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Autore: GrumpyTrolla    19/03/2011    2 recensioni
Qualche mese è passato dal caso del finto Jack lo Squartatore, e le vite di tutti sono proseguite - più o meno - come al solito. Ora però, per l’investigatore è in arrivo un nuovo, inquietante caso. Questa storia è il seguito di “Red Flags and long Nights“.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Due Facce aka Harvey Dent, Enigmista aka Edward Nygma, Joker aka Jack Napier, Spaventapasseri aka Jonathan Crane
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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BEAUTY KILLER:

Dal diario di Edward: Ultimamente, mi sembra sempre di
arrivare a cose già concluse. Completamente scoordinato.

...but you're so fucking easy - easy to break.
(... ma tu sei così fottutamente facile - facile da distruggere)

Capitolo 11: Break.

“Dov’è Joker?” Domandò Edward, infilandosi una t-shirt.
“Si sarà stufato di nascondersi ogni volta che qualcuno ha bisogno di lui in cucina.”
“Mh.” Bofonchiò Nigma, e si lisciò i bordi della maglietta. “Strano, aveva appena iniziato una battaglia sindacale per l’acquisto di una lavastoviglie.”
Crane alzò un sopracciglio, poi sorrise. “Certo.” disse. “Le macchine mica si imboscano bene quanto lui.”
Edward lo osservò in silenzio mentre richiudeva l’armadietto e s’infilava il camice da infermiere. “Non sei nemmeno un po’ preoccupato?”
“Dovrei?” Alzò gli occhi al cielo, senza guardarlo.
“Guarda che non è davvero immortale, eh.”
“Non hai nulla di meglio a cui pensare, Ed?”
Nigma spalancò gli occhi, poi soffiò una specie di pernacchia.
“Bella risposta.”
“Devo trovare il modo di accedere a tutto l’ospedale.” Mormorò poi, mentre chiudeva anche lui il suo armadietto. “Un inserviente ed un semplice infermiere non possono-” Si bloccò, incrociando lo sguardo truce di Crane e subito pensò di correggersi. “Ho detto semplice infermiere?” Disse, una nota di panico nella voce. “Volevo dire infermiere.”
Jonathan storse il naso e si voltò di scatto, urtando per sbaglio un medico che aveva appena finito di cambiarsi; si scusò ed il tono con cui lo fece gli valse una stretta sulla spalla ed un “Fa niente”, che ad Edward suonò più come un quando vuoi!.
Prima di uscire dallo spogliatoio, l’uomo si voltò un’ultima volta a guardare Jonathan.
“Bleah.” Commentò Edward, dopo aver assistito alla scena.
“A me?”
“Ma figurati…” Rispose, tentando di superare l’ex psichiatra che però gli si parò davanti e piantandogli l’indice contro il petto, lo risospinse indietro.
“Ho forse detto bleah!, quando sei sparito nella stanza ventuno, ieri notte?”
Nigma aggrottò le sopracciglia, aprì la bocca per difendersi ma l’altro gli sventolò davanti un tesserino magnetico, la faccia del dottore appena uscito stampata sopra; l’investigatore sorrise e gliela strappò di mano.
“Tu, piccolo scippatore cattolico.” Commentò. “Potrei innamorarmi di te adesso.”
“Risparmiati per chi ci casca.”
“Ah già, tu sei quello non disponibile al flirt. Però passando da casa tua ieri, ho notato una targa familiare.”
“Ah sì?” Domandò, incrociando le braccia sul petto.
“Stai vedendo Harvey, vero?” Sorrise, ammiccando con le sopracciglia.
Jonathan gli voltò le spalle, disse: “Non so di che parli.” e lasciò la stanza.
A mezzanotte, dopo lo spegnimento delle luci, Edward incontrò Eva davanti quello che una volta era l’ufficio di Axel Steiner e che Wu aveva occupato dopo la sua morte.
