Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: lady lina 77    01/04/2011    6 recensioni
I moschettieri sono impegnati nella battaglia contro gli Ugonotti a La Rochelle. D'artagnan parte, sperando in una grande e nuova esperienza, quella guerra di cui tanto ha sentito parlare e che mai ha vissuto sulla sua pelle. Ma ci metterà poco a capire che la guerra non è un'avventura da romanzo... Il suo mondo, i suoi affetti, la sua anima finiranno risucchiati in un incubo buio come la notte...
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voilà, non potevo non aggiornare anch'io, visti i ritmi di questa sezione!

Grazie a tutti per le recensioni :)

Ahah, tutte pensate che Grethel cerchi Athos, vero? Spiacente, avete sbagliato! Si scoprirà fra molti capitoli!

Alla prossima girls!!!





Passeggiando per La Rochelle...



D'artagnan non aveva un osso che non gli facesse male. Ormai gli allenamenti con Marcel erano iniziati da più di una settimana e il capo degli Ugonotti si era dimostrato, oltre che un abilissimo spadaccino, anche un maestro severissimo e spietato. D'artagnan era giunto alla conclusione che Marcel dovesse tenere molto alla sua causa di lotta, non c'era altra spiegazione a quel suo accanimento contro di lui quando lo allenava, lo voleva pronto per riprendere la guerra. Però... C'era sempre quel non so che di strano, quasi come se percepisse, da parte del suo maestro, una specie di rabbia e avversione verso di lui. Non lo dava a vedere, Marcel non gli aveva mai rimproverato nulla e anzi, più di una volta si era complimentato per i progressi che stava facendo con la spada. Ma, e d'Artagnan non ne capiva il motivo, si avvertiva anche una certa frustrazione repressa nel rapporto che Marcel aveva con lui... Boh, non capiva, forse era confuso o forse in quel passato che lui non riusciva a ricordare c'erano stati screzi fra loro... O magari quella sgradevole sensazione era solo frutto di quel particolare periodo, dello stress del non ricordare nulla, di quella vita in cui si era ritrovato catapultato e che di fatto, benché fosse sua, non sentiva appartenergli.

Solo con in mano la spada la sua mente sembrava ritrovare pace. La spada, nelle sue mani, sembrava dare senso ad ogni cosa, come se facesse da sempre parte di lui, come se fosse un'amica di vecchia data che da sempre gli stava accanto. D'artagnan non ricordava nulla di chi fosse ma tante cose aveva imparato in quegli ultimi dieci giorni. Che era un bravo spadaccino, anche Marcel gliel'aveva confermato e ne aveva avuto prova nel battersi con lui. Che gli piaceva duellare, che era un uomo atletico e forte, nonostante le recenti e gravi ferite.

Non vedeva l'ora che Marcel gli desse il permesso di ributtarsi in battaglia. Per il momento, gli avevano detto, non era ancora pronto per combattere e in fondo lo sapeva anche lui, benché scalpitasse a causa di quell'inattività. Ma si rendeva conto di essere ancora debole, di non essere al massimo delle forze e che un impiego in battaglia, in quello stato di cose, avrebbe rischiato di mettere in pericolo i suoi compagni Ugonotti.

Al momento – e in fondo era anche una cosa piacevole – con sua moglie Grethel si occupava della cucina, della pulizia della loro sede segreta, delle faccende quotidiane, quando non era occupato con Marcel negli allenamenti. Sopratutto negli ultimi giorni che la battaglia si era fatta molto cruenta e il suo maestro non c'era quasi mai...

Sua moglie era una donna incantevole. Bellissima, dolce, gentile, premurosa e un'amante appassionata e fedele. Certe volte, durante la giornata, ripensando alle notti trascorse con lei, finiva con l'arrossire. Era così incredibile pensare che una donna come Grethel fosse sua moglie. Eppure... anche con lei c'erano sensazioni contorte... Quando la baciava, quando si amavano, tutto era molto appagante... Ma non lo sentiva SUO e non riusiva a spiegarsene il motivo. Perchè quando pensava all'amore, al rapporto con una donna, la sua mente inquadrava lunghi capelli biondi invece che quelli neri come la notte di sua moglie? Grethel era sempre stata al suo fianco, era una persona squisita con lui però alcuni tratti del suo carattere gli sfuggivano. Con lui aveva una faccia, osservandola alle prese con Marcel sembrava averne un'altra, sembrava trasformarsi. Da donna dolce e premurosa di trasformava in una persona dallo sguardo freddo, penetrante, deciso e furbo... Non riusciva a inquadrarla ancora bene e la sua memoria assente non lo aiutava... Però non aveva azzardato mai domande, Grethel non gliene aveva dato occasione. Ogni suo dubbio, ogni sua domanda, sul nascere venivano spente da un bacio, una carezza, un sorriso civettuolo e sensuale...

