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Autore: _Dubhe    20/02/2011    8 recensioni
«Non mi piacciono gli indovinelli, mezzosangue, e neppure le conversazioni abbozzate tra un balletto e l’altro.. – sorrise, vedendola arrossire - ..mi piacerebbe proseguire questa conversazione in privato, vuoi? Domani sera alle nove, a Malfoy Manor. Non dovresti avere difficoltà nel trovarla, no?»
«Cosa ti fa credere che accetterò un tuo invito, Malfoy? – sputò velenosa lei – Il tuo fascino o la tua spudorata e immotivata arroganza?»
«Il ricatto, Granger. – rispose semplicemente lui..
***
Un ricatto, 8 Metalli, i tranelli di un Malfoy e la fierezza di una paladina della II Guerra Magica, costretta a vivere come una babbana dalle nuove leggi della Corte. Cosa nasconde Malfoy dietro il mistero delle Fiale e dei Metalli? A cosa porterà la sua ricerca? E lei, riuscirà a resistere al suo ricatto? E lui, riuscirà a resistere a Hermione Granger?
Una storia ricca di colpi di scena, sorprese e misteri ancora da svelare. Draco/Herm la ship principale. Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Your blackmail, My downfall. Vol 1
***
 Capitolo VI:

normal, Slytherin life
 

Forse non era la sua dolce casetta – quella di Ron, si corresse mentalmente, ma era un dettaglio insignificante – ma di certo non aveva avuto modo di lamentarsi della sua permanenza a Malfoy Manor. Malgrado non mancasse occasione di rinfacciarle che il suo fidanzato era una donnola spelacchiata e che non era stata in grado di scegliersene uno migliore di lui, Draco si era dimostrato nel complesso un ospite eccezionale: Perky era a sua completa disposizione per ogni cosa, anche se il più delle volte preferiva ordinargli un’ora di riposo piuttosto che di lavarle la sua biancheria; l’elfo domestico e il suo padrone non vedevano la cosa di buon occhio ma, grazie a Merlino, non dicevano assolutamente nulla a riguardo. Certo, a quello ci pensava Zabini.
Il ragazzo, più grande di lei di qualche mese, si aggirava per casa, pavoneggiandosi come se ne fosse il proprietario, e rimbeccandola per questo o per quello, tanto che gli aveva fatto notare, non molto gentilmente, di non essere Cenerentola, prima di ricordarsi che lui non sapeva neppure chi fosse. Del resto era quasi come essere ritornata a scuola: serpi a destra e a manca, corridoi di cui non sapevi neppure l’esistenza in cui ti perdi mentre cerchi la tua stanza, elfi domestici che fanno al tuo posto tutte le pulizie. Insomma, una cosa divina.

Aveva fatto delle scoperte alquanto interessanti, oltretutto. Prima fra tutte, il che era stato più uno shock che una vera sorpresa: il biondo purosangue, completamente dedico alla causa contro i babbani, aveva la tv satellitare, con tanto di canali extra; possedeva un telefono cellulare, e qui spiegato come facesse a chiamarla, anche se ancora non si era del tutto chiarito come fosse entrato in possesso del suo numero e, botta finale, una vasca idromassaggio. Un’estate, prima di Hogwarts, era andata con i suoi genitori in vacanza in Francia, e lì la loro stanza era fornita di una comodissima e grandissima Jacuzzi, che lei non aveva tardato ad utilizzare. Le era sempre mancato il ricordo di quelle bollicine e di quel piacevole solletico che provocano, per cui era stata soltanto la ciliegina il potersi di nuovo crogiolare per ore e ore in quel lusso.

«Mezzosangue, benché ci siano più di tredici stanze degli ospiti fornite di bagno, in questa casa, potrei capire perché scegli di occupare l’unico bagno della casa con la Jacuzzi? Insomma, più provo a rilassarmi e più mi stai fra i piedi. Hai finito? O devo schiantarti e portarti fuori da quella vasca di peso?»

Appunto.Il vero problema era che anche Zabini adorava quella vasca. Draco gli aveva detto che la mora sarebbe rimasta con loro per un po’ – ed era avvenuto circa una settimana e mezzo prima – e gli aveva, gentilmente, chiesto di trovare un compromesso, visto che era evidente che i due non si potevano sopportare più di un molliccio e della Piovra Gigante. Blaise, da buon diplomatico qual’era, aveva assicurato all’amico che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ed infatti il suo atteggiamento nei riguardi della nuova ospite, mentre il biondo era presente, era impeccabile. Bastava, tuttavia, che Draco si allontanasse di pochi metri, e quello riprendeva a trattarla nel peggior modo possibile. Certo, il fatto che lui adorasse crogiolarsi nella Jacuzzi e quello, ugualmente, fosse diventato il passatempo preferito della ragazza, non aiutava. Malfoy se n’era tirato fuori fin dall’inizio, dicendo che non era un portiere e che dovevano vedersela loro. Hermione, quindi, non si sorprese di sentire quella voce odiosa fuori dalla porta del bagno, mentre una mano altrettanto insistente batteva contro la porta.

«Vai a farti Cruciare, Zabini! E se provi ad aprire quella porta il piacere sarà tutto mio!»

Sentì qualche imprecazione e dei passi che si allontanavano. Decise di restare lì soltanto qualche altro minuto, giusto per far andare fuori di testa Zabini, e quindi uscì dalla vasca, si asciugò i capelli, se li arricciò per benino con qualche colpo ben assestato di bacchetta – anche se il risultato non fu dei migliori – e uscì dal bagno, indossando soltanto un paio di pantaloni da tuta, una t-shirt bianca e una felpa. Non fece in tempo a mettere il piede fuori dal bagno che si scontrò contro un corpo dalla pelle decisamente più chiara di quella dello scocciatore che se n’era appena andato: cos’è, aveva fatto la spia alla mammina? Leggermente colpevole, alzò lo sguardo da cerbiatta verso Malfoy, osservando attentamente la sua reazione: non sembrava adirato, meglio così. Lui la squadrò da capo a piedi, tendendole un paio di buste sigillate. Lettere.

«Le ha appena portate un gufo, piuttosto imbranato e piuttosto rumoroso, e credo che soltanto un branco di idioti possa avere un uccello simile, quindi presumo provenga dal tuo fidanzato..»

