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Autore: Yunalesca Valentine    30/04/2011    2 recensioni
I Fayth sono coloro che dettero la loro vita per diventare Eoni, la cui anima venne rinchiusa in delle statue all’interno di Templi sparsi per tutta Spira. Queste sono le loro Storie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anima, Ifrit, Ixion, Shiva, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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MAGUS SISTERS

 

1. Cindy

 

Essere la prima figlia di tre, quindi essere la maggiore, non era affatto divertente e non aveva nessun vantaggio, come molti immaginavano: avevi tante responsabilità e poco tempo per il divertimento.

Divertimento... già.

Guardavo con invidia le mie due sorelle più piccole, ogni qual volta che le vedevo correre felici per la Pianura, insieme ai Chocobo, mentre la sottoscritta doveva occuparsi della gestione dell’allevamento. Nostro padre si occupava dell’acquisto dei nuovi chocobo, e pertanto era sempre fuori; nostra madre faceva il possibile per rendersi utile, ma finiva sempre con lo stare dietro a Mindy, che non stava un attimo ferma.

Sandy... lei era troppo presa dal suo aspetto, per preoccuparsi di ciò che aveva intorno. Ma tornando a me...

Le mie giornate erano piuttosto ripetitive: sveglia all’alba, controllo dei Chocobo, controllo della quantità del mangime, controllo delle uova, controllo dei piccoli...

Insomma, di fatto, stava che, quando finivo, era pomeriggio inoltrato, ed ero talmente stanca, da non riuscir a muovermi più. Rimanevo sul letto, immobile, fino all’ora di cena. O fino a quando non arrivava Mindy a scocciarmi per un qualsiasi motivo.

Fisicamente, ero piuttosto robusta come mia madre, con i capelli color grano, lunghi fino alle spalle. Praticamente, oltre ad aver preso l’aspetto fisico più da mia madre che da mio padre, ero l’esatto opposto di Sandy: bassa, grassa, con i capelli stopposi come l’erba gialla della Pianura durante l’autunno, e con gli occhi castani.

 

*

 

Ogni volta che il Bonacciale finiva, eravamo costretti a spostarci, in modo tale da non rimanere coinvolti nello scontro tra il nuovo e sconosciuto Invocatore e Sin. Il nostro trasferimento era sempre temporaneo, fortunatamente, ma era sempre una corsa contro il tempo: se non ci si muoveva per tempo, saremmo rimasti coinvolti. Una volta era quasi successo, ed infatti, ci toccò rifugiarci nel Bosco di Macalania, luogo non molto adatto per dei Chocobo.

Prima della nascita di Mindy, potevamo fare tutti i preparativi necessari con la massima tranquillità e senza alcuna fretta; ma dopo la sua nascita, divenne tutta una corsa, così com’era Mindy di suo. Se Sandy era calma, e rasentava quasi la freddezza, Mindy era il suo opposto: perennemente agitata, iperattiva e costantemente allegra. Come carattere, mi trovavo nel mezzo a loro due: né troppo fredda e distaccata, né troppo allegra e curiosa.

Se avessi dovuto paragonarci a degli insetti, avrei sicuramente paragonato Sandy ad una fredda e spietata mantide religiosa, Mindy ad un’insidiosa e fastidiosa vespa, e la sottoscritta... beh... ad una coccinella: tonda ed innocua.

 

*

 

Una volta, Mindy sparì insieme ad uno dei chocobo più giovani. Mia madre andò subito nel panico, pensando che l’avessero rapita gli Albehed. Immediatamente ci mettemmo a cercarla, scovando, verso la via che conduceva verso la Foresta di Macalania, una piuma di chocobo: era quella del chocobo scomparso. Come facevamo ad esserne sicuri? Semplice: i chocobo, soprattutto quando sono nella fase di passaggio verso l’età adulta, perdono le piume, che verranno sostituite da un piumaggio definitivo, che li accompagnerà fino alla vecchiaia. Pertanto quella piuma poteva essere solo del chocobo nostro.

Non molto lontano da essa, ve n’erano altre, che conducevano su una collinetta. In cima alla collinetta, vi era soltanto una singola piuma. Che il chocobo fosse saltato di sotto? Oppure aveva spiccato il volo? No, non era possibile... i chocobo non erano in grado di volare... al massimo poteva coprire una piccola distanza, ma proprio piccola piccola.

