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Autore: Alex91    01/03/2011    4 recensioni
Ginny frequenta il sesto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts; è un anno particolare: la scuola non è più quella degli anni passati, la guerra incombe su tutta la Gran Bretagna. Questo sarà però anche un anno di ripensamenti per Ginny, imparerà a conoscere Draco Malfoy e dovrà ricredersi sul suo conto, e scoprirà che in fondo lui non è tanto diverso da lei.
[Storia classificatasi prima al contest "'Romeo and Juliet' contest" indetto da Pallina88]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Uniti da una lacrima html Questa storia è stata scritta per il contest "'Romeo and Juliet' contest", indetto da Pallina88 sul forum di Efp, classificandosi prima e vincendo inoltre il "Premio Stile".
Pacchetto scelto: Viola

- Anno: sesto
- Oggetto: collana
- Immagine: Image and video
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Corro per i corridoi, corro e non mi importa di essere scoperta o punita ancora, correre mi aiuta a liberarmi dai pensieri. Ne ho bisogno.
Questo non è più un luogo familiare, non è più la nostra vecchia scuola. Da quando quel maledetto traditore di Piton e i fratelli Carrow hanno preso il potere, è tutto così lugubre, l’atmosfera non è quella di una volta. Questa non è più la vera Hogwarts.
Naturalmente Luna, Neville e io, principalmente, facciamo tutto il possibile per dar loro fastidio. Anche se questo implica le punizioni, ma ci siamo accorti che ribellarci infonde un po’ di speranza negli altri studenti, la forza per andare avanti e lottare.
Mi fermo quando sono ormai in cima a una delle torri del castello. Dopo aver ripreso fiato, sto per cominciare a scendere i gradini e tornare infine al mio dormitorio, quando sento un singhiozzo dietro la porta che ho al mio fianco, qualcuno sta piangendo. Senza pensarci un istante apro piano la porta, per cercare di consolare chiunque ne abbia bisogno, ma quello che vedo mi lascia pietrificata, come se qualcuno mi avesse appena lanciato contro l’incantesimo della pastoia total-body.
Mai, mai nella vita avrei pensato di assistere a una scena simile.
Draco Malfoy è seduto su un banco, il volto nascosto tra le mani. Sta piangendo!
Riuscita a recuperare le mie facoltà mentali e motorie, faccio un passo indietro tentando di richiudere silenziosamente la porta, ma Malfoy alza la testa di scatto e in un attimo mi raggiunge. L’avambraccio sinistro premuto contro il mio sterno, mi tiene bloccata con le spalle contro il muro, la bacchetta puntata contro.
Mi rivolge uno sguardo di puro odio, ma scorgo nei suoi occhi un punta di paura.
-Una parola, Weasley, una sola- mi sibilla in faccia -e la tua famiglia si ritroverà a dover piangere la tua morte!-
La pressione sul mio petto diminuisce e io torno a respirare, non mi ero nemmeno resa conto che stavo trattenendo il fiato. Si volta e si allontana con passi veloci, lasciandomi sconvolta, a fissare un punto indefinito davanti a me, la schiena poggiata ancora contro il freddo muro di pietra.

 

*

 

