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Autore: alister_    28/03/2011    12 recensioni
E' dura essere una giovane scrittrice in erba, se il tuo editore ti obbliga a scrivere qualcosa che venda. Specie se quel ''qualcosa che venda'' è una sdolcinata e banale storia d'amore che non hai alcuna intenzione di scrivere. E soprattutto se sei una single incallita e inacidita del tutto incapace di portare a termine un compito simile.
Come si può porre rimedio ad una totale inesperienza in campo amoroso? Tra esperimenti fallimentari, idoli delle teenager e film di qualità scadente, romanzetti rosa e tentativi di vita sociale si snoda la storia della scrittrice più cinica e nevrotica di tutti i tempi!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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-Allora, che metterai per il grande incontro?-

 

Con un cipiglio omicida, mi volgo a guardare il viso rubicondo e divertito della mia migliore amica. Sprizza allegria da tutti i pori e il suo sorriso ostentato riesce a irritarmi quasi quanto la flemma del mio editore. Mi chiedo ancora perchè le ho aperto la porta di casa: si è presentata senza invito e con il chiaro e unico intento di sfottermi. Come se non mi sentissi già abbastanza ridicola.

 

Ignoro la domanda, e continuo a fare ciò che stavo facendo prima della sua irruzione, ovvero sia piegare i vestiti puliti appena ritirati. Ebbene sì, anche la scrittrice schizzata è in grado di fare qualche piccola faccenda domestica. Di tanto in tanto.

 

Il mio atteggiamento indifferente non sembra attenuare in alcuna misura il buon umore della mia amica, che, prendendo alla lettera un proverbiale fa come se fossi a casa tua che non ho mai pronunciato, spalanca le ante del mio armadio e inizia a frugarci dentro come un orso in cerca di provviste prima di letargo. Un momento. Gli orsi cercano provviste? Ma che razza di metafore mi saltano in mente?! Cristo Santo, è troppo che non scrivo: sto perdendo padronanza dell'utilizzo della mia lingua madre.

 

-Ehi, questo sexy top con le pailettes da dove salta fuori? Mi stupisci, cara scrittrice!-

 

Ma davvero questa persona è mia amica da più di dieci anni? Di solito non si ha voglia di uccidere gli amici, no? Eppure in questo momento ho i nervi così tesi che vorrei chiudere lei, il mio editore e lo scrittore da strapazzo in un bel capanno di legno pieno di benzina e dar fuoco al tutto. Ah, che deliziosa immagine si è delineata nella mia mente. Immaginare di uccidere le persone che mi irritano ha un potere rilassante: l'ho scoperto ai tempi del liceo con il mio professore di matematica, una merda colossale. Non sa che nel giro di tre anni è nella mia testa l'ho ucciso e fatto soffrire nei modi più crudeli. Uhm, promemoria per il futuro: forse tentare con l'horror-splatter non sarebbe una pessima idea...

 

-Regalo dei miei compagni di classe idioti per i mie diciott'anni. Dubito che mi vada ancora bene-.

 

I suoi denti che scintillano nell'ennesimo sorriso canzonatorio fanno di nuovo precipitare alle stelle il mio livello di nervosismo.

 

-Però lo conservi, eh? Per occasioni speciali come questa!-

 

La sua risata riempie la mia stanza e rimbalza odiosa contro le pareti, riecheggiando insistentemente. Potrei usare le maniche della felpa che sto piegando per strozzarla? Forse anche il genere noir mi si addice, dopo tutto: ultimamente non faccio altro che pianificare gli omicidi di chi mi sta intorno.

 

La potenziale vittima si lascia cadere a peso morto sul mio letto, e le vecchie molle della rete emettono un cigolio inquietante: una notte o l'altra mi troverò a dormire sul pavimento, se non m decido a cambiare letto.

 

-Non posso credere che tra un paio d'ore andrai davvero a cena con l'autore de “L'amore di noi due”!-, continua imperterrita. Si diverte a sfottere, eh? Faccio appello a tutte le mie facoltà mentali per ricordarmi di qualche episodio imbarazzante che la coinvolga e che mi serva per renderle pan per focaccia, ma sono tanto irritata che non mi viene in mente niente.

