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Autore: Roxanne Potter    30/06/2011    4 recensioni
Albus Severus Potter ha iniziato a frequentare il suo primo anno nella scuola di Hogwarts. Con lui ci sono tre amici e tre cugini, Rose, Roxanne e Louis.
Sembra essere l'anno più allegro e tranquillo della sua vita, assolutamente normale per gli standar di un mago. Finché lui e i suoi amici non si trovano coinvolti nel destino di una chiave particolare, tutto a causa di un manoscritto trovato nella biblioteca del castello.
Il primo anno si trasformerà in un'avventura. Tra spiriti di bambine, strani libri e maghi scomparsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Bounjour! Ok, buon pomeriggio.^^
Vi avviso che anche questo capitolo sarà un po' cortino, ma l'ho scritto così per dividere meglio i vari capitoli ed episodi. Buona lettura!


Capitolo 11 : Una svolta.

Quella pergamena era davanti a lui, quasi del tutto pulita, a parte per un paio di frasi scarabocchiate.
Albus la fissò indifferente, ticchettando la penna sul tavolino della biblioteca; sapeva che avrebbe dovuto fare quegli stupidi compiti di Storia della Magia, ma ogni volta che cercava di raccogliere la concentrazione quella scivolava via come l'aria, rimpiazzata da un senso di disagio che non accennava ad attenuarsi.
Alzò lo sguardo. Rudolf, che era seduto davanti a lui, aveva abbandonato il suo compito e ora leggeva silenziosamente la Gazzetta del Profeta.
Decise di farsi coraggio e porre la domanda.
-Ci sono novità su... su Rose?
Pronunciò quel nome in tono esitante. Gli sembrava quasi un tabù, dirlo a voce alta. Avrebbe rievocato nelle persone la preoccupazione e la tristezza.
Rudolf scosse la testa. I suoi occhi saettavano veloci sulle pagine.
-Però questo articolo ne parla.- commentò Roxanne, scoccando un'occhiata al giornale.
-Infatti. E non dice nulla di nuovo.
-Leggilo comunque.- lo spronò Frank, giocherellando con la sua piuma.
Rudolf tossicchiò.
-Dunque... continuano le ricerche della ragazzina scomparsa, Rose Weasley, già sparita da svariati giorni dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Gli Auror si sono mobilitati ed è anche stata inviata una squadra di ricerca speciale, ma le indagini sono a un punto di stallo. Non è stato scoperto nulla di nuovo e non sono state trovate altre possibili tracce su dove potrebbe trovarsi Rose. Gli indizi continuano a mancare e gli Auror non hanno assolutamente alcun punto di appoggio per le loro ricerche; sulla scomparsa della ragazzina non si sa assolutamente niente. C'è stata una sola falsa testimonianza, di un anziano mago che ha scambiato una bambina Babbana per la dispersa Rose Weasley...
Albus afferrò il suo libro di Storia della Magia e lo chiuse con un botto che interruppe la lettura di Rudolf.
-Ok, ho capito. Assolutamente nulla.- ripeté, quasi furioso.
-Albus, che ti prende?- gli chiese Frank.
-Dovrei anche rispondere a una domanda così stupida?
Si pentì immediatamente di aver parlato in modo tanto brusco.
-No, scusatemi. Sono solo nervoso. Non riesco a concentrarmi, torno in sala comune. Ci vediamo stasera.
Gettò alla rinfusa il libro e la pergamena nella borsa, prima di avviarsi da solo verso l'uscita della biblioteca.
I suoi passi scattanti e rumorosi non potevano fare a meno di attirare l'attenzione degli altri studenti impegnati nello studio. Quando fu uscito, sbatté la porta alle sue spalle, e continuò a camminare lungo il corridoio con un groppo in gola.
Assolutamente niente.
Nonostante quei sette giorni, non c'era nessuna svolta o novità. La preoccupazione per Rose sembrava rodergli dentro.
