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Autore: Hui Xie    13/02/2006    6 recensioni
Il puzzle e Yami sono scomparsi, Jounouchi è tornato un teppista, Gozaburo è ancora a capo della Kaiba Corporation, Marik non è più un custode delle tombe... E' un altro anime? No, è solo una semplicissima distorsione temporale... Capitolo nove modificato.
Genere: Avventura, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Bakura ne combina un

Bakura ne combina un’altra delle sue

Bakura abbassò lo sguardo, e strinse i pugni. Marik lo fissò per un istante, poi si voltò e si coprì le orecchie, prevedendo l’esplosione imminente. “Ma porca puttana!!” esclamò infatti l’amico. “Grande o piccolo, riesce sempre a scassare la minchia! Ma che vada a fare in-”

Marik lo interruppe, allungando una mano verso di lui. “Sono d’accordo con te, ma non mi sembra il caso, adesso” cercò di calmarlo. “Lo potrai insultare non appena lo riacchiapperemo…”

“Oh, ci puoi giurare” commentò Bakura. “Lo picchierò talmente tanto che non potrà sedersi per anni”

L’egiziano scosse la testa, quindi iniziò a camminare per il mercato, tra le vesti bianche delle persone che gli sfrecciavano al fianco, ignorandolo completamente, e si immerse totalmente negli odori forti dei bazar di Menfi. “Ramses! Ramses!” iniziò a chiamare, sperando che il bambino non si fosse allontanato troppo.

“Non credo che ti risponderà, se lo chiami così” Bakura evitò di striscio una donna e gli si affiancò.

“E come dovrei fare?” replicò Marik, scoccandogli un’occhiata arrabbiata. Era proprio inutile che facesse il saputello, lasciandolo però ad occuparsi di tutto.

“Che so…” L’albino finse di riflettere. “Unico principe ereditario al trono d’Egitto, sua maestà, sua altezza, sua magnificenza…”

“Ma piantala!” Quindi lo ignorò, continuando con il primo metodo che aveva adottato.

Camminando e chiamando, i due ragazzi giunsero nei pressi del porto di Menfi: un formicaio rumoroso, con pescatori e mercanti che salivano e scendevano dalle barche con le loro merci, in non meno fretta delle persone in centro città. Decine di barche e barconi vi erano ormeggiate, simili a tanti soldati in riga, e altrettante stavano aspettando di trovare un posto libero. Solo l’odore cambiava: la puzza di pesce era talmente soffocante da diventare nauseante, tanto che Marik e Bakura si chiesero come facessero gli altri a resistervi tanto a lungo.

“Ehi, ehi!” esclamò un pescatore, mentre allungava la mano per cercare di afferrare una piccola nave in papiro che si stava allontanando sulla superficie liscia e pericolosa dell’acqua. Una testolina mora spuntò dal fondo della barca, e si arrampicò sull’altra prua. “Di chi è questo bambino?”

“Maledetto essere…” fu il commento di Bakura, prima di prendere la rincorsa e saltare sull’imbarcazione prima che si allontanasse troppo dalla riva. “Scendi immediatamente da lì, prima di cadere e farti mangiare dai coccodrilli!” Si bloccò. “Anche se, ripensandoci, non sarebbe male…”

La barca diede un grosso scossone non appena Marik li raggiunse, e questo provocò un ulteriore allontanamento del mezzo dalla terra, lasciando i tre a navigare in balia delle correnti lente del Nilo. “Non credo che questa sia stata una buona idea…” commentò, osservando il porto brulicante di Menfi allontanarsi sempre di più all’orizzonte.

“E di chi pensi che sia la colpa?” ribatté Bakura, mentre si scroccava le dita per trattenere il prurito alle mani, prima che il suo istinto lo portasse a strozzare qualcuno. Inutile specificare chi sarebbe stata la vittima.

L’imbarcazione si bloccò per un  istante, incontrando una corrente contraria, quindi iniziò a girare su sé stessa, senza che nessuno potesse intervenire, perché, nella partenza improvvisa, il lungo remo era stato abbandonato sulla riva. Marik cercò di alzarsi e riacquistare un poco di equilibrio: tentativo che fallì miseramente non appena Bakura, per la velocità della barca, inciampò e cadde direttamente su di lui.

