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Autore: Lales    30/01/2011    6 recensioni
Greta senza pensarci un secondo arrotolò il quadernino che aveva poggiato sul bracciolo del divano e glielo tirò dritto sulla nuca, provocando un rumore sordo che si espanse nel salotto silenzioso. "Ahia!" gridò Tom mettendosi una mano sulla parte colpita "Ma sei scema?!"
"Sì Tom, sto con te, è normale che io non sia del tutto sana..."
(Continuo di Mach mich nicht verliebt)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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festa 9. Piece of my heart.

Quadretto familiare superlativo.

Greta sedeva sul divano con il bambino in braccio, concentrata perché stava allattando, e la cosa nonostante non fossero più le prime volte, la teneva con gli occhi fissi su BJ, i muscoli del collo irrigiditi, la schiena dritta, le attenzoni tutte dedicate a suo figlio. Tom al suo fianco, spalmato talmente bene sui cuscini che ne aveva preso la forma, beveva una birra con un braccio sulla spalla di lei, pensava a cosa avrebbe voluto mangiare a cena e che il bambino era fortunato perché gli bastava una tetta di Greta e poteva mangiare, anche lui voleva la sua tetta di sostentamento, però poi non riusciva a immaginare una pizza che ne veniva fuori, quindi tornava a sfogliare mentalmente i menù dei suoi pasti preferiti.
Hugo con il muso sulla gamba del padrone, anche lui sul divano, pensava che tra tutti i suoi amici era quello trattato meglio, anche perché il resto della delegazione canina si sparpagliava tra tappeto e pavimento.
A coprirli c'era una copertina, rigorosamente a quadri, e la televisione accesa ed camino anche, tanto così per dare ancora più calore mentre fuori si gelava.
Si sentivano entrambi bene in quei panni molto casalinghi, e amavano l'idea del fatto che niente avrebbe potuto intaccare quella pace e serenità che li circondava. Niente eccetto lo zio Bill.
Proprio lui varcò la soglia di casa come una furia, attirando l'attenzione dei cani che gli corsero incontro, ma che lui non calcolò. Come una nuvola nera da svariate centinaia di euro, un novello Crudelia de Mon con cani scodinzolanti tra i piedi andò di fronte al divano, coprendo la televisione, irrompendo nel sublime quadretto familiare.
- Ciao Bill – disse Greta.
- Stiamo guardando un film se non ti dispiace – disse invece il fratello.
Lui lanciò la borsa sul divano e si tolse gli occhiali, furioso.
- Si è messa con un francese! - sbraitò in preda ad una crisi isterica.
- Chi? - domandò l'amica tranquilla.
- Heike! -
- Ma non dovevi pensare a lavorare? - chiese Tom scocciato. Così scocciato dai drammi amorosi. - E soprattutto non avevi detto che non te ne fregava niente? -
- L'avevo detto? -
- Se non l'hai detto l'hai pensato ed io l'ho recepito... -
- E chi è? - subito Greta in modalità pettegola, anche con un il figlio intento a nutrirsi in braccio.
- Orlièn! Un pittorescultorequalcosa di Parigi! - gridò Bill sempre più furioso – Cioè ha scelto uno così invece di me! INVECE DI ME! ME! -
- Ma avete pensato all'artwork? - continuò il gemello sulla linea “odio i drammi amorosi non li voglio neanche sentire”.
- Stai zitto Tom – lo rimproverò la ragazza – E chi è questo? -
- Un pittore non so che... cioè io sono basito! -
- Anche io! - commentò Tom sarcastico.
- E tu che hai fatto? -
- Io? Niente! Cosa dovevo fare?! Le ho detto che non penso più a noi, che va bene se siamo amici, ma mi sa che ho fatto una cazzata -