Le giornate si susseguono lente e tutte uguali tra loro, non c’è più un briciolo di felicità nella mia vita.
Sembrano così lontani i giorni in cui passeggiavo per i corridoi, in questo stesso parco, mano nella mano con Harry; sembra così lontano persino il matrimonio di mio fratello.
Sembrano passati anni dall’ultima volta che sono riuscita a sorridere.
Ormai stare qui a scuola non ha più senso, le lezioni non sono per niente come prima.
Le ore di Babbanologia e di quella che ora è diventata Arti Oscure sono terribili, le peggiori in assoluto. È straziante dover usare le maledizioni contro i nostri stessi compagni, per fortuna non abbiamo davvero intenzione di fare del male, quindi i nostri incantesimi non sono molto efficaci, sono quasi innocui, quasi…
È orribile stare a sentire parole d’odio nei confronti dei Babbani; dover ascoltare discorsi su quanto essi siano inferiori a noi e malvagi.
Nemmeno Gazza, che predicava tanto di voler punire gli studenti con metodi più severi, sembra contento delle punizioni che ci vengono inflitte; forse, in fondo, nemmeno lui crede che ci siano motivi validi.
Siamo rimasti in pochi, pochissimi, qui a Hogwarts e la Sala Grande emana un senso di tristezza, le tavolate sono così vuote.
L’unico tavolo che può contare qualche studente in più, è quello di Serpeverde. La maggior parte di loro è felice di questa situazioine. È la loro atmosfera ideale, stupidi figli di Mangiamorte!
Il mio sguardo si sofferma su Malfoy, tiene la testa bassa e sembra mangiare controvoglia; un po’ come facciamo tutti, puro spirito di sopravvivenza.
Non si atteggia più per i corridoi con quell’aria da superiore, il nome dei Malfoy ormai è stato screditato, il loro declino era già iniziato due anni prima.
Forse un tempo avrei gioito per questa situazione, ma ora non provo nessuna gioia nel vederlo così. Adesso sembra più umano, i suoi sentimenti lo accomunano a tutti noi in qualche modo.
Noto il suo sguardo puntato su di me, mi ero incantata e lo stavo fissando senza però vederlo, persa nei miei pensieri. Distolgo lo sguardo e torno a mangiare.
Finisco il mio pranzo e mi alzo per dirigermi all’aula di Trasfigurazione.
Appena fuori dalla Sala Grande però, vengo afferrata per le spalle e spinta contro il muro. Malfoy mi guarda minaccioso, i suoi occhi sono freddi come il ghiaccio.
-Weasley,- esclama con enfasi come se fosse un insulto -non ho bisogno dei tuoi sguardi compassionevoli, chiaro? Non ho bisogno della tua pietà, non ho bisogno della pietà di nessuno!-
Poggio entrambe le mani sul suo petto per allontanarlo da me, quel gesto e la mia espressione risoluta sembrano stupirlo. Se pensava che mi lasciassi intimorire, si sbaglia di grosso.
-Non è pietà, Malfoy.- rispondo con serenità. -Semplicemente stavo pensando a quanto in realtà fossimo simili.- gli dico, senza negare che lo stavo osservando.
Lui ride, una risata atona, senza allegria. -Io e te, Weasley?-
-Ginny.- puntualizzo.
-Come scusa?- ribatte alzando un sopracciglio.
-Il mio nome è Ginny.- ripeto. Non so perché io stia facendo tutto ciò, averlo visto piangere non può davvero aver cambiato l’opinione che avevo di lui. -Sì, Malfoy, io e te. Anche tu ti senti oppresso, in gabbia, tra queste mura, ma non solo; nemmeno casa tua è più quella di prima; tu non puoi più essere quello di prima, perché le circostanze non lo permettono. Sei spaventato perché non sai cosa ci riserva il futuro, sembra che noi non avremo un futuro, se tutto questo non cambia. Hai paura per te e per la tua famiglia…-
-Non-provare- mi interrompe irato -a psicanalizzarmi, Weasley!-
Le porte della Sala Grande si aprono di nuovo e gli studenti cominciano a uscire per andare a seguire le lezioni del pomeriggio.
Io mi allontano con loro, è il mio turno di piantarlo in asso.

 

*

 

