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Autore: Roxanne Potter    27/06/2011    4 recensioni
Albus Severus Potter ha iniziato a frequentare il suo primo anno nella scuola di Hogwarts. Con lui ci sono tre amici e tre cugini, Rose, Roxanne e Louis.
Sembra essere l'anno più allegro e tranquillo della sua vita, assolutamente normale per gli standar di un mago. Finché lui e i suoi amici non si trovano coinvolti nel destino di una chiave particolare, tutto a causa di un manoscritto trovato nella biblioteca del castello.
Il primo anno si trasformerà in un'avventura. Tra spiriti di bambine, strani libri e maghi scomparsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 9 : Presentimenti.

Ogni volta che covava l'illusione di trovarsi in un sogno, Albus si assicurava che il dormitorio di Grifondoro fosse deserto, poi apriva il baule e il sottofondo nascosto, e fissava la Chiave di Salomone che giaceva lì, impolverata e terribilmente reale.
Vi era anche nascosto il libro sui manoscritti, quello che gli aveva inviato i messaggi e l'aveva spinto ad avventurarsi nella biblioteca.
Toccava le loro due copertine, solide e fresche. Erano lì, erano concreti. Non aveva sognato.
Dopo un paio di giorni dall'episodio, Albus si era deciso a distruggere il libro. Aveva chiamato i suoi cugini, solo i suoi cugini, e si erano nascosti nel passaggio segreto dove Roxanne li aveva portati.
Rose aveva scagliato un Incendio, ma era stato inutile. Le fiamme, non appena avevano sfiorato la copertina, erano svanite.
Si era ricordata che doveva essere Albus, a distruggere il libro, ma neanche lui ci era riuscito.
Futili furono anche gli altri incantesimi utilizzati. L'Incendio e il Diffindo non avevano avuto alcun effetto sul volume. Roxanne si era impuntata per fargli imparare l'incanto Reducto, ma non si trattava certamente un incantesimo da primo anno. Nessuno di loro riusciva a eseguirlo.
La notte Albus sognava la bambina. La sognava emettere una risata spettrale, parlare a voce bassa e incomprensibile, le lunghe ciglia bionde abbassate sugli occhi. E poi la sognava danzare, con gesti leggeri e incantevoli, la gonna bianca che si gonfiava, i capelli che roteavano.
Si svegliava immerso nel sudore. I suoi occhi saettavano nel buio del dormitorio, e rimaneva immobile, come temendo che lei potesse improvvisamente apparirgli davanti.
Fu un periodo strano.
Le lezioni scorrevano regolari. Erano piacevoli come sempre, e durante le ore scolastiche Albus si sentiva quasi normale.
La stessa cosa accadeva durante le chiacchierate con i suoi cugini, e specialmente con Betsabea.
Ma quando si ritrovava solo, passeggiava per i corridoi o andava a dormire... allora il disagio e la paura lo assalivano.
Non riusciva a distruggere il libro, e questo lo innervosiva. Ma soprattutto si tormentava di domande. Chi poteva mai essere quella bambina, quello Spirito?
La storia che gli aveva raccontato era pazzesca. Ami, una strega addestrata da Voldemort, e decisa a vendicarlo... eppure ci credeva. La cosa lo riempiva di terrore. Una strega oscura era in circolazione e il mondo magico correva sicuramente un pericolo.
Non avrebbe assolutamente scritto ai suoi genitori per chiedere aiuto.
L'avrebbero forse preso per pazzo, o sarebbero rimasti sconvolti. Non voleva far scoppiare un casino.
Sentiva di doversi rivolgere a qualcuno, ma chi? Non avrebbe cacciato suo fratello o i suoi cugini nei guai. I professori non erano suoi amici. A parte per Hagrid e Neville, ma loro avrebbero certamente avvertito qualcuno.
Poteva affidarsi ai suoi cugini e ai suoi amici, certo. Ma non erano adulti. Non potevano aiutarlo nella distruzione del libro. Non avevano la chiave per risolvere il problema.
-Albus, sei pallido come un fantasma.- gli disse James, una mattina, in Sala Grande.
Gli occhi verdi di Al lo fissarono scontrosi, da sopra una tazza di caffellatte.