«Ex, fidanzato. E poi è lui l’idiota, non la sua famiglia. Ti sarei grata se non li insultassi.»

«E io, Granger.. – ribatta pacato lui – Ti sarei grato se la smettessi di far impazzire Blaise: è al limite della sopportazione e, fin’ora, non ti ha ancora schiantato solo perché gli ho gentilmente chiesto di non farlo. Ma, se proprio vuoi continuare a sfidare la pazienza che non ha.. io non rispondo più di lui. Dopotutto so da che parte stare..»

Gli occhi della mora divennero due fessure. «Si, questo si era capito, Malfoy..» Con un gesto che lo sorprese, tirò con forza  una delle maniche della sua camicia, quella sinistra, rivelando una parte del marchio di colore nero impresso sulla sua pelle diafana. Lui ritrasse il braccio, punto nell’orgoglio ma anche in qualche modo imbarazzato, tanto da quel modo sfrontato di comportarsi tanto dal suo modo di toccarlo. La squadrò in cagnesco. «Non intendevo questo. Volevo solo dire che Blaise è mio amico e vive con me da molto tempo. Tu, qui, sei un’ospite e, malgrado mi faccia comodo averti qui, se si arrivasse all’inevitabile, non sarebbe lui quello costretto ad andarsene.»

«Mi stai minacciando?»

«No, soltanto ti sto ricordando perché sei qui e chiedendo di non abusare troppo della mia ospitalità.»

Non era una richiesta e neppure una minaccia, come inizialmente aveva creduto. Dopotutto, Draco le aveva offerto un posto dove stare, scacciando in un attimo i pregiudizi di tutta una vita, l’aveva protetta da Ron quando nemmeno lei aveva capito di voler essere protetta, era stato in poche parole essenziale. Eppure, ogni tanto, quando lo beccava con lo sguardo che indugiava su di lei, si sentiva stranamente esposta, senza capire neppure bene a cosa di preciso. Era come se si sentisse a disagio, come se a guardarla con fosse Draco Malfoy ma.. no, figuriamoci! Sarebbe gelato prima un Ungaro Spinato!!! Rise di se stessa, mentre il giovane alzava un sopracciglio, certamente incapace di viaggiare alla stessa velocità dei pensieri di lei. «Si, scusami. Vedrò di ricordarmelo.. e queste.. bruciale, non voglio leggerle.»

«Dovresti. – le disse il giovane, camminando con lei, lungo il corridoio – Insomma, forse vuole scusarsi. E poi.. beh, daresti un motivo in meno a Potter di irrompere in casa mia e arrestarmi con il pretesto di averti uccisa.»

Ah, giusto. Harry, riguardo a quella faccenda, era diventato leggermente.. come dire? Isterico. Si, non c’era miglior modo di definirlo. Insomma,  lui e Draco non si erano mai sopportati, nemmeno alla fine di Hogwarts, quando il Ministero era diventato il loro nuovo campo di battaglia. Lui era un Auror, il capo del Dipartimento per l’esattezza, non gli ci sarebbe voluto molto per ottenere gli uomini e i permessi necessari per fare un’irruzione. Non che ce ne fosse bisogno, e di questo doveva convincerlo ogni sera: il suo migliore amico le aveva imposto un regime di telefonate ferreo, in cui se lei mancava di farsi sentire ogni 24 ore, lui andava di matto. La sera prima ne avevano appunto parlato e, probabilmente, Malfoy doveva aver colto qualcosa dal vivavoce. «Non diceva sul serio.. – scherzò lei - ..almeno, non finché sa che sto bene.» Di certo non era proprio il massimo, come rassicurazione.

«Comunque.. a quando il prossimo.. viaggio? La missione.. insomma, è da un po’ che non ne parliamo.»

Il giovane si fece all’improvviso particolarmente nervoso, come se fosse un argomento di cui non desiderava parlare affatto. Non era da lui. «No.. insomma.. ti farò sapere io. Sì. A dopo.» Prima che la mora potesse controbattere, si era già infilato nella sua stanza ed era scomparso. Lei rimase a fissare la porta chiusa, leggermente titubante, ma preferì non indugiare oltre e proseguì fino alla sua, di camera.

***

«Così.. proprio.. non va.»

«Cosa ci fai qui, Blaise?»

Il contrasto della pelle ambrata del suo migliore amico spiccava come non mai sulle lenzuola color ocra che, probabilmente, secondo il parere di Perky, erano particolarmente adatte quella settimana. Che scelta orribile: era un colore troppo scuro, troppo caldo per i suoi gusti, che preferiva decisamente il colore nero o verde, per le sue lenzuola, rigorosamente di seta. Senza chiedergli di scostarsi, si buttò di peso vicino all’amico, immergendosi nelle lenzuola come in un mare di onde, e prese a fare zapping con il telecomando, ignorando il commento borbottato dell’altro «Stupide scatole babbane…». A differenza sua, Blaise non aveva mai colto l’importanza o la bellezza di quel marchingegno babbano: era bello potersi isolare nelle vicende di quei babbani, così stupidi eppure così ingegnosi, in continua lotta con i loro sentimenti e con la loro fervida fantasia. Per esempio l’ultimo telefilm che stava seguendo..

«Smettila di ignorarmi e rispondi, Draco. Voglio sapere che diamine ci fa qui la Granger e perché le permetti di restare. Mi sta facendo saltare i nervi.»

«Si. – ammise l’altro, con un sorriso – questo si era capito. E poi non ho bisogno di spiegarti nulla: voglio che lei stia qui e quindi la lascio stare qui, punto.»

«E quindi mi stai dicendo che vuoi ospitare la migliore amica di Weasley e di Potter giusto per il gusto del tuo animo caritatevole? Ma ti senti quanto sei ipocrita? Ammetti che c’è una ragione molto diversa e molto più importante e facciamola finita..»

Maledizione a quel ragazzo e alle sue predizioni: malgrado non fosse mai stato un asso nello studio, malgrado non avesse mai avuto un fascino particolare o particolari abilità, il capire l’animo umano era sempre stato qualcosa che gli veniva naturale. Certo, se volevi qualcuno che ti spiegasse la psicologia femminile o che ti aiutasse a capirne un comportamento, era perfetto; ma se, come in quel caso, si trattava di sentirsi dire per filo e per segno qualcosa di profondamente veritiero ma altrettanto scomodo, non se ne parlava proprio. Solo per non sentirlo, era pronto a cacciarlo di casa. Alzò gli occhi al cielo, togliendosi la fatica e l’impiccio di rispondere.

