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Autore: kateausten    09/06/2011    8 recensioni
"Ron?" chiese Hermione curiosa "Chi è Ron?"
"E'... l'altro tuo migliore amico" rispose evasivo Harry.
"E non è ancora venuto a trovarmi?" chiese lei, sentendo una rabbia del tutto immotivata che la infiammava.
"Aveva.. molto lavoro. Ma oggi verrà. L'ha promesso" rispose Harry, rimanendo un attimo sovrapensiero.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Quando Hermione si svegliò la mattina dopo, si sentiva molto più fresca e riposata rispetto al giorno prima. Certo, non aveva ancora mezzo ricordo in testa, per non parlare di quella terribile pallina che aveva sul lato sinistro della testa, ma si sentiva ottimista... I ricordi sarebbero tornati, giusto? E la palla poteva sempre nasconderla sotto i capelli.
"E' simpatico, vero?" chiese allegra all'infermiera che le aveva portato la colazione.
"Chi, signorina Granger?"
"Il ragazzo che è stato qui ieri. Harry Potter" chiarì prendendo un sorso di spremuta.
"Oh si. Nonostante la sua fama, si comporta come un ragazzo normale" rispose con calore l'infermiera, ammirando il gigantesco mazzo di fiori che aveva portato Harry il giorno prima.
"La sua... fama?" chiese Hermione sorpresa "Vuole dire che Harry è famoso?"
L'infermiera la guardò allarmata.
"Non avrei dovuto dirle nulla. Faccia finta di niente, signorina Granger. Dobbiamo dosare le informazioni da darle".
Hermione era parecchio perplessa e irritata. Voleva sapere.
"Ma..." cominciò, ma l'infermiera la interruppe.
"Lo sa chi sarà qui tra poco? Il suo fidanzato!" annunciò allegramente.
Per poco Hermione non si strozzò con l'omelette che stava assaggiando.
"Fidanzato?"
"Si. Viktor Krum. E' un famosissimo giocatore di Quidditch".
Quidditch? Cos'era, una malattia?
"Cos'è?"
"O santo Merlino, scusi! E' lo sport più in voga nel mondo dei maghi. Giocano sui manici di scopa"
"Ah" disse Hermione per nulla interessata.
L'infermiera sorrise.
"Non sembra molto interessata".
"Forse non mi piaceva nenache prima di perdere la memoria" disse Hermione riflettendoci. "E' possibile mantenere gli stessi gusti, anche se non si hanno ricordi?"
"Credo di si, signorina Granger. In fondo la sua memoria è come se fosse in una scatola chiusa, che deve solo aprirsi. Però queste domande è meglio se le fa alla dottoressa, oggi pomeriggio. Non si scordi la seduta" si raccomandò l'infermiera.
"Oh, si, giusto" rispose Hermione pensando all'appuntamento con quella guaritrice per parlare della sua amnesia.
L'infermiera le sorrise e, raccogliendo la colazione, uscì dalla stanza augurandole buona giornata. Anche Hermione le sorrise e si stese sul letto, cercando di rilassarsi. Ma dopo circa venti secondi, qualcuno bussò alla porta. Hermione balzò su a sedere, con il panico negli occhi. Doveva essere il suo fidanzato. Bene, ovvio. Il suo fidanzato, che sicuramente lei amava tanto. Certo. E allora perchè si sentiva così nervosa? Non si sentiva pronta ad avere un fidanzato quando non si ricordava neanche dove abitava!
"Su Hermione, dai!" cercò di sarsi coraggio "Magari lo vedi e ti torna in mente tutto!"
Rinfrancata da quel pensiero, Hermione disse:
"Avanti!".
Viktor Krum fece il suo ingresso.
Doveva essere più grande di lei di qualche anno, era alto e muscoloso, con capelli neri e corti e un'espressione arcigna.
Tuttavia, non appena la vide, sorrise.
"Herr- Mioni" disse.
Hermione lo fissò sconvolta. Non era inglese? Oddio, lei non sapeva parlare nessuna lingua straniera, almeno in quel momento. E se lui le avesse cominciato a parlare nella sua lingua e lei non avesse capito nulla?
Il ragazzo le si avvicinò velocemente e le prese le mani.