Nel mio ormai abituale vagare per la scuola, mi ritrovo davanti a un’aula in disuso; la porta è socchiusa e si intravede una finestra con le ante di legno aperte per lasciare entrare la brillante luce del sole di quella mattina di fine Ottobre.
Entro e mi siedo sul davanzale di legno di quella finestra, la schiena poggiata allo stipite destro. Lo sguardo perso, vaga sui giardini di Hogwarts, sul Lago Nero, la capanna di Hagrid, le cime degli alberi della Foresta Proibita, il Platano Picchiatore.
Mi tornano in mente dei momenti, le immagini si sovrappongono nitide su questo paesaggio: vedo me e Luna chiacchierare allegre sedute sull’erba; Fred e George, insieme con il loro amico Lee, infastidire la Piovra Gigante; Hermione che mi dice di andare avanti con la mia vita, evitando di pensare solo a Harry; Dean che mi rincorre mentre giochiamo, io che gli sfuggo ridendo, con quella spensieratezza caratteristica di allora; Harry, che mi bacia dolcemente all’ombra di un grande albero.
Le immagini scompaiono, lasciando davanti a me solo questi luoghi ormai tristi. Ponendomi di fronte la cruda realtà: non c’è più vita.
Gli altri studenti oggi sono a Hogsmeade, a me è stato proibito andarci, dopo lo scherzetto della Spada di Grifondoro.
Non m’importa. A che cosa servirebbe andare in paese senza più l’entusiasmo di un tempo?
Anche Neville e Luna saranno da qualche parte nel castello, ma a me andava di stare da sola.
Succede spesso ormai, appena posso mi allontano da tutto e da tutti e penso. Penso alla mia famiglia e mi chiedo come stiano, sperando che vada tutto bene. Penso anche ai membri dell’ordine e ogni giorno spero che a nessuno di loro succeda niente.
Poi penso anche a loro. Ci penso tutti i giorni.
Ormai sono passati tre mesi da quando Harry, Ron e Hermione sono partiti per il loro misterioso viaggio.
Mi domando quali pericoli debbano affrontare e spero di vederli tornare al più presto. Ovviamente non mi aspetto che possano tornare a Hogwarts, soprattutto Harry e Hermione, ma il loro ritorno significherebbe la caduta di Voldemort, ne sono sicura.
-Harry.- il sussurro mi esce dalle labbra senza che io riesca a fermarlo.
Mi ero quasi rassegnata per la nostra rottura, dopo quel pomeriggio, al funerale di Silente; il suo stupido motivo per lasciarmi, me lo aspettavo, mi aspettavo davvero una cosa del genere da lui.
Poi quest’estate era lì, a casa mia, e non ho resistito. Dovevo baciarlo, allora ho usato la scusa del regalo di compleanno.
In fondo, in cuor mio, continuo a sperarci.
Lo sguardo vaga un’ultima volta sull’orizzonte, poi chiudo quasi completamente le imposte di legno, facendo cadere la stanza in una semi-oscurità rilassante. Mi piace stare al buio a pensare.
E al loro pensiero, al pensiero di tutte le persone che amo, lì fuori in questo mondo così ostile, una lacrima riga il mio viso.
Mentre questa goccia salata scivola lenta lungo la mia guancia, un altro pensiero si insinua prepotente in me: l’immagine di Malfoy che piange con il volto tra le mani.
Sì, sono convinta che anche lui stia soffrendo per questa situazione. Ritornano in me i pensieri di alcuni giorni fa.
Le mie lacrime non sono diverse dalle sue. Queste lacrime ci rendono simili.
Harry mi ha raccontato della torre di Astronomia, della sua missione/punizione; mi ha raccontato del terrore che ha scorto nella sua faccia e nella sua voce mentre parlava con Silente, mentre dimostrava di aver paura per la vita dei genitori e per la sua.
Mi ha raccontato di come stesse abbassando la bacchetta, prima dell’arrivo dei Mangiamorte.
