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Autore: Callie_Stephanides    02/04/2011    17 recensioni
Quando si incontrano per la prima volta, in occasione della finale della Coppa del Mondo di Quidditch, Draco Malfoy e Hermione Granger devono ancora compiere quindici anni.
E' un rapido sguardo, il loro; la curiosità di un momento.
Qualche settimana più tardi, tuttavia, quando l'unico figlio di Lucius Malfoy arriva a Hogwarts con la legazione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, il Destino stringe il nodo di cui saranno gli estremi.
Puoi innamorarti della ragazza che ha rubato il cuore dello Czar di Durmstrang?
Se è tanto forte da sciogliere la prigione di ghiaccio in cui ti sei nascosto, forse sì.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Dum spiro, spero'
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02.09.1994, Durmstrang – Sala del grimorio.

“… Grindelwald aveva compreso come fosse una legge naturale quella che sanciva la superiorità dei Maghi sui Babbani, e si era fatto carico di una missione che troppi dei suoi coevi avevano rifiutato per pigrizia e per viltà.”
Aleksej Javlenskij sospira, quasi ad accentuare l’enfasi drammatica con cui ha tratteggiato il profilo dell’eroe – incompreso – di Durmstrang.
“I Maghi sono più longevi dei Babbani, sono più intelligenti e, come dimostrano gli studi del nobile Mathias Von Schramm, persino più belli.”

Florian stira un poco le labbra. Conosce bene il vecchio trombone, Von Kessel, perché è stato compagno di studi di suo nonno. Axel lo considera un idiota post-lombrosiano e, malgrado la forte avversione che nutre nei confronti dei Babbani, gli preferisce di gran lunga l’empirismo con cui l’americano Thomas J. Fletcher ha escluso che esistano differenze biologiche tra umani e maghi.
A Durmstrang, è evidente, s’insegna ancora a riconoscere un fattucchiere dalla lunghezza del naso o dalla bombatura della fronte.

“Solo a metà degli anni Quaranta, in Germania, il suo genio trovò il meritato riconoscimento e fu Ministro della Magia. Come dovreste già sapere, tuttavia, il Terzo Reich è stato una delle rare parentesi di civiltà nella barbarie della storia babbana.”
Javlenskij si concede una nuova pausa, scrutando l’uditorio con quei suoi occhi glauchi da predatore bolso.
“Immaginate: consapevoli della loro debolezza, finalmente i Babbani si fanno carico di un’opera scientifica di selezione e miglioramento della loro razza. I menomati, i ritardati mentali, gli invertiti, i mutilati: carne che pesa sulla bilancia del progresso! E nessuno – sottolineo! Nessuno! Aveva mai avuto sino a quel momento il coraggio di ammetterlo!”
Riprende fiato.
“Grindelwald, intimo di Erik Jan Hanussen (1), conobbe Adolf Hitler, un Babbano tanto acuto e sensibile da concedergli di scrivere nelle sue note – inforca gli occhiali, si schiarisce la voce – «La forza senza un fondamento spirituale è destinata a fallire (2). Ebbene: Adolf Hitler può essere per i suoi quel fondamento e quella luce.» Che lucidità! Che acume!”

L’oratoria di Javlenskij si infiamma.
Florian sogghigna, perché gli sembra di sentire suo nonno – Hieronymus Wittgenstein – e il suo latinetto indignato. Non è un caso che la bella Margaretha Himmler, promessa sposa di Kaspar, lo chiami Malatempora (3), appellativo ironico cui il vecchio si è arreso con insospettata docilità.
Draco sbadiglia, emulato da una dozzina di compagni.
Le lezioni di Storia Contemporanea del Mondo Magico sono una noia mortale. I giovani fattucchieri dovrebbero combattere, non memorizzare l’impronta che altri hanno lasciato.
Il professor Javlenskij, sordo alla muta supplica dell’uditorio, prosegue indisturbato.
La docenza è spesso un ossimoro – per non dire onanismo puro. Ti abbeveri del suono della tua voce, senza aspettarti uno scambio.
L’allievo migliore è quello che ti restituisce l’eco. Le idee intelligenti, un’ipotesi da cancellare.
Javlenskij, almeno, mostra un’invidiabile impermeabilità al tedio dell’aula.

