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Autore: _Dubhe    12/02/2011    11 recensioni
«Non mi piacciono gli indovinelli, mezzosangue, e neppure le conversazioni abbozzate tra un balletto e l’altro.. – sorrise, vedendola arrossire - ..mi piacerebbe proseguire questa conversazione in privato, vuoi? Domani sera alle nove, a Malfoy Manor. Non dovresti avere difficoltà nel trovarla, no?»
«Cosa ti fa credere che accetterò un tuo invito, Malfoy? – sputò velenosa lei – Il tuo fascino o la tua spudorata e immotivata arroganza?»
«Il ricatto, Granger. – rispose semplicemente lui..
***
Un ricatto, 8 Metalli, i tranelli di un Malfoy e la fierezza di una paladina della II Guerra Magica, costretta a vivere come una babbana dalle nuove leggi della Corte. Cosa nasconde Malfoy dietro il mistero delle Fiale e dei Metalli? A cosa porterà la sua ricerca? E lei, riuscirà a resistere al suo ricatto? E lui, riuscirà a resistere a Hermione Granger?
Una storia ricca di colpi di scena, sorprese e misteri ancora da svelare. Draco/Herm la ship principale. Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Your blackmail, My downfall. Vol 1
***
 Capitolo V:

when everything changes
 

Non riuscì a chiudere occhio, quel giorno: non solo gli incubi di figure incappucciate gli apparivano davanti di continuo, voci lo tormentavano con promesse di morte e dannazione eterna, ma soprattutto una voce in particolare lo assidiava, lasciandolo quanto mai perplesso sul motivo per cui gli faceva un tale effetto. La Granger. Quanto poteva essere irritante una strega ubriaca? Ne aveva viste a bizeffe, partendo da Pansy e Millicent fino ad arrivare a Daphne, quella con la quale probabilmente si era divertito di più in quelle occasioni. E non solo in quel senso. La maggiore delle figlie Greengrass – e anche la meno scocciante e appiccicosa – era la cosa più vicina ad un’amica che il giovane Slytherin avesse mai avuto. Non era la solita serpe con la puzza sotto il naso e gli abiti firmati, anche se di quelli ne aveva in abbondanza, a distinguerla era sempre stato il suo senso critico e profondamente razionale con cui giudicava le cose. Non era affrettata, non era maniacale, era fredda e calcolatrice. In un primo momento, doveva ammetterlo, l’idea di coinvolgerla nella sua ricerca l’aveva sfiorato eccome ma, dopo aver saputo in che condizioni si trovasse, aveva preferito lasciar perdere. D’altro canto, lei non era tanto sprovveduta: lo conosceva da anni, avrebbe capito nel giro di pochi giorni a cosa davano la caccia e il suo istinto, con ogni probabilità, ne avrebbe fatto più una rivale che un’alleata. E poi, non poteva portarsi dietro una donna incinta, rischiando di far infuriare suo padre e sua sorella, più di quanto già non fossero. Una famiglia di matti, la loro! Peggio dei Malfoy nei loro momenti migliori!

Si strofinò gli occhi con le dita, mediante piccoli movimenti circolari. Erano circa le dieci di sera. Ah, non poteva restare sveglio anche tutta la notte, non sarebbe stato per niente riposante! Sai che occhiaie, poi! Sbuffò, alzandosi dalla sua poltrona preferita e chiudendo con un gesto secco la porta della sua stanza, lasciata aperta per chissà quale subdola ragione. Si tuffò nel mare di soffici cuscini e coperte calde che era il suo letto, quasi con un impeto di rabbia, chiudendo gli occhi come un bambino dispettoso davanti ad una pozione amara. Dopo altri venti minuti si costrinse a uno di quei metodi che, doveva ammetterlo, gli erano serviti soltanto due volte in tutta la sua vita: una prima volta quando era morto il suo cane, a otto anni, e suo padre aveva detto che era meglio così, per lui e i suoi esercizi magici, e una seconda, quando ad andarsene era stata sua madre. Per suo padre no. Aveva brindato a Lucius tutta la sera, augurandogli ogni bene dovunque si trovasse, dato che quel posto era lontano anni luce da lui e dalla sua, finalmente lieta, esistenza.

La pozione soporifera non tardò a fare effetto. I pensieri sembrarono dissolversi in mille e mille volute di fumo grigio, annebbiandogli i sensi e la vista e lasciandolo preda di un qualche piacevole sogno, dove danzatrici del ventre sventolavano le loro gonne davanti a lui, un pascià seduto su cuscini di seta. Una di quelle assomiglia stranamente alla Gryffindor che stava dormendo nella camera dall’altra parte del corridoio. Nah, doveva essere una semplice somiglianza. Una coincidenza. Soltanto una..

Riaprire gli occhi fu una meraviglia, soprattutto se i flashback dei suoi sogni continuavano a ronzarti in testa con una frequenza allarmante. Hermione – che era apparsa in ogni angolazione e ogni sua forma, in particolar modo con questo nome esatto, sostituito al ben più noto “Granger” o “Mezzosangue” – l’aveva rincorso in un prato, gli aveva sventolato davanti una bottiglia di gin e aveva riso come un’ebete, ricordandogli che solo da ubriaca sarebbe andata a letto con lui, quindi avrebbe dovuto infilzarla con bevande non meglio identificate, che erano posizionate tutte in fila davanti ad un bosco – apparso da chissà dove. E poi, come se non bastasse, la lunga e atroce agonia era continuata, ancora e ancora, tanto che aveva cominciato a rimpiangere i sogni erotici che la bacchetta di Pansy, una volta, gli aveva rifilato al quinto anno, con lei nuda con addosso piume di pavone che ringhiava il suo nome in maniera provocante. Aveva vomitato per tutto il giorno, da quello che poteva ricordare.

Stavolta non era andata meglio: il brusco risveglio, seguito da un altrettanto veloce discesa dal letto, gli miseo lo stomaco in subbuglio, tanto che fu costretto ad aggrapparsi ad una delle travi del baldacchino, gli occhi chiusi e respiri profondi dalla bocca, nel tentativo di riprendersi. Non ne aveva avuto tempo, però.

«Malfoy, gradirei sapere perché ero distesa in quel letto, come ci sono arrivata e soprattutto perché non ho dormito, a casa mia e nel mio letto.»

