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Autore: SweetTaiga    27/02/2011    11 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A Jerry93.
Perché grazie a lui “She Called It Love” fa parte delle Storie Scelte.
Grazie!

 
25. Le Ibride



Perché la prima volta che t’ho visto non è stato niente di speciale.

«Pensi davvero che io desideri questo per mio figlio, Narcissa?», urla Lucius.
«A questo punto inizio a pensarlo, si.», rispondo, alzando lo sguardo per fronteggiare mio marito.
Sono stanca di vedere mio figlio tornare nella propria stanza senza riuscire a reggersi in piedi, pieni di lividi e ricoperto di sangue.
Sono stanca di essere usata come un burattino, sono stanca si sentire mio marito più vicino al Signore Oscuro che a me, sono stanca di questa guerra.
Sto per continuare il mio discorso, ma Lucius alza un dito, posandoselo sulle labbra.
«Ho sentito un rumore.», sussurra, avvicinandosi alle ampie finestre decorate da un tendaggio verde muschio.
«Sarà stata la tua immaginazione.», cerco di distrarlo.
«Io non immagino niente, Narcissa. Qui dentro c’è qualcuno.»
Prima che possa alzare la bacchetta, il silenzio cala nuovamente nella stanza.
«Chiunque sia entrato, morirà nel tentativo di scappare.», sibila allora Lucius, lanciando uno sguardo d’odio all’intera stanza.

***

Sarà che è stato tutto all’improvviso, neanche me ne sono reso conto.

Sono ormai passate due settimane dal mio litigio con Harry, due settimane dal primo incontro ( decisamente deludente ) dell’Esercito di Silente,  due settimane dalla notte in cui Hermione scappò senza darci alcuna spiegazione.
E’ tornata questa mattina, con il sorriso sulle labbra, il volto stanco ed una scusa decisamente banale.
«Sono stata raffreddata, mi dispiace avervi fatto preoccupare.»
Nonostante ognuno di noi abbia finto di credere alla sua bugia, ciascuno dentro sé serbava sentimenti diversi.
Si poteva scorgere dolore e preoccupazione in ogni movimento di Ron, un grande stato d’ansia persino in Luna.
Ma ciò che più ha reso timorosa è stato lo sguardo assente che le ha rivolto Harry quando lei si è avvicinata per salutarlo.
Non un sorriso, non un gesto di conforto, non ha nemmeno finto di essere felice di vederla. Eppure Hermione, senza abbassare lo sguardo nemmeno per un secondo, ha finto che tutto andasse bene, che l’aria non fosse tesa, che non aleggiasse tra di noi un alone di tristezza.
Neville è entrato nella Sala Comune pochi minuti dopo di lei, con il volto pallido quasi al pari di Hermione.
Nelle ultime settimane ho visto i suoi occhi cambiare, io suo sguardo spegnersi, ma ora, con Hermione di nuovo tra di noi, sembra aver riacquistato un po’ della sua vitalità.
Penso che lui sappia qualcosa, ma gli svariati tentativi di ottenere informazioni si sono rivelati del tutto vani: se davvero sa qualcosa su Hermione, sono sicura che morirebbe pur di non rivelarla.
Se Harry e Neville si comportano in modo strano, è Malfoy quello che mi preoccupa di più.
Immagino sia stato un grande dolore per lui non ottenere notizie di Hermione per così tanto tempo.
La sua pelle è più pallina del solito e, nonostante lo sguardo alto e l’aria altezzosa, il suo passo vacilla spesso e potrei giurare di aver visto le sue mani tremare.
Strano come una sola persona possa causare tutto questo dolore.
Strano comprendere quanto Hermione sia importante per noi.
L’abbiamo sempre considerata una costante delle nostre vita, l’unico punto fermo, colei che avrebbe combattuto al nostro fianco fino alla morte.
Ora invece un macigno di solitudine ci pesa sul cuore, impedendoci quasi di respirare.
Anche ora, nonostante Hermione sia seduta tra di noi nell’atrio del dormitorio dei ragazzi dell’ottavo anno, la sentiamo distante.
Ogni sguardo si concentra periodicamente su lei, ogni suo movimento cattura la nostra attenzione.
Solo uno sguardo non si spreca neanche a fingere di non fissarla: Draco, da quando Hermione è tornata questa mattina, non le ha tolto un attimo gli occhi di dosso.

