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Autore: eleanor89    20/04/2011    16 recensioni
Questa storia racconta dei Malandrini e di tutte le persone venute a contatto con loro a Hogwarts e negli anni successivi; tanti pezzi di vita che possono avere un significato importante nelle loro esistenze o essere episodi di normale quotidianità.
Avanti e indietro nel tempo, momenti di gioia e di dolore: ecco a voi una lunatica e pessimista Lily Evans, Un Frank Longbottom calmo e che non si lascia influenzare dai suoi pazzi amici, una Alice sportiva e dura, una Mary McDonald civettuola e allegra, e naturalmente Severus Snape, Regulus Black, i Lovegood, tutto l'Ordine della Fenice, compresi i magnifici Prewett, la spaventosa Dorcas, e tanti altri ancora.
Ultimo capitolo: Come Alice soprannominò James "Capitano": "James individua Alice da sola il giorno dopo Natale e pensa che avrebbe preferito non aver stampato sulla fronte il segno di una delle pantofole pelose di Remus, che Sirius gli ha lanciato quando ha ripreso a cantare. Le pantofole sono state trasfigurate da lui – ed è abbastanza sicuro che Remus le preferisca così – ed è ingiusto che siano state usate per tentare di stroncare la sua futura carriera."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '70's students.'
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In the End [31 ottobre / 1° novembre 1981]

 

 

 

 

Guardava dalla finestra del suo appartamento il mondo che festeggiava e avrebbe dato qualsiasi cosa per essere là fuori a fare il bambino con i suoi amici; anche ora che aveva passato i vent’anni non c’era un giorno che non rimpiangesse i loro scherzi, la vista dei capelli spettinati di James, gli occhi di Lily, la risata timida di Peter che nascondeva il coraggio di essere un Custode Segreto… e rimpiangeva anche la fiducia che aveva riposto in Remus, il modo in cui si era fidato di lui senza riserve e come per questo tutto il suo universo si fosse lentamente sgretolato mentre notava tanti piccoli dettagli sbagliati, mentre Peter, terrorizzato all’idea della conclusione a cui stavano arrivando, gliene faceva notare altri chiedendogli rassicurazioni, chiedendo che lui prendesse in mano la situazione e gli dicesse che Remus era uno di loro.

Ma lui non aveva potuto perché aveva la responsabilità di dire a James ciò che James, dall’alto della sua bontà, non voleva sentire, lui aveva la responsabilità di proteggere Harry, che Lily per prima gli aveva miracolosamente affidato, temendo che loro non riuscissero a superare anche questa battaglia, e lui non aveva potuto fare altro che schierarsi dalla parte del più debole, il suo figlioccio, anche se questo voleva dire rinnegare Remus. Anche se questo aveva voluto dire oscurare il sorriso di James, l’uomo che era sempre allegro, e incupire gli occhi di Lily, la donna che non piangeva mai, e ferire Peter, quello che voleva essere soltanto rassicurato.

Guardò ancora i bambini in costume, che non sapevano che i veri mostri erano davvero in giro per le strade, e poi distolse lo sguardo dal vetro, con negli occhi l’ultima scia verde del mantello di un bimbo che correva in mezzo alle zucche arancioni. Si gettò sul divano e chiuse gli occhi, finendo con l’assopirsi per la noia.

Quando spalancò gli occhi nel buio della stanza tutto ciò che sapeva era che l’ultima cosa che aveva sognato era il riflesso verde che gli era rimasto impresso nelle retine e che il batticuore era dovuto a quanto fosse stupidamente impressionabile e non a un motivo reale, perché il verde era solo il mantello di un bambino e non un incantesimo.

Guardò l’orologio e vide che era mezzanotte e cinque, quindi tanto sarebbe valso tornare a dormire, ma Sirius sapeva che stavolta non ci sarebbe riuscito neanche con una pozione calmante, non con quel riflesso che si agitava nella sua testa, una testa già squilibrata di suo come James si divertiva sempre a fargli notare.