Riaprì gli occhi, capendo al volo che riprendersi sarebbe stato molto più facile, se avesse impiegato tutte le sue energie nel litigare con la mora che aveva davanti. Si era cambiata: indossava un pigiama nero, appartenuto a qualche fanciulla che aveva dormito lì prima di lei, probabilmente, e sopra portava una vestaglia verde. La seta dei pantaloni larghi e il cotone del top che indossava aderivano perfettamente alla sua figura snella, notò subito il biondo, e di sicuro stava meglio così che con un paio di calze a rete. Ah, maledetti sogni! In mano portava una tazza di qualcosa di caldo, caffè a dedurre dall’odore, sul volto non c’era più traccia di rossore e neppure gli occhi erano maliziosi e la bocca arrossata. No, era di nuovo se stessa, infuriata come una Furia – non c’era espressione migliore per definirla, in quel momento! – e talmente infuriata a tal punto che, probabilmente, se avesse voluto, avrebbe fatto fuori chiunque con una saetta lanciata con lo sguardo. Notò subito come gli occhi di Draco si fossero posati sul suo abbigliamento e interpretò male i suoi pensieri a riguardo.

«Dovevo pur cambiarmi.. – si giustificò, passandosi una mano nei capelli disordinati - ..e ci ho messo tutta una doccia molto lunga per rendermi conto di non essere a casa mia. Ho dovuto improvvisare. Questi li ho trovati nella stanza dove ho dormito, non potevo certo rimettermi i miei abiti! Puzzavano di sporco.. e alcool.. iehu! Non avrò bevuto ieri sera?!?! Che schifo!»

Probabilmente si aspettava delle risposte, certo, ma lei era in piedi da almeno un’ora, reduce da una doccia rilassante, vestita, profumata e con una tazza di caffè in mano. Malfoy era distrutto, con due borse sotto agli occhi che avrebbero potuto toccare l’Australia e non era per niente pronto ad una conversazione che sarebbe finita con lui minacciato di morte o, peggio torturato e ucciso. Si, non la vedeva lontana come ipotesi. «Caffè…» Mugugnò, barcollando ad occhi chiusi fuori dalla stanza, una mano a stringersi la vestaglia e l’altra sulla fronte. Ignorò la ragazza, oltrepassandola e scendendo in cucina, dove trovò la colazione già pronta e il caffè fatto. Alzò un sopracciglio: ma la Granger non sfruttava tutte le sue forze per la difesa degli elfi domestici? Non era una sorta di animalista, da quel punto di vista? Uguali diritti e bla bla bla? La ragazza, che l’aveva seguito con un’aria terribilmente infastidita, parve notare la sua stizza.

«Guarda che ho chiesto a Perky soltanto di indicarmi dove fossero gli ingredienti. Quando ha capito che volevo cucinare io, da sola, si è quasi fatto venire un infarto e ha cercato di tritarsi le dita con il tritacarne. Ho pensato che sarebbe stato meglio se avesse conservato tutte le dita, quindi gli ho permesso di aiutarmi.. – si sedette di fronte all’uomo, che finalmente stava riprendendo colore grazie alla bevanda che aveva in mano – E non ho avvelenato niente, prima che tu lo chieda.»

«Te l’hanno mai detto.. – proferì finalmente lui, quando capì di aver, almeno in parte, recuperato le proprie facoltà mentali, degne quindi delle sue battute sagaci – Che la mattina parli troppo? Sarà per quello che Lenticchia avrà deciso di litigare, ieri..»

La ragazza parve colpita da quella affermazione, tanto che scattò su come una molla, quasi colpita da un incantesimo refrigerante. «I miei affari privati non sono certo qualcosa di cui devi preoccuparti tu. E poi, io sto ancora aspettando una spiegazione sul perché non ero a casa mia ie..»

«Non te lo ricordi?» La sua domanda gli salì spontanea alle labbra. Si era aspettato di tutto: dai discorsi imbarazzanti su quanto era successo davanti al fuoco, alle sue scuse perfino, giustificate dal fatto che, magari, non reggeva l’alcool e quindi non ci capiva niente una volta che aveva superato i tre bicchieri. Tutto, ma non la perdita di memoria. Lui ricordava fin troppo bene quello che era successo, il fatto che si sentisse come uno appena colpito da un Reducto, ridotto prima in cenere e poi rinsaldato con la colla babbana era proprio dovuto al fatto che ricordava fin troppo bene. E mentre lui aveva piena coscienza di quanto era accaduto lei.. Oh, maledizione! Si passò la mano tra i capelli, esibendo per un attimo la fasciatura sul braccio.

«Come te la sei fatto? – domandò preoccupata l’altra, notandola – Non eri ferito quando sono venuta stamattina..»

«Ieri mattina, prima di tutto. Era ieri mattina. Hai dormito un giorno intero e una notte intera qui. Eri ubriaca, dio… te l’hanno mai detto che sei uno spasso quando ci vai giù pesante con il whisky? I tuoi amici irlandesi mi hanno supplicato di ritornare a trovarli, una volta che ti fossi ripresa, s’intende.»

La mora lo fissò con occhi glaciali. «Vedo che ti sei ripreso, finalmente.»

Già, era la verità, si sentiva decisamente meglio, dopo un buon caffè e un paio di pasticcini alla zucca e allo zucchero con cannella che Perky gli preparava da quando era bambino: erano una delle cose che preferisse mangiare in assoluto. Stando meglio, inoltre, le sue abilità di “serpe stronzo” erano salite decisamente di livello, permettendogli di ritornare a fare quelle battute tanto odiose che erano il suo marchio di fabbrica. Quella della casata dei Black, ovviamente. Da piccolo, per quanto potesse ricordare, aveva sempre trovato spassose le cose che zia Bella diceva, anche se per lo più includevano assassini e omicidi e gente squartata, ma non era il contenuto a contare, era la forma. E lui ci teneva a quel particolare aspetto. «Per quanto riguarda la fasciatura, non è niente. Un incidente di percorso ieri sera. Sai, mentre tu stavi brindando io mi davo da fare a recuperare..»

«L’hai preso? – s’incuriosì lei – Il secondo pezzo, la fiala, la pozione?»

Pezzo di che? E, oltretutto, non si trattava neppure di una pozione. «Si, è al sicuro.» Alzò gli occhi un attimo su di lei, prima di riabbassarli sui suoi pasticcini. «E comunque non ti ho Obliviata, che è questo che stai pensando. Sei.. ehm, hai bevuto ieri sera.. un po’ troppo.. e quando siamo tornati non mi è parso saggio farti andare in queste condizioni.. già, a casa. Hai dormito in una delle mie stanze degli ospiti e..»