 

-Ho preparato una lista di domande che potresti fargli da parte mia-, rincara la dose, con un'espressione di angelico candore dipinta sul viso abbronzato. -Sai, quesiti ai quali non sono in grado di trovare una risposta. Vuoi sentirli?-

 

-No-, rispondo, con la stesso tono di un'automa, mentre piego un paio di slip. Credo che trasformarmi in una sorta di robot piega-vestiti sia l'unico modo per non spaccare la faccia a nessuno, in questo momento. Ovviamente, il nessuno in questione mi ignora bellamente:

 

-Uno: crede davvero che i suoi personaggi siano realistici? Gli pare realistico che una ragazza vada a scuola in bicicletta?-

 

Mi sfugge un sorriso. La visione del film sembra aver irrimediabilmente segnato anche lei.

 

-Non crede di dare un cattivo esempio ai giovani presentando la banda di tamarri fattoni amici di lui? E, se la gioventù d'oggi è davvero quella che descrive, che cosa ne pensa?-

 

-Che sono troppo fighi perchè comprano i suoi libri e lo idolatrano come uno Shakespeare dei giorni nostri-, bofonchio, infilando in un cassetto la biancheria piegata. L'acidità sta prendendo il posto del nervosismo. Direi che è un passo avanti.

 

-E poi come cavolo gli è venuto in mente il titolo? “L'amore di noi due”?! Crede davvero che abbia un senso logico?-

 

Con un sorriso amaro, mi giro a guardare come si è comodamente stravaccata sul mio letto, con un paio di cuscini dietro alla testa. Scuoto la testa, rassegnata.

 

-Glielo chiederei, se non sapessi che è davvero convinto delle stronzate che ha scritto-.

 

Lei inarca un sopracciglio curato, e mi guarda.

 

-Allora è davvero così idiota come sembra?-

 

-Sì, ed esprime la sua idiozia con fiumi di parole. Da uccidersi. O, preferibilmente, ucciderlo-.

 

-E allora perchè stai per uscire con lui?-

 

Domanda legittima, risposta prevedibile, ennesimo sospiro inevitabile.

 

-Perchè il mio editore mi costringe a compiacerlo. Mi ricatta-.

 

-E perchè il nostro beneamato scrittore vuole andare a cena con te?-

 

Altra domanda più che giustificata, risposta meno ovvia ma comunque abbastanza sicura:

 

-Suppongo perchè il suo ego da idolo delle teen-ager non sopporta che qualcuno non lo approvi. Vorrà tentare di stordirmi con i suoi discorsi da intellettualoide per spingermi a dargli la mia benedizione. La mia strategia sarà quella di assecondarlo e annuire in silenzio finchè non s'illuderà di avermi persuaso del suo valore-.

 

Accigliata, la mia amica sbatte le palpebre, e mi chiede, con una nota di incredulità nella voce:

 

-Mi stai dicendo che rinuncerai all'occasione di inchiodarlo con la tua parlantina e di farlo crollare con le tue abilità sofistiche?-

 

Per tutta risposta mi stringo nelle spalle. Ormai ho abbandonato questa prospettiva da tempo, una volta giunta alla conclusione che è meglio compiacerlo una serata che doverlo sopportare in altre occasioni.

 

-Per levarmelo di torno sono disposta a qualunque cosa-, dico.

 

Lei annuisce, comprensiva, ma la sua vena di sadismo si riaccende nel giro di pochi secondi. Balza a sedere come un pupazzo a molla e, battendo estasiata le mani, ripete la domanda fatale:

 

-Allora, che ti metti stasera?-, e aggiunge, facendomi venire una gran voglia di sotterrarmi: -Io propongo un look sensuale-aggressivo!-

 

Qualcuno mi uccida. Ora.


 


 

 

Il bastardo è in ritardo. E di ben venti minuti.

 

Considerando che anch'io ero, ovviamente, in ritardo di quasi un quarto d'ora, sono addirittura cinque minuti che lo aspetto qui, fuori dalla pizzeria, sul bordo del marciapiede come una prostituta. Grazie al cielo non ho seguito i consigli della mia cara migliore amica in fatto di look, o qualcuno si sarebbe già fermato a caricarmi. Invece, scialba, anonima e incazzata come sono, nessuno – grazie al cielo – nota che per l' “occasione” ho messo i miei jeans migliori, quelli leggermente (e sottolineo leggermente) attillati. Sì, insomma, quelli che fanno capire che anch'io ho un culo, nonostante mi vesta sempre come una casalinga cinquantenne. Ecco, diciamo che questa sera, per non mettere troppo in imbarazzo il mio collega Grandi Firme, ho deciso di abbigliarmi come fanno di solito le mie coetanee per andare al supermercato quando finisce il latte. Un bel passo avanti, no?