- Ecco lo sapevo – mormorò Tom attaccandosi di nuovo alla bottiglia.
- Tu stai zitto! -
- Ma perché devo stare zitto?! Mi fate sempre stare zitto! Ho delle opinioni e dei sentimenti anche io! -
- Stai zitto lo stesso – disse ancora Greta – Bill ma sei sicuro che sia una buona idea continuare a lavorare con lei? -
- Abbiamo già cominciato, cioè lei ha iniziato, ha fatto delle cose stranissime, che mi affascinano parecchio... -
- Ah, quindi avete pensato anche a lavorare? - domandò il fratello tra il curioso ed il sarcastico.
- Ed ora cosa hai intenzione di fare? - continuò la ragazza non calcolando, ovviamente, il povero essere umano seduto al suo fianco.
- Ora... faremo una festa, qui, tra di noi, per Bill -
- Una festa? - domandò Greta perplessa.
- Certo, io ti mando a lavorare e tu organizzi eventi... - berciò il gemello alzandosi dal divano.
- Tanto l'avremmo dovuto fare... -
- L'avremmo dovuto fare? -
- Certo, dobbiamo introdurre Bill nella società no?! -
- Ma che stai dicendo? -
- Sentite, aiutatemi, vi prego... facciamo una cena, solo noi, pochi intimi, così... cercate di venirmi incontro! -
Greta occhieggiò Tom, che si era posizionato vicino al gemello, pensando al modo più doloroso per fargli male senza lasciare troppe tracce visibili sul corpo.
- Che ne pensi Split? -
- Penso che tornerà a breve ad esistere un solo Bill Kaulitz sul pianeta ed è quello che hai in braccio – disse monocorde.
- Dai Tomi – piagnucolò il gemello – che ti costa? Devi solo presenziare, fare la bella statuina, ridere, bere, mangiare... dai! -
- Praticamente lo fai sempre... - commentò Greta sarcastica.
- Praticamente voi due siete delle piaghe ed io sono un martire -
- Praticamente sei il migliore fratellone dell'universo? - occhi languidi, mani in preghiera.
Tom attese qualche secondo prima di alzare gli occhi al cielo, sconfitto – Vaffanculo -
- Grazie grazie grazie! -
- Non ho detto di sì! -
- Ma non hai detto di no! -
- Dai Split, un po' di vita sociale non è che ci farebbe male... - provò a dire la ragazza spalleggiando Bill. Per quanto non volessero ammetterlo entrambi e per quanto Tom non se ne rendesse conto, alla fine le decisioni importanti le prendeva sempre lui.
- E se io volessi fare l'asociale? -
- Dai Tomi – sbuffò il gemello levandosi il cappotto – non fare l'asociale! E poi perché non mi potete aiutare per una volta? -
- Per una volta? Per una volta? Quando volevi cercare la tua anima gemella su Facebook chi ti ha aiutato? -
- Voi... ma non c'entra! -
- Sì che c'entra! E poi chi ti ha dato il numero di Heike? Chi? -
- Tu – mormorò Bill.
- Ecco, allora non dire che per una volta potremmo anche aiutarti... se ci devi mettere il bambino di mezzo non se ne parla -
- Dai Split lascialo fare -
Bill guardò il gemello dritto negli occhi, serissimo ed offeso.
- Se non te lo faccio fare mi terrai il muso per quanto tempo? -
- Minimo una settimana -
- Potrei quasi aver voglia di rischiare... -
- Non ti sto chiedendo di uscire fuori casa con Bibs in braccio tipo trofeo e farti riprendere dalle televisioni di tutto il mondo... sto solo dicendo che ci farebbe bene stare di più in mezzo alla gente e cogliere l'occasione anche per stare tutti insieme... poi se vuoi fare il testardo come sempre, va bene... poi sono io l'egoista! -
- Come sempre riesci a rigirartela come ti pare! -
- È una grande qualità. - mormorò.
Tom guardò lo guardò, sconfitto – Va bene... va bene... -