"Amore mio. Io sono stato molto preoccupato" disse in inglese, con un forte accento straniero.
Hermione sospirò sollevata.
"Ciao" disse "Quindi, tu... sei il mio fidanzato?"
"Si" disse lui annuendo ripetutamente, stringendole le mani "Sono Viktor".
Hermione lo guardò. Non era il suo tipo. Questo pensiero la sorprese. Come faceva a sapere se lei aveva un tipo? Lei aveva un tipo di ragazzo? Beh, in quel momento no. E poi, di sicuro, se ci stava insieme, doveva esserne innamorata.
"Mhh, bene. Allora.. quando ci siamo conosciuti?" chiese, sperando ardentemente che la domanda lo facesse sedere, facendogli togliere così le mani dalle sue.
Funzionò.
"Ci siamo conosciuti a Hogwarts, quando tu avevi quattordici anni e io diciassette" rispose Krum, sedendosi.
"Anche tu hai fequentato Hogwarts?".
"No, no. Io era di Dumstrang, un'altra scuola di magia. Ero li per il Torneo Tre Maghi".
Un silenzio spaesato accolse l'ultima affermazione del ragazzo.
"Ehm... non ho idea di cosa tu stia parlando".
Krum annuì tra se, borbottando qualcosa in una lingua a lei sconosciuta.
"Era... era un gioco, niente di importante".
Hermione annuì.
"E siamo stati insieme tutto questo tempo? Da quando avevo quattordici anni?" chiese sbalordita.
Viktor fece una breve risata.
"No. Ci siamo rivisti qualche mese fa. Ero in Inghilterra per una partita e da li abbiamo cominciato a frequentarci. Anche se per un periodo di tempo ci siamo scritti".
"Tutto qui?" pensò Hermione. Si era aspettata qualcosa di più... romantico.
"E... giochi tutt'ora a Quidditch?".
"Oh si! Io sto un pò in Bulgaria, ma quando non ho partite vengo sempre qui dalla mia Herr- Mioni".
"Fantastico" disse Hermione con voce flebile, cercando di rispondere al sorriso caloroso del ragazzo.
Avanti, si disse. Tu eri innamorata di questo ragazzo! Devi provare qualcosa! La scusa dell'amnesia non le sembrava che spiegasse poi così tanto: non si ricordava neanche di Harry, ma aveva sentito qualcosa dentro di se, si era mosso un sentimento.
Per Viktor Krum, invece, non stava provando niente.
"E... adesso dove stai?" chiese, cercando di continuare a parlarci.
"Non avevo chiavi casa tua. quindi sono andato a.. al Paiolo Magico" disse con difficoltà nel pronunciare quel nome. Sto li dal giorno dell'incidente". Poi vedendo l'espressione vacua della ragazza si affrettò a spiegare. "E' un ostello".
"E ti piace?" sentendosi sempre più estranea a quel ragazzo.
Lui riprese l'espressione accigliata.
"Non molto.. è piccolo e non tanto pulito, no. Sembra una specie di... tana".
Tana.
Hermione sbattè gli occhi.
Tana.
Come mai quel nome le sembrava così familiare? Cercò di associarlo a qualcosa. Tana, tana, tana, tana... davanti a lei passavano le solite immagini senza senso: l'erba di un giardino, il sole che splendeva nel cielo azzurro, qualcosa di arancione, come una stanza...
Senza fiato per via di quelle immagini chiuse gli occhi. Erano ricordi?
"Stai bene?" chiese Krum preoccupato.
Hermione si rese conto di respirare affannosamente.
"Certo, scusa" rispose cercando di avere una voce normale.
Krum la guardò dubbioso.
"Il medico ha detto a me di stare poco" disse alzandosi. Poi si mise a sedere sul bordo del letto di Hermione, che sorrise nervosamente e si spostò di lato.
"Herr-Mioni, io..." comiciò il ragazzo in tono serio.
"Hermione?".
Hermione si girò, ringraziando con tutto il cuore il tempismo di Harry, che aveva interrotto quello che sembrava un discorso amoroso e romantico da parte di un perfetto sconosciuto, che lei non era assolutamente in grado di affrontare in quel momento.
"Oh, scusate, non volevo interrompere..."
