III
Capitolo
Il giorno della partenza arrivò.
Salutammo entrambe John e ci dirigemmo in aeroporto. Un’ora
dopo, cullata dal ronzio del motore cominciai a pensare al nostro arrivo e alle
relative conseguenze che tutto ciò avrebbe comportato.
La mamma e Margaret
erano amiche di lunga data. Si erano incontrate grazie a papà e ad Edward, il
marito di Margaret, che erano amici d’infanzia. Mio padre, infatti, era nato in
Scozia e viveva a pochi isolati dalla casa del signor Butler. Conobbe mia madre,
di origini italiane, durante una vacanza studio e si piacquero all’istante. Lisa
tornò in Scozia, durante le vacanze estive, per i successivi sei anni e mio
padre quell’anno le chiese di sposarlo.
Insieme si trasferirono
a Glasgow, cominciarono ad uscire assieme ad Edward e Margaret. Tra i quattro
nacque una profonda amicizia che si rafforzò con la nascita dei gemelli, Philip
e Paul, dei coniugi Butler e successivamente con la nascita di John, mio
fratello. Lo stesso anno nacque anche Gerard, ultimo figlio della coppia di
amici.
Nonostante tutto però,
mia madre sentiva molto la mancanza delle sue origini, dell’Italia e della sua
famiglia. Così, per amor suo, mio padre decise di trasferirsi in Italia quando
John aveva solo tre anni. Qualche anno dopo nacqui io. Poi, inaspettatamente, Mio
padre si ammalò e non poté godere a lungo di quell’armonia. Aveva problemi di
cuore e, colto da infarto, nonostante l’arrivo tempestivo dei soccorsi morì prima
di arrivare in ospedale. Mia madre ne fu distrutta, il dolore e la sua assenza
la segnarono profondamente e fu solo grazie alla presenza mia e di John, che continuò
a vivere.
Aprì gli occhi e puntai lo sguardo su mia madre, seduta
accanto a me. Solo in quel momento compresi, più che mai, la malinconia che
aleggiava, da qualche giorno, su di lei. Tutta questa situazione aveva
riportato a galla ricordi e sensazioni molto dolorosi per lei. John prima di
partire mi confidò che quando papà morì, entrambi i coniugi Butler ci furono
molto vicino sia a livello economico sia dal punto di vista psicologico e che questo
era solo un modo per ricambiare l’aiuto ricevuto.
Mi persi nuovamente tra pensieri e riflessioni così non mi
accorsi neppure che eravamo in dirittura d’arrivo; fu la voce del comandante,
annunciando l’imminente atterraggio a Glasgow, a risvegliarmi del tutto.
Ritirammo i bagagli e salendo su un taxi, mia madre diede
istruzioni per casa Butler, in un impeccabile inglese. A differenza di mia
madre, io non avevo la stessa scioltezza con la lingua, quindi lasciai a lei il
compito di fare conversazione con l’autista. Eravamo entrambe piuttosto stanche
e mentre il taxi sfrecciava fra le trafficate strade mi guardavo attorno
affascinata.
All’improvviso, seguendo un sentiero piuttosto stretto, un
alto e nero cancello apparve davanti alla nostra auto che, lentamente, si aprì per
lasciarci passare.
A causa del buio riuscì a cogliere molto poco della
costruzione che ci avrebbe ospitato. Ma in vita mia non avevo visto una villa
così grande e maestosa. Bussammo al
portone e pochi minuti dopo una donna, fisicamente molto simile alla mamma,
venne ad aprirci.
Eravamo arrivate a destinazione finalmente.
Note autrice:
Eccovi il terzo capitolo!. Pur essendo introduttivo e
parecchio esplicativo, spero non lo troviate noioso. Era fondamentale, ai fini
della storia, spiegare e chiarire fatti accaduti nel passato. Come annunciato,
ho cominciato ad apportare “modifiche” alla vita del nostro Gerard… cominciando
dai suoi fratelli-gemelli. Ho pensato che inserirli come gemelli avrebbe
alleggerito la spiegazione e facilitato i loro interventi durante il corso
della storia. Al prossimo capitolo!
Iry