Poi, qualcosa o qualcuno spuntò dalla superficie dell’acqua, e balzò sulla nave, stringendo il remo fra le mani. In un istante, ristabilì la direzione della barca con poche abili mosse, e la portò fuori da quella corrente sbagliata: l’imbarcazione tornò quindi a navigare tranquilla lungo il corso del Nilo, fendendo dolcemente l’acqua chiara in due parti.

Bakura cercò di alzarsi, districandosi dall’amico, e si massaggiò leggermente la testa, fissando la persona che li aveva aiutati: un ragazzino, non molto alto, che indossava solamente un corto gonnellino bianco, il quale, bagnato, si appiccicava alle gambe non ancora sufficientemente muscolose a causa della giovane età. Una cintura di cuoio che tratteneva un coltello completava l’abbigliamento, assieme a dei semplici calzari allacciati dietro il calcagno. Sulle spalle, già sviluppate, erano appese una serie di lance con la punta in selce. Nel petto, ancora magro, già si vedevano i segni di un duro addestramento, che stava rinforzando gli addominali, così come i muscoli delle braccia magre. Il leggero vento che spirava agitava una lunga capigliatura mora e una frangia bionda.

“Ma tu… Sei Ramses…?” mormorò, rispecchiandosi in due occhi viola divertiti, che spiccavano sul viso abbronzato, appaiandosi al leggero sorriso ironico che si era formato sulle labbra carnose.

“Il principe Ramses, si” rispose lui, con una leggera alzata di spalle.

“Il principe Ramses, si” ripeté con voce stridula Bakura all’orecchio di Marik, con un’espressione terribilmente seccata e disgustata. L’amico gli tirò una gomitata fra le costole.

Il futuro faraone fece poi qualcosa che nessuno dei due si aspettava: si avvicinò al sé stesso versione bambina, il quale lo fissava ammirato, e lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva. “Non lo fare mai più!” gli disse. “Bisogna rispettare gli ordini dei propri superiori e, soprattutto, non fare nulla che possa mettere in pericolo gli altri. Nessuno dovrebbe morire per errori di altri” Grossi lacrimoni iniziarono a formarsi sulle ciglia del piccolo Ramses, mentre si massaggiava la guancia dolorante. “E non piangere!” Il bambino, seppur col labbro tremolante, si asciugò gli occhi con il palmo della mano e trattenne i singhiozzi.

Marik, alla scena, sospirò di sollievo. Temeva già di dover subire degli altri pianti dirotti, che gli avevano procurato un’emicrania persistente. “Ti ringrazio” disse formalmente al ragazzo, con un leggero inchino. “Ti sarei molto grato se adesso ci riportassi a riva…”

“No” Ramses si voltò e iniziò a sistemare le lance che aveva con sé sul fondo della barca.

“Come no?!” scattò Bakura. Già lo odiava da bambino e da adulto, non avrebbe avuto difficoltà a non sopportarlo anche da ragazzino.

“Sono qui per pescare, non vedo perché dovrei tornare indietro” spiegò il moro, afferrando una lancia e preparandola in posizione di lancio. Scoccò loro un’altra occhiata divertita. “Oh, forse voi non siete capaci…”

“Che?” Bakura inarcò il sopracciglio.

“Non farti coinvolgere” lo ammonì Marik. Parole buttate al vento.

“Adesso ti faccio vedere io” L’albino afferrò la prima lancia che gli capitò sottomano e si avvicinò al pelo dell’acqua.

Ramses gli riservò un sorrisetto quasi di compassione, quindi abbassò in un istante la punta in selce sott’acqua e, quando la rialzò, mostrò fieramente un grasso ossirinco infilzato sul balcone, lasciando che il sole facesse luccicare le squame grigiastre.

“Che bravo…” sospirò ammirato il bambino, fissando l’enorme pesce con gli occhi spalancati.

Al contrario, Bakura, nel tentativo di imitare quel movimento aggraziato, finì per immergere la lancia solamente in acqua con un grande spruzzo, mancando vistosamente il bersaglio. Il solo risultato che ottenne fu quello di inzupparsi completamente. La sua impresa fu accolta da una risata da parte di entrambi i Ramses, e Marik stesso non riuscì a trattenersi.

