“Spazio autrice”
Chiedo umilmente perdono!! A tutti quelli
che leggono questa storia che l’hanno messa tra le
preferite o le seguite o da ricordare! Chi commenta chi no! Tutti!!!!
Scusate davvero tanto per il ritardo mostruoso ma non ho avuto più
voglia di scrivere perché ho vissuto un periodo orrendo e penso che tornerò a
scrivere più o meno regolarmente dall’inizio di
luglio, beh penso che almeno uno ogni 15 giorni potrei farlo per non farvi
stancare no?
Scusate tanto!!
Buona lettura!!!
Ps: il titolo è stato tratto da un punto della canzone “Sally” di Vasco Rossi!! :D
Capitolo 33
È tutt’un
equilibrio sopra la follia
Bella
Mi stava
davanti, mi porgeva le mani e il mio cuore batteva irrefrenabile, sentivo il
sole che mi accarezzava la schiena, vedevo il suo viso sincero e triste,
contavo i secondi, i passi che ci dividevano, le folate di vento, tutto pur di
non rimanere concentrata su quel volto che amavo incondizionatamente.
Feci un
passo indietro e il mio tallone aderì al muro, testai con le mani la finestra
chiedendomi se sarebbe
servito, avevo paura, una paura indescrivibile e non ce la facevo, non dovevo
più soffrire, non potevo permettermi un'altra sofferenza se volevo tenere sano
il mio cuore distrutto.
Scattai
fuori dalla finestra ma a mezz’aria sentii la sua mano prendermi il polso
violentemente e stringermi al suo petto in modo tale da non farmi schiantare al
suolo. L’aria fresca s’infrangeva sui nostri visi, volavamo insieme, le sue braccia strette attorno alla mia vita, la
bocca sfiorava i miei capelli al vento e i muscoli erano pronti all’atterraggio.
Io, terrorizzata, lasciai che fosse lui a guidarmi, atterrammo, volevo poter
dire insieme ma i miei piedi non toccarono terra dopo lo schianto, solo a
qualche centimetro dal terreno lui mi lasciò andare.
Con le mani
ad avvolgere la mia schiena lui cercava i miei occhi, i suoi
occhi vermiglio belli come non mai cercavano disperatamente il mio
sguardo, io sfuggivo impuntando i miei sul suo petto.
-ti amo
bella, ti prego, perdonami- mormorò con voce instabile, una mano rimaneva
stretta alla mia vita e mi attraeva sempre più verso il suo corpo e l’altra mi
alzava delicatamente il mento facendo si che i nostri occhi si
incontrarono.
Deglutii, la
sua bellezza mozzafiato trasudava dispiacere e tristezza, i suoi occhi prima
tanto spaventosi mi sembravano adesso il dono più bello al mondo, una parte di
me sapeva che quello era il mio Alec.
-ti prego..- cominciò ma l’impulso fu inarrestabile, mi sollevai
sulla punta di piedi e catturai le sue labbra come non succedeva da tempo, lui
ricambiò alzandomi da terra e stringendomi in un abbraccio caloroso. Mi era mancato il suo odore, il suo respiro fresco, la
morbidezza delle sue labbra e la sincerità di quegli occhi color del rubino.
-ti amo-
sussurrai al suo orecchio mentre le sue labbra percorrevano il mio collo. Erano
anni che non assaporavo il nostro amore, erano anni che le sue braccia non mi
stringevano a sé.
***
-non riesco
a crederci- dissi in un uggiolio soffocato, Alec mi avvicinò a sé e mi baciò la
fronte, Fleur era sconvolta, seduta con le gambe al petto sul largo letto della
camera di Alec.
Teeros che
per tutto il racconto dell’amico era rimasto teso come la corda di un violino a
camminare avanti e indietro nella stanza si era adesso fermato e aveva sbattuto
un pesante pugno sul tavolino in vetro nel quale si aprirono diverse crepe.
-io..- cominciò a denti
stretti.
-tu..non farai nulla fuorché aiutare me- lo redarguì Alec
diplomatico sollevandosi dal bordo del letto e andandogli incontro. Io
accovacciata contro i piedi del letto meditavo tra me su quali torture avesse
subito il piccolo Demon per proteggere tutti noi.