Draco Malfoy è un essere umano, è nella nostra stessa posizione, se non anche peggiore.
La sua casa viene usata come base per le riunioni di Voldemort; la sua famiglia viene minacciata da Voldemort stesso.
Non è molto diverso da tutti noi.
Senza accorgermene ho cominciato a piangere; per la tensione, la rabbia, la paura.
Mi abbandono a questo momento, uno dei pochi a cui mi lascio davvero andare.
Poggio la fronte su un ginocchio, mentre i capelli ricadono in avanti solleticandomi la pelle; le mani poggiate alla caviglia, mi abbraccio le gambe rannicchiandomi quasi in posizione fetale. Quasi come se in questo modo riuscissi a proteggermi dal mondo esterno, dai suoi dolori.
Nella penombra della stanza vedo una figura in piedi accanto a me.
Alzo un poco la testa fino ad incrociare il suo sguardo, stranamente non c’è ostilità in quegli occhi di solito freddi.
-Adesso siamo pari.- gli dico asciugandomi gli occhi e accennando un sorriso.
Lui fa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Il furetto mi sta proprio sorprendendo in quest’ultimo periodo.
Sorride. È come se un raggio di sole fosse entrato a rischiarare la stanza buia, il suo intero viso si illumina; se non sapessi chi mi trovo davvero davanti, mi sembrerebbe dolce, quasi tenero.
-Sì, Ginevra, siamo pari.-
Nemmeno credevo conoscesse il mio nome.
Lo vedo avvicinarsi maggiormente e mi stringo le ginocchia al petto, per fargli posto sul davanzale, di fronte a me.
Si siede, continuando a guardarmi.
-Sai, dovresti sorridere più spesso.- gli dico guardando uno scorcio di verde che si intravede dalla finestra socchiusa. -Ti brillano gli occhi quando lo fai.-
Vorrei tanto che ci fossero più occasioni, dei motivi per sorridere.
Non parliamo più, stiamo seduti vicini, piacevolmente in silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri. Chissà come mai non è andato a Hogsmeade con gli altri, forse voleva anche lui un attimo di pace, lontano dai suoi compagni.
Se qualche mese fa mi avessero detto che sarei potuta rimanere in una stanza insieme con Malfoy, senza scannarci a vicenda, non sarei più riuscita a smettere di ridere.
Invece eccoci qui, seduti l’uno accanto all’altra come due vecchi amici, due amici che non hanno bisogno di parlare, ma ai quali basta la presenza dell’altro per stare bene.
Mi viene da ridere, è assurdo. Mi limito a sorridere mentre lo guardo di sottecchi.
È proprio bello, non lo si può negare. I lineamenti un po’ spigolosi del viso gli conferiscono un’aria di importanza. Alcuni ciuffi dei capelli biondi, quasi bianchi, gli ricadono disordinati sulla fronte; gli occhi chiari, che lasciano trasparire una certa tristezza; il fisico asciutto, non muscoloso, ma perfetto; la carnagione pallida.
I suoi occhi sono fissi nei miei e stranamente non mi sento infastidita, intimorita o imbarazzata, da questo sguardo intenso. È come se in un certo senso mi stesse permettendo di guardargli dentro, di leggergli l’anima.
Chiudo gli occhi e poggio la testa allo stipite dietro di me.
Chissà se anche lui sta pensando all’assurdità di questa situazione.
E improvvisamente, inaspettatamente, scoppio a ridere; una risata sincera, sentita.
Con stupore sento anche il suono della sua risata che si mescola alla mia. È melodiosa, dolce e profonda al tempo stesso. Piacevole.
Riapro gli occhi, non voglio perdermi questo momento. Questa visione mi rimarrà impressa nella mente per sempre. Mi scalda il cuore.
Questa risata ha cambiato tutto; sento che tra noi è nato qualcosa, qualcosa al quale però non riesco ancora a dare un nome.