Sandy, che era insieme a me, anche se non aveva fatto niente, notò un’altra penna dall’altro lato, esattamente su una sporgenza, che era praticamente impossibile da raggiungere. Infatti, a separarci, c’era il vuoto.

«Non è possibile che sia svolazzato fin là con Mindy... no?» chiesi, più a me stessa che a Sandy, la quale si limitò ad avvicinarsi verso il bordo ed osservare in silenzio.

«Dobbiamo andare di là. A tutti i costi» proferì Sandy. «Resta qui: ci penso io». Se ne andò, per poi tornare con due chocobo. «Ora andiamo di là».

Sgranai gli occhi: cosa pensava? I due pennuti non sarebbero stati in grado di arrivare, svolazzando con noi due sopra, fino all’altra sponda!

«Ma non ce la faremo!» esclamai; ma Sandy non mi ascoltò, come sempre. Visto che eravamo arrivate fin lì, tanto valeva fare un tentativo, sperando di tornare indietro intere, ovviamente...

Montammo in sella ai due chocobo e con un semplice cenno, ci avviammo verso l’estremità. Arrivate al punto critico, i due pennuti spiccarono un balzo e spalancarono le loro ali corte, inadatte per il volo, cercando di rimanere in aria il più possibile.

Assunsi una faccia piuttosto incredula, quando mi accorsi di essere arrivata dall’altra parte intera. Era incredibile!

Mi voltai verso Sandy per esternare la mia eccessiva gioia, quando incontrai la sua stoica espressione; e la mia gioia si spense.

«Andiamo» disse lei, volgendosi verso il sentiero tra le due pareti rocciose alla nostra destra. Per evitare di rimanere  indietro e perdermi, la seguii senza perdere un istante: non volevo perdermi, visto che Sandy, da quanto visto fino a quel momento, sapeva tutto. Ma d’altronde non dovevo meravigliarmi se lei sapeva tutto... Era lei quella bella ed intelligente, non io.

 

Al di là delle pareti rocciose e del ponte che attraversammo, vi era un grande Tempio; e piuttosto in rovina, a mio parere. Mano a mano che ci avvicinavamo, potevamo vedere che le pareti erano decorate con degli strani disegni. A quanto pare era da molto tempo che si trovava qui, se tali disegni così strani erano presenti...

All’improvviso la strada si divideva in due rami: uno che conduceva verso il Tempio, ed uno verso il basso. Sandy osservò per lungo tempo entrambe le strade, prima di dire la sua: «Andiamo verso l’alto. Mindy deve essere sicuramente entrata là dentro».

«E se fosse andata giù?».

«Nel caso in cui fosse andata giù, usciremo dal Tempio ed andremo giù. Semplice. Ma» si voltò verso di me «il mio intuito mi dice che è là dentro. Andiamo» si voltò di nuovo, spronando il chocobo a muoversi in direzione del ponte che ci avrebbe condotte verso quel Santuario.

L’intera area si trovava sopra un enorme strapiombo, e rimaneva in piedi solo grazie alle spesse funi che tenevano i vari ponti, colonne e quant’altro; senza le funi sarebbe sprofondato tutto. Chissà da quanto tempo sorreggevano il peso del Tempio e dei ponti...  

 

Legati i chocobo ad una delle colonnine che si trovavano vicino all’ingresso, entrammo. All’interno non vi era nessuno, proprio come mi aspettavo; però c’era qualcosa che mi faceva accapponare la pelle...

«Mindy deve essere nell’altra sala» proferì Sandy, avviandosi col suo solito passo sicuro attraverso l’enorme salone circolare. Ed ancora una volta, la sua perspicacia mi aveva spiazzata.

Ad una prima vista il salone poteva apparire immenso, ma non era affatto così: era solo un effetto ottico. L’altra porta conduceva in un’altra sala, sempre circolare, ma più piccola; inoltre, l’unica fonte di luce proveniva da due piccoli piedistalli, sui quali ardevano due fiammelle rosse. Quelle fiamme dovevano esser state accese per forza da qualcuno... non era possibile che fossero rimaste accese dal tempo in cui il Tempio era, forse, pieno di vita.