“Eppure questo degno rappresentante della nostra casta consuma oggi i suoi giorni a Nurmengard, come…”

La pesante porta di quercia si apre con un sinistro cigolio dei cardini.
Javlenskij ammutolisce, così il resto dell’uditorio.
“Perdonatemi, professore, se interrompo una così brillante inaugurazione per il vostro corso, ma avrei bisogno di conferire in privato con due giovani allievi.”
La voce di Karkaroff è ferma e imperativa. Javlenskij tace e s’inchina alla gelida autorevolezza del Preside.
“I signori Von Kessel e Malfoy possono seguirmi nel mio ufficio?”

***

01.09.1994, Hogwarts – Dormitorio femminile di Grifondoro.

“Ma non è emozionante?”

La voce di Lavanda, che l’eccitazione amplifica di due buone ottave, s’insinua con la violenza di un tarlo nei suoi altrimenti ordinatissimi, efficienti pensieri.
Hermione Granger, almeno, spera ancora di riuscire a imparare un paio di complessi teoremi aritmantici prima che le sue palpebre si facciano troppo pesanti. È evidente, tuttavia, che non solo non le riuscirà di studiare, questa sera, ma che se non metterà a tacere la Brown non dormirà proprio nessuno – a partire da Grattastinchi, che, non a caso, la fissa supplichevole ai piedi del letto.

“Cosa?” esala senza calore.
“Ma il Torneo Tremaghi, no?” cinguetta Calì, dando man forte a quello stucchevole deliquio.

Perché Godric l’ha punita associandola a due svitate? Hermione se lo chiede dal suo primo anno.
La vocina della coscienza le dice ch’è lei ad avere qualcosa di sbagliato, perché ha mille conoscenze, ma nessuna amica.
La voce della coscienza, quando hai quindici anni, dovrebbe sforzarsi d’essere meno crudele.

“Non abbiamo l’età per partecipare,” osserva puntigliosa. “Al più potremo fare da spettatrici.”
Lavanda la fissa con un misto di compatimento e d’incredulità.
“Ma chi vorrebbe partecipare? L’hai sentito il Preside, no?”
Hermione si arruffa i capelli già crespi e indomabili. “Ha anche detto che non ci saranno rischi per i partecipanti.”
Calì, arricciata sul letto della Brown, le volge un’occhiata colma di sarcasmo – questa qui non capisce proprio niente, le sembra di leggere in due intensi occhi neri – e torna a sfogliare il suo Teen-Witch, mentre Lavanda straparla tormentandosi le folte trecce castane.
“Quello che volevo dire, Hermione – e calca sul suo nome come se fosse un interlocutore particolarmente stupido – è che avremo la possibilità di conoscere un mucchio di nuovi ragazzi!”
Hermione accoglie in grembo Grattastinchi, quasi a concedersi il tempo per pensare a una replica che sia pungente, ma non offensiva; caustica, ma non rabbiosa. Ha quindici anni, però, e comincia a fare i conti con i limiti imposti dall’età.
Ragazzi?” sottolinea. “Ma non riuscite a pensare a nient’altro?”
Lavanda e Calì si volgono nella sua direzione con invidiabile sincronia. “A cosa dovremmo pensare, secondo te? Alle rune?”
Hermione sente un diffuso rossore salirle sino alle orecchie.
È una vecchia storia, questa: vecchio non vuol dire superato.
Vecchio non vuol dire che non senta ogni volta quella puntura. È lo spettro della diversità, della solitudine, del non amore. È il dolore sottile che le procura, a volte, cercarsi negli occhi di Ron e trovarvi l’amica, la confidente, la secchiona. Non una ragazza. Non Hermione.
“Forse sarebbe meglio,” sibila a mezza bocca, liberando dalla stretta il suo bel gattone per scivolare sul fianco.
“Oh, guarda!”
L’acuto della Patil la fa sussultare anche se si era ripromessa la massima indifferenza.
“Nelle pagine centrali c’è un poster di Viktor!”
Viktor Krum: sembra destino che quel nome la perseguiti.
“Quanto è bello, mamma mia!” squittisce Lavanda, mentre Calì si preoccupa d’ingentilire la parete che divide il suo baldacchino da quello della Brown con il cipiglio torvo del bulgaro.
“Che occhi… E guarda che portamento!”
Hermione sbuffa. “Cammina come una papera zoppa!” bofonchia. “Ve lo posso assicurare!”
Viktor Krum. No, forse non sarebbe tanto male, se solo non la costringesse a frugare tra ricordi pericolosi.
La Coppa del Mondo.
La caccia ai Babbani.
Draco Malfoy.

