Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: _ichigo_85    22/06/2011    3 recensioni
Una insospettabile parentela lega Kaede Rukawa, giocatore di basket, e Ken Wakashimazu, portiere di calcio.
Per un fortuito caso, i due cugini si incontrano a Tokyo insieme alle rispettive dolci metà e decidono di passare insieme un'insolita domenica. [Rel&Ichi corp.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap2 Eccoci tornate, grazie anche al super betaggio della super beta Nene che, nonostante i suoi impegni privati, ci ha corretto questo capitolo a tempo di record. Grazie!! *__*

Prima di iniziare, però qualche chiarimento in merito al secondo capitolo sul mondo di Ken&Jun:  come saprete, Ken è continuamente in competizione con Genzo Wakabayashi (Benji Price), il Super Great Goal Keeper, e la loro battaglia per il ruolo di titolare in Nazionale è storia. Genzo… sentirete parlare di lui… anche in forma canina!;) Spieghiamoci XD Nell’anime e nel manga, all’inizio della serie, Ken si infortuna a una spalla per salvare un cagnolino che stava per essere investito da un camion. Nella serie J tale cucciolo (click) accompagna spesso Wakashimazu. 

E, quindi releuse e berlinene un bel giorno hanno deciso di dargli un nome… quale nome più azzeccato per il cane di Ken? Genzo, naturalmente!! Come il suo grande rivale!!;) perché come dice Ken in “Un giorno vale l’altro”di Releuse" : “Però sai che goduria dire ‘Genzo vieni qua!’, ‘Genzo dai la zampa!’, ‘Genzo và a cuccia!’” XDDDD. Da tutto ciò è nata una vera e propria serie a parte su Cane Genzo e le sue mirabolanti avventure. Quindi anche in questa cross non poteva mancare questo fantastico personaggio!!!

E una piccola noticina sul mondo di  Slam Dunk: quando Hanamichi, più avanti, nominerà tale Harukina cara Rukawa avrà una reazione particolare in quanto, nel manga, all’inizio, Hanamichi decide di entrare nella squadra di basket per un motivo futilissimo, cioè, conquistare il cuore di Haruko Akagi, ennesima ragazza per la quale il rosso si prendererà una sbandata colossale. Lei è la sorella del capitano della squadra di basket dello Shohoku, Takenori Akagi, e, come se non bastasse, completamente svampita dietro lo stesso Rukawa, il quale, giustamente, non se la fila e la ragazza a sua volta non si fila neanche di striscio Hanamichi. Prova per lui un grande senso di amicizia e ammirazione in quanto giocatore, ma nulla di più. Sakuragi, ovviamente, travisa questi suoi comportamenti e farà più volte lo svenevole e il carino per conquistarla, usando anche dei nomignoli e vezzeggiativi di cui sopra XD

Releuse&Ichigo



II Capitolo



Nel locale c’erano diversi posti liberi, quindi, quel singolare quartetto aveva l’imbarazzo della scelta. Mentre puntavano un tavolo vicino alla vetrata, Misugi si rivolse ai due ragazzi: “Ma, ditemi, quindi voi siete giocatori di basket? Nella stessa squadra?” Domandò, con sincero interesse.

Hanamichi si lasciò cadere sulla sedia accanto a Kaede, guardandolo storto e massaggiandosi l'orecchio con una mano: non gli era piaciuto come glielo aveva tirato poco prima! "Mi hai fatto male, maledetta volpaccia! Io volevo solo farti un complimento!" precisò, cercando di farlo sentire in colpa, ma il 'nh' che Kaede gli rivolse come risposta lo fece sbuffare di disappunto. Poi, la domanda di Jun arrivò a placare gli animi, concedendo loro una scusa per cambiare, ancora una volta, argomento. Fu Hanamichi a rispondere e spiegare: "Sì, sì... giochiamo entrambi e, lasciatelo dire, siamo i migliori di tutta la squadra. Io sono uno dei membri fondamentali e indispensabili, non per niente sono il Tensai.” Si pavoneggiò. “Non so come abbiano fatto al club prima che mi ci iscrivessi io, vero, kitsune?" Chiese, con fare borioso, ma continuò senza attendere risposta. "Facciamo parte della squadra di basket dello Shohoku. Una delle migliori quattro della prefettura di Kanagawa. Voi, invece? Giochi anche tu a calcio?" chiese, rivolgendo la domanda nello specifico a Misugi.

Ken aveva appena finito di pensare a quanto fosse sicuro di sé Sakuragi quando, a quella domanda sul calcio, si voltò di scatto dal fidanzato, preoccupato, ma Jun aveva già un sorriso tranquillo sul viso. "Sì!" Esclamò con sicurezza, eppure al portiere non sfuggì l'incertezza che per un breve istante aveva attraversato il suo sguardo. Conosceva il motivo, per questo si era subito preoccupato. Ma sapeva anche che Jun non era il tipo da mostrare debolezze . "Sì..." Continuò Misugi. " Sono il capitano della squadra di calcio della Musashi, una scuola di Tokyo. Ricopro il ruolo di centrocampista offensivo, mentre in nazionale sono spesso schierato in difesa come regista arretrato. Ken, invece, come saprai è un portiere… e gioca in un’altra squadra. Sul campo siamo rivali!” Terminò, cercando conferma nel suo ragazzo.