«Bevuto?» Solo allora lo Slytherin alzò lo sguardo, rendendosi con meraviglia conto che lei non aveva sentito nemmeno una parola di quello che le aveva detto. No, si era fermata alla prima parola, ovvero quella in cui le diceva che si era ubriacata, tanto da non ricordare nulla. «TU MI STAI DICENDO CHE IO HO BEVUTO?!?!?» Urlò tanto da fargli andare il caffè di traverso, costringendolo ad afferrare uno straccio per togliersene un po’ dalla maglietta bianca che stava indossando in quel momento. Certo, c’era da immaginarselo che sarebbe diventata isterica: lei non beve, lei è Hermione la perfettina Granger. E ora era entrata in modalità pazza on, per spegnerla gli ci sarebbero voluti l’azione combinata di un incantesimo FreddaFiamma e un Petrificus Totalus di esterma potenza. Anche un Incarceramus, già che c’era, poteva fare al caso suo. La guardò, leggermente meravigliato e decisamente scioccato, mentre poteva vedere quasi le nuvolette di fumo che le uscivano dai capelli. «Io non bevo! Cosa diamine hai fatto per farmi bere, Malferret!»

Ecco, ci risiamo con quel maledetto soprannome. «Nulla! – si giustificò lui con un’alzata menefreghista delle spalle – Ero andato dove dovevo andare, ti ho lasciato in un pub dicendoti di aspettarmi e, quando sono tornato, non solo non ti reggevi in piedi ma sembravi pronta a violentarmi! Scusa se la mia massima preoccupazione è stata quella di riportarti sana e salva in Inghilterra!!!»

Oops, questo non avrebbe dovuto dirlo. La ragazza sembrò gonfiarsi ancora di più, prima di scaraventare la tazza contro il muro, che finì in mille pezzi lasciando soltanto una macchia marrone sulla tappezzeria: l’avrebbe fatta pulire più tardi.

«Lo sapevo, lo sapevo, LO SAPEVO che non avrei dovuto accettare, un ricatto! Un maledettissimo e sporco ricatto! Ah, fidarsi di un Malfoy, me l’aveva detto Harry di lasciar perdere!»

«Aspetta, hai detto a Potter del nostro accordo? Granger, ti avevo detto chiaramente che..» Ma lei parve non sentirlo e lanciò un urlo ancora più grande, con le mani sopra la testa. «Per Merlino! Come ho potuto essere così stupida! Avrei fatto meglio a restare appiccicata ad un palo, se l’alternativa è finire ubriaca in qualche squallido pub in qualche parte non bene definitiva del pianeta o, ancora, dormire nella camera degli ospiti di Malfoy Manor o, ultima ma non importante, la genialata di aiutarlo nella sua missione decisamente pericolosa e niente affatto legale o pulita.» Gli puntò un dito contro, gli occhi fuori dalle orbite. «Non credere che non sappia cosa stai facendo, brutto bastardo! Non credere di potermi fregare solo perché non faccio domande. Io sono Hermione Jean Granger, io ho combattuto contro il tuo Signore Oscuro e l’ho sconfitto, io ho ottenuto più premi dal Ministero di quanti i tuoi antenati abbiano potuto posare sulle mensole di questo Maniero. Io..»

«Sei finita a ballare nuda in un locale babbano per una Legge che te l’ha ordinato, si lo sappiamo.. – concluse con una risata tetra l’altro, adesso decisamente alterato a sua volta – E non mi pare che tutte le tue medaglie abbiano potuto salvarti da questa sorte, non mi pare che il Ministro se ne sia fregato più di tanto, non mi pare che le tue incredibili gesta ti abbiano riservato un trattamento tanto diverso dagli altri Mezzonsague!»

La Gryffindor, ormai abituata a tutti gli insulti che uno come Malfoy potesse farle, abituata alle accuse e alla sua lingua tagliente, si limitò ad assorbire come una spugna, senza retrocedere di un solo passo. «Che cos’è che stai cercando Malfoy? – chiese infine, le braccia unite sul petto, l’espressione decisa – E non rifilarmi stupidaggini! Non è qualcosa di legale, anzi è molto peggio che illegale, è qualcosa di Oscuro. Quando ho accettato non sapevo a cosa andavo incontro, ora che lo so ti rimango vicino non per i soldi ma perché, se dovrò e sarò costretta, ti fermerò con le mie stesse mani. Non ci sarà nessun altro Signore Oscuro e non ci sarò nessun altra guerra. Io sarò anche una Mezzosangue ma, ricordatelo, che so come si lancia una Maledizione Senza Perdono.. e non temo di non saperlo fare.. ho tutte le motivazioni di questo mondo.. Malfoy

I due si scrutavano, ognuno arrabbiato a modo suo: Hermione, le mani strette in due pugni, che torreggiava come una dea vendicatrice sul proprio interlocutore, gli occhi folli di pazza rabbia omicida e il petto affannato dal troppo urlare. Non le capitava spesso di perdere il controllo, semplicemente non ci era abituata, ma era così che doveva andare, era una discussione a cui aveva pensato per lungo tempo, nella settimana in cui non si era vista con il suo nuovo datore di lavoro. Non c’erano misteri senza motivi, non c’erano azioni senza conseguenze. La conseguenza delle sue azioni, più di quelle di chiunque altro, poteva essere completamente devastante e totalmente terribile. Draco Malfoy non era tipo da includere lei in un progetto tanto segreto senza un motivo, e le ragioni erano semplici e evidenti quanto il sole: era qualcosa di pericoloso, qualcosa che non poteva fare da solo, qualcosa che temeva di rivelarle ma per cui la voleva disperatamente. Si, perché, parlandoci chiaro, se davvero fosse stata una cosa da poco conto, la prima cosa che avrebbe fatto Malfoy sarebbe stata rivelare la sua doppia identità a Harry e Ron, umiliarla e spezzarla dalle radici. Non l’aveva fatto, si era privato di quel divertimento sadico a cui certamente un Malfoy non avrebbe rinunciato per nulla al mondo, se non per qualcosa di veramente importante e di veramente delicato. La sua missione era entrambe. E non solo era qualcosa di cui non desiderava parlare affatto, magari fosse stato solo quello, era qualcosa che lo perseguitava giorno e notte. Lui poteva credere quello che gli pareva, ma lei era stata davanti alla sua camera abbastanza da intuire quanto i suoi incubi fossero peggiorati, dopo il secondo Elemento. Si, le voci, le stesse voci che aveva udito la prima notte, circa una settimana prima, quando quella figura incappucciata li aveva colti di sorpresa, e aveva tentato di ucciderli. Ricordava alla perfezione il fastidio e il dolore che aveva provato, con quelle voci in testa. E non era solo un dolore astratto: prima di ritrovarsi in quella casa ammuffita con Malfoy, era sicura di aver visto un paio di immagini non del tutto piacevoli del suo passato. Come suo solito, aveva intuito che il compito di quelle figure era proprio indebolire le persone, renderle più deboli e malferme, impedendogli così di prendere.. qualsiasi cosa stessero custodendo. Ah, giusto: non sapeva nemmeno questo. Cosa custodissero, il perché lo facessero, a cosa fossero utili quelle pozioni in piccole boccette di vetro – se erano davvero pozioni.. domande, troppe domande e neppure una risposta da quell’esserino ossigenato ed egocentrico che le stava seduto davanti.