***

02.09.1994, Durmstrang – Torre di Baba Jaga.

Lo studio di Karkaroff sa di freddo, di pelli conciate e della povertà claustrale del Grande Nord.
Una poderosa scrivania d’olmo occupa i tre quarti dello spazio disponibile. Una nicchia scavata nella dura pietra ospita una collezione di tomi dall’aria vetusta. L’arco ogivale che conduce allo stretto terrazzino è sormontato da un teschio di viverna.
“Non è mio costume distrarre gli studenti dai loro corsi, ma ho ritenuto opportuno conferire con voi quanto prima.”
Draco annuisce.
“Avete fatto un buon viaggio?”
“Eccellente,” si affretta a rispondere, perché il peso di una debolezza ch’è senz’altro nota non venga rimarcato da Von Kessel – no, Florian non lo farebbe mai. “Abbiamo comunque ricevuto il vostro falco. Sapevamo cosa ci aspettava.”
Karkaroff fa scivolare lo sguardo dall’uno all’altro. Li soppesa e cerca nei loro occhi il segno di un cedimento che non troverà. Li ha già messi alla prova, in fondo: sa che non hanno paura.
“Vi ho convocati, perché da oggi, per le prossime tre settimane, il collegio sarà impegnato a selezionare la legazione che parteciperà al Torneo Tremaghi.”
Draco deglutisce. Florian, al suo fianco, non muove un muscolo.
“Voi avete entrambi quattordici anni. Siete troppo giovani per aggiungervi di diritto.” Il Preside si concede una piccola pausa. “A meno che, ovviamente, non vi procacciate quel diritto.”

Combattere. Colpire. Conquistare.

Un brivido gli scivola lungo la schiena, come una voce maligna gli sussurra all’orecchio il mantra di Imbolc.

“Volete che partecipiamo alle qualificazioni interne?” mormora Florian – la sua voce è così pacata e ferma che Draco non può fare a meno di provare invidia e astio in eguale misura.
“È quello che mi aspetto da voi. Solo così avrò la certezza di aver riposto bene la mia fiducia. Solo allora, soprattutto, la nostra missione potrà avere un seguito.”
“Cosa ci attende?”
Ora è Draco a prendere la parola, perché non vuole sembrare da meno del compagno. La paura, annichilita dal suo forte orgoglio, non cessa tuttavia di morderlo alla gola.
“Come vi ho anticipato, il Signore Oscuro ha più di un nemico. Non solo il Prescelto attenta alla sua vita, ma non è da meno Albus Silente. È opportuno che qualcuno si occupi anche del Preside di Hogwarts.”
Florian spiega le labbra in un mezzo sorriso. Feroce.
“Abbiamo un altro uomo che lavorerà per noi dall’interno e che, all’occorrenza, vi soccorrerà. Dobbiamo sfruttare con intelligenza l’occasione offerta dal Torneo, perché tutto appaia naturale e pulito.”
Draco contrae le nocche. “Eliminare Harry Potter durante le prove? Mi piace.”
Karkaroff gli rivolge un’occhiata obliqua. “Vi chiedo di non arrogarvi compiti che nessuno vi ha conferito, signor Malfoy,” sibila il Preside. “Non avete l’età per partecipare al Torneo e non rischierete inutilmente.”
“Ma anche il Prescelto…”
Florian gli posa il palmo contro la coscia. “Potete aiutarci a superare le selezioni, Preside?” sussurra allora conciliante.
Karkaroff sorride: ha riconosciuto le sue creature. “Gradite della pozione Felix Felicis?”

***

06.09.1994, in un qualche luogo sperduto nelle desolazioni dell’Oblast di Murmansk – Lapponia russa.