«Si, se non lo dici tu, lo dico io: provi qualcosa per la..»

«Non.. – lo interruppe il biondo, alzando la voce – provare.. a dirlo..» Il suo ringhio era molto simile a quello di un serpente, piuttosto terrificante in effetti.

Insomma, ma cosa diavolo pretendeva Blaise da lui, una confessione? Sembrava proprio uno di quegli strizza cervelli babbani, che ascoltano quello che pensi e ne traggono delle conclusioni apocalittiche e del tutto irrealistiche. Lui non aveva proprio intenzione di fare una seduta di terapia, non gli interessava raccontare quello che provava in quel momento a nessuno, menche meno al perspicace e acuto ragazzo che lo stava ancora fissando sorridente. Si, forse era anche vero: il vedere quella ragazza gironzolare per casa, con quelle canotte leggermente scollate e quell’aria da maestrina, con gli occhiali leggermente calati sul naso, i capelli crespi indomabili e le pantofoline piccine, gli aveva provocato qualche reazione, ma non era nulla di seriamente rilevante.. non ancora almeno. Hermione Granger, dopotutto, non era propriamente il sogno erotico di ogni uomo: era mingherlina, era vero, piccolina e talmente dolce, certe volte, da far venire voglia di cioccolato, ma era e restava pur sempre una Mezzosangue, amica di Potter ed ex di Lenticchia. L’ammirava per le sue incredibili doti di strega, potente e certamente con una conoscenza di incantesimi ben lontana da qualsiasi altra sua coetanea, ma la sua abilità si fermava lì e basta: dubitava che tra le coperte potesse farlo divertire come, a suo tempo, ci era riuscita Daphne o, anche se in modo molto meno piacevole, Pansy. E quello era, dopotutto, il desiderio di ogni uomo sano di mente. Si, sano di mente: quelli che andavano in cerca dell’amore perpetuo ed eterno ed indistruttibile, o erano dotati come un passero solitario o avevano subito un trauma infantile.

Zabini, con uno scatto repentino, saltò giù dal letto, pavoneggiandosi come suo solito e mettendo in mostra i pettorali scolpiti: ah, maledetta la sua vanità e il momento in cui aveva visto per la prima volta il suo stesso riflesso. Rispetto al corpo dello Slytherin biondo, il moro aveva una muscolatura molto più marcata e definita, sviluppata chissà quando e chissà come ma, decisamente, appariscente; certo, il suo ruolo di cacciatore in una delle squadre di Quiddich più importanti del paese doveva aver contribuito, ma solo fino ad un certo punto. Lui, Draco, aveva dato peso a questi dettagli solo quando giocava, anche lui, nel ruolo di cercatore: ma, una volta che la sua scopa era finita insieme alla divisa nell’armadio, lì si erano impolverati anche tutti i suoi attrezzi. Perdita di tempo e di energie.

«Fa come vuoi, amico. Sappi soltanto che, se occupa la Jacuzzi di nuovo come oggi, per più di un’ora.. io..» Mimò il gesto di spezzare qualcosa, prima di scoppiare in una risata prorompente e uscire dalla stanza, commentando qualcosa a bassa voce, tra se e se. Malfoy lo guardò decisamente sconvolto, le braccia comodamente poggiate sotto la testa, gli occhi sgranati: si, la carenza di bollicine doveva proprio avergli fritto più di un neurone nel cervello. E poi non aveva bisogno di lui, che gli ricordava ogni due e tre quello che lui provava o quello che sentiva: lo sapeva già benissimo da se. E poi quella maledetta domanda, a cui aveva avuto la debolezza di non rispondere: si, Draco, perché non stai andando in missione? Sai perfettamente che il terzo tempio apparirà alle due di notte, di questa notte e, se perdi l’occasione, potresti rimpiangerla per tutta la vita?

Ma la verità, quella che non voleva ammettere neppure con se stesso, era proprio quella: lui non voleva andare in missione perché, in un certo qual senso, aveva paura per lei, aveva paura che venisse anche lei. L’aveva ingaggiata proprio per quello scopo, la pagava e la stava ospitando in quella casa soltanto per la ricerca che stava svolgendo, soltanto per quello che lei era capace di fare, per i modi in cui poteva aiutarlo. Ma, adesso, con Zabini e le sue supposizioni, nemmeno lui era più tanto sicuro delle sue decisioni e delle sue posizioni: temeva per lei come per un’alleata, la cui perdita avrebbe rappresentato un deficit per la sua ricerca? O, peggio, temeva per lei in quanto lei stessa e quindi il perderla, in questo caso, avrebbe rappresentato qualcosa di infinitamente più grave? No, non poteva essere. Non esistevano sentimenti come quelli che provava – o credeva di provare – in un Malfoy, non potevano esistere. Il sentimento è passione, la passione è emozione, l’emozione è amore e l’amore è debolezza: non era nemmeno una regola di suo padre, questa, era la più pura e crudele realtà che lui, in quanto Malfoy, non poteva avere il lusso di permettersi. Soprattutto con la Granger.

Quando capì che lo zapping non era d’aiuto spense la tv e notò la lettera poggiata accanto al letto, con sopra inciso lo stemma dei Greengrass: ah, la lettere settimanale di Astoria! Stavolta Blaise non gli aveva risparmiato la fatica di leggerla, maledizione! Si vedeva che aveva bisogno di qualche incentivo, come la Jacuzzi nel suo bagno, per esempio.

Caro Draco.

