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Autore: AngelsVoice_    05/04/2011    1 recensioni
Lei, lui.
Opposti come il giorno e la notte, diversi, ma terribilmente simili.
Ma a volte gli opposti si attraggono.
Il più delle volte, quella collisione genera sentimenti contrastanti che, in un modo o nell'altro, finiscono per incastrarsi
come pezzi di un dannato puzzle, dove una sola mossa falsa può stravolgere ogni cosa.
Odio.
Amore.
Non c'è differenza.
Si può amare l'odio, e odiare l'amore.
Lei lo sa bene.
Lui lo imparerà da lei.
[...] Ora posso dimenticarti,
perchè sono andata oltre l'amore. [...]
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hate to feel this way.
                                                  
- Siamo arrivati, Ash
Aprii lentamente gli occhi. L'aereo stava atterrando, e le orecchie mi fischiavano ancora. Infastidita, aumentai ulteriormente il volume delle cuffie, fracassandomi le orecchie. Scesi nell'areoporto, una maledetta malinconia mi assalì e la mano scivolò di sua spontanea volontà verso il cellulare abbandonato nella tasca. Poi ricordai che era tutto finito, e mi concentrai su ciò che avevo davanti a me: gente che passava di corsa, trascinandosi dietro valigie e borsoni, tutti con la stessa faccia stressata. A me piaceva l'aereo: l'idea di volare, di trovarmi fra le nuvole... Non so come, mi tranquillizzava enormemente.
Vidi mia madre sorridere e salutare con la mano un gruppo di persone poco distanti da noi: dal gruppo si staccò una donna, alta e bionda. Lei e mia madre si abbracciarono, continuando a sorridere, poi la sconosciuta si rivolse a me, spalancando gli occhi e farfugliando qualcosa del tipo - Come sei diventata grande - eccetera, eccetera.
- Come ti chiami?
Ci pensai un po' prima di rispondere.
- ... Ashley.
- Che bel nome!
La donna mi sfiorò con una carezza la guancia, guardandomi fisso negl'occhi. Stranamente, quella dimostrazione d'affetto non mi dava fastidio come al solito. Era... diversa, piacevole.
- Ash, lei è una mia amica, Simone. L'ultima volta che l'hai vista avevi... uno o due anni.
Annuii, confusamente. Lei e mia madre si somigliavano tantissimo, fatta eccezione per gli occhi.
- Mom, Ich komme nach Hause mit... Tom...*
Rivolsi immediatamente la mia attenzione alla persona che stava parlando. Incontrai con lo sguardo due occhi nocciola, truccati pesantemente. Poi il viso, delicato e pallido, ed il fisico, magro e slanciato.
- Ciao - mi disse, in un'inglese approssimato. Ironia della sorte, gli risposi con un tedesco altrettanto approssimato, e sorridemmo entrambi appena.
- Wie ist Ihr... Name?**
- Bill. Ed il tuo?
- Ashley.
Ci stringemmo la mano.
- Mia madre mi aveva parlato di te.. Tu sei.. inglese, vero?
- Sì, di Londra.
- Ma parli anche tedesco
- Non molto... L'ho fatto un po' a scuola, ma non me la cavavo tanto bene.
- Io dico che sei abbastanza brava... Hai un accento particolare.. Das gefällt mir gut!
Lo guardai interrogativa, sollevando il sopracciglio. Rise e poi continuò.
- Vuol dire mi piace moltissimo.
- Grazie per la traduzione.
Ridemmo forte, e provai un insolito tremore al cuore. Di solito odiavo sentirmi così, eppure quel ragazzo mi incuriosiva come mai nessuno in vita mia, e la cosa avrebbe dovuto essere preoccupante già da allora, ma al momento non ci feci davvero caso. Ora che ci penso, avrei dovuto... O forse no.
- Mamma, loro sono gli amici di cui ci avevi parlato?
- Sì, Bill. - rispose sorridendo Simone - Se vuole, Ashley può venire già adesso con te a casa. -
Mi guardarono entrambi, e tentai di cavarmela con un non vorrei essere di disturbo. Inutile: Bill afferrò con un braccio la valigia e con l'altro il mio, trascinandomi quasi a forza. Imprecai, sbattendo il braccio contro la valigia. Certo, tanto simpatico... Ma così non va.
Mi divincolai graffiandogli la mano. Lui la ritrasse immediatamente, massaggiandosela.
- Ma che ti prende?!
- Non voglio che mi si trascini con la forza. - sibilai, strappandogli la valigia dalle mani e avvicinandola a me.
- Ma...
- Non sono cose che ti riguardano. - alzai la testa, sprezzante, e cominciai a camminare, senza sapere neanche minimamente dove stessi andando. Dopo pochi passi, me lo ritrovai davanti, a sbarrarmi la strada.
- Ok, ma almeno fammi portare la valigia.
La abbandonai senza tanti convenevoli sul pavimento dell'aeroporto. In quel momento, la tasca mi vibrò e afferrai il cellulare.
Chiamata Simon.
Sullo schermo, la nostra foto di pochi giorni fa mi provocò dolorose fitte allo stomaco. Rifiutai la chiamata con il cuore in gola e le dita che tremavano. Bill non mi chiese nulla, ma continuò a camminare trascinandosi dietro la mia valigia. All'esterno, la luce del mattino mi inondò il viso. Dappertutto, persone che passeggiavano o correvano.
- Benvenuta in Germania.
Sì, certo, benvenuta.
- Bill! Wo bist du hin?***
Un tipo con i rasta aveva appena urlato qualcosa al mio accompagnatore. Quando ci raggiunse, mi squadrò dalla testa ai piedi, leccandosi il piercing.
- Tom, che vuoi?
Notai che avevo parlato in inglese. Per fortuna.
- Calmo fratellino - dice, zittendolo con un dito - ...E questa dove l'hai presa?
Questa? E cosa sono, una Barbie?
- Chiamami di nuovo ' questa ' e ti lascio per terra, coglione.
Il rasta fischiò, continuando a far scorrere gli occhi su e giù per il mio corpo. Gli rivolsi lo sguardo più sprezzante che avevo: infondo, ne avevo conosciuti tanti di quei tipi. Gente che ragionava con il cazzo, per farla breve. Non mi dava fastidio il suo sguardo affamato, ne mi provocava alcuna sensazione. Uno dei tanti fessi intrappolati nella mia rete, pensai.
Quando sei una bionda-occhi-azzurri-fisico-mozzafiato, dopo un po' ti abitui a tutto. Madre Natura aveva deciso di ' graziarmi ', rendendomi ciò che ogni ragazza avrebbe voluto essere. La gelosia e l'invidia delle altre bambine mi avevano accompagnato fin dall'asilo, quando i bambini facevano a gara per tenermi la mano.
- Tom, perfavore, smettila.
- Tranquillo, Bill... Non sto facendo niente di male... Per ora.
Gli porsi la mano, seccata.
- Sono Ashley. Almeno sai il mio nome, se vuoi stuprarmi.
- Tom
Ci stringemmo la mano.
- Ok. abbiamo finito, possiamo tornare a casa ora?
Un lampo balenò negl'occhi del rasta.
- Allora, lei è...
- Sì, Tom. Lei.
Lo guardai, confusa. Bill sorrise, mi mise una mano sulla spalla e cominciò a camminare, con Tom che ci precedeva e sghignazzava.
- Lascialo perdere - sussurrò - è sempre stato così.
- Niente di nuovo. Ci sono abituata, senza offesa.
Un altro sorriso, un'altra scossa al cuore.
Maledizione, odio sentirmi così.