Senza accorgermene andai a sbattere contro Sandy, la quale era immobile a fissare un determinato punto della sala. Seguendo il suo sguardo, notai che al centro c’era una lastra circolare ed al suo interno vi era...

 

 

2. Sandy

 

Ero la seconda figlia di tre. Ma questo non aveva molta importanza. Almeno per i miei familiari.

Tutti erano abituati a vedermi come quella algida, seria, bella ed intelligente; ma era solo una maschera.  Quella non ero veramente io: era l’altra me stessa che gli altri avevano dipinto su di me. E sicuramente il mio aspetto fisico non mi aiutava a liberarmi di quell’immagine: alta e slanciata, capelli biondi lunghi fino al fondoschiena, e occhi verdi.

Vista la mia altezza, molti mi scambiavano per la maggiore, quando in realtà era Cindy, che era poco più alta di Mindy. Il rapporto che mi univa alle mie sorelle era il classico “odio-amore”: detestavo ma contemporaneamente volevo bene a tutte e due.

Certo, Mindy era capace di farmi saltare i nervi con poco; e questo accadeva almeno una volta al giorno. E se ero fortunata, ma Fortunata con la F maiuscola, a volte se ne stava tranquilla e mi lasciava in pace.

Io e Cindy non parlavamo molto, visto che lei non mi sopportava granchè; ed il motivo era il fatto che la sottoscritta, a differenza di lei, non doveva lavorare. Inoltre, da quando ero tornata dalla visita a Bevelle, credeva che fossi rimasta abbagliata dalla vita che la gente conduceva là. Lei poteva anche credere quello che le pareva, ma la vita che veniva condotta a Bevelle non mi piaceva affatto: preferivo di gran lunga la nostra, nella Pianura della Bonaccia.

L’unica nota negativa dell’abitare nella Pianura, era il fatto di dover trasferirsi lontano da essa prima che lo scontro tra l’Invocatore e Sin iniziasse. Lo scontro, oltre ad essere senza esclusioni di colpi, coinvolgeva l’intera Pianura; quindi, chiunque si trovasse lì, rischiava grosso. Ma oltre alla pericolosità dello stare lì, vi era anche il fattore costituito dalla distruzione della Pianura, che ogni volta ne usciva sempre piena di nuove buche od avvallamenti, o peggio: alcune zone venivano disintegrate completamente.

 

*

 

Un giorno, uno di quelli particolarmente noiosi, vidi Cindy cercare disperatamente Mindy. Sul momento pensai che la piccola ne avesse combinata un’altra delle sue, ma dovetti ricredermi, quando vidi Cindy dirigersi verso l’uscita della Pianura, in direzione della Foresta di Macalania.

Senza nemmeno pensarci la seguii, fino a che lei non si fermò in cima alla collinetta, guardando l’altro lato, preoccupata. Con pochi passi la raggiunsi e, senza dire niente, guardai attorno a me, fino a che non scorsi sull’altro lato una piuma di chocobo. Visto che Cindy non se n’era proprio accorta, nonostante stesse guardando nella mia stessa direzione, con un dito indicai la suddetta piuma; e finalmente Cindy la vide, preoccupandosi ancora di più.

«Non è possibile che sia svolazzato fin là con Mindy... no?» chiese Cindy, più a sé stessa che a me, a giudicare dall’espressione che aveva mentre formulava quella domanda.

Mentre mia sorella si arrovellava sulla domanda che lei stessa aveva fatto, mi avvicinai al bordo ed osservai un po’, cercando di fare il punto della situazione: dovevamo andare di là, in un modo o nell’altro. Questa era la mia conclusione.

«Dobbiamo andare di là. A tutti i costi» dissi perentoria. «Resta qui. Ci penso io». Girai i tacchi e scesi giù dalla collinetta, fermandomi una volta giunta nei pressi dell’uscita che dava sulla Foresta di Macalania. Mi guardai attorno per verificare che non vi fosse nessuno nei paraggi; una volta verificato ciò, emisi un lungo fischio. Sì, sapevo fischiare: era il mio piccolo segreto. Se mia madre avesse scoperto ciò, avrebbe attaccato con la sua solita tiritera, che sua figlia non era una signorina e che era rozza, eccetera, eccetera. Mi bastava e mi avanzava quando lo diceva a Cindy.