Vedeva sempre quei film dove sedicenti uomini d'affari bevevano il loro bicchiere di whisky, o di brandy, o di qualcosa di quel colore ambrato che da piccolo gli facevano credere che fosse tè alla pesca, tè freddo alla pesca, che quando bevve il primo sorso di quel liquore invecchiato cinquant'anni, donato con generosità da qualche pezzo grosso della Universal che voleva congratularsi con lui della nascita di Bill, aveva storto il naso, e la bocca, e poi l'aveva mandata giù.
Cinquant'anni, erano tanti, e stava bevendo una cosa decisamente buona per i suoi gusti banali in fatto di alcolici. Lui era uno da rum, e Bill uno da vodka, Greta da cocktail dal nome impronunciabile. Lui era anche un tipo da birra del discount, ma ormai non gli faceva più niente, come fosse acqua.
Mentre era lì, innegabilmente felice, a guardare la luce del lampione del giardino, che brillava ad intermittenza, beveva quella bottiglia di whisky e continuava a farlo, forse perché si sentiva sempre più leggero, sempre meglio, sempre meglio proprio come persona.
C'era un fratello che lo teneva occupato con una buona dose di follia giornaliera, una donna matta, che amava, amici fidati, la sua chitarra, i suoi cani. Era lì Hugo, che lo guardava fiducioso, che gli dava tanto amore solo fissandolo, che bastava lo seguisse e gli facesse sentire che per lui era importante. Non era per niente una vita di merda, anzi, era una vita stupenda. Ma, la cosa che lo rattristava, era sapere benissimo che prima o poi ci sarebbe stato qualcosa, qualsiasi cosa, che l'avrebbe rovinata. Non dura per sempre la felicità, Tom ce l'aveva ben presente. Ma anche se decisamente realista, era anche uno che si godeva le situazioni che gli venivano messe davanti. Non era come Bill lui, no, lui traeva il meglio dalle situazioni, per quanto in quel momento il suo cervello annebbiato dall'alcol lo potesse aiutare.
Ed era lì sul divano, a guardare il lampione che brillava ad intermittenza, e mentre la bottiglia si svuotava dal suo liquore color "tè freddo alla pesca" gli venne in mente Greta, e quanto la desiderasse ancora, sua, per sempre sua.
Si alzò tenendo ben salda la bottiglia e salì le scale ben attento a non cadere all'indietro, avrebbe potuto sbattere la testa su un gradino e rotolare di schiena fino all'inizio della rampa, avrebbe potuto rompere la bottiglia.
La porta della camera era socchiusa, e sapeva che ci sarebbe stata lei dentro quelle quattro mura, dentro quella stanza che era stata all'inizio sua, ma poi era diventata loro. Ora è tutto nostro, non esiste più un singolare.
Sarebbe potuto apparire strano, dal di fuori, con quella bottiglia in mano, e la barba di tre giorni, i capelli in condizioni pietose, la maglia sporca di qualcosa, lo sguardo vacuo, ubriaco.
Era bastato poco per ubriacarsi con quel whisky, era così buono.
Quella sensazione di mera onnipotenza, si sentiva figo, ma non voleva esserlo per nessun altro, non voleva esserlo e basta.
- Greis - sussurrò, nel buio, con la luce del corridoio dietro di lui che gli dava una strana aria da omicida per chi lo vedeva dal letto. E c'era lei che lo vedeva dal letto, con un occhio aperto ed uno chiuso.
- Tom, - decisa ed anche un po' incazzata, avrebbe tanto voluto comprendere i comportamenti strani del ragazzo delle ultime due settimane - che c'è? - sbuffò, stanca, terribilmente stanca.
Tom non vedeva niente, poi non era lucido, era rincoglionito e poco propenso alla mobilità al buio, ma quella era la loro camera, la conosceva benissimo.
Chiuse la porta e poggiò la bottiglia per terra un po' a malincuore, e poi sapeva che il giorno dopo Greta l'avrebbe rimproverato perché forse ci sarebbe andata a sbattere, sarebbe caduta, e tutto il buonissimo whisky sarebbe rimasto sul parquet per sempre. Sti cazzi pensava.