***

Sono contento di averti accanto, nel bene e nel male.

Due settimane.
Due settimane di tortura.
E non parlo degli incantesimi che mi ha inflitto Voldemort, no: parlo della lontananza da Hermione.
Il non sapere dove fosse, se stesse bene o meno, quando sarebbe tornata mi ha fatto perdere quel briciolo di lucidità che serbavo faticosamente.
«Draco, Hermione è tornata.»
Le parole di Blaise di questa mattina mi hanno colpito dritte al petto, e mi ci è voluto un grande sforzo per trattenermi dal correrle incontro mentre varcava la soglia della Sala Comune.
Mi sono avvicinato lentamente e celando con maestria ogni emozione, mentre il sangue mi ribolliva nelle vene.
Tutta la mia rabbia si spense quando si voltò: il suo viso era bianco, occhiaie scure le cerchiavano gli occhi e faceva fatica a stare in piedi.
La vidi sorridere e sussurrare appena: «Sono stata raffreddata, mi dispiace avervi fatto preoccupare.»
Pensai che Potter le avrebbe urlato contro, che Weasley l’avrebbe scossa per risvegliarla.. Ma quando persino Piattola Weasley annuì, fingendo che andasse tutto bene, avrei voluto urlare.
Se non ci fosse stato Blaise a consigliarmi di andare via, avrei urlato.
Se non ci fosse stato Nott a trascinarmi fuori dalla Sala Grande, avrei urlato.
Se avessi avuto un po’ più coraggio, se avessi avuto un po’ meno paura, se fossi stato un po’ meno Malfoy, non avrei usato loro come scusa per scappare.
Perché in fondo era l’unica cosa che volevo: scappare da quella donna che sembrava solo l’ombra di Hermione.

***

Ogni volta che ci penso qualche Dio ringrazierò.

Ho avuto paura.
Non volevo cercare il professor Piton, non volevo farlo.
L’assassino di Silente, il seguace del Signore Oscuro, colui che si è sempre opposto a noi Grifondoro.
Non volevo, avevo paura.
Non potevo, mi sembrava un tradimento.
Dovevo: Hermione era stata chiara.
Lo cercai per tutto il castello, senza sapere esattamente dove andare.
Pensavo fosse stato cacciato, ero convinto che non l’avrei più visto.
Credevo fosse nascosto dietro il mantello di Voldemort, fedele alle sue parole ed obbediente ai suoi comandi.
Perché Hermione aveva ancora contatti con lui?
Cosa stava succedendo?
Erano così tante le domande che mi affollavano la testa, così tante e così rumorose che mi impedivano di pensare lucidamente.
Con la mente annebbiata mi ritrovai dinnanzi allo studio della preside.
Fu come un lampo: cercai frettolosamente di ricordare la parola d’ordine che mi aveva svelato Hermione pochi giorni prima, ed in un attimo mi ritrovai di fronte la professoressa McGranitt.
«Paciock, che succede? Dov’è la Granger?», chiese, con un velo di panico nella voce.
«Piton… Rosaspina… da Hagrid…», fu tutto ciò che riuscii a dire prima di perdere i sensi.