In lontananza potei scorgere due puntini gialli che si avvicinavano velocemente: erano i due chocobo che avevo chiamato. Altro mio piccolo segreto: avevo accudito due piccoli di chocobo ad insaputa dei miei familiari. Non avevo resistito all'impulso di stargli vicino...

Una volta che mi furono vicini, dopo un po' di carezze, salii sul più giovane e con l'altro al seguito, tornai da Cindy. Non appena mi vide rimase sorpresa; dopotutto non si aspettava che tornassi con dei chocobo.

«Ora andiamo di là» le dissi, spostando lo sguardo da lei al mio obbiettivo: l'altro versante.

«Ma non ce la faremo!» esclamò lei, perplessa. Capivo perfettamente il suo scetticismo, ma un tentativo andava fatto, e poi... E poi non è che avessimo molta scelta.

Aspettai che Cindy fosse pronta, poi, sfiorando lievemente il collo del chocobo, ci staccammo dal suolo. E raggiungemmo l'altro lato. Il tentativo era andato a buon fine. Menomale! Dovevo ammetterlo: per un istante avevo pensato che non ce l'avremmo fatta.

L'unica strada da percorrere, adesso, era quella tra le due pareti rocciose, alla mia destra.

«Andiamo» feci, incamminandomi verso il sentiero tra le due pareti. Da lì in poi non sapevo cosa ci avrebbe aspettate, ma dovevo mantenere la mia mente lucida e la mia fermezza. Senza di quelle, oltre a perderci fisicamente, ci saremmo perse anche mentalmente, visto che Cindy era già in una condizione precaria, data la sua agitazione. Però non mi sarebbe dispiaciuto affatto essere meno "passiva" ed un po' più "attiva", come Cindy...

 

Procedemmo lungo il sentiero tranquillamente, fino a che non si divise in altri due sentieri, che conducevano in due direzioni differenti: uno conduceva verso l'alto, in direzione del Tempio di cui si poteva scorgere una buona parte; ed una che conduceva verso il basso, verso una sorta di strada a forma di spirale.

Osservai a lungo l'una e l'altra direzione, indecisa sul da farsi: andare verso l'alto o verso il basso?

Purtroppo, quando ero indecisa e sottopressione, non ragionavo più e le mie azioni venivano mosse dal caso; esattamente come successe in quel momento: «Andiamo verso l'alto. Mindy deve essere sicuramente là dentro». No, in realtà non potevo sapere se Mindy era veramente lì...

«E se fosse andata giù?» chiese Cindy.

Senza voltarmi verso di lei, dissi: «Nel caso in cui fosse andata giù, usciremo dal Tempio ed andremo giù. Semplice. Ma» mi voltai verso di lei, con la consapevolezza che stavo per dirle una grande scemenza «il mio intuito mi dice che è la dentro. Andiamo». Mi voltai nuovamente e spronai il chocobo a muoversi in direzione del ponte che conduceva verso l'alto.

Il tragitto non durò molto, e nel giro di poco eravamo di fronte all'ingresso del Tempio, con i chocobo legati ad una colonna vicina.

Non era il posto giusto... avevo sbagliato strada... me lo sentivo...

Mentre ero lì, indecisa se entrare o no, vidi Cindy spalancare le porte ed entrare, facendomi cenno con la mano di venire. Quanto avrei pagato per essere diretta e naturale come lei, gettare quella maschera che mi portavo appresso da anni...

 

L'interno del Tempio era piuttosto spoglio, costituito da un semplice pavimento circolare di pietre nere e grigie; l'intera sala era circolare e piuttosto buia. Mi domandavo da dove entrasse quella poca luce che rendeva possibile vedere almeno ciò che c'era a tre metri di distanza dal mio naso.

Stringendo gli occhi, riuscii ad intravedere un'altra porta, esattamente dall'altra parte della sala.

«Mindy deve essere nell'altra sala» proferii, avviandomi verso la porta, seguita a ruota da Cindy. Ed ancora una volta, avevo lasciato che fosse la mia maschera a prendere il sopravvento sulla vera me.

L'unico rumore che potevo udire, mentre raggiungevamo l'altra parte della sala, era quello dei passi miei e di mia sorella, che riecheggiavano grazie all'eco. Solo quando ci trovammo di fronte alla porta che ci avrebbe condotte nell'altra sala del Tempio, il rumore dei passi cessò.