Una volta salito nella torre dei Grifondoro, e arrivato nella sua stanza, si gettò sul letto e rimase fermo a fissare il vuoto, sforzandosi di non pensare.
In quel momento, sentiva che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivedere sua cugina.
Qualcuno aprì la porta del dormitorio, ma Albus non ci badò. Finché nel suo campo visivo comparve James.
-Ciao, Al.- disse il ragazzo, incrociando le braccia e scrutandolo con sconcertante serietà.
-Ciao.- si limitò a rispondere lui, con un cenno.
-Dobbiamo... beh, dobbiamo parlare, penso che si dica così in questi casi.
-E di cosa?
-Mi stai preoccupando, sai?
-In che senso?- domandò Albus, vagamente divertito. Suo fratello James che si preoccupava per lui era qualcosa di epico.
-Da quando... lei è sparita. Non sembri più tu, sei cambiato, ti comporti in modo diverso.- rispose James.
-E come dovrei stare, se è una settimana che non si sa niente di Rose? Dovrei essere allegro come te?
-Senti, anche io sono preoccupato per Rose!- sbottò James. -Ti pensi che passi tutte le giornate in giro con i miei amici a parlare di Quidditch? Maledizione, è anche mia cugina!
Albus rimase zitto per alcuni istanti, sentendosi imbarazzo.
-Beh, hai ragione, scusa.- disse infine. -Ma non è solo per Rose.
Si bloccò nuovamente. Non poteva raccontare a James della bambina, della Chiave di Salomone o di Ami. Non perché, a saperlo, sarebbe andato a dirlo a qualche adulto. Ma perché non gli avrebbe creduto, o se avesse deciso di credergli sarebbe rimasto provato come lui, a sentirsi custode di un tale segreto.
-E per cos'altro? Dimmelo.
Albus non aveva mai visto tanta serietà negli occhi di James. Capì che avrebbe dovuto inventarsi subito qualcosa, ma la risposta gli venne, ed era vera per metà.
-Fred, Betsabea e Louis.
-Oh... è vero.- disse James, sbattendo le palpebre. -Anche io ho paura che possano... che vada tutto male. Ti capisco.
-E quindi? Perché sei venuto qui, alla fine? Che mi devi dire di preciso?
-Niente, è che non mi piace il modo in cui ti comporti. Sei diventato così silenzioso. Non che prima fossi loquace ma eri normale, non avevi quest'aria sempre turbata.
-Ti ho detto qual è il motivo.
James annuì.
-Sì, ho capito... ma volevo comunque parlarti.
Per un attimo sembrò un fratello comprensivo, cosa che James certamente non era. Albus lo fissò in silenzio per alcuni secondi, poi disse: -Non ti preoccupare, non serve che mi parli. Ora puoi uscire, per favore?
-Va bene.- sospirò James. Ma prima di avviarsi verso la porta, lo guardò un'ultima volta con aria grave.
-Non puoi fare nulla per Rose, è tutto nelle mani degli Auror. Cerca di essere più te stesso.
Albus non ci riuscì.

*

Passarono circa due settimane dalla scomparsa di Rose Weasley.
L'atmosfera a Hogwarts non era più quella di prima, Albus poteva contestarlo ogni giorno.
Il chiacchiericcio della mattina sembrava meno animato e allegro di sempre, e lui non riusciva quasi a toccare cibo. Si sforzava di mangiare perché doveva.
Si sentiva svogliato, riguardo alla scuola. Non si concentrava durante le lezioni, i suoi compiti erano assenti o erano fatti male.
Alcune volte i professori chiudevano un occhio con lui per ovvi motivi, ma alla Deppers non potevano importare i problemi personali di uno studente; il suo rendimento in Difesa Contro le Arti Oscure calò più di tutti, e finì anche in punizione per quei voti.
Fu costretto a riordinare tutti i vecchi documenti nell'ufficio della professoressa.
