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Autore: Sophie Hatter    17/06/2011    3 recensioni
1978-1981: i Malandrini e Lily Evans si uniscono all'Ordine della Fenice. Le conseguenze sono tante: alcuni si sposano, altri si ritrovano invischiati in tresche segrete; alcuni si scontrano con Voldemort in persona, altri passano dalla sua parte; alcuni diventano spie di Silente, altri muoiono troppo presto. Come andrà a finire, già lo si sa.
1993: Remus Lupin, quando si era ormai rassegnato alla realtà dei fatti, si ritrova a fronteggiare strane perdite di memoria. Il metodo migliore per indagare su queste anomalie sembra essere quello di tornare a Hogwarts, accettando l'incarico offertogli da Albus Silente...
*
0) Prologo
1) Iniziazione
2) Questioni irrisolte
3) La prima battaglia
4) Il matrimonio
5) E' così facile capirlo
6) La spada di Grifondoro
7) Amicizia
8) Andare fino in fondo
9) La tomba di Regulus
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Nights Are Cold - Wolfstar'
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 Capitolo 6 – La spada di Grifondoro (II parte)

 

 

“LASCIALO STARE!”

Un’improvvisa e fortissima folata di vento investì James e Voldemort, separandoli di colpo. James rotolò a terra, sforzandosi di non mollare la presa sulla spada di Grifondoro nonostante la fitta lancinante alla spalla.

“No! Lily, no!”

Che diavolo ci faceva lì? Perché era tornata indietro, anziché fare come le aveva ordinato? Non avrebbe dovuto venire a salvarlo, quella testarda imprudente ragazza…

Voldemort, che si era immediatamente ricomposto, scoppiò in un’agghiacciante risata.

“Credi davvero di poter fare qualcosa contro di me? Crucio!”

Lily tentò di rispondere con un altro incantesimo, ma la Maledizione era troppo potente. Si raggomitolò su se stessa, stringendosi le braccia intorno al corpo e contraendo il volto in una smorfia di dolore. Poi cadde a terra, priva di sensi.

Voldemort rise ancora più forte.

“No!”

James tentò di rialzarsi, ma con un movimento secco la bacchetta di Voldemort lo scagliò lontano. Rotolò su se stesso e sulla spalla lancinante, gridando.

“Lily! No! Lasciala stare!”

“È così debole ed inetta che è bastata un po’ di sofferenza per metterla immediatamente al tappeto. Non ti vergogni, Potter? Dovresti stare insieme a gente più forte…”

James stava per urlare di nuovo, quando colse un movimento con la coda dell’occhio alla sua sinistra. Si voltò, e intravide un luccichio fra gli alberi. Si avvicinava. A poco a poco, veniva verso di lui.

Non capiva che stava succedendo. Voldemort gli dava le spalle.

“Vediamo se un’altra dose può servire a farle riprendere i sensi… Crucio!”

Improvvisamente, James capì di cosa si trattava.

Era la cerva. Il Patronus di Lily. Senza emettere un solo suono, stava venendo verso di lui.

Aveva qualcosa in bocca. La sua scopa.

James rimase immobile, non osando muovere un solo muscolo.

“Avanti, stupida ragazzina, svegliati!”

La cerva depositò la scopa ai piedi di James, mentre la voce sussurrata di Lily gli giungeva alle orecchie.

“Devi portare la spada entro i confini. Io tratterrò Voldemort. Non osare fermarti, James, non osare fermarti!”

James afferrò la scopa, poi sollevò l’arma con il braccio ancora sano.

Il loro compito era portarla in salvo, portarla a Hogwarts.

“Lily…”

Non era forte abbastanza per combattere Voldemort. Ma quella spada respingeva i suoi incantesimi. E lui aveva di nuovo la sua scopa. Volare era ciò che sapeva fare meglio. Doveva recuperare Lily e volare verso Hogwarts, o morire nel tentativo.

“Cosa si prova a veder morire la persona che ami, Potter?”

“STUPEFICIUM!”

Un fiotto di luce colpì Voldemort nell’esatto momento in cui si era voltato verso James, cogliendolo troppo di sorpresa perché potesse reagire. Lily aveva solo finto di essere svenuta.