Benché quel ruolo gli sia stato offerto di diritto, Viktor ha deciso di scendere in campo e combattere. Viene da una famiglia di soldati, Krum: se solo cercasse una scorciatoia, coprirebbe suo padre Gregor di vergogna.
A disciplinare le prove è il Preside in persona: li osserva dall’alto delle guglie falconiere, Karkaroff, mentre si allineano in fila compatta per le qualificazioni.
Il Torneo Tremaghi è la più spietata delle competizioni, perché chiama in conto l’essenza autentica dell’essere fattucchieri: la forza interiore, la potenza dell’aura, l’intelligenza, la spregiudicatezza.
Viktor sa che molti – specie gli astuti collegiali di Lughnasadh – lo considerano un bestione tutto muscoli e poco cervello, come se il suo talento nel Quidditch non suggerisse tutt’altro. Non se ne cura: il suo valore profondo sta proprio nell’abilità con cui riesce ad accantonare pensieri oziosi.
Non ha paura. Non ha rimorso. In questo istante, mentre prende fiato e si lancia nelle acque gelide del lago, non ha neppure identità.
Il dolore è uno stato mentale. Viktor stringe forte le palpebre e si azzera.
Molti ricorrono all’incantesimo Testa Bolla, per assicurarsi una respirazione efficiente – prudenti, ma poco previdenti, perché in quelle acque torbide e freddissime riposa il terribile Kraken. Esegue una trasfigurazione parziale, mutando in squalo: come la bestia prova a sferzarlo con uno dei suoi tentacoli, risponde con un morso. È così, d’altra parte, che affronta la vita un vincente nato.
Lontane, quasi impercettibili, le grida d’incitamento di Imbolc, mentre scivola rapido tra i flutti quasi volasse.
Pensa già alla coppa, Viktor. Pensa a un trofeo che non potrà strappargli davvero nessuno.

***

15.09.1994, in un qualche luogo sperduto nelle desolazioni dell’Oblast di Murmansk – Lapponia russa.

Draco è stato colpito dalla coda della viverna. Se non avessero sorbito entrambi la pozione, è molto probabile che l’affilato pungiglione l’avrebbe raggiunto in pieno petto.
Florian deglutisce a fatica, e poi risale rapido l’erta della torbiera.
“Non ci provare,” sibila l’altro. “Ognuno per sé.”
Non ha ancora perso la sua bacchetta, né la scintilla arrogante che accende di lampi feroci i suoi occhi grigi.
Florian arretra.
La viverna alita zolfo e avvelena l’aria.
Malfoy si è rialzato e stringe con forza la testa dell’omero, per ridurre l’emorragia.
La bestia lo studia con i suoi occhi ambrati, piccoli e feroci. Non somigliano ai draghi, quanto ai gatti, gli ha confidato Klaus. Sono intelligenti, intuitive e spietate. Per cogliere alla sprovvista un simile mostro devi possedere molto più di una pozione dall’effetto temporaneo e la tua ambizione di pulcino.
Ventus,” sibila Draco.
Una folata potente e imprevista restituisce alla viverna il puzzo ammorbante del suo fiato; vacilla un po’ ed è allora che Draco colpisce.
Pollus.”
Un sorriso crudele gli attraversa il viso, come afferra per il collo il gallinaccio che ha preso il posto del rettile. “Hai visto?” gli fa sprezzante – e poi sviene come un fantoccio inerte.
“Già, ho visto,” ridacchia Von Kessel.
Alle sue spalle agonizza ancora lo Sleipnir (4) che ha sventrato.

***

02.09.1994, Hogwarts – Sala Grande.