“Ma tu da che parte stai?” sibilò Bakura, con un’occhiata furente.

“Scusa” rispose velocemente l’amico, cercando di trattenere inutilmente un sorriso.

Il piccolo principe, terminata la risata si affacciò oltre la barca, rispecchiandosi sullo specchio azzurro cielo: le labbra leggermente dischiuse, gli occhi grandi e le guance arrossate testimoniavano il suo desiderio di partecipare alla sfida.

“Non sporgerti” lo ammonì la sua versione cresciuta.

Bakura, lasciando perdere totalmente il motivo che lo aveva spinto a recarsi nel passato, fissò la sua attenzione unicamente sulle punte che il bambino teneva più alzate possibili, in modo da affacciarsi oltre la barca. Non rifletté nemmeno, ma abbassò la mano e diede una leggera spinta: in un istante il bambino, per il peso della testa, venne sbilanciato in avanti e precipitò in acqua.

“Sei forse tormentato dai demoni?!” esclamò Ramses arrabbiato, dopo aver assistito alla scena senza poter intervenire.

“Ci sono i coccodrilli!” rincarò la dose Marik che, al contrario dell’amico, non aveva scordato la loro missione.

“Era un’occasione troppo bella…” si giustificò Bakura, abbassando il capo in un’espressione finta colpevole.

Il piccolo principe riemerse dall’acqua con la testolina mora, agitando le braccia per riuscire a restare a galla, con le lacrime che si confondevano alle gocce. Ramses allungò la mano verso di lui per recuperarlo, ma la corrente lo trascinò oltre la lunghezza del suo braccio. “Iside misericordiosa…” mormorò poi, fissando leggermente la riva lontana: dalla foresta di papiri una dozzina di coccodrilli, attirati dalle vibrazioni diverse sulla superficie del fiume, iniziò ad immergersi nell’acqua, con i loro occhi gialli brillanti.

“Io avrò sbagliato, ma tu porti sfiga” disse Bakura all’amico. “Fino ad un secondo fa non ce n’era nemmeno uno!”

Ramses smise totalmente di ascoltarli, tolse il pesce dalla sua lancia e si tuffò in acqua con uno spruzzo che bagnò il ladro più di quanto non fosse già. Nuotò velocemente verso il bambino, e lo prese in braccio, infilzando contemporaneamente la bocca del primo coccodrillo che si stava avvicinando.

“Dobbiamo aiutarlo!” commentò Marik, prendendo una lancia e provando a lanciarla come aveva visto fare al principe: l’asta volò per un po’ in aria e si impiantò sulla schiena di un altro animale, prima che questi potesse mordere i due Ramses.

“Come hai fatto?” si chiese Bakura, il quale non sembrava proprio intenzionato ad aiutarli.

“Culo” replicò Marik, tirandogli un calcio per farlo muovere.

“Ehi, voi due!” chiamò il ragazzo, da lontano, mentre sollevava il bambino sopra la testa, restando a galla solo con l’ausilio delle gambe. “Prendetelo al volo” Con una precisione da cestita dell’NBA, lanciò il piccolo Ramses verso di loro, sulla barca, incurante delle sue proteste. Marik riuscì ad afferrarlo, ma per il contraccolpo cadde all’indietro e sbatté la testa contro il fondo duro dell’imbarcazione, rimanendo per un attimo rintronato.

“Non ce la farà mai” commentò Bakura, con il mento appoggiato al palmo della mano, annoiato come se stesse guardando un film monotono. Infatti, il resto del gruppo di coccodrilli lo aveva ormai completamente circondato: ma Ramses, senza perdere il sorriso sicuro che lo contraddistingueva sempre, si limitò a non rispondergli e ad immergersi sott’acqua. Dopo poco, la superficie si riempì di rosso.

Poi, un coccodrillo emerse proprio davanti a Bakura, che, dallo spavento, perse una decina d’anni. “Ce ne sono anche qui!” esclamò, indietreggiando. Fortunatamente l’animale venne immobilizzato al lato della barca da una lancia lanciata con precisione dalla riva, da qualcuno che, incurante del pericolo, si era tuffato in acqua per raggiungerli. Bakura afferrò un’altra lancia e terminò il lavoro, gettando poi il cadavere in acqua.

