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Autore: Khalan    04/05/2011    2 recensioni
Evans Renley è un giovane mago fuggito in Italia dopo la grande rivoltà degli spiriti a Londra. Qui spera di starsene tranquillo, ma una ragazza che lo aveva notato quando ancora lavorava a Whitehall lo rintraccia e gli chiede aiuto: due oggetti sono stati rubati: l'Amuleto di Samarcanda e il Bastone di Gladstone. E apparentemente il prossimo obiettivo dei maghi è Venezia. Così Evans convoca lo spirito di cui si fida maggiormente: il jinn Revanos e i due si ritroveranno coinvolti in una situazione che mai si sarebbero aspettati.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni jinn mi avrebbero detto che ad uccidere quel folletto che aveva fatto l’errore di insultarmi ero stato fin troppo buono. Uno che conobbi tempo fa, alla mia prima convocazione (quella non si scorda mai), mi raccontò di come ne avesse catturati sei e li avesse appesi a testa in giù sopra il cratere di un vulcano fino a quando non si furono scusati oppure di come avesse reso impossibile la vita a un altro che aveva commesso lo stesso errore. Ma a me piacevano le soluzioni dirette, semplici ed efficaci.
Dopo l’agguato fallito, Evans era diventato odiosamente paranoico: si comportava come un pazzo ossessivo e improvvisamente sembrava vedere pericoli ovunque, aveva anche riempito la stanza di argento! Io ODIO l’argento! Ovviamente glielo feci notare, ma lui parve ignorarmi. Sospirai rassegnato e decisi di parlare per primo, in modo da poter uscire quanto prima da quella stanza.

“Io ho trovato alcune cose interessanti; ho scritto tutto qui, con tanto di disegni.” dissi lanciando il taccuino a Evans, che lo prese al volo. “Io il mio lavoro l’ho fatto. Ora posso anche andarmene.”

Il mio padrone annuì e fece per pronunciare la formula di congedo, quando venne fermato dalla ragazza.

“Aspetta! Che fai? Il lavoro non è ancora finito!”

E ti pareva…le disgrazie non vengono mai da sole! E le cose non sono mai semplici come sembrano.

“Come non è finito? Certo che è finito! Ricerche hai chiesto e ricerche abbiamo fatto!” le urlai contro.

“Dobbiamo recuperare gli artefatti rubati e scoprire quale sarà il loro prossimo colpo!” disse lei di rimando. Grave errore.

“Dobbiamo?! DOBBIAMO?! Da quando questo è un MIO problema, eh?!” Stavo iniziando leggermente ad alterarmi e, badate bene, non sono sarcastico(1). Lei però sembrava non avere paura e mi disse, stavolta con voce più calma.

“Lo sarà se non recuperiamo gli artefatti.”

La logica umana con noi spiriti non funziona, eppure era divertente vederli tentare. Anche se in quest’occasione non mi stavo affatto divertendo quanto passando dall’alterato all’arrabbiato.

“Che cavolo vai dicendo?”

“Dicono che il potere di quegli artefatti è talmente grande da poter aprire un varco tra questo mondo e l’Altro Luogo. Se fosse vero, voi sareste nei guai tanto quanto noi e potrete dire addio al vostro tranquillo vagare nel nulla.”

“Vagare nel nulla è tutto ciò che desideriamo, la tranquillità assoluta. Ma cosa può capire una come te di certe cose…”

“Lo so. Ci sono stata.”

Io e Evans (che si stava bevendo una tazza di tè che sputò subito non appena ebbe sentito questa frase) rimanemmo fermi immobili. In circostanze normali, le avrei riso in faccia, ma il tono con cui lo aveva detto e il suo sguardo lasciavano trasparire che quello che diceva era vero(2). Anche se non mi seppi spiegare come. Stranamente quelle poche parole mi calmarono un po’ e riuscii a non pensare alla fastidiosissima ARGENTERIA sparsa ovunque.
Evans era più spaesato di me e aveva iniziato a balbettare cose sul perché e per come, ecc…poveretto, ma in fondo lui non era mai stato sottoposto a questioni così pressanti, quindi po’ lo capivo.

“C’è anche uno spirito che conosce questa storia, quando ritorni potrai chiedere a lui. Adesso però passiamo ai fatti!”

E così facemmo. Scoprimmo che tutti e tre avevamo trovato informazioni sulle stesse cose: un medaglione templare, una statuetta di San Marco e un modellino della basilica e del Palazzo Ducale in vetro di Murano. Il medaglione sembrava avere una sorta di spirito (o spiriti) che avevano la funzione di creare illusioni per distrarre i nemici o fare scherzi stupidi.
La statuetta sembrava essere una potente fonte di magia che all’occorrenza fungeva anche da risana-essenza, chissà perché ne avevano fatta solo una…
Infine c’era il modellino di vetro: stando a quanto lessi nella biblioteca doveva essere un collegamento fra il mondo terreno e l’Altro Luogo, ma era rimasto vuoto e tutti gli esperimenti per usarlo fallirono, quindi rimase un bel cimelio. Secondo le informazioni del libro serviva un “catalizzatore” abbastanza potente da poter tenere aperto il varco per almeno trenta minuti prima che fosse possibile trasferirsi da un piano all’altro.