-No, è solo stanco per i compiti che diventano sempre più difficili!- esclamò Rose, intervenendo in sua difesa. -Anche a te, durante il primo anno, deve essere andata così. Ci penso io a fargli recuperare un po' di buonumore.
-Sarà...- borbottò James, fissando il fratello con sospetto.
Rose lo ignorò, e si sporse verso Albus, per passargli un giornale con la copertina piena di colori sgargianti.
-Tieni. È Il Cavillo.- disse con un sorriso.
Albus annuì e prese in mano il giornale.
Conosceva bene il Cavillo, e la comicità dei suoi articoli. Così come conosceva la giornalista Luna Lovegood, amica di suo padre.
-Allora... i Folletti Luminari hanno invaso la Francia e l'Italia?- domandò sarcastico a Rose, ricordando uno dei precedenti articoli della rivista : parlava di alcune creature, i Folletti Luminari, esseri luminescenti e dispettosi che vivevano nei ruscelli, e progettavano in gran segreto un'invasione dei paesi dell'Europa.
-No.- rise la cugina. -Però puoi scoprire come si fa a trasformare la testa dei tuoi avversari di duello in una cipolla. Armati di tanta sabbia, mi raccomando.
Albus aprì il giornale, con un sorriso. Il Cavillo lo divertiva sempre, ed era grato a Rose per averlo aiutato a riprendersi dal malumore di quella mattina.

*

-La prossima partita di Quidditch dovrebbe essere tra qualche settimana.- stava dicendo Roxanne, allegra.
Louis sprofondò ancora di più la testa dietro il suo libro di Trasfigurazione.
Albus rivolse alla cugina un'occhiata stanca.
-Sì, bene...
-Non sei contento?
-Sì, sono contento. È che... guarda che ore sono. Siamo rimasti solo noi quattro a fare i compiti e sto per uccidermi di sonno.
Betsabea scoccò un'occhiata alla sala comune deserta.
-In effetti hai ragione.
-Io vado a dormire, in effetti ho sonno.- disse Roxanne. Si alzò e raccolse le sue pergamene.
-Ci vediamo, eh. A domani mattina. Chiedo a Rose se mi fa copiare il suo tema.
Louis alzò lo sguardo dal libro e guardò Roxanne avviarsi verso i dormitori femminili.
-Penso che andrò anche io. Al, vieni?
-No, mi mancano solo tre righe di pergamena. Ci vediamo tra qualche minuto.
Louis annuì, gli occhi stanchi. Lasciò il libro sul tavolo e si affrettò a raggiungere la scalinata per il dormitorio.
Quando fu sparito alla vista, Betsabea lasciò cadere la piuma e guardò Albus.
-Al, dobbiamo trovare un modo per uscire da questo impiccio.- disse.
Lui la fissò. Aveva uno sguardo determinato e serio, seppur velato di sonno.
-Parli del tema o... del libro?- le domandò, abbassando la voce.
-Del libro, naturalmente. Dobbiamo prima di tutto capire chi era quella bambina. Ho fatto alcune ricerche in biblioteca riguardo agli Spiriti, e ho trovato delle cose interessanti.
-Mi aspettavo che fosse Rose a fare qualcosa del genere.
-Insomma. Ti interessa o no?
-Certo che mi interessa, ma a quest'ora...
Lei si chinò verso la sua borsa, poi si raddrizzò, con un libro e alcune pergamene in mano, i capelli che le cascavano disordinati sulla schiena.
-Non me ne frega di che ora è.
Gli mise in mano una pergamena, che Albus lesse intontito dalla stanchezza.
Gli Spiriti sono una specie molto rara di fantasmi. Essi sono le impronte delle anime dei defunti, che grazie a un incantesimo attuato mentre erano ancora in vita riescono a sopravvivere e a trovarsi in un corpo simile a quello dei fantasmi : sono capaci di attraversare i muri, di volare a mezz'aria.
Eppure gli Spiriti sono ben diversi dai fantasmi. Essi posseggono delle capacità e abilità innate. Possono ancora toccare gli oggetti, e perfino muoverli con la forza di volontà.