D’altro canto, il giovane aveva cominciato a intuire che, dopotutto, non avrebbe potuto tenerla all’oscuro ancora per molto: più si serviva di lei, più chiedeva il suo aiuto, più lei sarebbe stata vicina a capire tutto quello che lui stava cercando, tutto quello che stava effettivamente facendo. Dopo qualche istante di silenzio, le concesse qualche parola, forse necessaria a placarla, per ora.

«Non sono uno stupido, non farei mai nulla di Oscuro sotto il naso della tirapiedi del caro Potteruccio.. E poi non sono un megalomane come lo era.. Voldemort.. già, una volta mi hai detto che è la paura di un nome ad accrescere la paura della cosa stessa ricordi?» Lo sguardo ammirato della ragazza perché si ricordava un fatto accaduto quando entrambi avevano circa dodici anni lo lusingò, imponendogli di proseguire. « E quindi non intendo scatenare nessuna guerra e nessuna rivoluzione. Sono una Serpe, sono un egoista bastardo che discende da una stirpe di codardi e di pazzi. Ci sono solo cose tremendamente egoistiche sulla mia lista, fidati di me.»

La mora sbuffò, cominciando a camminare avanti e indietro per la cucina, fissando le proprie pantofole, anche quelle nere e pelose. «Si, beh. Egoista, chiaro? Mi serve il tuo aiuto perché non è qualcosa che ti insegnano ad Hogwarts e trovare quello che voglio non è una passeggiata.. Avrai visto quel Guardiano, la prima volta. Anche ieri ce n’era uno. Credo il loro compito sia proprio quello di vigilare su queste.. fiale.»

Guardiani, registrò mentalmente la Gryffindor. «Quanti sono? – chiese impertinente, infervorata dall’improvvisa disponibilità di Draco a parlare – Cosa c’è in quelle fiale.»

«Sono otto in tutto, adesso ne mancano sei. Molto potenti, molto furbi, non si fermeranno davanti a nulla per proteggere quei.. metalli.» L’ultima parola fu quasi un sussurro, e subito dopo gli occhi ghiaccio del ragazzo si fissarono in quelli indagatori della mora, che capì come quell’informazione fosse stata un azzardo. No, non aveva intenzione di dirglielo, gli era sfuggita.

Quell’informazione era importante. E così si trattava di metalli. Perché dei metalli potevano essere contenuti in boccette così piccole? A cosa potevano servire? Perché ce n’erano esattamente otto? Perché erano così ben protetti? Perché i Guardiani evocavano i brutti ricordi? Ah, di nuovo domande e ancora domande. Ma, stavolta, avevano un punto di partenza, quei quesiti: avrebbe fatto delle ricerche, avrebbe trovato un modo per collegare quelle informazioni e scoprire qualcosa. Aprì la bocca per chiedere altro, ma un leggero pop annunciò l’arrivo di Perky, che fece una profonda riverenza al padrone, prima di parlare con Hermione.

«Signorina, come ha chiesto le ho lavato e profumato i vestiti. Sono sul letto nella stanza in cui ha dormito.» Sembrava orgoglioso di aver portato a termine quel compito in così breve tempo, Draco ne dedusse quindi che ignorasse l’origine di quella che aveva appena onorato con un inchino. Lo congedò con un gesto della mano, alzando un sopracciglio alla volta della diretta interessata: e così, CREPA – si chiamava così quella sua stupida campagna, no? – o non CREPA, sfruttava i suoi elfi a suo piacimento. Prima ubriaca, poi maniaca del sesso – cosa che le avrebbe fatto presente in un momento adatto, tra l’altro – e ora anche sfruttatrice di quelli per i diritti dei quali si stava battendo. Di bene in meglio, miss perfettina, di bene in meglio.

«Ed è inutile che fai quella faccia.. non potevo tornare a casa sporca e puzzolente, e nemmeno in un pigiama verde e nero! Ah, per Merlino! Credo che Ron potrebbe bruciarmi questi vestiti addosso, senza aspettare che me li tolga.»

«Perverso il ragazzo.. hai capito Lenticchia!» Ecco il solito Malfoy.

«Al diavolo! Vado a cambiarmi e a casa, non voglio sapere niente di ieri sera, non voglio sapere di cosa ho fatto.. o non fatto. Meglio così. E tu.. se lo dici a qualcuno..» Sembrava terribilmente Molly, quando faceva così. La stretta vicinanza con i Weasley doveva averla irrimediabilmente incisa dentro. «..io ti..»

«Si, mi fai evanescere gli attributi. E con questa sono due. A presto Granger, ti farò sapere con un messaggio..»

«A proposito di messaggi: com’è che hai il mio numero tu?»

«.. messaggio – continuò lui, allontanandosi, facendo finta di non averla sentita – quando dovrai venire da me. E, se prima, vorrai venire per qualche attività extracurriculare, giusto per far ingelosire il Rosso.. sai dove trovarmi. Adieu!»

La mora boccheggiò un paio di volte, totalmente spiazzata e ora convinta più che mai di aver detto qualcosa di profondamente imbarazzante, la sera prima. Ah, lei non poteva reggere l’alcool così male, era tutta colpa di suo padre, sua e del suo fegato inesistente! Le era successo soltanto un’altra volta, e per fortuna in quell’occasione aveva avuto Ginny a spalleggiarla e a impedirle di fare qualcosa di stupido. Non stavolta. Anzi, con ogni probabilità Ginny c’era, il che era anche peggio, dato che quella non era casa sua e il letto in cui stava dormendo non era quello di suo marito. Il suo stomaco si rigirò un paio di volte, tanto per ricordarle che aveva un’altra questione da risolvere. Non era giusto mentire così ad Harry, visto che lui l’aveva difesa così alacremente quando lei ne aveva avuto bisogno. Doveva dirglielo e l’avrebbe fatto. Giusto per galanteria fece sparire la macchia di caffè dalla parete, sicura che Malfoy non l’avrebbe neppure notato, e si smaterializzò, diretta a casa.