- Io e te... adesso... - sussurrò piano, ed avanzò nella stanza ed arrivò al letto, ci salì sopra e la prese con forza, come se fosse una preda da sbranare.
Lei non disse niente, lei rimase ferma, a farsi sbranare.
Ma non poté fare a meno di respirare.
- Adesso cosa? -
E le stava affondando i denti sul collo, e poi sulla scapole, le labbra le strusciava sulla pelle, perché bruciavano molto di più quando non lo faceva.
- Adesso spogliati -
Non voleva esserlo ma si sentiva figo, ed anche un po' rude, fanculo le smancerie. La prese dai fianchi e la inchiodo sul materasso.
Greta era diventata improvvisamente rovente, ma proprio rovente come un ferro rovente. In un secondo, da quando le aveva violentemente infilato la lingua nella trachea si era risvegliata in un momento e l'eccitazione si era concentrata tutta, unica ed esclusiva, sul basso ventre.
- Che ti prende Split? - disse mentre si toglieva la felpa.
Tom non rispose perché tanto non avrebbe saputo cosa dire perché aveva la bocca occupata a ricordarsi come fosse la pancia di lei. Era uguale, era sempre liscia e morbida, come tutto il resto.
Non era come la prima volta, era forse molto meglio. Ogni volta che erano lì e si amalgamavano per bene, era sempre meglio.
Quella sensazione di sincronia infinita la sentivano tutti e due, ed era innegabile.
Le mani intrecciate ed il respiro corto, le gambe di Greta contro i fianchi di Tom e poi sempre meno aria respirabile nella stanza, il caldo anche quando fuori c'erano 3°, la pelle liscia, un ritmo interno, solo loro, che riuscivano a sincronizzare perfettamente.
Tom le continuava a respirare nell'orecchio, e solo allora, in quel momento, mentre la possedeva, si rese conto che quella felicità poteva pure andarsene a fanculo, lui aveva tutto quello di cui aveva bisogno.
La barba graffiava sulla pelle, e nonostante quello le piaceva, sapeva di uomo quando smettevano di curarlo come una bambola, fosse stato per lui sarebbe andato in giro sempre in quel modo. E le sopracciglia, e il fondotinta, e tutte quelle accortezze da rockstar patinata, solo perché "deve essere tutto sempre prefetto", talmente perfetto da sembrare finto. E lei non voleva quel pezzo di lui, di plastica.
Strinse più forte le mano intorno alle sue dita, le mani che le bloccavano le braccia sopra la sua testa e sentiva il suo respiro sul collo, vivo e umido.
- Non dirlo - sussurrò Tom - non dirlo adesso - e premeva i fianchi contro i suoi e lei non capiva.
- Cosa? -
- Non dirmi che mi ami -
Forse era psicologia inversa perché invece era proprio quello che avrebbe detto, e che lui voleva sentirsi dire.
- Tu dici sempre che non si parla, ora smettila di dire stronzate -
Si fermò e la guardò nel buio, immaginava la faccia anche se non lo vedeva.
- È proprio quello che volevo sentire -
- Allora perché ti sei fermato? -
- Perché devo dirti una cosa... - mormorò ancora più a bassa voce, ma risultava sempre profonda, sempre come se stesse gridando. Ogni movimento che tentava di fare Greta veniva bloccata dal suo peso - qualsiasi cosa succederà in futuro tu devi ricordarti solo una cosa, promettimelo -
- Cosa devo promettere? -
- Promettimelo - la strinse più forte dai polsi e la torturò dolcemente con un colpo secco.
- Ok, te lo prometto -
- Ricordatelo sempre che io non ho mai amato nessuno, mai, e non amerò mai nessun'altra -
- E tu ricordati la stessa cosa -
Poi lasciò i polsi e si abbandonò completamente su di lei, che gli cinse la schiena e lo strinse forte.
- Sei proprio ubriaco -
- No, sono lucido  -
Cercò le sue labbra e ci posò sopra un bacio, così, di quelli piccoli e teneri, un bacio dolce, infantile, come quelli che si danno sulla guancia.