-ma Alec!-
urlò furibondo. L’altro gli tappò la bocca in un gesto impaziente e stizzito e
prima che i due potessero cominciare a litigare, Fleur si avvicinò al fratello
e gli accarezzò il braccio prossima alle lacrime,
quello vista la gemella in quello stato si morse il labbro e la strinse forte.
A quel punto
Alec tornò da me e io mi alzai scontrandomi con il suo
petto e sperando che James fosse stato abbastanza veloce. Per quanto le cose si
aggiustassero c’era sempre qualcosa a complicarle nuovamente e adesso un peso
straziava il mio cuore distrutto e stanco come non mai, sentivo il dolore per
la morte di Jacob invadere ogni cellula del mio corpo lentamente, sentivo di
non essere stata né una brava sorella né una brava
figlia, vedevo davanti a me gli occhi imploranti e le braccia calde che
aspettavano un mio assenso di quel ragazzo. Quello che c’era sempre stato,
quello che ingannandomi non l’aveva davvero mai fatto, quello che mi amava
molto più di quanto immaginassi.
-mio padre è
morto-
Uscirono da
sole le parole dalla mia bocca, le tirai fuori involontariamente e odiandomi
per aver tremato e alterato la voce. I tre si voltarono verso di me e io sentii di star per piangere ma non feci altro che
allontanarmi da Alec e voltare il viso verso il sole che splendeva fuori dalla
finestra.
Sorrisi
amara mentre la prima lacrima scivolava dal viso, trattenni il fiato per non
piangere, agli occhi di tutti passavo ormai per una debole, e odiavo piangere
in pubblico, con un gesto stizzito asciugai la guancia e sentii gli occhi che
lentamente si riempivano di lacrime che non volevo scendessero.
Non ero io
stanca del mondo era il mondo stanco di farmi vivere
serenamente che si era accanito contro la mia felicità distruggendola a piccoli
passi.
Incrociai le
braccia al petto deglutendo, non avrei pianto, non quella volta, non davanti ai
loro occhi… non di nuovo.
-bella..- mormorò Alec facendo un passo verso di me e io
repentinamente lo allontanai poggiando un pugno chiuso sul suo petto senza
voltarmi.
-ti prego-
mormorai e quando una scintilla varcò le mie gote ancora umide
spiccai un balzo e questa volta non c’erano braccia ad attendermi, solo il
pavimento freddo e duro, nessun lupo normale sarebbe riuscito a saltare da una
tale altezza senza rompersi qualche osso ma io non ero un lupo normale.
Non ero
normale e basta.
Non che
avessi qualche dote speciale fuorché attirare guai e disgrazie, solo non ero normale,
non amavo essere un lupo, non amavo che Alec fosse un
vampiro, non amavo essere l’alfa del mio branco, non amavo essere una cercatrice… odiavo me stessa, odiavo il sole, l’aria e la
notte, odiavo mio padre, amavo mio padre, odiavo la vita, amavo la vita…
Scrivevo la
mia vita come gli altri volevano facessi, non avevo scelto di nascere eppure
eccomi qui, non avevo scelto di innamorarmi di un vampiro eppure lo ero
perdutamente, non avevo scelto di scappare eppure lo rifarei, non avevo scelto
di essere una dannata cercatrice eppure avevo un largo e luccicante tatuaggio che lo dimostrava,
non avevo scelto di diventare il capo branco eppure ero rimasta investita da un
compito più grande di me.
D’un tratto smisi di
pensare, smisi di piangere e smisi di volare, non mi ero trasformata, non
l’avevo fatto! Il mio corpo era fragile e piccolo e in quel momento cadeva in
picchiata pronto a rovinarsi al suolo, mi coprii il viso con le mani mentre
dalla finestra sentivo lo sguardo impaziente di Alec, aspettava mi
trasformassi.
Appena capì
che era ormai troppo tardi, che anche se ci avessi
provato non ci sarei riuscita saltò fuori anche lui..Troppo lento il mondo per
inseguire il mio cuore, troppo lento il sole per baciare le mie guance, troppo
lento Alec per salvare la mia vita in mano al vento.
L’atterraggio
fu violento ma meno di quanto mi aspettassi, crollai a peso morto con gli occhi
chiusi su un dorso peloso e duro, prima di scivolare sul terreno ad una velocità nettamente ridotta. Alec si fermò sentii che
i suoi passi veloci divennero lievi e poi scomparvero.
