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Autore: UlquiorraSegundaEtapa    27/03/2011    2 recensioni
Ed ecco il mio personale riadattamento di Percy Jackson, con vari spunti presi da God of War.
Kaito Deadend, un ragazzo di 15 anni, si vede stravolta la sua vita nel momento in cui la sua supplente si trasforma in una Furia davanti ai suoi occhi. Kaito non è un umano, bensì un semidio figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi dell'Olimpo:ma la questione non è solo questa. La Folgore Olimpica, custodita nell'arma più forte dell'universo, è stata rubata:ciò potrebbe portare a un conflitto divino che sconvolgerebbe il mondo intero. Poichè gli dei esistono, e sono a New York, più vivi e litigiosi che mai. Kaito così giunge al Campo Mezzosangue, dove conoscerà gli altri semidei, e dove si troverà coinvolto in una situazione senza precedenti:è la prima volta che tutti i figli dei Tre giungono al campo. Dovranno essere loro, insieme ad un ristretto gruppo di semidei, ad andare a caccia della Folgore, e riportarla entro un mese al Divino Padre, per evitare che Kaito sia punito per un crimine non commesso. Ma soprattutto, per evitare un evento destinato a porre fine al glorioso regno degli Olimpici:il risveglio dei Titani, comandati da Crono, padre di Zeus.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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LA MIA SUPPLENTE E' IN REALTA' UNA FURIA

 

 

 

Entrammo nel museo, trovandoci circondati da una lunga serie di vasi e sculture greche, in entrambi i casi raffiguranti scene mitiche e battaglie con fiere leggendarie. Mi sentivo a casa mia:adoravo la mitologia greca come nessun'altra cosa al mondo, mi sentivo partecipe di quel mondo come fosse il mio. Potevo citare tuta la storia dell'origine del mondo secondo i greci senza fermarmi, e senza mai sbagliare.

Le forze primordiali, Caos, Urano, Gaia, Tartaro, i Titani e gli dei dell'Olimpo.

Non riesco a ricordare quando ho iniziato a coltivare questa passione:per quel che ne so io, l'ho sempre avuta. Il professor. Brunner ci raccolse in un angolo dell'ampio padiglione centrale, dove erano presenti numerose statue in marmo.

Dietro di lui, vi era una famosa scena del mito:l'eroe greco Perseo intento a decapitare Medusa. -Allora ragazzi, noi sappiamo che molti miti greci sono giunti fino a noi perchè tramandati dagli aedi:questi cantori hanno permesso che opere come l'Iliade o l'Odissea giungessero fino a noi. Tuttavia, non hanno impedito che subissero qualche, seppur impercettibile, cambiamento. Ecco perchè troviamo molte differenti versioni di uno stesso mito-spiegò.

Si, conoscevo la storia. Un brivido freddo mi percorse la schiena:ancora quegli occhi. Ma cos'aveva da fissarmi. Anne, al mio fianco, sembrava avvertire lo stesso fastidio:che strano.

-Professore, mi scusi:potrei andare al bagno, non credo di sentirmi molto bene-gli chiese. Brunner le fece una strana espressione, come per dire"Ho capito, tienti pronta"e poi acconsentì. Si rivolse successivamente a me:-Kaito, sapresti nominarmi qualche eroe del mito?

Praticamente mi aveva chiesto il mio pane quotidiano:cominciai a elencargli vari eroi. -Certamente professor. Brunner:abbiamo Achille, potagonista dell'Iliade di cui lei parlava, oppure Bellerofonte, che sconfisse la Chimera, o Ercole, figlio di Zeus ,che compì le dodici leggendarie fatiche; non dobbiamo però dimenticare che Ercole è anche un dio, figlio di Zeus come ho già detto, dio dell'onestà e della forza. Brunner fece un sorrisetto divertito. -Esatto:se tu studiassi storia come studi epica a quest'ora non avresti a malapena sei nella mia materia, potresti prendere dieci come lo fai in epica. -mi canzonò Si, in effetti in storia non ero proprio una cima, e come avrete già capito epica mi appassionava molto di più.

-Sapresti nominarmi l'eroe raffigurato nella scultura alle mie spalle? -mi chiese il professor Brunner. Osservai la scultura:l'eroe era disegnato con caratteri differenti da quelli che avevo visto nelle precedenti sculture, ed era raffigurato in groppa ad un cavallo alato.