***

«Pensi sia stato prudente lasciarla uscire, Severus?», mi domanda la McGranitt.
«Si. I suoi amichetti erano intrattabili. Se non l’avessimo lasciata andare, in pochi giorni avrebbero messo a soqquadro il castello pur di trovarla.»
E’ stata una mossa affrettata, ma non potevo permettermi altro.
«Inoltre, tra poco ci sarà la festa di Halloween, penso potrebbe aiutare i ragazzi a rilassarsi.», esclama improvvisamente Silente dal suo ritratto, interrompendo i miei pensieri.
Io e Minerva alziamo contemporaneamente gli occhi al cielo: se c’è una cosa che condividiamo, è il leggero fastidio per il costante ottimismo dell’ex preside.
«Cosa pensi che faranno, ora?», domando, rivolgendomi alla McGranitt.
«Vorranno sapere la verità.»
«E la Granger la svelerà?»
Scuote la testa, per poi rivolgere lo sguardo verso la finestra . «Non lo farà. Vuole difenderli.»
«Difenderli? Ma se si stava facendo ammazzare, diamine!», sibilo, senza riuscire a mantenere la mia solita compostezza.
Un sorriso malinconico appare sul volto della preside. «Ti stai preoccupando per la signorina Granger, Severus?»
«Certo che no! Spero solo che non spifferi il mio segreto, tutto qui.», rispondo a tono, senza farmi intimidire dal paio di occhi che mi scrutano come se volessero vedermi l’anima.
Mi rivedo molto nella Granger, questo è vero.
Una ragazza intelligente e studiosa, una Mezzosangue che ha dovuto lottare più degli altri per ottenere ottimi risultati.
Inizialmente c’era un abisso, tra di noi: avevamo compiuto scelte diverse. Lei combatteva a testa alta, con quell’aria da saputella, mentre io lottavo nel buio, senza che nessuno fosse a conoscenza del mio vero ruolo nella battaglia.
Lei si mostrava come l’eroina Mezzosangue, io rimanevo il Principe Mezzosangue temuto e criticato.
Pensai spesso che era fin troppo facile combattere con il sostegno degli altri.
Ben più difficile era il mio ruolo: combattere per chi mi odiava, combattere per chi io stesso odiavo.
Lottare per gli occhi di Lily, lottare per il volto di quell’idiota di James. Lottare per Harry Potter.
Eppure combattevo, ed era difficile.
La saccente Granger, invece, aveva il mondo magico dalla sua parte. Pensavo che le cose fossero fin troppo facili per lei, pensavo che il suo essere una Mezzosangue avesse improvvisamente smesso di essere un ostacolo.
Pensavo che fosse meno forte, meno brillante, meno astuta di quanto dicessero i miei colleghi.
In realtà avevo paura, paura di rivedere me stesso in quella ragazzina fastidiosa.
Paura di ricordare ogni difficoltà, ogni notte passata sui libri, ogni timore di non essere accettato.
Paura di rivedere in lei il ragazzino insicuro che ero un tempo, di rivivere ogni scherzo idiota ed ogni parola crudele.
Ma lei non abbassava lo sguardo, non restava in silenzio come facevo io.
Rispondeva a tono, e pian piano ha ottenuto il rispetto di tutti, persino di alcuni Serpeverde.
E l’odiavo per questo, odiavo vedere che una ragazzina del genere era riuscita a cavarsela laddove io avevo miseramente fallito.
Dopo la morte di Silente, però, tutto cambiò.
Fu la McGranitt a farci incontrare di nascosto. Ero titubante, non volevo che quella ragazzina sapesse che ero vivo, che vivevo nel castello.
Eppure lei ascoltò la mia storia senza batter ciglio, allontanando da sé ogni pregiudizio.
In breve seppe del mio amore per Lily, del mio odio per i Malandrini, del patto con Silente e del mio doppiogioco con Voldemort.
Quando le svelai che Silente mi aveva chiesto di ucciderlo per non macchiare di sangue l’anima di Draco, annuì, e senza dire altro accettò di collaborare.
Successe tutto molto velocemente: in breve iniziai a darle lezioni di Magia Oscura, e con mio sommo stupore imparò in fretta.