***

«Ron? – chiamò, togliendosi il cappotto, profumato e lavato come Perky aveva promesso – Sono a casa.»

Non udì alcuna risposta, piuttosto voci che continuavano a parlare in cucina. Avevano ospiti? Harry? Oh, lui sarebbe stato perfetto, dato che aveva intenzione di parlargli della faccenda di..

«Ginny?» Fu sorpresa come non mai nel ritrovarsi davanti l’altro membro della famiglia Potter. La rossa era comodamente seduta su una delle sedie accanto al bancone della cucina, una tazza di thè caldo in mano e un pacchetto di fazzoletti nell’altra. Stava piangendo? Sicuramente gli occhi rossi non erano un effetto ottico, era totalmente sconvolta. Certo che era strano vederla in questo stato; ok, il primo fatto strano era che stesse piangendo davanti a suo fratello che, era risaputo, aveva la sfera sentimentale grande quanto una biglia di vetro. Si facevano delle confidenze? Da quando? C’era decisamente qualcosa che non andava. «Tutto bene?»

Fu una domanda decisamente stupida ma, dopotutto, non era particolarmente ben disposta verso la minore delle sorelle Weasley, dato che l’aveva sorpresa a Malfoy Manor con Zabini.

I due parvero come congelati, dal suo arrivo, il che era ancora più strano. «Si, benissimo. – mentì la ragazza, alzandosi velocemente e raccogliendo le sue cose – Grazie del thè Ron, mi è stato davvero d’aiuto. Ci sentiamo presto. Hermione..»

Nell’uscire, quest’ultima avrebbe giurato di aver visto la cognata sorridere. Ehm..
Tornò a guardare Ron, cercando di decifrare cosa di avessero discusso, ricordandosi solo allora, come una sciocca, che Ginny poteva essere stata la prima a rivelare al suo fidanzato chi frequentasse la Manor. L’aveva rovinata! Adesso Ron l’avrebbe lasciata e avrebbe mandato a monte la serie infinita di progetti che avevano fatto sul loro futuro, sulla loro vita, sui loro figli.. Ma forse non era ancora tutto perduto, forse avevano parlato di altro. Ma, in quel caso, il viso rilassato, troppo rilassato, di Ron non avrebbe avuto una spiegazione. «Cos’aveva Ginny?»

Il rosso parve valutare quelle parole, come in cerca della cosa giusta da dire. «Era venuta a confidarsi con me..  disse infine, alzandosi, in maniera più possibile teatrale - ..vedi, dato che a sua amica passa le giornate a Malfoy Manor.. ha ritenuto che io fossi la persona migliore che potesse capirla.»

Maledizione! Lo sapeva! Sapeva che stava lavorando con Malfoy.. e perché Ginny gliel’avrebbe detto? Non era minimamente nei suoi interessi. Lei andava lì per lavorare, lei per divertirsi con Zabini. Aveva detto anche questo a Ron, rischiando così che lui rivelasse tutto a Harry; perché, più di tutto, il fatto risaputo era quello che i due ragazzi si raccontavano praticamente tutto, incluse le volte che andavano in bagno. L’aveva sempre trovata fin troppo irritante come cosa ma, con il tempo, come anche a gran parte dei difetti, impari a farci l’abitudine. Si guardò intorno, in cerca di qualcosa da dire, una mano dietro la nuca, l’espressione imbarazzata. Non sapeva letteralmente cosa dire: come poteva confessare di stare lavorando con il loro peggiore nemico dai tempi di Hogwarts? E questo avrebbe significato anche raccontagli il perché quella collaborazione si era resa necessaria, e lo strip club e tutto il resto. Ah, maledetta Ginny e la sua lingua lunga! Come poteva essere diventata così cattiva!?!? Ma, più di tutto, a sorprenderla fu, ancora una volta, l’espressione rilassata di Ron, che le si stava avvicinando con le braccia larghe e un sorriso bonario sul volto. Un attimo, non era arrabbiato?

«Ron, esattamente.. cosa ti ha detto Ginny.. riguardo a me e a Malfoy Manor?» La sua voce era decisamente più tremula di quanto si aspettasse. Era ferita, doppiamente tradita, doppiamente nei guai e totalmente impreparata ad una situazione come quella. Lui doveva capire che, qualsiasi cosa lei avesse fatto, era stato per il loro bene, unicamente per il loro futuro, e se gli aveva taciuto determinati aspetti era solo perchè voleva proteggerlo.

«Non c’era bisogno che mi dicesse nulla. Capisco.» Che vuol dire che capisce? Come fa a capire? «Insomma, tutti possiamo avere dei momenti difficili, tutti possiamo avere bisogno di un momento di.. distacco. Il fatto che tu abbia cercato quel momento con Malfoy, oddio, mi sorprende ma.. miseriaccia, è Malfoy! Ma mi ero ripromesso di non arrabbiarmi.. non importa, abbiamo superato tutto e supereremo anche questo..»

Ok, come volevasi dimostrare, non aveva capito un’emerita cacca di drago! Peggio, credeva che lei l’avesse tradito con Malfoy! Quale diavoleria!? Ancora una volta, però, la sua razionalità ebbe la meglio sui sentimenti, cosa che le riusciva decisamente più facile quando Ron non stava gridando o non se ne stava andando. «E Ginny ti ha detto il perché lei  si trovava da Malfoy’ Forse Harry..»

«No! – la fermò il ragazzo, afferrando per le spalle – Lei si fida di me, perché sa che io posso capirla.. sotto questo punto di vista. Harry è fedele come un rametto di Platano Picchiatore, si schianterebbe piuttosto che guardare un’altra. Ma io potevo capirla, e ora è tutto sistemato.. possiamo andare avanti, non ne parleremo mai più..»