 

*

 

Guardo dal finestrino il paesaggio scorrere veloce.
Io e Neville siamo gli unici a occupare questo scompartimento dell’espresso per Hogwarts. Poche settimane fa, quando abbiamo fatto il viaggio contrario, fino a Londra, c’era anche Luna con noi.
Guardo il mio amico, seduto di fronte a me; ha ancora addosso i segni di tutti i soprusi ricevuti in questi ultimi mesi, come me del resto. Le ultime ferite risalgono proprio a quel giorno, su questo stesso treno, quando quei Mangiamorte hanno preso Luna e io e Neville abbiamo impugnato le bacchette per cercare di proteggerla.
Non ci hanno ucciso solo perché “il nostro sangue non è sporco”, così ci hanno detto, ma noi avremmo combattuto fino alla morte, se necessario.
Prima che la portassero via, Luna ci ha detto di non preoccuparci per lei, che sarebbe stata bene.
Ho ancora in testa la risata sadica di uno dei Mangiamorte, alle sue parole.
Ma io so che Luna è forte, se la caverà. Deve resistere.
-Siamo soli adesso.- sussurro a Neville.
-No, Ginny, non siamo soli. Abbiamo altri membri dell’ES al nostro fianco, anche se pochi. Gli faremo vedere noi di che pasta siamo fatti!- mi dice rassicurante.
Sorrido. Anche Neville è forte. E io? Io lo sono abbastanza?
Probabilmente sì.
Sono cambiata molto in questi anni, sono cresciuta sviluppando un bel caratterino.
L’essere stata l’unica femmina in mezzo a sei fratelli è sicuramente servito a forgiare il mio carattere, anzi, direi che questo fatto ha avuto un ruolo fondamentale.
Torno a guardare fuori, il cielo si sta tingendo di rosso; il colore caratteristico di noi Weasley.
È stato bello essere a casa per Natale, una piccola parentesi dalla realtà.
Non è stato il solito Natale, sebbene tutti ci sforzassimo di escludere il resto, facendo del nostro meglio per essere felici.
Nonostante questo, non si respirava aria di festività.
La mamma era giù di morale per via della famiglia divisa.
Charly non è potuto tornare; Bill ha detto che Fleur e lui avrebbero passato il Natale a Villa Conchiglia, essendo la loro prima festa da marito e moglie; di Percy non abbiamo avuto alcuna notizia; Ron è in giro per il mondo chissà dove.
La nostra casa non è mai stata così vuota il 25 Dicembre, non c’è mai stata tutta quella tranquillità, ma era una tranquillità devastante, deprimente.
Solo Fred e George non hanno perso il loro entusiasmo, o la voglia di fare scherzi.
Ho visto però Lupin e Tonks, la sua pancia è cresciuta un sacco da quando l’ho incontrata l’ultima volta, sembrano così felici. Almeno c’è qualcosa di cui rallegrarsi.
Come me, mamma ha paura che a chiunque di noi possa succedere qualcosa.
Dopo che ho raccontato di come vanno le cose a scuola, non volevano farmi tornare.
Papà dice che comunque è solo questione di tempo, che presto troveranno un motivo per prendersela anche con noi, in fondo siamo la “famiglia traditrice del proprio sangue”.
E Luna è stata repita solo perché il padre scriveva chiaramente di appoggiare Harry, sul Cavillo.
Invece sono su questo treno, sono riuscita a convincerli a lasciarmi tornare a scuola.
Qui o lì non avrebbe fatto differenza, per quanto riguarda la guerra. Ho detto loro che almeno a scuola avrei avuto qualche distrazione, a casa cosa avrei potuto fare? Come avrei passato le mie giornate?
Io però in realtà so perché volevo tornare a tutti costi, non posso mentire a me stessa.
Perché ci sei tu, Draco.
In questi due mesi io e Draco abbiamo imparato a conoscerci. Abbiamo stretto una sorta di rapporto… sì, d’amicizia.
Ho scoperto che tutto sommato la sua compagnia è piacevole. Mi sono dovuta ricredere su di lui.
Entrambi però abbiamo un carattere difficile, questo è sicuro, e tutto quello che c’è stato prima, negli anni passati, non si cancella con un colpo di bacchetta. Abbiamo avuto le nostre discussioni in quest’arco di tempo, e sicuramente continueremo ad averne; ma abbiamo scoperto di non odiarci, come invece pensavamo. Erano per lo più i pregiudizi che ci spingevano a comportarci con ostilità, a essere maldisposti l’uno nei confronti dell’altra.
Nonostante tutto, adesso siamo insieme, ad affrontare gli eventi.
Naturalmente nessuno sa di noi, sarebbe troppo pericoloso, sia per lui che per me.
Draco… non lo chiamo quasi mai per nome; uso il cognome, ma non ha più il senso dispregiativo di prima, è diventato quasi un soprannome.
Lui invece quando non usa il mio cognome, mi chiama Ginevra. Il mio nome non mi è mai sembrato così bello. Non mi ha mai chiamato Ginny, i soprannomi non gli piacciono, dice che usare un soprannome è come sminuire una persona.
Devo ammettere che mi sono sentita importante quando me l’ha detto. E, ogni volta, sentire il mio nome pronunciato salle sue labbra mi provoca un brivido.
Ma cosa mi sta succedendo?
Ormai fuori è buio e io vedo chiaramente il mio riflesso nel vetro del treno, sono arrossita, e questa consapevolezza fa sì che le mie guance si colorino maggiormente.
-Ginny, stai bene?- mi chiede Neville, facendomi tornare con la testa sul treno. -All’improvviso sei diventata tutta rossa.-
-Sì, Neville.- gli rispondo sorridendogli. -È tutto a posto, non preoccuparti.-
Vedo un movimento fuori dalla porta dello scompartimento; Malfoy sta passando in corridoio, seguito da Tiger e Goyle. Quando si accorge di me, mi rivolge uno dei suoi caratteristici ghigni, ma io so che in realtà vuole significare un sorriso.
E mentre Neville esprime il suo non celato desiderio di spaccargli la faccia, io sorrido.
No, non sono sola.