Non ci sentiamo da molto eppure, benché sia impossibile pensarlo, sono successe tantissime cose, alcune migliori altre, purtroppo, un po’ meno. Prima di tutto vorrai sapere che mia sorella ha partorito: due gemelli, con gli stessi capelli biondi della mamma e gli occhi verdi scuro di papà, anche se lui avrebbe preferito non averci nulla a che fare. Daphne li ha chiamati Louis e Lucius, la femminuccia fra i due è quella più irrequieta, il maschietto è tranquillo e dorme sempre. Mia sorella, invece, non si sente per nulla bene: il parto l’ha stancata molto e, infatti, il Medimago dice che la sua stanchezza non è un valore medico e non sa che fare. Sono preoccupata per lei. Suo marito ha chiesto di vederla ma, finchè è in queste condizioni, papà è quello che ha il controllo e prende le decisioni e l’ha sbattuto fuori di casa. Mi è simpatico, sai? Se non fosse babbano e non avesse messo incinta mia sorella per disonorare il nome della nostra famiglia.. potrebbe quasi andarmi a genio. E poi mia sorella chiede tanto di te: quando passerai a trovarci? Spero che quel giorno arriverà al più presto, mi manchi..
O
ra corro, scusa per la lettera breve, ma i gemelli hanno bisogno di me. Infinitamente tua, Astoria.


Senza indugi, gettò la lettera nel caminetto vicino al letto, osservando le fiamme che divoravano lente la carta e l’inchiostro con cui le parole erano incise su di essa: povera Daphne. Conosceva la rigidità di suo padre, la conosceva bene, e non poteva che immaginare lontanamente quelle che erano le torture che probabilmente adesso doveva sopportare. Con due bambini – mezzosangue – a carico, oltretutto. Le avrebbe certamente scritto al più presto, si ripromise, e le avrebbe offerto asilo, dandole modo di restare in una casa più tranquilla e meno oppressiva.

E mentre la situazione di Daphne gravava anche sui suoi pensieri, prese la decisione, un’unica e sicura decisione, quella di compiere quella sera stessa la missione. Si, non avrebbe dovuto rimandare di un solo istante, soprattutto se la meta era così vicina. Quando aveva iniziato, si era ripromesso di portare quella ricerca, quella missione, quella sfida al suo termine, senza indugi o esitazioni, fino alla fine, e un Malfoy mantiene sempre la parola data, esattamente come avrebbe fatto anche lui. Si infilò qualcosa che fosse leggermente più presentabile di un pigiama, mettendosi un maglione e un paio di pantaloni grigi, con sopra un giubbotto dello stesso colore. La sciarpa, che indossò sentendo il vento sbattere contro le finestre, era invece di un acceso colore vinaccia. Senza ulteriori orpelli – era si un amante del gusto, ma non di certo ai livelli di Zabini, capace di contemplarsi allo specchio per delle ore - raggiunse la stanza della Granger, bussando un paio di volte e aspettando una sua risposta.

La mora, com’era prevedibile, aprì leggermente contrariata, con il pigiama e un libro in mano. «Che diavolo c’è’?» Poi, rendendosi conto che il ragazzo era vestito di tutto punto, fece un passo di lato, lasciandolo passare e chiudendo lentamente la porta. «Stasera? Ma se ti ho chiesto informazioni sulla nostra missione solo un paio di minuti fa e non mi hai detto nulla?»

«Ho cambiato idea.. – si giustificò lui, con un sorriso sbruffone – Ma se non vuoi venire..»

«No! – disse lei, decisamente entusiasta, forse anche troppo su di giri – Mi sono preparata come non mai in questi giorni, sono pronta eccome! Però dovrei cambiarmi..» Gli lanciò uno sguardo eloquente in direzione della porta, anche se il ragazzo non fece una piega. Si girò di spalle, ignorando la sua richiesta di uscire: stava forse scherzando? «Malfoy.. io devo..»

«Non c’è tempo per queste cose infantili. Non abbiamo tempo da perdere. Vestiti.. non sbircio. E nemmeno stavolta niente di elegante, mi dispiace.»

Quindi, come se niente fosse prese a fischiettare distratto, giocherellando con la bacchetta fra le dita. Draco Malfoy, dopotutto, era un gentiluomo. Anche se, e questo purtroppo era vero, era un uomo. Senza che se ne accorgesse, lo sguardo gli cadde sullo specchio che aveva di fronte, dove il riflesso della giovane strega, vestita soltanto della sua biancheria intima, gli apparve in tutto il suo splendore. Mentre il pudore gli imponeva di abbassare lo sguardo, il desiderio e la curiosità invece incollarono i suoi occhi su quel riflesso. La strega ondeggiò risoluta fino all’armadio, indossando un paio di pantaloni marroncini, poi un golfino aderente rosa scuro, poi un maglioncino marrone da sopra. Finì con un paio di scarpe comode, davvero strane per i suoi soliti gusti eleganti, che infilò con estrema cura. Fu per una combinazione fortunata che il giovane capì che stava per voltarsi e distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi sulla bacchetta: cosa diamine gli aveva preso?

«Sono pronta.. – la ragazza gli si avvicinò, fiduciosa, posando il braccio nell’incavo del suo gomito – Andiamo.»

Senza indugi, il biondo si smaterializzò, portandola con se. La loro destinazione, stavolta, era una foresta nei pressi del confine canadese con gli stati uniti, nella parte ovest per la precisione. Quando vi comparirono, il sole stava tramontando ma era ancora troppo alto, nel cielo. Il tempio a cui erano diretti, stavolta, poteva essere individuato soltanto con il chiarore lunare. C’era da aspettare, va bene, ma dovevano trovare la caverna prima di tutto.

«Credo sia da questa parte.» La voce della ragazza lo colse di sorpresa, quando lei mosse velocemente la bacchetta e una linea azzurrognola serpeggiò fra le foglie, formando una sorta di sentiero. «Anche se, dato che siamo in pieno giorno, avremmo potuto aspettare qualche altra ora, non trovi? Avresti dato modo a me di vestirmi e tu avresti riposato. Non hai un bell’aspetto sai? Ma, facendo un calcolo veloce.. mancano.. si, esattamente cinque ore. Che si fa?»