In men che non si dica James schivò l’incantesimo che Voldemort fece partire dalla bacchetta non appena riuscì a risollevarsi da terra dopo il colpo ricevuto da Lily; balzò sulla scopa, afferrò sua moglie per la vita trascinandola in alto insieme a lui e cominciò a sfrecciare verso le guglie di Hogwarts ad una velocità che probabilmente non aveva mai raggiunto, neppure nella più agguerrita delle partite a Quidditch.

Una serie di muri di pietra cominciarono ad elevarsi dal terreno lungo il loro percorso, ma James li scansò tutti. Aveva smesso di sentire il dolore, teneva solo le due mani salde sul manico della scopa. Lily reggeva la spada, dietro di lui.

Cominciarono a volare frecce di fuoco dalle loro spalle. James volava a zig-zag, muovendosi più veloce che mai. Quando una delle frecce colpì la scopa, Lily spense immediatamente il fuoco con la bacchetta.

“Ci siamo! Tieni duro!” urlò James. “Quella è la barriera! Ce l’abbiamo fat-”

Voldemort si Materializzò di fronte a loro, alzò un vortice che li fece roteare lontano in un testa-coda vertiginoso, ma poi una pioggia di scintille esplose contro di lui e lo mancò per un soffio. La scopa era come impazzita. James vide Aberforth e Fanny attaccare Voldemort insieme e allora tentò di fermare il manico che vorticava e puntò dritto contro la barriera. La passò reggendosi con una mano sola, la spalla ferita faceva troppo male, e allora la scopa inchiodò di colpo e Lily venne sbalzata in avanti dall’urto, senza che avesse fatto in tempo a tenersi, precipitando e schiantandosi al suolo.

 

*

“Non dovremmo tornare a riprenderla? James ci ha detto di portarla in salvo…” disse Peter, ansimante.

“E chi diavolo si occupa di questi scocciatori nel frattempo?” replicò Sirius, scagliando un Petrificus Totalus sul Mangiamorte più vicino. “Non possiamo fare altro per quella testa di rapa. Ci ho provato a convincerla, ma non ha voluto sentire ragioni”.

“Puoi darle forse torto?” obiettò Remus, facendo apparire una barriera d’acqua che li protesse tutti e tre dall’Incantesimo d’Incendio che era stato scagliato contro di loro.

“Ehi! Sono arrivati i rinforzi!” urlò Peter, gioioso, vedendo planare verso di loro cinque figure a bordo di una scopa. Gideon, Fabian, Frank, Alice e Edgar li avevano raggiunti sul luogo dell’attacco, non appena erano riusciti ad avvertirli.

“Era ora!” esclamò Sirius, con una risata trionfante.

Remus stava duellando con un Mangiamorte. Sollevò lo sguardo per errore, fu una distrazione automatica di cui si rese conto quando ormai era troppo tardi.

“NO!”

Avvenne tutto in una manciata di secondi, senza che Remus potesse avere il tempo di reagire ed impedire cheSirius che gli si parasse davanti e prendesse l’incantesimo diretto a lui in pieno petto. Sentì il tonfo del suo corpo che cadeva esanime ai suoi piedi, mentre il respiro gli si frantumava in gola. Non poté correre in suo aiuto perché dovette prima fronteggiare il Mangiamorte che aveva scagliato il colpo, sul quale si lanciò con una ferocia che non aveva mai pensato di avere. Quello iniziò ad arretrare, finché quasi non si confuse con il gruppo di suoi compagni che era stato accerchiato dagli altri membri dell’Ordine giunti in loro soccorso. Sirius non gli rivolgeva la parola da giorni per via di quello che era successo fra loro, eppure ora si era messo in mezzo per difenderlo senza un solo secondo di esitazione. Pregando che non fosse morto, combatté gettandosi in mezzo alla mischia, inseguendo l’uomo incappucciato che tentava di sfuggirgli, uguale a tutti gli altri, un corpo senza volto. Lo perse di vista, poi lo vide, era uscito dal gruppo, tentava di scappare. Lo inseguì e scagliò incantesimi a raffica, senza dargli il tempo di reagire, si accanì e lo colpì più e più volte fino a che non lo ebbe fatto precipitare nel piccolo e ripido burrone davanti a lui.