Kaede osservò Misugi parlare di calcio e riconobbe nel suo sguardo la stessa determinazione e passione che, per tanti anni, avevano acceso il proprio. Non che adesso si fosse affievolita, ma riconosceva che, da quando Hanamichi era entrato a far parte della sua vita, quella stessa luce aveva assunto altri significati e una diversa intensità.
"Caspita" si complimentò Sakuragi, "Sei già capitano! Devi avere tantissime responsabilità sulle spalle, non deve essere facile gestire... in quanti si gioca il calcio? Dieci?" chiese dubbioso e fu Kaede a rispondere. "Undici, doaho!"
"Ecco sì, undici... mi piacerebbe un giorno venirvi a vedere... ah beh, ovviamente dopo che sarete venuti ad ammirare sul campo le mie mirabolanti gesta " Gongolò sorridendo, non smentendosi.  "E quale squadra è più forte?" domandò ancora, particolarmente interessato all'argomento, mentre una cameriera si avvicinava al tavolo e prendeva le loro ordinazioni.

"Tsk, la nostra!" Esclamò Ken Wakashimazu senza alcuna incertezza, incrociando le braccia. Diretto e sicuro. E, al contrario di quanto si aspettava, Jun gli diede ragione. "... è vero, non posso negarlo! La Toho dove gioca Ken, è una squadra fortissima, da tre anni vince il campionato nazionale. Prima c'era la Nankatsu a tenerle testa, ma da quando il capitano Tsubasa Ozora è andato in Brasile è calata di livello.” Dovette ammettere Misugi.
“Beh, comunque anche la tua squadra è forte!” lo interruppe Ken. “Tu sei uno dei migliori giocatori del Paese, hai affrontato Tsubasa e avresti potuto…” Si bloccò, mordendosi la lingua. Stava parlando troppo. Solo che… gli dispiaceva, diavolo! Jun sarebbe potuto essere il miglior giocatore del Giappone, se non fosse stato per… “Beh, ma voi avete Hyuga!” L’esclamazione di Jun lo riportò coi piedi per terra, distraendolo.
 “Ah, sì, il capitano!” Continuò Ken. “Kojiro, Hyuga, la Tigre. Un gran giocatore… forse un po’ troppo aggressivo, in effetti. Ma un ottimo capitano!”

I ragazzi dello Shohoku ascoltavano interessati le spiegazioni dei due calciatori: parlavano di conoscenti comuni, probabilmente vecchie rivalità trasformate poi in amicizie e sembravano concordare su quanto discusso. Hanamichi pensò che lui e Kaede non erano forse ancora abbastanza maturi da ammettere che l’uno fosse più forte dell’altro. Assolutamente! E poi c’era un certo gusto in quei loro battibecchi, era una cosa alla quale mai avrebbe rinunciato e, ne era certo, neanche Kaede.
Poi, qualcosa del discorso di Ken incuriosì Sakuragi che si mise a sghignazzare piano, attirando su di sé l’attenzione dei suoi compagni.
“Scusate… eheh, stavo pensando a una cosa… ehm, Ken hai chiamato il tuo capitano la Tigre! Beh, devi sapere che anche il nostro capitano è una specie rara” spiegò, facendo cenno delle virgolette con le dita. “Noi, Akagi, lo chiamiamo il gorilla!” sghignazzò di nuovo. “Doaho, solo tu lo chiami così!” precisò Kaede, poi, rivolgendosi a Misugi e Ken, spiegò. “Lui dà soprannomi a tutti, anche quando non sono richiesti!” scoccò un’occhiata torva all’indirizzo del suo ragazzo che s’imbronciò nuovamente, incrociando le braccia al petto e facendogli la linguaccia.
“Comunque non puoi negare che sia vero! Akagi è un omone grande e grosso e ha questo muso che sembra davvero quello di un gorilla! E non provare a negare che Sendo non assomigli davvero a un porcospino con quei capelli… o… o… mmmh tu per esempio!” batté il pugno sulla mano aperta, aveva l’esempio lampante davanti ai propri occhi e stava per sfuggirgli. Rivolgendosi quindi nuovamente agli altri due, chiese, serio: “Non ho forse ragione a dire che è una volpe?! Non trovate che sia un soprannome azzeccato?” volle conferma delle sue teorie.

Wakashimazu e Misugi erano allibiti: ‘il rossino non ha tutte le rotelle a posto’, pensarono entrambi, decisamente divertiti. Jun non volle dire nulla, soprattutto per educazione; non era abbastanza in confidenza per potersi esprimere a riguardo, ma non poteva negare che Kaede sembrasse davvero una volpe: elegante, silenzioso e guardingo, ma molto acuto e pronto ad agire al momento opportuno. Ken, invece, non si fece sfuggire l’occasione e intervenne anche per lui. “Sì, sì! È proprio una volpe il caro cugino. Fa’ il finto tonto, ti ignora ma, mentre sta in silenzio, è lì che ti studia per bene… è scaltro, bisogna guardarsi le spalle!” Rise il portiere. “Certo che anche da noi si usano i soprannomi…” Rifletté poi, numerando sulle dita “abbiamo il falco Nitta, oppure l’imperatore Schneider, l’aquila del nord Matsuyama, il principe del sole, Shingo Aoi…” E qui Ken si fermò, guardando i due e indicando Jun con un ampio sorriso. “Beh, il qui presente Jun Misugi è soprannominato il principe del calcio, il ‘tensai player’! Per la sua elegante e impeccabile tecnica di gioco, l’astuzia e la classe…!”
“Ken, smettila!” Jun guardò contrariato il ragazzo. Non amava le lodi, e lui lo sapeva bene!
“Uff, che problema c’è? Io ti ammiro, sei un grande giocatore!” Esclamò l’altro, esaltato.
Jun fece schioccare la lingua sul palato. “Comunque… ti sei dimenticato una persona: il Super Great Goal Keeper Genzo Wakabayashi! Il portiere più forte del Giappone!”
“Grazie!” Esclamò sbuffando il portiere. Tutta la sua verve era scomparsa. “Vedete? Ecco come odiare il proprio fidanzato! Io ti lodo, mentre tu…”