Credevo fosse nuovamente Perseo, poi però mi ricordai che anche Bellerefonte viaggiava su un cavallo alato. Non sapevo cosa fare:possibile che io non riuscissi a rispondere ad una domanda sulla mitologia greca?

Osservai il nome greco dell'eroe inciso sopra la statua, e le parole mi sembrarono confondersi e danzare fra di loro mentre leggevo:dovete sapere che io sono dislessico, e perciò faccio fatica a capire correttamente alcune parole, ma non sapevo che la dislessia includesse parole danzanti avvolte in una nebbia grigia fra i suoi problemi.

Poi accade qualcosa:le lettere, che fino a un attimo prima danzavano in maniera scordinata, mutarono e si rimpressero sulal stele, formando un nome italiano. Perseo.

-Perseo-risposi. Il professor. Brunner mi sorrise compiaciuto:aveva una aria da"Lo sapevo". Sono sempre stato bravo a dare un nome ai volti della gente, nomi strani come questo, che definivano-o potevano definire-i loro pensieri.

Girammo per un altra ora buona nei corridoi dell'edificio, osservando le statue e i vasi. Le figure mitologiche danzavano intorno a me, sembravano prendere forma e sentivo delle voci:voci che mi sussuravano"attento"o"guardati le spalle".

Ma che stava succedendo?

Alle mie spalle c'era solo quell'orrore di supplente, che non aveva smesso per un secondo di fissarmi. All'improvviso, il professor. Brunner annunciò la pausa pranzo, e così la mia classe si diresse fuori dal museo:non avevo ancora visto Anne, e speravo che non avesse nulla di grave.

Stavo per uscire, quando la voce della mia supplente mi richiamò:-Kaito.

Mi voltai, mio malgrado:-Si, prof.?

-Vieni con me, devo parlarti-mi disse, e con un cenno m'invitò a rientrare. Allora le avevo veramente fatto qualcosa:camminammo nel padiglione centrale, i tacchi delle scarpe della mia supplente che battevano il pavimento.

Fortunatamente, presto non l'avrei più vista, ma non aggiungo altro. Mi precedette dentro una stanza dove era presente una grossa impalcatura metallica. Quando vi entrai, non la vidi più:forse era veramnte sparita, ma mi sembrava strano, così decisi di chiamarla.

-Professoressa? Dov'è finita? -mi guardaì intorno, ma di lei non c'era nessuna traccia.

-Kaito Deadend! -mi fece una voce mostruosa e inumana alle mie spalle. Mi voltaì di scatto e la vidi:in cima all'alta impalcatura, in una posizione che sembrava quella di un predatore pronto all'agguato, vi era la mia supplente.

-Come ha fatto a salire lassù? -le chiesi io, totalmente stralunato e senza parole. Allora, è tecnicamente impossibile-per una donna della sua età-arrampicarsi su quell'enorme impalcatura, sopratutto in tre secondi, che era esattamente il tempo che io avevo impiegato per entrare nella stanza dopo che lei era scomparsa alla mia vista.

Quindi come cavolo aveva fatto ad arrampicarsi in cima a quella cosa. -Dammi la Folgore! -mi gridò lei con la stessa voce inumana.

La Folgore, quale Folgore:forse quella di Zeus?

-Non so di cosa stia parlando! -feci per schermirmi io, ma lei mi lanciò un urlo acuto, e i suoi lineamenti si deformarono:le sue vesti esplosero, rivelando un gigantesco essere dalla pelle grigia, con ali a rombo, simile a un grosso pipistrello e con una coda esile simile ad una frusta, la pelle ricoperta dalle rughe e la testa totalmente pelata.

Ma che diavolo era! -Non è possibile...-mormorai io, in preda al terrore, mentre osservavo quell'essere che si avvicinava in picchiata.

-Non è possibile, non è possibile! -continuai a ripetere io, mentre correvo verso la porta. Ma il mostro fu più veloce e mi afferrò per la schiena, con due protuberanze che dovevano probabilmente fungere da zampe.