I momenti che preferiva, con lei, erano quelli in cui, da soli, si occupavano della gestione della casa, dei viveri, dell'ordine. Era favoloso lavorare con lei, vederla agire per il bene della causa per cui loro lottavano.

E finalmente, era arrivato anche il momento di uscire con lei a comprare cibo! Era il compito principale di Grethel e lui non l'aveva mai seguita fino a quel giorno, nei suoi spostamenti, a causa della sua debolezza fisica. Ma ora stava bene e finalmente poteva gustarsi un giro in pace con sua moglie. Certo, in una città assediata, in uno stato di guerra, però... era piacevole lo stesso stare all'aria aperta con lei.

Grethel dimostrava di sapersi muovere bene in una città sotto sopra, piena di nemici, di distruzione e di misera e lui aveva ben presto imparato, dopo poche centinaia di metri percorsi, che era meglio dismettere da subito i panni di maritino apprensivo.

"Grethel, dove li troviamo i soldi per comprare cibo?" - chiese il guascone, notando che erano usciti senza un centesimo.

La donna sorrise maliziosamente. "I soldi ce li procuriamo strada facendo, durante la guerra il mercato nero è florido e si fanno scambi vantaggiosi anche utilizzando oggetti preziosi e non il denaro!".

"Oh..." - obiettò d'Artagnan con ovvietà – "ma noi non abbiamo nemmeno oggetti preziosi!".

"Li troveremo!" - rispose tranquillamente Grethel.

"E come???".

La donna sorrise. "Vedrai mio caro...".

E d'Artagnan vide. Grethel lo condusse in una zona residenziale dove, poche ore prima, c'era stata una cruenta battaglia e diverse abitazioni giacevano distrutte, in macerie, ai bordi delle strade. Morte, distruzione, il lato più duro della guerra di dipanò davanti agli occhi del moschettiere che fino a quel momento aveva vissuto la guerra da una posizione privilegiata, al covo degli Ugonotti. Ora vedeva cos'era davvero... O forse l'aveva già visto, prima del suo incidente... E anche allora, aveva la sensazione, ne era rimasto turbato...

Grethel invece sembrava muoversi con disinvoltura in mezzo a quella distruzione. Tranquilla, per nulla turbata, si era messa a rovistare fra le macerie ancora fumanti alla ricerca di oggetti da scambiare alla borsa nera.

"Grethel, che fai?" - chiese d'Artagnan irritato, capendo al volo cosa stava combinando la sua compagna e non condividendolo per niente... Rubare a persone ferite, forse morte, era una cosa orribile...

Grethel si voltò verso di lui, sorpresa da quel tono severo e tanto inusuale per il loro prigioniero. "Mi procuro i mezzi per non morire di fame!".

D'artagnan le si avvicinò, prendendola per il polso e tirandola, per farla spostare. "No! Sotto a quelle macerie ci potrebbero essere corpi senza vita! E quegli oggetti sono loro, non abbiamo diritto di prenderli!".

Grethel si fece scura in volto, quella reazione dal 'prode moschettiere' non se l'aspettava. A quanto pare il suo animo puro sembrava avere la meglio sull'amnesia... Con uno strattone si liberò dalla presa del ragazzo. "Appunto, sono morti! E l'oro non gli serve più! A noi sì! Sono gli ordini, ricorda! In guerra non ci si deve fare remore in nulla, se si vuole sopravvivere. Manda a nanna la tua coscienza Denis".

D'artagnan si rabbuiò. "Io... prima dell'incidente... anche io facevo...".

"Si, l'hai fatto!" - disse fredda Grethel, sperando di convincerlo a non fare storie. Quella situazione la irritava!

D'artagnan abbassò lo sguardo. Era tutto così ingiusto! No, lui non poteva essere stato uno sciacallo! No, non ricordava nulla di se stesso, del suo passato ma sapeva di se stesso abbastanza per sapere che non era vero!!! NO, NON POTEVA ESSERE VERO!!!