Lo osservò trionfalmente capitombolare giù per la scarpata, un corpo inerte come quello di Sirius che, poco fa, era caduto ai suoi piedi. Si sentì stringere il cuore in una morsa mentre cercava di immaginare il dolore che quell’uomo stava provando. Il dolore che gli spettava per aver colpito Sirius. Rimase ad osservarlo fino all’ultimo, sentendo l’odio defluire dalla punta delle dita, appagato dal gesto compiuto.

Appena toccò il fondo, però, il cappuccio volò via dal volto dell’uomo.

Quello non era lo stesso Mangiamorte che stava duellando con lui. Era certo di avergli intravisto almeno mezza faccia, coperta da barba e baffi folti.

Quello che giaceva lì in basso, invece, aveva i tratti pallidi e acerbi di un ragazzo molto giovane. Remus trattenne il fiato. Era quasi sicuro di conoscerlo. Allora Sirius aveva ragione, si era unito realmente a Voldemort. Ma se l’avesse lasciato lì, il suo stesso signore non avrebbe probabilmente avuto pietà di lui, vedendolo sconfitto.

Si guardò intorno. Nessuno stava badando a lui. Perciò, scelse di agire.

Si calò rapidamente giù per il burrone e arrivò in fondo. Aveva colpito Regulus con numerosi Schiantesimi, perciò non era certo che potesse bastare un Reinnerva per rianimarlo. Tuttavia, avrebbe comunque tentato.

Prima, però, doveva nasconderlo. Guardò in alto per controllare che nessuno li stesse tenendo d’occhio, dopodiché afferrò il corpo inerte del ragazzo e lo trascinò rapidamente dietro al tronco rinsecchito dell’albero più vicino.

Per seconda cosa, lo disarmò. Non desiderava essere freddato dal ragazzo per reazione istintiva non appena l’avesse risvegliato. Erano pur sempre schierati da due parti opposte.

Infine, si fermò a riflettere. Aiutarlo era davvero la cosa giusta? In fondo, si era unito a Voldemort. Aveva fatto una scelta, teoricamente. Ma quanto era stato realmente frutto della sua volontà, fra le più che probabili pressioni dei genitori e il rancore nei confronti di Sirius?

Scosse la testa, sospirando. Non poteva non avere pietà di lui.

Tentò diverse volte. Dopo un po’, finalmente, Regulus cominciò ad aprire gli occhi. Mentre era ancora stordito, lo zittì con un Incantesimo di Silenzio, prima che si mettesse a gridare e li facesse scoprire. In effetti, fino a pochi minuti prima l’aveva aggredito con ferocia fino a che non l’aveva visto stramazzare al suolo. Forse nell’urto si era rotto una gamba, data la posizione innaturale in cui la teneva piegata.

All’inizio, non appena lo riconobbe, lo guardò con il terrore più puro nello sguardo. Poi tentò di urlare, come aveva previsto. Dopodiché cercò di alzarsi per fuggire, ma il dolore glielo impedì istantaneamente.

Remus strinse i denti. Ora veniva la parte più difficile.

“Non voglio farti del male, devi cercare di stare fermo”, gli disse, e in tutta risposta Regulus provò ad alzarsi di nuovo, ma anche questa volta non ebbe successo.

“Dico sul serio, prima non volevo colpire te, ti ho confuso con un altro. Ora stammi bene a sentire: voglio soltanto farti andare via di qui. Dopodiché ti restituirò la voce e la bacchetta e faremo finta di non esserci mai visti. Sei d’accordo?”

Regulus lo fissò immobile, senza battere ciglio, il petto che si abbassava e si sollevava velocemente. Era un incredibile misto fra il riflesso esatto di Sirius e la sua contraddizione, nel modo in cui lo guardava e cercava di fargli credere che non aveva paura di morire in quel momento.

“Se le mie intenzioni fossero quelle di ucciderti, potrei farlo ora senza nessun problema. Lascia perdere quell’ipotesi. L’alternativa qual è? Che sono pazzo?”

Gli tese la mano, sperando che accettasse. Probabilmente lui non lo capiva, ma non era giusto che si fosse condannato senza pietà ad un destino simile. Avrebbe dovuto essere a Hogwarts a finire il suo ultimo anno di scuola, non a rischiare la vita per un essere malvagio che, non appena non gli fosse servito più, l’avrebbe schiacciato come una mosca. Nonostante l’astio che intercorreva fra lui e Sirius, non lo meritava. Forse aveva ancora una possibilità di salvarsi.

“Regulus, andiamo, non abbiamo tempo da perdere!”