“Wow, davvero! Allora abbiamo qualcosa in comune io e te, Jun!” Intervenne serio Sakuragi, prendendo presto confidenza anche con lui e sorridendo apertamente ai due ragazzi.
“Doaho, che stai dicendo? Ken ha appena detto che Misugi è un tipo elegante e che gioca usando il cervello. Tu, la prima volta che hai preso in mano una palla da basket, ti sei schiantato contro il tabellone!” Ci tenne a ricordargli il suo ragazzo.
Hanamichi divenne rosso di rabbia: perché ricordava solo le sue figuracce e mai una volta che lo elogiasse per le sue fulgide azioni in campo?
Lo guardò di sbieco, prima di spiegare: “Tze, volpe scettica, come sempre bisogna dirti tutto: IO” Sottolineò, “Sono il Tensai del basket, non ricordi? Io” Si volse verso Misugi serissimo, “sono anche soprannominato il Re dei Rimbalzi, perché nessuno può battere il sottoscritto in quanto a elevazione, anche il gorilla e il nonnetto l’hanno ammesso!” Annuì, dandosi ragione da solo, perorando la propria causa. “Io” continuò imperterrito, “Sono la nostra arma segreta!” confidò con fare cospiratore.

Ken e Jun risero di gusto di fronte a quella scena. “Sicuramente anche tu sei un grande giocatore!” Esclamò il portiere, rivolto a Sakuragi. Non si capiva se fosse serio o ironico, forse la seconda. “Di certo sei più energico di quest’addormentato di mio cugino!”


Kaede si sforzò di non sollevare gli occhi al cielo e osservò il cugino dar man forte a Sakuragi: non credeva davvero che potessero andare tanto d'accordo. Tutti in famiglia dicevano che lui e Ken si assomigliavano molto, eppure notava che aveva instaurato da subito un certo feeling con il doaho. Ascoltò quindi Hanamichi sciorinare le sue argomentazioni sulla propria bravura, poi ripensò a quello che aveva detto Misugi prima che il Tensai  lo interrompesse e questo gli diede l'opportunità di prendersi la sua rivincita. Un conto era il doaho, ma due contro uno non poteva farcela. Guardò  interessato Misugi prima di posare elegantemente un gomito sul tavolino e tenersi il mento con la mano: "Oh..." fece con finto interesse. "E' vero, il caro Wakabayashi, come sta? E' stato contattato da qualche talent scout? Da un po’ non ti sentivo parlare di lui... oh a parte quando parliamo di Genzo, ma lui è tutta un'altra questione, giusto?"
Hanamichi si volse sconvolto verso la volpe: Genzo? Chi era costui? Chi era questo fantomatico ragazzo che Kaede chiamava addirittura per nome? Non chiamava per nome neppure Mitsui -e non c’entrava niente il fatto che fosse un loro senpai!- e, da quando in qua, Kaede era in grado di fare discorsi così lunghi? Quel ghigno che gli era comparso sul volto non era un buon segno, per cui si volse verso Ken in attesa di risposta: prevedeva guai.

Proprio come aveva immaginato: silenzioso, calcolatore, pronto a colpire al momento giusto. Jun sorrise soddisfatto, il suo intuito non si sbagliava mai. Quel Rukawa gli piaceva proprio! Come persona, naturalmente! Ma ora c’era qualcun altro a distrarlo: Ken, infatti, stava diventando livido dalla rabbia e aveva cominciato a lanciare saette dagli occhi, naturalmente verso Kaede. In quel preciso istante la cameriera portò le ordinazioni, ma, notando l’aria non proprio buona, poggiò i bicchieri e con un rapidissimo inchino si dileguò.
“Wakabayashi è in Germania da anni!” Ringhiò Ken, stizzito. “Gioca nella Bundesliga, precisamente nell’Amburgo…” Poi, il suo sguardo s’illuminò all’improvviso e Jun ebbe paura di ciò che stava macchinando. “Mentre Genzo… sente la tua mancanza!” Esordì, trionfante. “Gli mancano le tue carezze e le giornate passate insieme… poverino!” Terminò con espressione drammatica, decisamente teatrale. Jun si portò un palmo alla fronte: ecco fatta la frittata!


“Mentre Genzo… sente la tua mancanza! Gli mancano le tue carezze e le giornate passate insieme… poverino.”