Prese in mano la foto che teneva nel tavolino e che aveva cercato di non guardare più, non fosse altro per la presenza di Remus, e gli occhi gli caddero su Peter, che si era nascosto all’ombra di James.

Decise che voleva vederlo in quel momento e al diavolo le restrizioni per la sua sicurezza, i Mangiamorte di sicuro non avrebbero controllato tutto il traffico babbano di tutta l’Inghilterra e lui sarebbe andato in moto, quindi non sarebbe stato così facilmente rintracciabile. Mise vestiti babbani da motociclista, con tanto di casco per nascondere la faccia, e si precipitò fuori sentendo la cara vecchia eccitazione al pensiero di una buona corsa in moto.

Non ci mise neppure mezzora, pur stando attento a non investire i bambini rimasti per le strade, perché Peter non viveva lontano. Almeno lui ci teneva a mantenere un qualche legame, invece che a sparire come altra gentaglia a cui aveva creduto in passato.

Non si stava più divertendo e maledì Remus per questo, smontando dalla moto e andando a bussare di fretta a casa dell’amico. Attese e bussò ancora, finché non cominciò a preoccuparsi del fatto che Peter non si svegliasse.

«Petey, sto entrando!» annunciò, aprendo senza fare troppi complimenti e tenendo la bacchetta pronta in mano.

Accese la luce e vide, con sollievo, che la casa era in perfetto ordine.

«Ehi, Peter! Sveglia!» urlò, affacciandosi nel salottino e poi andando alla camera da letto. «Petey

Il letto non era stato toccato e Sirius si accigliò: «Sei in bagno? Andiamo, giovane uomo, ci facciamo un dolcetto e un whisky assieme!»

Ma la porta del bagno era aperta e Peter non c’era.

Sirius si fermò a guardarla, completamente confuso e senza capire perché avesse all’improvviso tanto freddo anche con il giubbotto addosso.

«Peter? Wormtail? Sei in casa, vero?» domandò, più a se stesso che a lui.

Era impossibile che Peter fosse uscito, non lui che era il Custode Segreto.

Non lui che era sempre stato un po’ codardo.

Vorrei sapere chi potrebbe mai essere così codardo da tradire i propri amici e l’Ordine… Mi sembra assurdo! E non provare a dire il nome che so che stai pensando, perché lui non è mai stato codardo!

James su questo aveva avuto ragione, almeno Moony un codardo non lo era mai stato.

«No.» sussurrò, facendo un altro inutile giro per la casa e aspettandosi che Peter spuntasse da qualche parte, magari addormentato, «No, no, no…» mormorò.

“Se non mi faccio sentire ho i miei motivi!” Remus lo aveva guardato con una furia che lo aveva fatto arretrare. Era pallido, magrissimo e Sirius aveva pensato a quanto sembrasse un lupo mannaro sulla via del morire di stenti, cosa che in effetti era. “Come puoi pensare che io stia facendo la bella vita? Ma mi vedi?”

“No,” aveva risposto Sirius freddamente, e avrebbe detto qualsiasi cosa del resto per allontanare la spia da James, “Non ti vedo perché non ci sei mai. Non mi fido neanche più di te, Remus, non sei più l’amico che eri. E credo che dovresti stare alla larga da noi, se hai intenzione di darti ai viaggi come stai facendo ignorando il fatto che James e Lily-

Non aveva neanche potuto continuare, Remus gli aveva sferrato un destro dritto in faccia e si erano ritrovati a rotolarsi a terra in preda alla rabbia, e frustrazione, più violenta.

E quando se n’era tornato a casa, Sirius era sicuro più che mai che fosse Remus la spia. Del resto Remus non era mai stato un violento con loro, era sempre stato un represso, quindi o stava cedendo o quella era una vera faccia che non gli aveva mai mostrato, sepolta insieme a tutte le bugie che aveva rifilato loro in quegli anni.