"No!" strillò lei "Entra pure Harry!".
Harry entrò e sorrise a Krum.
"Buongiorno Viktor" disse pacatamente.
"Ciao Harry".
Sollevata che i due si conoscessreo, Hermione si rilassò, ignorando le loro appassionate chiacchere sul Quidditch.
"Io vado Herr- Mioni" disse a un certo punto Viktor. Si chinò e le diede un bacio vicino alla bocca. Lei si staccò imbarazzata e lo salutò con la mano.
"Ehi" disse a Harry, non appena Krum uscì dalla stanza.
"Ti vedo meglio di ieri" disse lui. Tra le mani aveva un grosso libro. "Senti, io ero passato solo per un saluto e per
portarti questo. Devo andare a lavoro, ma se vuoi torno domani mattina".

"Voglio" disse d'impulso Hermione.
Harry sorrise e le porse il libro.
"Tieni. Lo sapevi praticamente a memoria. Lo citavi sempre a me e a Ron..." si bloccò.
Hermione smise di guardare la copertina che raffigurava un bellissimo castello, sotto il titolo "Storia di Hogwarts", prestando attenzione alle parole dell'amico.
"Ron?" chiese curiosa "Chi è Ron?".
"E'... l'altro tuo migliore amico" rispose evasivo Harry.
"E non è ancora venuto a trovarmi?" chiese lei sentendo una rabbia del tutto immotivata.
"Aveva... molto lavoro. Ma oggi verrà. L'ha promesso". Harry rimase un pò sovrappensiero.
Si chinò e le diede un dolce bacio sulla guancia.
"Ci vediamo domattina Hermione".

                                                                         ***************

Hermione stava guardando con molta concentrazione i capelli neri, lisci e lucidi della guaritrice che aveva davanti. Li avrebbe voluti lei, al posto di quell'inutile boscaglia piena di nodi che spacciava per capelli. La donna aveva una trentina d'anni, era snella e molto carina. Chissà perchè aveva deciso di fare la reclusa, in quella stanza piena di libri e fogli, invece di andarse in giro per il mondo a sbalordire gli altri con la sua bellezza.
Cercava di concentrasi su quei pensieri alquanto superficiali, piuttosto che su quello che stava facendo la donna.
Stava leggendo tutte le risposte che aveva dato a un test che la guaritrice le aveva consegnato appena era arrivata.

La donna, la guaritrice Bloom, mise i fogli sulla scivania e la guardò sorridendo.
"Bene, signorina Granger. Molto bene" disse.
Hermione sorrise speranzosa.
"Queste risposte mi hanno fatto chiaramente capire che lei una ragazza molto intelligente. Ha dato delle risposte sensate alle domande, ha saputo costruire una storia a senso compiuto e, cosa importante, è riuscita a ricordare tutte le parole che le avevo chiesto a voce di scrivere. Posso confermare quello che mi aveva già detto il medico che l'ha visitata, ovvero che la sua è un tipo di amnesia che riguarda il passato. Solo il passato prima dell'incidente. Lei non ha avuto nessun vuoto di memoria da quando si è svegliata, giusto?".
"No, mi sento completamente lucida" rispose Hermione.
"Bene" ripetè la guaritrice "Questo vuol dire che i ricordi le torneranno".
"Davvero?" chiese Hermione.
"Davvero" confermò semplicemente la guaritrice Bloom "Sappia però che non sarà un processo istantaneo, ma ci vorrà qualche giorno, se non settimane. Non si scoraggi. Basterà qualsiasi cosa per farle tornare la memoria... un oggetto, un luogo, un profumo".
Hermione annuì, sollevata. Doveva avere solo pazienza e alla fine quel fastidioso buio che aveva dentro sarebbe sparito.
"Le consiglio anche, non appena la dimetteranno, di farsi accompagnare a visitare luoghi a lei cari. Accellererà il processo" consigliò la guaritrice, raccogliendo i fogli sulla scrivania.
"Le... le volevo chiedere una cosa" disse Hermione un pò imbarazzata.
"Certamente" sorrise la donna.