Estrasse la bacchetta e la agitò, con impazienza.

“Avanti, dimmi, dove vuoi essere portato?”

Il ragazzo boccheggiò, come se una mano invisibile avesse appena smesso di stringergli la gola in una morsa. Remus rimase fermo di fronte a lui, con la mano ancora tesa, aspettando.

“A Londra, c’è un’amica. Marple Avenue”, mormorò infine Regulus.

“Bene. Ora tieniti forte”.

L’istante dopo, Remus agitò la bacchetta ed entrambi scomparvero, lasciando dietro di loro soltanto il turbinio delle foglie secche sul terreno.

 

“È qui?”

“Sì… quella casa là in fondo”.

“Quella con la cancellata rossa?”

“Esatto”.

Remus annuì in silenzio. Si guardò attentamente intorno, sporgendosi lievemente dal porticato sotto il quale lui e il secondogenito Black si celavano agli sguardi furtivi della notte inoltrata.

“Sembra che non ci sia in giro nessuno. Andiamo”.

Prese Regulus sotto braccio e lo fece appoggiare alla sua spalla, di modo che potesse sorreggersi a lui senza appoggiare il peso sulla gamba rotta.

Il ragazzo aveva smesso di emettere fiato, fatta eccezione per qualche gemito di dolore che talvolta gli sfuggiva. Si muovevano lentamente, camminando rasenti ai muri. Remus continuava a guardarsi intorno e a tenere la mano sinistra infilata in tasca, la presa salda sulla bacchetta, nell’eventualità in cui si manifestasse qualche presenza indesiderata alle loro spalle.

“Perché lo fai?” domandò infine Regulus, seccamente, esalando in un soffio aspro quelle parole che già ronzavano da diversi minuti nella testa di Remus. A ben guardare, il suo comportamento non aveva alcun senso. Non aveva nessun debito od obbligo nei confronti di quel ragazzo. E non era nemmeno certo di poter affermare che in tal modo aveva fatto un piacere a Sirius, perché era piuttosto convinto che, se gliel’avesse riferito, il suo amico avrebbe cominciato a sbraitare su tutte le furie. Aveva sempre additato Regulus come un futuro Mangiamorte, quando erano a scuola, e alla fine ci aveva visto giusto. Le rare volte che lo nominava, lo faceva avendo cura di lasciar trasparire il maggior disprezzo possibile dal suo tono di voce. Ma davvero avrebbe potuto fare a meno di essere felice sapendo che si era salvato anziché morire indecorosamente durante la sua prima battaglia? Era pur sempre suo fratello.

Scosse la testa, corrugando la fronte.

“Ci sono cose che rinuncio a capire in partenza”, rispose, rassegnato. Non aveva idea di cosa significasse avere un fratello, men che meno avere un fratello ed odiarlo.

“Perché non mi uccidi subito?” replicò Regulus, con uno sguardo di sfida. “Hai paura o vuoi illudermi fino all’ultimo momento?”

Remus scosse la testa, gettandogli un’occhiata in tralice.

“Ti ho già detto che se avessi voluto ucciderti l’avrei fatto subito. Perché sprecare energie?”

“Sei amico di Sirius. E lui è pazzo. Quindi sarai pazzo anche tu”.

“Allora avevo ragione quando ti ho chiesto se questa era la tua seconda ipotesi”.

“Mi stavi inseguendo, mi hai quasi ammazzato…”

“Te l’ho detto, mi sono sbagliato. Non stavo inseguendo te. Tu piuttosto, perché sei fuggito?”

Il ragazzo s’incupì, distogliendo lo sguardo in preda alla vergogna.

“Tu e i tuoi amici non mi avete dato altra possibilità…”

“Bel coraggio che avete, voi Mangiamorte”.

Regulus si irrigidì, cercando di divincolarsi dalla presa di Remus.

“Hai ragione, sono un Mangiamorte! Che te ne importa allora di salvarmi la vita?”

Remus si fermò, voltandosi a guardarlo dritto negli occhi.

“Tu forse non avevi ancora esattamente realizzato il pasticcio in cui ti stavi andando a cacciare, prima di questa notte. Adesso, finalmente, ne hai avuto un assaggio. Quanta pietà ritieni che avrebbe avuto Voldemort se ti avesse visto ridotto così, perché eri fuggito anziché combattere, perché avevi avuto paura? Forse l’hai già intuito, ma ti do un aiutino: nessuna. Portandoti via di lì ho semplicemente voluto fornirti una seconda possibilità. Rifletti attentamente sulla strada che hai scelto e, se cambierai idea, sappi che ci sarà chi è pronto ad accoglierti”.

