’appuntamento, nonostante fosse terrorizzata; si sapeva ormai da tempo che Malfoy era destinato a prendere il marchio nero e che non sarebbe passato molto tempo prima che questo accadesse. Si sapeva anche, seppur non ufficialmente, che Voldemort aveva stabilito il suo quartier generale a Malfoy Manor, impenetrabile a causa delle decine di incantesimi piazzati a tutti gli ingressi e ai mangiamorte che la sorvegliavano giorno e notte.

L’una era passata ormai da una decina di minuti quando Hermione sentì dei passi in fondo al corridoio; presa da un panico improvviso si nascose dietro la statua del cavaliere e vi rimase finché non vide apparire, dalla penombra, una figura incappucciata che si guardò intorno, circospetta, una, due e tre volte, prima di calarsi il cappuccio e rivelare i capelli biondi del principe di serpeverde.

Hermione uscì dal suo nascondiglio, nonostante fosse ancora titubante ed incerta e terrorizzata all’idea che, da un momento all’altro, dal buio potessero apparire anche i compagni di scorribande di Malfoy.

Invece non apparve nessun altro.

-Granger- la salutò; stranamente, dalla sua faccia, era sparito quell’odioso ghigno che l’aveva caratterizzato per tutti quegli anni, anche se la sua espressione di superiorità non l’aveva abbandonato

-Che vuoi Malfoy?-.

Ancor prima di vederlo, Hermione aveva deciso che sarebbe stata sbrigativa, chiara e concisa e ci teneva a continuare con quei buoni propositi

-Subito al sodo, Granger?- si avvicinò di un passo e lei, inconsciamente, arretrò. Nella luce che proveniva dalla finestra il volto di Malfoy sembrava ancora più pallido del solito e le ombre accentuavano la magrezza naturale, ma ora forse scheletrica, del suo viso –Obliviami-.

-Che cosa?- Hermione si stupì nell’udire la propria voce uscire come un gridolino strozzato –Non posso fare una cosa del genere! Che cos’è, uno scherzo?-.

-No- Malfoy si era avvicinato ancora e le aveva afferrato un braccio, in modo da non lasciarle via di scampo –Non è una trappola. Chiedimi quello che vuoi, procurati anche del veritaserum ma, Granger, giuro che è la verità quando ti dico che non lo faccio per il mio bene ma per il vostro. Puoi interrogarmi, chiedermi se lo faccio perché è stato il Signore Oscuro ad ordinarmelo e scoprirai che non è così-.

Hermione, allora, constatò che Malfoy era disperato. Disperato al punto da chiedere a lei di aiutarlo. E sentì il bisogno, quasi il dovere, di credergli. Sapeva che non stava mentendo.

-Perché vuoi che lo faccia?- domandò e, ancora una volta, la sua voce tremò così come le sue gambe

-Non posso dirtelo- Malfoy le rivolse uno sguardo implorante e, per Merlino, da quando Malfoy implorava, seppur solo con lo sguardo?

Nonostante lui le facesse una paura tremenda, Hermione sapeva che non stava mentendo ed il suo intuito non si era mai sbagliato.

-Che cosa vuoi dimenticare?-.

Malfoy parve illuminarsi di una felicità tetra e di sollievo. La lasciò andare.

-Tutto quanto su quest’ultimo anno. Voglio ricordare solo le lezioni e tutto ciò che riguarda Zabini. Pensi di poterlo fare, Granger? Ho sentito dire che sei la migliore con questi incantesimi-

-Posso provarci-.

Hermione sfoderò la bacchetta e sentì un brivido correrle lungo l’avambraccio ma non sapeva dire se fosse a causa del freddo o della paura. Allungo la bacchetta e la poggiò sulla tempia di Malfoy.

-Grazie, Granger-

-Oblivio- e mentre pronunciava l’incantesimo Hermione sentì che qualcosa le scivolava in tasca.

eHm...

Spero davvero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.

Un commento è la moneta più preziosa con cui un lettore possa ripagare un'autrice come me, e la cosa più bella è che a voi non costa niente, se non due minuti del vostro tempo.

Nischino

   
 
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