La frase di Ken rimbombava nella mente di Hanamichi come un mantra: continuava a sbattere le palpebre rielaborando quelle poche informazioni senza trovare una soluzione che fosse un minimo sensata. Pensieri nefasti riguardanti il suo volpino in atteggiamenti coccolosi con qualcuno, che non fosse lui, che era stato per Kaede più importante di lui prima che si conoscessero, lo mandavano su tutte le furie. Eppure... eppure era sempre stato convinto di essere stato lui il primo amore della volpe. E se Ken conosceva questo Genzo, allora la situazione doveva essere anche seria. Magari l’aveva anche presentato in casa! Per di più, Kaede non ricordava quasi mai i nomi dei loro compagni di squadra, ma aveva pronunciato quello di questo Genzo con tale confidenza... gli veniva da piangere. Avevano superato tante difficoltà per giungere a quello che erano adesso e, così, dal nulla… doveva sapere che Kaede aveva avuto un primo amore, perché non gliene aveva parlato prima? Si domandò.
Abbandonando la sua solita allegria, perché in quel momento non vi era nulla per cui valesse la pena fingere, osservò i suoi commensali, aspettando la risposta del suo ragazzo, guardandolo col muso triste. Prese in mano il bicchiere, per ostentare una calma che non aveva, bevendo un lungo sorso di tè ghiacciato, forse l'avrebbe aiutato a calmarsi.
Kaede, intanto, incurante dei pensieri del suo ragazzo, rispose a Ken: "Beh con il padrone che si ritrova è naturale che mi voglia" cominciò, e Hanamichi per poco non si soffocò con il liquido. 'Padrone?' Ma... ma che cosa stavano dicendo? E Ken non sembrava affatto stravolto dalla cosa, come fosse normale. Jun, poi, perché non faceva una piega?
"Un giorno di questi allora verrò a trovarlo... se non altro sa come farsi voler bene anche senza parlare" continuò il moro e  Hanamichi in quel momento si sentì morire.

‘Io mi tengo fuori!’ Pensò Jun, scuotendo la testa con diniego. Non voleva saperne di questi due matti… ora sì che riconosceva la loro parentela: orgogliosi e testardi a livelli impressionanti, meglio stare alla larga! Certo, gli stava dispiacendo per Hanamichi il quale, evidentemente, aveva frainteso l’intero discorso. Fece comunque finta di nulla e cominciò a bere il suo tè. Dovevano sbrogliarsela da soli!
“Che hai da dire sul padrone di Genzo?” Ken continuò quell’agguerrito face to face con Kaede, assumendo l’atteggiamento di chi non si sentiva minimamente toccato. “Io sono molto premuroso con lui. Tsk! Sono pure finito sotto un camion per salvarlo, rischiando la mia carriera di calciatore! E lui me n’è grato! Inutile che vieni a trovarlo, non lo farò saltare fra le tue braccia! Vuole solo stare con me e Jun!”

E su quell'ultima affermazione di Ken, Hanamichi non ci vide più: sputacchiando addosso al povero Wakashimazu uno spruzzo di tè alla pesca, cominciò poi a tossire convulsamente.
Ma in che razza di mondo parallelo era finito? Quindi non solo questo 'Genzo' aveva Ken come padrone e si strusciava addosso alla sua volpe, che a quanto pareva, non era poi così gelida come lui pensava, ma vi era anche il terzo incomodo? Incomodo poi, se erano tutti e quattro consenzienti... Kaede si volse verso Hanamichi riprendendolo con il solito Doaho e lì Sakuragi vide letteralmente rosso.
"Doaho un corno, stupida volpe! Io non posso davvero pensare che tu... non credevo davvero che potessi essere così. Io credevo… credevo davvero di conoscerti, ma mi sbagliavo" disse con sentimento, voltandosi verso di lui, parlando in modo concitato, ignorando Jun e Ken, che tentava di ripulirsi, e degli altri clienti del bar. "Perché non mi hai detto niente, Kaede?" chiese, con tono più pacato, assumendo un'aria triste e sconfitta. Lui lo amava con tutto se stesso e invece, il mondo che si era costruito era andato in frantumi. "Dirti cosa, doaho?"  Un lampo ferito passò nelle iridi scure di Hanamichi: "Ma come... come puoi..." sospirò, tanto non avrebbe capito, e doveva essere chiaro, come sempre toccavano a lui le parti difficili. "Come puoi parlare di un altro ragazzo davanti a me e non accorgerti... ti ascolti quando parli? Non lo fai mai ma..." "Doaho..." "... ma quando lo fai tu..." "Doaho..." Kaede cercava di inserirsi nel discorso senza successo, Hanamichi non lo ascoltava. "E per di più sono coinvolti anche loro... io credevo che potessimo essere amici, ma mi sbagliavo sono di troppo qui, quindi..."  "Doaho" Kaede per la prima volta alzò il tono di voce per farsi ascoltare da Sakuragi. "Non hai capito niente... Genzo" calcò sul nome, “è il nome…  del cane di Ken" spiegò.
E in quel momento, Hanamichi pensò di morire: "Ops..." disse solo, ripensando al proprio discorso e guardando adesso anche Jun e Ken, arrossendo di colpo.