Inoltre non sono costretti a mantenere sempre la stessa forma, anzi. Possono decidere se tramutarsi in adulti, ragazzi, bambini, anziani. Anche se sono confinati in un limite. Possono solo assumere gli aspetti che avevano durante la loro vita...”
-Senti, è davvero interessante. Ma sono stanco, devo finire questo tema e poi voglio andare a dormire.- disse Al, porgendo di nuovo il foglio a Betsabea.
Lei sbuffò e scosse la testa.
-Va bene. Ma, Al, devi capire che dobbiamo fare qualcosa per risolvere la situazione. Io vedo che stai cambiando. Sei sempre più silenzioso, a volte ti isoli e hai uno sguardo strano...
-Cos'altro dovrei fare, quando mi trovo costretto dal fantasma di una bambina a dover distruggere uno stupido libro antico e vengo a sapere che c'è una pazzoide strega oscura che è stata addestrata da Voldemort in persona?!- esclamò lui, con un sibilo. -Spero che tu ti renda conto di cosa si provi a vivere con questa consapevolezza. Se lo dicessi ai miei... io non ho nessuno con cui parlarne. Non posso fare niente. Non riesco a distruggere quel libro. Forse sarebbe meglio buttarlo da qualche parte e dimenticare tutta la faccenda....
-Sì, dimenticare la faccenda. Al, secondo me è quello che dovremo fare.
-Lo pensi davvero?- chiese, sbattendo le palpebre.
-Ovvio. Ho fatto quelle ricerche sugli Spiriti solo per capire se c'era qualcosa che poteva aiutarci ma poi mi sono resa conto che non c'è altro che possiamo fare, siamo solo dei ragazzini. E poi, anche se ne parlassimo a qualcuno ci prenderebbero per pazzi o si scatenerebbe un putiferio... no, dobbiamo sbarazzarci della Chiave e basta. Come volevi sbarazzarti dell'altro libro.
-Non nel passaggio segreto che ha scoperto Fred.- le rispose Albus. -Sarebbe troppo... vicino. Mi verrebbe la tentazione di andarci ma io voglio dimenticare tutto. Potremo buttarlo nel Lago Nero o portarlo nella Foresta Proibita...
Si bloccò.
La Foresta Proibita. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Sarebbe stato perfetto. Avrebbe raccolto tutto il coraggio che aveva pur di addentrarsi nel fitto degli alberi, e magari seppellire il libro nel terreno.
La cosa gli appariva spaventosa ma necessaria.
-Ho avuto un'idea...- iniziò, per poi fermarsi. Era stanco. Non voleva parlare, in quel momento. E non gli importava molto del tema che doveva scrivere. Magari avrebbe riempito quelle righe la mattina dopo, poco prima di consegnare la pergamena.
-Te lo dico domani, ok?- sospirò. -Voglio assolutamente andare a dormire.
-Certo.
Betsabea gli rivolse un sorriso comprensivo.
-Buonanotte, Al.

*

-Oggi Storia della Magia era interessante, non trovate?- domandò Rudolf.
Lui e i suoi amici Corvonero stavano percorrendo un corridoio, insieme ad Albus e Rose.
-Sì, direi di sì.- rispose lei. -Mi piace sentir parlare delle battaglie tra troll. Mia madre si è inventata delle fiabe in proposito per farmi addormentare, quando ero piccola.
-Credo che il mio tema andrà ben oltre le due pagine di pergamena!- esclamò Ylenia Chatterbend, il viso paffuto arrossato per l'emozione. -Consulterò anche un libro che mi hanno regalato per il compleanno. Il professore sarà fiero di me.
-Ora dobbiamo andare.- disse Julian Morres, fermandosi davanti a una scalinata. -Noi abbiamo lezione di Difesa con i Serpeverde.
-E noi Incantesimi.- disse Rose. -Magari ci vediamo a pranzo.
Si salutarono, e Albus e Rose continuarono a percorrere il corridoio in tutta la sua lunghezza. Una volta arrivati in fondo, si trovarono davanti la porta dell'aula di Incantesimi, già aperta. C'erano alcuni ragazzini che si affrettavano a entrare.