"Ecco... mi chiedevo se era possibile che alcune parole, mi potessero far... non ricordare, quello no, ma rievocare delle immagini che non hanno senso, ma che sono molto vivide, come se le avessi vissute veramente" chiese Hermione tutto d'un fiato.
"Certo che si, signorina Granger. Probabilmente le ha vissute sul serio. La sua memoria è ancora li dentro, LEI è ancora li dentro. Anche se la sua mente non ricorda, il suo cuore e il suo corpo si, sono gli stessi. Segua le sue sensazioni, non sbaglierà, glielo posso assicurare".
Hermione cercò di rispondere al sorriso caloroso della donna: quindi, secondo quello che diceva lei, se seguiva quello che sentiva, lei non avrebbe provato assolutamente niente, tranne un pò di fastidio, per il suo cosidetto fidanzato?
Meraviglioso.
Uscì dall'ufficio della guaritrice e salì le scale lentamente. Dalle finestre vedeva il giardino dell'ospedale. Non stava male e le sembrava di non mettere il naso all'aria aperta da un bel pò...
Pochi minuti dopo, Hermione si trovò in mezzo all'erba, sotto il sole del tardo pomeriggio. Aveva scoperto che era il 20 maggio del 1999.
Maggio, un mese che le piaceva, anche se non sapeva perchè.
Fortunatamente, prima di andare al colloquio con la guaritrice Bloom, l'infermiera che quella mattina le aveva portato la colazione, le aveva consegnato un sacco pieno di suoi vestiti, portato dal suo amico Ron, la notte precedente. Ripensando a quella notizia inaspettata, Hermione camminava nel parco, cercando una panchina su cui sedersi. Ne avvistò una poco lontana, sotto un grande faggio, ma solo avvicinandosi vide che era già occupata da un ragazzo.
Hermione lo osservò e represse un sorriso.
Poveraccio, sembrava veramente disperato, con quell'espressione seria e il continuo sfregarsi le mani. Era talmente assorto nei suoi pensieri che si accorse di lei solo quando calpestò un legnetto a terra, con l'intento di andarsene.
Sollevò lo sguardo da terra e le vide. La sua bocca si spalancò e sgranò gli occhi.
"Hermione?" chiese debolmente.

                                                                            ***********
La ragazza guardò curiosa il giovane di fronte a lei. Era alto e magro, con capelli rossi che con quel sole sembrava prendere fuoco, e vivaci occhi blu. Aveva una camicia azzurro chiaro e pantaloni neri, grandi mani e una delicata spruzzata di lentiggini sul volto.
Hermione era sorpresa di aver notato tutti quei particolari. Il ragazzo sconosciuto si avvicinò piano: non aveva mai
scostato gli occhi dal volto di lei.

"Ti ricordi di me?"
Hermione scosse la testa e lui chinò il capo. Come era successo per Harry, Hermione sentì una gran voglia di proteggere e consolare quel ragazzo. La guaritrice le aveva detto di fidarsi delle sue sensazioni, quindi, se lei provava quelle cose, voleva dire che il ragazzo era...
"Ron!" esclamò.
Lui alzò lo sguardo speranzoso.
"Sai chi sono? Ma se hai appena detto di..."
"No, aspetta. Non ho la più pallida idea di chi tu sia" si scusò Hermione "Ma Harry mi ha detto che oggi sarebbe venuto a trovarmi l'altro mio migliore amico"
La speranza volò via dal viso di Ron, veloce come era arrivata.
"Ah" disse "Era troppo strano. Comunque hai fatto centro. Ron".
Hermione sorrise passandogli accanto e sedendosi sulla panchina che aveva adocchiato prima.
"Vuoi sederti qui? Non voleva farti alzare prima" disse.
Ron la guardò sospettoso, ma si sedette accanto a lei.
"Come sei gentile" mormorò.
"Perchè, prima non lo ero?" chiese lei turbata.
"Lo eri. Solo... non con me" rispose lui facendo un mezzo sorriso.
Hermione si portò una mano alla bocca, stupita.
"E perchè mai?" chiese.
"Ti facevo arrabbiare troppo e litigavamo sempre" spiegò lui tranquillamente.
"Ma... non eravamo amici?" chiese confusa.
Lui fece una pausa.
"Certo. Ma essere amici significa anche litigare, non trovi?".