Grethel lo guardò di sfuggita, indecisa se costringerlo ad aiutarla o no. Alla fine decise che avrebbe fatto da sola, meglio evitare ulteriori discussioni con lui. Lo vedeva, era scosso e temeva che emozioni troppo forti potessero risvegliare in lui lontani ricordi...

In silenzio rovistò fra le rovine mentre d'Artagnan la guardava rabbuiato e senza muoversi. E infine trovò fra i massi un bicchiere in argento intarsiato. Rovinato dalla distruzione e dal crollo della casa ma perfetto da barattare per del cibo. "Con questo, oggi siamo a posto con la spesa!" - disse mettendo l'oggetto nella tasca del suo mantello.

Senza dire nulla d'Artagnan annuì e seguì la ragazza senza proferire parola.

Con passo veloce Grethel si incamminò nei vicoletti stretti della parte storica. I più lontani dai combattimenti del porto, i più riparati, dove si nascondeva la popolazione civile logorata dalla guerra. Erano stradine piccole, lastricate con vecchie pietre, strette in case cadenti ma con un fascino antico. Cani randagi, mendicanti e panni appesi facevano da contorno alla miseria di quel posto.

"Dove stiamo andando?" - chiese d'Artagnan gelido.

"Ora lo vedrai!" - anche la voce di Grethel era fredda.

D'artagnan sbuffò ma non rispose. Non aveva voglia di parlare.

Arrivarono a una casa gialla e fatiscente e scesero le scale interne che portavano alle cantine. Grethel bussò e la voce di un vecchio la invitò ad entrare.

D'artagnan si guardò intorno sbalordito. Quella cantina era una specie di magazzino nascosto dove c'era di tutto, dal cibo, all'oro ai vestiti, alle spezie. Il cosidetto 'mercato nero', supponeva...

Il vecchio che faceva da 'negoziante' sorrise alla ragazza, vedendola entrare. "Grethel siete una mia cliente preziosa, ogni giorno mi portate oggetti davvero interessanti! E lui..." - chiese indicando con il viso d'Artagnan – "lui è...?".

Grethel annuì, frettolosa. "Mio marito! Ve ne ho parlato, ricordate?".

"Oh, si,vostro marito...". Il viso grinzoso del vecchietto fece un sorriso furbo.

Grethel si irrigidì a quella situazione. Mhmh, gli sguardi allusivi del vecchio potevano essere pericolosi. "Senta, ho fretta! Con cosa me lo può scambiare questo?" - chiese prendendo dalla tasca il bicchiere d'argendo.

Il vecchio lo prese in mano, osservandolo attentamente. "Il valore non è molto Grethel! Direi, al massimo, dieci pagnotte e un due etti di carne secca!".

"Ok, datemi quello che avete detto allora! Dobbiamo andare!" - rispose la ragazza sbrigativamente.

Il vecchio capì l'irritazione della sua interlocutrice e gli diede il sacchetto con il pane.

Grethel, una volta servita, fece cenno a d'Artagnan di uscire e i due si trovarono in strada. L'umore del guascone era sempre nero ed era anche arrabbiato con sua moglie. No, quello che aveva appena fatto non gli piaceva per niente.

Camminarono in silenzio, Grethel apparentemente frettolosa e d'Artagnan cupo.

Finché la ragazza, dopo essersi guardata in giro, si fermò di scatto, turbata. D'artagnan si fermò ad osservarla, preso alla sprovvista da quel cambio repentino di umore della sua consorte. Sembrava improvvisamente... triste... Era a causa della loro lite? O c'era dell'altro? Fino a pochi istanti prima era decisa e sbrigativa, di colpo era diventata malinconica e non camminava più... Perchè?

Il guascone si voltò a guardare nella direzione che fissava la moglie e vide, seduta sulle scale esterne di una Chiesa cadente, una bambina magra, in lacrime, con abiti stracciati e sola, completamente sola. Il cuore del guascone si strinse a quella visione. Ecco un'altra delle piccole vittime della guerra!

Grethel le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei. "Piccola" – chiese in tono gentile - "Perchè piangi?".

La bimba alzò lo sguardo, singhiozzando. "Ho fame... A casa non abbiamo più niente!".