 

Con un sbuffo, controllo l'ora: otto e venticinque. Spero l'imbecille abbia prenotato, o rischiamo di restare senza un tavolo.

 

Chissà che starà di tanto importante da ritardare di quasi mezz'ora... Scommetto che, qualsiasi attività sia, me la rivelerà con l'ennesimo sproloquio pieno di compiacenza che occuperà almeno i primi quaranta minuti della serata.

 

Mi giro a dare un'occhiata all'interno della pizzeria: tutti i tavoli che riesco a vedere sono già occupati. C'è la famigliola con figli piccoli e urlanti, la tavolata di liceali che festeggia qualche compleanno, la coppietta che si sussurra sdolcinatezze da un millimetro di distanza... Più mi avvicino al mondo degli innamorati, più vorrei scapparne a gambe levate. E pensare che dovrei scrivere una storia d'amore. E che sto per cenare con il re dei romanzi melensi. Non credo esista un controsenso peggiore.

 

Non appena torno a volgere lo sguardo sulla strada, gli abbaglianti di una macchinona quasi mi abbagliano, tanto per restar fedeli all'etimologia. Che qualcuno mi abbia davvero presa per una prostituta? Dovrò chiedere una tariffa molto alta, considerato che lo stronzo qui guida una macchina che non potrei pagarmi neppure con dieci romanzi. Non sono una grande esperta di quattro ruote – sono una donna e perdipiù non ho neppure la patente – ma so riconoscere una Mercedes.

 

Un momento. Mi pare di scorgere qualcosa che scintilla al posto di guida. Possibile che sia il sorriso Mentadent di quell'essere? La musica dance che mi giunge alle orecchie sembra confermare i miei sospetti.

 

Be', dove pensa di parcheggiare quell'arnese? Crede che ci sia un posto libero proprio davanti al locale? Che idiota. Evidentemente tutto il suo successo gli ha regalato la convinzione errata di avere tutto il mondo ai suoi piedi. Ebbene, non è così.

 

Ehi, perchè il grosso Suv posteggiato qualche metro alla mia destra sta uscendo dal suo parcheggio proprio in questo momento? Non è possibile. Quell'uomo ha più fortuna di Gastone!

 

S'infila con la sua Mercedes nel posto appena liberatosi e la lascia lì, senza troppe manovre. Vorrei che qualcuno gli portasse via uno specchietto. Almeno.

 

Smonta dall'auto con un movimento fluido, si scosta una ciocca di capelli dal viso e si avvicina a me prodigandosi in una camminata da red carpet, ovviamente esibendo come al solito la sua dentatura scintillante. Giuro, fa paura.

 

Arrivato a un paio di metri da me, allarga le braccia e dice, con tono cordiale: -Carissima, perdonami per l'attesa! Avevo una sessione di autografi che non finiva più. Sai, le fan...-

 

Fa un gesto vago con la mano e scrolla le spalle. Si avvicina ancora un po' e io, per reazione, faccio un passo indietro: che sta pensando di fare? Vuole forse darmi un bacetto sulla guancia? Puah, mai e poi mai! Che non si prenda troppe confidenze, questo bamboccio ambulante.

 

Lo scruto con occhio critico. La sua abbronzatura mi sembra decisamente troppo marroncina per essere vera: o è fondotinta o è il frutto di qualche pomeriggio di lampade. Anche la sfumatura dorata che schiarisce la sua capigliatura folta – scommetto che uno di quegli uomini che si dà il balsamo ad ogni santissimo lavaggio – mi dà l'impressione di essere poco naturale. Per non parlare dei denti bianchissimi e perfetti che continua ostentare sorriso dopo sorriso: sicuramente sono finti. Indossa una camicia che di sicuro costa come tutto il mio guardaroba messo insieme e al polso brilla il solito rolex-patacca. Insomma, tutto in lui, dalla testa ai piedi, grida: sono artefatto e pacchiano!

 

Mi accorgo che, mentre io lo passo ai raggi X, lui sta probabilmente facendo lo stesso con me, e, dato che mi piace fissare ma non altrettanto essere fissata, sposto rapidamente lo sguardo dalla sua faccia fasulla alla porta della pizzeria, e m'incammino senza degnarlo di una parola.

 

-Dopo di te, collega- dice affettato aprendomi la porta del locale, e io lo incenerisco con lo sguardo. Non appena entriamo, una cameriera bionda e con chiare tendenze all'anoressia ci viene incontro.