Mi sollevò come se non avessi peso, portandomi a circa tre metri da terra:scalciare e urlare era inutile. -Ah...ah...ah, aspetta! Aspetta:sono sicuro che possiamo trovare un accordo! -urlaì io. Dovevo essere impazzito:come potevo pretendere di giungere ad un accordo con un una bestia del genere

E poi mi ricordai:ricordai che Megara, nel mito greco, era una delle tre Furie, insieme ad Aletto e Tisifone. Ok, il ragionamento filava, ma io non potevo trovarmi davanti una Furia:a meno che quella non fosse Megara, la moglie di Ercole, con tre chili di rughe sulla pelle e con una fila di ali.

Ma era improbabile. Comunque sia, torniamo a noi e immaginatevi la scena:mi trovo sospeso a tre metri da terra, a scalciare e a urlare, trattenuto da un pipistrello mitologico abnorme(e già questo di per se è strano)che pretendeva la Folgore del divino Zeus.

-Dov'è?! -mi gridò con la sua voce demoniaca.

-Gliel'ho già detto:non so di cosa stia parlando! -urlaì io, ma lei cacciò u naltro verso e avicinò la sua bocca al mio cranio. Ecco, ero sicuro che ora mi avrebbe mangiato.

La porta della stanza si spalancò con un calcio, ed entrarono Anne e il professor. Brunner. -Kaito! -gridò Anne, seguita"a ruota"dal professor. Brunner.

-Mettilo giù! -intimò alla Furia con voce autoritaria, e inaspettatamente severa. -Scappate! -gridai loro io:non volevo che finissero in pezzi.

Sorprendentemente, la Furia rispose come se lo conoscesse:-Non prima che mi abbia dato quello che voglio!

-Mettilo giù, o ti farò-a-pezzi! -scandì gelido il professor. Brunner. La Furia lanciò un aucto verso, e Brunner. si girò verso Anne:- Anne, ora!

La mia amica si fece avanti, e fece una cosa che non mi sarei mai aspettato:dalla sua bocca sputò un globo ambrato dai contorni neri, che rifulgeva di luce dorata; la sfera colpì in pieno Megara, che lanciò un verso di disapprovazione e mi lasciò andare.

Feci un volo di tre metri, prima di schiantarmi al suolo:mi sentivo come se un camion da tre tonnellate mi fosse caduto addosso. Per un attimo sentiì freddo, poi di nuovo tutto normale: Anne sparò altre due sfere che colpirono Megara, che gridò di nuovo e fuggì, infrangendo la finestra.

Mi misi a sedere e indietreggiai spaventato:-Che diavolo è successo? Che cos'era quella Furia? Perchè Esiste? Perchè tu, Anne, sparì sfere dalla boccca e perchè lei, professore, ha promesso di farla a pezzi? -biascicai io, più confuso che mai.

Ma loro sembravano non calcolarmi affatto, anzi borbottavano fra di loro:-Va bene, non tutto è perduto:ora chi ci hanno scoperti, bisogna che voi due raggiungiate il campo, io vi aspetterò là. Ma ricorda, non dovete farvi scoprire-disse il professor. Brunner ad Anne.

Lei annuì. -Me ne occupo io-disse convinta. Voi non avete idea di quanto sia irritante sentir parlare di se stessi e non conoscere al contempo l'argomento.

-Scusatemi?! Ehi?!! Ci sono anchio, sapete:potrei sapere di che diamine state parlando?! -chiesi gesticolando con le mani alzate per farmi notare. -Kaito-mi raccomandò il professor. Brunner.

-Fai molta attenzione:ora che ci hanno scoperto avrai bisogno di protezione. Tieni questo:è un'arma molto potente-e così dicendo mi consegnò un braccialetto. Il bracciale, di per se, sembrava una doppia catena, quindi due catene avvolte tra di loro, e aveva un paio di piccoli ornamenti neri di cui non riusciì ad identificare la forma. Un arma molto potente?

-E'-un-braccialetto. E' uno stupidissimo braccialetto! -protestai io, ma Brunner mi battè una mano sulla spalla. -Fa molta attenzione-mi ripetè, poi mi raccomandò di tenere sempre con me il braccialetto.

Me lo misi al polso-e notai che aderiva perfettamente-poi Anne mi prese una mano e mi trascinò fuori correndo. Il professor. Brunner rimase solo ,al centro della stanza con la sua carrozzina, a imprecare.