Dire che Ken era scioccato era un eufemismo: che diavolo stava blaterando il rossino? Ok, vero che la prima battuta l’aveva fatta apposta, ma poi… si era capito che stavano parlando di un cane, no? Era sconvolto, ma allo stesso tempo si sentì anche in colpa. Per rimediare al danno, scoppiò in una risata forzata.  “Massì, Genzo è il mio cane, che diavolo avevi capito, Hanamichi!” quindi cercò lo sguardo di Jun, sperando di trovare man forte, ma il suo fidanzato lo stava fissando in una maniera tale che, se avesse potuto, lo avrebbe di sicuro fulminato. ‘Se parli ancora continuerai a fare danni’ sembravano dire i suoi occhi. Wakashimazu si morse la lingua poi, notando sulla maglietta di Misugi qualche goccia di tè, prese un fazzoletto e fece per pulirla. Un modo un po’ impacciato per farsi perdonare. “Ehi, non sono un bambino!” Si ribellò Jun, respingendolo. “Pensa alla tua felpa!” Il portiere tornò subito al suo posto, avvilito.
“Comunque, avete una cosa in comune…” Disse Misugi, rivolto a Ken e Hanamichi. “Come Sakuragi mette nomi di animali alle persone, tu, Ken, metti i nomi di persone agli animali…”

Silenzio di tomba.

“Kaede…” Sospirò Misugi, cercando lo sguardo del basket man. “… mi sa che qui i doaho sono due!”
“Ehi!” Intervenne Ken.

Sentendosi tirato in ballo, Rukawa alzò lo sguardo scuro su Jun, concordando assolutamente con quanto stava dicendo il Principe del calcio.

“Bella gatta da pelare abbiamo trovato!” Continuò il Principe del calcio, incrociando le braccia, rassegnato.

 “Nh… mi hai tolto le parole di bocca!” rispose Kaede. Hanamichi si volse verso di lui, contrariato: “Ah certo, per insultare le persone la voce già la trovi! È logico che poi io fraintenda, sei sempre così sibillino che non si capisce cosa pensi!”
Poi, voltandosi di scatto verso Wakashimazu, disse concitato: “Ken, qui siamo in perdita! Non dovremo permettergli tutte queste libertà! Come osano prendersi in questo modo gioco di noi? E, comunque…” cantilenò sulle vocali, “se proprio vogliamo essere pignoli”, puntò l’indice inquisitore alternativamente su Jun e Kaede “è questione di punti di vista: chi è più stupido, noi” indicò se stesso e Ken “che siamo due spiriti allegri e gioviali e che non abbiamo paura di dimostrare chi siamo di fronte agli altri, anche a costo di venire derisi, o voi due” calcò sul pronome, guardando i due ragazzi torvamente, arroccato dietro le sue motivazioni, “che vi siete innamorati di due doaho?” Interrogò, sedendosi in modo scomposto sulla sedia, portando le braccia dietro la testa, e sfidando Kaede a ribattere, stampandosi in viso uno di quei sorrisi vittoriosi che, lo sapeva, Rukawa non sopportava.

Ken seguì attento il discorso di Hanamichi, convenendo con lui. ‘Però, caparbio il ragazzo’, pensò fra sé. Quindi, col sorriso trionfante, sicuro di aver trovato nel rosso la giusta spalla, si appoggiò anche lui allo schienale e cercò risposta nello sguardo dei due ragazzi, ma soprattutto in quello di Jun. Quest’ultimo alzò leggermente gli occhi a incrociare quelli di Kaede e capì subito che fra loro bastava solamente uno guardo per capirsi: erano proprio simili! Misugi aspettò qualche secondo prima di rispondere, anche perché non gli piacevano i discorsi troppo complicati. Allungò la mano, chiuse piano il palmo intorno al bicchiere e con la stessa pacatezza se lo portò alle labbra, sorseggiando un po’ di tè verde. Chiuse la bocca e assaporò per bene la bevanda, infine riportò il bicchiere al suo posto.
“Prima di tutto…” Cominciò, con fare da saputello, “Ken non è così allegro e casinista come te, Sakuragi, credimi! È un po’ più serio e anche musone. Nonché molto permaloso…”
“Oggi siamo in vena di complimenti….” Wakashimazu gli lanciò un’occhiata obliqua, ma Misugi non se ne curò, continuando il suo discorso. “Però, è vero… è una persona molto più energica di me e solare, come te, Sakuragi. Io e Kaede, invece, siamo più chiusi e silenziosi, siamo come ombre. Mentre voi siete la nostra luce…” E qui si mise le mani al petto, guardando in alto come se invocasse una preghiera. “Ci compensate e rendete serene le nostre giornate con la vostra presenza, che altrimenti sarebbero grigie e solitarie… come faremmo senza di voi!!” Terminò, scuotendo mestamente la testa. Poi si portò una mano alla bocca, per coprirsi le labbra, mentre sussurrava verso Kaede  un comunque udibile “… tanto è quello che vogliono sentirsi dire!”