Aprii un occhi e fui accecata dal sole, ero distesa sul terriccio,
tutto intorno era sgombro di vampiri, un lupo grigio mi sovrastava e mi
guardava ansioso, con il viso a poche spanne dal mio. Feci forse sui palmi e mi
tirai su scossa.
Seth si
trovava in territorio nemico, aveva varcato il confine, aveva mosso guerra!
-seth!
Vattene! Vattene!- dissi nel manico battendo su di lui non appena questa
consapevolezza si apriva dentro di me, mi voltai indietro giusto il tempo di
vedere un vampiro che strabuzzando gli occhi rosso fuoco correva verso di noi.
Seth fece un
balzo e lo addentò ad una gamba, Alec gli fu subito
dietro e con un movimento secco e stridente gli spezzo l’osso del collo. Io
fortunatamente chiusi gli occhi ma il suono delle ossa che si spezzavano era
raccapricciante, mi coprii gli occhi chiusi istintivamente.
Teeros e
Fleur erano accorsi preoccupati e guardavano la scena senza sapere cosa fare,
io sapevo che lui avrebbe preferito morire piuttosto che lasciarmi lì dopo aver
visto il mio apparente tentato suicidio. Guardai Alec, anche lui sconvolto e
poi feci la sola cosa che mi venne in mente.
Il mio corpo
obbedì adattandosi rapidamente alla condizione di lupo, le unghia
si affilarono e le ossa si appiattirono mentre mi curvavo a quattro zampe, il
viso si allungo e la pelle si coprì di fluenti ed eleganti peli bianchi e
lucidi.
Seth fece un
passetto indietro comprendendo tardivamente le mie intensioni io con maestria
troneggiai su di lui facendolo piegare spontaneamente. I suoi occhi si
abbassarono e le zampe scivolarono verso il terreno mentre un ululato
gutturale, non mio, usciva dalla mia bocca.
Un ululato
che squarciò l’aria echeggiando con un doppio suono, sentivo
i miei muscoli tendersi eccitati e le orecchie drizzarsi tutt’un tratto, le sue
invece si piegarono velocemente, il suo cuore cominciò a pulsare violentemente
mentre la mia voce, la voce dell’alfa, s’impadroniva di me mentre
l’adrenalina saliva alle stelle.
Torna a casa e non farti più vedere qui,
Seth!
Il mio ordine non poteva essere
ritrattato, non poteva essere eluso né trasgredito.
Era il MIO ordine, come lo era stato quello di mio padre prima di me, era l’ordine
che manteneva solido un branco, era l’ordine che tutti loro aspettavano.
Come previsto senza dire una parola,
contrariato e preoccupato ma anche scioccato Seth cominciò a correre verso il
confine.
Io lanciai uno sguardo preoccupato
verso Alec che cercò di deviare il mio sguardo
lanciano un’occhiata eloquente a Teeros che annuì.
Dappertutto vi erano brandelli dei
miei vestiti e il corpo esanime del vampiro, però ancora nessuno.
-Sono tutti impegnati con i giochi- mormorò a denti stretti
imbracciando il corpo. Solo allora sentii che il ronzio nelle orecchie, se mi concentravo,
si trasformavano in urla sensate e frasi compiute, lo
osservai era diretto verso l’arena con Teeros al suo seguito. Si voltò e mi
sorrise.
-senti Bella, non puoi salire così..- obbiettò Fleur accarezzandomi le orecchie, poi sorrise
-…ma io si…sta qui!- mi
avvertì e corse dentro io non avevo neppure un posto
dove nascondermi quindi rimasi in attesa quando la vidi affacciare dalla camera
mia camera accanto quella di Alec e sventolò dei vestiti puliti.
Aveva intensione di tirarli?
Scossi la testa e lei sorrise e sparì,
la vidi arrivare qualche minuto più tardi dal portone, tutti coloro
che uscivano da lì dovevano svoltare l’angolo per vedermi ecco perché le due
guardie di turno non si erano accorte di nulla, anche perché avevano tutti
calato un po’ la guardia avendo un lupo “amico”.
Mi appoggiai al muro e mi trasformai,
era maledettamente
scomodo.
-se te avessi
lanciato i vestiti puliti..beh..avrebbero smesso di essere puliti- commentò
giunte alla messa dei pantaloncini di jeans.
