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Autore: EffieSamadhi    18/05/2011    1 recensioni
“Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”
“Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”
“Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.
“Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”
Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Four Brothers - Call Me When You'Re Sober.

28. The Story

 

 

            Per tutta la vita, Bobby si era vantato di non avere paura di niente: non aveva mai avuto paura del buio, non aveva mai temuto i ragazzi più grandi di lui, non si era mai spaventato nemmeno trovandosi uno contro quattro in un vicolo buio di Detroit. Ma adesso Bobby Mercer, trentacinque anni di spavalderia e arroganza, aveva paura di varcare la soglia dell’ospedale: aveva paura di trovarsi davanti il dottor Turner, aveva paura di vederlo scuotere la testa con aria di sconfitta. Peggio, aveva paura di trovarsi davanti Aaron, e di diventare vittima della sua rabbia. In fondo, era stato lui a convincere Adia a sottoporsi all’operazione.

            Bobby aveva voglia di piangere. Aveva pianto soltanto due volte in vita sua: la prima, quando aveva saputo della morte di sua madre; la seconda, quando Jackie gli era morto tra le braccia, sulla neve davanti casa. Bobby si strinse forte il naso tra pollice e indice, scongiurando il pericolo di scoppiare in lacrime davanti alla porta dell’ospedale. E se invece fosse andato tutto bene?, pensò. Se Adia ti stesse già aspettando, sveglia e sana? E se Aaron, invece di picchiarti, volesse solo abbracciarti? Chiuse gli occhi per un istante, ripensando all’ultima notte. “Sai, Bobby, non credevo sarei mai arrivata a dirlo, ma… credo che tu ed io, in qualche modo, siamo fatti per stare insieme” gli aveva sussurrato Adia, forse credendolo addormentato, accarezzandogli i capelli come soltanto sua madre aveva fatto. “Insomma, siamo diversi. Siamo opposti. Ma forse ci incastriamo bene proprio per questo. Forse è giusto così.”

            Prima di rendersi conto di aver mosso un passo, Bobby si ritrovò nell’atrio dell’ospedale. Improvvisamente, si rese conto di non saper dove dirigersi. Si guardò intorno per mezzo minuto, prima di decidersi a muoversi verso il banco dell’accettazione. Mentre lo raggiungeva, cercava di mettere insieme le parole giuste, senza successo. Che razza di qualifica aveva, per arrivare lì a domandare dove fosse Adia? Abbozzò un sorriso all’infermiera in camice giallo che alzò gli occhi domandandogli di che cosa avesse bisogno, ma prima ancora di riuscire a parlare, una voce familiare lo chiamò. “Oh, buonasera, Bobby.” Si voltò rapidamente in direzione della voce, incrociando il sorriso dell’infermiera che si era occupata di Adia. “Me ne occupo io” aggiunse, rivolgendosi alla collega. “Adia sta bene” lo rassicurò, mettendogli un braccio attorno alle spalle e guidandolo verso un corridoio sulla sinistra. “L’intervento è riuscito, e il dottor Turner sta finendo proprio adesso alcuni controlli. Non si è ancora svegliata dall’anestesia” aggiunse, prevenendo una domanda che forse non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di arrivare, “ma dovrebbe mancare poco. Comunque veda di convincere quel poveretto ad alzarsi almeno per andare in bagno” disse ancora, a voce bassa, indicando un uomo biondo raggomitolato su una delle fredde seggiole di plastica fissate alla parete. Bobby annuì, e Carla lo lasciò andare.

            “Ehi” sussurrò ad Aaron, avvicinandosi a passo lento.

            “Ehi” rispose l’altro, alzando la testa. “L’intervento è andato bene, ma non si è ancora svegliata.”

            “Sì, me l’ha detto…” iniziò Bobby, lasciando cadere a metà la frase.

            “Il dottor Turner è con lei” disse ancora Aaron, voltando appena la testa verso la camera. “Sta finendo alcuni accertamenti.”

            Bobby annuì. “Ti… ti spiace se mi…”

            “Prego” lo interruppe l’altro, indicando una delle seggiole vuote.

            Bobby non fece nemmeno in tempo a sedersi, che immediatamente il dottor Turner uscì dalla camera. “Buonasera” li salutò, facendoli scattare entrambi sull’attenti come soldatini obbedienti. “Adia sta bene. Come vi avevo anticipato, l’intervento è riuscito, esattamente come previsto. Ho appena concluso una serie di accertamenti, e sembra proprio che non ci si possa lamentare. Dovrebbe svegliarsi tra una decina di minuti. Normalmente permettiamo solo ad una persona di restare con il paziente, ma… sono disposto a fare uno strappo alla regola, sempre che mi promettiate di non affaticarla troppo.” I due uomini annuirono. “Bene. Con permesso.” Il medico si congedò, e i due rimasero a guardarsi per una manciata di secondi, decidendo chi dei due dovesse parlare per primo.

            Bobby lasciò andare un sospiro profondo, chiudendo gli occhi per un istante. Alla sua sinistra, Aaron si risedette. “Dio, ti ringrazio” mormorò, le mani giunte davanti al volto. “Ho… ho dovuto litigare con Cecilia, per venire qui” aggiunse, senza muoversi. “Lei non… credo che ce l’abbia a morte con te.”

            “Ci sono abituato.”

            “Abbiamo parlato, quanto?, due volte, eppure conoscerti… accidenti, conoscerti mi ha cambiato. È come se improvvisamente fossi diventato capace di difendermi, di… di agire. Io non ne sono mai stato capace. Era… era papà, quello forte. Era papà quello che sapeva prendere il controllo della situazione. Di ogni situazione. Io ho sempre cercato di imparare da lui, ma non ci sono mai riuscito. Ma adesso… adesso è come se avessi finalmente trovato il coraggio di farmi valere. Con mia moglie e con le mie sorelle.” Fece una pausa e alzò gli occhi su Bobby, rimasto in piedi a fissarlo. “Le ho chiamate. Le ho chiamate tutte. Sai, mentre il dottor Turner operava Adia. Le ho chiamate e mi sono fatto valere. Ne ho dette quattro a ognuna di loro, per come… per come hanno trattato Adia in tutti questi anni. Per quello che hanno pensato di lei quando papà è morto.”

            “Ne sono felice.”

            “Mai quanto me.”

            Bobby accennò un sorriso, distolse lo sguardo e si sfilò lentamente il giubbotto, improvvisamente conscio di quanto facesse caldo in quel corridoio. “Io credo… credo che dovresti entrare. Adia starà per svegliarsi, le farà piacere avere un viso familiare accanto.”

            “Se è per questo, forse troverebbe più rassicurante avere te vicino.”

            “Aaron, io…”

            “Entriamo insieme, Bobby. In fondo, il dottor Turner ci ha dato il permesso.”

            Bobby si lasciò convincere, e seguì Aaron all’interno della stanza. Con grande sorpresa di entrambi, gli occhi di Adia erano spalancati. “Sapevo che vi sareste piaciuti” mormorò, la voce arrochita dall’anestesia. “Sapevo che sareste andati d’accordo” sorrise. Bobby sorrise a sua volta, lasciando andare avanti Aaron. In fondo, pensò, forse Aaron ha ragione, e forse Adia e io staremo insieme per tutta la vita. Forse Aaron ha ragione: forse siamo davvero cambiati.

   
 
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