Grethel la osservò. Non fingeva, non faceva la commedia, era affamata davvero, come tanti bambini di La Rochelle. D'isntinto aprì il sacchetto del pane e diede una pagnotta alla bambina. "Tieni! Non posso darti di più però almeno sarai a posto fino a stasera!".

La bimba spalancò gli occhi, grata. "Grazie signora, siete un angelo!". Poi afferrò rapidamente il pane e di corsa sparì in un piccolo vicolo.

D'artagnan sorrise. Eccola la sua Grethel! Non il mostro di freddezza visto fino a quel momento ma una donna che lottava per sopravvivere a una guerra e che non si risparmiava di aiutare gli altri. Forse aveva sbagliato, poco prima, a giudicarla male. Era una guerra quella in cui si trovavano e i buoni propositi mal si conciliavano con la dura vita di battaglia. Si avvicinò e le accarezzò i capelli. "Ora ricordo!" - disse felice.

Grethel, presa alla sprovvista, sussultò. "R... Ricordi COSA???". Panico!!!

D'artagnan annuì. "No, non è che ricordi qualcosa! E' che ora so perchè mi sono innamorato di te! Il tuo cuore è gentile, sei coraggiosa, forte, bellissima. E non ti risparmi di aiutare chi è in difficoltà! Sei una bellissima persona Grethel!".

Grethel fissò d'Artagnan stupita ma anche... piacevolmente sorpresa da quelle parole. D'artagnan non conosceva nulla di lei, non sapeva minimamente con chi aveva a che fare, ma le sue parole... D'artagnan sembrava, in quel momento, guardarla con occhi diversi dal resto del mondo... Certo, lui non sapeva la verità e quella ingenuità la faceva un pò sorridere però... Abbassò lo sguardo. "Tu... non sai cosa dici!" - disse tristemente.

"Siamo senza cibo ma hai aiutato una povera bambina! Non tutti l'avrebbero fatto!" - spiegò d'Artagnan con ovvietà.

Grethel sorrise, un sorriso sincero e un pò imbarazzato. "Vedi... Mio padre è morto che io avevo un anno e io e mia madre abbiamo vissuto miseramente. Lei non si risparmiava nel lavoro ma non avevamo mai cibo a sufficienza. Da piccola avevo sempre fame. Quella bambina mi ricorda me stessa, qualche anno fa... Mi è venuto naturale..." - disse sotto voce, osservando d'Artagnan negli occhi... Con sentimenti diversi... In quel momento, davanti a lei non vedeva un prigioniero da circuire ma un giovane gentile, puro e sincero... Si scosse da quei pensieri che non poteva permettersi. "Senti, andiamo a casa, ti va?" - disse prendendolo sotto braccio e tagliando il discorso.

"Marcel si arrabbierà per quello che hai appena fatto?" - chiese d'Artagnan preoccupato. Marcel era molto attaccato a cibo e denaro...

"Non glielo diremo!" - tagliò corto Grethel – "Non saprà nulla e non si accorgerà di nulla!".

D'artagnan annuì. La giornata, inziata male, prendeva una piega più piacevole... Era bello tornare in armonia con lei...

Camminarono frettolosamente fra i vicoli finché, in lontananza, Grethel vide di sfuggita giungere in loro direzione la sagoma di due uomini, due moschettieri. Uno grande, grosso e mastodontico, l'altro con lunghi capelli neri e un fare elegante. Fissò d'Artagnan che non si era accorto di nulla e camminava tranquillo accanto a lei senza guardarsi troppo in giro. E lo spinse in un vicolo. "Nascondiamoci!" - bisbigliò al marito.

"Che succede?" - chiese d'Artagnan.

Grethel si morse il labbro. I compagni di d'Artagnan... Marcel gliene aveva parlato. Uno biondo, uno grande e grosso e uno raffinato e dai lunghi capelli neri. Quei due uomini potevano essere compagni del loro prigioniero. Fugacemente, pensò di farsi scoprire. D'artagnan era stato gentile, premuroso come nessuno con lei, poco prima. Era un ragazzo dolce e gentile, non meritava quello che gli stavano facendo... Ma poi decise di no! Marcel l'avrebbe uccisa, lei lottava per gli Ugonotti e per una questione personale e poi... più di tutto... in quel momento capì che d'Artagnan gli sarebbe mancato...

Passarono lunghi minuti nascosti e poi, quando non si udì più nessun passo uscirono fuori allo scoperto e di fretta ritornarono alla loro base.

  
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