Per Peter era la seconda possibilità, quello era il Remus lupo mannaro.

E se invece fosse solo stato sotto stress come tutti per via della guerra? E se fosse stato in giro per conto dell’Ordine? Come avrebbe reagito lui se Remus lo avesse accusato a quel modo dopo tutto quello che stava facendo?

Avere Peter che confermava aveva reso tutto più vero…

Ma se fosse P…

Urlò per cancellare quel pensiero, correndo indietro, alla porta, a prendere la moto. Non poteva smaterializzarsi o lo avrebbero rintracciato subito nei dintorni di Godric’s Hollow e se si stava solo comportando da pazzo paranoico non era certo il caso di farsi seguire dai Mangiamorte e diventare lui il responsabile di un omicidio.

Se fosse Peter la spia?

Dimenticò il casco, saltò sulla propria moto, cominciò a correre e spiccò il volo, salendo più in alto possibile.

Non stava succedendo davvero, di questo ne era convinto. Si sarebbe risvegliato nel proprio appartamento di lì a qualche secondo.

Lo so che è tutto vero… La spia! La spia! lo contraddissero i suoi pensieri, sconnessi e urlanti.

Scosse la testa e accelerò ancora.

Ci sarebbero volute comunque ore e il gelo gli stava già spaccando le mani ma non era niente in confronto a quello che sentiva dentro.

Vi porto via di lì subito… Dove li porto? Dovrò chiamare Dumbledore, dovrò avvertire l’Ordine… Magari però non è Peter, magari mi sto sbagliando, Peter è con Dumbledore per qualche motivo… Dio, Remus, mi dispiace!

E Sirius volò più veloce che mai, cercando di scappare da se stesso e da tutti i pensieri che lo stavano attaccando. In cuor suo già pensava che James, Lily e Harry fossero morti, lo aveva pensato dal primo momento in cui aveva sognato quel maledetto bagliore verde. E sapeva che era colpa sua.

Ma non volevo.

Volevo solo salvarli.

Ci ho provato così tanto e non è servito a niente…

Stanno bene!

Ricordava benissimo il momento in cui aveva ucciso i Malandrini. Lui, non la spia, la spia non era mai stata parte dei Malandrini, era una spia e andava uccisa, niente di più. Ma lui…

“Devo dirti una cosa e mi odierai per questo, ma devo farlo perché Harry è in pericolo,” aveva esordito, seduto nella poltrona davanti a James, non osando neppure guardarlo negli occhi.

“Parla subito,” gli aveva ordinato James in tono serio.

“Sai che c’è una spia nell’Ordine…

“Chi è?” lo aveva interrotto James, e Sirius l’aveva guardato in faccia per un momento. L’amico era inorridito e ovviamente contrariato alla sola idea.

James…” mormorò lui. Sapeva di doverlo fare e sapeva che l’avrebbe fatto, ma questo non gli impediva di vedere che James non era poi così turbato, che aveva ancora il cuore scoperto e non si aspettava una tale pugnalata.

“Se mi chiami James e non Prongs dev’essere qualcuno molto vicino. Marlene?”

“Non dire cazzate” sbottò lui e James quasi sorrise.

“Dai, parla.”

“James, è Remus.”

Si era aspettato una qualsiasi reazione, anche un pugno, soprattutto un pugno, ma non che James aggrottasse la fronte e non dicesse nulla per qualche secondo.

E poi capì il perché.

E Remus cosa? Continua.”

Sirius imprecò, alzando gli occhi al cielo e poi tirandosi su e facendo qualche passo.

Penso… che Remus stia facendo la spia. Non ho ancora prove schiaccianti, ma ne sono praticamente sicuro.”

Non ci fu risposta.

E quando si voltò a guardare James, lo trovò a fissarlo con una ripugnanza tale che lo fece vergognare di aver aperto bocca.