Hanamichi non poteva credere alle sue orecchie: aveva ascoltato serio il discorso che Jun aveva fatto e si era voltato verso Kaede per carpire dal suo viso qualcosa. Qualsiasi cosa che potesse confermare quello che il Principe del calcio stava dicendo. Davvero il suo Kaede pensava questo di lui? Se così fosse stato, niente e nessuno gli avrebbe impedito di baciarlo lì davanti a tutti, per ringraziarlo e fargli sapere che lui era la persona più importante al mondo per lui e al diavolo la morale e il buon costume!
Il cuore saltò un battito: Jun aveva ragione! Per quanto poco conoscesse Ken,  si vedeva che il suo carattere e quello del portiere erano molto più simili di quel che si potesse pensare. E, in un certo senso, anche Jun e Rukawa lo erano tra loro. I pensieri di Misugi gli accesero qualcosa in petto e gli occhi brillarono: la sua voleva essere una provocazione, ma il calciatore stava rispondendo in modo serio. Si sentiva quasi un bambino, infantile nei suoi modi di fare… forse aveva esagerato.
Un leggero senso di colpa si stava facendo strada in lui e quando Jun concluse le sue argomentazioni, abbassò lo sguardo. Qualche secondo di silenzio poi, il rossino si ritrovò ad alzare la testa di scatto.
“CHECCOOOSA!?” urlò, senza potersi trattenere, facendo traballare anche il tavolino.
“Doaho!” lo ammonì Kaede con sguardo serio e un leggero sorrisino ironico a incurvargli le labbra. Kaede era certo che il suo ragazzo fosse cascato nella trappola di Jun con tutte le scarpe: un duro colpo per il Tensai, eh? Pensò, fiero del proprio complice al quale regalò un’occhiata d’ intesa, mascherando quel gesto dietro il bordo del bicchiere che aveva portato alle labbra.
“Non è forse vero?” lo stuzzicò. “Tu sei tutta la mia vita, Hanamichi!” gli disse serio, ma stavolta Sakuragi non gli credé: si stava bellamente prendendo gioco di lui e non lo poteva sopportare! Così davanti a tutti, impunemente! Oh, ma gliel’avrebbe fatta pagare molto cara, a quella volpe malefica.
“Baka kitsune, finiscila! Mi fa senso sentirti parlare così!” lo ammonì, indignandosi e voltando il capo dalla parte opposta, offeso.
Poi, voltandosi verso Misugi, rispose: “E sia, questo punto va alla vostra squadra!” Poi, si volse verso Ken e chiese: “Ma fa sempre così? Altro che Principe, avete sbagliato nomignolo, secondo me gli si addice di più neko. Sì sì, come i gatti, fiero, altezzoso e, quando vuole lui, dolce e coccolone. Poi, appena gli dai un po’ di confidenza e credi di averlo conquistato… zack!, ecco che ti graffia e se ne va… e tu, comunque, non puoi fare a meno di rimanerne affascinato” argomentò, convinto della propria teoria, pensando che lo stesso Kaede era proprio così.
Su una cosa Jun aveva ragione però: qualsiasi cosa dicessero lui e Kaede, era inutile negare che si fossero davvero trovati, si compensavano e sotto sotto era sicuro fosse lo stesso per loro.
In ultimo poi, fulminato dalle sue stesse considerazioni, battendo ancora una volta un pugno sul palmo aperto della mano destra, si illuminò: “Ehi, vuoi vedere che siete come in quella favola? Il gatto e la volpe! Eheh” ridacchiò. “Sono proprio un genio!”

“Caspita, Sakuragi,” Intervenne Ken. Il portiere teneva gli occhi chiusi e le braccia conserte, annuendo. “Questa storia dei nomignoli è proprio efficace, in poche parole ci dai il quadro della persona, mi stupisci!” Disse, senza ironia. “Hai colto perfettamente la personalità di Jun, lui è proprio come un gatto! E ‘sta cosa del gatto e la volpe… è azzeccatissima!” Esclamò con convinzione. Il portiere, al contrario del compare, aveva capito sin da subito che qualcosa non andasse nel discorso del proprio ragazzo: ci stava mettendo troppa enfasi, le parole erano troppo sdolcinate e gentili, perché potesse pensare che stesse facendo sul serio. E, alla fine, il suo sentore si era rivelato esatto. Avrebbe voluto avvisare Hanamichi, ma il cestista era stato totalmente catturato da Misugi, da cadere in pieno nella sua trappola. “D’ora in poi faccio come Hanamichi…” Disse, rivolgendosi a Jun sbattendo le ciglia, in maniera esageratamente sdolcinata. “Ti chiamerò neko!”
“Mh… soprannomi ne ho troppi, non mettertici anche tu!” Sbuffò Jun, per nulla d’accordo.
“Te la sei cercata!” Ken gli lanciò un’occhiata del tipo ‘così impari!’ e stava per aggiungere qualcosa, quando il nome del suo ragazzo vibrò nell’aria con un grido esaltato.

“Yaaaaaaah, c’è Jun Misugi!!!”

Allibiti e sconvolti, i quattro si voltarono verso la fonte di quello strillare. Subito Jun ritrasse lo sguardo, aggrappandosi al braccio di Ken e nascondendosi dietro la sua schiena, facendo finta di nulla, riconoscendo nella tipa che stava per uscire una delle sue fan.  Fortuna volle che la ragazza fosse insieme a una compagna con il buon senso più sviluppato del suo, la quale la trascinò fuori dal locale, facendo un inchino di scuse nella loro direzione.
“Da vicino sono ancora più terribili!” Ken sbiancò, poi guardò il fidanzato che, rigido, stava ancora aggrappato al suo braccio. “Anche qui! Ma uno non può più uscire in pace!” Borbottò il principe del calcio.
Wakashimazu non riuscì a evitare di sorridere divertito, poi cercò di spiegare la situazione ai due amici che ancora sembravano non aver capito cosa fosse successo. “Dovete sapere che Jun ha schiere di fan che lo adorano e lo elogiano!” Ridacchiò ancora “Hanno creato anche un fan club e quando la Musashi scende in campo fanno più casino loro fra gli spalti che l’intera tifoseria!”
“Non ricordarmelo!” Jun pareva inorridito oltre che spaventato. “Quelle sono peggio di un branco di iene!”