Vista la mia indecisione, fu Cindy ad aprire la porta, compiendo gli stessi gesti che aveva fatto all'entrata. E come prima, non potei fare a meno di detestare ancora di più la mia maschera. Se solo non me l'avessero messa, rendendola una parte di me... chissà come sarei stata...

Dietro la porta vi era un'altra sala, anch'essa circolare, ma più piccola della precedente; inoltre, la luce, a differenza dell'altra, non proveniva da un qualcosa di indefinito, bensì da due piedistalli sui quali ardevano delle fiamme rosse cupe. Che colore strano... evidentemente ciò che le alimentava doveva essere una qualche resina strana...

Cindy era dietro di me, che si guardava intorno con sospetto: non le piaceva l'atmosfera che si respirava in quella sala, così come a me. Avanzai fino a che sotto la punta dei miei piedi non sentii il vuoto; ed indietreggiai, volgendo il mio sguardo verso il vuoto che avevo avvertito. Poco dopo sentii Cindy sbattermi contro, facendomi rischiare di cadere in quella buca che si trovava dinanzi a me; ma, fortunatamente, non appena vide che fissavo con insistenza un determinato punto, con la coda dell'occhio la vidi volgere il suo sguardo lì.

Al centro della buca, all'interno di una lastra circolare, vi era...

 

 

 

3. Mindy

 

Ero la minore di tre.  Avevo i capelli dello stesso colore delle mie sorelle, solo che li portavo legati in due codini che mi cadevano sulle spalle; ed anche gli occhi erano dello stesso colore delle mie sorelle. E mi piaceva! Da grande, avrei voluto tanto essere come Sandy: alta e bella. Ma per il momento avrei dovuto aspettare, per diventare come lei...

Le mie giornate erano tutte uguali, dato che non avevo niente da fare e mi annoiavo. Ogni tanto andavo a dare noia a Cindy od a Sandy, ma quando questo non mi bastava, andavo a correre per la Pianura, insieme a due o tre piccoli di chocobo. A volte, per dispetto, gli strappavo qualche piumetta, irritandoli. Era così buffo vederli arrabbiati!

Nonostante provassi nuovi passatempi, ben presto anche quelli diventavano noiosi, ed alla fine passavo tutto il mio tempo intorno alla casa, girellando insieme ai pulcini, oppure guardando Cindy che lavorava o Sandy che leggeva un libro. Mi capitava spesso di invidiarle... almeno loro, a differenza di me, avevano un qualcosa da fare che non le annoiava! E se durante il giorno non avevo nulla da fare, e dire noia era poco, la sera era uguale! Erano tutti troppo stanchi, persino Sandy, per giocare con me! Anche i chocobo!

Oltre al non aver nulla da fare, c'era anche il fatto di trasferirsi quando c'era la battaglia tra l'Invocatore e Sin. Una volta, mi raccontò la mamma, erano in ritardo con il trasferimento, e per poco non furono coinvolti nella battaglia! Ma io non c'ero ancora; mi persi tutto il divertimento! Chissà com'erano Sin e l'Invocatore di quella volta...

Per dare un taglio alla noia che mi prendeva ogni giorno, iniziai ad immaginare la battaglia tra l’Invocatore e Sin, il Bene ed il Male, immedesimandomi una volta nel buono, e l’altra nel cattivo. E per dare un tocco d’originalità in più, mi facevo accompagnare da un chocobo: l’Invocatrice di chocobo o Sin con la sua armata di chocobo neri. Troppo divertente!

 

Un giorno, mentre ero intenta a combattere contro Sin a cavallo di un chocobo giallo, decisi di dirigermi sulla collinetta vicina al sentiero che portava alla Foresta di Macalania. Da lì avrei avuto sicuramente una vista migliore.

Facendo cenno al chocobo di muoversi, mi avviai verso la mia destinazione, raggiungendola in poco tempo, vista la velocità con cui il pennuto correva. Ammirai la vista che si vedeva da lì; poi notai che sull’altro versante, tra due pareti rocciose, vi era un sentiero. Vedevo male, ma ero sicura che ci fosse. Come avrei fatto per andare di là? Il mio “destriero” non era capace di volare, anche se poteva stare sospeso in aria per un po’. Ora che ci pensavo, i chocobo svolazzavano quando si infuriavano od avevano paura; ed allora mi si accese una lampadina: avrei fatto infuriare il pennuto, in modo che prendesse la rincorsa e spiccasse un balzo, rimanendo sospeso in aria fino a condurmi dove volevo!