 

*

 

Draco è un ragazzo molto introverso, non ama parlare di sé e soprattutto non vuole mostrare le sue debolezze.
Sono passati parecchi mesi prima di arrivare alle confidenze.
Siamo nella classe inutilizzata nella quale ci siamo “incontrati” la prima volta; nel senso, la prima volta che le nostre anime sono entrate in contatto attraverso quella risata. Questo ormai è diventato il nostro punto di ritrovo.
Mi sta raccontando di come è stato costretto a servire Voldemort.
Di come, dopo il fallimento del padre di due anni prima, sia diventato il mezzo per punire la famiglia Malfoy.
-Che cosa orribile!- esclamo indignata. -Usare gli affetti familiari per punire qualcuno.-
-Insomma, mi ha affidato una missione e da questa sarebbe dipesa la vita dei miei genitori; non potevo tirarmi indietro e se avessi fallito li avrebbe uccisi davanti ai miei occhi, prima di uccidere anche me.
L’anno scorso è stato un anno molto difficile per me. Ho vacillato molte volte e ho creduto di non farcela, ma non potevo permettermi di sbagliare.-
Cade un profondo silenzio; anche lui, come me, starà sicuramente pensando alla sua missione: l’omicidio di Silente.
-So che non l’avresti ucciso.- sussurro.
-Credo di averlo sempre saputo anche io.- dice senza guardarmi. -Sia chiaro,- aggiunge dopo, alzando lo sguardo -io sono sempre stato attratto dalle Arti Oscure; sono magie davvero affascinanti e non tutti gli incantesimi possono essere usati solo per fare del male. Sono stato educato in un certo modo, credo nella superiorità di alcune famiglie di maghi e sono convinto che i Purosangue non dovrebbero avere niente a che fare con i Sangue Sporco, ma…-
-Sai già come la penso al riguardo!- lo interrompo contrariata. Abbiamo già “discusso” su questo argomento e non mi va che proprio oggi ci lasciamo con un litigio.
-Ma,- continua lui lanciandomi un’occhiata torva -non sono d’accordo con i metodi del Signore Oscuro. Non mi è mai piaciuto! E ormai per lui è diventata una guerra personale contro lo Sfregiato.-
-Ti ho già detto di non chiamarlo così, Draco! Non in mia presenza.- lo rimprovero per l’ennesima volta, alzando di poco la voce.
-Sì, sì… Comunque, quello che voglio dire è che lui è disposto a tutto per raggiungere i suoi scopi…-
-Da bravo Serpeverde, no?- lo interrompo di nuovo, con tono di sfida.
-Insomma Ginevra, vuoi proprio litigare stasera?- mi domanda spazientito.
-No, hai ragione, continua.- Per una volta che si apre con me, rischio di rovinare tutto perché non so tenere a freno la lingua. Maledizione.
Non posso farci niente, mi innervosisco quando si parla di Voldemort, mi sale una rabbia dentro e vorrei solo poterlo fare fuori.
-Insomma, è solo che non credevo che uccidere qualcuno fosse così difficile. Ho scoperto di non esserne capace.- conclude con lo sguardo basso.
-Beh, questa è una cosa positiva!- esclamo. Vuol dire che anche tu sei umano. -Poi però lo ha fatto Piton al tuo posto.-
-Lo aveva promesso a mia madre, lei non voleva che il Signore Oscuro mi uccidesse, sapendo che avevo fallito. Anche lei sapeva che non ne sarei stato in grado.-
-Le vuoi molto bene.- più che una domanda è una constatazione. Anche i Malfoy sono una famiglia, ed è impossibile che in una famiglia non ci sia amore, qualunque siano i propri ideali. Non si può non amare un figlio o il proprio genitore.
-Sì, molto.- la sua mano si stringe sulla stoffa della maglietta, all’altezza del petto. Poi mi guarda intensamente, come sovrappensiero.
Con entrambe le mani si sfila dalla testa una catenina d’argento che era nascosta dalla maglia e me la porge. È molto bella, fine; il ciondolo è una piccola ed elegante goccia blu cobalto, sembra una lacrima.
-Era di mia madre.- mi dice. -È nella sua famiglia da molte generazioni.-
-È bellissima.- gli dico porgendogliela, ma lui chiude le sue mani sulle mie, facendo aumentare le mie pulsazioni di parecchi battiti al secondo. I suoi occhi sono fissi nei miei.
-Voglio che la tenga tu, Ginevra.- mi sussurra, il suo tono però è deciso.
-Non posso accettarla!- quasi grido per la sorpresa, spalancando gli occhi.
Lui ride, forse per la mia reazione. -Avrei dovuto darla a mia figlia, ma sono sicuro che non avrò mai dei figli, io.- nel suo sguardo posso scorgere il rimorso provocato da questa frase. -Quindi voglio regalarla a te. Tu potrai continuare a tramandarla.-
Continuo a borbottare frasi sconnesse, tra le quali “Era di tua madre” e “Non posso”.
Lui mi prende la collana dalle mani e la allaccia al mio collo.
-Grazie.- gli dico infine. So che dovrei sentirmi in colpa, si è appena privato di una cosa importante per lui, ma sono felice perché l’ha data a me. È un modo per dirmi che sono, in qualche modo, importante.
Mi sorride e io ricambio radiosa. Sento di provare qualcosa per lui, ma qualsiasi cosa più dell’amicizia, tra noi, sarebbe sbagliato. Ai miei verrebbe un colpo, per non parlare poi di mio fratello Ron. E in ogni caso, non credo di essere ricambiata.
-Si è fatto molto tardi.- dice interrompendo i miei pensieri. -Tra poche ore l’espresso partirà per riportarci a Londra.-
-Sì, dovremmo dormire un poco.-
Ci alziamo, prima di uscire dalla stanza però, mi avvicino a lui e poggio delicatamente le mie labbra sulle sue.
È un bacio casto e molto dolce. Ci allontaniamo quasi subito, ma è stato molto intenso.
-Addio, Malfoy.- gli dico prima di voltarmi. Ho come la sensazione che, dopo queste vacanze di Pasqua, non ci vedremo più; eppure la professoressa Cooman mi ha sempre detto che non sono portata per la nobile arte della divinazione.