Quando varcò la soglia, Al notò Louis seduto in un banco poco lontano, che gli faceva cenno di raggiungerlo.
-Vado da Louis.- disse a Rose.
-Ok.- rispose lei, semplicemente, e si affrettò verso il banco dov'era seduta una ragazzina di Grifondoro.
Albus andò a sedersi accanto a Louis.
-Ehi, Al. Tutto bene?
-Sì, certo. Dopo devo parlarti. Ho avuto un'idea per...
Si zittì, dato che il professor Vitious stava parlando a voce alta.
-Buongiorno, ragazzi, buongiorno!
Trotterellò verso la cattedra e si arrampicò sulla pila di libri, per poterli guardare tutti.
-Mettete tutti i vostri temi sul banco, prego, poi ci penserò io a prenderli. E aprite il vostro libro a pagina centonovanta. Oggi proveremo un nuovo incantesimo.
Albus prese le sue pergamene e il libro. Lo sfogliò fino alla pagina centonovanta e iniziò a leggere in silenzio il testo, che parlava del metodo per far apparire semplici fiori sulla punta della bacchetta.
-Se amate i fiori, l'Orchideus vi piacerà!- esclamò allegro Vitious, agitando la bacchetta per attirare a sé le pergamene. -Vi prego di leggere bene la definizione dell'incantesimo e il suo uso. Poi lo proveremo.
Albus lesse il modo di eseguire l'incantesimo, bastava un semplicissimo gesto della bacchetta, e poi la formula Orchideus.
Non era nulla di difficile, rifletté.
-Avete finito tutti di leggere? Bene, proviamo questo incantesimo. Prendete le bacchette.- disse la voce di Vitious.
Albus prese la sua bacchetta, dalla tasca della divisa. Lanciò un'occhiata fugace a Louis, e notò che il cugino era pallido e sembrava avere gli occhi spalancati.
-Louis... tutto bene?
-Eh? Sì, certo.- rispose il ragazzo, rigirandosi la bacchetta tra le mani. -Solo un po' di stanchezza.
-Andiamo, che ti sei alzato da un pezzo.- sorrise Al, e tornò a guardare il professore.
-Puntate bene le bacchette in avanti.- stava dicendo Vitious. -È un incantesimo molto semplice, potete farcela... ora dite a voce alta : Orchideus!
-Orchideus!
Tutte quelle voci risuonarono nell'aula, e Albus guardò soddisfatto un mucchietto di fiori comparire sulla punta della sua bacchetta : erano piccoli fiori bianchi, che però svanirono quasi subito.
Ok... forse devo concentrarmi di più...
Udì il rumore di qualcosa che cadeva accanto a lui, e si voltò incuriosito. La bacchetta di Louis doveva essergli ricaduta dalla mano fino al banco.
E in quanto a Louis, aveva un'espressione preoccupante, gli occhi mezzi chiusi, le labbra assottigliate, il pallore che si stava diffondendo su tutto il suo viso.
-Louis! Che hai?- domandò Albus, ansioso.
Lui lo guardò con aria spaesata.
-Io... mal di testa...
Chiuse gli occhi, e in quel momento il suo corpo si rovesciò all'indietro e cadde sul pavimento.
Tutti si voltarono. Albus scattò in piedi e si chinò accanto al cugino.
-Louis! Louis!
Provò a scuoterlo, ma lui aveva gli occhi chiusi e non rispondeva.
-Louis!- gridò ancora, con il cuore che scalpitava, senza quasi sentire i passi degli studenti che si stavano avvicinando, le loro voci preoccupate.
Fece scattare la mano, la posò sul suo petto, e l'angoscia si dileguò lentamente quando sentì che respirava.
Forse mi sto preoccupando per nulla.
-Albus!
Roxanne gli afferrò un braccio e lo tirò in piedi. Lui barcollò e guardò il professor Vitious che muoveva la bacchetta; il corpo di Louis si alzò lento in aria.
-Ragazzi, non vi agitate.- disse Vitious, squadrandoli con compostezza. -Ci penso io a portare il signorino Weasley in infermeria. Voi rimanete qui e non muovetevi.