Potrei quasi giurare di aver scorto un briciolo di ammirazione nei suoi occhi, durante un paio di incantesimi, ma forse è solo il mio ego a farsi sentire.
Ho iniziato quasi a comprendere la ragazzina altezzosa che alzava sempre la mano durante le mie lezioni, ed ho capito che forse dovevo solo darle fiducia: sarebbe sicuramente riuscita a portare a termine la sua missione, anche da sola.
Poi due settimane fa Minerva e Paciok sono improvvisamente entrati nel mio studio, dietro la presidenza, dicendomi che la Granger chiedeva di me.
Mi dissero di preparare la pozione Rosaspina, e non potei fare a meno di sentirmi soddisfatto: la Granger mi aveva chiesto di prepararla insieme ad un altro paio di antidoti contro la Magia Nera  ancor prima di partire, e questo dimostrava che stava iniziando a comprendere l’importanza dell’ingegno e del tempismo in questa terribile battaglia.
Dopo aver preso la boccetta ci dirigemmo di corsa a casa di Hagrid, e quando lei arrivò per un attimo pensai che era troppo tardi, che stesse morendo.
Cadde a pochi passi da noi, priva di sensi.
Hagrid rimase in silenzio per tutto il tempo, dopo averla poggiata sul suo enorme letto, e persino la McGranitt e Paciock sembravano immobilizzati dal terrore.
Ero da solo, e dovevo darmi da fare se volevo salvarla.
Iniziai a bendarle i graffi che aveva sulle braccia e sul volto e a farle bere a piccoli sorsi la pozione.
«Cosa è successo, professore?»
Mi meravigliai nel sentire la voce di Paciock così profonda, e pensai che erano passati ben due anni dall’ultima battaglia.
Due anni di fughe, bugie e segreti, due anni di solitudine durante i quali pochi sapevano che ero ancora in vita, e solo tre persone erano a conoscenza del mio reale ruolo.
La McGranitt.
La Granger.
E..
«Professore, ha aperto gli occhi! Professore!», urlò improvvisamente Paciock.
Vidi per un attimo lo sguardo annebbiato della Granger, prima che cadesse nuovamente in un sonno profondo.
«Mi spiegate cosa diavolo sta succedendo?», continuò, e potei quasi sentire il dolore tagliargli la gola.
«Scappare da Malfoy Manor non è un’impresa facile.», sussurrò la McGranitt con un sospiro.
«Ma quando siamo arrivati non vi era alcun ostacolo… Non c’erano nemmeno maghi di guardia…», continuò il ragazzo.
«E’ questo il pericolo più grande: ciò che è nocivo non  si vede. Tutto sembra perfetto ed innocuo, ma tutto è letale.», risposi, stringendo una benda attorno al polso della Granger.
«C’erano delle rose, signor Paciock?», domandò la McGranitt, e capii che voleva arrivare velocemente al punto della questione.
«Si, erano bianche con alcune macchie rosse. Hermione mi ha detto di evitarle, abbiamo seguito un sentiero più scoperto pur di non passare accanto ad esse. Avevamo il mantello dell’invisibilità, quindi andava bene, ma al ritorno il mantello lo avevo io, quindi Hermione…»
Si interruppe improvvisamente, ed un lampo gli attraversò gli occhi.
«..è necessariamente passata accanto alle rose..», completò, con gli occhi sgranati.
«Quelle rose, le Ibride, sono stregate, Paciock. Le macchie rosse che hai notato sono il sangue che hanno rubato a chi ha osato entrare nei confini di Malfoy Manor. Più ferite provocano, più si tingono di rosso. Quando hanno perso completamente il loro candore, appassiscono.», sussurrò la McGranitt, con un lieve tremore nella voce.
«E cosa succede a chi si graffia con queste rose?», domandò il giovane, accasciandosi al terreno.
La McGranitt sospirò ancora. «Paciock, devi sapere che è magia potente.. Solo la Pozione Rosaspina può tenerne a bada gli effetti.. Di solito il veleno porta.. »
«Alla morte, Paciock. Di solito il veleno delle  Ibride porta alla morte.», conclusi, stanco dei giri di parole e avido di silenzio per poter finalmente curare la Granger.