-passami la maglietta- dissi spaesata,
lei lo fece sorridendo confortante. La indossai velocemente e provvedemmo a raccogliere tutti i brandelli di abiti
sparpagliati qua e là.
-che cosa..-
si morse il labbro e si voltò dall’altro lato prendendo un pezzetto di stoffa dal
pavimento
-che cosa…?-
la esortai io facendo lo stesso.
-dico..che
cosa gli hai fatto?- era incerta,
evitava accuratamente il mio sguardo e fu felice quando prima di rispondere
arrivarono Teeros e Alec che spintonandosi sorridevano. Era terrificante come
Alec non trovasse toccante la morte a sangue freddo di un vampiro, ma vederlo
sorridere mi risollevò il morale.
Si avvicinò a me fluidamente e passò
rapidamente una mano intorno alla mia vita baciandomi la fronte, tenendo
allungo le sue labbra poggiate sulla mia pelle calda.
-come hai fatto??-
domandò eccitato Teeros rievocando la scena con una moltitudine di strambi
gesti e gli occhi allucinati, prima di scoppiare in una fragorosa risata, Alec
al suo seguito mentre Fleur se ne strava stretta nelle spalle guardandosi la
punta delle scarpe.
-ehm..- per
la seconda volta non ci fu alcun bisogno di spiegare che ero divenuta l’alfa di
un branco nemico alla “famiglia” per la quale parteggiavo perché Jane con
andatura fiera, elegante e stizzita si avvicinava stretta nel suo mantello
corvino.
-cosa succede qui- disse con la sua
voce vellutata e gelida, incrociando le braccia al petto, non sembrava neanche
una domanda. Io m’irrigidii scostandomi da Alec che pronto le sorrise
-nulla sorella- mostrò i canini e
assunse spontaneamente una posa rigida. Lei lo squadrò perplessa, lui sapeva
che aveva capito ma continuò la farsa.
-certo- disse piatta, io mi nascosi dietro il braccio
di Teeros, lui mi strinse il polso e ammiccò sorridendomi confortante.
Quella così come era
arrivata andò via, senza una parola, senza un capello platinato fuori posto.
-domani partiamo-
disse Alec guardandomi.
-veniamo anche noi- si offrì Teeros, io alzai gli
occhi su di lui e mi sorrise, poi tornai a guardare Alec. Questo era
contrariato e non troppo d’accordo, probabilmente perché sarebbe stato
difficile convincere Aro ma alla fine cedette borbottando tra sé.
Io ripensai a Seth, ripensai
al perché mi ero buttata da quella dannata finestra, ripensai al motivo per cui
avevo “accettato” di essere alfa con quell’ordine facilmente risparmiabile!
Sentivo nella tensione che si era creata e nella fredda paura di Fleur che
nessuno riusciva più a capirmi, non ci riuscivo
neanche io.
-allora dici che hai affidato Damon a
quel vampirello montato?- domandò scherzoso Teeros
per sdrammatizzare nel silenzio che si era fatto opprimente mentre io, dietro tutti, mi dirigevo nella mia stanza.
Alec non apprezzò il gesto e gli
lanciò un’occhiataccia anche lui perso nei suoi più intimi pensieri, io invece
colsi al volo l’occasione per battibeccare e scrollarmi via di dosso la tensione
-James non è un vampirello
montato!- borbottai pungolandolo con l’indice, lui si voltò verso di me e rise
così forte che Alec dovette dargli una gomitata sulla costola per farlo
smettere, e anche quest’ultimo dovette ammettere a se stesso che in fondo stava
sorridendo.
-oh si che lo è! Ulias
lo odia- ridacchiò.
-hanno combattuto tante di quelle
volte! Il damerino lo ha sempre eguagliato e nessuno
dei due ha intenzione di uccidere un avversario così!- continuò a parlare di
James fino alla stanza di Alec nella quale entrammo tutti fuorché il
proprietario che senza dire una parola si avviò verso la sala dei troni di Aro,
Caius e Marcus.
Io lo osservai andare infondo al
corridoio con un nodo in gola, appoggiata allo stipite, sentii il disagio di
Fleur e l’esaurimento delle battute di Teeros farsi sempre più vivi e dopo una
ventina di secondi il silenzio cominciò ad asfissiarmi, a mozzarmi il fiato
-non volevo suicidarmi!- scoppiai
voltandomi di scatto verso di loro, seduti sul divano. Entrambi si voltarono a
guardarmi e mi sentii avvampare, sapevo che non reggeva ma era la verità, non
volevo suicidarmi, non l’avrei mai fatto!