Uscì dall'aula, tenendo ben sollevata la bacchetta per poter levitare il ragazzo, a poca distanza dal pavimento.
Quando i due scomparvero, Albus si guardò intorno : i ragazzi parlavano sconcertati di quello che era appena successo, alcuni raggruppati, altri che tornavano a sedersi.
-Respirava ancora.- disse, guardando Rose, Roxanne, Betsabea e Frank. Gli sguardi dei ragazzi si rilassarono.
-Io voglio seguire Vitious.- disse Roxanne.
-No.- si oppose Rose. -Se Louis sta bene, potremo andare a trovarlo dopo la lezione...
-Non te ne frega niente di lui, vero?- ribatté la ragazza, acida.
-Come puoi dire una cosa simile!
-Sei sicuro che respirasse?- domandò Frank ad Albus.
Lui annuì.
-Sì, l'ho sentito chiaramente. Possiamo solo aspettare, Roxanne.
Lei gli rivolse un'occhiataccia, ma poi annuì. Tornarono a sedersi ai loro banchi, ancora scossi e in ansia.
Albus si rigirò la bacchetta tra le mani, concentrandosi sulle venature scure del legno.
Forse Louis aveva semplicemente avuto una nausea. Nulla di preoccupante, insomma. Era lui che si preoccupava troppo per qualsiasi cosa.
Quando finalmente il professor Vitious rientrò in aula, e tutti gli occhi furono puntati su di lui, tornò a posizionarsi dietro la cattedra e rivolse agli studenti uno sguardo tranquillo.
-Non avete nulla da preoccuparvi, ragazzi.- disse, sforzandosi di suonare allegro. -Sono lieto di dirvi che il signorino Weasley si è semplicemente sentito male ed è svenuto, ma non corre rischi. Ora è in infermeria e Madame Katherine mi assicura che potrà riprendersi presto. Torniamo alla nostra lezione, che ne dite?

*

Entrando di corsa in infermeria insieme ai suoi compagni, Albus ignorò del tutto Madame Katherine.
Si avvicinò al letto dov'era steso Louis : aveva gli occhi chiusi, sembrava respirare regolarmente e delle ciocche bionde cadevano sul viso apparentemente sereno.
Accanto a lui c'erano anche Victoire e Dominique.
-Ciao, ragazzi.- disse Victoire, con un sorriso. -Louis sta bene. Prima ha aperto gli occhi, ora dorme.
-Oh, meno male.- sospirò Rose, ma continuò a guardare il cugino con aria preoccupata.
-Io rimango qui per un po'.- disse Al, prendendo posto su una sedia accanto al lettino.
-Dovrebbe svegliarsi, proprio ora.- intervenne una dolce voce femminile.
L'infermiera Katherine si avvicinò a loro, e Albus ebbe l'occasione di guardarla per bene la prima volta. Era una giovane graziosa, con le guance accese e una cuffietta a forma di cuore che le raccoglieva i lisci capelli castano chiaro.
La donna posò una mano sulla fronte di Louis e aggrottò le sopracciglia.
-Sì, ha bisogno di un poco di sciroppo.
Il viso del ragazzo iniziò a contrarsi proprio in quel momento, come se l'avesse sentita. Poi i suoi occhi si spalancarono.
-Louis!- esclamò Albus, sentendosi immensamente sollevato. -Come ti senti?
-Io...
Louis sbatté le palpebre e si guardò attorno con aria confusa.
-Bene, penso. Cioè, ho ancora un gran mal di testa ma... cosa è successo?
-Sei svenuto durante la lezione di Incantesimi e ora sei in infermeria.- gli rispose Betsabea.
-Ti senti meglio, vero?- chiese Dominique.
-Sì, un po' sì.
-Prenda questo.- disse Madama Katherine, stappando una boccetta di vetro verde, che emetteva un odore acre. -Se lo beve tutto dovrebbe sentirsi meglio.
Louis prese esitante la boccetta e guardò il liquido quasi con timore.
-Devo per forza berlo? Non profuma mica...
-Certo che deve.- ribatté lei.
Albus soffocò una risatina, nel vedere Louis che ingurgitava il tutto, impallidendo.