Non andò a vedere la partita di Quidditch, che era stata rimandata, stupendosi quasi di quella mancanza di interesse verso uno sport che aveva sempre adorato. Preferì recarsi in biblioteca per studiare, e quando Rudolf gli disse che Corvonero aveva battuto Serpeverde non provò nulla.
La sua svogliatezza contemplava un po' tutto. Le letture non lo interessavano, così come le passeggiate nel parco, gli scacchi dei maghi, le conversazioni con Frank, Roxanne e Rudolf.
Non sopportava più le occhiate che gli venivano lanciate dagli altri studenti, detestava dover vedere la fotografia di Rose su ogni prima pagina della Gazzetta del Profeta.
Era come se fosse caduto nell'apatia. L'unica cosa davvero viva e presente era la preoccupazione non solo per la cugina, ma anche per Betsabea, Louis e Fred, che non si erano ancora risvegliati.
Quel periodo fu come un lentissimo incubo, ogni giorno un disagio da portare avanti fino alla sera, e che si sarebbe ripetuto fino a chissà quando.
La mattina del ventisei marzo, Albus si svegliò di botto, e rimase fermo con gli occhi spalancati che fissavano le tende rosse del letto mentre cercava di raccogliere i frammenti del suo sogno.
Aveva sognato lo Spirito della bambina.
Gli stava parlando, seduta sulle rive del Lago Nero, una mano immersa nell'acqua. Lo guardava con un sorriso enigmatico, e diceva: -Una volta adoravo quest'acqua.
Lui la fissava senza spiccare parola. Infine, la bambina si alzava, lanciava uno sguardo alle montagne che circondavano il castello e mormorava: -Ormai è questione di ore.
Poi il sogno terminava, prima che lui avesse il tempo di domandarle un chiarimento.
Non significa niente., pensò Al, stendendosi su un fianco. L'avrò sognata per caso, perché conoscerla mi ha quasi sconvolto. È già capitato altre volte. È normale.
Questione di ore. Per che cosa?
Cosa sarebbe potuto succedere tra poche ore? Ma aveva solo sognato, non era realtà.
Si abbandonò nuovamente al sonno. Non potevano essere passate le sette e mezza, gli sembrava di aver dormito poco quella notte.
-Albus... Albus, svegliati!
-Che vuoi, Frank?
-Sono le otto e mezza e tu...
Si tirò a sedere con uno scatto e si passò una mano tra i capelli, per sistemarli.
-Le che cosa?- esclamò, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la figura di Frank.
-Le otto e mezza.- sbuffò lui, già pettinato e con la divisa. -Se ti sbrighi forse non faremo tardi...
-Sì, un attimo!
Si preparò e vestì alla velocità della luce. Scese le scale rassettandosi la divisa spiegazzata.
-Roxanne dov'è?- disse, facendosi strada tra i Grifondoro che affollavano la sala comune.
-Non è mattiniera ma sarà già scesa.- rispose Frank, con un'alzata di spalle.
Albus avvertì un senso di disagio. Roxanne era... beh, non era l'unica cugina che gli era rimasta a Hogwarts, naturalmente, ma una di quelle a cui era più legato.
Se fosse successo qualcosa anche a lei...
Per fortuna, trovarono Roxanne in Sala Grande. Era seduta scompostamente sulla sedia e masticava qualcosa, la mano immersa in una ciotola di biscotti.
-Giorno.- disse Albus con sollievo, sedendosi accanto a lei. -Sono già arrivati i gufi da casa?
-In effetti sì, se ne sono andati un minuto prima che voi entraste.- rispose la ragazzina, dopo aver finito di masticare.
-Oggi faccio un salto in guferia, devo dare da mangiare a Holly.- disse Frank, mentre prendeva un biscotto dalla ciotola. -Vieni anche tu, Al?
-Sì, non vedo Palla di Piume da un po'.- rispose lui, suscitando le brevi risate di Roxanne e Frank.