“Sirius, cosa cazzo hai bevuto? Io ti stavo prendendo sul serio, qui…” gli fece presente in tono leggermente troppo isterico, alzandosi anche lui. “Stiamo parlando di Moony, di nostro fratello…

“Anche Peter lo pensa” aveva sussurrato lui e aveva sentito per la prima volta gli occhi bruciare. Non per quello che Remus stava facendo a lui ma per quello che stava facendo a James, che avrebbe dato la vita per ognuno di loro.

James l’aveva guardato negli occhi e aveva fatto un gesto come se volesse mettergli un braccio sulle spalle, ma poi aveva scosso la testa in segno di completo e testardo diniego e si era lasciato cadere di nuovo sul divano. Aveva guardato il pavimento per un lunghissimo minuto e Sirius era rimasto in piedi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, sentendosi improvvisamente altissimo e inutile e poi James aveva aperto bocca.

“Non ti credo.”

Se solo James non fosse sempre stato così di parte forse Sirius si sarebbe anche convinto che avesse ragione lui, anche solo per quanto lo voleva credere. Ma James era sempre stato dalla parte dei suoi amici con una lealtà cieca e Sirius voleva proteggerlo e non aveva pensato neppure per un istante che James potesse vederci giusto.

James era fatto così, era quello buono, era l’eroe, quello con l’anima che andava mantenuta innocente e intatta, lontana dallo schifo che stavano vivendo perché James era Prongs, era il loro leader, era quello che li aveva uniti in primo luogo e di cui tutti avevano bisogno, mentre lui era l’altro leader, quello che faceva il lavoro sporco, quello che doveva andare sino in fondo perché se non lo faceva lui non l’avrebbe fatto nessuno, per quanto male questo lo facesse sentire.

Lily era a metà strada tra di loro; Lily non aveva voluto dubitare né di Remus né di lui, ma era una madre e voleva che suo figlio stesse bene non importava cosa dovesse sacrificare per questo, perciò si era affidata al suo giudizio. Voleva bene a Remus e aveva detto che non credeva fosse la spia, ma tutto era possibile, perciò se Sirius lo pensava sarebbe stata attenta anche per James.

Lily, che ora era sua sorella quanto James era suo fratello, che gli aveva chiesto di accompagnarla all’altare… che più che una sorella era…

“Stai piangendo?” le aveva chiesto e lei aveva sbuffato.

“L’altro giorno James era in ritardo e mi sono messa a piangere per la paura. Io. Per la paura, capisci? Non vedo l’ora che il bambino sia nato.”

“Già, che colpo per la signora Potter…” aveva sogghignato lui, sapendo di essere il suo preferito al momento, grazie agli ormoni, e di non rischiare di essere colpito.

Lily aveva incrociato le braccia sopra il pancione con aria battagliera: “non mi vedrai piangere mai più. Non per paura almeno. Vedrai.”

Le aveva fatto cenno di sedersi sul divano accanto a lui e poi le aveva detto: “non ti prenderò in giro, non vale ora. Perché piangi?”

“Stavo leggendo un libro… e la protagonista muore alla fine della storia” borbottò lei.

“Beh, se piangi per una morte è okay, anche se non è reale…” aveva accennato lui, cauto, “purché tu ti ricordi che è solo un libro e che nessunissima protagonista morirà nei dintorni.”

“Cosa ne sarà di Harry o Mary, se mai mi succedesse qualcosa?”

E lui aveva ingenuamente pensato che si riferisse al parto, perché ne stavano parlando poco prima e perché soltanto lei e James sapevano della Profezia in quel momento.

“Non succederà niente. E in ogni caso ci sono io, sarei un ottimo aiutante per James” le aveva detto, vagamente scherzoso.

Lei lo aveva guardato coi suoi occhi verdi speranzosi e aveva accennato un sorriso, “lo so. Te l’ho sempre detto che saresti diventato un grande uomo, Black o meno, no?

Sirius aveva gonfiato il petto con aria volutamente arrogante, ancora lontano dal futuro discorso in cui lei glielo affidava ufficialmente, “e avevi ragione!”