Quando ebbe finito, il suo viso era una maschera di disgusto. Restituì la boccetta a Madama Katherine senza una parola, e lei si allontanò soddisfatta, non prima di aver detto: -Ora riposi, in una mezz'ora dovrebbe passarle tutto.
-Sta facendo effetto?- domandò Rudolf.
-No, non sta passando niente.- sbuffò Louis con aria stanca, e chiuse gli occhi. -Se volete potete anche andare. Magari ritornate stasera, non dovete rimanere qui...
-Io rimango.- ribatté Victoire, e Dominique annuì convinta.
-In effetti, non dovrebbero esserci più di sei visitatori alla volta.- disse Madama Katherine, dall'altro lato dell'infermeria. -Almeno due o tre di voi devono andarsene.
Albus era restio a lasciare Louis, ma non poteva fare altro. E poi, sarebbe arrivato in ritardo a lezione di Trasfigurazione.
Si alzò, guardò Rose, Roxanne, Frank, Betsabea e Rudolf.
-Andiamo?- disse.
-Va bene...- borbottò Roxanne. -Ci vediamo più tardi, Louis.

*

La situazione non migliorò per nulla, quando quella sera Albus tornò a trovare Louis in infermeria.
-Non si sveglia più.- gli disse Madama Katherine, scuotendo la testa, gli occhi quasi lucidi. -Si era addormentato tranquillamente, dicendo di avere ancora un po' di mal di testa, ma... sono andata a chiamarlo, l'ho scosso e non si svegliava. Ho provato a urlare ma niente... però è ancora vivo. È come se fosse caduto in coma.
Per alcuni giorni, lui e i suoi cugini continuarono a presentarsi in infermeria e a chiedere notizie di Louis.
Niente. Non si svegliava.
Victoire e Dominique sembravano aver perso la loro vitalità e allegria. Victoire non andava più in giro per i corridoi con quell'aria baldanzosa e non rideva troppo spesso. Le sue amiche sembravano turbate da quell'assenza di chiacchiere.
Dominique smise di ironizzare sulle cose. Quando parlava con gli altri, sembrava seria e tranquilla, una cosa decisamente non da lei. Solo quando doveva andare agli allenamenti di Quidditch e prendeva in mano la sua scopa, lo sguardo tornava a brillare.
Bill e Fleur Weasley, i loro genitori, erano stati avvertiti ed erano partiti per Hogwarts. Albus non li vide, ma seppe da Dominique che erano andati in infermeria e avevano parlato con le loro figlie.
-Forse spostano Louis al San Mungo, se la cosa diventa più grave.- aveva detto Dominique.
La faccenda non si concluse lì.
La mattina del dieci marzo, Albus si svegliò attanagliato da un presentimento.
Si rigirò nel letto, cercando invano di trovare una sistemazione più comoda. Non era solo la posizione a infastidirlo. Quella sensazione spiacevole non accennava a svanire.
Era come se sapesse in anticipo che quel giorno sarebbe successo qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa si trattava. Lo avvertiva e basta.
I suoi occhi aperti si posarono sul letto vuoto di Louis e venne preso dallo sconforto.
Si rimetterà., cercò di dirsi, ma quel pensiero non lo consolava per niente.
Dopo alcuni minuti, sentì un fruscio di coperte e un rumore di passi. Doveva essere qualcuno dei suoi compagni che si era svegliato.
Aprì gli occhi, e vide Frank barcollare verso il suo baule, lo sguardo intontito per il sonno.
-Giorno.- biascicò, e lui gli rispose con un cenno e uno sbadiglio.
Decise di alzarsi. Il sonno stava scivolando via, e rimanere immobile sotto quella coperta troppo pesante sarebbe diventato fastidioso.
Si alzò con uno scatto e andò ad aprire il suo baule, alla ricerca della divisa scolastica. Il pensiero corse alla Chiave di Salomone, nascosta così vicina.
Avrebbe dovuto liberarsene, ma l'aveva dimenticato, dopo i fatti degli ultimi tempi.
Quando lui e Frank finirono di vestirsi, anche Will si stava alzando.
-Giorno, ragazzi.- mormorò, guardando con aria svogliata i libri poggiati sul comodino.