-sentite..-
dissi avvicinandomi a loro con le lacrime agli occhi
-non so cosa mi è preso e ad un certo punto era troppo tardi per trasformarmi e..- le
lacrima cominciarono a fuoriuscire quando lui si alzò e mi strinse a sé
appoggiando il mento sulla mia testa e accarezzandomi comprensivo la schiena
-ci hai fatto prendere un colpo-
-lo ..lo
..lo- balbettai e chiusi la bocca quando anche la braccia di Fleur
preoccupatissima mi strinsero in un abbraccio. “lo so” avrei voluto dire ma
chiusi anche gli occhi.
-grazie- mormorai invece guardando prima lui, il volto
giovane e allegro, gli occhi verdi vispi e decisi e i capelli rossi
scompigliati che ricadevano sulla fronte liscia, poi fissai Fleur, lo sguardo
preoccupato ma rilassato, gli occhi verdi pieni di apprensione e i capelli bene
ordinati a contornarle il visino magro.
Demon
-ahi- protestai debolmente schiudendo piano un
occhio.
-fermo, zitto e fermo-
borbottò un uomo sulla trentina mentre medicava le mie ferite con delle erbe
che se pur sfocate avevo subito identificato
-holis pherlethis- dissi indicando la spessa foglia che mi avvolgeva il braccio
sinistro mentre lui la scioglieva e controllava le ferite. Il suo sguardo si
fece curioso, la mia vista si dissipò e riconobbi i tratti di un giovane uomo,
unti e smarriti dal tempo che infieriva sul suo volto stanco, tratti duri,
capelli scuri raccolti in una coda instabile e occhi piccoli e infossati da spesse sopracciglia
-si, proprio quella- disse soddisfatto
sorridendo, il volto parve prendere una nuova piega e parve
ringiovanire, i suoi occhi s’illuminarono e mi diede una pacca sulla spalla
sana.
-da quanto tempo sono qui?- domandai
osservando la tiepida luce della lampada e sentendomi quasi al sicuro, tra le
braccia di uno sconosciuto.
-3 giorn..-
-ciao!- un ragazzino saltellò dentro
la stanza, spalancando la porta e mi sorrise radiante, aveva una capigliatura
originale verdognola a caschetto, occhi allegri e una voglia matta di parlare.
-tu sei il famoso Demon
quindi- disse risoluto appoggiandosi al letto. L’uomo sbuffò ma sotto sotto sorrideva, sembrava duro, dava l’impressione di
odiare il mondo, di odiare tutto ciò che lo abitava.
Sembrava volesse mantenere la sua autorità nascondendo la sua dolcezza dietro
una maschera impenetrabile di pura rigidità.
-tre giorni?- domandai con il cuore in
gola alzandomi repentinamente dal letto e venendo
trafitto da un dolore acuto allo stomaco.
-ti sta bene- mi rimbeccò l’uomo
poggiando una mano sulla mia spalla e spingendomi giù, per poi alzarsi e uscire
stizzito.
Lo seguii con lo sguardo poi incrociai quello
del pressappoco sedicenne e mormorai mesto
-non gli sto simpatico- quello sorrise
raggiante
-beh, è Phoseidon!
Nessuno gli sta davvero simpatico se non lo si conosce
davvero e non si colgono i segnali- ridacchiò e mi porse una mano
-io sono Leon, è davvero un piacere
conoscerti-
-Damon- mi presentai svelto senza stringergli la
mano, scrollandomi le coperte di dosso, scesi in punta di piedi, e scalzo
cercai di non congelarmi i piedi, cercai le scarpe sotto il letto e le trovai.
-fermo, fermo,
fermo!- brontolò Leon
-che stai facendo si può sapere?-
domandò prendendomi per la spalla, io lo guardai quando alla porta bussarono
più volte delicatamente. Nessuno si mosse, bussarono di nuovo, ci lanciammo uno
sguardo perplesso e preoccupato…
-sono Bella!- strabuzzammo gli occhi e
poi fu una gara a chi arrivava prima alla porta e prima di accorgerci che
dietro di lei Alec, Fleur e Teeros ci osservavano confusi. L’abbracciai
e lei ricambiò scostandomi il ciuffo dalla fronte per baciarlo dolcemente.