L’espressione della giovane strega finalmente fu attraversata da un lampo di comprensione: Ginny era lì perché sapeva di poterla mettere nei guai, era lì perché sapeva benissimo che Ron l’avrebbe capita, era lì perché sapeva che Ron l’aveva tradita. Si, Ronald Weasley aveva ufficialmente tradito Hermione Granger, sua fidanzata storica. Sentì il respiro mancarle, ma non fu come accadeva di solito, per una scarica forte di adrenalina, fu perché il dolore le aveva mozzato il fiato, mentre migliaia di lame si conficcavano nel suo petto, pericolosamente vicini al cuore, o forse direttamente al centro del suo cuore stesso, soltanto tanto fredde e tanto taglienti da non sentirle nemmeno. Come aveva anche solo potuto tradirla? Adesso tutta quell’espressione ebete, quella faccia da puffola pigmea erano chiari! Adesso che pensava di essere stato tradito a sua volta, pensava che tutto sarebbe ritornato alla normalità. No! Litigavano a volte, a volte si lanciavano alcune maledizioni piuttosto pericolose in giro per casa, a volte andavano a dormire dai rispettivi amici, ma mai, mai e poi mai, lei si era sognata di tradirlo, nemmeno in uno dei meandri più lontani del suo cervello. Lei lo amava, tanto. Lui era tutto per lei, o, almeno, lo era stato. Adesso che lo guardava e l’immagine prepotente di un’altra fra le sue braccia si faceva larga nella sua fervida immaginazione, sentiva di non poterlo più riconoscere, sentiva che l’uomo davanti a lei non era quello con cui era cresciuta, non era affatto il suo amico, il suo confidente, il suo amante. No. Era uno sconosciuto. Un uomo crudele, troppo lontano dall’immagine di quello che aveva amato e che avrebbe mai potuto amare. E quel maledetto sorriso sulla sua faccia.. glielo avrebbe strappato a morsi, brutto maiale!

«Tu mi hai tradita.. – sussurrò, rassegnata, la voce tremante – tu.. tu.. tu mi hai tradita.. TU! Brutto figlio.. anzi, povera Molly.. tu, grandissimo bastardo! Stronzo che non sei altro! Come hai potuto pensare??!? Io non ti tradirei mai..»

«Ma sei stata da Malfoy, Ginny ti ha visto.. » - mormorò lui confuso. Eh, giustamente era impossibile per lui elaborare un’altra teoria plausibile. Non aveva avuto tempo per rifletterci, oltretutto!

«Da Malfoy! Si, da Malfoy per lavoro! In modo da potermi guadagnare degnamente da vivere, in modo di non dovermi più strusciare su di un lurido palo di uno strip club.. oh, si! – confermò con rabbia, rispondendo allo sguardo ancora più confuso del rosso davanti a lei, che aveva lasciato cadere le braccia inermi lungo il corpo – L’unico lavoro che una strega sotto copertura può trovare in questo mondo è quello di una spogliarellista, capito? Una spogliarellista! E Malfoy mi ha offerto del denaro per lavorare per lui, dandomi una copertura sanitaria e tutti i documenti in regola che, entro un anno, mi permetteranno di ritornare al Ministero. Tu lo sapevi questo? No. Te ne fregava di questo? Ancora no! L’unica cosa che volevi era una donna bella e disponibile nel tuo letto, se lavorava come una lurida maganò senza bacchetta chissene frega!!! Tanto se non c’ero io c’era qualcun altro a scaldare queste lenzuola..»

Ron sussultò a quell’affermazione, rendendosi conto di quanto l’avesse ferita. Ma non si sentiva in colpa, sarebbe stato troppo emotivo come sentimento da poterlo provare, piuttosto era deluso dal fatto che lei non l’avesse tradito. Anche lui si era programmato in mente una bella riconciliazione, un perfetto finale con loro due in lacrime che si promettevano di non rifare mai più una cosa simile, per poi finire la conversazione a letto, tra dolci baci e dolci carezze. Ma era andato tutto male, lei si era rivelata una santa, come al solito, mentre lui era passato dalla parte del torto e in una posizione irrimediabile. Hermione gli aveva sempre detto che non l’avrebbe mai perdonato, se lui l’avesse tradita. Per questo non le aveva detto niente, per questo non aveva cercato di spiegarsi o di chiarire. Aveva aspettato l’occasione giusta: e quale migliore situazione di una in cui tua sorella ti rivela di aver visto Hermione a casa di Malfoy? Era stato tutto perfetto, tutto! Il doppio tradimento, la rivelazione, la confessione e il perdono. Sarebbe andato tutto per il verso giusto, se solo ci fosse stato l’effettivo tradimento cosa di cui lui non si era preoccupato. «Ma io credevo..»

Il ceffone risuonò come una saetta nel silenzio della stanza. «Non me ne può fregar di meno, quello che tu credevi! Mi hai tradito, mentre in verità io ho sacrificato tutto per poter stare con te, tutto! – la sua voce era spezzata dai singhiozzi, le lacrime continuavano a scendere copiose lungo le guance – Me ne vado e, quando torno, ti voglio fuori di qui.»

Non lo degnò nemmeno di un’occhiata, salì direttamente in camera, afferrando alla bell’e meglio i suoi vestiti, la biancheria, un paio di scarpe e tutto quello che poteva entrare nella valigia, allargata magicamente e quindi perfettamente capiente. Per ultimo notò il cellulare sul comodino e si rese conto solo allora che non sapeva dove andare: tutti i suoi amici erano anche amici di Ron, andare da Harry era fuori questione, soprattutto perché vi avrebbe incontrato Ginny e, attualmente, aveva già abbastanza problemi con la propria vita, per preoccuparsi anche di quella degli altri, della sua in particolare. Ma doveva far sapere all’amico che se ne stava andando, almeno a lui. Digitò il suo numero, ancora scossa e in lacrime.

«Hermione? Ehi!»

«Ehi, Harry. No, volevo.. soltanto dirti che io.. me ne vado. Da Ron. L’ho lasciato.» Silenzio dall’altra parte. «Si, insomma. E’ stato con un’altra, non potevo crederci, e lui ha pensato che lo tradissi con Malfoy.. dio, Malfoy! Come si può essere più troll di così?»

«No, Herm, calma. Che vuol dire che pensava l’avessi tradito con Malfoy, come l’ha scoperto? Gli hai detto tutto?»

Ah, giusto. «No.. non gli ho detto niente. E’ una storia lunga..» E tua moglie è una grandissima puttana!!! «Magari ne parliamo dopo. Ora devo andare, prima di avadakedavrizzare il tuo migliore amico, perché giuro che ne sarei capace..»

«Dove vuoi andare? Guarda che puoi venire da noi..»