Hanamichi strabuzzò gli occhi scioccato! Non poteva davvero credere ai suoi occhi e alle sue orecchie: ma allora era proprio vero quello che aveva supposto, i due erano proprio come il gatto e la volpe!! Cominciava a spaventarsi per tutte quelle coincidenze!
Il rosso guardò alternativamente Kaede e Jun per poi sospirare, passandosi una mano tra i capelli.
“Basta, mi arrendo!” esordì.
“Nh?”  Kaede lo osservò confuso.
“Massì, secondo me le coppie sono tutte sballate!” continuò, seguendo un ragionamento tutto suo. “Voi due siete uguali in tutto!”
I due giocatori di calcio si guardarono senza capire e Hanamichi fu costretto a spiegare. “Quella pazza scatenata, avete presente?! Ecco, moltiplicatela per tre e poi aggiungeteci la percentuale femminile di un intero istituto superiore, lo Shohoku per essere precisi, e vi farete un’idea di quello che IO devo subire ogni giorno!”

Ken era sorpreso quanto Hanamichi: chi era davvero il cugino di Kaede, lui o Jun? A ‘sto punto aveva un po’ di confusione in testa… quei due sembravano essere fatti con lo stampino! Anche le schiere di fan avevano in comune!

“Tu, eh, doaho? Ti ricordo che quelle esaltate vengono dietro a ME!” precisò Kaede.  
“Eh, no, mio caro! Quello che ci deve combattere tutti i giorni sono io! Tu ci metti poco a ignorarle”. Poi, rivolto verso Ken e Jun, sottolineò: “E quelle ancora non ci sentono da quell’orecchio! E, comunque, sono io quello che, in campo, per i corridoi, quando usciamo da qualche parte e per caso ce le ritroviamo tra i piedi, deve fare i salti mortali per proteggerti da loro!”
Bevve tutto d’un fiato il resto della sua bibita e continuò: “Io non le posso tollerare! Dovete sapere” fece con fare pettegolo, chinandosi verso i due calciatori, “che la nostra relazione, non è… ehm… pubblica con tutti… quindi quelle galline urlanti non sanno che la volpe è impegnata. E quello che mi secca ancora di più, a essere sincero, è che neanche Harukina cara…”
“Doaho!” lo riprese Kaede.
“Sì, scusa, è l’abitudine, dicevo, che neanche Haruko, la nostra seconda manager, che è una delle mie migliori amiche, riesce a capire che la volpe è off limits!” disse deciso, tornando a sedersi composto. “Io non so più cosa fare!” sospirò esasperato.

“In effetti…” riflettè Ken, “Io non sono nella stessa scuola di Jun, forse per questo ci do meno peso… però, quando le vedo sugli spalti gridare il suo nome esagitate, divento matto anch’io!” ammise con un sorriso.
“Ma che c’entri tu!” Intervenne Jun, correggendolo “ha ragione Kaede, sono io che me le devo sorbire… tentando di ignorarle! Ed è un’impresa!”

“Forse credete che il problema riguardi solo voi, ma…” chiarì Hanamichi a Jun e a Kaede, “Non è così. Riguarda anche noi” indicò se stesso e Ken. “Poi… io sono gelosissimo di Kaede e non posso sopportare, anche se lui dice che non gli interessa, che quelle pazze esaltate gli urlino dietro, inneggiando alla sua persona!” Senza quasi riprendere fiato, continuò: “Che poi, non so se siano tutte così, ma…” si chinò verso Jun e, sottovoce, chiese: “A te fanno mai proposte indecenti?” volle sapere, sinceramente curioso.
Kaede lo guardò sconvolto: “Doaho, ma che domande fai?” lo riprese.
“Eh no! Io devo capire, devo farmi una ragione di tutto ciò” disse concitato. “Sai come si dice? Mal comune mezzo gaudio!”