Non rimasi ad ascoltare cosa disse la ragazza: finii di parlare e uscii dalla stanza, quindi dalla casa attraverso una finestra aperta e diventai un gatto. Mi misi quindi a scrutare il panorama notturno della città e a godermi la quiete. Mi piaceva stare lì a non far niente ogni tanto: mi ricordava l’Altro Luogo. Presi tempo per godermi quella vista: probabilmente non ne avrei avuta la possibilità per molto tempo se la ragazza fosse riuscita a convincere Evans e dato che lui era, francamente, una mammoletta, la cosa era molto probabile, quasi certa. A quel punto tutto ciò che avrei potuto fare sarebbe stato aiutarlo e finire il lavoro quanto prima; non volevo ucciderlo: a parte convocarmi non mi aveva fatto alcun torto e mi aveva trattato anche bene(3).
Ad un certo punto sentii delle voci provenire da una calle vicina che ovviamente non appartenevano né al mio padroncino né alla ragazza.

“No, non abbiamo ancora trovato il modellino. Forse dovremo cercarlo a Murano.”

Il gatto saltò agilmente sul tetto di fianco e senza fare alcun rumore, rimase in ascolto da una buona posizione e vide che a parlare erano due foliot di cui uno seduto su un’orribile nube viola e che credevo di aver già visto da qualche parte.

“Taci tu! Non sei stato convocato per pensare! Cosa fare lo deciderà il capo! Piuttosto, come va con quei guastafeste?” disse il foliot sulla nube con un tono di comando.

“Li...li abbiamo persi.” Rispose l’altro, evidentemente dispiaciuto, al ché il foliot volante disse adirato e gesticolando come un ossesso.

“Cosa?! Persi?! Hai idea di quello che hanno sentito?! Potrebbero farci passare parecchie noie! Lo riferirò al capo immediatamente! E ringrazia che lei non sia cattiva come il mio ultimo padrone!”

In quel momento varie immagini, troppe e troppo veloci mi passarono davanti agli occhi, che si spalancarono. Ora me lo ricordavo! Quel modo autoritario e pomposo di porsi, quel fetore assurdo, quella vocetta odiosa! Era il secondo in comando del mio primo padrone! Nella mia testa tutto scomparve a parte un nome: Gezeri.
Ma come poteva essere possibile? Ricordo perfettamente che quella ragazza lo aveva fatto esplodere facendogli ingoiare dell’argento! Decisi che non m’importava e che comunque lo avrei scoperto presto. Con prodigioso balzo il gatto si trasformò in un grande lupo nero e si lanciò verso il foliot. Lui però sembrò accorgersi di me e balzò di lato per evitare il colpo, mentre il suo compagno venne travolto e scomparve.

“Ihihi…e così, dopo tanto tempo ci incontriamo ancora, stupido jinn!” disse lui, al ché io risposi.

“Attento: l’ultimo che ha parlato così è finito male!”

“Non è un problema, sennò non sarei qui! Lo sapevi che l’argento è molto amaro?!” ponendo enfasi sulle ultime due parole mi scagliò contro una debole Deflagrazione, facilmente deviata da un colpo di coda ben piazzato. Ringhiai e lui si mise a ridere.

“Ooh…che paura…”

“Stai attento, verme! Qui non c’è il tuo caro Khaba con la Frusta Essenziale a difenderti! Siamo solo io e te!” dissi lentamente e scandendo bene le parole mentre mi avvicinavo lentamente. Poi balzai in avanti e stavolta fui più veloce io: lo inchiodai a terra e vidi la sua brutta faccia con un’espressione di terrore. La cosa mi piaceva. Parecchio.

“Come hai fatto a sopravvivere? Dimmelo!”

“He.he…stupido! Non te lo dirò! E non credere di aver vinto così in fretta!”

Quanto lo odiavo! Avrei potuto riservargli lo stesso trattamento del suo simile di poco prima, ma mi sentii strattonare indietro e in pochissimo tempo la mia essenza inziò a bruciare e a farmi molto male: qualcuno aveva fatto calare una rete d’argento su di me!
Tentai di liberarmi, ma più mi muovevo, più mi ferivo. Ormai ero allo stremo delle forze e prima di svenire, potei sentire la risatina di Gezeri e un suono indistinto di magie che venivano lanciate.
 
NOTE:
 (1)L’unico che mi ha visto veramente incavolato era stato un jinn che aveva deciso di spingersi oltre gli ordini del suo padrone e insultarmi ad ogni occasione. Non posso scendere nei dettagli, quindi dirò solo che è stata un’esperienza lunga e dannatamente soddisfacente.
(2)Sono sempre stato bravo a leggere le emozioni umane: Adriano mi teneva come la sua macchina della verità personale. Ma a dire il vero io sono molto meglio di quegli aggeggi.
(3)Chiamatemi pure fragile, ma quando passi i secoli sotto padroni che ti trattano come sterco e all’improvviso ne trovi uno che non lo fa, un po’ ti ci affezioni.
 
ANGOLO DELL’AUTORE: Ed eccoci al classico capitolo cliffhanger! E nel prossimo scoprirete finalmente chi è (o meglio era) Revanos
  
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