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Autore: blackdeviljack    04/03/2011    3 recensioni
Cosa potrebbe accadere se una ignara ragazza del XXI secolo perdesse la propria famiglia e venisse catapultata nel mondo dei nostri adorati fuorilegge?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di lasciarvi al capitolo devo porvi le mie più sentite scuse per non aver più aggiornato in questi mesi ma credetemi se vi dico che non ne ho avuto il tempo e neanche la voglia dato il periodo nero in cui sono capitata. Il capitolo non è molto lungo ma lo posto come un nuovo inizio per me e una seconda possibilità per questa storia che per un attimo, solo per un attimo, ha corso il rischio di essere troncata qui. Voglio ringraziare chiunque leggera e recensirà e bhè, the show must go on no?

blackdeviljack

I need your help


Per un attimo cala un silenzio generale in cui io, basita, osservo le espressioni ancora più stupite degli sgangherati che mi circondano. Quando mi volto leggermente irritata verso il cretino che per poco non mi ha ridotto la mano ad uno spiedino lo faccio più per stizza che per intenzione reale.

La mia indignazione scema quando mi ritrovo con due occhi così chiari da sembrare pezzi di cielo ritagliati con somma perfezione, a fissarmi in un modo che mi affascina ma allo stesso tempo mi mette a disagio. Il misterioso arciere ha i lineamenti contratti in quella che sembra una smorfia di disappunto e di…ironia? Non riesco ad inquadrare per bene il soggetto ma il biondino non mi lascia neanche il tempo di riprendermi dalla sorpresa che, con mio estremo disappunto, mi autoproclama sua protetta.

Gli scocco uno sguardo inceneritore prontamente intercettato dal fantomatico mister X, che abbozza un sorriso così affascinante da farmi rischiare l’infarto sul momento e, mentre nella testa mi martella l’idea che quello che sto consumando è tempo preziosissimo, rinfodero la spada e mi paro innanzi all’arciere con tutto il coraggio e la buona volontà rimasti. Il suddetto tizio in calzamaglia aggrotta le sopracciglia non favorendomi affatto nella comunicazione peraltro già difficile di suo.

-Chiunque tu sia devi assolutamente…- devo per forza riuscire a convincerlo per la miseria,

-Robin- neanche ho messo in fila tre parole che mi interrompe? Ma che cavolo centrerà poi…

-Cosa?- ribattò confusa,

-Ho detto Robin, il mio nome è Robin- bene questa informazione mi è molto di aiuto ma fondamentalmente non mi aiuta, non ora almeno;

-Sì ok, Robin dicevo che devi assolutamente lasciarmi andare, è una questione di vita o di morte, bhè forse più di morte se non mi sbrigo, per qualsiasi eventuale proposta posso farcela da sola - l’autoritratto delle mie condizioni attuali si ripropone prepotente ai miei occhi- ok ho bisogno di aiuto perché dubito di potermela cavare in questo stato e…

-Va bene- risponde pacato appoggiandosi al suo arco.

-Cosa?- oddio ora penserà che ho problemi di udito,

-Ho detto che va bene, che possiamo andare e che possiamo risolvere la questione spinosa- sembra rifletterci per un attimo- di qualsiasi questione si tratti.

 Annuisco con un sorriso ebete per poi fermarmi all’improvviso, colta da una folgorazione.

-Hai detto noi?- ok giuro che se in questa epoca esiste un otorino o qualcosa di simile ci andrò al più presto, mi metto subito in lista!

-Certo, io e la mia banda- con gesto plateale indica l’allegra combriccola di rimbambiti;rimango immobile mentre il mio cervello sembra aver finalmente prodotto un ragionamento logico: banda di Robin Hood alias cretini in calzamaglia + mozza fiatante arciere sexy con la mania di ridurre a spiedini gli sconosciuti alias Robin = Oh cazzo!!! Ehm ok censurate l’ultima affermazione, ma ad una certa età bisogna tener conto dell’evenienza che i neuroni ci mettano un po’ a collegare .

-Il mio nome è Eileen- me ne esco con nonchalance senza badare al fatto che quello che sto dicendo non ha nulla a che vedere con il discorso di poco prima – e la persona che devo aiutare penzolerà da una corda al tramonto se non faccio qualcosa per salvarla.

 Robin si fa improvvisamente serio e, recuperando un’invidiabile carisma da leader, raduna la banda.

-Allan, Much, Will, John recuperate i cavalli e avvertite gli altri che saremo di ritorno a tarda notte- i ragazzi annuiscono e il biondino con fare sfacciato mi fa l’occhiolino; in risposta lo ignoro altamente, reputandomi soddisfatta del mio operato solo quando si arrende sconsolato e rimango sola con l’arciere.

Un silenzio imbarazzato cala fra noi mentre cercò in tutti i modi di concentrarmi sull’interessantissimo paesaggio circostante. Le mie cognizioni di storia si fanno sempre più vaghe e all’improvviso torno a chiedermi cosa ne è stato di mio fratello. In questo mondo tremendo dove morire ed uccidersi è all’ordine del giorno ce l’avrà fatta un ragazzino del XXI secolo a sopravvivere per ben tre anni? D’un tratto Robin, che fino ad allora era rimasto immerso nei propri pensieri, interrompe il corso dei miei.

-È Archer il ragazzo che stai cercando di salvare?- l’imbarazzo svanisce come una bolla di sapone e mi ritrovo a scrutare con serietà negli occhi del mio interlocutore. Sembra tormentato e afflitto ma lo dissimula bene; è nervoso a giudicare dal modo in cui si muove.

-Lo conosci?

-È mio fratello – spalanco gli occhi per la sorpresa, non essendo preparata ad una rivelazione di questa portata.

-Non sapevo avesse un fratello, mi ha detto di essere orfano-

-Neanche lui lo sa- aggrotto le sopracciglia, in risposta sorride sprezzante spostando il peso da una gamba all’altra.

-Sai che detto così sembra paradossalmente assurdo ciò che dici?-

-Penso di potermene rendere conto-

Restiamo un attimo a valutare l’uno le intenzioni dell’altro, alla fine Robin distoglie lo sguardo e mi oltrepassa per raggiungere i suoi compagni appena arrivati. Con mia grandissima disapprovazione vedo che i cavalli sono solo cinque mentre noi, bhé noi me compresa siamo sei; compreso appieno il fatti che ci sta provando spudoratamente, appunto mentalmente il promemoria di fare due chiacchiere allegre col biondino che da quanto ho capito deve essere Allan.

Uno degli altri ragazzi sembra notare il mio disagio e, smontato da cavallo, mi lascia le sue briglie facendomi l’occhiolino sotto lo guardo irritato e infastidito del compagno. Mi trattengo a stento dal ridere, grata al misterioso salvatore del suo intervento, e con rapidità salgo in sella mentre alle mie spalle sento Allan rimbrottare un “uffa potevi anche non impicciarti”. 

Robin rimane ad osservarci impensierito per una decina di minuti durante i quali desidero ardentemente voltarmi e dire al biondino che dovrebbe smetterla di sbuffare come una teiera, con il solo problema che dubito della sua esistenza in questa epoca; alla fine la voce dell’arciere ci richiama all’attenzione e con un sorriso astuto sulle labbra ci comunica il piano, mentre tutti rimaniamo in silenzio ad ascoltarlo.

  
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