-Chi te l'ha fatto fare di dare questo nome al tuo gufo?- domandò lei.
-A me piace! Qualche problema?- ribatté Albus, mentre i due ragazzi scuotevano la testa, divertiti.
Gli sembrò, per un attimo, che fosse tornato tutto normale, che quella fosse una delle tante mattinate piacevoli passate insieme ai suoi cugini, a scherzare e parlare del più e del meno.
Si sentì particolarmente tranquillo, durante la lezione di Incantesimi.
Riuscì persino a concentrarsi e fece eseguire al suo uovo una tripla capriola, prima che quello si spiaccicasse sulla testa del professor Vitious, tra le risate generali.
-Bello il tuo incantesimo di oggi.- gli disse Roxanne quella sera, mentre si avviavano in Sala Grande per cenare. -Fortuna che solo il tuo uovo abbia colpito Vitious.
Frank e Albus risero, ma quest'ultimo tornò subito serio.
-Oggi non sono stato in infermeria. Ci vado domani. Tu vieni?
-Certo.- rispose Roxanne. -Ci sono passata anche questo pomeriggio, per qualche minuto. No, non è cambiato niente.
Albus trattenne la voglia di sbuffare. Il tempo sembrava essersi cristallizzato. Possibile che ogni giorno fosse uguale all'altro e non succedesse mai nulla?
Stavano per scendere la scala che li avrebbe portati nella Sala d'Ingresso, quando un paio di Corvonero passarono accanto a loro, dando una spallata a Frank, e si gettarono di corsa per le scale.
-Ehi!- esclamò lui, indignato.
-Non vi siete accorti di quello che sta succedendo?- disse una voce, e si voltarono verso una ragazzina di Serpeverde, forse del secondo o terzo anno, che li squadrava con aria di sufficienza.
-No, cosa...- disse Albus, e si rese improvvisamente conto che in effetti stava succedendo qualcosa.
Il corridoio si stava stranamente affollando, gli studenti correvano e parlavano a voce alta.
Dal fondo delle scale proveniva lo stesso chiacchiericcio acceso.
-Che è successo?- domandò Roxanne alla Serpeverde. Non sembrava molto felice di doverle rivolgere la parola.
-Dicono che sia arrivata una persona, qui nel castello...
-Albus! Roxanne!
Erano Molly e Lucy, che stavano salendo le scale... di corsa. Albus non si stupì affatto di Lucy, ma non ricordava di aver mai visto Molly correre in quel modo, insieme a sua sorella.
Quando lo raggiunsero, notò che avevano il viso raggiante e colmo di gioia.
-È Rose!- esclamò Molly, con quel tono stridulo che lei aveva sempre odiato.
-C... cosa?
-Rose! È qui sotto, è tornata a Hogwarts!- urlò Lucy. L'entusiasmo le aveva arrossato il viso.
Albus dovette appoggiarsi a Frank per non cadere. Balbettò, mentre fissava le due sorelle.
-Muoviti, dobbiamo andare a vedere come sta!- esclamò Lucy, afferrandolo per un braccio.
-Ma è lei? È davvero lei?- disse Frank, la voce rotta dall'emozione.
-Sì!- disse Molly. -Volete venire o no?
In quel momento tutto sparì, per Albus. Non c'erano più Molly, Lucy, Frank e Roxanne, c'era solo la felicità crescente, quel bellissimo calore nel petto.
Spiccò una corsa, attraversò le scale, spintonando con troppa brutalità alcuni ragazzini, ignorando le loro imprecazioni.
Quando giunse nella Sala d'Ingresso, notò che il portone principale era spalancato, ma c'erano troppi ragazzi affollati e non riusciva a scorgere la soglia.
-Rose!- gridò, quando finalmente raggiunse il portone. Una fila compatta di studenti gli impediva di vedere con chiarezza quello che stava succedendo fuori. Spinse un paio di ragazzini e corse verso la gradinata.