Lo guardò, raggiante, e decisamente soddisfatta di se, a giudicare dal volto terrificato dello Slytherin. Sapeva. Non esattamente tutto, perché era fin troppo tranquilla, ma lei sapeva più di quanto avrebbe dovuto, più di quanto lui le aveva detto, più di quanto avrebbe voluto dirle mai. Dove diamine aveva scoperto quelle cose? La giovane parve intuire i suoi dubbi, mentre procedeva con spasso spedito davanti a lui. «E’ inutile che fai quella faccia. Davvero pensavi che non avrei trovato quei volumi nella tua libreria personale?» Diamine!!! «Oh, si. Ho trovato quei libri, li ho consultati, e ho trovato quello che cercavo. Beh, una buona parte. So dove siamo andando, per esempio, e.. a occhio e croce ci metteremo almeno un’ora. Il posto è ben protetto anche dalle Materializzazioni, dico bene? Quindi possiamo raggiungerlo soltanto alla babbana, quindi faremo trekking. » Ed eco spiegato il motivo delle scarpe comode, anche se doveva capire il perché si erano rese necessarie. Come aveva fatto a scoprire tutto quello soltanto con un paio di libri? L’aveva decisamente sottovalutata, senza contare che era riuscita a fare tutto quel trambusto proprio sotto il suo naso, a casa sua. Sospirò, costringendosi a seguirla.

«E così sei riuscita a capire tutto.. – scherzò lui, con un sorriso – Complimenti.»

«Non prendermi in giro, Draco.. – si affrettò a controbattere lei, con tono troppo serio - ..sai bene che non so tutto, altrimenti non saresti così tranquillo. So dove cercare quello a cui dai la caccia ma non so a cosa dai la caccia.. ancora. Quindi, per qualche altra settimana, puoi ritenerti salvo da Azkaban.»

«E’ una minaccia?» «No, solo una constatazione. Ti ho già detto cosa farò se mai dovessi scoprire che quello che cerchi va ben oltre la semplice ricerca curiosa di un collezionista, dico bene? Quindi non puoi dire che ti avrò pugnalato alle spalle, quello è il tuo stile, non il mio..»

Ouch! Colpito e affondato!«Certo, anche se dovessi mandare ad Azkaban il tuo padrone di casa?»

Benchè fosse una frecciatina, anche leggere, la ragazza parve rifletterci per più tempo del previsto: non era difficile immaginare il perché di quella reazione. Come aveva affermato poco prima, non era nel suo stile pugnalare le persone alle spalle, eppure era come andare contro una persona che, con tutti i suoi difetti e le sue azioni sbagliate, era stata l’unica ad aiutarla in una situazione complicata, difficile. L’aveva ospitata, le aveva dato un tetto, l’aveva difesa dalla bacchetta facile di Zabini. Lui era una persona “per bene” o era ancora il Mangiamorte che aveva puntato la bacchetta contro Silente, quella notte, nella torre di Astronomia? Non c’era modo di saperlo, non finchè lui si ostinava ad erigere quella barriera di ghiaccio tra se e il resto del mondo. Era un po’ Harry, in questo senso, anche se il suo amico si era reso conto, con il passare del tempo, che fare tutto da soli è in realtà non fare nulla poiché non si può arrivare poi tanto lontano.

«Forse potrei sopportare Zabini, dopotutto.. – si riprese lei, tornando al suo tono leggero e scorrevole - ..anche se farei apparire una Jacuzzi in più, si capisce.»

Il biondo sorrise ma non rispose: perché ci aveva messo così tanto, per parlare? Cosa aveva pensato nel frattempo? Quella ragazza diventava indecifrabile sempre di più, ogni minuto che passava: in certi momenti, come dei barlumi, gli pareva di coglierne anche solo un frammento, mentre in altre occasioni diventava totalmente oscura, come se venisse risucchiata, corpo e mente, in un buco nero, doveva non si vedeva e non si capiva davvero nulla. Gli faceva paura, in quelle occasioni.

«Hai poi parlato con Lenticchia? Non sento più la tua suoneria a tutto volume, la notte. Non posso che chiedermi il perché. O forse Potter ha fatto finalmente una cosa buona nella sua vita e l’ha affatturato?»

«Non credo.. – rispose lei, fermandosi indecisa fra due alberi, per poi optare per il sentiero di sinistra e imboccarlo - .. in realtà gli ho parlato quando sono andata a trovare Harry.»

«Ma mi hai chiesto di bruciare le lettere oggi.. – le ricordò lui, leggermente confuso – Non ti seguo Mezzosangue, sul serio. Non capisco.»

La mora sbuffò in modo teatrale, sedendosi su di un tronco e accendendo un fuoco su un piccolo drappello di rami che aveva lasciato cadere e che, dedusse il giovane, aveva raccolto lungo il tragitto, senza che lui se ne accorgesse. Voleva fare una pausa? Ma si, dopotutto avevano ancora tanto tempo da perdere, prima che la luna spuntasse. L’ambiente cominciava già a farsi grigio, il sole non aveva lasciato altro che deboli chiarori, chiazze di luce che irrompevano nella boscaglia qua e là, attraverso il fitto fogliame degli alberi. Si sedette a sua volta, a pochi centimetri dalla strega e tirò fuori dal suo zaino – oh si, se n’era portato uno – due whisky incendiari ai frutti rossi, tanto che la strega alzò un sopracciglio nel vederle, scatenando subito la reazione ilare del suo compagno. «Non fare la bambina, Granger: non sono poi tanto pesanti, come bevande. Non come quelle che hai bevuto dalla mia cantina mentre pensavi che io non lo sapessi per esempio..»

Le guance della mora si tinsero di un leggero colore rosato, segno evidente del suo imbarazzo: quando era stata sul punto di crollare, uno dei primi giorni della sua permanenza a Malfoy Manor, si era lasciata leggermente andare ed aveva chiesto a Perky degli alcolici non tanto leggeri, per soffocare il pianto e alleggerirsi l’animo. Aveva funzionato, anche se non si poteva dire altrettanto del suo tentativo di non farlo sapere ai suoi coinquilini. «Grazie. – bofonchiò, accettando la bottiglia e bevendone un sorso – E comunque ti ho chiesto di bruciare le lettere perché ho detto a Ron tutto quello che dovevo dirgli: è un bastardo, mi ha tradita, può marcire all’inferno con Salazar, per quanto mi riguarda. Non voglio più rivederlo, così come non voglio più avere a che fare con sua sorella. Povero Harry..»

«Già, Potter non sa proprio nulla delle scappatelle della sua bella mogliettina, vero? Mi dispiace per lui, davvero. Anche perché, con uno come Blaise, si capisce subito cosa gli manchi.. e comunque, non sono affari miei. Quindi.. – si schiarì la voce, cercando di risultare il più distaccato possibile – con Lenticchia è tutto finito?»