“Chi ha osato farti proposte indecenti?!” Scattò Ken, alzandosi in piedi, facendo sobbalzare i tre ragazzi. “Non me lo hai mai detto!”
“Ken, calmati…” Jun si guardò intorno, sperando che lo spettacolo non attirasse troppi sguardi indiscreti. “Non ho detto nulla, non risponderti da solo…” Sospirò. “Nessuna mi ha mai fatto proposte indecenti… semmai, se qualcuno me ne ha fatte, quello sei tu!” Esclamò con la massima naturalezza, facendo arrossire di colpo il portiere e ridacchiare i due cestisti.
“Che diavolo dici? Sei scemo o cosa?” Balbettò Ken, eccessivamente imbarazzato.
“Nulla, la verità…” Jun gli sorrise affabile, meno male era riuscito ad acquietarlo! La carta del metterlo in imbarazzo funzionava sempre! “Comunque…” Continuò il principe, “a scuola sono sempre stati convinti che stessi con Yayoi Aoba, una mia amica d’infanzia… la cosa faceva comodo a entrambi! Fin’ora, infatti, ho sempre evitato scocciature…. Ma ora lei si è fidanzata con Misaki e temo che fra un po’ la cosa diventerà di dominio pubblico e…”
“Addio copertura!” Sospirò Ken. Jun lo guardò sorpreso. “Ho sempre pensato che ti desse fastidio l’idea che io e Yayoi stessimo insieme…”
“Sì, vero. Ma almeno finché erano convinti che tu fossi impegnato eri più al sicuro… ora rischi di essere davvero assalito dalle fan!”
“Mi metti paura, Ken…”
Il portiere poggiò con disperazione la fronte sul tavolo “… e io non sarò lì a proteggerti!”
“Mpf, senti, principe azzurro…” lo canzonò Misugi “so benissimo difendermi da solo! Guardate un po’ cosa mi tocca sentire!” Esclamò, cercando gli altri due. “Ma ditemi, non ho capito bene… a te hanno fatto proposte indecenti?” Domandò, curioso, all’indirizzo di Rukawa.

“Tzè!” commento Hanamichi sarcastico, pronto a rispondere, ancora una volta, per il suo ragazzo, quando questi lo interruppe.
“Doaho, l’ha chiesto a me! Non ti immischiare!” lo ammonì e Hanamichi lo guardò di traverso.
“Ah, scusami tanto se mi impiccio! Non sapevo che avessi cambiato abitudini e fossi diventato loquace, ma prego, se ti fa tanto piacere discorrere sulle tue innumerevoli conquiste fai pure… accomodati!” lo incalzò, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe guardando fuori dalla vetrata, offeso.
Rukawa gli scoccò un’occhiata torva, ma lo ignorò: sapeva quanto ad Hanamichi desse fastidio l’argomento, ma doveva sbollire da solo, lui non aveva voglia di mettersi a discutere su certe questioni e dare spettacolo. Conosceva bene il suo doaho, quindi si rivolse a Jun e rispose.
“Di tanto in tanto… ma le ignoro facilmente. Ce ne sono tre in particolare…”
“Ru, Ka e Wa: il nome è tutto un programma!” borbottò Hanamichi senza voltarsi, ma facendo capire che era comunque partecipe della discussione e Rukawa proseguì, interiormente soddisfatto della gelosia del compagno. “E non sono molto discrete, urlano e fanno chiasso quanto un’intera massa di tifosi a una partita. Ho perso il conto di tutte le volte che mi si sono offerte… sì, in quel senso o di tutti gli appellativi che mi sono stati sffibbiati” spiegò, senza scendere nei dettagli, ma rispondendo comunque alla domanda.
“Tu no, ma io sì!” sussurrò ancora Hanamichi arrossendo di rabbia al solo ricordare i versacci e il modo in cui osavano rivolgersi al suo ragazzo.

Ken e Jun erano a bocca aperta “Le ragazze possono diventare davvero terribili…” Balbettò il principe del calcio, fiutando il pericolo, mentre un sopracciglio gli prese a tremare nervosamente.
“Voglio trasferirmi alla Musashi…” Disse Ken, sempre più spaventato e preoccupato, aggrappandosi al braccio del fidanzato.

Hanamichi li guardò, senza impedirsi di esprimere il proprio parere a riguardo. “Quelle non capiscono niente… sono solo delle sciocche e petulanti ragazzine, brutte come la fame, oltretutto…”
E adesso fu il turno di Rukawa di sussurrare: “Oh, dimenticavo che qui abbiamo l’esperto ‘Mr. Cinquanta rifiuti’”

Misugi e Wakashimazu non afferrarono la battuta, ma lasciarono correre.

Hanamichi lo ignorò, senza perdere il filo del discorso, ma fu lui, stavolta, a essere lusingato dalla gelosia che il moro aveva nei confronti delle sue passate esperienze amorose, che, seppur disastrose comunque tali erano.
“Si fermano solo alle apparenze, senza pensare che Rukawa è una persona, non solo un bel ragazzo da guardare e anche se ha questo carattere insopportabile e questa bellissima faccia da schiaffi, ha dei sentimenti ed è splendente e luminoso. Ha una forza interiore ammirevole per come affronta la vita e le sfide di ogni giorno. Loro ignorano che persona meravigliosa sia, guardando solo il contorno senza soffermarsi su di lui come persona!” concluse in un soffio, sentendo su di sé gli sguardi dei presenti e arrossendo immediatamente dopo, rendendosi conto di quanto aveva appena affermato: ma era inutile, quando pensava a Kaede, per quanto ogni volta tra loro vi fossero piccole scaramucce e divergenze, non riusciva a rimanere per molto arrabbiato con lui e il solo stargli accanto, con  la sua presenza silenziosa, gli tirava fuori quei sentimenti.
Guardò in viso i due calciatori, evitando di incrociare gli occhi di Rukawa e poi, alzandosi di scatto, disse: “E…  ehm… scusate, vado… vado a prendere altro tè!” Doveva allontanarsi per riprendersi: che figura aveva fatto!


FINE II CAPITOLO
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: _ichigo_85