-Ciao, Will. Ci vediamo in Sala Grande.- disse Al, e tornò a guardare Frank. -Andiamo?
Scesero in sala comune e si guardarono intorno, cercando Rose, Roxanne e Betsabea con lo sguardo. C'erano solo alcuni ragazzi del quinto anno, seduti davanti al caminetto spento e intenti a chiacchierare, ma decisero che avrebbero potuto aspettarle per qualche minuto.
-Allora.- disse Frank, cercando di alleviare quel silenzio. -Che hai scritto ieri al tema di Storia della Magia?
-Che il Consiglio Internazionale dei Maghi si è riunito per decidere quali leggi adottare in merito ai goblin.- rispose Al.
-Guarda, l'avevo capito...
-Giorno, Albus.- disse una voce allegra. -Hai delle occhiaie da panda.
-James!
Albus guardò male suo fratello, che l'aveva appena raggiunto insieme a Fred e un loro amico biondo.
-Su, non ti piacciono le battute?- disse James, con finta esasperazione. -Ma non ti ho mai presentato il mio amico? Cavolo, è quasi un anno che sei a Hogwarts... lui è Mark Hellinten.
E indicò il ragazzo, che strinse la mano a Frank e Albus.
-Piacere.- disse Al.
Ricordava di aver visto spesso quel Mark in compagnia di James e dei suoi cugini.
-Ehi, Fred. Non dici niente, stamattina?- gli chiese, guardandolo. Aveva un'aria assonnata, e per un attimo Al fu percorso da un brivido.
Era di nuovo il presentimento.
-Sono stanco, non sono riuscito a dormire, stanotte...- rispose Fred. Si interruppe per sbadigliare, e ciò che successe in seguito fu velocissimo. Anche lui cadde a terra, come aveva fatto Louis.
Semplicemente cadde, come se fosse inciampato da fermo, e la testa sbatté contro il pavimento scoperto dal tappeto.
Il cuore di Albus sembrò perdere qualche battito. Per un attimo non riuscì a muoversi, rimase lì a guardare Fred rovesciato al suolo.
-Fred!- urlò Mark. Lui, James e Frank si chinarono accanto al ragazzo, gli sguardi spaventati.
Anche Albus riuscì di nuovo a muoversi. Si inginocchiò, e il terrore si impadronì di lui quando vide che un sottile rivolo di sangue si faceva strada tra i fitti capelli scuri di Fred.
-Qualcuno ci aiuti a portarlo in infermeria!- urlò, mentre balzava in piedi, facendo voltare tutti i ragazzi già scesi nella sala comune.
Era successo esattamente come con Louis, e ormai la paura lo attanagliava. Provava la convinzione che non si trattasse di un semplice malore.
Notò, in quel momento, una ragazzina bionda arrivare in fondo alle scale dei dormitori femminili, e poi correre verso di lui.
-Albus! Sei tu Albus Potter, vero?- disse, guardandolo con angoscia.
-Io... sì. Chi sei? Scusa ma non penso di avere tempo...
-Una compagna di stanza delle tue cugine e di quella tua amica, Betsabea! La tua amica si è sentita male ed è svenuta. Ora Roxanne e Rose la stanno portando in infermeria e ho pensato di avvertirti...
Iniziò a tremare. No, non Betsabea, non anche lei.
Un incubo, doveva essere per forza un incubo.
-Come si è sentita male? È svenuta?
-Sì, e...
La ragazza lanciò un'occhiata a un corpulento ragazzo di almeno sedici anni, che si era avvicinato al gruppetto e aveva sollevato Fred da terra.
-Ci penso io a portarlo in infermeria.- disse il ragazzo, guardando James, Mark e Frank.
Albus Severus Potter ebbe l'istantanea conferma che i presentimenti non vanno mai ignorati.

                                                                                                                      * * *

Non sono soddisfatta di questo capitolo, non la sono proprio per niente. Forse è quello che mi piace di meno in assoluto... l'ho scritto di getto, ero ispirata, e sono riuscita a concluderlo in fretta.
Vabbè, lo posto e attendo i vostri commenti. Se volete, potete anche criticare! Non mi offenderò.
   
 
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