-bella- disse Leon incredulo, senza far caso ad Alec
che senza darlo a vedere lo inceneriva geloso. Lei, non appena mi fui scollato gli andò addosso e lo abbracciò forte..
Bella
-mi sei mancata- disse stringendomi a
sé, io ricambiai commossa, sentivo lo sguardo di tutti addosso ma non era poi
troppo importante.
-non manco da poi così
tanto tempo- scherzai allontanandomi un po’, lui sorrise
-e allora? C’è un arco
di tempo da superare?- fece quella sua espressione fintamente perplessa
che adoravo e lo abbracciai di nuovo, lusingata dalle sue parole.
-che suc..- dalla spalla di Leon riuscii a vedere l’espressione
basita di Phoseidon che aveva lasciato cadere la
pezza con la quale si stava asciugando le mani bagnate.
-Phos..- dissi piano e non appena lo feci Leon si
mise da parte scivolando dalle mie braccia e salutando gli altri ospiti. Phoseidon scosse la testa borioso e sprezzante
fece cenno a tutti di andarsene, me compresa con entrambe le mani
-andatevene subito! Avete
preso questo posto come un ostello?- ringhiò furioso, lanciando
un’occhiata agli altri ma appena il suo sguardo si fermò su Alec poggiato allo
stipite dell’entrata.
-via! Fuori! TUTTI!- disse disgustato
facendo qualche passo avanti e scacciandoci con movimenti repentini delle
braccia.
-aspetta- dissi io
facendo un passo avanti, lui mi spintonò fuori e io mi appoggiai per non
perdere l’equilibrio su Leon che sfortunatamente, non capendo la situazione era
sgusciato via lasciandomi a barcollare.
Teeros mi fermò da dietro, Alec si
precipitò davanti a me prendendo per la maglietta Phoseidon
e sollevandolo da terra.
-no!- dissi con voce leggermente
alterata liberandomi dalla stretta del mio amico e picchiettando sulle scapole
di Alec mentre Phos borbottava in collera maledicendo
tutti i vampiri, e forse tutti gli esseri esistenti sul pianeta terra.
-andatevene- ribadì
spolverandosi i fianchi non appena fu poggiato a terra dal ragazzo che mi
lanciò uno sguardo irritato.
-vi prego!- dissi ad
entrambi, Leon nel frattempo parlottava con Fleur su quanto fosse odioso in
certi minuti ma su quanto simile ad un padre fosse per lui.
-perché li hai portati qui?- ringhiò
furibondo sbattendo un pugno sul murò che tremò
pericolosamente. Il rumore fece zittire tutti, persino Leon smise di
chiacchierare.
-siamo venuti a prendere Damon- disse Alec piatto, vedevo i muscoli delle sue
braccia irrigidirsi, contrarsi e rilassarsi e ne dedussi fosse con i nervi a
fior di pelle.
-davvero?- dissero in coro Leo e il
bambino.
-per quale motivo? È ancora sotto
osservazione- borbottò irritato. Io anticipai fortunatamente Alec.
-perché vogliamo portarlo con noi..- vista la sua espressione imbestialita e il suo volto
diventato paonazzo aggiunsi perentoria -..e tu non sei nessuno per obbiettare-
Lui ci fece segno di andarcene e si
chiuse nella sua camera. Io osservai mesta la porta richiudersi.
-beh..-
sovvenne Leon nel silenzio generale – anche lui è contento di vederti…sprizza gioia da tutti i pori!-
SPAZIO AUTRICE
Per prima cosa vorrei ringraziare AliceCullenIsHere
e Nilde per aver recensito!!! Grazie mille!
Sul capitolo vorrei dire che non c’è scritto granchè,
introduce il viaggio a due che diventa un viaggio di
gruppo, fa comprendere la condizione precaria di Bella, lo stato d’animo di Phos, l’amore di Alec non è molto in evidenza perché,
nell’ultima parte si sente in colpa, pensa che bella si volesse suicidare ma
lei aveva solo perso il controllo di se stessa.
Importante punto è l’ordine da alfa che la mette in relazione con
un membro del suo branco ed è un modo
come un altro per accettare il compito, spero vi sia piaciuto anche se un po’
introspettivo :D
Il prossimo sarà più dinamico prometto! ;D
Un bacio!!!