Accanto a lui, due mani affusolate spuntarono da sott’acqua, aggrappandosi al bordo dell’imbarcazione, quindi la figura si spinse fuori, emergendo fino ad allungare totalmente le braccia, restando in equilibro. Marik si rialzò giusto in tempo per vederla. “Una sirena…?” domandò, ammirando i capelli, biondi come i raggi del sole e ricci, talmente lunghi da ricoprigli il seno nudo fino alla vita, da dove poi iniziava la leggera gonna bianca. Due turchesi brillanti lo osservarono sotto le lunghe ciglia.

“Temo di non avere ali” gli rispose gentilmente la ragazzina, mentre entrava del tutto a bordo.

“Ah, Satre!” la salutò il Ramses grande, che stava salendo in quel momento dall’altro lato, completamente macchiato di acqua rossa, per aver ucciso tutti i coccodrilli. “Grazie dell’aiuto”

Lei piegò le labbra carnose in un sorriso divertito. “Ti metti sempre nei guai…” disse, scuotendo la testa come se la cosa, in fondo, non le dispiacesse. Poi, si avvicinò al piccolo Ramses, che singhiozzava nascosto dietro la schiena di Marik, e, sedendosi accanto a lui, iniziò a consolarlo accarezzandogli la testa. “Dai, è tutto finito…”

Il principe la imitò, ed entrambi cercarono di farlo calmare. “Lo sai che ti assomiglia?” disse Satre ad un certo punto.

“Tu trovi?” rispose Ramses, osservando gli occhi viola del bambino. “Non mi sembra…”

Marik e Bakura si limitarono ad osservare i due per un po’, finché il primo non si azzardò a chiedere: “Ma Satre non è il nome di…?” E il secondo annuì.

Poi, la ragazza li guardò e sorrise. “Tu sei delle mie parti, vero?” chiese a Bakura, riferendosi al colore bianco delle loro carnagioni. “Io sono una principessa cretese”

Lui accennò un leggero mormorio e non le rispose veramente.

Ramses rise sommessamente. “Satre è una delle mie matrigne”

Anche lei si unì alle risa, poiché era chiaro che avevano la medesima età e la stessa propensione a cercare le avventure. “Ho solo sposato tuo padre…”

Marik rifletté: non era affatto strano che il faraone si prendesse delle concubine molto più giovani di lui e che, fra queste, scegliesse delle principesse straniere, però si vedeva chiaramente che i gusti della ragazza si concentravano su qualcun altro. Non che fosse evidente, ma dai gesti, o dalle semplici occhiate, dalle parole pronunciate quasi per caso, o per giustificarsi, si riusciva perfettamente a capire l’intesa, perché di amore era prematuro parlare, che si era creata fra i due ragazzi.

“Non sapevo che la Grande Sposa Reale di Ramses I fosse stata una concubina di Akunakamon…” sussurrò leggermente Bakura. “Ma la ricordavo vagamente… E’ sempre stata bella”

Marik sorrise. Anche se non si fosse ricordato di aver letto il suo nome sui libri delle dinastie egiziane, non gli sarebbe stato difficile capire chi Satre sarebbe diventata, dopo l’incoronazione del Faraone Senza Nome, che, ormai, non era più tale.

“Perché piange ancora?” domandò il principe, indicando la sua versione bambina che non la smetteva più di singhiozzare.

“Uhm…” Satre lo esaminò per un attimo, con occhio critico. “Credo si sia fatto la pipì addosso” rispose, guardandolo. Marik e Bakura scoppiarono a ridere, così forte che dovettero tenersi la pancia per il dolore.

“I tuoi amici sono proprio strani…” mormorò la ragazza, guardandoli comportarsi in quella maniera assurda.

“Non sono miei amici!” si giustificò immediatamente lui, quasi arrossendo per l’occhiata divertita che lei gli scoccò. “Torniamo a riva” propose infine il principe, alzandosi e recuperando il lungo remo, con il quale condusse, senza troppe difficoltà, la barca a riva.