Hermione annuì poco convinta.
"Allora litigavo anche con Harry?".
"No, con lui quasi mai. Questo privilegio l'ho sempre avuto io".
Nonostante la frase ironica, non c'era amarezza o risentimento nella voce del ragazzo, ma solo tanta nostalgia.
Hermione lo guardò turbata. Sentiva qualcosa. Affetto. Ma non era lo stesso affetto che sentiva per Harry, no.
"Allora, come stai oggi?" chiese lui, un pò impacciato.
"Oh, bene. Sono appena tornata da un colloquio con una guaritrice".
"Cosa ha detto?"
"Che prima o poi i ricordi torneranno. Basterà una sciocchezza, come un oggetto o un profumo. Per questo mi ha
raccomandato di visitare luoghi a me cari".

Ron la guardò, con lo sguardo improvvisamente acceso.
"Davvero? Davvero potrebbe aiutarti?".
"Beh, si".
"E cosa vorresti vedere?".
"Non saprei. Casa mia, credo. O il posto in cui lavoro. Oppure..." si interruppe arrossendo leggermente.
"Cosa?" chiese Ron curioso.
"Hogwarts" mormorò lei.
Ci fu una pausa.
"Ti ricordi di Hogwarts?" chiese Ron incredulo.
"Me ne ha parlato Harry" disse lei, scuotendo la testa.
Ron scattò in piedi.
"Bene, andiamo!" eslamò.
"Cosa? Adesso?" chiese Hermione sbalordita.
"Adesso. Puoi uscire, no?" rispose lui.
"Ma... ma come faremo ad arrivarci?" chiese la ragazza ancora seduta, poco convinta da quel piano.
"Smaterializzandoci" sghignazzò lui.
"Non ci possiamo materializzare o smaterializzare dentro le mura di Hogwarts, quante volte te lo devo dire!" sbottò Hermione.
Il silenzio che seguì quell'affermazione fu totale.
Ron la guardò sbalordito, mentre lei rispondeva al suo sguardo del tutto sconvolta.
"Io... non perchè l'ho detto, davvero. Mi è uscito di getto. Sul serio... non lo so..." mormorò.
Ron si chinò di fronte a lei, piegandosi sulle ginocchia, prendendole un ricciolo fra i capelli. A quel contatto, Hermione arrossì, non capendo lo strano battito del suo cuore.
"Lo so io. Me lo dicevi sempre, perchè lo dimenticavo" sussurrò.
"Oh".
Ron abbandonò il ricciolo e si alzò, stiracchiandosi.
"A proposito... grazie di avermi portato i vestiti la scorsa notte" disse lei, cercando di riempire quel silenzio un pò strano.
Notò divertita che le orecchie di lui arrossirono vistosamente.
"Di niente. Harry mi aveva detto che ti eri svegliata e quindi ho pensato che avessi voluto qualche vestito per cambiarti. Tanto avevo le chiavi di casa tua" mormorò lui, guardando un punto sopra la spalla di Hermione.
"Avevi le chiavi? Non le ho date nemmeno a Viktor!" esclamò sorpresa.
Lo sguardo di Ron si rabbuiò.
"Ah, non avevi dato le chiavi a Viky?" chiese sottolineando il nomignolo.
Le guance di Hermione si colorarono.
"Ti sta antipatico?".
"Certo che no".
"Ma...".
"E' già venuto a trovarti?" chiese interrompendola.
"Stamattina".
"Si è precipitato" commentò Ron sarcastico.
"A differenza di qualcun altro!" rispose lei arrabbiata.
Ma insomma! Che razza di problemi aveva?
"Che vuoi dire?".
"Beh, si presuppone che siamo amici, giusto? Harry c'era ieri. Tu no".
Ron piantò lo sguardo a terra.
"Sono venuto tutte le sere" mormorò "Mentre dormivi. C'ero anche ieri sera".
A quelle parole il cuore di Hermione battè più forte e non seppe cosa rispondere.
"Ci vediamo Hermione" disse Ron, incamminandosi verso l'uscita.
Hermione restò a sedere su quella dannata panchina, senza sapere perchè, da quando lui era andato via, calde lacrime le rigavano il viso.

  
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