«Non potrebbe essere altrimenti. Gli vorrò sempre bene, anche se è uno stronzo di prima categoria, ma non posso dire di amarlo, non più. Quando gli ho parlato ha continuato a ribadire che non lo sapeva, che aveva sbagliato e le solite cretinate.. gli ho mollato un ceffone e me ne sono andata prima di dover tirare fuori la bacchetta.»

Il biondo annuì, sorseggiando a sua volta la propria bibita: non poteva dire di capirla, visto che una relazione seria e con la prerogativa della fedeltà non era mai stata fra le sue occupazioni, eppure in un certo senso gli dispiaceva per lei. Lei meritava di meglio, di certo meglio di un idiota di prima categoria, con una sorella decisamente troia.

«Tu invece? – la domanda lo lasciò decisamente spiazzato, tanto che rischiò di affogarsi con la propria bevanda – Avevo sentito qualcosa fra le e Daphne prima e tra te e Astoria poi. Insomma, si vede che hai un debole per le Greengrass, anche se non so a cosa credere oramai.. soprattutto visto che abito con te da una settimana e non ho visto nessuna delle due.»

Come cavolo siamo finiti a parlare di questa roba da gay? Ah, lasciamo perdere, che è meglio.  Insomma, era la verità. Che diritto aveva quella ragazza di intrufolarsi così nella sua intimità, nella privacy delle sue cose? No, non avrebbe risposto, era fuori questione! Anche se, per qualche strano e fortunato caso – o forse soltanto i frutti di bosco che cominciavano ad entrare in circolo – se la sentì di rispondere. Lo fece. «C’è sempre uno sfondo di realtà nei pettegolezzi, Granger. Io e Daphne siamo stati.. insieme, se così si può dire, per un po’ di tempo ad Hogwarts: mi faceva stare bene, non lo nego, ma non era nient’altro che sesso. Quando abbiamo parlato, quanto abbiamo imparato a conoscerci, ci siamo resi conto che.. come amici funzionavamo molto meglio. E’ la mia migliore amica da allora. Astoria.. beh, quando mio padre ha capito che con Daphne non era andata pensava di potersi ancora prendere qualche libertà con il patrimonio dei Greengrass, e se non era con la primogenita poteva essere con la seconda. Poco importa che questa fosse quasi una bambina, all’epoca.»

Lo Slytherin si passò una mano sul volto, più stanco che mai nel rievocare quei ricordi. «La fece innamorare di me, del sogno di me, del desiderio di me. Io, già più maturo di quanto molti miei coetanei erano o sarebbero mai diventati, ero pronto per il mondo mentre lei.. ancora in fasce, era pronta per me. All’inizio non volevo deluderla, non volevo deludere mio padre, ma non provavo per lei nemmeno l’affetto che nutrivo verso la sorella. E mentre io la respingevo, lei mi voleva sempre di più.. è stata una cosa crudele.»

La ragazza cercò di figurarsi la situazione e, per quanto le immagini della sua mente non fossero ben delineate, la verità che le si figurò in mente risultò essere davvero spiacevole: povera Astoria, povero Draco.. «E poi?» - chiese, permettendosi questo lusso, con un filo di voce.

«Poi.. – continuò il biondo, fissando apatico il fuoco – Astoria ha continuato a crescere e si è portata il sogno di me nella sua giovinezza, come se fossi il suo idolo o il cantante di qualche band famosa. Mi manda una lettera ogni settimana, raccontandomi delle sue giornate, dei suoi sogni, della sua vita.
Non le leggo mai, lascio che sia Blaise a farlo e risponderle.. non è cattiveria, capisci? E’ che lei non merita questo, lei deve avere la libertà di..»

«..scegliere chi amare. – concluse la mora per lui, guadagnandosi un’occhiata significativa di Draco e sorridendogli di risposta – Hai ragione, devi lasciarla libera, se lo merita.»

Sorpreso di come il sorriso della ragazza fosse stato capace di illuminarle il volto, tornò a fissare le fiamme, leggermente stordito. «Daphne invece? Non interviene in questa situazione, non è forse dalla tua parte?»

«Daphne è e sarà sempre dalla mia parte.. – citò lui, ricordandosi le parole della diretta interessata – Ma no, non interviene, ha i suoi casini a cui pensare. Attualmente ha avuto due gemelli da un babbano e il padre la sta schiavizzando. Penso che se la situazione non migliora le proporrò di venire a stare da me, a costo di sfidare il padre e la sua nobile casata. Glielo devo.. e poi, una ragazza in più in giro per casa che cosa cambia?»
Hermione si concesse una risata. «E guarderai tu i gemelli? Sbaglio o hai detto che ne ha avuti due?  E poi, sei sicuro che potresti frenare lei come stai facendo con Zabini? Forse lei non sarebbe felice di vivere sotto lo stesso tetto con me.»

«Non conosci Daphne..» Quelle parole lasciarono la mente di Hermione in un universo di fantasia. Da come ne parlava Draco, Daphne sembrava essere una ragazza eccezionale, una persona davvero degna di essere conosciuta. Non immaginava neppure un rapporto così stretto, soprattutto se c’erano di mezzo due Slytherin come loro: si era sempre figurata il loro come un mondo egoista e personale, mai come una comunità così altruista. Per Merlino, si trattava di loro due soltanto, eppure erano già una bella eccezione. Le sarebbe piaciuto davvero conoscerla, un giorno.

«Forse un giorno la conoscerò.. – tradusse i propri pensieri in parole – Comunque..  dato che siamo in vena di confessioni.. a cosa diamo la caccia, Malfoy? Cosa c’è in quelle fiale?»

Ecco cosa succede a dare troppa confidenza alla gente: gli dai una mano e quelli vogliono anche la bacchetta. «Ora non esagerare, Granger. Non siamo qui per farci confidenze.. anzi, forse dovremmo riprendere il viaggio..»

«Lo sai che se non me lo dici lo scoprirò comunque? Anche se ci metterò molto più tempo. Ne verrò a capo.»

«Mi divertirò a vederti provare.. – ridacchiò lui, alzandosi e spegnendo il fuoco con un Aguamenti – Ah, e… Granger?»