No, grazie. «Non voglio disturbare.. e poi, sai, potrebbe facilmente rintracciarmi e rompermi le scatole, e non lo sopporterei. Ti chiamo non appena sto meglio, ho bisogno.. di stare da sola. Ti voglio bene, Harry, grazie davvero di tutto.» Attaccò prima che l’altro potesse replicare, non voleva litigare anche con lui. Ma ora il problema più grosso era dove andare. Harry era fuori gioco, i loro amici anche. Uno squallido motel non era proprio il caso.. e poi, mentre la conversazione prima con Ron e poi con Harry le aleggiava in testa, l’idea più assurda che le potesse mai venire in mente la catturò. Malfoy. Insomma, se doveva essere arrabbiata, tanto meglio che ci fosse una buona ragione per cui lo fossero anche gli altri, Ron in primis. Afferrò la borsa, maledicendosi già per quella mossa stupida e insensata, e si smaterializzò. Destinazione: Malfoy Manor.

Quando i suoi piedi toccarono terra, non fu sorpresa di ritrovarsi nella ben illuminata cucina, l’ultimo luogo che aveva visto circa un’ora prima. La vera sorpresa fu, invece, la visione di Draco e Zabini che mangiavano allegramente un gelato, che si bloccarono con i cucchiaini a mezz’aria e le bocche aperte dallo stupore, nel vederla. Doveva essere parecchio strana, tutta in lacrime e scompigliata, con una grossa valigia in mano. Zabini scivolò dalla sedia, tanto che per un pelo non finì per terra, ma riuscì a riprendersi grazie ai suoi riflessi, balzando in piedi. Malfoy, invece, continuò a scrutarla paralizzato, indeciso se parlare o ridere o urlarle contro perché era, ancora una volta, entrata a casa sua senza il suo permesso, ma non gli parve il caso. Dopotutto, c’era sempre quel briciolo di cavalleria nel suo sangue che, mezzosangue o non, gli imponeva un certo atteggiamento nei confronti delle “donzelle in difficoltà”. Si schiarì la voce, osservando scettico Zabini e la sua manovra sedia-pavimento, quindi si alzò a sua volta.

«Granger, scusa. Non credevo di averti chiamato.. mi.. ehm, mi sono perso qualcosa?» Notò che la mora manteneva un ostinato silenzio, gli occhi fissi su Zabini. Ah, giusto.. «Blaise, potresti..» Indicò la porta con un cenno eloquente del capo. Il ragazzo, senza farselo dire due volte, alzò le braccia davanti a se in segno di resa e, con aria spavalda, si diresse verso la sua stanza, salutando con un movimento birichino delle dita la nuova arrivata. Malfoy – parve notarlo solo allora – era vestito, o meglio non-vestito, con un pantalone del pigiama di seta nera, e una vestaglia lunga dello stesso colore, il petto completamente nudo e i piedi scalzi sul pavimento di marmo. Ah, che fisico che aveva quell’uomo. Ne aveva avuto un assaggio quella notte in cui avevano dormito accoccolati, nella sua Villa ammuffita, ma vederlo era tutta un’altra storia.

Smettila, tu e i tuoi sogni perversi! Stai parlando così colo perchè vuoi vendicarti di Ron! Andresti a letto anche con Stan Picchetto, pur di vendicarti!!! Maledetta coscienza! Aveva sempre stramaledettamente ragione! Porca.. «Ehm, scusa se mi presento in questo.. modo. La verità è che.. non sapevo.. dove andare..»

Il biondo inarcò un sopracciglio. «Nel senso che volevi visitare un museo e non hai trovato nessun albergo? O nel senso che casa mia è un museo e hai deciso di visitarla? Non mi farebbe che piacere istruire una babbana su tutti gli artefatti e le meraviglie magiche ivi contenute..» Ridacchiò, appoggiandosi con disinvoltura al ripiano della cucina e prendendo il cucchiaio con il gelato e continuando a gustarselo. «E, anche in quel caso, non gestisco un bed&breakfast, dolcezza.»

«Ginny dorme qui quando le pare e piace.. – notò la mora, velenosa – Non penso di poterti dare più fastidi di lei.»

«Mmm.. – annuì l’altro, annoiato – Come ho già detto, non gestisco un albergo. Dammi una buona ragione per lasciarti restare a casa mia, Granger.»

«Perché ho litigato con Ronald, perché lui mi ha tradito e pensava che io lo stessi tradendo con te! Perché la cara Ginny gli è andata a spifferare tutto e lui, convinto che così l’avrei perdonato, mi ha confessato la sua storiella. Solo che io non l’ho tradito, e per lui questo non era concepibile. Quindi, il succo della storia è che.. la mia futura cognata.. ex-futura cognata, in effetti, è una grandissima troia, il mio fidanzato mi ha tradito e io e il mio migliore amico siamo due cornuti!!! Ah, Merlino! Detta così sembra una di quelle telenovelas babbane!!!»

Il giovane, nel frattempo, ascoltava divertito. «Te l’hanno mai detto, Granger, che sei adorabile quando ti incazzi.. No sul serio – continuò, notando la sua faccia perplessa – Sono serio. Secondo me dovresti arrabbiarti più spesso, fai uscire quel lato da Ungaro Spinato che è in te. E’ molto..» Sexy? «..ehm.. si, insomma, ti si addice.»

La ragazza parve considerarlo un pazzo sclerato. Sbuffò, emettendo fumo dalle narici proprio come un drago inferocito. «Ti ho appena detto che.. sono qui per chiederti.. aiuto. E tu.. tu, viscida serpe! Avrei dovuto saperlo che mi avresti solo presa in giro! Ah, ma come mi è venuto in mente..» Alzò la bacchetta.

«NO! – urlò, forse con un po’ troppo impeto il giovane – Insomma, mi servi, te l’ho già detto. E, come si dice.. un tuo problema è un mio problema.. no, forse non era così. Il succo è, mia cara, che ho una casa grande abbastanza per un esercito. E così sarà anche più facile chiamarti, quando avrò bisogno di te.» Sembrò soddisfatto della propria giustificazione, anche se non stava in piedi nemmeno un po’ . Lui voleva, semplicemente, che lei restasse. In verità, il solo vederla in quelle condizioni, praticamente distrutta dalla disperazione e in lacrime, senza contare che non aveva realmente  un posto in cui andare, dato che era venuta a chiedere asilo al peggiore dei suoi nemici. E, poi, non poteva certo togliere a Blaise il suo divertimento preferito, quello di fare delle assurde e del tutto infondate supposizioni sbagliate sulla sua ipotetica relazione con la Mezzosangue. Si, quella convivenza forzata si sarebbe rivelata proprio un vero spasso, senza contare che… «E, se vuoi saperlo.. – aggiunse con un sussurro – gli alcolici sono nel salotto nero, nel cassettone di mogano. Buona notte eh!»