“Serve anche una password!” Esclamò la donna, mentre Nigma passava il tesserino magnetico nella serratura. “Wu l’avrà sicuramente camb-” si bloccò, restò in ascolto per un attimo, poi mormorò: “Arriva qualcuno.” ed entrambi scattarono a nascondersi dietro l’angolo del corridoio.
“…cose orribili dopo quegli interventi, rischieresti di morire!”
“O-ormai ho deciso, comunque.”
“Ma mi ascolti?”
Edward lo riconobbe subito, il tono urgente di quando Spaventapasseri era convinto di saper tutto ma non venire ascoltato abbastanza. Che accadeva spesso.
“C-certo. Ma preferisco morire, che continuare così!”
L’investigatore alzò un sopracciglio; si domandò cos’avesse potuto spingere uno come Jonathan - l’egoistone di Gotham - a tendere una mano a quello che chiunque chiamerebbe un perdente. Forse, frequentare Duefacce lo stava influenzando in qualche modo?
“Sono andati via…” Sussurrò Eva, riportandolo al presente. “Che facciamo? Quella pass potrebbe essere qualsiasi cosa, la targa della sua macchina, o il suo compleanno, o-” s’interruppe, con la coda dell’occhio vide Nigma inginocchiarsi di fronte la porta: in mano teneva un apparecchio rettangolare, grande quando un palmo. Nel momento in cui lo avvicinò alla pulsantiera, sei numeri apparvero uno dopo l’altro sul quadrante e la porta scattò.
“Nessuna porta può resisterti, vedo.”
“Non parlarmene.” Disse, scattando leggermente con la testa. “In casa mia tutti entrano ed escono quando gli pare, mentre l’unica volta che ero io a non avere le chiavi, ho dovuto chiamare i vigili del fuoco!” Raccontò, mettendo via il suo aggeggio. “Renditi conto!”
All’interno, l’ufficio era buio e Edward accese una mini-torcia. “Chiudi la porta.” disse ad Eva, e notò un gran numero di scatoloni, ammucchiati come se qualcuno se ne stesse per liberare. Erano pieni di carte.
“Sembrano tabulati. Scritti in codice, ma…” S’interruppe, frugando ancora più in fondo. “Le cartelle dei pazienti… le hanno portate via dagli schedari.” Disse, iniziando subito a sfogliarne una; qualche minuto dopo aggrottò le sopracciglia e si voltò di scatto verso la vedova Steiner: “Sono le prove che cercavi contro Wu, ma anche contro tuo marito.” Disse. “Hai detto di essere un medico, è impossibile che tu non abbia idea di cosa significhi questa roba o che sia sempre stata all’oscuro di tutto!” Gettò da parte il documento e si avvicinò alla donna, l’afferrò per le spalle. “Adesso devi dirmi tutto quello che sai. Tutto quanto, Eva!”
La donna boccheggiò per un attimo, poi fece per parlare ma una luce, quasi accecante dopo la prolungata oscurità, li travolse.
“Ma guarda, Niles…” Disse il capo del personale, senza abbassare la torcia dal viso di Edward. “Pensare che ti credevo uno a posto, invece eccoti qua a rubare!” Era accompagnato da altri due uomini, ed erano tutti armati; lentamente, l’investigatore lasciò andare Eva.
“Siamo pari, visto che anche io vi credevo dei veri infermieri.”
“Beh.” Sorrise Ace. “A modo nostro, ci occupiamo della salute della gente.” Disse, e Nigma si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo a tanta mancanza di stile.
“Sei stato tu, ad uccidere Axel!” Gridò Eva, lanciandosi contro quegli uomini, ma venne atterrata con un colpo sul viso. Ace se la caricò in spalla, mentre i suoi due uomini bloccarono Edward, prendendolo per le braccia.
“Non avrai pensato di passare inosservato, dopo tutto questo girovagare per l’ospedale?” Chiese, ma l’investigatore non rispose. “Non temere, tanto il tuo amico infermiere ti sta già aspettando di sotto.”

  
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