____

Bill sbirciò con la testa fuori dalla porta, prima a destra poi a sinistra. Il corridoio era deserto, non sentiva voci se non quelle dei suoi compari alle spalle all'interno della camera. Chiuse la porta con dolcezza e poi batté le mani un paio di volte, per attirare l'attenzione.
- Greta non si vede, perfetto! Ora ascoltatemi... -
Tom di fronte a lui saltellava per la stanza con il bambino abbandonato sulla spalla, tentando di fargli fare il famigerato ruttino, da circa mezz'ora. I legamenti delle ginocchia ormai erano diventati a forma di molla per quanto passava le giornate a saltellare per casa.
- Perché Greta non deve sapere niente? - Gustav si guardò le unghie e poi mise una mano in tasca, tranquillo e serafico, osservava Bill con aria di sufficienza, chiedendosi piuttosto perché avesse acconsentito ad ascoltare cosa dovesse dire loro. Solitamente i piani di Bill funzionavano parecchio male.
- Ho bisogno dei miei amici, mi aiutate? Bene, grazie! -
- Io non ho detto di sì – rise Andreas appoggiando Gustav – come sempre siamo qui per assecondarti senza sapere perché -
Tom si fermò un attimo guardando l'amico con gli occhi imploranti – Ti prego stai zitto sennò non ce ne andiamo più – mormorò.
- Se mi fate parlare vi spiego -
- Siamo tutti orecchie, avanti – Georg stravaccato sul letto sfogliava con scarso interesse l'ultimo numero di Vogue.
- Allora, fatemi parlare – Bill si mise in posizione, ovvero squadrò tutti come un generale squadra la sua truppa ed incrociò le braccia, terribilmente teatrale come suo solito.
- Tra un'ora arrivano gli ospiti e come ben sapete ci sarà anche Heike -
- Ma va? Abbiamo fatto tutto questo solo per lei – sussurrò Tom cercando di alzare la voce e continuando a saltellare con Bibs buttato sulla sua spalla.
- Con Heike ci sarà anche Orlién, ed è lui il problema... -
- Sì ma noi cosa c'entriamo? - chiese Gustav storcendo la bocca.
- Voi dovete tenermelo lontano da Heike tutto il tempo, sarà facile, è uno stracciapalle, con te Gus andrà molto d'accordo, tra simili ci si intende -
Il batterista alzò gli occhi al cielo e gli andò incontro per uscire dalla stanza – Vaffanculo Bill -
- Dai, stava scherzando, torna qui – lo richiamò Georg chiudendo la rivista e mettendosi seduto – quindi cosa dovremmo dirgli a questo Orlièn? -
- Distrarlo – rispose Tom battendo piano una mano sulla schiena del bambino – dire un po' di stronzate per tenerlo occupato mentre Bill tenta di farsi Heike -
- Non me la devo fare! - lo interruppe il gemello, oltraggiato – Devo solo dirle quello che provo, per una volta. Sincero e strappalacrime come solo io so essere... -
- E Greta? Non deve accorgersi di niente? -
- No, appunto, lei teniamola fuori -
- Siamo tutti d'accordo allora, vero Bibs? Ora perché non fai un bel ruttone e rendi fiero il tuo papino che si sta spezzando le ginocchia? - disse Tom esasperato sotto lo sguardo sconcertato degli altri, che pian piano si stavano abituando alla presenza del bambino nelle loro vite, ma che comunque non si sarebbero mai abituati a lui che parlava in quel modo.
- Benissimo – concluse Bill sciogliendo le braccia ed andando verso la porta – cercate di recitare bene, tanto siete abituati -
Gli altri lo guardarono con sguardo di pura compassione, a cosa si era ridotto Bill Kaulitz per una donna.
Nel silenzio tombale che seguì, il piccolo Bibs decise che era arrivato il momento di digerire.


La casa era piena di gente, e per fortuna aveva detto a Bill che non voleva troppe persone a quella specie di festa che aveva organizzato. Tutta gente che non conosceva ma che sembrava conoscerla molto bene, tutti la salutavano e le facevano gli auguri e le uniche persone che conosceva erano magicamente scomparse nel nulla, insieme a suo figlio. Sicuramente ce l'aveva Tom, ma nonostante quello, aveva sempre un po' di ansia se non lo teneva sotto occhio. Decise di rilassarsi e di prendersi qualcosa di leggero da bere, da lontano notò Michelle di spalle e si avvicinò al tavolo delle bevande.


In cinque, come dei pali, aspettavano alla porta l'arrivo di Heike e di Aurélien. Tom con il bambino in braccio non saltellava.
- Quando arrivano? - sbuffò Gustav già al terzo bicchiere di birra.
- Aspettiamo – mormorò Tom.
- Ma com'è che tu sei così favorevole questa volta? - lo occhieggiò Georg – Ti ha minacciato pesantemente? -
- Lasciamo perdere -
- Non ti ho minacciato -
- Non mi far rispondere, c'è Bibs, e potrebbe imparare i vari modi per mandare a quel paese lo zio troppo precocemente -
- Stronzo – berciò Bill sotto voce.
- Merde – rispose Tom ridendo sotto i baffi per aver fatto la battuta in francese, battuta che fece ridacchiare tutti tranne il gemello, che mise le mani sui fianchi e lo guardò malissimo.
- Tuo figlio ti sta salvando, lo sai vero? -
- Casomai è tuo nipote che sta salvando te – ridacchio ancora – tuttavia, mi sembra di vedere una chioma rossa in lontananza.
- DOVE? - gridò isterico girandosi di scatto.
- Sì, sono loro – disse Georg aggiustandosi la camicia – cominciamo la farsa? -