Eccola, sul primo scalino, mentre si appoggiava tremante ad Hagrid e guardava con un misto di spavento e sollievo i professori raggruppati davanti a lei.
I capelli rossi erano terribilmente arruffati e incorniciavano un viso più pallido del solito. Le guance avevano perso il loro colorito, lo sguardo era timoroso ed esitante, la vestaglia grigia che indossava ricoperta di foglie.
Si voltò, al suono della sua voce, e gli occhi sembrarono tornare a illuminarsi.
-A... Albus...
Senza badare ai professori e agli studenti, Al si avvicinò a Rose e la abbracciò di slancio. Non riusciva a credere che fosse proprio lei, Rose.
-Albus, così mi soffochi!- esclamò lei, con una risata breve.
La tenne stretta ancora per qualche istante, prima di scostarsi e di guardarla, impegnato in una dura lotta contro le lacrime.
Lei, invece, le stava facendo scorrere sul viso. Eppure il suo sorriso era più felice che mai.
-Rose, cosa ti è successo?- mormorò Albus, tenendole una mano sul braccio.
-N... non ricordo tutto... io...
-Signor Potter, penso che adesso dovremo accompagnare Rose in infermeria.- intervenne il professor Wonder. -Abbia pazienza, potrà andare a trovarla domani.
-Perché in infermeria, cosa è successo? In ogni caso la accompagno.- disse lui, determinato. -Ho il diritto, no?
-Suvvia, facciamo un'eccezione, per una volta tanto.- disse Neville, rivolto al professore. -Sono cugini, e lui si sta preoccupando.
-Il professor Paciock ha ragione.- disse la preside, in tono tranquillo. -Non potrebbe esserci alcuna ripercussione. Che la signorina Weasley venga portata in infermeria. Io mi occupo di chiamare i genitori...
-Ma io non sto male!- esclamò Rose. -Davvero, sono solo stanca e...
-Rose, dovresti andare.- la interruppe gentilmente Al.
-Si tratta della sua sicurezza.- aggiunse la preside, con un sorriso comprensivo. -Vada con il professor Paciock e il professor Wonder. Potter, li segua pure.
Albus strinse la mano di Rose. Gli sembrava incredibile che fosse viva e reale. Il suo cuore batteva così forte che sembrava poter scoppiare dalla felicità, mentre i due professori li scortavano nella Sala d'Ingresso e poi verso le scale.
Tutti gli studenti erano radunati per guardarli e parlavano tra loro, ma Al ignorò quella confusione.
-Rose, Rose!
Erano Roxanne e Frank, che erano corsi verso di loro.
Albus decise di registrare in eterno il ricordo di Roxanne Weasley che abbracciava qualcuno.
I professori si fermarono, con pazienza, e attesero che la ragazza lasciasse andare Rose. La guardò raggiante, e lo stesso fece Frank.
-Rose, cosa è successo?- chiese lui.
-Non ora.- intervenne Wonder. -Ma se volete, ragazzi, potete accompagnare la signorina Weasley in infermeria.
-Sei ferita?- esclamò Roxanne.
Rose scosse la testa.
-No, io mi sento bene...
-Andiamo comunque.- disse Neville con gentilezza. -Potete venire anche voi, però preferirei che tornaste presto in sala comune.
Naturalmente, decisero di seguirli. I due professori guidarono il gruppetto lungo tutto il tragitto per arrivare in infermeria.
-Oh, cara ragazza!- esclamò Madame Katherine quando vide entrare Rose, con la chioma scompigliata e la vestaglia piena di macchie e foglie. -Cosa... cosa le è successo?
La afferrò per un braccio e la fece sedere sul letto più vicino.
-Non lo sappiamo, Madame Katherine.- rispose Neville. -Lei dice di sentirsi bene ma noi siamo preoccupati. È appena ritornata a Hogwarts, si è presentata da sola al castello, in questo stato. È possibile che le sia successa qualsiasi cosa quindi abbiamo deciso di portarla qui...