“E chi? Sirius, forse?” rise beffardo Regulus. Remus scosse il capo, con aria assente.

“Se davvero tu lo desiderassi, potresti fare in modo che perfino Sirius decida di proteggerti. Ma non spetta a me dirti come”.

“Ti ringrazio di aver sprecato fiato per me. Ora vattene, posso farcela da solo”.

Staccandosi dal suo supporto, il ragazzo si trascinò fino al cancello barcollando. Remus sospirò, rassegnato, dopodiché estrasse la bacchetta di Regulus dalla tasca del mantello.

“Questa potrebbe esserti utile”, gli gridò, per poi lanciargliela fra le mani con precisione. Regulus esitò per qualche secondo, poi diede le spalle a Remus con aria incupita, borbottando qualcosa. L’attimo dopo apparvero delle grucce a sostenerlo, ma non ci fu bisogno che si muovesse ancora molto. Dalla porta della casa era appena uscita una ragazza dai capelli scuri che, appena lo vide, gli corse incontro a perdifiato, sbiancando completamente in volto.

“Che cosa ti è successo? Cosa ti hanno fatto? Te l’avevo detto che era un’idiozia, che non dovevi…”

Era giovane, probabilmente della stessa età di Regulus. Remus li studiò in silenzio per qualche secondo, osservando il giovane Black reagire con un teatrale gesto d’impazienza.

“Non mi è successo niente, quindi ti prego, non metterti a piangere. Ora dammi una mano, per favore”.

Lei reagì prontamente, offrendogli una spalla su cui appoggiarsi. Era davvero giovane, molto probabilmente andava ancora a Hogwarts. Ma in quei primi e freddi giorni di gennaio era ancora tempo di vacanze natalizie e Regulus aveva saputo immediatamente dove trovarla. Forse era una vecchia amica che non vedeva da mesi. Forse qualcosa di più.

A un certo punto, la ragazza si voltò verso di lui e incontrò volutamente il suo sguardo. L’espressione spaventata ed apprensiva per un momento sparì, lasciando il posto ad un debole sorriso.

“Grazie… chiunque lei sia, grazie”, gli disse, e Remus non poté fare a meno di sorriderle di rimando. Forse, in qualche modo, lei avrebbe potuto aiutare Regulus a cambiare idea sulle sue scelte di vita. Ma non era più affar suo, da quel momento in poi. Aveva agito mosso da pietà nei suoi confronti, ma non era sicuro di poterselo permettere una seconda volta. Lui e quel ragazzo si trovavano a far parte di due schieramenti completamente opposti, fra i quali un risparmio di colpi poteva facilmente essere ricambiato con un subdolo attacco alle spalle.

Tuttavia, forse, Silente avrebbe approvato il suo gesto. In fondo, era lo stesso che aveva dato una possibilità ad un Lupo Mannaro.

 

*

James rimase a fissare il corpo inerte di Lily per ore, senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione. Era precipitata soltanto da un paio di metri d’altezza, grazie a Godric, ma lui non aveva fatto in tempo ad estrarre la bacchetta e a fermare la sua caduta.

L’urlo di sconfitta di Voldemort era comunque giunto alle sue orecchie nel momento in cui si era reso conto che la spada di Grifondoro si trovava ormai fuori dalla sua portata.

Era stato sempre Aberforth ad aiutarlo a prestare a Lily i primi soccorsi. Mentre la McGranitt portava l’arma a Silente, il suo scorbutico fratello aveva fatto portare immediatamente Lily al San Mungo. Aveva ricevuto tempestivamente tutte le cure possibili; dopodiché era stata sedata per garantirle il giusto riposo. Non era immobile e mortalmente pallida come nel suo sogno e almeno quello lo rassicurava: poteva vedere chiaramente il ritmico abbassarsi e sollevarsi del suo torace, che solo ogni tanto veniva interrotto da qualche inconscio sussulto a cui poi seguiva un lieve movimento del capo, un girarsi sul fianco. Ogni tanto le prendeva la mano, per assicurarsi che la sua pelle fosse calda come quando, appena sveglia, gli accarezzava dolcemente una guancia.

