26. Underneath The
Night Sky
Bobby
esitò, prima di bussare. Soltanto per una manciata di secondi, si chiese se
svegliare Aaron Chambers nel cuore della notte fosse la cosa più giusta da
fare. Valutò rapidamente i possibile risvolti negativi della situazione: prima
di tutto, Aaron avrebbe potuto rifiutarsi di parlare con lui, o, peggio,
avrebbe potuto chiamare la polizia – o, peggio ancora, la polizia l’avrebbe
potuta chiamare la moglie di lui. Se, tuttavia, Bobby fosse riuscito a parlare
con il fratello di Adia, c’era la possibilità che fosse lei a rifiutarsi di parlare con lui, da quel momento. Su quel punto
era stata irremovibile, e lui se ne stava fregando. Ma mai si era sentito forte
come in quel momento: in ballo c’era la serenità della sua ragazza, e anche se
gli costava ammetterlo, avrebbe fatto di tutto per lei. Bussò due volte.
Attese
un minuto. Proprio quando si accingeva a battere un altro colpo, Aaron venne ad
aprire, assonnato e decisamente preoccupato. “Chi diavolo… Mercer? Che ci fai
qui? E’ successo qualcosa? Dov’è mia sorella?”
Bobby
alzò le mani davanti al proprio corpo, in segno di difesa. “Sta bene, è a casa
e dorme. Non è successo niente.”
“Ma
allora… ma che cazzo ci fai qui?”
“Ho
bisogno di parlarti” ammise Bobby, abbassando le mani.
Aaron
si passò una mano sulla faccia, stropicciandosi gli occhi. “Sono le due del
mattino” osservò, più per se stesso che per rimprovero nei confronti di Bobby.
“Sì,
lo so. Ma non potevo aspettare. Riguarda tua sorella.”
“Hai
detto che sta bene” ribatté Aaron, tornando a preoccuparsi.
“Infatti
sta bene. Dai, è importante.”
“Entra”
lo invitò l’altro, scostandosi per farlo entrare.
Appena
ebbe messo piede in casa, Bobby fu immediatamente aggredito da Cecilia, accorsa
al piano inferiore per capire che cosa stesse succedendo. “Oh, dovevo
immaginarlo che c’entrassi tu. Lo sapevo, che quella stupida si sarebbe
cacciata in un guaio, mettendosi a uscire con un criminale come te, e…”
Aaron
la afferrò per un polso, mostrando forse per la prima volta un briciolo di
controllo della situazione. “Cecilia, non azzardarti a chiamare mia sorella stupida. Torna a dormire.”
“Ma
tesoro…”
“Torna di sopra. Devo parlare con Bobby.”
Cecilia obbedì, non dopo aver lanciato un’ultima occhiata di fuoco a Bobby,
ancora fermo accanto alla porta d’ingresso. “Vieni con me” aggiunse Aaron,
guidando l’ospite verso la cucina. “Forza, siediti” lo esortò, indicandogli uno
sgabello. Si stropicciò ancora una volta gli occhi, poi si versò del caffè. “Caffè?”
“Sì,
grazie.”
Aaron
si sedette di fronte a Bobby. “Scusa per Cecilia. Non è sempre così. Insomma,
lo è spesso, ma… scusala.”
“Non
importa. Sono abituato a sentirmi chiamare criminale”
lo rassicurò Bobby, piegando un angolo della bocca in un sorriso.
“Allora,
hai detto che volevi parlare di Adia.”
“Sì.
Beh, lei non sa che sono qui. Spero solo che non si svegli prima del mio
ritorno.”
“Dormi
a casa sua?” gli domandò Aaron, alzando un sopracciglio con fare sospetto.
“Non
sempre, ma qualche volta capita. Beh, è una donna adulta…”
“Sì,
sì, lo so. Insomma, me ne ha parlato, so che cosa fa con te. Insomma, non mi ha
raccontato tutto nel dettaglio, ecco,
ma… non mi illudo che non abbia mai fatto sesso. Anzi, sospetto che ne abbia
fatto più lei di tutte le nostre sorelle messe insieme” aggiunse, con una
risatina.
“Le
chiederò di venire a vivere con me” ammise Bobby, dopo qualche secondo di
silenzio.
“E’
un passo importante.”
“Lo
so. Ci ho pensato parecchio.”
“Dove
vi trasferirete?”
“Se accetterà, andremo a casa di mia
madre.”
“Perché,
hai dei dubbi? Accetterà. Credo sia innamorata di te dai tempi del liceo.”
“Beh,
quando saprà che sono stato qui, credo che essere innamorata di me dai tempi
del liceo non farà differenza” commentò Bobby, guardando il contenuto della
propria tazza con tristezza.
“Di
che cosa devi parlarmi, Bobby?”
Bobby
si grattò un sopracciglio, continuando a cercare le parole adatte. “Domani mattina
andrà in ospedale per farsi operare.”
“O-operare?
Alla gamba, dici?” Bobby annuì. “Ma… ma non può essere! Mi aveva detto che
quell’intervento era troppo costoso, e non aveva nemmeno voluto farsi aiutare
da me…”
“Sì,
me lo ha detto.”
“E
come… dove ha trovato i soldi?”
Incrociò lo sguardo di Bobby, e in quel momento comprese. “Sei stato tu?”