- Mimì -
- Ehi Greis, tutto bene? - chiese la ragazza sorseggiando dello champagne.
- Mi sono persa Bibs, Bill e Tom, e la cosa mi preoccupa -
- Saranno qui in giro... - Michelle si alzò sulle punte cercando di guardarsi intorno, ma c'era davvero molta gente e non riusciva a vedere nessuno di sua conoscenza – come mai tutte queste persone? -
- Non ne ho idea – sbuffò la bionda dopo aver sorriso plasticamente a due signore sconosciute che le sorridevano. Si girò di spalle e parlò più piano verso l'amica.
- Prendiamo una bottiglia di champagne, troviamo Natalie e andiamo in studio a sbronzarci, ci stai? - chiese esasperata.
- Greis ma stai allattando, non puoi sbronzarti! -
La bionda si guardò il succo d'ananas che aveva in mano e sospirò – Ora capisco perché si ubriacano sempre a questo genere di feste... - poi lo ingoiò d'un fiato.
- Comunque, dopodomani c'è la prova del vestito di voi damigelle... - le ricordò Michelle – e non cominciare con la storia che non sei ancora pronta e devi dimagrire che ti depenno dalla lista degli invitati -
- Va bene – disse offesa – ci sarò solo perché si tratta del matrimonio di Georg -


- Ciao Heike... – Bill si riprese la sua voce composta, la voce che non tradisce nessun tipo di emozione, la voce che può essere inserita in qualsiasi contesto sociale, la voce da persona educata e cordiale, la voce che ha sempre una risposta per tutto. La voce che non corrispondeva alla sua interiore.
- Bill, - la voce di lei però gli faceva venire voglia di tirarla fuori, quella vera – che bello vederti, ehi, Tom... -
Durò un istante, il momento in cui lei le poggiò delicatamente le labbra sulla guancia, dopo aver finito di dire “che bello vederti”, quindi dopo la i era venuto un bacio e lui era rimasto congelato per un istante, uno solo, poi si trovò la faccia di Aurélien che sorrideva cortese, e gli venne voglia di prenderlo a pugni, di spaccargli il naso e vedergli il sangue rosso sui denti.
- Bill, c'est un plaisir, di nuovò... - e gli tese la mano.
Sorrise fintissimo come suo solito – Ma lo sai che siamo in Germania? - gli domandò sarcastico.
Aurélien sbatté per qualche istante le ciglia, confuso dalla domanda – Oui, pourquoi? -
- Allora parla in tedesco, o non parlare proprio – si girò di scatto e prese Heike dalle spalle portandola via mentre stava accarezzando una manina di Bibs e stava dicendo qualcosa come “è il bambino più bello che abbia mai visto”, ma lui era già proiettato oltre, era già con lei in camera sua che gli faceva il discorso. Il discorso. Le mani sulle sue spalle e lei che tentò una piccola ribellione, ma poi si fece guidare, su per le scale, e poi scomparvero i rumori e cominciarono le domande.
- Che stiamo facendo qui? - domandò lei perplessa, i capelli a coprirle gli occhi, la frangetta era cresciuta, coprivano il verde degli occhi, ma per Bill era sempre perfetta, maniacalmente perfetta.
- Entra, ti devo parlare -


- Allora Orlièn, cosa ti porta qui ad Amburgo? - Tom aveva ricominciato a saltellare, con il bambino in braccio. Da cinque pali iniziali, erano rimasti lui, Bibs e Georg, Andreas e Gustav gli avrebbero dato il cambio poco dopo.
- L'amour... - prese a dire, e Georg e Tom si occhieggiarono perplessi – per l'arté, in realtà più tempo io vivò a Berlin, vengò solo per Heiké, lei è come mia musa, sapete, le muse... -
Tom pensò per un momento che quell'uomo sembrava fattissimo di acidi, e gli sarebbe piaciuto essere fatto anche lui, così avrebbe capito qualcosa del discorso.
- Noi artist, nous savons, que... comment puis-je dire? - guardò i suoi interlocutori, più spaesati di lui.
- Noi sappiam... dovè dobbiamo andaVè, c'est vrai? -
- Certo – annuì Georg – noi sappiamo dove andare, certo -
- Io di sicuro so dove lo manderei – mormorò Tom a bassa voce.
- C'est... è qualcosà, del cuovè, il cuovè ti povtà, anchè pour votre music è così? L'amour e il coer vi guidanò, vi povtano sanno lovo dove tu bisogno hai di andavè, giustò? -
Le fronti dei due erano più che corrucciate, le sopracciglia molto più inclinate di quando avessero mai sopportato dopo un discorso di Bill da ubriaco.
- Più o meno – tento di dire Georg.
- Pour moi è una cosa così, amo viagiare, amo vedeve posti nuovì, voi aussi?
- Dobbiamo, per forza di cose – disse il bassista serafico, mentre Tom compilava una lista mentale delle cose che avrebbe voluto da Bill per quel piccolo favore.