***

Sarà tutto un altro mondo e spero tornerai con me.

Nonostante la stanchezza, sento di dover rimanere qui.
Sono sparita per due settimane senza dare mie notizie, sarebbe da egoisti sparire di nuovo solo per un po’ di debolezza.
Eppure mi sembra di aver dormito per un’intera vita. Sentivo solo la voce di Piton ed a volte quella di Neville, ma tutto era opaco. Il dolore arrivò solo al mio risveglio, un paio di giorni fa.
Sentivo le braccia bruciare e le gambe tutt’ora non riescono a sopportare il mio peso.
Ora però sono qui, e non posso andare via.
Mi allungo per prendere la borsa, tirandone fuori un libro che mi regalò Silente pochi mesi prima di morire.
Leggende del Mondo Magico, una raccolta di ciò che nel mondo babbano sarebbero semplici fantasie, mentre qui ad Hogwarts sono fatti di cronaca reale. I grandi maghi, le streghe più famose, le loro gesta: tutto questo raccolto in circa trecento pagine, che ovviamente ho già riletto circa venti volte.
Sfoglio lentamente le pagine, godendomi l’odore di pergamena antica.
Sento gli sguardi di tutti su di me, ma non alzo lo sguardo: li lascio fare. Hanno il diritto di temere, di giudicare, persino di odiarmi.
Ma nonostante questo non dirò loro la verità: è troppo presto.
Improvvisamente sento il rumore di una poltrona spostata bruscamente, e non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che Draco è a pochi passi da me.
«Diamine, Granger, sparisci per due settimane ed al tuo ritorno tutto ciò che sei capace di fare è leggere uno stupido libro?», sibila, con l’odio negli occhi.
Mi giro in torno, timorosa che qualcuno possa averlo sentito.
Attorno a noi, però, ci sono solo Harry, Ron, Ginny, Luna, Neville, Blaise e Nott, quindi la copertura non è saltata.
Tiro un sospiro di sollievo, tornando a guardare Draco negli occhi.
«Ho solo avuto influenza, non penso ci sia molto di cui parlare.», dico, cercando di mantenere un tono solare.
«Smettila di dire stronzate!», urla lui.
«Non me ne frega niente se i tuoi amici vogliono continuare a fingere, ma io voglio sapere cosa è successo! Perché sei così pallida? Cos’è il graffio sulla tua guancia? Perché non ci hanno permesso di vederti?»
Chiudo gli occhi, ed un tonfo sordo, probabilmente causato da un pugno al muro, mi fa tremare: cosa posso dire? Non posso svelare tutto, non posso farlo. E’ giusto che sia arrabbiato, è meglio così, rende tutto più facile.
«Bè, è semplice, vi sareste ammalati anche voi!»
Continuare a mentire non mi salverà, non impedirà a Draco di arrabbiarsi, non impedirà ai miei amici di odiarmi, ma almeno sarà più semplice proteggerli.
«Smettila!»
L’urlo di Draco mi immobilizza completamente al mio posto, e riesco muovermi solo quando tende la mano per strapparmi il libro di Silente dalla braccia.
Afferro velocemente la copertina, ma la mia forza è poca , e la sua rabbia è troppa.
Mentre perdo lentamente la presa, sento la copertina del libro strapparsi, e lo sguardo di Draco incupirsi in un lampo.
Cado sulla poltrona con un leggero tonfo, ma il mio sguardo rimane stabile sul volto di Malfoy. «Draco, che succede?»
«Una lettera.», risponde in un soffio.
Ci scambiamo uno sguardo confuso, ed in un attimo tutta la rabbia, tutto il dolore, tutta la frustrazione, scompaiono nel vedere una scrittura così familiare.
Silente.


NOTE:
Oh, finalmente ecco a voi il nuovo capitolo : )
Penso di avervi svelato molto, che ne dite? Qualche opinione? : )
La canzone è “Sono contento” di Alex Britti, malinconica e romantica al punto giusto : )
Anche questa volta non riesco a consigliarvi alcuna storia.. Purtroppo non ho molto tempo per leggere, quindi sarà per la prossima! :D
Grazie infinite a chi ha recensito lo scorso capitolo, cercherò di rispondervi entro questa sera!! :)

A presto,
SweetTaiga : )
   
 
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