 

-Un tavolo per due-, le comunico, senza perdermi in convenevoli: le cameriere bionde e anoressiche non si sono mai guadagnate la mia simpatia.

 

-Temo non ci sia posto se non avete prenotato, signora-.

 

SIGNORA?! Ma questa stupida biondina si è bevuta i due neuroni che aveva? Ehi, potrei essere sua coetanea! Al massimo sua sorella maggiore! Non certo sua madre! Solo perchè non ho addosso i quintali di mascara che ha lei non significa che sia una vecchia! L'ho sempre detto io, che le bionde sono cretine...

 

Mi mordo il labbro per non insultarla e mi giro per scaricare la mia ira su MisterArrivoInRitardoDiUn'OraSenzaAverPrenotato. L'idiota sfugge alla mia occhiata carica di odio e si fa avanti per trattare direttamente con la stupida oca.

 

-Non abbiamo prenotato-, dice, con una voce assurdamente strana che mi fa venire una gran voglia di ridere, -ma credo che tu ci possa trovare lo stesso un tavolo...- Si avvicina ancor di più e i suoi occhi fanno un zoom sull'etichetta appuntata alla maglietta della cameriera – insomma, le fissa le tette con la scusa di leggere il nome – e conclude, umettandosi le labbra in un gesto che probabilmente vorrebbe essere sensuale: -... Carissima Laura-.

 

Per tutta risposta, Laura La Scema sgrana gli occhi e sbatte le ciglia cariche di rimmel.

 

-Vedo cosa posso fare per te-, dice, e la voce le si alza di un'ottava. -Ma tu sei davvero...?-

 

Oddio no. Non può essere. Non può averlo davvero riconosciuto! Questo tizio non è così famoso, suvvia! Io la sua faccia, per fortuna, non l'avevo mai vista prima di una settimana fa! E poi non è possibile che sia davvero rimasta impressionata da queste tattiche di seduzione da film demenziale e da quella dentatura palesemente finta! Oddio, mi sembra di vivere nella parodia della realtà.

 

-Sì-, risponde la star con voce calda. -Sono proprio io. Sarò felice di farti un autografo a fine serata-.

 

-Davvero?-, trilla subito la cameriera con zero neuroni con una vocetta acuta che mi fa venir voglia di strapparle le corde vocali. Un momento dopo sorride e ci scorta a un tavolo dall'altra parte della sala sculettando palesemente.

 

-Vedi cosa si può ottenere sfruttando un poco carisma e popolarità?- mi sussurra il mio collega staccando per qualche secondo gli occhi dal fondoschiena della ragazza. Non lo degno di una risposta e mi siedo, mentre lui congeda con l'ennesimo sorriso la cameriera. Mi sfugge un sospiro: siamo solo a inizio serata.

 

Mentre Satana inizia a sfogliare il menù canticchiando a labbra chiuse il motivetto dance che ascoltava in macchina, un suono ben più gradevole attira la mia attenzione: una risata maschile, aperta e discreta al tempo stesso.

 

Il mio cuore manca un battito mentre, con la coda dell'occhio, getto un'occhiata al tavolo accanto al nostro. Dietro la sagoma dello scrittorucolo, seduto tra una donna bionda in tailleur e un uomo calvo di mezza età dai baffi impomatati, siede, il nodo della cravatta allentato, i capelli castani leggermente scompigliati, proprio lui, l'avvocato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

Fatemi i complimenti perchè a 'sto giro sono stata veloce e ho anche scritto un capitolo ben più lungo del solito!

Ovviamente per farmi perdonare del fatto che presto sparirò, causa verifiche e simulazioni varie! XD Ma il prossimo capitolo l'ho già chiaro in testa e non vedo l'ora di scriverlo! :D

Ringrazio per i commenti Aika, Cr079, LeftEye, Fall, Lucya, Lilith Edvige Athena e l'immancabile eLLy. Ringrazio anche le trenta persone che seguono questa storia pur senza aver mai lasciato un commento.

Uhm, veramente no. Voi che leggete senza dire una parola in relatà mi state un po' sulle palle. XD LOL! Direi che sia tutto.

        Per la questione del logo obbrobrioso cercherò di provvedere prima del 2012. Eventuali volontari che sappiano graficare meglio di una patata lessa - ossia meglio di me - sono più che ben accetti!

 

EDIT: vedete lo splendido nuovo logo???? Ecco, ovviamente io sono troppo tarata per esser riuscita in una simile impresa: è tutto merito di Lucya, disponibile, creativa e bravissima!

   
 
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