- Nat aiutami a cercarli, sono spariti! - si allarmò Greis tentando di alzarsi dal divano, ma Natalie le mise una mano sulla gamba e la spinse contro i cuscini.
- Fatti i fatti tuoi per una volta, lasciali dove sono -
- Ma vorrei solo sapere dov'è Julian, così sai, è solo un neonato lasciato nelle mani di un bambino di cinque anni -
La bionda ridacchiò, e poi sorrise anche Greta, che si era fatta mettere il succo alla pesca nella flûte dello champagne e si sentiva un po' di più parte dell'evento.
- Quindi tu lo chiami Julian, Bill lo chiama Bibs e Tom Bill? -
- In realtà non lo chiamo Julian, lo chiamo ogni volta con un nome diverso, tipo oggi è fagiolino, ma Julian mi piace come nome, vorrei che da grande scegliesse lui quello che gli piace di più -
- Sicuramente non sceglierà fagiolino -
- Credo di no -
- Come se la sta cavando Tom? -
- Lo sai che devo dire che sono molto orgogliosa di lui? Ha imparato come si cambiano i pannolini e ti giuro, non pensavo fosse umanamente possibile, certo le prime volte lui e Bill si preparavano come se dovessero disinnescare una bomba... -
- Come? - rise Natalie
- Sì, tipo con lo scafandro, i guanti fino ai gomiti, la mascherina, delle scene da film... -
Risero tanto e poi si misero a parlare del matrimonio, e l'ansia se ne andò via per un po'.