-Ma io sto bene davvero.- insisté Rose. -Non ho malattie o ferite, niente...
-Rose, cosa ti è successo?- chiese seria Roxanne.
-Non voglio parlarne ora, sono stanca.- rispose la ragazzina, chiudendo gli occhi e stendendosi compostamente.
-Rimanga qui, signorina Weasley.- disse il professor Wonder, senza la sua abituale severità. -In quanto a voi... sarò comprensivo, rimanete qui anche per cinque minuti. Ma poi tornate nei vostri dormitori.
-Certamente!- disse Albus, annuendo. Si sedette accanto al letto di Rose. Non avrebbe voluto più staccarsi da lei, quelle due settimane erano state terribili.
La porta si spalancò in quel momento, e un gruppetto di sei ragazzini si riversò nell'infermeria.
Albus li riconobbe tutti : erano Rudolf, James, Lucy, Molly, Victoire e Dominique.
In breve nella stanza risuonarono esclamazioni entusiaste.
-Rosie!- esclamò Victoire, avvicinandosi al letto, gli occhi colmi di lacrime. -Come stai? Cosa ti è successo, ma chérie?
-Ragazzi, è stanca!- esclamò Madame Katherine, stranamente brusca. -Ha bisogno di riposo, è appena tornata e si sente confusa. Lasciatela dormire, per favore. Penso che dovreste andare via tutti, proprio adesso.
-Col cavolo.- fu il sussurro di Lucy, che lanciò un'occhiataccia alla donna. Per fortuna, lei non la sentì.
-Dobbiamo proprio andare?- sbuffò James. -Lei è mia cugina...
-E deve riposare.
-Andate pure, ragazzi.- disse Rose. Aveva la testa rovesciata sul cuscino e gli occhi socchiusi. -Io voglio dormire, adesso, e sto bene. Non dovete preoccuparvi, venite domani.
Albus non avrebbe voluto lasciarla ancora, pur sapendo che il giorno dopo l'avrebbe ritrovata. Forse ad attanagliarlo era la paura di non trovarla, ma sapeva che era assurdo.
-Andiamo.- disse a Roxanne e Frank. -Rose, tornerò domani, te lo assicuro.
Lei gli rivolse un sorriso stanco.
Albus distolse lo sguardo a fatica, e notò che Rudolf si era avvicinato a lui.
-Sono contentissimo che l'abbiano ritrovata.- disse, visibilmente emozionato. -Posso venire con voi per un tratto di strada, vero?
-Certo.- rispose Roxanne.
Prima di uscire dall'infermeria, i loro guardi saettarono sui letti dove ora riposavano Rose, Fred, Betsabea e Louis.

*

Quella notte Albus non riuscì a dormire.
Si girò e rigirò nel letto, godendosi per la prima volta dopo tanto tempo la sensazione della felicità.
Gli era sembrato impossibile che la certezza che Rose stesse bene sarebbe tornata. Si era quasi arreso a non doverla vedere più, nonostante fossero passate solo due settimane.
Adesso era tutto cambiato. Rose era tornata. Si sentiva come se la felicità fosse un fuoco ardente che si era acceso in lui non appena aveva rivisto Rose, dopo essersi affievolito a causa della sua scomparsa.
Ma non riuscì a impedire che dei pensieri si insinuassero nella sua mente.
Forse non si è accorta di essere ferita e stanotte le succederà qualcosa... no, è ridicolo, non può non essersi accorta di una ferita.
Sentì la voglia irresistibile di alzarsi e sgattaiolare fino all'infermeria. Perché i professori l'avevano mandata lì, se non presentava ferite? Semplice preoccupazione?
Il sonno era pesante, ma le emozioni che si mescolavano in lui lo tennero sveglio fino al mattino.

   
 
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