“Sono seria” aveva ribattuto lei con dolcezza, “suona davvero stupida come cosa ma… sono fiera di te.”

E si era rimessa a piangere, perché in quei giorni lei era così. Solo che questa volta per poco non piangeva anche lui.

Non era solo una sorella, era un’altra famiglia, un’altra madre come lo era stata Dorea.

Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.

Correva e correva e poi vide la casa, lontana ma ancora in piedi. E poi vide il fumo. E poi, atterrando violentemente e alzando lo sguardo, vide anche il piano di sopra distrutto e lasciò cadere la moto a terra, precipitandosi verso la casa da cui giungevano i singhiozzi di qualcuno che sembrava Hagrid, a giudicare dal rumore esagerato che rimbombava per la casa.

La porta era semi-aperta e lui quasi le sbatté contro, accompagnandola con una mano e reggendosi alla maniglia quando rischiò di cadere in avanti. Mentre si raddrizzava lo vide.

I suoi occhi vagarono e si fermarono agli occhiali, rotti, per terra a un metro da lui. Lasciò andare la maniglia lentamente, incredulo, e poi sentì il sangue gelarsi nelle vene e corse da James, sbattendo a terra di schianto e afferrandolo per la maglia.

«James, James… è tutto okay, non è niente…» sussurrò, tastandogli il petto in cerca di una traccia di vita, «James, no, James, no, no, no, no… per favore non… J… Non…»

Poggiò una mano sul suo petto e lo fissò in attesa. Di lì a un secondo James avrebbe inspirato violentemente o qualcosa del genere, forse avrebbe tossito, e poi lo avrebbe guardato e avrebbe sorriso come un idiota.

Sirius lo guardò negli occhi, aperti e immobili, realizzò che l’amico non riusciva a vedere nulla senza occhiali e così strisciò verso di essi e li infilò con frettolosa cura sul viso di James, che era rigido in un’espressione di accusa.

Poi lo scrollò debolmente, guardandolo speranzoso, e ordinò un flebile: «Guardami.»

James continuò a fissare il soffitto con accusa.  

James saltò sul suo materasso, facendolo oscillare disgustosamente e strappandogli di mano il libro di Trasfigurazione con tutto l’entusiasmo dei suoi tredici anni. Gli sorrise da sotto i capelli più spettinati del solito e…

«James… guardami?» supplicò debolmente.

Rendersi conto che era morto lo fece sentire come se una mano gli squarciasse il petto, afferrasse la sua anima e la strappasse via, lasciando lì soltanto il guscio vuoto che era il suo corpo tremante davanti all’amico che non l’avrebbe guardato mai più.

«Sirius?» chiamò una voce lontanissima e lui sollevò lentamente lo sguardo fermandosi a metà del petto di Hagrid. Aveva le braccia incrociate e Sirius pregò che avesse una bacchetta da qualche parte e che lo uccidesse subito.

«S-Sirius, mi-mi dispiace t-tanto…» disse Hagrid, tra un singhiozzo e l’altro, «C-che vergogna, con il p-piccolo Harry così piccolo! Ma James e Lily gliel’hanno fatta vedere, loro, hanno vinto loro alla fine!»

Sirius non capì di cosa stesse parlando e abbassò il viso esangue su James.

«Sono eroi… Erano eroi loro, e poi erano tanto bravi, Capiscuola…»

Lentamente il senso delle sue parole stava penetrando la mente ottenebrata di Sirius, che sollevò di nuovo la testa che sentiva pesantissima e stavolta riuscì a guardare Hagrid in faccia, coi lineamenti che si deformavano in una smorfia di completo orrore: «Dov’è Lily? Harry?»

«Lily c’è al piano di sopra… Quel mostro l’ha fermata nella camera! Il-»

«Oh no.» lo interruppe Sirius, con le labbra che quasi si tiravano in un ghigno isterico mentre lui si doveva aiutare con una mano contro il muro per alzarsi, «Oh, no, no… Lily?»