Writer's space:
Ok, ammetto che nel capitolo precedente sono stata molto concisa per quanto riguarda la fanfic. Di solito scrivo su Michael Jackson, è vero... Ma questa è una storia che (almeno per come la penso) non si adatta al suo essere.
Dimenticavo di dire che quest'ultima esisteva già tre o quattro anni fa.
Fa parte del mio passato da fan dei Tokio Hotel, un passato che ho riscoperto con piacere, ed anche se ormai non provo più nessun interesse per la loro musica, mi sono ritrovata a rielabolare questa vecchia fanfic con grande entusiasmo.
L'originale era molto più banale, ma è da comprendere, siccome la scrissi quand'ero in quinta elementare o prima media. L'esperienza (certo, poca, ma pur sempre esperienza) mi ha permesso di elaborare un personaggio principale molto più completo, sia dal punto di vista caratteriale, sia dal punto di vista della sua storia.
Devo un'enorme grazie agli Skunk Anansie, band che adoro e le cui canzoni mi sono state di grandissima ispirazione, come si può notare dal titolo della fanfic.
Sì, mi sto dilungando, ma mi sembrava giusto raccontare la storia di questa storia (perdonatemi il gioco di parole).
Che dire... Spero che i personaggi vi ispirino già da adesso, anche se è presto per farsi un'idea completa (:

PS: * ' Mamma, io torno a casa con... Tom... '
    ** ' Come ti chiami? '
  *** ' Bill! Dov'eri andato? '
Per le frasi in tedesco ho utilizzato il buon vecchio traduttore di Google, siccome non conosco la lingua. Se qualcuno la conosce e volesse correggermi, sarò pronta a farlo (:

AngelsV.

   
 
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