«Si? – gli chiese lei, voltandosi a sua volta a guardarlo – Dimmi.»

«Se tu non fossi una Gryffindor e se il tuo migliore amico con fosse il mio peggior nemico, forse.. forse, potresti andarmi quasi a genio. Non come Daphne, ma potresti andarci vicino. Mi è piaciuto.. parlare.» Poi, resosi conto di quello che stava effettivamente dicendo, si affrettò a sorpassarla e a camminare con passo svelto, mentre la mora lo osservò da dove si trovava, pietrificata dalla dichiarazione.

«Anche tu.. – gli urlò dietro, quando l’ebbe quasi raggiunto - ..mi andresti a genio, se solo non fossi un maledettissimo Slytherin con un migliore amico bastardo e rompi palle!»

Entrambi sorrisero, ognuno per conto suo, eppure insieme. Avevano ragione: era stato strano parlare così, come non avevano mai fatto, ma era stato piacevole, quasi naturale. Procedettero per qualche altro chilometro, stavolta in rigoroso silenzio, tranne qualche altra frecciatina ben mirata, che aveva aiutato ad alleggerire la situazione per entrambi.

Hermione fu la prima a notare la caverna, che aveva già visto raffigurata sulla pagina di un vecchio libro della biblioteca della sua nuova dimora – definirla casa non era proprio necessario in effetti. «Eccola..» - mormorò, avvicinandosi di qualche passo, prima che una stretta ferrea la afferrasse e la trattenesse. Si voltò verso Malfoy, nello sguardo una confusione immotivata, poi capì. Non era prudente avvicinarsi, non ancora, visto che il passaggio si sarebbe aperto soltanto nel momento esatto e nell’esatta posizione in cui i raggi lunari avrebbero sfiorato la pietra. Mancavano ancora dieci minuti.
Sembrava poco, eppure avevano impiegato più del previsto per raggiungere quel posto, chissà se per colpa del loro senso di orientamento o se a causa di qualche incantesimo che li aveva portati fuori strada.

Non dovettero aspettare molto: quando la luna toccò la pietra, questa sembrò schiudersi, rivelando “come per magia” un passaggio stretto e angusto, probabilmente l’entrata. Ma c’era qualcosa di sbagliato, stavolta fu Malfoy ad accorgersene. Non era tranquillo, mancava un elemento che non capì.. gli incantesimi difensivi, ma certo! Non li aveva ancora rimossi. E di certo la Granger non ne sapeva nulla, ed infatti era già vicinissima all’entrata, davvero troppo vicina. «No, ferma! Granger, fermati!»

La ragazza reagì troppo tardi, quando oltrepassò la barriera invisibile che separava il tempio dal mondo umano, l’intero ingresso della grotta vibrò, lasciando pesanti massi cadere sulla ragazza e sul biondo, che l’aveva nel frattempo raggiunta di corsa. Fu per un colpo di fortuna che riuscì a scansarla, buttandosi su di lei e impedendo che un grosso masso la schiacciasse. Rimase a farle scudo con il suo corpo per quello che gli sembrò un decennio, finchè l’ambiente in cui si trovavano con divenne buio e il tremolio tutt’intorno cessò. Provò ad accendere la propria bacchetta, capendo all’istante di non poterla utilizzare, Tentò di nuovo e la consapevolezza di una realtà quanto mai spaventosa gli piombò addosso: era privo di magia, non poteva difendersi. Sotto di lui, svenuta fino a qualche istante prima, la ragazza si divincolò e gridò come una forsennata. «Granger.. aspetta.. aspetta..» 

La rassicurò lui, spostandosi con attenzione nell’oscurità più totale. Come poteva far luce se.. l’accendino. Santi mezzi babbani: pregando Merlino che funzionasse, fece scattare il meccanismo del suo accendino metallico e illuminò l’ambiente in cui si trovavano. Le rocce erano dappertutto e la polvere non si era ancora depositata del tutto: trovò una torcia e l’accese, scatenando un meccanismo che illuminò tante altre torce, tutte le portavano verso l’interno della grotta. Quando l’oscurità non fu più un problema, decise di tornare dalla Mezzosangue, e lo spettacolo che vide lo gelò.

Era stesa su quello che avrebbe potuto sembrare un letto di pietre, diverse ferite sanguinanti e uno dei piedi risvoltato in una posizione tutt’altro che naturale, la caviglia. Le si avvicinò inginocchiandosi e sollevandole la testa, ma lei lo scansò, mettendosi velocemente a sedere e reprimendo un gemito di dolore: si, la caviglia era andata. «Granger.. – cominciò lui – la magia.. la bacchetta non funziona..»

«LO SO! – urlò lei, spaventandolo, visto che non l’aveva mai vista perdere così la calma – Devi rimettermela a posto tu. Un gesto seccò e tornerà a posto.»

«Cosa? - si scaldò il biondo – sei impazzita? Non ho intenzione di fare nulla di babbano.. rimani qui e io tornerò..»

«Scordatelo, tu senza di me da qui non ti muovi, scordatelo di lasciarmi qui.. ora prendi quella maledetta caviglia e ruotala. Sbrigati!» Faceva davvero paura, constatò Draco, che abbandonò il proposito di convincerla di restare lì e prese delicatamente il suo piede fra le mani, togliendole la scarpa nel modo più delicato possibile. «Ok.. – mormorò lei, controllandosi a fatica – adesso un movimento deciso, dovresti sentire un crak, e tornerà a post..si, sa destra  sinistra… e non fare la femminuccia..»

Il biondo la guardò dubbioso, incapace di controbattere ma tutt’altro che desideroso di curarla, per poi magari peggiorare la situazione. «Uno.. due..» Ah, al diavolo! Con un gesto secco ruotò al caviglia, mentre la Gryffindor lanciava un urlo agonizzante e ribaltava la testa all’indietro, nello spasimo di dolore.
Lui le si avvicinò, non sapendo dove mettere le mani per consolarla, mentre lei rimase più controllata. «La mia.. il mio.. zaino. C’è l’essenza di dittamo, dovrebbe.. il dolore.. dovrebbe alleviarlo. Sbrigati.» Lui non se lo fece ripetere e trovò quello che lei gli aveva indicato, anche se con estrema lentezza, poichè incapace di usare la magia. Lei, nel mentre, aveva strappato dei bordi della sua canotta, con la quale era rimasta dopo essersi tolta il maglione, e aveva bendato le ferite superficiali che la pozione non avrebbe potuto guarire facilmente. «Perfetto.. – mormorò, vedendo la boccetta – Grazie.» Versò un po’ di pozione sulle zone più disastrose e infine sulla ferita, che divenne più violacea e meno rosa, anche se Draco non era certo di poter dire che fosse un effettivo miglioramento. Quindi le diede una mano a rialzarsi, maledicendosi per non averla avvisata delle barriere: avrebbe potuto evitare che cadessero nella trappola e invece..