***

-Potrei sapere dove diamine mi stai portando?! -gridaì ad Anne, mentre continuava a trascinarmi per un braccio:non l'avevo mai notato, ma aveva una presa davvero forte, e stranamente gelida.

-A casa tua-mi gridò.

-Oh perfetto, cos'è adesso vuoi sputare anche in faccia a mia madre? -le dissi in tono ironico, con chiaro riferimento alle sfere ambrate.

-Datti una calmata, Kaito:io sto con i buoni!

-Mm-mh, e quali sarebbero i buoni?

-Io te, il professor. Brunner e altri, ma non ho tempo di spiegartelo adesso!

Eravamo arrivati:il mio appartamento era al terzo piano di uno dei tanti condomini di New York. Ci vivevamo solo io e mia madre, adesso, mentre quando ero piccolo vi abitava anche mio padre, ma non ho ricordi di lui.

Mia madre mi disse che se ne andò quando avrevo appena due anni:mi sono sempre chiesto il perchè. -Emh, scusa Anne ma non è che potresti lasciarmi la mano:so camminare anche da solo-le feci presente.

Lei mollò il mio braccio. -Grazie-dissi io, poi salimmo per le scale, fino a giungere di fronte alla porta del mio appartemento:infilaì le chiavi ed entrammo dentro.

-Mamma-gridaì io.

-Signora Wesler-gridò Anne. Mia madre sbucò dalla cucina:-Ragazzi, che vi succede?

Mia madre si chiamava Miranda Wesler:in quell'epoca aveva circa trent'anni, capelli neri e occhi scuri. Era una bella donna, e mio padre diceva di essersi innamorato di lei all'istante.

Cioè, perlomeno, questo è quello che mi ha raccontato mia madre. Non mi aspettavo che credesse a ciò che mi era capitato, ma Anne le raccontò tutto co nuna naturalezza spaventosa:-Kaito è stato attaccato da una Furia!

Mia madre rimase allibita-e io pensavo che non ci avesse creduto-ma poi disse:-Dannazione, ci hanno trovato!

-Come ci hanno trovato:chi ci ha trovato?! -urlai io:non ci capivo più nulla. Mia madre corse in camera sua, prese un cappotto per se e le chiavi della sua auto:ci disse di sbrigarci e di correre nel garage.

Ubbidimmo all'istante:ci fiondammo nell'auto, una Volskvagen, e mia madre mise in moto. Il nostro garage sbucava sul retro della fila di vilette a schiera, dunque imboccamo subito la tangenziale ch conduceva al ponte:una volta lì, avremmo oltrepassato i confini della città.

Sembravamo dei prigionieri in fuga:si, ma in fuga da che cosa?

***

Un tanfo insopportabile permeava quel luogo, una puzza stantia di carne in putrefazione. Le oscure caverne si estendevano nel sottosuolo per chilometri e chilometri, mentre in superficie la terria e l'aria bruciavano in eterno, sotto un cielo di polvere illuminato da un sole falso.

Nel profondo delle grotte, uno specchio rettangolare incastrato in una parete permetteva di vedere tre umani che fuggivano a bordo di una Volskvagen.

-Sembra che la Furia abbia fallito-disse una voce irrisoria.

-E ora che facciamo? -ripetè la stessa voce.

-Non m'importa se la Furia ha fallito:le Parche hanno predetto che stavolta sarò io a vincere! -fece una voce tonante e spaventosa, che proveniva dall'oscurità.

-Ma ciò implica che il ragazzo non ha la Folgore:sei ancora così sicuro della riuscita del tuo piano, Crono?

-OSI DUBITARE DI ME, IPERIONE?!! -tuonò la voce. Iperione tacque.

-Non preocuparti:la Furia non è che una delle mie tante conoscenze:presto, i figli di Ade, Zeus e Poseidone saranno morti, e la vittoria sarà finalmente mia!

Il Re dei Titani rise con fare sprezzante, pronto a scatenare il suo potere su un'umanità del tutto impreparata.

***

Ed ecco che la mia storia inizia a movimentarsi:l'apparizione della Furia e dei Titani sono eventi che non hanno a che fare con il mondo umano. Presto vi sarà tutto chiaro.

A presto.

  
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