 

*

 

Diciannove anni dopo

 

Il denso vapore bianco del treno rosso permea l’aria del binario nove e tre quarti.
Harry sta rassicurando Albus dicendogli che non importa se viene smistato in Serpeverde e io mi giro da un’altra parte per lasciargli la loro privacy. Il mio sguardo incrocia quello di un altro ex-Serpeverde. Draco Malfoy è con la moglie Asteria e loro figlio Scorpius.
Un sorriso malinconico mi affiora spontaneo sulle labbra. Più volte, in tutti questi anni, ho pensato a come sarebbe potuta essere la mia vita accanto a lui; ma mi rendevo conto che era solo un sogno utopico.
Il rimpianto di non averci almeno provato, comunque, mi accompagnerà per sempre.
Porto una mano a stringere il ciondolo della collana che ho al collo, chiedendomi se non sia il caso di restituirgliela, adesso ha qualcuno a cui spetta di diritto; dovrebbe darla al figlio.
Lui però mi sorride e capisco che vuole che la tenga io.
Mia figlia Lily guarda con occhi curiosi prima me e poi Draco, studiando la mia espressione. È una bambina intelligente e sono sicura che abbia capito qualcosa.
Abbasso lo sguardo su di lei e le accarezzo la testa sorridendole.
Forse un giorno, quando le regalerò questa lacrima, le racconterò la mia storia, la nostra storia.
Mia e tua, Draco.







PRIMA CLASSIFICATA: “Uniti da una Lacrima” di .Ale91.

Grammatica e sintassi: 9,5/10
Stile: 10/10
Originalità: 8,5/10
Caratterizzazione personaggi: 19/20
Gradimento personale: 4/5
Attinenza al pacchetto: 10/10

TOT: 61/64

La grammatica è quasi perfetta, ti ho dovuto togliere 0,5 punti per un errore di battitura e un nome sbagliato (“repita” al posto di “rapita” e “Charly” al posto di “Charlie”).
Lo stile è molto buono, semplice ma perfetto nella sua semplicità, entra in armonia con la storia e rende la lettura più che gradevole.
Per quanto riguarda la caratterizzazione hai fatto un lavoro perfetto. L’introspezione su Ginny è molto profonda e ben fatta e lei rimane perfettamente IC; anche Draco mi è piaciuto molto, nella sua debolezza e nella sua paura. Solo alcune frasi dette da lui su Voldemort mi hanno lasciato un po’ perplessa, ma a parte questo hai fatto un ottimo lavoro.
Questa storia non è particolarmente originale, ma la sua particolarità sta nel fatto che parla di un’amicizia, forse qualcosa di più, ma non di una storia d’amore. Questa idea l’ho apprezzata tanto perché, in questo modo, non hai forzato i loro comportamenti, creando questa bellissima storia su un amore non dichiarato che rimane nell’aria e rende tutto molto più malinconico.
L’epilogo, poi, è stata una chicca!

Beh, non posso fare altro che ringraziare Pallina per il giudizio, ma anche per aver indetto il contest.
Grazie ^_^
   
 
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