«Io non sono un’alcolista, maledizione! E poi è pieno giorno!»

«Io vado a infilarmi nel letto e a trascorrere una piacevole mattinata guardando Vampire Diaries. Tu, fa pure quello che ti pare!»

Aspetta: cosa? «Scusa.. – chiese lei, convinta di aver sentito male – Vai a vederti che?»

«Si! – le spiegò lui, su di giri – Ieri mi sono perso l’episodio in cui il fratello cerca di azzuffarsi con il vampiro millenario e salvare la ragazza di suo fratello e così via. Sai, mi sto appassionando. Ah.. – tornò a prendersi in gelato, con un cenno eloquente – fai come se fossi a.. no, aspetta. Come non detto!»

Ridacchiò divertito e scomparve, mentre la mora rimase immobile a fissare il punto in cui si trovava il gelato. Ok, quello era decisamente un film ai confini della realtà, era un sogno, un incubo! Lei aveva litigato con Ron, e fin qui è più o meno plausibile la cosa, ma poi? Aveva chiesto asilo a Malfoy, Zabini aveva insinuato con le sue occhiatine qualcosa che non le era piaciuta affatto – la stessa che, del resto, aveva insinuato anche la sua amante, Ginny, nonché sorella del suo fidanza.. ex, ex fidanzato, si impose di ricordarselo. Poi? Ah, si. Poi Malfoy aveva detto di avere una televisione e di star seguendo il nuovo show televisivo della rete americana CW, Vampire Diaries. Ehm.. pronto? Hermione chiama universo!!! Ma dove diamine era finita? E poi, ciliegina sulla torta, in quest’universo, come se il resto non fosse abbastanza, aveva avuto una fantasia tutt’altro che casta sugli addominali del suo ospite, quei freschi e ben scolpiti addominali, eh già. Contegno, Granger, maledizione, contegno!!! Si, si.

«Ho portato la valigia nella stanza dove ha dormito oggi, signorina.» Notò che Perky, l’elfo domestico, si trovava proprio di fronte a lei, le mani congiunte davanti e le orecchie basse. «Volete che vi prepari qualcosa da mangiare o avete altri ordini..»

«No, caro, grazie! – lo ringraziò con una pacca sulla spalla, dalla quale l’elfo si sottrasse più per lo stupore che per effettivo disgusto – Soltanto vado a farmi un bagno.. se poss.. posso, vero, Perky?»

«Il padroncino ha detto che potete fare quello che volete e che devo portarvi tutti gli alcolici che desiderate..» Brutta canaglia! Doveva finirla, lui e gli alcolici. «E di servirvi in qualsiasi vostra disposizione, un’ospite del padroncino è anche un’ospite di questa casa. E Perky serve con piacere chiunque vi abiti.» Sembrava decisamente orgoglioso della propria posizione, tanto che a Hermione fece quasi tenerezza. Gli disse semplicemente di non volere altro, congedandolo con un sorriso e la raccomandazione di riposarsi un po’ e mangiare qual cosina. Dopotutto, se proprio doveva vivere lì, poteva prendersela comoda, con qualche vantaggio. Certo, era sempre una grifa nel covo delle serpi ma aveva una bacchetta e tutta la preparazione magica necessaria per poterla usare.
Aveva a disposizione la garanzia di Malfoy e, con un po’ di fortuna extra, avrebbe incontrato Ginny e gliel’avrebbe fatta pagare. In fondo, era soprattutto colpa sua se era successo quel casino, anche se non era stata lei quella che non aveva saputo tenersi chiusi i pantaloni. Ma era colpevole, punto e basta.

Giorno1, casa.. ehm, Malfoy Manor. Tasso alcolico nel sangue: 0, per fortuna. Autostima: 0, per adesso. Piani di vendetta e torture varie: informazione non disponibile. Oh si, vendetta!








Spazio autrice ù.u

Ciao a tutti. Vi sono mancata? Lo spero davvero, perchè a me è mancato pubblicare la storia e premurarmi di darvi la soddisfazione di leggerla.

Ma, dato che ho appena preso la patente e sono felice, quindi, come una pasqua, non potevo non pubblicare questo capitolo. Insomma, non è che succeda qualcosa di particolarmente entusiasmante, non dal punto di vista della ricerca comunque. Herm, finalmente, spero ne sarete contenti, ha mollato definitivamente Ron. Cosa voleva ottenere Ginny con la sua sparata al fratello? Esattamente quello che è successo, è evidente ù.u
E' appurato ormai che sta con Blaise solo per avere vicino Draco ed è quindi comprensibile che abbia voluto allontanare Herm il più possibile dal suo uomo, anche a costo di mettere in mezzo suo fratello. Certo, a questo non voleva che seguisse un trasferimento definitivo della sua nemica a Malfoy Manor, nemmeno per idea. Sperava che il tutto si risolvesse nel migliore dei modi per lei. Alias, il suo piano le si è rivoltato contro.
Muahuahuaauh io me la rido davvero tanto. xD

Come avrete capito, poi Herm non ricorda assolutamente nulla della sua notte "irlandese" e Draco non se l'è sentita di rivelarle le sue mire sessuali nei suoi confronti. Beh, direi che tra poco non servirà più a nulla nascondersi dietro l'alcool, ma questo è un altro capitolo.

P.s. Draco che guarda TVD? xD lo so, è una pazzia, ma non posso fare a meno di vedere alcune analogie fra lui e Damon e mi è venuto praticametne spontaneo inserirlo. Certo, vorrei precisare che Draco e Damon fanno parte di monid e realtà totalmente opposte, ma non per questo dico che sono uguali, soltanto affini.. ù.u E poi Draco che guarda le faccende dei Salvatore.. mi intriga!!! xD

Per il resto.. inizia così la permanenza di Herm a Malfoy Manor.. se ne vedranno delle belle, vedrete!! xD
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto. Certo, ogni commento, positivo o negativo che sia, sarà graditissimo.
Ringrazio molto chiunque abbia aggiunto la storia ai preferiti, seguiti o da ricordare.. siete unici, tutti!!!

Un bacio grande grande =) K.


 

   
 
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