Si toccò distrattamente la spalla sinistra. Anche la sua ferita era stata medicata. Sapeva che gli sarebbe rimasta una profonda cicatrice, ma l’avrebbe diplomaticamente considerato un marchio da vero Grifondoro, dato il modo in cui se l’era procurata.

Si coprì il volto con le mani e chiuse gli occhi, cercando di ottenere un vago e momentaneo sollievo. Il sogno di quella mattina era stato inequivocabilmente premonitore. Se Lily l’avesse preso sul serio, forse l’avrebbe ascoltato e se ne sarebbe rimasta a casa anziché precipitarsi a combattere Voldemort. Il suo corpo era rimasto enormemente provato da quella battaglia, sia per le numerose fratture provocate dalla caduta che per il dolore sopportato quando Voldemort l’aveva torturata. L’amava con tutto se stesso, ma certe volte era davvero troppo testarda. Del resto, però, era sempre stata così: anche quando non aveva ancora l’incarico di Prefetto o Caposcuola e, quindi, un presunto dovere che pesasse sulla sua coscienza, si era sempre precipitata a difendere le persone senza pensarci due volte. Non avrebbe potuto aspettarsi nulla di diverso dalla Lily adulta che ora combatteva nell’Ordine della Fenice.

Era inutile impedirle di scendere in campo con lui e gli altri. Non c’era alcuna argomentazione abbastanza efficace per farla desistere. Neppure se il prezzo da pagare era quello, risvegliarsi con un corpo martoriato che solo dopo molti giorni sarebbe guarito. Ma James si disse che sapeva già cosa fare, in fondo. Non aveva avuto bisogno di rifletterci: fin da quella mattina aveva avuta ben chiara nella mente quell’unica e indiscutibile idea. Se mai il suo sogno si fosse avverato, si sarebbe ucciso. Non poteva sopportare una vita senza di lei, neppure se avessero sconfitto Voldemort e ottenuto ciò per cui lottavano ogni giorno.

 

 

Si accontenta di cause leggere la guerra del cuore,

Il lamento di un cane abbattuto da un’ombra di passo.

Si soddisfa di brevi agonie sulla strada di casa,

Uno scoppio di sangue, un’assenza apparecchiata per cena.

 

(Fabrizio De André, Disamistade)

 

 

 

 

Nota di fine capitolo: dare corpo a questa storia mi sta complicando sempre di più la vita. Non avevo previsto di far entrare Regulus così nella storia, eppure, alla fine, il mio desiderio di onnipotenza del “gestisci-mille-personaggi-alla-volta” ha prevalso XD il fatto è che Regulus è un altro dei grossi interrogativi che mi tormenta riguardo a questo “periodo buio” su cui la Rowling ha detto ben poco. Sappiamo che, pur essendosi unito ai Mangiamorte, a un certo punto cambia idea e decide di distruggere Voldemort. La Rowling liquida il tutto con la storia di Kreacher, ma poi, da lì, come caspita avrà fatto un ragazzino di diciassette anni a scoprire tutte quelle cose sugli Horcrux, di cui, a quanto pare, non si trovano informazioni dettagliate in nessun libro facilmente reperibile? Non credo che Voldemort se ne fosse vantato davanti a lui. Più volte lo vediamo preoccupato di tenere nascosto il segreto, neppure a Bellatrix – che è la più fidata fra i suoi Mangiamorte – rivela cosa esattamente le ha fatto nascondere nella sua camera blindata della Gringott. Regulus, molto probabilmente, non era un Mangiamorte così importante. Avevo già provato ad immaginare una possibile soluzione per questo problema, e ci avevo scritto su una storia di tre capitoli, postata ormai tanto tempo fa… il punto è che non mi tornavano i conti, perché ho poi scoperto che Regulus muore prima che muoia l’altro personaggio su cui mi sono basata per quella storia. Ergo, nei prossimi capitoli fornirò una versione un po’ diversa, ma che a me convince comunque. Anche se sono affezionata a quella fanfiction, fu il mio primo tentativo di noir/storia di terrore e quindi resterà lì dov’è XD

Bene, credo di aver detto tutto. Con i prossimi capitoli si chiarirà un po’ dove voglio andare a parare.

A presto!

   
 
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