Scattò a tutta velocità, attraversando il soggiorno e ignorando Hagrid che gli urlava qualcosa dietro, e saltò sulle scale senza preoccuparsi di scivolare tra polvere e calcinacci e slittando sull’ultimo gradino. Deviò subito verso la camera da letto e si affacciò alla porta.

Le pareti erano state decorate e piene di foto e c’era la culla, e Lily che ci metteva Harry dentro e si voltava verso di lui con un sorriso e poi Sirius batté le palpebre perché investito da un fiotto di vento freddo e guardò i pochi resti di muro ancora in piedi e le macerie sul pavimento bruciato e distrutto. Un pezzo di legno appartenente alla culla stava ritto come una croce rotta sopra un cumulo di pietre e, fuori dalle macerie ma sporca di polvere e graffiata, c’era Lily, che Hagrid doveva aver estratto da sotto i resti del tetto.

Sirius cadde in ginocchio, sconfitto, e poi riuscì a spostarsi soltanto carponi, fermandosi accanto a lei con la certezza che non avrebbe mai più avuto la forza di muoversi. 

Aveva gli occhi chiusi, opera di Hagrid che doveva aveva lasciato aperti quelli di James solo per la fretta di vedere se qualcuno era sopravvissuto, ma le sue guance erano bagnate di lacrime e l’espressione era ancora quella di chi stava pregando qualcuno.

Sirius allungò una mano verso di lei, non osando toccarla, e infine le sfiorò il viso, «No, ti prego… Sei una mamma, sei appena diventata una mamma… Avevo promesso…»

di salvarvi tutti, di proteggervi, di essere migliore, e ho scelto Peter come Custode.

«Cos’ho fatto?» si chiese, oltre l’orrore, trattenendo il respiro.

Il senso di colpa per un momento sopraffece il resto e Sirius sentì le lacrime farsi strada per emergere.

Non smetterò mai di piangere, mai, voglio morire, voglio

«Mi dispiace.» le sussurrò, sentendosi in dovere di informarla almeno di questo, «È tutta colpa mia, io…»

«Sirius!» chiamò Hagrid.

«Uccidimi.» disse lui, ritraendo la mano dal suo bel viso addolorato.

«Sirius, Tu-Sai-Chi è sparito grazie a James e Lily e Harry, loro non ti vorrebbero morto! C’è il piccolo Harry-» e la sua voce fu interrotta un vagito.

L’oscurità dentro Sirius si diradò. Non del tutto, non molto, ma lui si immobilizzò e poi si tirò su, sbalordito e non osando crederci, e barcollò come ubriaco verso Hagrid, poggiandosi allo stipite della porta e guardando tra le braccia che il guardiacaccia teneva incrociate.

C’era un fagottino e ne spuntava la testolina di Harry, un po’ sporca di sangue e con un brutto segno sulla fronte. Il piccolo aprì gli occhi, gli occhi di Lily, e mosse le manine da sotto la stoffa.

«Ma come…» sussurrò Sirius con voce strozzata.

«Non lo sa.» disse Hagrid, intuendo al volo ciò che si stava chiedendo.

La sua vita aveva ancora un senso ora, c’era una promessa che avrebbe mantenuto, e allungò le braccia verso Harry, «Lo puoi lasciare a me, Hagrid, sono il suo padrino, ho promesso-»

«Non ce lo posso lasciare a nessuno, Dumbledore mi ha detto di portarcelo a lui e solo a lui!»

«Ma io sono il suo padrino!» insistette Sirius con la voce che si stava trasformando in un ringhio.

«Sì, ma sono gli ordini di Dumbledore!» ribatté Hagrid, visibilmente dispiaciuto ma senza smuoversi di un millimetro, «Dopo lo prendi tu, vedrai! Ma adesso lo porto da Dumbledore! Tu non ci devi avvertire Remus e Peter? Eravate come a Hogwarts anche adesso, no?»

