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Autore: rospina    21/06/2011    6 recensioni
Quanti ricordi …
In un angolo vide la parrucca di Nicolas. La indossò e modificò la voce. Quante volte l’aveva fatta ridere, e l’aveva protetta …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cecilia si aggirava per l’ambasciata lentamente, mentre i suoi pensieri correvano veloci nel tempo. Il trillo del telefono la distolse dai suoi pensieri:

“Cancelliere …” rispose lei gentilmente, poi abbassando la voce disparve.

La segretaria dell’ambasciatore entrò nell’ufficio:

“Signo Jua-n”

“Francisca, mi chiamo Juan! Juan! Non è tanto difficile”

“certo Jua-n, la stà cercan un giovan si chiam Samuel”

“vuoi dire Samuele?” chiese Juan pazientemente

“No mi chiamo Samuel Munez, sono qui per il posto di consulente

“Piacere – si alzò e allungò una mano –certo si accomodi

“Conosco molto bene il vecchio ambasciatore, il signor Parker, diciamo che eravamo molto in confidenza” concluse il giovane

“se è così, non posso che avere l’onore di averti al mio fianco in questa nuova gestione, stimo molto il signor Parker, e se non fosse stato per lui, non sarei qui dove sono adesso” concluse.

La porta dell’ufficio si spalancò nuovamente, ma non era Francisca, era Sofia; entrando notò subito il giovane di fronte al suo fidanzato. Grandi occhi verdi e capelli neri che gli ricadevano scompigliati sulla fronte. Con la sua sicurezza del sapere di essere bella, si presentò a lui:

“Io sono la fidanzata di Juan, piacere”

Lui la guardò compiaciuto, la sua bellezza non lo aveva lasciato indifferente. Conclusero l’accordo, ed ora l’ambasciata aveva un nuovo collaboratore.

Samuel Munez lasciò l’ufficio e nell’immenso salone il suo sguardo catturò la figura bionda e la chiamo:

“Cecilia!”

Quella voce. Aveva sperato di non doverla sentire mai più, ed invece … si voltò e mostrando il suo sorriso chiese:

“Che ci fai qui?”

L’ambasciatore li vide ed intervenne:

“Lui è il mio nuovo consulente, Samuel”

“Cecilia, non sei contenta?”

“Fra tutti julianensi proprio lui dovevi assumere?” chiese secca andandosene.

Samuel sorrise. Sofia vedendo la scena da poco lontano pensò che fosse ancora una bambina immatura; mentre Juan, la seguì con lo sguardo, nonostante fosse cresciuta, riusciva a leggerla come se fosse un libro aperto.

Scese la sera.

Cecilia era seduta sul bordo della fontana del giardino, dove una dea teneva in mano una brocca, dalla quale usciva acqua. Triste rimaneva in silenzio, con le braccia chiuse attorno a se. In silenzio accanto a lei si sedette Juan che le chiese:

“Che hai Cecilia?”

“Niente!” rispose sconsolata

“una volta non mi avresti detto “niente” ma bensì mi avresti raccontato tutto”

“E’ passato tanto tempo … non sono più una bambina

“Lo vedo! Non sono cieco. Ma cos’è che ti rende così triste, non mi piace vedere quell’espressione sul tuo volto … perché sei scappata da Santa Juliana?”

“Ti sbagli Juan, non sono scappata”

“E allora perché sei qui?”

Silenzio.

Cecilia Parker non rispose. Non poteva e non voleva dire la verità. E anziché rispondere chiese a sua volta:

“Perché mi hai mentito? Tu stai con Sofia, eppure ti fa soffrire …

“Sofia … -sussurrò quel nome –sono anni che la inseguo, ci perdiamo e ci ritroviamo, sto solo aspettando che lei capisca davvero che io sono il suo uomo, sto aspettando che capisca una volta per tutte che la voglio per sempre con me … dopo tutto questo tempo credo di amarla. Tu perché soffri?”

Sospirò e si decise a dire:

“L’amore. Juan è l’amore che ci fa soffrire!”

L’amore? Juan la guardò, i suoi occhi castani si velarono leggermente. Così piccola già soffriva per amore? Provò un senso di fastidio nel sapere che il cuore di Cecilia soffriva per amore. Ma ignorò quel sentimento, e dandole un bacio sulla fronte la salutò, per raggiungere la sua stanza. Lei lo guardò muoversi per il labirinto di siepe che aveva creato la sua mamma del cuore.

Qualcosa era cambiato. L’acqua della fontana sgorgava. Juan non era più lo stesso ragazzino impulsivo, adesso era un uomo. E forse anche lei non era più la stessa. Per fortuna adesso non era più bambina.

 

   
 
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