Sorridendo malignamente, tirai una piuma, una di quelle del collo, un punto piuttosto sensibile e doloroso. Immediatamente il chocobo si infuriò, come mi aspettavo, e prese a correre con tutte le sue forze verso il bordo, spiccando un balzo proprio all’ultimo, e spalancando le sue alette, fluttuando nell’aria.

Proprio quando pensai che non ce l’avremmo fatta, il pennuto allungò le sue zampe, aggrappandosi al terreno: eravamo dall’altra parte! Ce l’avevamo fatta!

«Evviva! Forza, andiamo a vedere cosa c’è di là!» esclamai, indicando il sentiero che avevo visto.

Ma il chocobo decise di mollarmi sul più bello, facendomi cadere ed accovacciandosi a terra, con la chiara intenzione di rimanere lì a riposarsi. Dannato pennuto!

«Ve bene, vuol dire che andrò da sola!» gli urlai contro, girando i tacchi ed andandomene da sola lungo il sentiero. Che rimanesse lì da solo come un cane a riposarsi, quel dannato scansafatiche!

 

Percorsi tutta la strada coi pugni chiusi e la testa bassa, arrabbiata, fino a che non sollevai lo sguardo da terra e mi accorsi di esser sopra un ponte sospeso sul vuoto. Mi guardai intorno e vidi che, più in alto di me, c’era un enorme Tempio. Senza aspettare altro, presi a correre in direzione di quell’enorme palazzo.

Attraversai un ponte ancora più lungo di quello su cui ero prima, e finalmente arrivai dove volevo arrivare. Avevo il fiatone per l’aver corso troppo, ma nemmeno quello mi fermò nell’entrare dentro il Tempio, che sarebbe diventato il mio palazzo, dove avrei organizzato i miei piani per sconfiggere Sin. Rimasi un po’ delusa nel vedere che la sala circolare era priva di qualsiasi mobile, ma me ne sarei fatta una ragione. Ora dovevo continuare ad esplorare il Tempio, visto che, nonostante non c’era molta luce, vi era un’altra porta, che mi avrebbe condotta in chissà quale stanza!

Sempre correndo, e sempre con il fiatone, raggiunsi la porta, aprendola e fiondandomi nella stanza: anche quella era circolare come la precedente, ma era più piccola, ed era anche illuminata!

Avanzai, fino a che coi piedi non sentii il vuoto. Guardai in basso e vidi che c’era una buca, non molto profonda, dove vi era una lastra gialla, anch’essa circolare. Doveva essere per forza il tesoro nascosto del Tempio, se si trovava nella stanza più remota e piccola!

Senza troppi problemi saltai giù, atterrando sulla lastra. Era d’un giallo così acceso, che probabilmente era d’oro! La tastai un po’, scoprendo che era liscia e fredda: era sicuramente preziosa.

«Lo sai che quella è magica?» chiese una voce femminile alle mie spalle.

Mi voltai per vedere chi avesse parlato, scoprendo che fuori dalla buca c’era una donna con i capelli nascosti da due strani dischi intorno alla testa.

«Magica...? Davvero?!» esclamai.

«Certo. Però, ultimamente, ha perso un po’ della sua magia...».

«Oh... che peccato». Davvero! Una buona volta che trovavo qualcosa di speciale, od era rovinata, oppure non ci potevo mettere le mani sopra. Non era giusto!

«Ma c’è un modo per far tornare quello che ha perso» continuò quella.

«Davvero?!».

«Sì. Ti piacerebbe darmi una mano?».

Sapevo che non dovevo fidarmi di lei, visto che era una perfetta sconosciuta, ma questa cosa della lastra magica mi interessava; ed allora decisi di aiutarla: «Sì!».

La donna sorrise, ed intorno a lei comparvero delle strane lucciole, che volteggiarono intorno a lei per un po’, prima di spostarsi verso di me.