Peter.

Il resto delle parole di Hagrid neanche le sentì, si raddrizzò abbandonando lo stipite e disse con una nuova voce: «Sì, ora ho alcune cose da sistemare. Prendi la mia moto, a me non serve più.»

«La moto?» ripeté Hagrid, «Ma è la tua…»

«No. Prendila.» tagliò corto lui, guardando Harry un’ultima volta.

Tornerò a prenderti dopo aver vendicato i tuoi genitori. Aspettami.

Corse fuori e passò accanto alla moto, cercando di non guardarla, di non sentire la voce di Remus che lo implorava di rallentare o quella di James che rideva dei poliziotti babbani che avevano cercato di fermarli. O quella di Lily che lo incitava a correre.

O quella di Peter che non ci voleva neanche salire.

Girò un po’ a vuoto per Godric’s Hollow, sapendo di aver bisogno di una mente fredda e logica prima di poter rintracciare il bastardo e fargliela pagare, e guardò le luci che provenivano dalle finestre, tutte persone svegliate dall’esplosione, tutte famiglie che avrebbero avuto un futuro.

Cercò di non scivolare nella pazzia, non prima di aver ricordato l’indirizzo della madre di Peter.

All’alba ci riuscì, ma era troppo tardi.

 

Si smaterializzò e fece qualche passo, prima di vederlo. Era appoggiato a un palo elettrico e teneva la testa bassa, il verme traditore.

Quello non può essere dalla parte dei Mangiamorte, ho visto Remus parlarci!

Per fortuna che ci sei tu, Sirius, non ci sarei mai arrivato!

Beh, sei un bravo padrino, se non ci pensi tu…

Remus non era a casa stamattina.

Cosa ne pensi, Sirius?

Mi fai copiare?

Wormtail’ mi piace! Io mi tengo Wormtail come nome, va bene?

Si vede che non sono abbastanza intelligente…

Fidati di me.

Sirius sentì il suono di qualcosa che andava in pezzi, dentro la sua testa, e poi lo chiamò. Una volta sola, voleva solo guardarlo negli occhi e vedere la vita abbandonarli come aveva fatto in quelli di James e Lily.

«Io…» mormorò il traditore.

E poi, scandalosamente incredibile, si lanciò in un giardino e corse.

«DOVE CREDI DI ANDARE?» urlò, e poi sentì una risata isterica salirgli in gola. Sapeva di non aver niente da ridere ma non c’era altro che poteva fare, non aveva lacrime da versare, non ancora. Cominciò a correre seguendo la scia di Peter e pensando che l’avrebbe torturato.

«TORNA QUI, PETEY! TORNA DA SIRIUS!» cantilenò come se si stesse rivolgendo a un bambino.

Lo seguì dalla strada, riuscendo a vedere tra le foglioline dei cespugli qualche guizzo colorato mentre il traditore continuava a scappare.

«WORMTAIL! ESCI FUORI!» urlò ancora e quasi rise di nuovo, sentendosi esaltato come il gatto che sta mettendo il topo in trappola. Avrebbe portato la sua testa a Dumbledore, avrebbe fatto piangere il traditore come lui aveva fatto piangere a Lily, povera Lily, una mamma…

Wormtail saltò finalmente in mezzo alla strada, urtando babbani e affrontandolo da parecchi metri di distanza.

La risata gli si fermò in gola mentre stringeva le dita attorno alla bacchetta.

«SIRIUS!» urlò improvvisamente il traditore, «COME HAI POTUTO, COME HAI POTUTO! SI FIDAVANO DI TE!»

Sirius trattenne il fiato. Come aveva potuto fare cosa? Non era stato lui a ucciderli. O meglio, sì, li aveva uccisi eccome, ma non era un rimprovero che Wormtail poteva porgli…

Ho frainteso qualcosa? E se non è stato Peter, se in qualche assurdo modo fosse è stata colpa di qualcun altro e Peter pensa che è la sua?