Perché siamo nella tua stanza? - Heike si spostò i capelli e si sedette a peso morto sul letto, il vestito sbuffò appena e Bill rimase a fissare il tessuto che si posò sulle gambe di lei, mentre le accavallava.
- Come fai a sapere che è la mia stanza? -
- Arredata in questo modo? - si guardò in giro e indicò i colori scuri con una smorfia – Di sicuro non è quella del bambino -
Bill rise e si sedette al suo fianco, fiducioso per il suo imminente discorso – Volevo che almeno una volta vedessi dove vivo -
- È molto bella, si vede che è tua – spostò curiosa il viso da un lato, mentre si alzava e dava un'occhiata in giro, toccava i muri, guardava le foto del Bill che conosceva lei, e si lasciava scrutare dagli altri due occhi presenti nella stanza.
- Credo che debba arrivare al punto senza ricamarci più sopra – disse lapidario alzandosi e andandole vicino – tanto devo togliermelo il peso e tu immagini già di cosa si tratta... - attese qualche secondo per una reazione – vero? -
- Bill, di nuovo? - non sembrava arrabbiata, però notò una lieve nota di fastidio nella voce, e per un attimo sentì una fitta piccola piccola al cuore, quello faceva male.
- Ascoltami e basta, ok? -
- No non ti ascolto, ne abbiamo già parlato fin troppe volte... - incrociò le braccia come per difendersi, da lui e dalle sue parole, ma anche dai suoi stessi sentimenti che sapeva benissimo lui, dove andarli a riprendere.
- Sarò breve, te lo giuro -
- Tu non sei mai breve! - alzò la voce lei, alterata.
- ECCO! - gridò indicandola, ma non furioso, piuttosto entusiasta – È QUESTO, è questo di cui parlo quando dico che tu sai, che tu lo sai chi sono io, ma non come lo sanno gli altri, che immaginano come io possa essere perché l'ho detto, o ancora peggio perché presuntuosi pensano di saperlo, tu lo sai perché hai imparato a conoscermi, perché hai capito come sono fatto ancora prima che venisse fuori il mio lato finto e stronzo, ancora prima di quello tu già sapevi chi io fossi, e nonostante quello mi hai voluto lo stesso, anche se solo una volta, però l'hai voluto, e... -
- Bill – cercò di dire, ma il suo nome le morì in gola.
- ...e questo mi ha portato a combattere per te, perché io lo so che tu sei la persona giusta, come tu sai che lo sono io, te lo leggo in faccia, e questo ti spaventa, e ti giuro, spaventa anche me perché non ho mai avuto una connessione così forte con una ragazza come mi succede con te, e non ti lascio andare perché uno venuto da Parigi con l'accento più brutto che possa esistere, ti porta via da me, non lascerò che nessuno ti allontani da quello che abbiamo... -
- Ma non abbiamo niente! Non abbiamo niente Bill, smettila di dire queste cose... -
- Abbiamo più cose di quanto tu pensi... abbiamo la prima volta che ci siamo visti, abbiamo le volte al telefono, in cui ti ho rincoglionito di parole – rise e rise per un attimo anche lei al ricordo – abbiamo la prima volta che ci siamo baciati, abbiamo un po' di storia anche noi e non voglio che tu non ne tenga conto, è importante... -
Lei girò il viso mordendosi le labbra – Hai finito? -
- No – disse lapidario, andò verso il tavolo e strappò un foglio da un'agenda piena di carte e ci scrisse qualcosa sopra, poi tornò indietro da Heike e la fissò negli occhi, lei era incerta.
- Io ti amo, e ti sto dando il mio cuore – le porse il foglietto stropicciato e lei all'inizio non capì, poi vide che c'era un cuore stilizzato disegnato con la penna nera – non voglio che tu mi risponda subito, voglio che tu abbia tempo per pensarci, fino al matrimonio di Georg e Michelle... -
- Mi stai dando anche delle scadenze? -
Bill abbassò gli occhi e le guardò le mani - Non ti posso aspettare per sempre... -
Rimasero in silenzio a sentirsi respirare, a guardare in un punto che l'altro non stava guardando, non doveva essere così difficile, Bill non capiva neanche perché lo fosse.
Lei sorrise piano abbassando lo sguardo verso il foglio – È un po' malandato questo cuore... -
- Non sono bravo come te a disegnare, lo sai... -
- Lo so... - sorrise piegando in due il foglio – ed ora io cosa dovrei dire? Cosa dovrei fare Bill? Sono qui con una persona eppure sono in camera con te... forse questo dovrebbe farti capire che... -
- Mi fa capire che tu stai dove vuoi stare e mi fa piacere se al momento vuoi stare vicino a me... -
- Non voglio che tu pensi che io mi voglia approfittare di te, cazzo Bill è difficile, tu sei Bill Kaulitz come fai a non rendertene conto! -
- Io me ne rendo conto benissimo! -
- Forse allora sono io che non me ne sono mai resa conto... e poi come facciamo a lavorare insieme? Come faccio a pensare se ti ho intorno? - lo chiese con un tono leggermente disperato, segno che ormai non riusciva più ad essere rigida ed insensibile.
- Ho pensato anche a quello... - rispose lui sicuro - lavorerai insieme a Tom, è come se fossi io -
- È come se fossi tu -
Il moro ridacchiò - Non sarà la stessa cosa, ma se hai bisogno di pensare lui andrà benissimo come mio sostituto -
Heike annuì piano, avrebbe voluto dire mille cose, ma rimase in silenzio a guardare il cuore di Bill piegato tra le sue mani.
- Forse è meglio tornare giù... - disse lui, ma lei lo bloccò mettendogli una mano sul petto.
- Mi stai confondendo -
- Io sono già confuso -
- Non voglio andare giù -
- E cosa vuoi fare? -
- Stiamo qui in silenzio, ti va? - lo disse senza pensarci due volte, come la risposta che ricevette da parte del ragazzo.
- Va bene... -

____

Lo so, meriterei il linciaggio, ma dobbiamo essere tutti molto felici del fatto che c'è il nuovo capitolo, no? :D
Perdonatemi l'attesa, vi ringrazio per aver aspettato tutti questi mesi, spero sia di vostro gradimento!
Alla prossima, baci.
L

  
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