«Cosa sono? Sembrano lucciole... ma non lo sono» le chiesi, mentre continuavo a guardare quelle strane sfere bianche-gialle che mi fluttuavano intorno.

«Non sono lucciole. Sono Lunioli».

«Lunioli...? E cosa sono, se non sono lucciole?».

«È un po’ lungo da spiegare... e poi non ho molto tempo... mi dispiace. Sarà per un’altra volta. Non volevi aiutarmi nel far tornare la magia alla lastra?».

Già! Me ne stavo dimenticando, della magia! Ero troppo presa dall’osservare quelle sfere luccicanti... i “Lunioli”...

«Cosa posso fare?» chiesi, guardandola dritta negli occhi, nonostante fosse più in alto di me.

«È semplice: devi sdraiarti sopra la lastra. Al resto ci penso io, non ti preoccupare» disse la signora, prima di scomparire dalla mia vista.

Quello che dovevo fare era piuttosto semplice! Chissà a cosa sarebbe servito...

 

Feci come mi era stato detto, e poco dopo i Lunioli mi avvolsero completamente, rendendomi luminosa quasi quanto loro. Che buffo!  

Piano piano i miei occhi si fecero pesanti, ed alla fine li chiusi, addormentandomi. Dopotutto avevo corso tutto il giorno! Era la prima volta, che mi capitava di essere veramente stanca.

Che strana sensazione...

 

*

 

All’interno della lastra circolare vi era Mindy, assopita. Sia Sandy che Cindy si chiesero com’era possibile che si trovasse lì, all’interno. A rispondere a quella domanda silenziosa, ci pensò la stessa donna con cui Mindy aveva parlato, ma, ovviamente, né Sandy né Cindy potevano saperlo: «La bambina ha accettato di aiutarmi nel riportare la magia alla lastra».

Le due ragazze si voltarono, trovandosela di fronte, la donna misteriosa.

«Chi sei tu?» le chiese Sandy, diffidente.

«Sono semplicemente un’Invocatrice di passaggio, venuta qui per ottenere l’Eone di questo Tempio di Yevon» fu la risposta.

«E cosa c’entri con la nostra sorellina?» chiese Cindy, facendosi avanti.

«Ah... quindi voi due siete le sue sorelle?».

«Rispondi alla domanda» le fece Sindy, più sospettosa che mai. Quella donna non le piaceva...

«Ve l’ho già detto: mi ha aiutata nel riportare la magia nella lastra. Se volete, potete aggiungervi a lei» disse la donna, mentre attorno a lei comparivano altri Lunioli.

«A-aggiuncerci? Ma cosa stai dicendo?! Noi vogliamo semplicemente Mindy indietro! Non ci interessa niente della magia o della lastra!» sbottò Cindy, spaventata ma arrabbiata allo stesso tempo.

«Esatto. Dacci nostra sorella e la chiudiamo qui. Non abbiamo tempo da perdere» disse Sandy, ancora più seria di quanto fosse normalmente.

L’Invocatrice dal nome ignoto sorrise, per poi mandare, con un semplice gesto della mano, i Lunioli attorno alle due ragazze, avvolgendole completamente come avevano fatto in precedenza con Mindy. Quando le due divennero semplicemente due figure luminose, con un altro gesto della mano, vennero sollevate e portate all’interno della buca; ed adagiate delicatamente sopra la lastra, che le assorbì, diventando di una tonalità di giallo ancora più accesa.

«Bene, direi che, finalmente, l’Eone di questo Tempio sia tornato. Il mio compito qui è finito» sussurrò la donna, voltandosi ed uscendo dalla sala, chiudendo la porta che conduceva a quella sala, che in realtà era il Naos dell’Intercessore.

 


 

I loro nomi erano Cindy, Sandy e Mindy, ed erano gli Intercessori del Tempio di Remiem. E queste erano le loro Storie.

 

 

- - -

E con questo, si chiude qui questo spaccato di vita sugli Intercessori. Quest'ultimo capitolo è stato difficile da scrivere, visto che non sapevo come gestire i punti di vista, dato che i personaggi erano tre. Spero che il "metodo" - se si può definire tale -, che ho usato, non abbia creato confusione! >.<

Non ho nient'altro da dire, quindi concludo ringraziando tutti, indipendentemente dal fatto che abbiano recensito o no.

   
 
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