«Beh? – chiese lei, appoggiata al muro – Che fai, mi lasci qui? Non posso camminare, mi sembra evidente..»

Il giovane alzò un sopracciglio. «E da me cosa pretendi? No no no.. io non ti porto in braccio.. scordatelo.»

«Allora restiamo qui e aspettiamo che la pozione venga da noi, vuoi? Non fare il ragazzino, Slytherin, non sono così pesante, davvero.»

Malfoy valutò la figura mingherlina della sua interlocutrice e anche lui capì, non ci voleva mica un genio!, che la ragazza non era poi questo grande peso; però restava di fatto che portarla dietro con se.. no, non era una grande idea: gli sapeva tanto di contatto, di intimità.. no, categorico. Ma la ragazza non era dello stesso avviso: senza aspettare un invito, si era avvicinata a lui, facendosi forza sul muro, aveva preso il suo zaino e se l’era infilato sulla schiena. Poi, sotto lo sguardo sempre più confuso di lui, gli aveva poggiato le mani sul collo. Aveva un tocco leggero, caldo, dolce. «Sulla schiena, avanti, un ultimo sforzo e possiamo andare.»

Obbedendo all’istante, il giovane si abbassò per permetterle di salire a cavalcioni sulla sua schiena e, afferratele entrambe le cosce con le mani – e rendendosi in fretta conto che non pesava davvero più di un elfo domestico – sospirò e prese a camminare, dirigendosi verso i meandri della caverna in cui erano capitati.
 

 


 
Spazio autrice ù.u

Ma bene =) so che ho un giorno di ritardo, e mi dispiace tantissimo per questo, ma il mio pc – anzi la mia connessione internet – ieri faceva brutti scherzi, tanto che ho rischiato di buttare tutto all’aria, monitor compreso. Ma, come si dice, meglio tardi che mai? Esatto, quello. Ma ora basta scusarmi, direi che vi meritate qualche spiegazione in merito a questo capitolo. Allora come vedere è cominciata, proprio come dice il titolo del capitolo stesso, “la vita da Serpe” della nostra Herm. Draco, e non potrebbe essere altrimenti, si sta dimostrando un ospite eccellente, a differenza di Zabini, che sta rischiando di far saltare i nervi alla Grifa. Ora, soffermatevi un attimo su Blaise: lui va da Draco, dicendogli che deve confessare che la Granger rimane lì non perché tra i due ci sia un accordo di lavoro o per la sua carità d’animo, bensì per la ragione più semplice del mondo, poiché prova qualcosa per lei. Lo Slytherin, ora, non zittisce l’amico perché ha paura che le parole, una volta pronunciate, rendano reale la cosa, ma perché ancora non si rende davvero conto neppure lui cosa gli sta succedendo, ed è ancora fatalmente ancorato all’idea dell’odio reciproco e dei soliti clichè che non starò qui ad elencare. Indubbiamente però sta provando qualcosa.. cosa? Non si sa. O, meglio, noi lo sappiamo e lui ancora non se n’è reso del tutto conto, quindi bisognerà vedere l’evolversi degli eventi per vederlo prendere finalmente coscienza di quello che prova e quello che è.

Poi, altro punto importante, Herm e Draco che parlano liberamente di Ron, quasi come se fossero amici da sempre, senza poi contare la scenetta simpatica di lui che acconsente – non senza una “spintarella” – a prenderla in braccio e portarla nella Caverna misteriosa. Insomma, è quanto mai evidente che si sta smuovendo qualcosa ma, notate bene, loro due ne sono ancora inconsapevoli: ci sono stati moltissimi segnali per far capire ad entrambi che qualcosa sta nascendo ma, da buoni nemici mortali, hanno preferito ignorarli. Quindi, nel momento in cui sono più “Intimi” del solito.. semplicemente attribuiscono la cosa ad un cameratismo tra colleghi, non di certo un sentimento più forte.
E
cco introdotta, per la prima volta, l’importanza di Daphne. Beh, come dire, è forse uno dei punti cardine di tutta la storia, anche se fin’ora non se ne sa molto, a parte il fatto che il padre è un dispotico tiranno, la sorella è una fan sfegatata di Draco e suo marito è un babbano, il che rende automaticamente i figli mezzosangue. Che allegria! Non vi dirò molto di lei, tranne il fatto che ben presto emergerà non solo come carattere ma anche come personaggio, quindi aspettate e vedrete.

Per il resto, vi do una brutta notizia -.- non ci sarò a casa sabato prossimo, quindi l’aggiornamento, come è successo la volta scorsa, slitterà a mercoledì e poi a sabato ancora dopo (e livello di date parliamo di mercoledì 2 e sabato 12, quindi ci rivedremo direttamente a marzo!). Grazie mille a tutti coloro che hanno letto e recensito la storia – se rispondo tardi, dovete scusarmi, ma cerco sempre di non lasciare nessuna recensione in sospeso.

P.S. Quasi dimenticavo: questa settimana niente faccine sorridenti di Herm e Draco, stavolta vi propongo le prime due guardiane, che
ovviamente avete incontrato nei capitoli precedenti, senza l’incombenza del mantello – anche se, in teoria, ne indossano uno che copre loro il volto. Eccovi Kreyia e Luran “senza veli” xD Naturalmente la fiale sono state disegnate da me – cosa non si fa per perdersi le spiegazioni di filosofia! – e per questo vi chiedo scusa se vedete i quadratini sotto i disegni ma non avevo un foglio bianco a portata di mano. Cosa ve ne pare?

Un bacio grande grande a tutti voi, K

   
 
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