“Noi allora andiamo” disse Marik, prendendo il bambino per mano, poiché né lui né Bakura avevano il coraggio di prenderlo in braccio, e fece per allontanarsi. Non poteva certo usare la macchina del tempo di fronte a loro.

“Arrivederci” li salutò Ramses, che stava aiutando, senza che ce ne fosse alcun bisogno, Satre a scendere a terra, dopodiché non lasciò la sua mano, cosa che la ragazza sembrò apprezzare, ricambiando la stretta.

“Fai il bravo” disse lei al bambino, che, mentre Marik e Bakura lo trascinavano abbastanza lontano per non essere visti, continuava a fissare i due ragazzi, ancora fermi mano nella mano, coi piedi immersi nel limo della battigia.

“Ho deciso” disse poi, una volta ritornato a casa. “Voio diventare forte… Forte come quel ragazzo” Ma Marik e Bakura se n’erano già andati, onde evitare di essere seguiti di nuovo, e non avevano sentito nulla di ciò che lui aveva detto nel guardino ormai buio e deserto.

Nella prossima puntata…
Insomma, che cavolo di futuro, anzi, di presente, ci attende, in questo stato? Yuugi è sconvolto, e anch’io… Per non parlare di Otogi, Honda-kun e Jounouchi-kun. Non ci capisco più nulla, vorrei solo che tutto tornasse come prima… Anche perché, se così non fosse, io…
Prossima puntata: “Punto di non ritorno” Non perdetela!    

Hola ^^
Buone olimpiadi a tutti! Parlando della storia, devo dare alcune piccole spiegazioni che mi sono state fatte notare nei commenti.
Se dobbiamo guardare l’opinione delle fan dell’anime/manga, è chiaro che i ragazzi cosiddetti “fighi” sono Seto, Yami, Marik e Bakura (chi più, chi meno); se invece guardiamo le fan all’interno dell’anime/manga, notiamo che questi tre qui non se li “fila” nessuno, mentre solo Ryou e Otogi sono quelli che hanno il corteo dietro quando passano. Per questo ho scelto il secondo per il ruolo della prostituta, (volendo mostrare tutti i vari tipi di degrado a cui si può arrivare), anche se la maggior parte delle “fan esterne” non lo trova affatto un bel ragazzo.
Per quanto riguarda la storia dei soldi, è vero, purtroppo devo fare ammenda che non si capisce. Devo aggiungere una frase per spiegare la situazione. In realtà, i soldi che Otogi restituisce alla ragazza sono quelli che lei gli aveva precedentemente dato come pagamento per tutto il pomeriggio. Dovendo andare con la banda di Yuugi & Co, ha pensato di ridargli l’acconto perché la ragazza non può usufruirne. Spero sia chiaro adesso ^^.
Miho è una ragazza che appare nella prima serie, dai capelli violetti tenuti su da un nastro giallo, e fa parte del gruppo di Yuugi & Co. Nel manga, invece, appare solo in un episodio, quello in cui Yuugi e Honda fanno amicizia perché il secondo chiede aiuto al primo per dichiarasi a Miho, di cui è innamorato.
Gli va male, comunque...^^
Grazie a tutti quelli che l’hanno letta e soprattutto a Ayu chan (si, lo so che non era una critica, puoi ben capire che era indispensabile ai fini di descrivere una bella scenetta ^^; l’immagine di Tuya e Sethi è una di quelle che preferisco, mi piacerebbe approfondire il loro rapporto, ma in questa storia non ho spazio; per Otogi ti rimando a sopra), Death Angel (grazie per avermi fatto notare l’errore, spero comunque che la spiegazione sia chiara; carina la tua scenetta di Seto ed Otogi ^^), Evee-chan (la spiegazione di Miho è sopra, spero di essere stato chiaro. Se hai altre curiosità chiedi pure ^^), Mana (grazie della recensione), Ishizu (vedo che il mestiere di baby-sitter attira molto… Dipenderà mica da come diventeranno da grandi i bambini? ^_- Bakura comunque sostiene che non siano innocenti), e Kim (si, è proprio quella l’immagine che volevo dare in quella scena, meno male che ci sono riuscito! Per Yuugi in azione, dovrai aspettare il prossimo capitolo ^_-).
A presto
Hui Xie

  
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