“Secondo me, la spuntano.”
Harry solleva il viso dal porridge, portando lo sguardo su Ron. Weasley gli indica i gemelli, intenti a confabulare con Lee Jordan.
“Hanno deciso di partecipare al Torneo. E quando si mettono in testa qualcosa, chissà perché, riescono sempre.”
Harry abbozza un sorriso di circostanza, anche se a preoccuparlo è ben altro: sono trascorsi tre mesi dalla fuga rocambolesca di Sirius e non ne ha più avute nuove. Era meglio sapersi orfani, che non scontare sulla pelle il terrore di una nuova perdita.
“Magari perché loro hanno qualche talento?” suggerisce maligna Ginny, prima di prendere posto al suo fianco.
È cresciuta, Ginevra: d’infantile le restano efelidi e sorriso; tutto il resto, piuttosto, parla della donna che diventerà.
“Ha parlato Carman (5)!” risponde piccato il fratello, mentre Hermione inghiotte bocconi di pane e burro.
“Devi essere affamata,” osserva. “Forse avresti dovuto mangiare, ieri sera.”
Hermione fa spallucce. “Combatterò la causa degli Elfi in un altro modo,” mugugna, “ma se pensi che abbia avuto i crampi, ti sbagli. Ho trovato chi mi ha fatto comunque perdere l’appetito.”
Harry sbatte perplesso le palpebre. Hermione volge il capo in direzione di Lavanda Brown, che ridacchia come al solito accanto a Calì. “È cominciata ufficialmente la stagione degli amori,” ironizza la Granger. “Temo che abbiano scambiato il Torneo Tremaghi con il Ballo delle debuttanti!”
Harry ridacchia. “Be’… Un ballo ci sarà comunque, no?”
Hermione abbassa lo sguardo, punta nel vivo.
“Ma a lei cosa importa,” s’intromette Ron. “Chi vuoi che la inviti?”
Non c’è crudeltà in quell’illazione, ma Harry non può fare a meno di pensare che Weasley dovrebbe imparare a tacere. Lo pensa senz’altro anche Ron, ora che Hermione gli ha fatto esplodere in faccia il porridge.
“Preoccupati per te,” sibila velenosa la Granger.
“Te la sei cercata,” bofonchia Harry, prima di offrire al compagno un tovagliolo. “È pur sempre una ragazza.”
È pur sempre una ragazza.
Hermione gli scocca un’occhiata terribile. “Grazie, Harry. Se non lo dicevi tu, nessuno l’avrebbe capito, vero?”
Cho-Chang li osserva divertita e interessata.
Forse Ronald non è il solo imbranato.
Forse le ragazze sono una prova ben peggiore del Torneo che tutti aspettano.

***

16.09.1994, Durmstrang – Infermeria.

“Come va?”
Draco strizza le palpebre. “Va,” mugugna. “Me la sarei cavata anche senza di te.”
Florian evita commenti superflui, mentre si accomoda accanto al letto. L’infermeria è deserta, ma molto più calda del resto del castello – tutto sommato, un buon posto in cui scambiare due chiacchiere.
“Probabile. Oppure avresti perso tanto sangue da richiamare i lupi.”
Malfoy si passa il palmo contro il viso, allontanando infastidito qualche ciocca. “Ci tieni tanto a sentirti migliore di me?”
Florian sbuffa. “Non drammatizzare. Il Preside è stato contento.”
“Di te.”
“Di noi. Io sono un Mannstiere. Per me è più facile.”
Draco chiude gli occhi. “Non posso permettermi di sbagliare. Quando saremo a Hogwarts…”
“Saremo. L’hai detto. Siamo in due. Karkaroff sa che insieme lavoriamo bene.”
Un altro sospiro.
“Tu sei più coraggioso, Draco. Io devo solo coprirti le spalle.”
Malfoy lo guarda. “Io non sono più coraggioso. Io devo guadagnarmelo, quel posto.”
Florian apre la bocca, ma non sa cosa dire.
Draco si asciuga furtivo le ciglia. “Scusa,” mormora imbarazzato.
“Non importa. Ho paura anch’io.”
Malfoy gli stringe la mano, in silenzio.
Su Durmstrang cala la notte.
In loro, probabilmente, è già scesa da molto, molto tempo.

 
 
Note: (1) Astrologo personale di Hitler, nonché suo iniziatore al neo-paganesimo. Per una disamina completa della figura vi rimando a M. Gordon, Il mago di Hitler. Erik Jan Hanussen, un ebreo alla corte del Führer, Mondadori, 2004.
(2) La frase è di Adolf Hitler.
(3) Si rifà il verso al mala tempora currunt di Catone il Censore.
(4) È il nome del magico destriero di Odino, un selvaggio cavallo con otto zampe. Qui ne ho fatto il nome di una specie.
(5) Potentissima strega irlandese, capace di distruggere qualsiasi cosa con i suoi potenti incantesimi segreti.

   
 
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