“Non
voleva accettare, all’inizio. L’ho quasi dovuta obbligare a prendere quei soldi.”
“Quanto
le serviva? Non me lo ha mai voluto dire…”
“Cinquantamila
dollari.”
“Cinquantamila
dollari? E dove diavolo li hai trovati, cinquantamila dollari?”
“Li
ho presi dall’eredità di mia madre. Dalla mia parte, con il consenso dei miei
fratelli” specificò. “Mia madre è stata uccisa per quei soldi, e per quei soldi
è morto anche mio fratello. Dovevo usarli per qualcosa di utile. E poi, a mia
madre è sempre piaciuta tua sorella” osservò, con un sorriso. “Adia non voleva
accettare, all’inizio. Ho dovuto insistere parecchio perché accettasse.”
“Perché
non me ne ha parlato?”
“Per
lo stesso motivo per cui non voleva accettare il mio aiuto. Perché è testarda,
perché è orgogliosa, e non vuole essere di peso a nessuno. È anche per questo
che se n’è andata di qui.”
“Credevo
fosse perché odia mia moglie” osservò Aaron, sorridendo.
“Beh,
anche. Il punto è che lei… lei è fatta così.”
“Sì,
è vero. Ha sempre voluto fare tutto di testa sua.”
“Non
voleva che te lo dicessi. Diceva che ti saresti preoccupato, che la cosa ti
avrebbe creato dei problemi, ma… non potevo accettare che ti tenesse all’oscuro
di tutto. Sei suo fratello, in fondo.”
“Ti
ringrazio di essere venuto fin qui a dirmelo.”
“Era
la cosa giusta da fare” replicò Bobby, alzandosi. “Grazie a te per avermi
ascoltato.”
Bobby
rientrò com’era uscito: dalla porta principale e senza fare rumore. Si spogliò
rapidamente, lasciando cadere i vestiti sulla sedia, esattamente dove li aveva
lasciati poco prima. Mentre si sfilava i pantaloni, gettò un’occhiata verso
Adia: dormiva ancora sullo stesso fianco, come se non si fosse mossa in quelle
due ore in cui lui era stato fuori. Scostò piano le coperte e si mise a letto
furtivo come un ladro, lui che ladro non lo era più. Aspettò qualche secondo,
prima di voltarsi verso di lei e abbracciarla in modo da far sembrare tutto
naturale.
“Sei
stato da lui, vero?” sussurrò Adia, senza muoversi.
Il
primo istinto di Bobby fu quello di mentire, di fingere di non saperne nulla…
ma no, non poteva ingannare lei così come non poteva ingannare se stesso. “Sì,
sono stato da lui.” Aspettò invano una risposta. “Lo so che ti avevo promesso
che non ci sarei andato, ma lui aveva il diritto di saperlo.”
“Dovrei
buttarti giù dal letto e prenderti a calci per tutta la strada, lo sai?”
“Ne
avresti tutto il diritto.”
“Ma
non posso, sono zoppa.”
“Puoi
prendermi a schiaffi, allora.”
“No,
non sarebbe la stessa cosa” osservò Adia, dopo qualche secondo di pausa. “Tanto
non servirebbe a nulla. Se non sbaglio, mi hai detto che devo prenderti così.”
Bobby
sorrise. “Sì, l’ho detto.”
“E
allora va bene, Bobby. Ti prendo così come sei.”
“Adia…”
“Sì?”
“Vuoi
venire a vivere con me?”
“Me
lo hai già chiesto, mi sembra.”
“Sì,
è vero. Ma non mi hai mai dato una risposta vera.”
Adia
si rigirò tra le sue braccia, voltandosi a guardarlo. “Sì, voglio venire a
vivere con te.”
“Quindi,
mi perdoni per aver spifferato tutto a tuo fratello?”
La
ragazza sorrise, accarezzandogli la guancia. “Sei un Mercer. A voi si perdona
sempre tutto.”
NdA – Come dicono i miei cari colleghi americani, Here We Go!
Mi sembra giusto, arrivata a questo punto,
intervenire per dire qualcosa alle mie lettrici (anche se comunichiamo
piuttosto assiduamente anche al di fuori di questa storia e di EFP):
1.
Siamo
alla fine, siamo agli sgoccioli, stiamo per concludere. Non so ancora se la
cosa durerà uno, due, tre, cinque capitoli, ma tant’è. Mi dispiace separarmi da
Bobby e Adia, ma se andassi avanti a raccontare le loro avventure, allora tanto
varrebbe aprire un blog ^^
2. Non ho mai dato un volto a Adia, anche se
l’ho sempre descritta come una ragazza con lunghi capelli scuri e occhi
azzurri. Personalmente, anche se ciascuno di voi se la sarà immaginata un po’
come crede, io mi sono ispirata alla cantante Norah Jones.
3. Idem per Aaron: non ho mai detto nulla di
lui, e anche se probabilmente vi siete fatte una vostra idea di lui, io me lo
immagino un po’ come Edward Norton (sì, lo so, ho un’immaginazione molto vivace
^^).
Non mi sembra di avere altro da dire:
ringrazio Dada88 per le recensioni
fiume e l’inserimento nelle storie seguite, Kashmir per il supporto morale e per l’inserimento nelle storie
seguite, s a r s a per le
recensioni, ed eventuali lettori silenziosi per avermi accompagnata sin qui.
See you soon,
EffieSamadhi*