Non è Peter, è Wormtail, è lui il traditore, quelle stronzate su Remus…

«LILY E JAMES, SIRIUS! COME HAI POTUTO?» urlò ancora.

Sirius notò con un secondo di ritardo che gli stava puntando la bacchetta contro e cercò di ripararsi mentre Wormtail faceva qualcosa di strano con le mani.

Il colpo non arrivò direttamente a lui però, perché fu tutto quanto a esplodere.

Tutto è esploso dentro e tutto è esploso fuori… pensò incoerentemente tentando di alzarsi; un urlo gli ferì le orecchie e poi altre urla, altro dolore, altre macerie…

Si mosse verso Wormtail, che non riusciva più a vedere, e inciampò contro la gamba di qualcuno. Un altro morto, altri morti

Proseguì dolorosamente avanti, scivolando quasi in un cratere in mezzo alla strada e passandogli attorno.

Quando arrivò nel punto in cui Wormtail stava in piedi fino a poco prima e guardò a terra si ritrovò a fissare un dito.

Un dito, quello che forse avrebbe lasciato lui se l’avesse… se l’avesse…

Ed è quello che penseranno, non è così? Tu lo sapevi, avevi programmato tutto…

Sirius rise a bassa voce, guardando il dito. «Sempre a far finta di essere un incapace, ed invece eri il più furbo… Ah, Petey, ci hai fregato tutti…» borbottò con la voce che si alzava per volontà propria, e poi fu scosso da un’altra risata senza suono, che si trasformò ben presto in una molto, molto più rumorosa e gracchiante.

Non sapeva neanche più perché rideva ma si piegò in due con una mano contro lo stomaco e gli occhi brucianti di lacrime mentre continuava a ridere.

Qualcosa gli bloccò i movimenti e sentì una voce dire: «Non ci sarà bisogno di un processo…»

«Non posso crederci…» disse un altro, e Sirius si rese conto di essere circondato da Auror, cosa che lo fece ridere ancora più forte, perché era tutto andato come Wormtail voleva.

«Fosse per me lo ammazzerei prima di arrivare ad Azkaban, guarda qua…» sbottò un Auror, indicando una donna a terra in un lago di sangue. Sirius era d’accordo con lui.

Eccetto che non c'era bisogno di alcun assassino, lui era già morto.

E ruggì un'altra risata, gli occhi fuori dalle orbite che si riempivano di lacrime.
Finiva così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa l’ho scritta subito dopo il fattaccio con la mia amica che ci ha mollate e mi ha ferita come poteva, salvo poi fare marcia indietro quando era troppo tardi. La Wormtail, sì.

Per voi questo non sarà il capitolo più triste, me ne rendo conto, ma per me lo è proprio per questo e perché adoro Sirius.

Lily ogni tanto ha pianto, lo so, ma le prime volte era una ragazzina e quando è cresciuta ha versato le sue lacrime praticamente solo per A morti e B la gravidanza che le ha scombussolato gli ormoni – a differenza di Alice che l’ha presa con più aggressività che cambi di umore continui - per questo Sirius definisce in cuor suo quella che non piange mai, praticamente lei è meno emotiva anche di James alla fin fine. E ho sempre pensato che uno con una madre come Sirius abbia continuato in un certo senso a cercare una figura materna, e Lily, che lo amava incondizionatamente e che era “fiera di lui” e  lo sosteneva in un certo senso svolgeva quel ruolo.

In the end si riferisce alla canzone dei Linkin Park, perché doveva essere una songfic prima che mi ritirassi da un contest proprio per via di quella mia amica (troppo male a scriverne) e perché mi è stata ispirata un po’ dal ritornello “I tried so hard (…) but in the end it doesn’t even matter” . Sirius ci ha provato più che poteva, ma ciò che conta, almeno per lui, è che James e Lily siano sotto terra alla fine.

E vi dovevo dire qualcosa di importante ma non me lo ricordo proprio.

 

 

 

   
 
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